Www.turismodecantabria.com: Promoción turística y traducción

June 24, 2017 | Autor: R. Rodríguez Abella | Categoría: Tourism Studies, Translation Studies, Languages and Linguistics, Translation
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Descripción

INDICE

Introduzione Gloria Bazzocchi, Pilar Capanaga e Sara Piccioni

pag.

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Enogastronomia: dai distretti agricoli e turistici alle Strade dei Vini e dei Sapori Magda Antonioli Corigliano

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La lengua del enoturismo Miguel Ibáñez Rodríguez e María Pascual Cabrerizo

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Por los caminos del vino Enriqueta Pérez Vázquez

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Un censimento dei dizionari spagnoli di ambito turistico Francesca Dalle Pezze e Renzo Miotti

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Creación neológica en el vocabulario de la gestión del turismo gastronómico Carmen Navarro

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Estudios basados en corpus y lexicografía bilingüe: aplicaciones en un diccionario de fichas de cata Belén López Arroyo y Martín José Fernández Antolín

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Una forma de entender el patrocinio: el proyecto cultural de las bodegas R. López de Heredia Haro (La Rioja, España) Luis Vicente Elías Pastor

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Turismo enogastronomiaco: aspetti lessicali, lessicografici, pragmatici e culturali

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Web: nuove frontiere della comunicazione (eno)turistica Markéting enoturístico y circuito seductivo en la web Elena Carpi

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Enonautas y enoturistas: el mundo del vino tiempos de globalización etílica Gloria Bazzocchi e Pilar Capanaga

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El eslogan en el sitio web spain.info de Turespaña Ana Pano Alamán y María José Rodrigo Mora

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La comunicación turística en las páginas web de la Comunidad Foral de Navarra María Cristina Bordonaba Zabalza

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Www.turismodecantabria.com: Promoción turística y traducción Rosa María Rodríguez Abella

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Traducciones de páginas web de bodegas con la ayuda de cats_cradle María Soledad Aguilar Domingo

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La manipolazione testuale in didattica della traduzione: come “riscrivere” un video-corso di tapas e imparare a tradurre i culturemi Raffaella Tonin

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Percorsi di didattica della traduzione specializzata attraverso gli statuti delle associazioni delle Città del Vino in Spagna e in Italia Luisa Zucchini

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Traduciendo el vino: problemas y dificultades Christiane Nord

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Bibliografia

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Turismo, enogastronomia e traduzione

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INTRODUZIONE

Questa pubblicazione nasce all’interno del Programma di ricerca di Rilevante Interesse Nazionale (PRIN 2007, prot. 2007ASKNML), Il linguaggio della comunicazione turistica spagnolo-italiano. Aspetti lessicali, pragmatici e interculturali.1 Tale progetto, coordinato da Maria Vittoria Calvi, ha visto la collaborazione di tre unità di ricerca: l’Università degli Studi di Milano, l’Università degli Studi di Bologna (Sslmit di Forlì) e l’Università degli Studi di Trento, cui si sono aggiunti studiosi delle Università di Verona, Sassari e Pisa. Tra le iniziative scientifiche promosse all’interno del PRIN c’è stato il Convegno Internazionale “Il turismo enogastronomico in Italia e in Spagna: linguaggi e territori da esplorare” tenutosi a Bertinoro dal 2 al 5 dicembre del 2009, nato dalla collaborazione tra alcune docenti della SSLMIT di Forlì, da anni impegnate in una linea di ricerca sul mondo del vino e le sue implicazioni didattiche, linguistiche e traduttive e il gruppo di ricerca spagnolo GirTraduvino della Universidad de Valladolid, in particolare nella persona di Miguel Ibáñez Rodríguez. Proprio in virtù di questa collaborazione italo-spagnola, si è pensato di dedicare alcune giornate di studio al fenomeno del turismo enogastronomico, a partire da una prospettiva interdisciplinare e contrastiva, per valutarne l’impatto economico e culturale, nonché le modalità di organizzazione, in Italia e in Spagna, e allo stesso tempo analizzarne gli aspetti comunicativi. Il turismo enogastronomico rappresenta un settore ben radicato e consolidato nell’economia di questi due paesi; non è un caso che, in un contesto di crisi globale e conseguente riduzione dei flussi turistici, il Governo italiano e quello spagnolo abbiano deciso di incentivare proprio il turismo legato all’enogastronomia, come risposta, tra le altre cose, al problema della stagionalità. Una movimentazione turistica che copra l’intero arco dell’anno inco1 Per un’informazione esaustiva www.linguaturismo.it/obiettivi.htm

sul

7

progetto

si

veda

la

pagina

web:

raggia, infatti, investimenti più cospicui nelle strutture e infrastrutture ricettive, promuovendo lo sviluppo del territorio e rispondendo alle esigenze di qualità imposte da un mercato sempre più competitivo. A tale proposito, affinché questa volontà di sviluppo – che entrambi i paesi stanno esprimendo anche attraverso interventi istituzionali – si trasformi in una risposta efficace e operativa nel futuro immediato, appare imprescindibile mettere in comunicazione esperti del settore, ricercatori in ambito accademico, attori economici e rappresentanti delle istituzioni. In sintonia con questa significativa scelta programmatica, il convegno di Bertinoro si è proposto come spazio di ascolto e di confronto per riflettere sulle potenzialità e le criticità del settore finora individuate dagli esperti, grazie alle riflessioni di autorevoli rappresentanti del mondo accademico e delle istituzioni operanti sul territorio.2 Il presente volume raccoglie soprattutto le riflessioni sulle forme e le specificità della comunicazione interlinguistica e interculturale, che costituiscono l’ambito di azione privilegiato degli organizzatori dell’evento – ovvero ricercatori ed esperti della comunicazione linguistica afferenti al Dipartimento Silec dell’Università di Bologna, sede di Forlì – nonché l’oggetto di studio del progetto PRIN sopraccitato. Si è pensato di suddividere i contributi qui raccolti in tre diverse sezioni: 1. Il turismo enogastronomico: aspetti lessicali, lessicografici, pragmatici e culturali; 2. La web: nuove frontiere della comunicazione (eno)turistica; 3. Turismo, enogastronomia e traduzione. La prima parte del volume costituisce la sezione più consistente delle tre poiché in essa confluiscono tutti quei contributi che affrontano, dal punto di vista linguistico e culturale, il tema centrale della pubblicazione: l'insieme degli interventi costituisce un eterogeneo mosaico di riflessioni, spesso in chiave contrastiva, tra l’italiano e lo spagnolo. Apre la sezione l’articolo di Magda Antonioli Corigliano, da molti anni accreditata studiosa del fenomeno dell’Enoturismo. Nel suo intervento, esamina la connessione che attualmente esiste tra agricoltura locale e turismo, nell’ottica di un’offerta che venga incontro al desiderio del consumatore di vacanze all’insegna della natura, della salute, della scoperta del territorio e delle sue tipicità, con ricadute positive a più livelli (industria, marketing, comunicazione, ecc.). In un’ottica di valorizzazione turistica su scala nazionale delle aree agricole, le Strade dei Vini e dei Sapori costituiscono uno strumento privilegiato di divulgazione e di commercializzazione del turismo enogastro2

In questo volume si raccolgono solo alcuni contributi, di tipo più strettamente linguistico, ma il Convegno è stato sede di dibattito anche a livello economico e culturale , grazie alla partecipazione di associazioni quali Romagna Terra del Sangiovese, Slow Food, Asociación Española de Museos del Vino, il Centro di cultura gastronomica Casa Artusi, i Comuni di Bertinoro e di Forlì, l’Assessorato al Turismo della Provincia Forlì-Cesena e l’Apt dell’Emilia Romagna.

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nomico. Eppure, tale offerta non è ancora del tutto funzionale, soprattutto per quanto riguarda gli aspetti gestionali ed operativi. Occorre infatti, che la Strada agisca come un Centro Servizi altamente specializzato, a garanzia di uno sviluppo qualitativo di un determinato Distretto enoturistico, così da apportare quei vantaggi economici descritti in modo dettagliato nella parte finale dell’intervento. La riflessione di Miguel Ibáñez Rodríguez e María Pascual Cabrerizo è dedicata alla lingua dell'enoturismo, possibile ibrido tra la lingua del turismo e lingua del vino. In realtà, la parola stessa enoturismo, stando alla sua mancata registrazione come lemma del Diccionario de la Real Academia, può essere considerata ancora un neologismo, presente comunque da una decina d'anni nel Diccionari del vi di Xavier Rull (1999) e il Diccionario Salvat del vino di Mauricio Wiesenthal (2001). I due studiosi propongono quindi l'analisi di un corpus di testi appartenenti all’ambito enoturistico, con cui cercano di definire le peculiarità linguistiche, pragmatiche e comunicative degli stessi. Enriqueta Pérez Vázquez analizza dal punto di vista lessicale, comunicativo e pragmatico, nonché contrastivo, due guide turistiche dedicate al turismo del vino prendendo in esame il recente fenomeno turistico costituito dalla rete delle Strade dei Vini e dei Sapori, in Italia, e delle Rutas del Vino, in Spagna. Dallo studio emerge anche che le due guide rispecchiano caratteristiche proprie delle due culture da cui nascono: mentre l'italiana, appare più neutra ed equilibrata nell'esposizione dei contenuti, espressi con uno stile raffinato e ricercato, la spagnola è attraversata da una accentuata vis polemica rispetto a una obsoleta concezione del mondo del vino, rivendicando una modernizzazione e valorizzazione di questa realtà, ancora molto in fieri rispetto alla italiana. Seguono tre contributi di tipo lessicografico e terminologico che si concentrano, in un caso sull'ambito esclusivamente turistico, in un altro sulla gestione del turismo gastronomico e l'ultimo su schede di degustazione. Francesca Dalle Pezze e Renzo Miotti presentano una ricognizione dei dizionari spagnoli, monolingue e bilingue, cartacei ed elettronici, dedicati alla terminologia turistica. Poiché sotto l'accezione 'turismo' rientra una grande varietà di settori e sottosettori, i dizionari presi in esame riflettono, inevitabilmente, tale eterogeneità, nonché il carattere spesso sfumato di questo particolare ambito terminologico. Inoltre, la costante evoluzione del settore, implica la necessità di un continuo aggiornamento delle nomenclature che spesso finisce col rendere obsoleti, se non inutili, i dizionari cartacei. Come possibili buone pratiche per la concezione di un valido dizionario si propone l'inclusione di alcune indicazioni quali la variazione diatopica e sinonimica, l'informazione grammaticale, aspetti fonetici ed efficaci esempi a supporto.

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Partendo dal presupposto che la gastronomia costituisce una importante fonte di attrazione per il turista che si reca in Spagna, Carmen Navarro, attraverso l'analisi di un corpus di testi appartenenti alle più svariate tipologie testuali, passa in rassegna i neologismi che sono sorti negli ultimi anni in questo ambito: dalle materie prime impiegate in cucina alla loro elaborazione e conservazione, dalle tecniche culinarie agli strumenti in uso, dagli addetti ai lavori al servizio. La conclusione cui giunge è che la gastronomia può essere considerata come una vera e propria lingua di specialità in cui, oltre alla presenza di molti francesismi e italianismi, le formazioni più frequenti sono quelle compositive e parasintetiche. Il contributo di Belén López Arroyo e Martín Fernández Antolín prende spunto dalla rilevanza della tradizione vitivinicola nella provincia di Valladolid che vanta ben 5 Denominazioni di Origine. Questo interesse si unisce allo sviluppo del fenomeno enoturistico, con il coinvolgimento attivo delle cantine della zona. Per contribuire alla diffusione della cultura del vino, i due studiosi hanno quindi elaborato uno strumento lessicografico di tipo comunicativo, nello specifico un dizionario e glossario terminologico e fraseologico spagnolo-inglese di schede di degustazione. Chiude questa prima parte l'interessante riflessione, di carattere antropologico-culturale, di Luis Vicente Elías3 che ci presenta il Progetto di ricerca e promozione del Patrimonio documentaristico, etnografico e culturale che la Cantina riojana López de Heredia (Haro) ha accumulato nel corso della sua storia ultracentenaria. In realtà, per la sua peculiare filosofia della vite e del vino, così come per l'encomiabile sforzo di conservazione e restaurazione dei propri fondi, è possibile affermare che questa cantina è da sempre immersa in un progetto di tipo culturale che in un prossimo futuro potrà essere condiviso con il pubblico, trasformando l'iniziativa anche in un'innovativa forma di promozione dei propri prodotti. Come già segnalato da Maria Vittoria Calvi (2010) uno degli elementi chiave nello sviluppo dei generi in ambito turistico è stata l'irruzione della comunicazione attraverso la Rete che ha cambiato le modalità di gestione dell'informazione, potenziando gli aspetti promozionali e il coinvolgimento degli interlocutori. Non a caso, la seconda sezione di questo volume raccoglie riflessioni sul fenomeno dell'(eno)turismo nate a partire dall'analisi di pagine web. Elena Carpi, per analizzare le modalità comunicative del portale Turismodelvino.com, dedicato al turismo enologico in Spagna, applica il modello del 3

A Luis dobbiamo, tra l'altro, anche un sentito ringraziamento per la generosità con cui ha partecipato al Laboratorio del Gusto tenutosi durante il Convegno di Bertinoro, offrendo il vino della Bodega López de Heredia (Haro) per la degustazione.

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circuito seduttivo elaborato da Volli (1994). In effetti, dall'analisi, supportata da diversi esempi tratti direttamente dalle pagine del sito, emerge un tipo di comunicazione di forte impatto, volta a sedurre il destinatario attraverso la descrizione dell'esperienza enoturistica nei suoi aspetti emozionali. Inoltre, si nota come la dinamica relazionale tra cliente e produttore del vino si fondi sulla condivisione di valori fondamentalmente di tipo culturale ed ecologico. Gloria Bazzocchi e Pilar Capanaga, in uno studio di tipo comparativo tra l'Italia e la Spagna, presentano due nuove figure protagoniste del mondo del vino, l'enoturista e l'enonauta, attraverso cui si stabilisce un contatto in praesentia o in absentia tra consumatore e produttore. Vengono poi messe a confronto le funzioni comunicative (linguistiche, pragmatiche, iconografiche) presenti nei siti web della cantina spagnola Protos e di quella italiana Donna Fugata. Ana Pano e María José Rodrigo Mora, dopo una riflessione critica sulla pubblicità in ambito turistico, prendono in esame gli slogan presenti nel sito spain.info di Turespaña, il portale ufficiale di promozione turistica della Spagna all'estero, analizzandone gli aspetti semiotici, linguistici e retorici. L’accorta analisi mette in evidenza che la dinamicità de sito contribuisce a rafforzare la persuasività dello slogan che, dal punto di vista linguistico e retorico, appare breve, coinciso ed evocativo. Anche Cristina Bordonaba Zabalza dedica il suo studio all’analisi di un sito istituzionale, quello della Comunità Autonoma spagnola della Navarra, per mettere in evidenza gli aspetti linguistici, pragmatici e tecnologici dell’informazione e verificarne l’efficacia comunicativa. Nel sito, volto ad offrire una forte immagine identitaria e al contempo attrattiva della Comunità, confluiscono i diversi generi propri della comunicazione turistica, dalla guida descrittiva a quella pratica, dal depliant al blog, con le rispettive proprietà discorsive. Rosa María Rodríguez Abella, dopo aver messo in evidenza i motivi dell’importanza dell’avvento di Internet nel settore del turismo, concentra la propria analisi sul sito della Comunità Autonoma della Cantabria. Buona parte della sua riflessione è dedicata alla traduzione in italiano che tale pagina offre ai propri utenti, in particolare, alla resa dei riferimenti o termini di tipo culturale, giungendo a conclusioni piuttosto sconfortanti in quanto ad accettabilità, coerenza ed efficacia. La terza parte del volume è dedicata alla traduzione in ambito turistico, in particolare per quanto riguarda l’enogastronomia che ne costituisce un comparto di assoluto rilievo. Si tratta, soprattutto, di contributi che si fondano sulla formazione di traduttori in un contesto accademico e che presentano interessanti spunti a livello didattico, proprio a partire da diversi generi testuali in ambito enologico o gastronomico. L’apporto di questi contributi ci pare parti11

colarmente prezioso, soprattutto a partire dalla urgenza segnalata da Fuentes Luque e Kelly (2005) di un’adeguata formazione di interpreti e traduttori che operino nel settore del turismo. Se è vero, infatti, che questo rappresenta uno dei pilastri dell’economia spagnola e di quella italiana, la traduzione, in quest’ambito, non raggiunge ancora i livelli di professionalizzazione richiesti dal mercato. Sol Aguilar propone un’interessante esperienza didattica rivolta a studenti che si stanno formando come mediatori linguistici, per imparare a tradurre e localizzare testi in ambito vitivinicolo (siti di cantine italiane) mediante l’uso di un editor di pagine web (cats cradle). Oltre allo sviluppo di quella che potremmo definire “competenza strumentale o tecnica”, il corso, attraverso il mondo del vino, consente di affrontare aspetti lessicali, terminologici, culturali e pragmatici legati a diversi ambiti che vanno dalla degustazione alla commercializzazione e legislazione del vino, dall’ampelografia alla viticultura e all’enologia in senso lato, arricchendo la competenza traduttiva dei discenti nella coppia di lingue italiano-spagnolo. Anche Raffaella Tonin presenta un percorso didattico in cui dimostra come si possa lavorare sull’acquisizione della competenza traduttiva e la risoluzione dei culturemi nella formazione universitaria di mediatori linguistici e culturali. In un approccio di tipo funzionale-comunicativo, all’interno di un modulo di traduzione dedicato al turismo, si propone la trasformazione e manipolazione di un testo fonte di tipo multimediale (un video-corso di tapas), attraverso la decostruzione e riorganizzazione dei suoi contenuti, per giungere alla realizzazione di un testo “diverso”, pensato per una nuovo destinatario e una nuova collocazione (rivista culinaria, magazine di viaggi, blog, guida turistica, ecc.). Un modo per sviluppare la creatività degli studenti nel sempre difficile e appassionante trasferimento di elementi e contenuti culturali fortemente radicati nella lingua di partenza. Luisa Zucchini delinea, invece, un percorso di formazione nell’ambito della didattica della traduzione specializzata, attraverso l’affronto della tipologia testuale dello statuto di associazioni operanti nella promozione e tutela della cultura del vino, proponendo il caso concreto della traduzione in italiano di quello di Acevin (Asociación Española de Pequeñas y Medianas Ciudades del Vino). Attraverso una serie di attività di tipo “paradigmatico”, volte allo sviluppo della competenza traduttiva nelle sue diverse sottocompetenze, applicando il modello di descrizione del testo multilivello (Ciapuscio-Kuguel, 2002 e Roiss, 2009), vengono ricalcate le diverse fasi di lavoro del traduttore professionista. Lo studente imparerà così un “metodo” di lavoro fondamentale che potrà poi applicare ad altri ambiti di specialità. Chiude questa sezione, nonché il volume, il contributo di Christiane Nord che, con la lucidità e l’acume che da sempre contraddistinguono i suoi studi 12

sulla traduzione, affronta le difficoltà e i problemi che deve affrontare il traduttore di un testo legato al mondo del vino, dalla complessità del lessico impiegato, ricco di tecnicismi e neologismi, la particolare sintassi di testi come le schede di degustazione, la presenza di elementi non verbali come l’etichetta e la marca, fino alla necessità di conoscenze terminologiche, culturali o tematiche. Particolarmente illuminanti gli esempi che la studiosa propone a supporto delle parti teoriche. Auspicando che i contributi qui raccolti e proposti possano costituire un interessante spunto di riflessione e di approfondimento sugli aspetti comunicativi e culturali legati all’Enoturismo, vorremmo concludere la nostra presentazione ringraziando chi ha reso possibile la realizzazione del Convegno da cui nasce il presente volume, a cominciare dal Dipartimento Sitlec e dalla sua Direttrice, Delia Chiaro; Maria Vittoria Calvi, ispiratrice illuminata e coordinatrice indefessa del Progetto Prin, i colleghi ed amici dello stesso Progetto che hanno aderito e partecipato con entusiasmo all’iniziativa, le istituzioni locali (Comune di Forlì, Comune di Bertinoro, l’Associazione Romagna Terra del Sangiovese, il Centro Residenziale Universitario di Bertinoro, Slow Food Condotta di Forlì, l’APT Servizi Emilia Romagna, Casa Artusi) e infine i nostri studenti della Laurea Triennale e Magistrale che con disponibilità e professionalità, mettendo i gioco le tecniche dell’interpretazione, hanno reso possibile la comunicazione tra tutti i presenti.

Gloria Bazzocchi, Pilar Capanaga e Sara Piccioni

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IL TURISMO ENOGASTRONOMICO: ASPETTI LESSICALI, LESSICOGRAFICI, PRAGMATICI E CULTURALI

ENOGASTRONOMIA: DAI DISTRETTI AGRICOLI E TURISTICI ALLE STRADE DEI VINI E DEI SAPORI Magda Antonioli MET Università Bocconi

Turismo enogastronomico e (ri)scoperta del territorio Un aspetto che caratterizza significativamente il turismo enogastronomico è il forte legame con il contesto ambientale in cui si manifesta. È ormai noto, infatti, come si tratti di un turismo motivato in larga parte alla (ri)scoperta della cultura e delle tradizioni dei luoghi di origine dei prodotti enogastronomici, ancor prima che al semplice consumo (degustazione) o acquisto degli stessi. Le potenzialità della connessione fra turismo ed agricoltura locale sono peraltro confermate da una crescita di interesse molto sostenuta negli ultimi anni, sia da parte dei connazionali che degli stranieri, per tipologie di turismo alternativo. Si tratta di turismi orientati alla riscoperta della natura, della ruralità, delle radici e delle tradizioni legate al territorio, seguiti da molteplici tipologie di fruizione rurale e che affondano le proprie origini nella spiccata e manifesta vocazione a valorizzare il ricchissimo patrimonio culturale nazionale delle tradizioni locali e regionali che animano il mondo della produzione vinicola e alimentare. Tra le tendenze emergenti sul fronte della domanda turistica, infatti, si assiste al crescente fenomeno per cui il consumatore, animato da una sempre maggiore sensibilità alle questioni ambientali, nonché dal desiderio di vacanze salutistiche, a contatto con la natura e a misura d’uomo, cerca di ampliare i propri orizzonti esperienziali con l’esplorazione culturale mirata alla scoperta delle produzioni caratteristiche di un certo territorio. È in quest’ottica che il tipico prodotto enogastronomico, soprattutto il vino di pregio e di precisa denominazione, ma anche l’olio e le più varie produzioni dell’agroalimentare con le stesse caratteristiche, vengono ad assumere un ruolo essenziale, permettendo al consumatore di scoprire e di recuperare il legame naturale che sempre è esistito tra un alimento e il suo territorio di origine. Si vengono così a riaffermare i valori storico-culturali legati a queste due realtà, con l’apprezzamento del vino e degli altri prodotti non solo quali beni di semplice 17

fruizione privata, bensì quali significativi elementi di un comune patrimonio di tradizioni da evocare: il territorio viene promosso e apprezzato attraverso i suoi prodotti. L’appagamento di queste esigenze viene pertanto a costituire l’obiettivo principale delle strategie di promozione agroalimentare e di turismo enogastronomico in quanto è proprio su questo ordine di motivazioni che è possibile innestare un complesso di attività delle cui ricadute potranno beneficiare più destinatari – dai produttori agli operatori, dai consumatori in genere agli stessi residenti – nel pieno rispetto del territorio, delle sue valenze e degli ambienti di origine.

Il versante agricolo Sul versante agricolo, a ciò corrisponde un importante ampliamento del ruolo delle produzioni locali, soprattutto con riferimento a quelle tipiche e di qualità, in termini di visibilità, immagine, promozione e conseguente incremento della commercializzazione, che sta progressivamente investendo tutto il mondo delle produzioni agroalimentari del nostro Paese. Si può richiamare, a questo proposito, come tale tendenza corrisponda, negli interventi di policy a livello di Unione Europea, alla valorizzazione della qualità dei prodotti e dello stretto rapporto territorio-prodotto a discapito di quell’approccio di tipo quantitativo e finalizzato alla pura definizione di quote di produzione che ha caratterizzato in prevalenza la PAC degli scorsi decenni, il tutto confermato anche da una sempre più avvertita esigenza di tutela dell’ambiente, dei paesaggi tradizionali e della biodiversità, quindi in sintonia con le policy e la programmazione a tutela dell’ambiente varate a livello comunitario. Il quadro in cui si colloca l’odierno dibattito a livello internazionale sul ruolo dell’agricoltura mondiale, peraltro, presenta confini ed implicazioni molto ampi nonché numerosi aspetti di cruciale criticità, oltre che posizioni diverse. Semplificando al massimo, i due principali modelli di sviluppo agricolo possono essere individuati in quello americano, di tipo estensivo e prevalentemente costituito da grandi imprese agricole e di trasformazione con un uso estremizzato della tecnologia (biotech), e quello europeo, che, pur con varie valenze, ovvero in presenza di situazioni differenti e molto articolate da Paese a Paese, pone al centro della sua evoluzione futura le produzioni locali di qualità ed è caratterizzato da un ampio complesso di produzioni e tecniche di lavorazione tradizionali. Uno degli aspetti più rilevanti del modello di sviluppo agricolo europeo è appunto quello di aver mantenuto, accanto a processi di produzione di grande scala ed elevata tecnologia anche un ampio insieme di produzioni locali, di 18

carattere prevalentemente artigianale, dove la modalità produttiva è connessa in maniera inscindibile con l’identità storica e geografica del territorio. Si tratta di prodotti che sicuramente non presentano i vantaggi competitivi delle grandi scale produttive, dove il fattore prezzo gioca un ruolo predominante, ma che mantengono una posizione competitiva molto forte nella qualità del prodotto (intesa come complessità delle percezioni sensoriali), appunto frutto di un lungo percorso storico e culturale che conferisce a questi cibi il carattere di “tipicità locale”. L’importanza di queste produzioni tipiche e tradizionali è emersa con particolare forza dalla fine degli anni ‘80 anche in virtù di alcune conseguenze insite nell’esasperato uso nelle grandi coltivazioni intensive di tecnologie ad alto impatto ambientale che avevano portato ad un progressivo distacco del consumatore dai territori di origine dei prodotti e dalla conoscenza degli stessi. Per contrasto, si è assistito al sorgere di veri e propri trend di riscoperta della tipicità e del territorio e anche il turismo enogastronomico gioca un ruolo chiave in questo processo.

Il file rouge turismo-agricoltura In questo contesto, due sono le parole-chiave in grado di esprimere il file rouge alla base della connessione turismo-agricoltura ed in grado, quindi, di riassumere le sinergie attivabili in tutte le proprie valenze: • territorio, inteso in senso lato di terroir, quale insieme delle risorse locali e dei “segni” distintivi dei luoghi di produzione • tipicità, nell’accezione strettamente correlata al recupero della cultura e dell’identità locale dei luoghi di produzione e dei relativi prodotti tipici, ovvero dei prodotti enogastronomici legati alle tradizioni locali. I fattori critici su cui poggia il successo crescente di queste forme di consumo, sia in campo agricolo che turistico, e che trovano diretta corrispondenza nelle esigenze emergenti manifestate dalla domanda, annoverano: • il fatto che l’elemento centrale dell’offerta enogastronomica è rappresentato dai prodotti di qualità, certificati e resi riconoscibili da adeguate denominazioni che li legano inscindibilmente con il territorio di produzione: tutto ciò si sposa perfettamente con la recente ricerca della qualità nell’ottica della sicurezza alimentare; • l’enfasi posta sulla dimensione del “piacere” legata alla visita in ambito rurale e di ricerca di convivialità e risvolti edonistici, nonché di “arricchimento interiore” nell’ambito dell’esperienza turistica;

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il contesto di fruizione – rurale, incontaminato, paesaggisticamente gratificante – ben si coniuga con la forte domanda di ecocompatibilità e radicamento territoriale cui si è fatto cenno; • la dimensione della “accoglienza” e della compartecipazione alla vita del luogo – dalla cantina alla struttura agrituristica – è essenziale per enfatizzare l’instaurarsi di un rapporto diretto con il produttore e, in generale, con la comunità locale, in grado di appagare il desiderio di “condivisione autentica” avvertito dalla domanda. Notevoli sono le ricadute che ne discendono anche per l’industria agroalimentare e per l’esportazione di materie prime tipiche del Made in Italy, che nel contempo può beneficiare degli effetti indotti derivanti dall’incremento del consumo futuro di tali produzioni da parte dei turisti, dal momento che le modalità con cui il turista entra in contatto con le specificità di un luogo, ne apprende le caratteristiche e ne fruisce, divengono essenziali al fine del ricordo e delle motivazioni che possono indurre a ripeterne il consumo una volta rientrato in patria. Tipico è il caso dei prodotti della dieta mediterranea, in cui piatti e bevande legati fino a pochi anni prima ad un consumo locale, spesso nemmeno inseriti nel circuito nazionale, sulla spinta della internazionalizzazione legata al turismo, sono divenuti un vero e proprio oggetto di esportazione. Il raccordo tra turismo e agricoltura è riscontrabile con sempre maggiore frequenza anche sotto il profilo del marketing e delle iniziative di comunicazione e promozione, indipendentemente da quale dei due comparti esse prendano origine: a titolo di esempio, si possono citare la partecipazione sempre più massiccia alla BIT (Borsa del Turismo di Milano) di operatori, spazi ed avvenimenti mirati del comparto turismo rurale ed enogastronomia e, per contro, alla manifestazione Vinitaly di Verona (esposizione vitivinicola d’eccellenza) di eventi tipici del comparto turistico, così come, di riflesso, gli importanti echi turistici del Salone del Gusto (manifestazione che fa capo a Slow Food) a Torino. Anche la stampa turistica, sia nazionale che straniera, dedica sempre maggiore attenzione al mondo delle produzioni agroalimentari tipiche e di qualità connesse al mondo del turismo enogastronomico: tale riscontro è particolarmente evidente sul fronte delle guide turistiche, che descrivono ed affrontano gli aspetti enogastronomici dei luoghi trattati con un approccio di tipo culturale e promozionale. Da tale trend non restano esclusi neppure il mondo della produzione cinematografica e, più in generale, quello della programmazione televisiva. L’eco di notorietà che si trasmette da un comparto all’altro (alberghi, vettori di trasporto, grande distribuzione, industria alimentare tradizionale, ristorazione, etc.) e si propaga attraverso gli strumenti mediatici (editoria, televi20

sione, radio, comunità virtuali su internet, eventi e fiere dedicati, etc.) non può che contribuire a decretare il successo di questo approccio innovativo alla valorizzazione delle produzioni tipiche e tradizionali, che trovano nelle differenziazioni regionali e territoriali il loro punto di forza. La conformità tra consumo e produzione di turismo rurale ed enogastronomico legato alle produzioni tipiche, ovvero l’incontro tra le aspettative della domanda e la reale disponibilità dell’offerta, possono essere considerati solo in funzione della generale offerta turistica rurale e della sintonia di interessi tra operatori pubblici e privati, sintonia che deve risultare dal rispetto di tre particolari fattori: 1. il prodotto enogastronomico ed agro-alimentare è di importanza fondamentale sia per quanto riguarda il mantenimento della qualità della produzione e delle affermate e rinomate caratteristiche, sia per quanto ad esso si attiene in termini di immagine e di richiamo alla gradevolezza, alla raffinatezza e alla soddisfazione del gusto; più nello specifico va detto che l’attrattiva di un prodotto agricolo in senso turistico può discendere solo dal fatto che esso sia spiccatamente “identificabile”, dove l’identificabilità dichiarata del prodotto è la strategia commerciale vincente per i produttori di piccola e media dimensione che si collocano entro nicchie particolari di mercato; 2. l’ambiente di produzione di un prodotto tipico è invece importante per tutto ciò che concerne la trasmissione delle consuetudini tipiche ad esso legate, mantenendo intatte quelle tradizioni contadine proprie di ogni stagione, dove la genuina originalità dell’ambiente di produzione agricola, oltre a costituire, spesso, un naturale corollario alle aspettative del turista e alle sue attese di immagine nei confronti del binomio prodotto-produttore, può costituire un veicolo di incentivazione per altri comparti, sia turistici (culturale, agrituristico, gastronomico, etc.) sia di altra destinazione (artigianale, per altri prodotti agro-alimentari, etc.); 3. il territorio, in tale contesto, ma anche in quello di “destinazione”, costituisce un fattore insostituibile dell’offerta enoturistica poiché con esso ci si riferisce, nei confronti dei consumi turistici, a tutto quanto è fruibile delle sue bellezze naturali e dei valori culturali e storici dei suoi spazi umanizzati. In questo quadro, la finalità principale consiste nel favorire il processo di identificazione del prodotto tipico con il territorio di provenienza, in modo tale da risultare parti indivisibili di un’unica realtà dotata di uniformità di immagine, in grado di tutelare la specificità del prodotto e simultaneamente valorizzarne l’ambito di produzione.

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In conclusione, alla luce di tali trend evolutivi, la programmazione della valorizzazione turistica di un’area agricola poggia sulla realizzazione di sistemi di offerta integrati e radicati sul territorio, al fine, da un lato, di limitare gli impatti negativi in termini di capacità di carico e sfruttamento eccessivo delle risorse e, dall’altro, di massimizzare le ricadute positive a livello locale, anche sotto il profilo della distribuzione equa dei benefici e della garanzia di quegli aspetti di sicurezza (tracciabilità) alimentare in precedenza citati. Fra le strategie unitarie a livello nazionale di potenziamento del turismo enogastronomico, le Strade del Vino (Legge 268/99) costituiscono un punto essenziale di riferimento, dove per ‘Strada’ si intende un sistema di offerta turistica che abbraccia un intero percorso lungo il quale si collocano cantine aperte al pubblico, luoghi di produzione di prodotti agro-alimentari, vigneti, borghi, musei, edifici storici, attrattive naturalistiche e sportive, esercizi ricettivi, artigiani, agenzie turistiche, ristoranti tipici. Essa diviene pertanto uno strumento di divulgazione, di informazione e di commercializzazione del turismo enogastronomico, ponendosi quale interfaccia fra le strutture di offerta ed il consumatore/turista. Va peraltro evidenziato come tali finalità, che la realizzazione di una Strada si propone di perseguire, richiedono una forte attenzione non semplicemente agli aspetti istitutivi della stessa, ma anche a quelli gestionali ed operativi, oggi ancora particolarmente carenti.

Il concetto di distretto Nella produzione enologica, uno dei fattori più critici e sfuggenti nell’identificazione del distretto tradizionale di tipo manifatturiero ad esempio, ovvero la delimitazione di una cultura e di una tipicità locale, è notevolmente semplificata, poiché è la stessa tipologia di vino prodotto (o di altri beni prodotti), con la sua inscindibile relazione con il territorio e le sue vestigia culturali, che determina un’area potenzialmente distrettuale. Ciò anche se il carattere di “distrettualità” dovrà essere corroborato da altri parametri come la dimensione produttiva, il numero delle imprese, le relazioni formalizzate presenti al loro interno, il ruolo delle istituzioni locali, etc. Tuttavia, non è affatto detto che un distretto vitivinicolo sia anche un distretto enoturistico. Infatti, il distretto enoturistico è un’area particolare in cui coesistono due sistemi: quello turistico e quello enologico. Ognuno di questi due sistemi, ingloba in sé almeno quattro sotto sistemi fondamentali così sintetizzabili: • il sistema delle risorse (agricole e ambientali per il vino o per altri prodotti gastronomici, mentre per il turismo, vi sono, oltre a quelle vi-

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tivinicole, anche quelle più in generale legate alla cultura, all’arte e alla tipicità locale); • il sistema dell’offerta (le cantine e le vigne per il vino unitamente all’azione di alberghi e ristoranti, dell’intermediazione e via dicendo per il turismo); • le istituzioni locali (associazioni di categoria, APT, enti pubblici di vario livello con i diversi assessorati di riferimento); • la comunità locale (gli stakeholder). Un distretto enoturistico si caratterizza pertanto per la presenza integrata tramite un sistema reticolare di ambedue i sistemi, soprattutto per quanto concerne alcuni “nodi” cruciali quali. • Le modalità di inserimento della risorsa vitivinicola all’interno delle risorse turistiche (accesso alle cantine, orari di visita, tipologie delle risorse attivabili, etc.), sia dal punto di vista dei processi produttivi (con tutto quanto ne discende in termini di compatibilità, di integrazione, etc.) sia da quello della tutela. • Il raccordo tra le strutture dell’offerta turistica e quelle della produzione vitivinicola: si tratta del fattore più critico dal punto di vista economico, in quanto è da questo fattore che dipende la realizzazione di quasi tutte le “economie distrettuali”. Non si dimentichi, infatti, che il turismo rappresenta un canale privilegiato di distribuzione del prodotto, mentre il vino rappresenta un fattore di attrattività. • La relazione interna tra le diverse istituzioni locali preposte al controllo, alla regolamentazione, nonché all’incentivazione dei rispettivi settori. Un esempio potrebbe essere quello del riconoscimento di una DOC o di una DOCG. Un distretto enoturistico è un particolare tipo di area caratterizzato da: • un ruolo decisamente più accentuato delle reti extraeconomiche, quale conseguenza del ruolo della comunità locale e delle sue istituzioni, al quale si è precedentemente fatto riferimento (si pensi alla tutela dell’ambiente rurale e turistico, ad esempio); • numerose reti economiche orizzontali, fra operatori della stessa componente del prodotto turistico, caratterizzata spesso in misura maggiore da elementi di concorrenzialità, anziché di sinergia, particolarmente rilevanti per aziende di piccole dimensioni operanti nei comparti agricoli e turistici (spesso si osserva la presenza di vere e proprie reti antitetiche, ad esempio tra diverse cantine o agriturismi, che sfociano in atteggiamenti di più o meno larvata soddisfazione verso gli insuccessi economici degli operatori concorrenti, come la mancanza di clientela, etc.). Ciò che manca quindi è una sorta di “spirito di squadra” allarga23

to a tutti gli operatori del comparto, in grado di coagulare le forze e di promuovere una competizione collaborativa in cui tutti siano realmente uniti nel cercare di attrarre e fidelizzare un sempre maggior numero di clienti nella propria area e nel proprio settore, vivendo lo sviluppo economico che ne consegue come un successo comune ed entusiasmante; • un complesso intreccio di competenze (rete dei decisori) nelle due materie, turistica e vitivinicola – ovvero agricola –, ai diversi livelli di gerarchizzazione territoriale, anche nell’ottica della partecipazione al finanziamento di programmi d’investimento (non ultimi quelli sui contributi comunitari) e di promozione; • l’extraterritorialità di molti attori (decisori) del processo di produzione turistica (soprattutto nel tour operating e nel trasporto). Concludendo, pertanto, si ritiene utile definire il distretto enoturistico come «una destinazione turistica, individuata da un’area territoriale delimitata e continua al sua interno, caratterizzata da una comunanza di elementi di identità locale sul piano storico, culturale e dei modelli sociali in cui il vino ha una sua collocazione precisa e identificabile, e interessata dalla compresenza attiva di una popolazione di imprese vitivinicole che interagiscono nel processo di produzione/erogazione del prodotto turistico locale». Le parole-chiave di questa definizione sono individuabili nelle tre seguenti: • la destinazione turistica, che sottolinea il fatto che si tratta di località (o di un insieme contiguo di località) già interessate dalla presenza – ad intensità significativa – sia di attività che di flussi turistici. Questo implica il fatto che il concetto di distretto si applica ad alcune ben individuate fasi del ciclo di vita di una (o più) località turistica, sottolineandone la dimensione evolutiva nel tempo (il distretto nasce, si forma, si sviluppa, parallelamente alla destinazione turistica); • la comunanza degli elementi di identità locale, in cui il vino si caratterizza come l’elemento aggregativo primario nei confronti della domanda, concorrendo da un lato alla omogeneità e caratterizzazione del relativo prodotto turistico e dall’altro rendono possibile il passaggio da semplice fruizione di un prodotto turistico a realizzazione di una “esperienza di vita”; • la compresenza attiva di una comunità locale e di una popolazione di imprese che rimanda all’esistenza di un sistema di reti incentrate sulle caratteristiche culturali e agroalimentari della risorsa vitivinicola, nonché al ruolo fattori nello svolgimento della attività turistica, dalla fase di predisposizione del prodotto a quella della sua fruizione.

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Il Centro Servizi Nelle variabili di riferimento del distretto turistico (ovvero nelle ragioni di una risposta comune) sono emerse oltre alle peculiarità territoriali (incluse le tipicità delle produzioni vitivinicole e turistiche associate e l’ambiente turistico in senso allargato) le forme di collegamento che necessariamente costituiscono l’ossatura di tutto il processo. Se, infatti, è sulla centralità del concetto di relazione che si fonda la creazione di un circolo virtuoso, per la creazione e, soprattutto il mantenimento di tale circolo si rendono indispensabili quelle forme di cooperazione formalizzata che si vengono ad instaurare nella rete e nell’organizzazione. La molteplicità di attori coinvolti, così come la compenetrazione e le interrelazioni fra gli stessi, nonché la centralità della risorsa umana in tutte le fasi impongono, infatti, una forte azione aggregativa, dalla quale deriverà, appunto, la validità delle azioni intraprese e il valore aggiunto globale ottenuto, nonché l’abilità ad accrescere le ricadute economiche all’interno dell’area. Le forme aggregative più idonee a rappresentare operativamente la soluzione a tale percorso, possono essere identificate nelle forme consortili di varia natura che definiremo appunto con il termine più generico di “Centri Servizi”. Non entriamo in questa sede nel dettaglio delle tipologie che essi possono assumere con riguardo alle funzioni svolte, alle dimensioni, alla fase del ciclo di vita del prodotto, etc., né in quello delle economie di scala derivanti dalla filiera della ricettività o di altre forme turistiche complementari (dall’offerta di escursioni alla pratica di sport, dall’organizzazione di eventi alla vendita di prodotti agroalimentari e non). Ancora non analizziamo le economie di sistema sintetizzabili ad esempio nella gestione delle informazioni, elementi essenziali per la competitività turistica a livello locale, o ancora nella specializzazione nella comunicazione, comunque tutte componenti fondamentali di azioni di marketing e commercializzazione non sostenibili a livello di singolo operatore. Sottolineiamo, invece, come solo un sistema organizzato dalla presenza di un Centro Servizi, possa coinvolgere un maggior numero di operatori nei ritorni economici dell’attività enoturistica (accrescendosi la massa critica, infatti, i vantaggi risultano moltiplicati), possa procedere all’acquisizione di know-how specifico, possa superare barriere di vario tipo che si frappongono ad una commercializzazione adeguata del proprio prodotto, ma soprattutto possa identificarsi come un “interlocutore privilegiato” nei confronti degli enti pubblici (e delle associazioni di categoria) nella condivisione di progetti di investimento, oltre che in quelli di promozione (queste ultime anche attraverso l’uso di strumenti nuovi quali quelli informatici, l’utilizzo di Internet, le card e così via).

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Un ulteriore ruolo del Centro Servizi che si vuole ricordare in estrema sintesi è da ascriversi alla definizione della “qualità d’area del prodotto enoturistico”, ovvero quella relativa ad una destinazione turistica così come viene percepita dal visitatore che, come abbiamo visto in precedenza, è frutto per un verso di tutto quanto viene offerto e per un altro dell’esperienza e della fiducia del turista stesso. Ebbene, la presenza del Centro Servizi e la logica di distretto, agevola lo sviluppo della qualità d’area, obbliga gli operatori a lavorare congiuntamente e porta notevoli benefici non solo sul grado di soddisfacimento dei turisti e sullo sviluppo delle attività economiche dell’area, ma anche sul miglioramento della qualità di vita dei residenti. In particolare la presenza di risorse enoturistiche già “certificate” a livello ambientale, quali le DOC e le DOCG, possono contribuire all’identificazione degli elementi da inserire nel processo di definizione dei parametri. È da rimarcare, infine, come un Centro Servizi non debba essere necessariamente sviluppato solo a livello locale, ma può avere anche una dimensione regionale o nazionale: in questo caso si tratta di network di “secondo livello” che riuniscono più centri di primo livello (ovvero “locali”). Le strutture di secondo livello possono portare un notevole valore aggiunto, in termini di economie di scala e di sistema su alcune funzioni specifiche e proponendosi come interlocutore privilegiato con le istituzioni di rango superiore (Regioni, ENIT, Ministero delle Risorse Agricole, Dipartimento del Turismo etc.), oppure a livello internazionale. Tuttavia è necessario sottolineare come la loro efficacia nello sviluppo di tali azioni dipenda dalla precisa ripartizione dei ruoli tra i centri di primo e di secondo livello.

La Strada del vino quale possibile Centro Servizi La visione oggettiva di una strada risale alla “fisicità” stessa del concetto: parte del paesaggio, delimitata da segnali tipici, che collega a rete dei terminali dislocati sul territorio (città, campagne, ambiente, etc.). Se questo modo di intenderla è rimasto analogo, nell’ottica di utilità e di utilizzo, nel tempo, la visione soggettiva connessa ai bisogni, alle aspettative, alle esperienze dei visitatori/turisti è mutata continuamente. In questo senso, infatti, “fare strada” o “mettersi in viaggio” è divenuto un modello di mobilità territoriale strettamente connesso alla trasformazione culturale, temporale e psicologica di colui che la percorre alla ricerca di un “qualcosa”. Il punto di raccordo tra visione soggettiva della strada, ovvero il percorso individuale del turista, e quella oggettiva, la rete fisica che collega aggregati differenti dell’ambiente, è fornito appunto dalla definizione di Strada come 26

organizzazione, come amenagement du territoire e quindi ricalca perfettamente quell’organizzazione di risorse ambientali e culturali che qui si è inteso descrivere. È appunto il distretto l’elemento in grado di permettere l’avvicinamento dei due approcci e di consentire all’offerta di posizionarsi sulla propria domanda, come abbiamo mostrato. In un’ottica economica, infatti, i due approcci non rappresentano altro che la domanda di un particolare bene turistico, ricercato appunto percorrendo un sentiero specifico, che potrà essere materiale (assaporare le ricchezze di una certa zona piuttosto che trascorrere un periodo di vacanza presso una struttura ricettiva lontano dalla routine quotidiana, visitare un bene culturale, partecipare ad un evento) oppure immateriale (quale la riscoperta delle proprie radici o semplicemente il godere del paesaggio) e la relativa offerta. Affinché ciò avvenga è necessario che la rete, ovvero la Strada sia in grado di offrire al turista/visitatore quello che va cercando; è necessario, in altri termini, che si venga a strutturare quella organizzazione o riorganizzazione del territorio cui si è fatto cenno. Ecco che allora la Strada agisce come un Centro Servizi particolarmente specializzato. In questa sede non ci interessa la visione istituzionale specifica che tale sistema di offerta può assumere. Sono già in fase di attuazione esperienze che partono dall’alto di un dettato regionale, così come in altre realtà si sta procedendo dal basso attraverso l’organizzazione spontanea di operatori. Ci preme invece sottolineare come, sia che gli operatori si organizzino in modo autonomo che in modo intermediato da altri, si rileva comunque un incremento degli sforzi per organizzare quell’insieme di elementi dislocati in territori a vocazione vitivinicola, che sono in grado di fornire una risposta ai bisogni del turista; elementi che vanno dalle cantine aperte al pubblico ai vigneti, dai musei ai borghi, dagli edifici storici alle attrattive sportive e naturalistiche, dagli esercizi ricettivi ai ristoranti tipici e alle enoteche, e a tutto quant’altro il percorso possa abbracciare per accrescere le ricadute sul territorio. Una Strada del vino, dunque, assolvendo i ruoli sopra elencati, dal punto di vista dell’offerta può essere considerata una forma di Centro Servizi di primo livello. In quanto tale assume il significato di elemento coesivo in grado di organizzare e integrare nel modo economicamente più efficiente e socialmente più accettabile le risorse e le attività turistiche di un’area (a vocazione vitivinicola e avente le caratteristiche di un distretto), combinandole con tutte le altre risorse, attività e categorie produttive presenti in essa in una strategia globale di promozione del rispettivo territorio volta ad ottimizzare la ricerca degli effetti indotti. Dal punto di vista della domanda rappresenta la dimensione spaziale entro la quale percorrere un sentiero lungo il quale trovare tutti i servizi rispondenti alle esigenze di carattere generale tipicamente legate al viaggio e al soggiorno e tutte le proposte di esperienza rispondenti alle a-

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spettative particolari proprie dei segmenti del turismo enogastronomico e rurale. In conclusione e in estrema sintesi, dunque, gli obiettivi di una Strada del vino in quanto Centro Servizi sono i seguenti: • soddisfare la crescente richiesta di turismo rurale ed enogastronomico della domanda; • offrire servizi e organizzazione efficienti, accessibili e conoscibili a priori, sia dagli operatori, sia dai fruitori finali per quanto attiene a tutte le caratteristiche essenziali della produzione e della distribuzione; • dare luogo a prodotti turistici locali e, in quanto tali, differenziati da quelli del turismo “industriale” e delle mete tradizionali ovvero a prodotti: di iniziativa locale, a gestione locale, con ricadute il più possibile a livello locale, caratterizzati dal paesaggio locale così come valorizzanti la cultura locale.

I vantaggi della cooperazione L’analisi svolta ha permesso di definire gli ambiti del prodotto enoturistico ove è possibile sviluppare servizi che apportino valore aggiunto al sistema. Si tratta ora di descrivere più in dettaglio quali tipologie di valore aggiunto possono venire generate dalle relazioni tra operatori formalizzate tramite una Strada del vino. I vantaggi qui menzionati si riferiscono solamente all’ambito degli operatori attivi lungo una determinata Strada del vino in quanto organizzata in forma di distretto. Ciò nonostante, va ricordato che l’istituzione delle Strade del vino può apportare cospicui benefici a tutto il comparto del turismo enogastronomico generalmente considerato. Recenti studi sulle caratteristiche della domanda di questo segmento hanno infatti evidenziato, tra le sue specificità di maggiore interesse, la tendenza alla fidelizzazione dell’enoturista, non verso un particolare percorso enogastronomico (e quindi verso un territorio o una località in cui tornare), ma verso il prodotto Strada del vino in quanto tale, ovvero in quanto modalità ideale di fruizione delle risorse di un territorio e della soddisfazione delle sue aspettative ed esigenze. Tale caratteristica, se opportunamente valorizzata, può trasformarsi per l’offerta in un punto di forza peculiare. Il turista del vino, infatti, mostra di voler conoscere diverse realtà e quindi aree (con i relativi prodotti tipici, paesaggi e quant’altro), cambiando ogni volta la scelta della destinazione. In definitiva, dunque, con la realizzazione di diverse Strade del vino in Italia e nel resto del mondo (Europa, Australia, Sud Africa, etc.), nel medio-lungo periodo si potrebbe realmente 28

riuscire ad innescare un ampio circolo virtuoso caratterizzato da vantaggi e ricadute positive di vario genere per tutti gli operatori coinvolti. È possibile classificare i vantaggi economici derivanti dall’attività di una Strada del vino in due grandi categorie: a) le economie di scala, che derivano da interventi sulle catene del valore interne al prodotto enoturistico (ovvero, in quelle che sono le filiere verticali di alcune componenti del prodotto-area); b) le economie di sistema, che derivano dalle interrelazioni e dalle

sinergie tra le diverse componenti del sistema del valore (incluse anche differenti catene del valore). ƒ

Le economie di scala

Sulle quattro filiere verticali del sistema del valore enoturistico, ovvero quella della produzione vinicola, quella della ricettività, quella della ristorazione e quella delle strutture complementari, le economie di scala si verificano soprattutto nelle interfacce a monte e/o valle dell’attività della singola impresa, nonché nella gestione di servizi comuni durante la fase di produzione. ƒ

Le economie di scala a valle

Si concentrano prevalentemente nella fase di commercializzazione, dove risulta possibile: creare nuovi canali di distribuzione centralizzati; ampliare il mercato di riferimento, attuando le opportune strategie di diversificazione e/o di penetrazione; ottenere una gestione più efficiente su segmenti di domanda non canalizzati dall’intermediazione. L’evidenza empirica ha mostrato che questa forma di economia di scala si verifica principalmente per la filiera della ricettività, mediante sistemi di teleprenotazione e vendita delle camere, al punto che vi sono consorzi turistici che vivono praticamente solo su questa funzione. Tuttavia, non mancano casi di economie di scala nella commercializzazione anche delle strutture complementari come, ad esempio, visite alle strutture vitivinicole. Più raro è il caso di economie di scala a valle per la sola filiera della ristorazione, dove i vitivinicoltori si uniscono nelle forniture dei loro prodotti. Oltre alle economie di scala sulla singola filiera, vi possono essere economie di scala sinergiche a valle tramite la vendita di pacchetti turistici integrati, dove si offrono servizi diversificati (alloggio, ristorazione, utilizzo di strutture complementari e risorse).

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Le economie di scala a monte e nella gestione interna di servizi comuni

Sono quelle riferite ad una maggiore forza contrattuale nei confronti dei fornitori. Ciò può essere fatto per qualsiasi attività di fornitura catene del valore interne, sebbene l’evidenza empirica indichi che tali economie vengano realizzate soprattutto tramite i cosiddetti “pool d’acquisto”. In particolare, gli alberghi e i ristoranti inseriti lungo un percorso enogastronomico potranno godere dei particolari vantaggi derivanti dall’approvvigionamento dei prodotti tipici del proprio distretto. Di maggiore rilievo nel nostro caso sono i vantaggi derivanti dalla ristrutturazione del patrimonio architettonico, nel recupero delle aree rurale, di edifici nei borghi etc. ƒ

Economie di sistema

Queste sono più complesse di quelle precedenti, nonché più difficili da formalizzare, poiché sono strettamente dipendenti dal tipo di relazione orizzontale che si viene ad instaurare tra i diversi elementi del sistema nel suo complesso (a differenza di quelle precedentemente analizzate e relative a singole componenti). Possono essere riassunte nei seguenti punti. ƒ

Economie di specializzazione e di scala nella gestione delle informazioni

La disponibilità di informazioni aggiornate, mirate e tempestive, assume un ruolo critico per il mantenimento della competitività di un’area; tuttavia spesso è difficile e costoso ottenere tali informazioni, necessarie per decidere dove e come agire nel mercato stesso, e ciò per due ordini di ragioni: a) l’elevata frammentazione e lo scarso grado di utilizzo delle fonti statistiche ufficiali; b) la pressoché totale mancanza di informazioni di carattere qualitativo sulla domanda, essenziali per identificarne in modo efficace le esigenze e attuare una sua segmentazione, punto di partenza per la valutazione della corrispondenza con la propria offerta e, conseguentemente, per l’adozione di un strategia di marketing (ovvero a chi, dove e come offrire il proprio prodotto). Spesso tali informazioni possono essere acquisite solo mediante la realizzazione di apposite indagini di mercato, i cui costi diventano però accessibili solo al sistema complessivo delle imprese. Questo genere di economie possono essere individuate, allo stesso tempo, come economie di scala per l’intero sistema (e non per la singola filiera verticale) e come economie di specializzazione, poiché il processo di segmentazione della domanda avviene sulla base della “specializzazione” della propria offerta. 30

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Economie di specializzazione e di scala nella comunicazione

Si tratta anche in questo caso di una economia di scala sul sistema complessivo del valore turistico, che interessa le azioni di marketing e promozione, ed è strettamente correlata a quella sulle informazioni. Per certi aspetti si potrebbe dire che le ricerche di mercato rappresentano il momento ex ante la decisione e le azioni di marketing e promozione il momento ex post. Come nel caso precedente, infatti, i progetti di marketing e comunicazione rivestono un ruolo cruciale nella penetrazione del mercato, ma i costi di tali progetti non sono sostenibili dal singolo operatore. L’economia di specializzazione, in questo caso, deriva dalle definizione di progetti di comunicazione mirati e non indirizzati a bacini turistici troppo ampi, nei quali si avrebbe una inevitabile dispersione dell’informazione e la conseguente inefficacia del progetto. Si può definire questa specializzazione una specializzazione “indotta” da quella sulle informazioni poiché il fattore che permette la definizione dei progetti mirati è la segmentazione della domanda. ƒ

Economie derivanti dal miglioramento qualitativo del sistema di fruizione delle risorse

Il riferimento è ad un tipo di economie difficilmente stimabili a priori, ma non per questo di importanza trascurabile. Se è vero che il core di un prodotto turistico è costituito dall’insieme delle sue specifiche risorse turistiche, siano esse di tipo naturale o culturale, è anche vero che un miglioramento nella qualità, sia della risorsa stessa sia nella sua fruizione da parte del turista, si può configurare come un valore aggiunto all’intero sistema che si riflette su due aspetti: a) una più accentuata differenziazione del prodotto rispetto alla concorrenza; b) un suo migliore posizionamento di mercato, con un innalzamento della redditività dell’attrattiva turistica. È necessario precisare, tuttavia, che non è possibile definire a priori una correlazione diretta tra il miglioramento di una risorsa – e della sua fruizione – e i riflessi economici sulla produzione di valore citati, perché dipende: 1. dal tipo di miglioramento effettuato, considerato che, ciascuno di essi produce effetti differenti; 2. dalle caratteristiche della domanda turistica della località e dal suo grado di percezione del cambiamento; 3. dai processi di comunicazione che vengono adottati per far conoscere il cambiamento. Questi fattori determinano le difficoltà di stima degli effetti economici citati, tuttavia non ne impediscono delle stime a posteriori. Ciò in aggiunta a quanto già osservato illustrando il concetto di qualità dell’area.

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Economie derivanti dall’accrescimento delle ricadute economiche all’interno dell’area

Si tratta di economie derivanti dalla scelta fra operare con una impresa interna o esterna all’area. Nel caso di una rete di imprese si hanno i seguenti vantaggi: il mantenimento delle ricadute economiche all’interno dell’area, fattore che incrementa il valore della produzione locale, crea maggiore coesione tra gli operatori di settori diversi e contribuisce a ridurre il peso delle esternalità negative sulla popolazione locale, poiché viene allargato il campo dei beneficiari delle attività economiche; la realizzazione di economie di agglomerazione: se la produzione è interna all’area, infatti, si realizzano riduzioni dei costi sui trasporti e sulla distribuzione; la valorizzazione di eventuali forme di tipicità locali (soprattutto per quanto riguarda le forniture agroalimentari e le produzioni vinicole): se, come sempre è nel caso di un distretto enoturistico italiano, all’interno dell’area vi sono produzioni tipiche, ovvero che si identificano con l’area di produzione, allora il loro inserimento nelle forniture a monte del prodotto turistico, oltre a costituire un ulteriore incentivo allo sviluppo della produzione tipica, permette di realizzare vantaggi nella differenziazione del prodotto turistico, con riflessi positivi anche sull’intera economia del sistema. Si collocano in quest’ambito le opportunità di ridurre l’esportazione o le vendite fuori dall’area di alcuni prodotti di particolare rilievo (tartufi, salami etc.) per accrescerne i consumi e gli impieghi in loco. Va da se che politiche di questo tipo implicano azioni di marketing mirate per creare circoli virtuosi di altri prodotti che andranno all’estero in grado di veicolare quelli più “esclusivi da consumare in loco”. È da rilevare, inoltre, che la scelta di internalizzare un servizio o una produzione a monte, nell’ottica della rete di imprese, non implica controllo diretto del processo; vi può essere un incremento del controllo se l’impresa internalizzata viene anche coinvolta nella partecipazione all’interno della Strada del vino, poiché in questo caso deve condividere i codici di comportamento istituiti dalla Strada stessa. Affinché si possano creare vantaggi economici, relativi a produzioni interne all’area di alcuni prodotti/materie prime, devono verificarsi due condizioni: a) che nell’area turistica sia presente un’impresa che produca beni o servizi sostituti di quelli che vengono prodotti all’esterno dell’area; b) la produzione dell’impresa interna all’area deve essere competitiva con quella esterna, sotto il profilo o della qualità o del prezzo. Si tratta di condizioni necessarie, ma non sufficienti, perché vi possono essere altre difficoltà nell’internalizzare i processi di fornitura, quali, ad esempio, la modifica delle relazioni preferenziali, formalizzate o meno, che vi sono con le imprese di fornitura esterne. 32

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Economie nella distribuzione delle risorse sui progetti di investimento finalizzati

Si tratta di una particolare forma di economia di specializzazione, simile a quella rilevata sulla comunicazione e sul marketing. Prende il via dalla conoscenza del mercato e delle sue dinamiche evolutive per entrare nel dettaglio delle implicazioni dei progetti di investimento (realizzazione di nuove infrastrutture/strutture, recupero di siti, creazione di eventi etc.) sullo sviluppo delle risorse e delle peculiarità del prodotto enoturistico locale, nonché sulle esigenze dei segmenti di domanda specifici cui si rivolge l’offerta locale. Essenziale il ruolo che il distretto esercita quale interlocutore privilegiato nei confronti degli Enti pubblici, anche nella condivisione di specifici progetti di investimento. ƒ

Economie derivanti da una più efficiente distribuzione dei flussi turistici all’interno del distretto

Quando uno dei punti nodali (località turistica) del distretto si trova in sovraccarico di flussi, la presenza di una Strada del vino può evitare che gli eccessi non vengano allocati in altre aree concorrenti, ma siano “smistati” in altre strutture dell’offerta locale o in località interne all’area in generale. Naturalmente, l’efficienza della ridistribuzione è molto più alta se vi è un sistema specifico di ridistribuzione automatica dei flussi, come, ad esempio, un sistema di teleprenotazione e vendita centralizzato. È da rilevare che questi effetti di redistribuzione vi possono essere anche tra distretti diversi, purché vi sia una certa vicinanza geografica. ƒ

Economie nella gestione degli aspetti ambientali

Una Strada del vino, a differenza del singolo operatore, non guarda alla singola impresa, ma al sistema delle imprese e può avere maggiore attenzione ai vantaggi competitivi che possono derivare dalla minimizzazione degli impatti ambientali e dai progetti di salvaguardia delle risorse naturali, come precedentemente osservato appunto a riguardo delle interrelazioni fra ambiente ed enoturismo. Un altro aspetto non marginale è che ognuna di queste economie non rappresenta solo un vantaggio competitivo in se stesso, ma può entrare in sinergia con le altre, creando un circolo virtuoso di rafforzamento reciproco. A titolo esemplificativo, è sufficiente accennare alle seguenti: le economie sulle informazioni generano anche vantaggi economici sulle economie di comunicazione, nonché sull’efficacia allocativa nella realizzazione dei progetti 33

di investimento finalizzati; le economie di scala sulle forniture alle singole catene del valore possono venire abbinate all’internalizzazione della fornitura stessa, con conseguenti economie di agglomerazione e mantenimento degli impatti economici all’interno dell’area, nonché valorizzazione delle potenziali tipicità; le economie di scala che si generano nella commercializzazione del prodotto turistico tramite le Strade e le Associazioni di operatori, generano anche vantaggi competitivi nella valorizzazione delle risorse, nella comunicazione, nell’informazione e nella differenziazione del prodotto. Il coinvolgimento di un numero maggiore di operatori nei ritorni economici derivanti dall’attività turistica, comunque, genera una migliore distribuzione del reddito tra la comunità locale del distretto. Oltre ai vantaggi competitivi che genera sul sistema, è infine da considerare come la Strada del vino stessa costituisce un vantaggio competitivo in termini di barriera all’entrata in quanto richiede risorse umane qualificate, forte grado di coesione tra gli operatori e acquisizione di know-how specifico. La barriera all’entrata, in questo caso non è inerente tanto ai costi di realizzazione (una Strada del vino raramente necessita di investimenti elevati), quanto ai tempi tecnici di realizzazione (affinché un consorzio diventi effettivamente operativo occorrono almeno due stagioni) e per un certo verso ai tempi associati al raggiungimento di un adeguato ed indispensabile livello di coesione fra i partecipanti. Un’osservazione conclusiva sull’approccio distrettuale illustrato riguarda le interrelazioni che possono sussistere, sempre in termini di vantaggi competitivi in aree già ad alta intensità di attività turistiche, non strettamente caratterizzabili in termini di distretto vitivinicolo. In questo caso, le relazioni tra le imprese e gli altri sottosistemi dell’area risultano di maggiore intensità e ciò si riflette in una maggior coesione tra gli operatori, soprattutto fra quelli che appartengono a diverse componenti del prodotto enoturistico (es. ricettività e ristorazione, intermediazione e informazione), con notevoli vantaggi indiretti anche per l’attività enoturistica che si vuole potenziare.

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Figura 1. Le componenti del prodotto turistico enogastronomico Fonte: Elaborazione da “Le componenti del prodotto turistico enogastronomico”, in M. Antonioli, Enoturismo: analisi della domanda e strategie per l’offerta, Milano, FrancoAngeli, 1996.

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LA LENGUA DEL ENOTURISMO Miguel Ibáñez Rodríguez e María Pascual Cabrerizo GIRTraduvino, Universidad de Valladolid

Introducción Son muchos los que se han ocupado de definir las lenguas de especialidad. Hay incluso estudiosos que niegan su existencia. Así, por ejemplo, Christian Balliu (1998: 80) del ISTI de Bruselas dice: «Yo diría que, en realidad la lengua de especialidad no existe. Sólo existen términos especializados (o científicos), que se pueden, a veces, usar en distintos contextos o ramas del saber». Lingüistas de la talla de Georges Mounin, Bernard Quemada y Alain Rey son de la misma opinión: se puede hablar de vocabularios técnicos, pero no de lenguas (Kocourek, 1991: 15, recoge estas opiniones, que no comparte). Sin embargo, Rostislav Kocourek (1991: 40-41) considera que la lengua de especialidad es todo un sistema y a todos los niveles de la lengua: La langue de spécialité est plus qu’un registre (soutenu ou courant ou familier) plus que le discours, plus que le vocabulaire ou que la terminologie. C’est un système libre de ressources sur tous les plans de la langue qui possède plusieurs registres et plus que des caractéristiques lexicales. C’est cependant le bon usage écrit de spécialité qu’on explore le plus souvent.

Y más adelante (1991:42): La langue de spécialité est une variété de langue, à dominante cognitive, -dont les textes, cumulatifs, d’émotivité, de subjectivité et de métaphoricité contrôlées, et délimités de manière externe, ont pour but de signifier et de communiquer, au sein d’une collectivité restreinte, le contenu thématique, raisonné et circonstancié, -et dont les ressources, qui sous-tendent ces textes sur tous les plans linguistiques, sont marquées par des caractères graphiques, par des tendences syntaxiques et, surtour, par un ensemble rapidement renouvelable des unités lexicales qui requièrent, et reçoivent dans les textes, une précision sémantique métalinguistique. La langue de spécialité est donc, dans ses textes, le trésor du savoir disponible et linguistiquement analysable, et, dans ses ressources, l’instrument du savoir futur. 37

Para Pierre Lerat (1995: 21) la lengua de especialidad se puede definir como «l’usage d’une langue naturelle pour rendre compte techniquement de connaissances spécialisées». Consideramos que las lenguas de especialidad son los instrumentos básicos de comunicación entre los especialistas y portadoras de los distintos saberes; de manera que vienen a quedar definidas por su doble función: comunicativa y cognitiva. Vivimos unos tiempos en los que los cambios cada vez son mayores y más rápidos. Surgen nuevos objetos, nuevas técnicas, nuevas actividades, etc. Una de ellas, ya no tan nueva, es el enoturismo. ¿Qué es el enoturismo? Podríamos definirlo como un tipo particular de turismo organizado en torno al vino, combinado con lo rural, lo etnográfico, lo cultural y la naturaleza. Se materializa en actividades como visitas a bodegas, catas de vinos, senderismo entre viñedos, participación en las tareas del viñedo, visitas a museos del vino, etc. En unos casos puede ser un turismo complementario y en otros específico. En el primer caso estaríamos ante un colectivo que desconoce el mundo del vino y que dentro de su paquete turístico se incluye, por ejemplo, la visita a una bodega. En el segundo caso estaríamos ante un colectivo entendido en vino que quiere profundizar más en este campo. Sin duda, el mejor y más completo ensayo sobre el enoturismo es el de Luis Vicente Elías Pastor (2006). Este autor nos ofrece la siguiente definición para esta modalidad de turismo: Llamamos turismo del vino a los viajes y estancias dirigidas a los conocimientos de los paisajes, las labores y los espacios de la elaboración del vino, y a las actividades que acrecientan su conocimiento y adquisición y pueden generar desarrollo en las diversas zonas vitivinícolas (2006: 64).

El enoturismo es una realidad consolidada en varios países como Francia e Italia. Según un estudio de la Cámara de Comercio de Valladolid España (2005: 3), ya en 2004 Francia registraba 7,5 millones de enoturistas anuales e Italia 4, al igual que Estados Unidos, en particular en el Valle del Napa (California). Italia dispone desde 1999 de una ley nacional (nº 268, de 27-7-1999, Disciplina delle “strade del vino”), que regula los aspectos relativos al Enoturismo. La ley marca los objetivos, los desafíos a los que se enfrenta el sector, los requisitos para establecer una ruta del vino y para adherirse a ella, así como la señalización exigida en las mismas. Todas las regiones han legislado, además, normativa propia en este campo.

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Con posterioridad y a nivel europeo, RECEVIN ha elaborado, con el Proyecto Vintur, la Carta europea del enoturismo y el Vademecum del enoturismo europeo, donde se marcan los requisitos para la acreditación de las rutas del vino que quieran integrarse en la red europea. En España se ha creado la marca Rutas de Vino de España, apoyada por el Ministerio de Medio Ambiente y Medio Rural y Marino. Se encarga de certificar los recorridos; en la actualidad, en su web se recogen 13 rutas certificadas y otras 9 que en breve lo serán. ¿Cómo se puede crear una RVE? Para ello ACEVIN (Asociación de ciudades españolas del vino) y la Secretaría General de Turismo han creado un Manual del Producto Turístico Rutas del Vino de España, donde se definen desde los requisitos de su sistema de gestión, señalización, promoción y comercialización hasta aquellos que deben cumplir todos los establecimientos (restaurantes, alojamientos, bodegas, comercios, etc.) que forman parte de la Ruta. España conoce un importante desarrollo, aunque puede avanzar mucho más. En el citado estudio de la Cámara de Comercio de Valladolid se anotaba un millón de enoturistas anuales para el caso de España. Las regiones españolas más visitadas son Rioja y Jerez y también, aunque en menor medida, Penedés, Rías Baixas y Ribera del Duero. Tal vez sea demasiado pretencioso hablar de la lengua del enoturismo como una lengua de especialidad; pero resulta muy clara esta denominación para acotar un campo nuevo de estudio. Podemos aceptar que no existe esta lengua de especialidad como tal lengua; pero nadie puede poner en duda que hoy día hay un considerable volumen de textos dedicados al enoturismo en distintas lenguas que son un buen material para el análisis lingüístico. La Guía del turismo del vino en España de la editorial Anaya o la guía de Luis Vicente Elías dedicada a La Rioja son dos ejemplos de otros muchos textos impresos y otros electrónicos que podemos consultar en la red. La “lengua” del enoturismo es un híbrido nacido del cruce de dos ámbitos aparentemente distintos: el turismo y el vino; pero en los que confluyen elementos que también los aproximan. Se crean ciertas sinergias entre ambos ámbitos. Se trata de un campo de interés dentro de nuestro grupo de investigación GIRTraduvino,1 creado con el fin de estudiar la lengua de la vid y el vino desde el ámbito de la traducción y lenguas de especialidad. En este trabajo nos vamos a ocupar primero de la palabra ‘enoturismo’ y de la polémica surgida a raíz de ser patentada. Después trataremos de analizar un corpus de textos enoturísticos.

1

Vid. http://www3.uva.es/girtraduvino/

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La palabra enoturismo ‘Enoturismo’ está formada a partir de la palabra griega oinos que significa vino, a la que se añade ‘turismo’. Se trata de un neologismo, aunque ya no tanto. El importante desarrollo tecnológico del sector vitivinícola está dando lugar a buen número de ellos, así se habla de la ‘nariz electrónica’ para referirse a la cata asistida por ordenador; su compleja legislación ha generado otros como ‘derechos de plantación’, ‘vino de calidad producido en una región determinada (vcprd)’, ‘vino de mesa con indicación geográfica’, ‘destilación de crisis’, etc.; la búsqueda de nuevos vinos han generado otros ciertamente curiosos: ‘vinos de alta expresión’, ‘vinos de autor’, ‘vinos de pago’, ‘vinos monovarietales’, etc. Por otro lado, en ámbitos más lúdicos se han producido cruces que han dando lugar a interesantes alumbramientos. La unión entre vino y salud ha generado ‘enoterapia’ y el cruce entre vino y turismo, ‘enoturismo’ cuya filiación se reclama desde Aldeanueva de Ebro.2 También la arquitectura está muy presente en el mundo del vino: prestigiosos arquitectos han construido y siguen construyendo monumentales bodegas. Lo que ha dado lugar a la voz ‘enoarquitectura’. Resulta que la palabra ‘enoturismo’ está patentada. Les cuento la historia. Vivo en Soria, pero voy con frecuencia a mi tierra, La Rioja, y en el diario de la región encontré esta noticia: «El ayuntamiento de Aldeanueva de Ebro registra la palabra enoturismo y se reserva su uso en exclusiva» (10 de abril de 2005). Mi sorpresa fue mayúscula. Decidí escribir un artículo que mandé al mismo diario, a la sección Tribuna de La Rioja, con el título de La palabra enoturismo es patrimonio de todos (19 de abril de 2005). A continuación reproduzco en parte dicho artículo. Cuando el ayuntamiento de Aldeanueva de Ebro registró en la Oficina Española de Patentes y Marcas el término ‘enoturismo’, éste ya estaba ampliamente documentado en numerosos textos y documentos en los que se utilizaba para referirse al turismo vitivinícola practicado desde hacía mucho tiempo. Sin dificultad se pueden encontrar un buen número de artículos de la prensa nacional anteriores a abril de 2002 que recogen el término y hablan ampliamente del mismo. Y es más, tal era ya por entonces, e incluso en años anteriores, la presencia del término, que dos diccionarios lo recogían. Me refiero al Diccionari del vi de Xavier Rull, editado por Enciclopedia Catalana en Barcelona en 1999, y al Diccionario Salvat del vino de Mauricio Wiesenthal, editado en 2001. El primero es un diccionario en catalán que para cada entrada da la forma y su definición en dicha lengua y el equivalente en español, inglés y francés. Para el caso que nos ocupa aparece como entrada 2

Véase Diario La Rioja del 10 de abril de 2005.

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enoturisme, su definición en catalán y el equivalente en castellano ‘enoturismo’. El segundo es un diccionario monolingüe que recoge el término ‘enoturismo’ y lo define de una manera bastante acertada como «Actividad recreativa y cultural que consiste en viajar por las diferentes zonas vitivinícolas, recorriendo viñedos y bodegas, identificando las variedades y los pagos, observando las formas de cultivo, catando y comprando los vinos en la propia casa elaboradora y visitando las riquezas artísticas de cada comarca». El que no aparezca el término en cuestión en el Diccionario de la Real Academia (DRAE) no es razón para apropiarse de él. Cuando surge un neologismo no lo recoge de inmediato, espera a que el tiempo confirme y acuñe su uso. Por otro lado, no hay que olvidar que el DRAE no es un diccionario especializado, entre sus fines no está el de registrar todos y cada uno de los términos de los distintos campos del saber, técnicas o actividades, para eso están los diccionarios especializados y los corpus terminológicos. Ahora bien, cuando alguno de los términos especializados salta al uso común, como ha ocurrido con la voz ‘enoturismo’ sí los suele incorporar. Hoy ya hay argumentos más que suficientes para que dicha voz se introduzca en el DRAE, pero, a pesar de que la Real Academia ha incorporado las nuevas tecnologías, sigue siendo lenta en estas tareas. De manera que, cuando el ayuntamiento de Aldeanueva registró el término, éste ya pertenecía a la comunidad hispanohablante y, por consiguiente, lo que estaban haciendo era apropiarse de algo que no les pertenecía en exclusiva. Para entonces, la palabra era patrimonio de todos. Desde luego, el despiste de la Oficina de Patentes y Marcas me parece monumental. Porque al ayuntamiento de Aldeanueva, llevado por su afán de promocionar su pueblo –lo que me parece muy bien–, se le puede perdonar, pero a la Oficina de Patentes... Se patentan los inventos y las marcas, pero no las palabras que son de todos. Si no fueron los inventores de esta particular forma de hacer turismo, ni fueron los creadores de la palabra, me pregunto qué merito tiene patentarla. Realmente ninguno. Lo plantean como «una forma de darnos a conocer», según manifiesta el alcalde. Y, además, quieren sacar provecho: «bien se podía llegar a acuerdos parciales y completos para la cesión del término a cambio de lo que se crea conveniente», señalaba en el citado artículo Pilar Azagra. ‘Enoturismo’ es un término genérico que designa una forma de hacer turismo y no se puede confundirse con una marca como la de un conocido refresco del que se habla en el artículo del 10 de abril. Como demostraré más adelante, es materialmente imposible que se produzca dicha circunstancia. Si acaso, podrían registrar una forma particular de hacer ‘enoturismo’ en su 41

localidad y darle un nombre como ‘enoturismo Aldeanueva’ y entonces sí cabría pensar en patentar dicha denominación. Si se empeñan en usar de manera exclusiva el término por tener el respaldo legal, lo único que van a conseguir es limitar su uso al ámbito de su localidad e interferir en el normal y natural desarrollo de una palabra y empobrecer nuestra lengua y hacer esto desde La Rioja, cuna del castellano, no parece muy propio. Hay mil argumentos para que los organizadores de Destino Vino y cualquier otro evento utilicen el término con toda tranquilidad. Sin duda, si alguien se empeña en hacer la correspondiente reclamación a la Oficina de Patentes ésta deberá reconsiderar el tema. De todas formas, creo que esto no es ni necesario. Por otro lado, la lengua es sabia y generaría sin dificultad otro término que podría ser, por ejemplo, ‘vitiviniturismo’ que casi recoge mejor la actividad pues expresa más explícitamente (viti-) los paseos por los viñedos que son extremadamente agradables y es otro recurso enoturístico. El ayuntamiento de Aldeanueva está empeñado en controlar el uso del término y ya han hecho algunos requerimientos; pero parece que su control no va más allá de Rioja y en los tiempos que vivimos resulta un tanto ingenuo. Conviene que naveguen por otros lares, por el espacio virtual. Les aconsejo que vayan al buscador Google y escriban ‘enoturismo’ y verán las referencias que hay a este término. Cuando se publicó (en 2005) el artículo periodístico eran 40.000 sitios y actualmente hay 1.760.000 resultados (en 2010). En la lengua lo que manda es el uso y la fuerza del término ‘enoturismo’ es imparable. La riada es tan fuerte que, hoy por hoy, no hay barrera ni presa, por muy patentada que esté, que la pare.

Análisis de un corpus de textos enoturísticos A fecha de hoy no hay estudios específicos sobre la lengua del enoturismo, salvo el trabajo tutelado inédito de doctorado de María Pascual Cabrerizo titulado Aproximación al estudio de una lengua de especialidad: el enoturismo. Parte de los resultados de este estudio aparecen en el capítulo “La comunicación enoturística” del libro Vino, lengua y traducción (2010). En este mismo libro hay otro trabajo de Rocío Beltrán Onofre, que estuvo trabajando también en nuestro grupo de investigación, titulado “Enoturismo y traducción”. La lengua y la traducción enoturística es una de nuestras líneas de investigación. En el citado trabajo de doctorado de María Pascual (2006: 60 y ss.) ya se apuntan algunos rasgos propios de esta lengua, a partir del estudio de un corpus de textos enoturísticos en el que se incluyen cuatro géneros textuales: reportajes, folletos, guías y páginas web. 42

Partiendo de dicho trabajo y añadiendo nuevos textos al corpus entonces estudiado, vamos a tratar de describir la lengua del enoturismo. ¿Qué peculiaridades presentan los textos enoturísticos? Lo haremos atendiendo a cuestiones lingüísticas, pragmáticas y comunicativas. ¿Qué podemos decir de los contenidos de los textos enoturísticos? En general, todos los textos proponen unos recorridos por lugares relacionados con el vino y aportan información útil (alojamientos, restaurantes, bodegas, teléfonos...). El resto del contenido varía según el tipo de texto. Los folletos, por ejemplo, ofrecen una información más centrada en el tema principal, mientras que las guías, al disponer de más espacio, nos introducen primero en el mundo del vino con todo tipo de explicaciones (sobre el cultivo de la vid, la elaboración del vino, la cata, la compra y el almacenamiento del vino, etc.) y luego ya nos proponen y comentan con bastante detalle las rutas. En el caso de las páginas web, el contenido suele tender más hacia lo práctico, ya que quienes buscan información en Internet esperan conseguir lo que quieren de forma más rápida y simplificada que quienes prefieren entretenerse en leer guías o reportajes. A la hora de presentar el tema, se hace desde distintas perspectivas, dependiendo del objetivo que pretenden los emisores. En algunos se utiliza la idea de la tradición, otros potencian más la del ocio bien aprovechado. En cuanto a los despliegues temáticos, todos siguen un esquema parecido, con alternancia de secuencias descriptivas y expositivas. Algunos incluyen también algunas narrativas. En la mayoría de los textos la información se ha distribuido en capítulos o apartados diferenciados tipográficamente. La Guía del vino en España (2009) es, sin duda, el texto más representativo de nuestro país. La edición de este año es la quinta. En su portada dice que es «La biblia del enoturismo». Posiblemente se mantienen fieles al título de la primera edición en el que no aparece la palabra ‘enoturismo’ y luego la introducen con ese subtítulo o eslogan. Puede que entonces la palabra no tendría el gancho que hoy tiene y no interesaba comercialmente o al estar patentada no la pudieron poner. Lo desconocemos. La guía va precedida de una introducción en la que se hace un repaso al cultivo y variedades de vid, a la elaboración del vino y a la cata. Incluye también un breve vocabulario. A continuación se hace un repaso por todas las Comunidades Autónomas de España en la que se elabora vino. A cada Comunidad se le dedica un capítulo con su correspondiente introducción, mapa de las denominaciones y breve explicación de cada una. Es aquí donde se introducen los distintos itinerarios que se pueden seguir. Incluye un total de 70 rutas.

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Otro rasgo de estos textos es la presencia de códigos no lingüísticos. Lo que Rotislav Kocouret (1991: 41) llama «éléments brachygraphiques». Prácticamente la totalidad de los textos estudiados están ilustrados con fotografías en color. Buena parte de ellos incluyen además mapas, con mayor o menor detalle, de rutas enoturísticas. También encontramos algunos símbolos, que facilitan la lectura de los mismos. Hay fotos de paisajes y monumentos, aunque en estos textos se da la particularidad de que muchos paisajes son viñedos y algunos monumentos están relacionados con el vino. En las imágenes aparecen paisajes, personas trabajando en las viñas, catando vino, en fiestas populares relacionadas con el vino, monumentos, bodegas, mapas, etc. No es frecuente encontrar en estos textos fotos de hoteles o instalaciones de ocio, como ocurre en los textos turísticos, aunque sí hay alguna. Lo que hay en abundancia son fotografías de bodegas y objetos relacionados con el vino (envases, herramientas, etiquetas, etc.). Las fotografías sirven por una parte como soporte visual al texto y por otra obedecen a la función promocional: selección de fotos bonitas que atraigan o impresionen positivamente al lector. En algunos textos, además de fotografías, también hay dibujos, con fines decorativos, ilustrativos. En cuanto a los símbolos, los que aparecen son los más habituales para indicar servicios, aunque hay algunos textos que utilizan sus propios signos. En los documentos de internet, encontramos logotipos de empresas con fines publicitarios. También podemos analizar los aspectos comunicativos o pragmáticos. Nos podemos preguntar por los interlocutores. En principio, la relación entre el emisor y el receptor es asimétrica, puesto que los textos están elaborados por profesionales o expertos mientras que el receptor sería el público general. Lo más habitual suele ser un periodista especializado en vinos. En rigor, estaríamos hablando de un semiexperto que escribe para una colectividad. Deberá conocer o intuir las necesidades de esa colectividad. Se servirá de estereotipos que puedan propiciar la identificación afectiva del mayor número de receptores posibles. Ahora bien, ¿quiénes son realmente los potenciales turistas enológicos? ¿Es el público general que de pronto se interesa por un nuevo tipo de turismo, o es el entendido en vinos que decide hacer turismo a la vez que disfruta de su afición? Son los dos: en el primer caso, la relación entre los interlocutores será realmente asimétrica, pero en el segundo no lo será tanto, puede que incluso llegue a ser simétrica en algunos aspectos. Salvo un texto (Días de vino, 2005) que tiene una parte en papel y otra en DVD que se inscribe dentro de los parámetros de la comunicación audiovisual, todos los textos (incluidos los de Internet) se dan bajo los 44

parámetros de la comunicación gráfica. Su principal característica es la distancia comunicativa: los textos no están sujetos a tiempo y espacio. No hay contacto entre los interlocutores y la obra puede leerse mucho tiempo después de su publicación. Lo peculiar de los textos en internet es que nos encontramos ante un tiempo y un espacio virtuales. La ventaja es que la red permite, entre otras cosas, la actualización de la información con mayor frecuencia y cierto grado de interactividad: el receptor puede contactar con el emisor, hacer sugerencias, etc. También es importante la inmediatez en el acceso a la información gracias a los hiperenlaces, que nos conducen a otros apartados o sitios web, mapas, imágenes, etc. con solo apretar un botón, ahorrándonos las búsquedas más incómodas, y a veces más ineficaces, a las que nos obliga el soporte papel. Además, permite la alternancia de material gráfico con material audiovisual, aunque este no es el caso de ninguno de los textos estudiados. La comunicación audiovisual, por su parte, se caracteriza por la interacción de varios códigos (imágenes, sonidos, palabras...) y, sobre todo, por la transmisión de información simultánea mediante dos canales (auditivo y visual). Por lo demás, se da en unos parámetros similares a la gráfica: no hay contacto directo entre el emisor y el receptor y puede haber también distancia temporal. En este tipo de comunicación, los receptores son un grupo más heterogéneo y la información puede llegar a varios destinatarios al mismo tiempo, mientras que en la comunicación gráfica, normalmente, la reciben de uno en uno. Estos textos tienen la doble función de informar y dirigir; intentan informar, pero también persuadir. La función principal es la informativa, pero la publicitaria está muy presente, incluso más que en los textos turísticos, ya que además de promover espacios, se da publicidad a distintas marcas de vino y bodegas. La función informativa viene señalada por la inclusión de información útil y nueva, el uso del presente de indicativo y la aparición de ciertas imágenes. Por su parte, la función publicitaria se manifiesta en la búsqueda de complicidad con el lector mediante algunas formas verbales, la fuerte adjetivación o la aparición de palabras connotadas positivamente. Esto sería una forma de publicidad implícita, pero también hay publicidad explícita: se cita y describe bodegas, se incluyen anuncios dentro de los textos (sobre todo en las revistas y en alguna guía). En internet, además de los anuncios “fijos” en las páginas, hay que tener en consideración las pop-up windows. Los anuncios que encontramos suelen estar relacionados con el mundo del vino, aunque también hay productos de lujo (tabaco, relojes y joyas, etc.), que de alguna forma también están relacionados con la imagen glamourosa del vino, y otros que no tienen nada que ver. 45

En definitiva, se busca persuadir, influir en el lector con el fin de hacer determinados itinerarios y, en última instancia, comprar vino. En algunos casos, sobre todo en los reportajes, también podemos encontrar una función de recreación, que se refleja en el estilo casi literario de esos textos. Como ya hemos dicho, la función de estos textos es informativa y publicitaria, y esto se refleja en el estilo, que resulta más atractivo que el que suelen presentar los textos especializados. El estilo literario planea sobre prácticamente todos los textos, en su totalidad o al menos en algunas partes, ya que en ocasiones el emisor busca más el deleite que la transmisión de información rápida y concisa, para surtir en el receptor el efecto seductivo deseado. Esto no quiere decir que estemos ante documentos de carácter puramente literario. El estilo de los textos enoturísticos se acerca más al de los textos turísticos que al de los textos vitivinícolas, aunque en algunas partes de ciertos textos, sobre todo guías, predomina el segundo. Las secciones relacionadas con la elaboración de vinos presentan un estilo más aséptico, con las características que mencionábamos al hablar de la función informativa, a las que habría que añadir el uso de una terminología bastante especializada en algunos casos. En cuanto al estilo literario, hay que decir que le llega a los textos enoturísticos procedente tanto de la lengua del turismo como de la vid y el vino, si bien es cierto que está mucho más acentuado en las secciones turísticas. De la lengua vitivinícola llegan algunas metáforas y metonimias, sobre todo del subdominio de la degustación, ya que algunos documentos incluyen fichas de cata de algunos vinos de la zona. Sirva esto como ejemplo: Viñota, Tinto 1994. Fresco y limpio en la entrada. Volviéndose cálido en el paso de boca, para terminar en un posgusto no demasiado prolongado (Vinos de Castilla y León, 1996).

En algunos apartados dedicados a la vitivinicultura encontramos también un estilo literario. Por ejemplo, en ocasiones se habla de la vid personificándola y esto da mucho juego en los textos dirigidos a no expertos (como los enoturísticos, algunos artículos en publicaciones de información general, documentales, etc.). Un estilo como el mostrado a continuación no se contempla en otros textos vitivinícolas que tratan el mismo tema: Finalizada la vendimia se inicia un nuevo ciclo en la vida de las viñas, las hojas van tornando en profundos colores rojizos antes de caer y dejar paso a los sarmientos que las sustentaban y que en invierno serán podados para proporcionar calor en las hogueras y chimeneas (La Rioja. Punto y aparte. Vino y gastronomía en La Rioja, p8). 46

En las secciones de los textos dedicadas a aspectos turísticos abunda la descripción, el orden especial de las palabras y también la metáfora: Todo Soria es ribera, porque es cabecera de ríos y la liquidez le descongestiona el alma. Pero es aquí en esta franja de vegetación serpenteante donde la tierra consolida su fertilidad de vega. Regado por el Duero, el suroeste de la provincia es generoso en viñedo y cuba vieja (Soria. La Ribera del Duero. Bautizo de vino y agua, 2005). Puede afirmarse que no hay en España, a diferencia de la arquitectura románica, las corridas de toros o la producción de aceite de oliva, Comunidad sin vino. Y en cada una de ellas el vino ha moldeado la tierra, los pueblos y las gentes a su modo. El vino es una invitación a conocer una España que ha inventado sus propias maneras de ser un poco más feliz (Guía del turismo del vino en España, 2006).

Hay un hecho también llamativo, que es la inclusión en algunos textos de poemas, cancioncillas y refranes relacionados con el vino. Esta peculiaridad no se da habitualmente en los textos especializados. De un total de 18 textos, María Pascual Cabrerizo (2006: 102) detecta esta presencia en 6 de ellos, lo que representa un 33,3%. En cuanto a la sintaxis, en la mayoría de los textos es irregular, esto es, unas partes presentan una sintaxis compleja, con mucha subordinación, y otras del mismo documento una sintaxis más sencilla, basada en oraciones simples y yuxtaposición de sintagmas. Estas variaciones dependen de la función de cada parte: unas pretenden presentar al lector la materia como algo atractivo, por eso se observa una redacción más elaborada, mientras que otras (fichas, glosarios, datos útiles...) cuya función es transmitir la información de manera rápida y concisa o aclarar conceptos, presentan una redacción más sencilla. Respecto a los modos verbales, el predominante es el indicativo, aunque podemos encontrar algún subjuntivo en construcciones que lo exigen. Los tiempos más utilizados son el presente para las descripciones y explicaciones en general y el pasado (perfecto simple y compuesto e imperfecto) para las partes en las que se narra algo histórico. En muchos textos encontramos referencias al receptor mediante el uso del imperativo y de las segundas personas. En ocasiones también se utiliza la primera persona del plural para hacer partícipe al receptor. Salvo estos casos, se tiende a la impersonalidad, mediante el uso de pasivas, pasivas reflejas y terceras personas. A tan solo 5 km. de Badarán y por la carretera hacia Villar de Torre, se llega a Cañas, pueblo natal de Santo Domingo de Silos, donde se encuentra la Abadía Cisterciense del siglo XII, de estilo gótico con la tumba de Dña. Urraca (Enoturismo monacal, 2006).

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Visitaremos viñedos y bodegas especialmente seleccionadas: tradicionales, modernas, famosas e incluso bodega ecológicas (Rutas del vino, 2006). Escoge los criterios de búsqueda y pincha en… (Enoturismo en España, 2006).

Al igual que en los textos turísticos, en los enoturísticos hay gran cantidad de adjetivos, generalmente, con connotaciones positivas, ya que su finalidad es la de atraer a la gente. Adjetivos como: agradable, excelente, excepcional, fabuloso, célebre, notable (De vinos por Praga, 2004); valiosa, hermoso, fascinante, impresionante, excelente, bella (Soria. La Ribera del Duero, 2005); sobresaliente, elegante, atractivo, equilibrado, sugerente, espectacular, maravilloso, espléndido, sorprendente, extraordinario, armónico, asombroso (Guía del turismo del vino en España, 2006). Tendencia al uso de la sinonimia para evitar la repetición. Algunos de los grupos de sinónimos que más se repiten, por citar algunos, son: región / tierra; vino / caldo; viñedos / tierras / explotaciones. Hay abundancia de nombres propios, sobre todo de denominaciones de origen, regiones vitícolas, bodegas, bodegueros, personajes importantes del sector y vinos. Capítulo importante es el de la terminología. Los textos enoturísticos no presentan por lo general una gran densidad terminológica. En algunos textos se concentra casi toda en una parte. Aparecen términos pertenecientes a dos ámbitos: el del turismo y el del vino. El vocabulario turístico engloba, por una parte, lo referente a la hostelería y por otra, lo relativo a dominios relacionados con él como son la cultura y la naturaleza. El léxico vitivinícola abarca desde la plantación al consumo del vino. Está más presente todo lo relativo a la vinificación y tipos de vino, así como su consumo. María Pascual Cabrerizo (2006: 96), a partir del corpus de textos estudiado, señala que el componente terminológico es de un 67,2% para el vino y de un 32,7% para el turismo. Pesa más el componente técnico y especializado del vino frente al del turismo más conocido, por otro lado, por el gran público. El dominio vitivinícola ha sido de uso más restringido hasta hace unos años. En los textos estudiados hemos encontrado términos de los campos siguientes. Dentro del ámbito del turismo, referentes a alojamientos, restauración y servicios en general: hotel rural, suite, 3 estrellas, habitación doble, habitación individual, junior suite, terma romana, masaje relax; sobre alojamientos, servicios, etc., relacionados con el vino: enotienda, ruta enológica, enoteca, vinoteca, wine hotel; de arte, sobre todo de arquitectura y decoración: arco de herradura, arco de medio punto, arquivolta, románico, gótico, plateresco, ojival, fresco, talla, etc.; de gastronomía, suelen ser 48

nombres de platos típicos, especialmente del campo de la repostería, y regionalismos para algunos alimentos: tomatada, tapa, olla podrida, níscalo, gordillas, delicatessen, chanfaina, caparrón, pocha, yemas, etc.; de la naturaleza: arenisca, fosa tectónica, martín pescador, cormorán. Del ámbito del vino, en todos los textos aparecen como mínimo términos relacionados con las variedades de vid y de vino. A partir de ahí, dependiendo del texto, encontramos términos de varios subdominios de la vitivinicultura, a saber, ampelografía (tipos de uva), viticultura (formas de cultivo, herramientas, enfermedades de la vid...), vinicultura (términos relacionados con la bodega, química) y degustación (lenguaje de la cata) Veamos unos cuantos ejemplos de cada campo. • Ampelografía: albillo, cencibel, cigüentes, doña blanca, graciano, mazuelo, palomino, sauvignon blanc, tinta del país, tintorera, etc. • Viticultura: pámpano, sistema de conducción en espaldera, en vaso, corquete, filoxera, piral, yesca, guardaviñas, etc. • Vinicultura: despalillado, fermentación maloláctica, barrica, lagar, coupage, dulce, crianza, joven, reserva, etc. • Cata: estructura, capa, ataque, carnoso, afrutado, posgusto, nariz, bouquet, etc.

Conclusiones Desde el punto de vista del receptor potencial, si se pretende atraer a un experto en vino hacia el turismo, será más especializado el texto que si se pretende atraer a un turista general hacia el mundo del vino. Los textos emitidos por Patronatos de Turismo y empresas públicas en general tienden a un grado menos especializado al estar utilizando el vino como un reclamo más. Por su parte, los publicados por empresas privadas (editoriales que publican guías, empresas que utilizan el turismo para publicitar su principal fuente de ingresos, el vino) suelen mostrar más especialidad. Por ejemplo, los folletos, tanto los de entidades públicas como privadas, que están destinados a un público muy general, suelen tener unas características formales particulares, pero son de fácil comprensión. Las guías, sin embargo, tienden a una mayor especialización en su afán por ofrecer información lo más completa posible para ser competitivas en el mercado. El enoturismo es una forma de turismo reciente, lo que hace que los primeros textos enoturísticos tiendan a ser más generales (para captar un mayor número de turistas) o, si son bastante especializados, incluyan 49

explicaciones, glosarios, etc. que faciliten la comprensión a los legos. Dependiendo de cómo se vaya desarrollando la tendencia turística, se irá desarrollando la lengua. No sabemos lo que ocurrirá en el futuro, pero si el enoturismo se extiende y se asienta bien, es probable que los textos se hagan más especializados e incluyan menos información “adicional”. Esto implicaría que los turistas en general se hubieran convertido previamente en un público más especializado en el tema del vino, como ocurre con otros campos; ya no hace falta ser experto en arte para entender conceptos como ‘gótico’, ‘románico’..., términos que ya nunca aparecen explicados. En algunos textos está más presente la lengua del turismo mientras que en otros, si bien no llega a predominar, está muy presente la vitivinícola. A mayor representación de la lengua vitivinícola, mayor grado de especialidad, principalmente por la terminología y la descripción de procesos técnicos. No podemos hablar de una lengua del enoturismo en rigor; aunque la existencia cada vez más abundante de textos de esta temática puede justificar esta denominación para delimitar un ámbito de estudio. Se trataría de un híbrido formado a partir de la lengua del turismo y del vino. Semiespecializada, en ella pesa más lo comunicativo que lo cognitivo; carece de un terminología propia, salvo algunas voces como ‘enoturismo’ o ‘vinobús’. Está en un estado incipiente. Se nutre de la terminología del turismo y sobre todo de la del vino. La lengua del enoturismo se va a caracterizar por una morfosintaxis y un estilo general similares a los de la lengua del turismo, aunque va a presentar una terminología más especializada, constituida principalmente por términos vitivinícolas. Algunos son compartidos por las lenguas turística y enoturística, pero habrá otros muchos diferentes, en cuanto a las áreas temáticas y en cuanto al origen de las palabras. Mientras que en la terminología turística abundan los términos procedentes del inglés, en la enoturística predomina el origen francés, dejando ver la influencia de la cultura vitivinícola por excelencia. En cuanto al lenguaje no verbal, la principal diferencia entre la lengua del turismo y la del enoturismo radica en que las ilustraciones desempeñan una función más publicitaria en los textos turísticos, mientras que en los enoturísticos están más equilibradas las funciones informativa y conativa. Para acabar queremos anotar que la elaboración de los textos debe estar precedida de un estudio del mercado enoturístico; es necesario conocer el producto y sobre todo el perfil del potencial enoturista. Debemos tener en cuenta los aspectos pragmáticos, comunicativos, culturales, etc. Se requiere también un esfuerzo por “vulgarizar” el componente técnico.

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POR LOS CAMINOS DEL VINO María Enriqueta Pérez Vázquez Università di Bologna

Introducción El objeto de este trabajo es el análisis lingüístico de dos guías turísticas dedicadas a los itinerarios vitivinícolas, una sobre España: Guía del turismo del vino en España (2009) (desde ahora GE) y otra sobre Italia: Itinerari del vino, (2009) (desde ahora GI). El estudio se plantea como un análisis de tipo comparativo y contrastivo, que pretende no sólo abordar el lenguaje del turismo a través del estudio de estas dos guías, sino también profundizar más en el conocimiento de esta nueva actividad turística conocida con el nombre de Rutas del Vino (desde ahora RdelV). Para ello, iniciaremos el trabajo con una reflexión sobre la tipología turística y las características de esta nueva actividad, planteando a través de una serie de preguntas, referidas al nacimiento e historia de las RdelV, la tipología turística a la que pertenecen, la modalidad turística relacionada con ellas y el tipo de turista que encontraremos en esta actividad. A continuación, analizaremos la macroestructura de cada una de las guías y veremos las características temáticas, léxicas, morfológicas, sintácticas y pragmáticas de cada uno de los dos textos. Como recomienda Calvi (2006 y 2010) analizaremos las características lingüísticas de las dos Guías de las RdelV, sin centrarnos únicamente en el léxico, y teniendo en cuenta las funciones del acto comunicativo y los factores situacionales, es decir, tratando de adoptar un enfoque centrado en el discurso, de acuerdo con los requisitos del género al que pertenece. Las dos Guías elegidas tienen en común formato, estilo y un determinado número de páginas y son textos escritos de carácter comercial. El texto italiano corresponde a una edición única, no se ha reeditado ni ha visto nuevas impresiones, en cambio el español se edita cada año desde 2005. No hemos querido analizar otras guías comerciales denominadas por Calvi (2009) «Guía práctica», porque en ellas se presentan breves fichas 51

descriptivas ordenadas alfabéticamente. Tampoco se ha podido estudiar aquí una guía institucional o promocional porque de momento no se hallan textos de este género en español, aunque sí se encuentran muchas en italiano. Como mostraremos tras el análisis temático, la guía española es polémica y reivindicativa en relación al mundo del vino, en ella se protesta ante la situación de atraso y las pocas ayudas institucionales, mostrando de este modo una fuerte ideologización. En este sentido, la guía italiana es, por el contrario, más neutra. Veremos, tras el análisis lingüístico de las guías, que la española está menos codificada lingüísticamente como género textual (así por ejemplo, se usan diferentes tiempos verbales y diferentes personas gramaticales, en cambio en la italiana es predominante el presente de indicativo, la tercera persona y formas verbales impersonales).

¿Qué son las RdelV? ¿En qué consisten? En España, las RdelV son un producto turístico relativamente reciente y están promocionadas sobre todo por la Asociación de Ciudades Españolas del Vino (Acevín).1 Existen 13 rutas del vino certificadas por Acevín y con el respaldo de la Secretaría General de Turismo: Bullas, Caminos del vino de la Mancha, Penedés, Jumilla, Marco de Jerez, Montilla-Moriles, Navarra, O Ribeiro, Rías Baixas, Rioja alavesa, Somontano, Tacoronte-Acentejo, UtielRequena. En Italia existen unas 140 Rutas del vino reglamentadas por una 1ª ley de 1999 y por diferentes leyes regionales2 (sólo en Toscana existen 14, el mismo número que en toda España).3 En la página oficial de Acevín encontramos la información de cómo llegar a ser una Ruta del Vino de España (www.wineroutesof spain.com). Notamos que una de las diferencias más importantes entre España e Italia en lo relativo 1

Entre los muchos proyectos e iniciativas de Acevín está la publicación de Guías de las Rutas del Vino de diferentes regiones y zonas. Así, por ejemplo, en 2008, en Fitur fue presentado el libro Rutas del Vino y Brandy del Marco de Jerez. 2 «Le strade del vino sono disciplinate da una legge dello Stato (L. 27 luglio 1999, n. 269) e da leggi regionali. Attualmente esistono in Italia circa 140 strade del vino, alcune delle quali, secondo il Rapporto annuale sul Turismo del Vino elaborato dalla Associazione Città del Vino e dal Censis già ben organizzate (15%), altre in via di buona organizzazione (6%), altre ancora in fase di avviamento (30%), e le restanti non operative» (Vid. www.agriturist.it). 3 Por poner solo un ejemplo, en Toscana La ley de regulación de las RdelV la encontramos en el Boletín Oficial de Toscana (Bollettino ufficiale della regione toscana, 24.3.2004): Regolamento di attuazione della legge regionale 5 agosto 2003, n. 45. Disciplina delle strade del vino, dell’olio extravergine di oliva e dei prodotti agricoli e agroalimentari di qualità).

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a las RdelV es que las italianas están regularizadas por leyes regionales y nacionales; en cambio, las españolas sólo están reglamentadas por la asociación Acevín: Una Ruta del Vino, conforme al modelo Rutas del Vino de España, es un producto turístico enormemente complejo que debe traducirse en una red de cooperación empresarial y de cooperación público-privada que integra, tanto a empresas específicamente turísticas, como a otras cuyos sectores han estado tradicionalmente lejos del turismo (bodegas, enotecas, tiendas especializadas, etc.). Incorpora, además, a las administraciones locales del territorio por donde transcurre la Ruta como gestoras de gran parte de los valores y recursos del territorio. Asimismo, y desde el punto de vista formal, una Ruta del Vino ha de respetar los criterios de calidad y normas de autorregulación que ACEVIN y la Secretaría General de Turismo han establecido en el Manual del Producto Turístico Rutas del Vino de España y donde se definen desde los requisitos de su sistema de gestión, señalización, promoción y comercialización hasta aquellos que deben cumplir todos los establecimientos (restaurantes, alojamientos, bodegas, comercios, etc.) que forman parte de la Ruta.

Como ya hemos adelantado, estudiaremos no sólo el léxico terminológico, sino también los aspectos comunicativos y pragmáticos, centrándonos en la práctica textual, pero antes de adentrarnos en el análisis de los dos textos elegidos, debemos plantearnos una serie reflexiones sobre las RdelV como nueva actividad turística.

Tipología turística Las RdelV parecen ser ante todo el fruto de un replanteamiento de la industria turística con unos atractivos que logran captar todavía más visitantes. El mundo cambia y el público exige la reorientación de la estrategia turística y una oferta basada en productos y servicios de calidad. Acerca de las características principales de esta nueva tipología turística, una de las primeras conclusiones a las que llegamos tras la lectura de nuestras dos guías, es que las RdelV constituyen un producto o actividad turística que no parece plantearse en ninguna fecha concreta, no parece ser estacional, a pesar de que la vitivinicultura está fuertemente ligada a las estaciones del año y a la climatología.4

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En Italia, actividades como Vinitaly o Cantine Aperte, por ejemplo, se realizan en un determinado momento del año porque están relacionadas con el proceso natural de la vitivinicultura.

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Por otra parte, a pesar de que en las guías analizadas no se plantea una duración determinada del viaje, se deduce que son viajes de corta duración, los cuales, como indican Le Poder y Luque (2005) han cobrado peso en estos últimos años debido sobre todo a factores puramente económicos. Los recorridos aconsejados pueden llevarse a cabo en un solo día e incluso en medio día. Tanto España como Italia ofrecen productos turísticos muy diversos. Así, se habla, por ejemplo, del turismo de litoral (también llamado de sol y playa), turismo urbano, cultural, rural y de naturaleza, de salud, ecoturismo, de negocios, activo y deportivo, pero ¿cómo consideramos el turismo de las RdelV?, ¿como un nuevo tipo?, ¿o como un subtipo de alguno de los anteriores? Para poder contestar a esta pregunta, debemos antes resolver otra cuestión, ¿qué actividades realiza el viajero en marcha por las RdelV? Es decir, sabemos en qué consiste el turismo cultural (la visita a museos, a catedrales e iglesias...), pero ¿conocemos las actividades que constituyen las RdelV? Es decir, a qué se dedica el viajero.5 Teniendo en cuenta las actividades que se describen en nuestras dos guías, éste visita los viñedos y las bodegas, cata vinos (las visitas a las bodegas cuando están programadas suelen incluir cata comentada del vino), pernocta (en un hotel de turismo rural) y realiza visitas culturales (museos, catedrales, iglesias...).6 Las RdelV tienen también una actividad secundaria, pues además de la experiencia turística en sí, el turista consume y compra productos locales, como vino, aceite, conservas o fruta fresca. Las RdelV tienen en común con el turismo verde o eco-turismo que al menos una parte de las actividades se plantea al aire libre, si bien las RdelV también ofrecen actividades que no se realizan al aire libre. Las RdelV constituyen una actividad que podría ser considerada un tipo de agroturismo, pues se desarrolla en el campo, gira en torno a la cultura agrícola y la enogastronomía. Pero a diferencia de éste, las RdelV implican un cierto movimiento, una exploración del territorio, que en cambio no se halla en el agroturismo. Podríamos considerarlo un subtipo de turismo rural, pues comparte con esta tipología determinadas características. Calvi (2006: 16) define el turismo rural como una de las nuevas fórmulas de turismo individualizado. En España, 5 En el subtítulo de la GI se evocan diferentes ambientes: Itinerari del vino in Italia tra borghi (ambiente urbano), vigneti (ambiente rural), enoteche, cantine (ambiente enológico) e buona tavola (ambiente gastronómico). 6 Otras actividades del llamado turismo enológico, propuestas en los portales dedicados a esta actividad son: visita a museos del vino, jornadas, salones y ferias enogastronómicas, catas... Véase, por ejemplo, www.rutasdevino.com o www.entrevinos.org, entre otros.

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dice Calvi (2006: 16) «este modelo de turismo se ofrece como alternativa a la fórmula tradicional de sol y playa, combinándose también con la creación de itinerarios temáticos y la revitalización de rutas históricas como el Camino de Santiago». El turismo rural se define como «conjunto de actividades turísticas en un medio rural, de acuerdo con un desarrollo sostenible de los recursos» (Calvi, 2006: 16). Por lo tanto, podemos categorizar las RdelV como un tipo o subtipo de turismo rural (por su contexto). La diferencia con el agroturismo es que las RdelV incorporan la visita a castillos, abadías, pequeñas villas y pueblos, molinos, minas y bodegas. Puede ser clasificado como un subtipo de turismo cultural de itinerario, pues se desarrolla en torno a un circuito o itinerario en el que se focaliza el movimiento, tanto como la meta, exactamente como el Camino de Santiago, pero a diferencia de éste, las RdelV no suelen plantearse como un viaje a pie, sino en coche o en autobús. Por otra parte, el Camino de Santiago lleva implícito un cierto sacrificio, o al menos un esfuerzo en la actividad física realizada, 7 que en cambio no está presente en las RdelV. Puede ser considerado un subtipo de turismo cultural (teniendo en cuenta que la enogastronomía forma parte del patrimonio). De hecho, en la definición dada en la página de promoción del II congreso de turismo enológico (octubre 2009, Barbastro, Huesca) se considera un subtipo de turismo cultural: El turismo enológico, como parte integrante del turismo cultural, nos acerca a la historia y a las tradiciones de los pueblos, comarcas, regiones y países elaboradores de vinos. En España, país vitivinicultor por excelencia, los caminos del vino se desarrollan por la práctica totalidad de su territorio.

En la página oficial de las RdelV, se clasifica como turismo cultural: «el enoturismo es una nueva vía abierta, que combina excelentemente con el turismo cultural» (en www.wineroutesof spain.com). Se usa la denominación turismo enológico en los congresos que se vienen celebrando desde 2008 (I y II congreso internacional de turismo enológico). Teniendo en cuenta esto, podríamos clasificar las RdelV como una de las actividades del llamado turismo enológico.

Tipo de turista o interlocutor Otra pregunta que querría plantear es: ¿qué tipo de turista es usuario de las RdelV y en último término, quién será el destinatario de estas Guías? 7 Aunque a este respecto conviene recordar las palabras de Urry (1990): «El turismo al fin y al cabo no es más que un juego».

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El usuario utiliza coche (pues con el transporte público resultaría verdaderamente difícil realizar las rutas propuestas y nuestras guías no parecen preverlo dado que no ofrecen información relativa a horarios o rutas de trenes o autobuses) y se desplaza por caminos, autopistas, carreteras nacionales, carreteras comarcales e incluso vías vecinales. Las metas, siguiendo nuestras guías, son pueblos y aldeas, conventos, monasterios, castillos aislados, bodegas y viñedos. No podemos denominar ‘turista’ al usuario de las RdelV si nos atenemos a la descripción de esta figura relacionada con el turismo de masa estandarizado e irresponsable. Como señala Calvi (2006), el turista prototípico ha sido a menudo caricaturizado por escritores e intelectuales y, en cambio, el ‘viajero’ remite a la búsqueda personal y la elección autónoma. La mejor denominación será por tanto la de viajero. El usuario de las RdelV también podría ser un residente en la zona, conocedor de la realidad comarcar o regional, pero con interés por visitar bodegas y comprar vino, con interés en tomar contacto con el territorio. Es lo que podríamos llamar un ‘excursionista’8 o ‘visitante’, pues la diferencia entre éste y el ‘turista’ o el ‘viajero’ es la duración del viaje. Siguiendo este criterio y sabiendo que el usuario de las RdelV puede realizar cada itinerario en un solo día, podría ser visto por los habitantes del lugar como un ‘dominguero’, con cierta carga negativa: es decir, un urbanita que pasa el fin de semana disfrutando de los encantos del campo. Haciendo referencia a nuestras guías, y basándonos en el grado de conocimiento que se supone que los potenciales lectores tienen acerca de la cultura de origen, me atrevería a decir que el lector español podría ser un auténtico principiante en el mundo del vino, en cambio el italiano parecería ser más experto a la vista del tipo de información ofrecida. Dado que la española dedica una larga introducción al mundo del vino, con nociones verdaderamente básicas sobre el tema, se supone que el lector desconoce este ámbito; en cambio, la italiana no tiene ningún tipo de iniciación al complejo mundo vitivinícola, con lo cual presupone que el usuario, si no es un experto, al menos tiene más conocimientos que el lector español.

Figura profesional Como indica Calvi (2006: 17), «existen figuras profesionales asociadas al mundo del turismo tales como el guía de turismo, el guía de ruta (o 8 .

El ‘turista’ es un visitante que está al menos una noche en un medio de alojamiento colectivo o privado en el país visitado, mientras que ‘el excursionista’ es un visitante que no realiza pernoctaciones (Le Poder, Fuentes Luque, 2005).

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acompañante de grupo), el animador sociocultural etc., cuya actividad se lleva a cabo en contacto directo con el público, durante la realización del viaje». Teniendo esto en cuenta, nos preguntamos ¿qué figura profesional puede asociarse a este tipo de turismo?, es decir, ¿qué figura profesional acompaña en la Ruta del vino? o ¿es una actividad tan individual que no existe una figura profesional? Podemos decir que una figura presente en algún momento de la experiencia enológica de las RdelV es el enólogo de una bodega o el mismo propietario. En las páginas web de las agencias de viajes, al menos en Italia, se habla de Tour Operator del Vino, más concretamente del Tour Turistico delle Strade dei Vini. Nada se dice de las competencias de estos profesionales, pero suponemos que tendrá conocimientos enológicos, vitivinícolas y además conocimientos de historia del arte del lugar.

Alojamiento ¿Existe un alojamiento específico?, ¿cuál es el más usado? En el ámbito del turismo rural, además de la ‘casa rural’ que es el alojamiento prototípico, existen otros vocablos análogos, tales como ‘hospedería’, ‘hospital’, ‘hostería’, ‘hostelería’, ‘parada’ o ‘posada’. La guía española ofrece preferentemente el alojamiento que se relaciona con el turismo rural: se da el nombre del pueblo, el nombre del alojamiento y su categoría entre paréntesis: T(urismo) R(ural), H***(otel). En cambio, en la italiana no se da información a este respecto. En este sentido es más completa la española, y, por otra parte, podemos decir que presenta el turismo de las RdelV como una experiencia turística mucho más compleja.9

Familias de géneros, macrogénero y género de las guías analizadas En cada género el acto comunicativo se relaciona de modo diferente con el contexto. De hecho, los hablantes los perciben como «modelos ideales intuitivos aglutinadores paradigmáticos de los caracteres necesarios de todos los textos de una misma naturaleza» (Loureda Lamas, 2003: 37). 9

De todas formas, en la española no se ofrece un alojamiento de todas y cada una de las localidades, sólo de algunas, por lo que suponemos que los lugares de pernoctación habrán sido sometidos a algún tipo de selección.

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De esta definición se desprende que los géneros no son textos concretos sino construcciones ideales y de hecho, en nuestras guías encontramos características típicas de diferentes géneros. En la perspectiva de la investigación actual sobre los lenguajes especiales, el género se entiende como evento comunicativo creado por los especialistas de una comunidad profesional o académica, con una finalidad establecida (Swales, 1990; Bhatia, 1993); cada género está caracterizado por el uso convencional de ciertos recursos lingüísticos y discursivos. En palabras de Daniel Cassany (2004: 42-43): Entendemos el género discursivo (o género específico) como la unidad de comunicación que se ha desarrollado socio-históricamente en el ámbito de una actividad laboral específica. El género entendido así incluye tanto características léxico gramaticales (fraseología, terminología, morfosintaxis, etc.) y discursivas (estructura, selección de datos, registro, etc.) como pragmáticas (funciones del discurso, roles de autor y lector, formas de cortesía, etc.).

Como es sabido, y como nos explica Calvi (2010), en el caso concreto del lenguaje turístico: La noción de género es una herramienta muy útil en el análisis lingüístico; pero los géneros son modelos abstractos, que no siempre se amoldan a la extrema variedad y complejidad de los productos reales, es decir, los textos; de ahí la necesidad de enfoques multidimensionales, que permitan abarcar el conjunto de géneros pertenecientes al mismo ámbito profesional, vislumbrando su disposición en sistemas, colonias, jerarquías, etc., y teniendo en cuenta los lazos de interdependencia. Ninguna clasificación es definitiva, sino que depende de los objetivos del análisis.

El nivel superior está ocupado por las familias de géneros, que se definen por la comunidad profesional de origen, así como por sus objetivos principales. Nuestras guías pertenecen a la familia del género editorial, pues se elaboran principalmente en este mundo profesional y responden a la demanda de información del turista. Siguiendo la definición de Calvi (2010), la categoría de macrogénero define productos tangibles, identificables sobre todo por el emisor y el canal utilizado, así como por un propósito dominante, pero caracterizados por la hibridación de diferentes géneros, tipologías textuales, estilos, etc. Siguiendo la clasificación propuesta por la citada autora, nuestras guías pertenecen al macrogénero de la guía de turismo.10 No resulta tan claro, en cambio, el género al que pertenecen nuestras dos guías de las RdelV. 10 Los demás macrogéneros serían: el folleto, la revista de viajes, el catálogo de viajes y la página web.

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Siguiendo la clasificación de Calvi (2010) podría ser considerada tanto descriptiva como de itinerario: Guía descriptiva: es la guía propiamente dicha, que pretende informar orientando la mirada; la extensión, la riqueza informativa y el estilo varían en función del macrogénero en el que está injerta, del tipo de público al que se dirige, del formato en el que aparece (audioguía, guía para el iPod, etc.), el tipo de distribución, etc. La guía de itinerario: es una variante, más dinámica y participativa, de la guía descriptiva; se emplea en las guías de turismo, en los folletos, en las revistas o en las páginas web, para ordenar las etapas de un viaje o de una visita según la sucesión espacial y, a veces, en un marco cronológico (duración de la visita). También las informaciones in situ (en monumentos, zonas arqueológicas, etc.) suelen asumir la forma del itinerario.

El destinatario ideal es el turista que viaja por cuenta propia; la utilización más frecuente será en curso de viaje, aunque no se descarta la lectura preliminar, para la organización del viaje y la elección del itinerario, y la posterior conversión del libro en texto de consulta (Calvi, 2006: 34). Con respecto a los subgéneros, éstos se suelen definir mediante una especificación temática. Por ello, me atrevería a proponer que las RdelV constituyen ellos mismos un subgénero, dado que como hemos visto, existen motivaciones de tipo temático para crear este subgénero, y también de tipo legal dado que la Ruta del vino es una actividad reconocida por la administración, al menos en Italia, con propias leyes reguladoras. Podemos decir que la guía española cubre la experiencia turística en todas sus etapas, pues primero prepara al viajero en la experiencia de la enología, desde una cultura básica sobre el vino (tipos de viña, tipos de vino, embotellado…), hasta una guía para la cata. Por tanto, prepara al viajero para la experiencia; por supuesto es útil para “el durante” y para “el después”, pues tiene un glosario, por ejemplo de léxico especializado y consejos sobre la compra y la conservación del vino en casa. En cambio, a la italiana le falta la primera fase, la preparación del viajero a la experiencia enológica, y la última, cómo conservar y comprar el vino. Si bien no tienen un formato manejable, el italiano tiene tapas semi-rígidas y el español rígidas, son pesadas y grandes, por lo que resultan poco prácticas para llevar en ruta. El formato nos sugiere que serán usadas para la preparación del viaje y no durante el viaje. Sin embargo, como veremos más adelante, si pensamos en su organización y contenido puede ser para ser usada en la ruta.

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Análisis y comparación de las Guías El aspecto ƒ

Portada de las guías

A través de las imágenes de las portadas se transmiten las tres ideas principales de esta experiencia turística: el vino, el viaje (el movimiento) y la naturaleza. En las dos está presente el vino: en la italiana vemos una botella, en la española un decánter. En las dos hallamos un mapa de carreteras (en la española está debajo del decánter, en la italiana en la etiqueta de la botella). En la italiana se repite la imagen del camino, pues separado por una línea hay una fotografía con una carretera que está recorriendo un coche rojo. ƒ

Comparación de los aspectos gráficos de ambas guías

En comparación con la GE, la GI adolece de lo que se denomina horror vacui, pues en ellas se insertan recuadros con direcciones de enotecas, restaurantes, oficinas de turismo, anuncios comerciales, fotografías de escenas relacionadas con la vitivinicultura, etiquetas de vinos... Así, por ejemplo, en la GE hallamos anuncios comerciales que ocupan una página entera y poquísimos anuncios en los márgenes; en cambio, en la italiana hay muchos anuncios de varios tamaños por todas partes. La letra de la GI es más pequeña y por tanto cabe más texto. Sin embargo, puede ser una diferencia de tipo cultural, pues la sensación es la de comparar el diseño gráfico de dos periódicos, El País y la Repubblica. En cuanto a la grafía las dos guías juegan con los colores de las letras (negro, rojo y azul) y con el estilo de la fuente (negrita, cursiva, redonda, mayúscula y versalita) para separar y distinguir tipos de información.

Macroestructura de las Guías de RdelV Normalmente, las Guías turísticas (Calvi, 2006: 33) en forma de libro incluyen los siguientes elementos constitutivos básicos: descripción, más o menos pormenorizada, de uno o más lugares geográficos, documentación práctica sobre cómo realizar la visita, informaciones (hoteles, restaurantes, medios de transporte, etc.) y materiales complementarios (planos, fotos, 60

dibujos, etc.). Nuestras guías contienen todo ello y además, la española, como ya hemos indicado, una introducción de iniciación al mundo del vino. ƒ

Macroestructura de la Guía española

I. Introducción del editor. II. Una introducción a la viña, el clima, el suelo, los sistemas de viticultura, la poda, la vendimia, principales enfermedades que atacan la vid, las viníferas (tipos de uva), sistemas de elaboración del vino, la crianza. III. Introducción a la conservación del vino en casa y en general sobre el producto comercial ya embotellado, botella, etiqueta, contraetiqueta, con elementos icónicos de ayuda al texto (esquemas y dibujos explicativos). IV. Introducción sobre la cata del vino (preparación y consejos sobre cómo catarlo). Tipos de catas. V. Glosario del vino (lista de lemas de la cata de vino con su definición, por ejemplo: añada, añejo, arrope, bouquet, cuerpo, decantación, espirituoso, etéreo… y términos técnicos, del lenguaje especializado de la enología). VI. Quince capítulos dedicados cada uno de ellos a una comunidad autónoma organizada por orden alfabético. ƒ

Macroestructura de la Guía italiana

I. Presentación del editor. II. Cómo leer la guía. III. Veinte capítulos, dedicados cada uno de ellos a una región italiana. Comparando las dos macroestructuras, se puede decir que la española está dirigida a principiantes, en cambio en la italiana el lector ideal parece ser ya conocedor del mundo vitivinícola. ƒ

Estructura de cada capítulo de la guía italiana

Cada capítulo se dedica a una región y se estructura en tres partes: I. Una introducción general sobre la región, donde se da información sobre la producción y distribución de los viñedos, la naturaleza del suelo y las áreas vitivinícolas. Un mapa de toda la región con recuadros que engloban las diferentes áreas vitivinícolas. II. Una serie de itinerarios de carreteras dedicado cada uno de ellos a un vino, en un detallado mapa de carreteras donde se evidencian las diferentes etapas del viaje. El texto describe las diferentes localidades dando información sobre monumentos, historia, productos típicos y vinos. Al final de cada etapa, se puede consultar la sección Il vino en la que se sugiere, con 61

direcciones de bodegas y enotecas, dónde comprar y degustar, todo ello en orden no alfabético sino siguiendo el orden del recorrido. En los márgenes de las páginas, en recuadros, se indican en azul las direcciones de las oficinas de turismo y en rojo las organizaciones relacionadas con el vino. III. Un capítulo final con la lista de los DOCG11 y de los DOC12 de la región. Cada itinerario se completa con una serie de noticias prácticas para el viaje. ƒ

Estructura de cada capítulo de la guía española

Cada uno de los capítulos se dedica a una región y se estructura en dos partes: I. Mapa de la comunidad autónoma con información de tipo geográfico, histórico y descripción de las características generales de sus vinos. II. Descripción de las áreas vitivinícolas de la región, historia y descripción del vino, características del viñedo y de su cultivo, de la producción y vinificación y una descripción del territorio: puntos que se pueden visitar, ciudades, conventos, iglesias, monasterios...

Temática de las dos guías de las RdelV: tipos de información Las informaciones ofrecidas en las dos guías son muy parecidas a las ofrecidas en otro tipo de guía turística, la mayor diferencia se halla en que nuestras guías dan noticias sobre el vino, la orografía y la climatología: • Enología (descripción de las viñas y del producto final: los vinos). Historia enológica de la zona (historia de los viñedos y bodegas, de las técnicas y de las propiedades organolépticas del vino). • Descripción climatológica y orográfica de la zona. • Historia e historia del arte (descripción de las obras de arte de cada zona). • Gastronomía. Se describen platos típicos y direcciones de restaurantes. • Artesanía. • Alojamiento en cada zona (sólo en la española). 11 12

Di origine controllata e garantita. Di origine controllata.

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• ƒ

Eventos, espectáculos y diversiones (con especial referencia a las actividades que se desarrollan al aire libre).

Modernidad

Un aspecto que llama mucho la atención es que en ambas guías se hace referencia a la situación actual de la vitivinicultura en cada zona, haciendo referencia al pasado y ponderando la situación actual: recalcando las mejorías y la modernidad de las instalaciones, las novedades introducidas y la valoración y sobre todo revalorización del territorio, de las viñas, de las técnicas... Véase, por ejemplo los siguientes párrafos en los que hemos subrayado las palabras que hacen referencia a esta modernidad, a ese antes y después: Sus zonas vitivinícolas, tradicionalmente marcadas por la brevedad de sus producciones y la precariedad de las instalaciones, han dado un gigantesco paso adelante en apenas una década. Galicia ofrece hoy un paisaje de viñedos inmaculados, un parque de bodegas modernas, dotadas de los últimos avances tecnológicos y unos criterios de elaboración actuales. La incorporación de capital al sector, unida a la inquietud de los nuevos profesionales han sido, sin duda, los factores dinamizadores de un sector que avanza día a día (p. 561). È proprio così: la grande protagonista del mondo vinicolo piemontese è la barbera, che soltanto pochi anni addietro era considerata un prodotto popolare di poco conto. Le veniva preferito di gran lunga il dolcetto e ogni iniziativa tesa a diffonderne il consumo cadeva nel nulla. O quasi. Finché un bel giorno... sembra il soggetto di una vicenda tratta dalle favole. La sua elevata acidità fissa, prima considerata un fattore negativo, oggi si è trasformata in un formidabile punto di partenza (p. 30). A parte il contributo degli agronomi nel vigneto, con interventi più razionali e moderni, molto viene fatto in cantina grazie a un impegno più consapevole delle barrique (p. 31). Un potencial vinícola en volumen y diversidad no siempre bien aprovechado en el curso de su historia más reciente pero que en la actualidad se encauza tanto para reforzar su carácter de gran productor como para elaborar vinos con grandes posibilidades en el mercado [...] Un logro alcanzado después de más de 20 años de trabajo [...] con un lento pero seguro recorrido que está permitiendo asentarse firmemente entre las nuevas zonas pujantes (p. 503). Para conseguirlo se ha aplicado a conciencia la premisa de que hay que valorar el terruño por la uva que produce pero que hay que aportar tecnología para lograr calidad (p. 508). 63

ƒ

Las reivindicaciones

Por los temas tratados y los comentarios, más o menos explícitos nos encontramos ante textos muy críticos, reivindicativos y, por tanto, polémicos.13 De este modo, hallamos una tipología textual no muy propia de las guías turísticas, que es la argumentativa: Un respeto, que estamos ante los mejores vinos del mundo, o al menos a mí me lo parece (es mentarlos y se me pone el cuerpo como si fuera día de cobro) y guárdenme el secreto porque ellos todavía no se han enterado [...] les invito a que se acerquen con el espíritu abierto y el corazón en la mano y se sumerjan en el carrusel de sensaciones que encierra una copa de amontillado (p. 70). Y por si esto fuera poco, aquí tienen otros dos vinos: Lágrima (vino obtenido de forma natural, sin prensar) y Pajarete (vino dulce natural). Un poco de sencillez les iría muy bien. Sobre todo si algún día se plantean que lo mejor para el consumidor es facilitarle las cosas (p. 91). La distancia respecto a las demás zonas vinícolas gallegas sigue siendo abismal, en gran medida por las actitudes rutinarias de muchos de los cosecheros, de avanzada edad [...] Falta, en suma, pasión por la tierra y afán de emprender proyectos provistos de un sello cultural y una impronta romántica, como los de Verino (p. 565).

La guía italiana, en cambio, es más neutra. Se limita a la descripción y en todo caso, más que criticar, ensalza: La Val Trebbia, la val Nure e la val d’Arda: le valli piacentine sono capostipiti di un vino rosso frizzante e vivace a denominazione di origine controllata [...] non mancano come da tradizione i bianchi frizzanti soprattutto a base di malvasia, anche nella versione spumante La strada dei castelli Si parte dalla verde pianura attraversata dal Po per risalire, verso l’Appenino, lungo le quattro valli solcate dal Tidone, dal Trebbia, dal Nure e dall’Arda (p. 345).

«Casi todos los países que venden o comercializan sus productos y servicios en el extranjero buscan y utilizan el recurso de identificar dichos productos y servicios con una imagen específica» (Fuentes Luque, 2005). Existe un estereotipo de la España turística romántica, mediterránea y cálida, pero ¿se transmiten estereotipos en nuestras guías? Mas bien todo lo contrario, como veremos más adelante. 13 Como ilustraremos más adelante, a pesar de que cada región tiene un autor distinto, se mantiene un estilo muy subjetivo y crítico con las instituciones.

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Se mantiene a lo largo de la obra, un tono evaluativo, con pretensiones pseudo-literarias. La GE es muy reivindicativa y crítica con ciertas situaciones, así por ejemplo, en la ruta D.O. Jerez-Xérez-Sherry y Manzanilla de Sanlúcar, uno de los parágrafos reza así: ¿Y el consejo regulador? Bien, gracias. A su ser, que es como decir vaya usted a saber, porque, a pesar de los cambios, por encima de las esperanzas creadas, mantiene su secular tendencia a prestar más atención a su propio ombligo que a lo que sucede a su alrededor (p. 71).

Notamos, además, críticas más o menos veladas y reivindicaciones de modernidad que parecen dirigidas a los productores. Así por ejemplo, hablando de los vinos de Monterrei, leemos: [...] falta en suma, pasión por la tierra y afán de emprender proyectos provistos de un sello cultural y una impronta romántica (p. 565).

Y más adelante, esta ideologización la hallamos también en la descripción artística de Monterrei: [...] su recinto murado contiene un hospital de peregrinos (1391) de rica portada con Pantocrator y Tetramorfos, que ha recuperado su cometido como albergue, aunque fue gravísimo sacrilegio el asfaltado con hormigón de la calzada medieval que a él conducía (p. 569).

Análisis lingüístico En las guías turísticas, en general, es dominante la función informativa. Las dos que analizamos aquí interpretan para el lector, seleccionan información y tratan de hacerla accesible al lector, como la mayoría de las guías, pero como ya hemos anticipado, en esta transmisión, la española es muy subjetiva e ideologizada, la italiana, en cambio, posee más características del libro de consulta: Antica Trattoria, piazza Arnolfo 23, tel. 0577923747. Chiuso martedì. In questo accogliente locale in Colle Bassa, si trovano i sapori della Toscana autentica, proposti con grande professionalità. Curata cantina con ampia carta dei vini e dei distillati, frutto di un’attenta ricerca. Prezzi alti (p. 326).

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En nuestras guías también está presente la función persuasiva, centrada en la fuerza de seducción del lugar turístico, como en el párrafo que acabamos de ver, a través de adjetivos ponderativos («accogliente locale», «la Toscana autentica», «grande professionalità», «attenta ricerca»). De todas formas, también en la española se halla presente la función persuasiva: Un respeto, que estamos ante los mejores vinos del mundo, o al menos a mí me lo parece (es mentarlos y se me pone el cuerpo como si fuera día de cobro) y guárdenme el secreto porque ellos todavía no se han enterado [...] les invito a que se acerquen con el espíritu abierto y el corazón en la mano y se sumerjan en el carrusel de sensaciones que encierra una copa de amontillado (p. 70).

Como ya se ha observado, desde el punto de vista de su función, las guías responden a una instancia cognoscitiva, puesto que constituyen la principal fuente de información para el turista; pero cumplen, al mismo tiempo, una misión directiva o instructiva, que queda patente en la misma denominación de ‘guía’. Esta característica instructiva se refleja, por ejemplo, en formas lingüísticas exhortativas e imperativas, que en nuestras guías se hallan sobre todo en la información sobre la ruta y no en la descripción del vino o del territorio. No obstante, hay que seguir el camino. Para ello hay que tomar la carretera A 480 que lleva a Chipiona» (p. 86). Tavernelle era l’antica Tabernulae, stazione sul percorso tra Firenze e Roma. Va visitata (p. 305). Per sapere cosa avvenne in quell’occasione bisogna andare a Canelli il terzo weekend di giugno (p. 72).

Las formas exhortativas se encuentran sobre todo en forma de sugerencia, especialmente en la italiana: In città valgono sicuramente una visita anche la settecentesca chiesa di San Rocco, uno degli esempi, più eleganti di barocco (p. 71).

Tipología textual Las guías turísticas se caracterizan por un estilo descriptivo, objetivo e impersonal, que puede llegar a ser académico y erudito. Por otra parte, se observa la tendencia a encarrilar la visión del turista a través de itinerarios 66

preconfeccionados y opiniones estéticas presentados de forma eminentemente asertiva. Así por ejemplo, los textos dedicados a la arquitectura son sobre todo descriptivos, tanto en la española como en la italiana: Dal punto di vista architettonico, la città accoglie il visitatore con l’acquedotto duecentesco, costituito da 21 arcate ogivali, che chiudono la centrale piazza Garibaldi e terminano con la fontana del Vecchio (XV sec.). Notevole è anche il complesso formato dall’unione del palazzo e della chiesa dell’Annunziata; il palazzo è anche sede di un Auditorium e del museo civico, dove è sposta una parte del tesoro della cattedrale (p. 454). A la izquierda se topará con la casa de la Tercia, del siglo XV y en estilo gótico, que alberga en su fachada un escudo de armas que contiene los apellidos de los ochenta caballeros conquistadores de Jumilla. Y un poco más allá llegará al conjunto de la plaza (p. 657).

Las características formales del género son, por ejemplo, el uso de la tercera persona y la modalidad descriptivo-prescriptiva. Sin embargo, como veremos más adelante, estas características se adaptan bastante bien a la guía italiana, pero no a la española. Podemos decir que estas guías cumplen las convenciones textuales del texto turístico, pues son una mezcla de información y persuasión por un lado y de objetividad y publicidad por otro. Parecen ser, en suma, propagandísticos, dado que su sentido final es el consumo.14 Encontramos también numerosos ejemplos de narración, con las características típicas de esta forma textual en la española, pero no en la italiana, donde la narración es prácticamente inexistente: Su origen –aventuramos– procede de que los golosos isleños, de una y otras localidades amén de la capital, se desplazaban a distintos pagos alentados por los sesudos comentarios del amigo, que siempre estaba dispuesto a revelar el más escondido paraje donde en una ‘nada sospechosa’ vivienda rural, un ‘don’, vendía en garrafas su vino. Y mientras se cataba y se volvía a catar el violáceo tinto o turbio blanco, el excitado parroquiano, azuzado por los efluvios del cercano caldero familiar, imploraba al ‘don’ la tan reparadora tapita (p. 198).

14 Por este motivo sorprende tanto que esta guía sea crítica, que haga notar al lector aspectos negativos de la ruta.

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Sintaxis. Morfología. Léxico ƒ

Las aposiciones epitéticas

En la guía española, cada capítulo está dedicado a una comunidad autónoma; éste comienza con el nombre de la comunidad seguido de una frase nominal en función de aposición con valor explicativo o epitético («Andalucía, en la encrucijada», «Cataluña, las mil caras del Mediterráneo», «Galicia, asomados al Atlántico», «Madrid, consolidación», «País vasco, disfrutando la diferencia... »). También en los capítulos de la italiana el título está constituido por el nombre de la región con un sintagma nominal apositivo, pero a diferencia de la española, éstos sirven sólo para situar las diferentes zonas vinícolas de la región. Así por ejemplo: «Emilia Romagna, dai colli emiliani al mare Adriatico», «1 I vini delle valli piacentine», «2 Le terre dei Lambruschi», «3 La Romagna del Sangiovese e dell’Albana». Esta aposición funciona como un eslogan, y como en el lenguaje publicitario, parece tener función persuasiva, sobre todo en la española. ƒ

Posición del adjetivo y formas del superlativo

El uso del superlativo y la posición del adjetivo se utilizan con finalidad persuasiva. En las descripciones turísticas abundan, además, las formas apreciativas, afectivas e hiperbólicas, que se insinúan en todo tipo de discurso. Se trata, de nuevo, de procedimientos característicos del lenguaje publicitario y promocional. En nuestras guías hay abundancia de adjetivos calificativos con valor ponderativo, en posición sobre todo epitética: «suggestivo paesaggio» (p. 32), «graziosi paesi» (p. 33), «imponente fortaleza» (p. 562). También los adjetivos clasificativos adquieren valor epitético al colocarse en posición prepuesta: «si parte dalla verde pianura» (p. 242), «precisa geometria» (p. 243), «dolci declivi» (p. 243), «minúscula porción de su casco antiguo» (p. 599), «amplias llanuras» (p. 562). Hallamos además adjetivos valorativos prenominales: «preciosa bodega vía romana» (p. 599), «l’interno ospita l’interessantissimo museo dell’arredamento» (p. 18). En el lenguaje común los adjetivos clasificativos suelen ocupar la posición predicativa y postnominal, en cambio lo más frecuente en las guías, quizás debido también a la falta de verbos, es la posición antepuesta al sustantivo. Por otra parte, el superlativo relativo es uno de los recursos más empleados. Suele llevar un complemento que establece con exactitud la superioridad dentro de un ámbito determinado: 68

fra i più importanti e i più prodotti dell’Emilia (p. 242), vanta le più antiche testimoniaza di insediamento umano (p. 248).

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Tiempos verbales

En las descripciones, como era de esperar, predomina el presente de indicativo, pero como ya hemos dicho en la española, hay una parte dedicada a la historia vitivinícola en la que predominan los tiempos de la narración y al hacerse continuas referencias a los cambios históricos producidos en cada zona, se usa mucho también el pretérito perfecto y de nuevo el presente de indicativo con función narrativa. En la italiana predomina el presente para la descripción y el indefinido (passato remoto) para situar eventos en el pasado: Il castello di Albinea. La strada verso est per Scandiano passa attraverso l’abitato di Albinea. Una deviazione sulla sinistra conduce al vecchio castello, oggi proprietà privata; splendidamente conservato, appartenente al vescovo di Reggio nell’XI secolo e fu rafforzato con baluardi nel XVI secolo (p. 251).

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Persona verbal y deíxis

En las guías turísticas, en general, se prefieren las formas impersonales, sin embargo en la GE se usa muchísimo la primera persona del plural, a menudo combinada con la tercera del singular. No hemos hallado, en cambio, ningún ejemplo de este tipo en la italiana. La primera persona del plural (el 'nosotros inclusivo') se usa mucho en las descripciones de itinerarios, pues da la ilusión a quien lee de encontrarse ya en el destino turístico. Desde este punto nos introducimos por la parroquia de A Cova [...] y asomándonos al mirador [...] Desde la orilla contraria se prolonga hacia nosotros [...] A continuación nos encontramos con la iglesia de San Martiño (p. 569).

Es frecuente también la 1a persona de plural con valor mayestático. Así por ejemplo, en este párrafo está claro que la 1a persona de plural no se refiere también al lector, pues más adelante se refiere a él con el apelativo de «amante del turismo». [...] concentraremos las propuestas de viaje en las zonas donde se concentren elementos de mayor interés para los amantes del turismo enológico (p. 381).

Por otra parte, como ya se ha señalado en más de una ocasión, la despersonalización del discurso es característica de las guías turísticas, que suelen describir lugares e itinerarios en 3ª persona, para conseguir la mayor 69

objetividad: con construcciones impersonales que expresan obligación, necesidad, consejo, etc. (hay que, se necesita, es recomendable, merece la pena, vale la pena, se recomienda, 'o mejor es, es obligado, etc.): Al regresar a Fión es aconsejable proseguir a Chantada (p. 597). Giunti a Trento vale la pena di trascorrere un giorno di sosta passeggiando per il centro nelle strade (p. 185). Da non mancare a fine giugno e inizio luglio di ogni anno (p. 271).

La impersonalización también se nota en la falta de verbos conjugados y en la utilización de sustantivos deverbales y formas nominales verbales (infinitivo, gerundio y participio): Castelvetro di Modena. Lasciandosi alle spalle il palazzo, attraverso via Battisti, si giunge a Piazza Grande. Il cuore della città ospita, oltre al Palazzo comunale con la cinquecentesca torre dell’Orologio, anche lo splendido duomo romanico (eretto a partire dal 1099) con la facciata decorata dalle suggestive figure dello scultore Wiligelmo. La torre del campanile, detta ‘della Ghirlandina’ venne edificata insieme alla chiesa, ma terminata con cuspide gotica. Proseguendo lungo la via Emilia... (p. 262). Sanlúcar de Barrameda es una ciudad para una estancia larga, una ciudad para disfrutar de su clima, de sus playas, de sus vinos, para disfrutar de su alegría. No obstante hay que seguir el camino. Para ello hay que tomar la carretera A 480 que lleva a Chipiona [...] dejando a la izquierda alguna huertas y bastantes invernaderos (p. 86)

En la italiana se usa sobre todo la tercera persona en las descripciones y la tercera persona medio pasiva, pero cuando se apela directamente al lector (en contadísimas ocasiones) se hace en tercera de singular (usted). En la GI hemos hallado una sola apelación directa al lector: Fra le chiese non si perda Santa Maria infraportas (p. 355).

También se apela al lector con una fórmula de cortesía (ustedes) en la española, sobre todo cuando el texto tiene función persuasiva: Un respeto, que estamos ante los mejores vinos del mundo, o al menos a mí me lo parece (es mentarlos y se me pone el cuerpo como si fuera día de cobro) y guárdenme el secreto porque ellos todavía no se han enterado [...] les invito a que se acerquen con el espíritu abierto y el corazón en la mano y se sumerjan en el carrusel de sensaciones que encierra una copa de amontillado (p. 70). 70

En el uso de la tercera persona se observa el uso de sustantivos para referirse al lector-viajero, en mayor medida en la española que en la italiana: Puede el viajero adentrarse [...] elementos de mayor interés para los amantes del turismo enológico (p. 510). [...] meta obbligata per gli appassionati (p. 245).

La comunicación turística que se desarrolla antes del viaje tiene como finalidad la creación de un escenario simbólico en el que se sitúa al interlocutor, como es evidente sobre todo en los textos promocionales (publicidad o folletos, por ejemplo), pero también en las guías. En esto resulta fundamental el uso de las formas locativas, así por ejemplo, el uso del deíctico 'aquí', en combinación con el 'tú' o con el 'nosotros' participativo, proyecta al destinatario directamente en el espacio turístico. De todas formas, el uso de 'aquí' es frecuente en todo tipo de textos, junto con un amplio repertorio de preposiciones, adverbios y otras expresiones locativas, de las que se encuentran abundantes ejemplos en los fragmentos anteriormente citados. En la GI, al utilizarse preferentemente formas impersonales, la perspectiva (el punto de vista físico) resulta neutra e impersonal. Como consecuencia, el punto de vista físico, el protagonista, es el territorio, lo que resulta evidente en un párrafo como el siguiente: un vino e un castello faranno infine da capolinea [...] Un itinerario lungo le vie dei Colli Piacentini non poteva che prendere il via dalla ‘capitale’, la Placentia avamposto romano, posta sulla riva del Po, al capolinea della via Emilia. La posizione strategica, como fulcro delle vie di comunicazione che coinvolgono, almeno quattro regioni (p. 243).

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Léxico

Se hace abundante uso de verbos espaciales y de movimiento (desplazarse, entrar, salir; risalire, addentrarsi, uscire, entrare, etc.) en la descripción de la ruta y el territorio y en las instrucciones sobre la ruta e itinerarios. • Hay gran cantidad de verbos locativos: (en la descripción de monumentos, obras de arte y otros lugares para visitar): emplazar, asentar, estar, hallarse, colocar, etc. • Numerosísimos son también los verbos de percepción física y sensorial: deleitarse, contemplar, saborear, gustar, degustar, experimentar, probar, etc., que encontramos sobre todo en los textos con valor persuasivo y en las descripciones del vino. 71

• •



Términos artísticos y elementos arquitectónicos en la descripción del itinerario artístico: Pantocrator y Tetramorfos, arcate a sesto acuto. Cifras (horarios de apertura y cierre de museos, bodegas, restaurantes...; distancias, números de carreteras, alturas y dimensiones de edificios). Como ha sido notado en numerosas ocasiones, el lenguaje del turismo está muy influenciado por la lengua inglesa, sin embargo en los dos textos analizados hallamos sólo el neologismo hobby en la italiana, no encontramos ningún otro préstamo ni en la descripción del itinerario, ni de las ciudades y aún menos en la de los vinos.

Conclusiones La guía española refleja el clima que se vive en España con respecto a la cultura del vino: se lucha contra una concepción del vino antigua y se trata de crear un nuevo producto turístico. De la lectura de la Guía italiana, en cambio, se deduce que en Italia este sector lleva más años dedicado a educar al usuario en estas cuestiones. La española invita a descubrir un nuevo mundo, que presenta como una actividad que empieza a desarrollarse. Con respecto al análisis lingüístico, la italiana es más impersonal y neutra, menos reivindicativa y crítica, y más ponderativa, resultando de este modo más persuasiva a la realización del viaje por parte del lector. El registro es más alto en la italiana que en la española. En la española se usan numerosos coloquialismos, produciendo de este modo un tono más informal que la italiana. La española es más equilibrada en cuanto a proporción de información (vino, turismo cultural, dónde dormir, comprar o comer). La italiana dedica mucho más espacio que la española a la descripción de los vinos y dónde comprarlos.

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UN CENSIMENTO DEI DIZIONARI SPAGNOLI DI AMBITO TURISTICO Francesca Dalle Pezze e Renzo Miotti Università di Verona

Introduzione Benché gli studi sulla lessicografia specialistica stiano conoscendo un momento di auge, non è stata effettuata, a tutt’oggi, una ricognizione dei repertori lessicografici dedicati alla terminologia turistica in Spagna. I motivi sono noti a tutti e hanno a che fare con la recentissima tradizione di studi in quest’ambito, che motiva l’altrettanto recente e non ancora cospicua produzione editoriale (al contrario, la produzione dedicata sia alla riflessione metalinguistica che ad ambiti interdisciplinari attinenti – sociologia, psicologia e antropologia – è sempre più abbondante). Ciò che ci proponiamo in questa sede è una prima esplorazione, che non pretende certo d’esser esaustiva, di quanto è stato prodotto sinora in questo campo, sia su supporto cartaceo che elettronico. Il nostro corpus prende in considerazione non solo repertori monolingui, ma anche bilingui (sia mono che bidirezionali), che, per la natura stessa dell’ambito tematico, possono estendersi a settori e sottosettori affini (nel nostro caso, ocio e hostelería). Infatti, è invalso tra gli specialisti parlare di ‘turismi’ al plurale (cfr. Orte Bermúdez, 1997: 17-19; Calvi, 2000). Pertanto, un criterio-guida di base per la selezione del corpus è che nel titolo compaia la dicitura ‘turismo’. Di conseguenza, non figureranno nel corpus dizionari e glossari che, pur rientrando nella vasta accezione di “turismo”, non esplicitino la suddetta dicitura.

Panorama delle opere lessicografiche turistiche Panorama diacronico Come detto, lo sviluppo degli studi sulla terminologia turistica e, pertanto, la pubblicazione di repertori lessicografici specialistici è un fenomeno recente 73

in tutti i Paesi. Il panorama appare tuttavia diversificato se consideriamo le singole realtà nazionali. Da questo punto di vista, la Spagna s’inserisce relativamente tardi, se comparata con Paesi della stessa area linguistica, come il Messico, o d’altre aree linguistiche romanze, come quella francofona. Nel primo caso, possiamo citare un Diccionario general de turismo di Novo Valencia,1 risalente al 1977 (México, Editorial Diana); per l’area francofona, riportiamo un Dictionnaire international du tourisme, edito nel 1953 a Monaco dall’Académie Internationale du Tourisme. Per la Spagna, il lasso temporale è molto ristretto: il primo dizionario con pretese di sistematicità, pur non d’esaustività, è il Diccionario de turismo di Montaner Montejano, Antich Corgos e Arcarons Simón, pubblicato a Madrid nel 1998 (che trova posto, naturalmente, nel nostro corpus). Il dato (che si tratti cioè del primo dizionario con pretese di sistematicità) è nella consapevolezza degli stessi autori, che così esordiscono nella Introducción: El mundo universitario español comienza a disponer de una aceptable bibliografía de libros de texto sobre turismo. No obstante, carecía de un diccionario multidisciplinar en lengua española que englobase los conceptos más usuales que se emplean en la vida profesional, académica, política, económica, social y cultural. [...] Intentamos que la obra sea una primera aportación para cubrir un vacío existente en este terreno (1998: 5).

Questa situazione contrasta con quella relativa ad altri ambiti specialistici, come quello delle Scienze economiche, che contano su un patrimonio editoriale più consistente, già a partire dalla fine degli anni 80 (Gómez de Enterría, 1996: 110).

Panorama sincronico Per quanto riguarda le componenti tematiche riflesse nei repertori turistici spagnoli che consideriamo, vale quanto osservato da Calvi (2006: 56): El léxico del turismo refleja la variedad de los sectores profesionales relacionados con la industria de la hospitalidad y la heterogeneidad de los componentes temáticos implicados en la descripción del producto turistico.

1 L’opera contiene 3000 tecnicismi relativi alle agenzie di viaggio, terminologia del trasporto aereo, ferroviario, marittimo e automobilistico, informazioni sulle compagnie di trasporto e di turismo più importanti del mondo, i nomi degli aeroporti internazionali e delle pubblicazioni turistiche.

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Ci sembra di poter dire che la tendenza riscontrabile in questi ultimissimi anni sia quella di dar vita a repertori iperspecializzati nei diversi sottosettori che stanno alla base dell’eterogeneità che è caratteristica definitoria, come la citazione appena riportata lascia ben in chiaro, del linguaggio del turismo. A testimonianza di questa tendenza possiamo citare due recentissimi glossari, dedicati rispettivamente al lessico specialistico del turismo culturale (Gestión del partimonio cultural, español-inglés, inglés-español, di Abejón Peña e Tundidor, 2009) e a quello della gestione del turismo gastronomico (Gestión del turismo gastronómico español-inglés, inglés-español, di Navarro, 2009). Mancano però, a tutt’oggi, opere pubblicate dedicate esclusivamente alla normativa turistica, nonostante questa sia parte importante e fondamentale del linguaggio e del lessico del turismo, in quanto, come afferma Calvi (2006: 58), «el valor terminológico de algunos vocablos queda establecido en la legislación pertinente». A questo proposito, va detto che, di fatto, la terminologia della normativa turistica non è assente dai dizionari turistici, in quanto questi, o la maggior parte, prevedono, tra gli altri, il campo semantico del diritto. Tuttavia, ci sentiamo di dover sottolineare almeno due aspetti. Innanzitutto, l’abbondante e continua produzione di testi normativi d’ambito turistico in Spagna2 produce indubbiamente un ragguardevole corpus terminologico che, tuttavia, non trova necessariamente riscontro nei dizionari che stiamo considerando; parimenti, l’abbondante produzione di testi normativi d’ambito turistico in Spagna è all’origine d’una cospicua variazione sinonimica di cui i dizionari non sempre rendon conto. Vediamo d’esemplificare quanto detto: da una parte, abbiamo constatato che alcuni termini rilevati da un sommario spoglio del database del progetto non compaiono mai o quasi mai lemmatizzati nei dizionari da noi considerati; dall’altra, l’assenza di varianti sinonimiche, per quanto riguarda alcuni lemmi, rende incompleta l’informazione già presente nei dizionari. Vediamo ora alcuni esempi concreti. Caso a): destino turístico integral inspección turística

LEY DE ORDENACIÓN DEL TURISMO ANDALUCÍA Ley 6/1992, de 15 de junio, de disciplina turística Ley 9/1997 de ordenación del turismo en Galicia

DE

2 Si vedano, ad esempio, i circa 200 documenti presenti nel database elaborato nell’ambito del Programma di ricerca di Rilevante Interesse Nazionale (PRIN 2007, prot. 2007ASKNML), Il linguaggio della comunicazione turistica spagnolo-italiano. Aspetti lessicali, pragmatici e interculturali, coordinato dalla prof.ssa Maria Vittoria Calvi (Università di Milano).

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denominación geoturística

Fiesta de Interés Turístico Regional

Ley 9/1997 de ordenación del turismo en Galicia Ley 11/1997 de 12 de diciembre de turismo de la región de Murcia Ley 11/1997 de 12 de diciembre de turismo de la región de Murcia

Caso b): DB Prin plaza alojativa (Decreto 10/2001 del 22 de enero por el que se regulan los estándares turísticos) denegación de embarque (Condiciones generales de transporte IBERIA) campamento de turismo (Ley de ordenacion del turismo en la comunidad autonoma de Canarias, 1995)

Dizionari corpus plaza hotelera (Alcaraz Varó)3

overbooking (Aragón, Montaner) 4 sobrecontratación (Aragón, Montaner; Alcaraz Varó: – [hotelera]) camping (Aragón; Alcaraz Varó, Montaner: cámping)

Il corpus Come abbiamo detto all’inizio, scopo di questa presentazione è un primo e provvisorio censimento (le circostanze infatti ci consentono solo un’analisi a maglia larga) dei dizionari dedicati alla terminologia turistica in Spagna. Prenderemo in considerazione i seguenti aspetti: 1) Settori o sottosettori che appaiono dichiarati nel titolo; 2) numero di lingue (mono-, bi-, multilingui, oppure monolingui con equivalenze); 2a) direzionalità: mono- o bi- (per i bi- e multilingui); 3) supporto: cartaceo o elettronico; 4) ambito di provenienza e tipo di formazione degli autori, qualora specificati; 5) caratteristiche dei destinatari, qualora specificate; 6) caratteristiche macrostrutturali; 7) caratteristiche microstrutturali; 3

In Alcaraz Varó compare solo plaza hotelera. Va tenuto presente, però, che la fonte da cui proviene il sinonimo è posteriore di un anno rispetto al dizionario. Non si può escludere che si tratti d’un neologismo, anche se non ci sentiamo di affermarlo con certezza, in assenza d’indagini più approfondite. 4 Rimanda a sobrecontratación.

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8) testi preliminari introduttivi; 9) eventuali appendici e/o apparati. Il nostro corpus di dizionari risulta così costituito (le opere sono presentate in ordine cronologico): Cartacei Montaner, J. / Antich, J. / Arcarons, R. (1998), Diccionario de turismo, Madrid, Síntesis. 415 pagg. Alcaraz Varó, E. et alii (2000), Diccionario de términos de turismo y ocio, Inglés-Español, Spanish-English, Barcelona, Ariel. 570 pagg. Felipe Gallego, J. / Peyrolón Melendo, R. (2004), Diccionario de hostelería, hotelería y turismo, restaurante y gastronomía, cafetería y bar, Madrid, Paraninfo. 880 pagg. Aragón, M. et alii (2009), Diccionario de términos del turismo, FrancésEspañol, Espagnol-Français, Barcelona, Ariel. 669 pagg. Abejón Peña, T. / Hernando Tundidor, M. S. (2009), Gestión del patrimonio cultural, español-inglés, inglés-español, en N. Gallardo San Salvador / J. Gómez de Enterría (eds.), Estudios de léxico especializado, Granada, Atrio. 88 pagg.5 Navarro, C. (2009) Gestión del turismo gastronómico español-inglés, inglésespañol, en N. Gallardo San Salvador / J. Gómez de Enterría (eds.), Estudios de léxico especializado, Granada, Atrio. 60 pagg. Elettronici Abejón, T. / Maldonado, Á. (successivo al 2004), Gestión del Patrimonio Cultural y del Turismo Cultural, ESLEE, . Marcos Collado, J. (u. agg.13/07/10), Glosario de turismo y hostelería, .

5 L’inserimento nel nostro corpus di questo glossario, in cui non compare esplicitamente la dicitura ‘turismo’, è giustificato dal fatto che il patrimonio cultural, come dichiarano le due autrici, è strettamente collegato all’ambito del turismo cultural, espressione che compare nel titolo del lavoro di cui il glossario è appendice: El léxico especializado del turismo cultural.

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Il censimento Dizionari cartacei •

Montaner, J. / Antich, J. / Arcarons, R. (1998), Diccionario de Turismo

1 Turismo

2 Mono-

2a --

3 C

4 --

5 Estudiantes, profesores, profesionales del sector, estudiosos

6*

7**

8***

9 --

*6. Contiene informazioni di carattere enciclopedico, come toponimi, nomi propri (per es. di compagnie aeree), divise nazionali, ecc. **7. Non presenta informazione grammaticale (solo lemma e definizione), né esempi, né marche d’uso diatecniche che indichino i sottosettori, nonostante siano dichiaratamente presenti, come si può leggere nella quarta di copertina: «este diccionario recoge las voces de todas las disciplinas que coinciden en esta área: leyes, geografía, historia, márketing, economía, sociología, etc.». Criteri grafici: i forestierismi sono in corsivo. ***8. Il dizionario è preceduto da una brevissima introduzione, che però non contiene informazioni sull’uso del dizionario o sulle sue caratteristiche. •

Alcaraz Varó, E. et alii (2000), Diccionario de términos de turismo y ocio, Inglés-Español, Spanish-English.

1 Turismo, ocio (in quarta di copertina specifica anche: viaje, restauración e alojamiento) 5 Profesionales de las industrias del ocio y del turismo, traductores

2 Bi-

6*

2a 3 Bi- (La bidirezionali- C tà non ha lo stesso peso: le due sezioni sono complementari)6 7** 8***

4 L’autore principale è traduttore/lessicografo. Già ordinario di Filología inglesa 9 Lenguas y países (xxi-xvi). Paesi, etnici, lingue. Solo in inglese, tranne i Paesi.

6 «En aras de la economía de espacio, no se han repetido muchas de las explicaciones contenidas en la primera parte. Esta es la razón por la que se recomienda examinar ambas secciones (inglés-español, español-inglés) cuando el sentido o el uso de la acepción estén incompletos o queden poco claros» (Alcaraz Varó et alii, 2000: ix).

78

*6. 8000 + 8000 entrate (dichiarate). Lemmatizza collocazioni e unità terminologiche sotto una voce principale (cfr. theme). L’impostazione è lessicografica, non terminologica; trattandosi d’un dizionario tradizionale, la scelta è giustificata (cfr. invece ESLEE, che è però un dizionario terminologico). Questa, d’altra parte, è un’importante innovazione apportata consapevolmente dagli autori, come si legge nell’introduzione (2000: viii): «otra innovación importante de este diccionario es la amplia lista de colocaciones». **7. Contiene esempi; marche d’uso subdiatecniche. Contiene altresì informazione grammaticale: nome (n), agg. (a), verbo (v), prefisso (pref). ***8. Ha una introducción (2000: vii-xx), il cui scopo è fornire non solo una guida all’uso del dizionario, ma introdurre una serie di novità nella classificazione della terminologia turistica. Queste novità si possono così riassumere: a) vengono offerti i principali campi semantici delle più significative unità lessicali (es.: catedral, castillo, ecc.; della prima vengono specificate, ad esempio: ábaco, nave lateral, altar, retablo); b) vengono inserite, nei vari articoli, liste di collocazioni, come già accennato. Un pregio del dizionario è l’aspetto tassonomico, già evidenziato da Calvi (2006: 56-57). In sintesi, gli autori distinguono quattro grandi settori all’interno dell’industria del turismo, che corrispondono alle sue principali finalità: 1) viaje y seguros, 2) alojamiento, 3) gastronomía, 4) recreo y las industrias del ocio, e i seguenti campi semantici relativi al turismo e al tempo libero: alojamiento, arte, arte/cultura, clima, deportes, derecho, espectáculos, gestión, juego, marketing, paisaje, restauración, seguros, viaje. •

Felipe Gallego, J. / Peyrolón Melendo, R. (2004), Diccionario de hostelería, hotelería y turismo, restaurante y gastronomía, cafetería y bar.

1 Hostelería, Hotelería y Turismo, Restaurante y Gastronomía, Cafetería y Bar 5 Profesionales, enseñantes y especialmente alumnos (instrumento didáctico)

2 Mono-

2a --

3 C

4 Consultor turístico internacional; Coordinador Técnico y Docente de Formación Profesional en Hostelería

6*

7**

8***

9 Appendice: Vocabulario relativo all’hostelería, in sei lingue europee (spagnolo, francese, italiano, inglese, tedesco, portoghese) e quattro regionali (castigliano, catalano, basco, galiziano).

*6. Contiene anche informazione enciclopedica relativa a: nomi di professionisti nel campo gastronomico (ristoratori), scrittori e giornalisti che si sono 79

occupati di gastronomia, Paradores, marche (di birre, liquori, vini, ecc.). L’impostazione è lessicografica, non terminologica. Il numero delle entrate si può stimare intorno a 12.500 (il calcolo è approssimativo, dato che gli autori non dichiarano il numero). **7. Non presenta informazioni grammaticali, né marche d’uso diatecniche, né esempi. ***8. Ha un prólogo non firmato dagli autori. •

1 Turismo

Aragón, M. et alii (2009), Diccionario de términos del turismo, Francés-Español, Espagnol-Français. 2 Bi-

5 Profesionales sector turístico y traducción; estudiantes de turismo

2a Bi-

3 C

6*

7**

4 Traductora de documentos turísticos de francés, especialista en lingüística y didáctica de la lengua francesa. Especialista en francés para fines específicos. Profesora de francés en cursos universitarios de turismo (Alicante). Traductora. 8*** 9 Appendice: paesi, etnici e lingue (nomenclatura bilingue).

*6. Come Alcaraz Varó, ha un’impostazione lessicografica di tipo tradizionale, in quanto lemmatizza le unità terminologiche sotto una voce principale (cfr. parque: parque temático, natural, infantil, zoológico). Numero delle entrate: 8000+8000 (il calcolo è approssimativo, dato che le autrici non dichiarano il numero). **7. Contiene informazione grammaticale (genere e numero), esempi, marche d’uso diatecniche. Gli esempi, come sostengono le autrici, non servono solo a risolvere ambiguità, ma anche «aportan contenidos culturales, en virtud de la finalidad pedagógica» del dizionario (xvi). ***8. Ha un prefacio non firmato dalle autrici e una presentación (ixxviii), il cui scopo è fornire una guida all’uso del dizionario e i criteri seguiti. Anche questo dizionario offre i principali campi semantici delle più significative unità lessicali (es.: catedral: nave lateral, altar, retablo, etc.) e una tassonomia molto simile a quella di Alcaraz Varó, maestro delle autrici, anche se non perfettamente coincidente. Esse distinguono i seguenti campi semantici: ámbito general (presente anche in Alcaraz Varó, come epígrafe), alojamiento, arte, clima, cultura, deportes, derecho, espectáculo, gestión, juego, márketing, restauración, salud, seguros, viaje. Un aspetto peculiare di questo dizionario, rispetto ai suoi “fratelli”, riguarda il trattamento dei prestiti o fore80

stierismi, per quanto concerne l’adattamento: a differenza degli altri dizionari, che si limitano a riportare inalterate le voci d’origine straniera – ci riferiamo in particolare agli anglicismi – il dizionario di Aragón, accanto alle forme inalterate, introduce delle proposte adattate: «como novedad del Diccionario de términos del turismo, destacaremos las recomendaciones oficiales realizadas tanto por la comisiones de terminología francesas como por la Real Academia Española en sustitución de dichos anglicismos» (xii). Tali proposte sono precedute dalla marca [recom.] e, per la parte spagnola, fanno la loro comparsa nelle equivalenze della parte francese. Es.: «fr. sommelier, ière f REST sommelier, sumiller [recom.]». •

Abejón Peña, T. / Hernando Tundidor, M. S. (2009), Gestión del patrimonio cultural, español-inglés, inglés-español.

1 Turismo cultural

2 Bi-

2a Bi-

3 C

4 Terminologhe (CSIC)

5 Traductores

6* ---

7** ---

8*** ---

9 ---

*6. L’impostazione è terminografica. Si tratta d’un glossario neologico, in quanto si limita ai neologismi. Dà spazio alle varianti diatopiche delle voci; queste sono lemmatizzate in entrate a sé stanti nella parte spagnolo-inglese, anche se solo come rimando. Per esempio, la voce turismo sostenible ha la sua equivalenza inglese e un rimando: la variante diatopica [AR] turismo sustentable. Pillaje ha la sua equivalenza inglese insieme a tre rimandi: un sinonimo (saqueo) e due varianti diatopiche [MEX] (robo hormiga, saqueo hormiga). Numero delle entrate: 600+300 (il calcolo è approssimativo, dato che le autrici non dichiarano il numero). **7. Fornisce informazione grammaticale: categoria grammaticale e genere. ***8. Ha un’ampia introduzione in cui: a) viene contestualizzata la gestione del patrimonio culturale nel più vasto ambito del turismo culturale; b) viene illustrato il corpus (1990-2008: testi specialistici su turismo culturale e gestione del patrimonio culturale; 2006: comunicati stampa su questi due ambiti pubblicati su stampa spagnola e internazionale in lingua spagnola; c) vengono esplicitati gli obiettivi: illustrare la variazione terminologica, la quale può essere sia diatopica sia sinonimica; quest’ultima dipende dalle diverse tipologie testuali del corpus; d) vengono illustrati i procedimenti di creazione neologica osservati nel vocabolario (studio squisitamente linguistico). •

Navarro, C. (2009), Gestión del turismo gastronómico español-inglés, inglés-español. 81

1 Turismo Gastr.

2 Bi-

2a Bi-

3 C

4 Terminologa

5 Mediadores lingüísticos

6*

7**

8***

9 -

*6. L’impostazione è terminografica. Si tratta di un glossario neologico: come quello di Abejón Peña e Hernando Tundidor, si limita ai neologismi. Contiene varianti diatopiche, ma solo nella parte inglese (britannico/statunitense). Le entrate sono 300+300 (il calcolo è approssimativo, dato che l’autrice non dichiara il numero). **7. Fornisce informazione grammaticale: categoria grammaticale e genere. ***8. Impostazione simile al precedente (entrambi sono collocati nello stesso volume). Si basa su corpora (1990-2007: manuali, monografie su processi di cucina, programmi di corsi universitari di gastronomia, tesi di dottorato, articoli di giornale). Dizionari elettronici Come sottolinea Gómez de Enterría (1996: 106), poiché l’offerta editoriale di repertori specialistici è molto ampia e diversificata, comprende sia opere lodevoli sia prodotti inconsistenti e privi di fondamento scientifico. Per quanto riguarda i repertori elettronici, in particolare, va detto, ancor prima di cominciare il censimento, che il ventaglio di glossari che offre attualmente Internet è apparentemente abbondante, ma si rivela piuttosto scarso ad un’analisi più approfondita. Del resto, questa situazione non è esclusiva della lingua spagnola, ma riguarda anche lingue molto più presenti in rete, come l’inglese (Tejedor Martínez, 2002). Accade, dunque, che sotto il comun denominatore dell’ordinamento alfabetico si trovino glossari di diversa natura: mentre alcuni sono frutto di scrupolosi progetti di ricerca concepiti da lessicografi o terminografi, altri non sono che agglomerati assai modesti di voci (probabilmente progetti abbandonati in itinere), molto spesso privi dell’autore o curatore della pagina, le cui definizioni talvolta sono riprese da dizionari cartacei o altri glossari, senza indicazione della fonte. •

Abejón, T. / Maldonado, Á. (successivo al 2004), Gestión del Patrimonio Cultural y del Turismo Cultural. ESLEE.

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Si tratta dell’“antenato” del glossario cartaceo Abejón Peña, T. / Hernando Tundidor, M. S. (2009), Gestión del patrimonio cultural, español-inglés, inglés-español. È il risultato del progetto di ricerca ESLEE (Estudios de los lenguajes especializados en español), finanziato dal Ministerio de Ciencia y Tecnología. 1 Patrimonio Cultural Turismo Cultural

5 Traductores e intérpretes (comunidad científica de lingüistas especializados en Terminología y en los Lenguajes de Especialidad), Mediadores lingüísticos (traductores, intérpretes, periodistas especializados, expertos en comunicación, etc.), Estudiantes de esta especialidad académica

2 Mono+ equiv. inglese

6*

2a 3 4 MonoE Terminologhe del (le informazioni CINDOC-CSIC nella microstruttura sono date solo per le voci in spagn.) 7** 8*** 9 ---

*6. L’impostazione è terminografica. Dà ampio spazio alla raccolta di varianti sinonimiche, in quanto elementi fondamentali nella costruzione della rete concettuale del settore. Contiene circa 300 entrate (calcolo approssimativo, dato che le autrici non dichiarano il numero). **7. Informazione grammaticale: categoria grammaticale, genere. ***8. Il Vocabolario è corredato da una pagina web che illustra il progetto di ricerca, di cui il glossario è frutto, e dalla cui lettura apprendiamo che si basa su un corpus testuale che comprende un’ampia tipologia testuale (articoli da riviste accademiche, monografie, normativa statale e delle Comunità Autonome, comunicazioni a congressi, testi creati da organizzazioni internazionali) e cronologica (1990-2004). •

Marcos Collado, J. (u. agg. 13/07/10) Glosario de turismo y hostelería.

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Si tratta di un glossario compreso in un portale di turismo y hostelería 7 (www.poraqui.net), coordinato dallo stesso Marcos Collado. 1 Turismo Hostelería (Diccionario de términos empleados en hoteles, restaurantes, agencias de viajes) 5 Profesionales y estudiantes de hostelería y turismo en España

2 Mono- + equiv. multi(però l’informazione non è sistematica) 6*

2a ---

3 E

4 Diplomado en Traducción e Interpretación y Técnico de Empresas y Actividades Turísticas. Postgrado en gestión y administración hotelera 7** 8*** 9 -----

*6. Dà spazio alle varianti sinonimiche (es: «bañero, Ver también: bañista, agüista, balneario, spa»). In realtà, a ben guardare, non si tratta solo di rimandi a varianti sinonimiche, ma anche a termini che entrano in relazione con il lemma nel campo semantico (es. spa è un edificio, una struttura in cui lavora il bañero, ma non è sinonimo di bañero). Indica i rimandi. 555 entrate dichiarate. **7. L’informazione grammaticale è limitata al genere. Non è tuttavia sistematica e sembra riservata alle voci problematiche, soprattutto d’origine straniera, per esempio «maître (m)». Per alcune voci dà, all’interno dell’articolo, il femminile corrispondente alla voce lemmatizzata al maschile; per es. bañero: «Persona que en los balnearios ayuda al agüista a tomar los baños y le aplica tratamientos termales. =El femenino es bañera». A volte indica la fonte della voce; per es. «maître, fuente: Diccionario de hostelería de Jesús Felipe» e l’equivalente in altre lingue (inglese, francese, tedesco), es. «maridaje, Ing. pairing, Fr. accord (m), Al. Mariage (f)». Per alcune voci indica anche la pronuncia, nonché le varianti. Alcuni esempi: «ACM [a-ze-éme]», «aparthotel [apartotél]», «fee [fi]», «merchandising [merchandáisin]», «Wi-Fi [uífi, uáifai]».

7 Tra i collaboratori: José Muñoz Lozano (responsabile del Departamento de Alojamiento del Centro Superior de Hostelería de Galicia); Jorge Gobbi (laureato in Ciencias de la Comunicación); Ernesto Ancel (professore di Ospitalità e Turismo alle Isole Canarie); Asier Baquero (direttore di hotel spagnolo in America Latina, Dmitry N. Shilnikov (autore del software Glossword per dizionari, glossari ed enciclopedie).

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Conclusioni Come abbiamo già avuto modo d’evidenziare all’inizio, l’ampiezza e la complessità dell’ambito del turismo, così come la varietà dei settori e sottosettori che in esso trovano espressione, si riflettono sull’eterogeneità e sulla diversa portata dei dizionari: la scelta dei settori da privilegiare, infatti, finisce col conferire un particolare taglio e una particolare personalità al dizionario stesso. I confini non sempre così netti, spesso sfumati, dell’ambito terminologico turistico conferiscono alle nomenclature, di necessità, un carattere aperto, come dimostrano i dizionari da noi presi in considerazione. Questo carattere aperto non si deve solo alla compresenza d’etichette di volta in volta diverse, accanto a quella fondamentale di “turismo”, ma anche a scelte personali degli autori, che possono privilegiare un taglio più o meno enciclopedico. Il carattere d’apertura, proprio delle nomenclature turistiche, unito alla continua evoluzione che il settore turistico – e quindi lo stesso linguaggio del turismo – sperimenta giorno dopo giorno, solleva il problema della necessità del continuo aggiornamento delle nomenclature stesse. Se consideriamo quest’aspetto dal punto di vista del dizionario come strumento di lavoro – e sappiamo quanto sia importante, sia per gli specialisti, sia a fini didattici – va da sé che il dizionario cartaceo – per sua natura chiuso – potrebbe rappresentare un limite, in quanto rischia d’esser soggetto a precoce invecchiamento e a rivelarsi presto inadeguato, se non proprio inutile, anche a poco tempo dalla sua pubblicazione, in quanto destinato a “congelare” uno stato di cose del passato (prossimo, ma, quando si tratta d’ambiti specialistici, sempre remoto) e rimanere, perciò, sempre sfasato rispetto al presente. La continua evoluzione del settore, invece, deve potersi avvalere di strumenti più agili e aggiornabili in tempi rapidi e senza eccessivi costi: il dizionario elettronico, da questo punto di vista, potrebbe essere il supporto ideale, proprio perché continuamente aggiornabile, data la sua struttura intrinsecamente aperta. Un altro aspetto di cui tener conto riguarda il limitato ventaglio delle lingue rappresentate nel corpus di dizionari – e, più in generale, implicitamente, nel mercato editoriale spagnolo – per quanto concerne la lessicografia specialistica bilingue d’ambito turistico. Le uniche lingue che trovano espressione sono infatti inglese e francese: stupisce l’assenza d’altre importanti lingue europee occidentali, tra cui l’italiano. Per concludere, riteniamo interessante indicare alcuni tipi d’informazione, già presenti in alcuni dei nostri dizionari, ma non in tutti, che, a nostro avviso 85

– se adeguatamente presi in considerazione, al di là della semplice definizione del lemma – potrebbero contribuire a rendere più utile e pratico un dizionario di turismo: • • • •

Variazione diatopica e sinonimica. Informazione grammaticale. Indicazione della pronuncia, soprattutto per i termini stranieri – moltissimi – e per sigle e acronimi (vedi Marcos Collado). Esempi (che devono esser sintetici, ma chiari e pertinenti).

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CREACIÓN NEOLÓGICA EN EL VOCABULARIO DE LA GESTIÓN DEL TURISMO GASTRONÓMICO Carmen Navarro Università di Verona

Introducción El desarrollo del turismo cultural1 y de los negocios ha significado un crecimiento de la oferta turística relacionada con la promoción de la gastronomía española como producto turístico. Un ejemplo es el proyecto Saborear España (2009), integrado por la Secretaría de Estado de Turismo junto a cinco Ayuntamientos, chefs de prestigio y la Federación Española de Hostelería. El objetivo principal de este proyecto conjunto es el lanzamiento de un Club de Producto que atraiga turistas hacia España, aprovechando la experiencia gastronómica, para conseguir diversificar y desestacionalizar la actividad, consolidando destinos de calidad. España recibió en el año 2008 cerca de 6 millones de turistas motivados exclusivamente por la gastronomía. Esta y otras iniciativas contemplan, asimismo, una importante labor de especialización del sector hostelero.2 De ahí que el objetivo de este trabajo sea describir los procesos neológicos detectados en el vocabulario terminológico de las áreas temáticas que comprende la Gestión del Turismo Gastronómico. El creciente interés que ha

1 Que la gastronomía es un producto turístico parece que todo el mundo lo tiene claro. Y para potenciar y promocionar este tipo de turismo el Ministerio de Industria, Turismo y Comercio, ha puesto en marcha el Club del Producto Saborear España. 2 La Asociación Saborear España está promovida conjuntamente por la FEHR y por la Asociación Española de Destinos para la promoción del turismo gastronómico en la que están representados cinco Ayuntamientos (Cambrils, Lanzarote, San Sebastián, Valladolid y Lleida), además de Eurotoques (Organización europea de cocineros, compuesta por los chefs de mayor prestigio, presidida en España por Pedro Subijana) y FACYRE (Asociación de Cocineros y Reposteros de España).

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despertado el turismo cultural3 y específicamente el gastronómico, en una gran parte del mercado turístico, constituye un momento idóneo para la creación de nuevas voces que se insertan en este vocabulario especializado. Aunque conviene recordar que la Gestión del Turismo Gastronómico encierra en sí diferentes ámbitos que componen un amplio y complejo sistema conceptual, que abarca desde la preelaboración y, por lo tanto, todo lo relativo a las técnicas de organización de una cocina (plonge,4 cuarto frío,5 recipiente con ultrasonidos); estructuración del personal en hostelería (entremetier, Jefe de partida, sous-chef o segundo de cocina, correturno, etc.) y los sistemas de trabajo (marcha adelante, cadena caliente, cadena fría, cadena mixta, cadena de vacío, etc.). Asimismo contempla el servicio de mesa (mise en place / débarasser, relevé de cocina,6 marcar cubiertos, marcar platos, desbarasado de platos, etc.); los utensilios de trabajo y maquinarias, como, por ejemplo, los aparatos de cocción (rotovapor, cocina de inducción, cocción por tunel, etc.) y equipos de conservación (abatidor de temperatura), etc. Sin olvidar todo lo referente a la materias primas, y a las técnicas de elaboración que pueden ser, a su vez: técnicas de preparación de los alimentos (mineralización, retrodestilación, reforzar, rehidratar, aspicar, bridar, mechar, etc.), técnicas de cocción (cocinado por expansión, faisandage, blanquear, etc.), técnicas de conservación y preparaciones básicas, etc.7 De ahí que también constatemos algunas diferencias en los procesos neológicos a partir de los que se constituyen los nuevos vocabularios de estas áreas temáticas, condicionadas poderosamente por los especialistas que los acuñan y por los mediadores lingüísticos y los usuarios que los divulgan. Sin duda, las áreas donde se han producido procesos neológicos de mayor relevancia son los relativas a las técnicas de elaboración, utensilios y aparatos de cocina, debido al nuevo escenario gastronómico de la cocina de autor, donde el aporte creativo y la experimentación son fundamentales, lo que ha 3

El Turismo Cultural cuenta con su propio número de código UNESCO (5312.90). Cabe recordar también que la UNESCO ha definido la gastronomía como parte integrante del patrimonio cultural inmaterial de un país. 4 Es el departamento que se dedica a la limpieza de la ‘batería de cocina’ y debe tener comunicación con la ‘cocina caliente’, pero tendrá su propia zona de trabajo dotada de grandes pilas profundas y resistentes de acero inoxidable, mesas de apoyo y estanterías para ir almacenando el material limpio. 5 El ‘cuarto frío’ es el lugar determinado para la manipulación de productos frescos y productos no elaborados. También es uno de los lugares de recepción de mercancías para que posteriormente sean ordenadas en las distintas neveras. 6 Galicismo con que se denomina el impreso que refleja el inventario diario de los artículos o géneros que hay en la cocina. 7 Otra área es la relativa a la normativa que genera este ámbito sobre los peligros vinculados con las personas, constitución de un equipo, limpieza de los locales y equipos, control y conservación de los alimentos, etc.

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supuesto la aparición de numerosa literatura que los especialistas emplean para transmitir los nuevos conceptos gastronómicos, en muchas ocasiones estrechamente relacionados con otros campos de especialidad como la química y la física.

Corpus Textual El criterio principal utilizado en la selección de textos que acoge nuestro corpus ha sido el de recopilar documentos de diferentes géneros textuales, con la finalidad de contar con una tipología de documentos amplia y representativa del discurso especializado que nos ocupa y que constituyen una fuente valiosa de datos con la que hemos podido llevar a cabo la descripción del vocabulario de la Gestión del Turismo Gastronómico. Es por esto por lo que el corpus acotado está formado por documentos de promoción, como los folletos turísticos; manuales y monografías sobre gestión de restaurantes y procesos de cocina; programas de cursos universitarios de gestión del turismo gastronómico; administración turística y hostelería; tesis doctorales, recetas y artículos periodísticos sobre gastronomía. Sobre este último género textual hemos recogido prensa digital (ABC, El Correo Digital, Hola, etc.) desde octubre de 2005 hasta el 31 de abril de 2008, además de todos los textos relativos a esta temática publicados por El País, desde 2000 hasta el 31 de diciembre de 2007. Se han recogido también las páginas digitales de cocineros prestigiosos como Juan Mari Arzak, Pedro Subijana, Ferran Adrià, Sergi Arola, etc. en las que, además de recetas, se recogen programas de cursos de cocina, artículos, etc. Gracias a este mosaico textual, el corpus se nos presenta como el más idóneo para aportar los datos novedosos que proporciona la comunicación entre especialistas y no especialistas dentro de un ámbito de especialidad de fuerte impacto social. Es evidente que los textos analizados aparecen ante nosotros como un medio privilegiado para poder observar el funcionamiento del nuevo vocabulario, en cuyo seno se produce el intercambio de informaciones más novedoso del turismo gastronómico. Estos mismos textos los emplean los especialistas para transmitir los nuevos conceptos, lo que nos permite observar los procedimientos de creación léxica, que con mayor o menor productividad, han supuesto el enriquecimiento de los vocabularios de especialidad a lo largo del siglo XX y XXI. El vocabulario de la Gestión del Turismo Gastronómico nos ofrece un rico caudal léxico que hemos clasificado, a partir de nuestro corpus, en cuatro grandes grupos:

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• el ámbito de la cocina, es decir, utensilios, equipos básicos de puesta a punto, equipos básicos de conservación; • el ámbito de la gestión (personal hostelero y los sistemas de trabajo); • el ámbito referente a las materias primas, que en estos últimos años ha producido neología, gracias a la introducción de nuevos ingredientes en la cocina española (agar agar, kuzu, lechuga de mar, paksoi / pak-choi, etc. (Navarro, 2009: 415-417); • los términos relativos a las técnicas de elaboración de las materias primas. Pero, sobre todo, la nomenclatura novedosa en este ámbito temático se debe a la aplicación de la ciencia a la práctica culinaria y, más generalmente, al fenómeno gastronómico. Para la identificación del neologismo hemos utilizado el Diccionario del español actual (Seco y otros, 1999) y la Vigésima segunda edición del Diccionario de la lengua española (2001), además hemos contado con vocabularios especializados de reciente publicación8 y con glosarios terminológicos electrónicos.

Procedimientos de creación léxica En el vocabulario de este ámbito temático se hacen patentes los diversos procesos lexicogenéticos de los que dispone la lengua como son la sufijación, las formaciones parasintéticas, la prefijación, la composición, el préstamo y el calco. Pero junto con los procedimientos tradicionales de creación neológica, tan recurrentes hoy para la formación de las terminologías especializadas y para la creación léxica en la lengua común más reciente, también están presentes aquí otros procedimientos de creación neológica, entre los que ocupan un lugar destacado las voces que han sido formadas gracias a los procedimientos de neología semántica, es decir, cuando se crea una palabra nueva a partir de otra ya existente en la lengua (Mortureux, 1997: 117). En el vocabulario del Turismo Gastronómico la puesta en práctica de este procedimiento se muestra

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Otras obras lexicográficas de referencia: Vivancos (2003), Diccionario de alimentación, gastronomía y enología española y latinoamericana; Méndez-Trelles (2005), Diccionario de gastronomía y hostelería: inglés/ español-español-inglés; Diccionario de nutrición y alimentos (1994); Alicia et el Bulli taller (2006), Léxico científico gastronómico: las claves para entender la cocina de hoy.

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con frecuencia a partir del lenguaje figurado y especialmente con las acuñaciones de carácter metafórico. En este vocabulario hemos valorado también la productividad a la que el neologismo puede dar lugar cuando aparece a través de toda una serie léxica formada por las unidades terminológicas que la integran (Gallardo, Gómez de Enterría, 2009: 138), ya sean unidades monoléxicas formadas por procedimientos de derivación morfológica o también las unidades poliléxicas, quizá más frecuentes que las anteriores en el corpus acotado (Véase el anexo I).

Creación morfológica Los procesos de creación morfológica más recurrentes son las formaciones compositivas y parasintéticas que, junto a otros procedimientos menos productivos desde una aproximación sincrónica, como son la sufijación y la prefijación, nos han permitido observar la estructura de las nuevas formaciones. La descripción morfológica de las nuevas voces la hemos llevado a cabo tratando de clasificarlas de acuerdo con los principios de la morfología léxica, es decir, atendiendo a la formación de nuevas palabras «a partir de los temas complejos de las palabras ya existentes y la formación de temas de nuevas palabras» (Pena, 2000: 4308), y aplicando las reglas de formación de palabras, gracias a las que es posible analizar la estructura de las nuevas formaciones.

Composición Son numerosas las unidades sintagmáticas preposicionales de carácter nominal y la estructura más recurrente, al igual que en la lengua general, es sust + prep + sust: abatidor de temperatura, colador de malla, lámina de verdura, cadena de vacío, armario de fermentación, etc. Se observan asimismo numerosos compuestos sintagmáticos formados por [sust + adj] que suelen denominar maquinarias y utensilios: brasa marcadora, germinador eléctrico, marmita fija, mesa caliente, cazo eléctrico, cuarto frío, cocina modular, mesa caliente, cadena caliente, cadena fría, cadena mixta; técnica de cocina: cocción escalonada, etc. Desde la óptica terminográfica podríamos calificar estos compuestos sintagmáticos como «unidades terminológicas poliléxicas» con carácter denominativo y valor referencial, ya que representan un nudo de conocimiento en la estructuración conceptual de un ámbito especializado 91

(cocción escalonada [sust + adj], cocinado por expansión [sust + con + sust]). Tales unidades surgen de un proceso terminologizador (en términos lingüísticos, lexicalizador). En cambio, son poco productivas,9 desde el punto de vista neológico, las formas cohesionadas (nitrococina, microondas, etc.). Hemos incluido en este apartado las formaciones neológicas formadas por nombres de marca ya que la motivación morfológica del nombre de la marca se consigue, básicamente, mediante la composición de vocablos, y los términos así creados ejercen una función designativa: thermomix → thermo (calor) + mix (mezclar) [sust + sust v]; gastrovac10 → gastro + vac (vacuum / vacío) [sust + sust]. La yuxtaposición de palabras es el recurso más frecuente en este ámbito, los lexemas formantes suelen ser sustantivos de origen culto (gastro, thermo, etc.) o préstamos generalmente del inglés (mix, cook, plane, etc.). Es rara la flexión de número, como se observa en nuestro corpus, y esta suele ser externa (gastrovac / s). Otros ejemplos son: fakircook11 → fakir (faqīr) + cook [sust + sust]; Pacojet12 → Paco + jet [sust + sust]; Microplane13 → micro + plane [sust + sust]. Abordamos en este apartado los pocos ejemplos de siglación que hemos extractado de nuestro corpus, ya que gran parte de los estudios de la lingüística hispánica que se ocupan de este proceso morfológico lo considera una combinación (Almela Pérez, 1999. 29-32); asimismo Alvar (1996: 21, 4448, 60), lo incluye dentro de la composición y Casado (1999: 5077) considera la reducción del significante como un proceso de composición morfológica mediante el cual una unidad léxica ve reducido su significante reteniendo el mismo significado y categoría gramatical.

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Al contrario, el léxico histórico ofrece numerosos ejemplos que proceden de la unión de una base verbal y otra nominal cuyo educto final es un sustantivo, resultado de la combinación [verbo + sustantivo], calientaplatos, cortahuevos, cortapastas, pasapurés, posavasos, abreostras, sacabolas, etc. 10 La Gastrovac es un equipo compacto para cocinar e impregnar en vacío. En este último ejemplo notamos la influencia de los procesos de creación neológica en inglés. El segundo formante, aun siendo de origen latino, queda por analogía reducido en vac, contracción de vacuum que adoptan normalmente las marcas y aparatos en inglés que se basan en aplicaciones tecnológicas del vacío. 11 Fakircook es una parrilla de acero inoxidable dotada de asas sobre la que se distribuyen varias hileras de puntas de acero, un lecho donde carnes y pescados se cocinan uniformemente y con rapidez, mediante una cocción efectuada desde el centro del producto que evita la pérdida de jugos y nutrientes. 12 El Pacojet es un robot de cocina de reciente creación que permite emulsionar alimentos congelados, obteniendo diversas elaboraciones, tales como cremas, purés, farsas, fondos, sorbetes y helados. 13 Rallador ideal para chocolate, cítricos, queso duro, nuez moscada, jengibre y ajo.

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Casi todos los ejemplos proceden de las denominaciones de asociaciones profesionales y de los documentos relativos a la normativa que rige en la Gestión del Turismo Gastronómico, concretamente se refieren a la salubridad y la seguridad de los alimentos: • HACCP (Análisis de Peligros y Puntos Críticos de Control), es un sistema cuya finalidad es la prevención de enfermedades o intoxicaciones en los consumidores a través de los alimentos. • PRP (Programas Prerrequeridos), estos programas proceden del vocabulario de la norma ISO 22000 y se definen, en el sentido de la seguridad de los productos alimentarios, como las condiciones y actividades básicas necesarias para mantener a lo largo de la cadena alimentaria un entorno higiénico apropiado a la producción, a la manutención y a la puesta a disposición de productos elaborados alimentarios seguros para el consumo humano. • FEHR (Federación Española de Hostelería). • FACYRE (Asociación de Cocineros y Reposteros de España).

Procesos derivativos En el vocabulario analizado no se contemplan neologismos resultantes de procesos derivativos, si bien son abundantes los casos de sufijación, sobre todo nominalizaciones a partir de una base verbal, que forman el léxico histórico. Son algo relativamente productivos los sufijos: [-ero/-era] que se emplea para formar sustantivos a partir de bases nominales y destaca, sobre todo, en la designación de recipientes y maquinarias: lustrera, polvera, inyectora,14 refinadora,15 etc. [-illo/-illa] que se combina con bases nominales dando lugar a derivados lexicalizados: boquilla, rejilla, etc. Al igual que en todos los vocabularios de especialidad, se dan muy a menudo las formaciones parasintéticas: emplatar, desaletar, desbarasar / desembarazar, atomatar, etc. Algunas nuevas formaciones son el resultado de truncamientos: tapiplatos (tapas-platos) para denominar pequeñas raciones; tarjeta nutrigenómica, gastrobar, bistronomía,16 etc. 14

La inyectora se utiliza para introducir líquidos (normalmente salmueras), con seguridad y limpieza, dentro de las piezas o trozos de carne. Se utiliza para la elaboración del jamón cocido, fiambre de jamón, bacón, lomo adobado, etc. 15 La refinadora es una máquina compuesta por una tolva por donde se introduce el género a triturar. Se emplea para pulverizar frutos secos o en la elaboración de mazapanes y turrones. 16 ‘Bistronomía’ reúne los términos ‘gastronomía’ y bistrot. Se trata de la cocina de calidad servida en locales informales a un precio moderado, una corriente culinaria que nació en la

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Préstamo y calco El vaciado de nuestro corpus nos ha permitido observar la clara preponderancia de galicismos, como es tradicional en este campo, ya sean extranjerismos patentes como, roux, duxelles, baguette, brunoise, carrè, mirepoix,17 velouté, mise en place, faisander o calcos como farsa, pochar, desbarase, faisandaje, aspicar, turnedó, marchar, salsa financiera. Junto a los anteriores también son frecuentes los híbridos como pasta choux, tomate concassé, salsa demiglase. Hoy, sin embargo, se constata también una clara influencia de la lengua italiana sobre todo en las denominaciones de las recetas: amatriciana, carbonara, boscaiola, pizzaiola, etc., y al nombrar los diferentes tipos de pasta, ya sean extranjerismos como penne rigate, fusilli, tortellini, etc., o bien calcos traducidos: lacitos, pajaritas, a la diabla, o voces naturalizadas: ñoquis, lasaña, risoto, rúcula. También comprobamos que algunos italianismos que aparecen en el corpus alternan el empleo de la forma original con la forma adaptada en español, eliminando así las dificultades fonéticas u ortográficas: gnocchi / ñoquis, lasagna / lasaña; en otros casos, la forma adaptada es la más usada: espagueti, parmesano, risoto, etc. Del inglés los neologismos son menos abundantes: rumsteak, snakcs,18 etc. Destacamos híbridos como: tomate cherry, papel film, patatas chip, etc.

Denominaciones Metafóricas Junto con los procedimientos tradicionales de creación neológica, hasta ahora descritos, en los textos de divulgación de este ámbito son también muy frecuentes los mecanismos cognitivos terminologizadores. Este proceso de especialización facilita la construcción de la comunicación especializada, ya que la metáfora llega a ser concepto (Oliveira 2006: 152-153). Esto es, las metáforas conceptuales ayudan a determinar el nuevo significado y contemporáneamente ayudan a identificar la dirección en la que ese término puede expresar otras realidades (Gómez de Enterría, 1999: 61-78). Algunos

década de los noventa en París. El periodista francés, Sebastián Demorand, de la revista Zurban, fue la persona que inventó dicho término que también podemos definir como gastronomía de low cost, es decir, de bajo precio. 17 Dependiendo de la operación que se haga con las verduras contamos con los híbridos mirapoix crudo en el que se emplean las verduras crudas, y con el mirapoix salteado en el que previamente a la cocción se saltean las verduras en mantequilla. 18 Si en el pasado este anglicismo indicaba un bar donde se servían rápidamente comidas ligeras, recientemente se usa en plural para denominar aperitivos de vario tipo.

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ejemplos son: blanquear, reposar, mortificar, envejecer, araña, lengua, boquilla, biberón de cocina, etc.

Deslizamientos semánticos Nuestro trabajo nos ha permitido observar, asimismo, la importancia que adquieren los frecuentes trasvases de términos de un ámbito de especialidad a otro, procedimiento que podemos considerar tradicional en la formación de las lenguas de especialidad. Son numerosos los neologismos procedentes de la química, física o de la medicina: hidratar, inyectar, mineralización, esferificación, gelificación, esterilizar, retrodestilación, etc., que se han producido con la difusión de la cocina técnico-conceptual. O bien de la filosofía de Jacques Derrida se adopta el término ‘reconstrucción’.19 También observamos trasvases de la enología: clarificar,20 decantar/ decantación, etc. Otros ámbitos: clavetear, abrillantar (ebanistería), cincelar (escultura), encamisar (mecánica) para denominar una técnica de cocina que consiste en cubrir las paredes interiores de un molde con un género, dejando un hueco central para rellenar con otros géneros. Otros ejemplos son: mandolina, marcar,21 muletilla, tornear, rectificar, reducir, acanalar, ligar, cristal,22 etc.

Fluctuación denominativa Entendemos por variación denominativa la presencia de formas distintas para referirse a un mismo concepto (Cabré /Suárez, 2002: 1). Los términos son unidades léxicas y como tales, se caracterizan y funcionan y, a pesar de presentar «una referencialidad específica, en todos los ámbitos de especialidad, en muchas ocasiones presentan variación» (Freixa Aymerich, 2002). Este fenómeno se produce, sobre todo, en los textos menos especializados. De ahí que en nuestro corpus también se hayan encontrado 19

El término puede ser entendido como la desaparición de las barreras que separan unas cosas de otras. Unas veces, de manera violenta, otras, aprovechando una fisura que conecta un extremo a otro. 20 Dar transparencia a un caldo eliminando las partículas o impurezas que tenga en suspensión, se hace por medio de elementos clarificadores (clara de huevo, verduras, carnes magras, etc.) 21 Se suelen utilizar las colocaciones: marcar platos, marcar cubiertos. 22 Es el nombre que recibe un caramelo estirado muy fino a partir de fondant, glucosa y azúcar invertido que sube hasta 156º y que luego se estira lo más finamente posible entre papel antigraso.

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algunos ejemplos de fluctuación denominativa, muchos de ellos son formaciones neológicas: Silpat / tapete de silicona / telas de cocción antiadherente; beurre manié / mantequilla manié; bisque / bisquet; bouquet de hierbas / bouquet garni / ramillete de finas hierbas; desgrasar / desengrasar; escalfar / blanquear; montar / emplatar; mortificación / envejecimiento / faisandage; cocción escalonada / cocción por microondas; papel film / film transparente; detallar / desmoldar / decorar; etc.

Conclusiones En definitiva, estamos ante un vocabulario de especialidad en gran expansión y con un acusado dinamismo neológico, aunque conviene tener presente que el léxico neológico gastronómico es, en cierta medida, continuación de otro tradicional que hereda esta área temática, con el que coincide en algunas de sus características más destacadas (Gómez de Enterría, 2003: 203-204), me refiero al predominio de las formaciones compositivas y parasintéticas, como en toda lengua de especialidad, ya que se caracterizan por la precisión, unidad conceptual y designativa. Sin olvidar la fuerte impronta que la lengua francesa ha dejado en este vocabulario, se constata una clara influencia de la lengua italiana sobre todo en las denominaciones de recetas o productos alimentarios. Son particularmente interesantes los préstamos procedentes de lenguas exóticas, que plantean más problemas al adaptarlos al español: agar, agar agar, agaragar, agaragar, teppanyaki, teppan yaki. Ha servido también para verificar la frecuencia de los tropos o creaciones de sentido metafórico y ver cómo este proceso de especialización semántica tiene una función pragmática y semántico-cognitiva. Otro aspecto que queremos evidenciar es la importancia que adquieren en este vocabulario los deslizamientos semánticos, sobre todo gracias a la difusión de la cocina técnico conceptual, o bien de la filosofía, como el término ‘reconstrucción’. A grandes rasgos podemos afirmar que el vocabulario neológico de la Gestión del Turismo deriva del cambio revolucionario que ha transformado esta área temática durante las últimas décadas, en donde se ha creado un nuevo léxico con numerosos términos que acusan acelerados procesos de lexicogénesis.

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Anexo I Familia léxica 1. emulsión Términos: emulsionar, emulsionante, agente emulsionante. 2. gelificación Términos: gelificar, gelificante, agente gelificante, gelificación controlada. 3. placa Términos: placa gastronor, placa vitrocerámica, placa de inducción, placa modular, placa de gas. 4. cocción Términos: cocción en medio acuoso, cocción en medio graso, cocción en medio aéreo, cocción al vacío, cocción por expansión, cocción por concentración, cocción húmeda, coción mixta. 5. calor Términos: calor por convección, calor por radiación, calor por contacto. 6. cadena Términos: cadena caliente, cadena fría, cadena mixta, cadena de vacío. 7. cuchillo Términos: cuchillo deshuesador, cuchillo de medio golpe, cuchillo de golpe, cuchillo de media luna, cuchillo de sierra.

8. texturización Términos: Texturizar, texturizado, agente texturizante, textura crujiente, textura dura, textura desmenuzable.

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ESTUDIOS BASADOS EN CORPUS Y LEXICOGRAFÍA BILINGÜE: APLICACIONES EN UN DICCIONARIO DE FICHAS DE CATA1 Belén López Arroyo Universidad de Valladolid Martín J. Fernández Antolín Universidad Europea Miguel de Cervantes

¿Por qué las fichas de cata y el Enoturismo? La Comunidad Autónoma de Castilla y León, y en concreto la provincia de Valladolid han tenido, desde siempre, una tradición vitivinícola importante; prueba de ello son las múltiples denominaciones de origen de nuestra Comunidad, los vinos de calidad de regiones específicas y el número de bodegas, cada vez más amplio, que se crean en las diferentes provincias de Castilla y León. Además, en este contexto, tenemos que tener en cuenta que Valladolid es la única provincia de toda España que tiene cinco Denominaciones de Origen y un sello de garantía de calidad, lo que implica que el vino es una parte importante de nuestro patrimonio cultural. Este interés por la cultura del vino es doble, pues no sólo pretende incrementar la venta del vino, sino también promocionar y dinamizar el turismo –el enoturismo– dando a conocer las distintas comarcas de la provincia vallisoletana. Las bodegas, por otro lado, también han empezado a completar su oferta enológica con alojamientos, restaurantes en las propias bodegas e incluso, algunas de ellas, spas y tratamientos con vinoterapia. Pero además de buscar un turismo regional o incluso nacional, la provincia de Valladolid busca una internacionalización y un turismo originario de otros países. Son diversas las campañas que se han lanzado en este sentido y son cada vez más los turistas extranjeros que visitan nuestra provincia con el fin de ampliar su cultura enológica. La mayoría de nuestras bodegas se dan a conocer y lanzan campañas de márketing en diversas lenguas aprovechando las nuevas tecnologías, tales como Internet. 1 Este artículo se ha desarrollado en el marco del proyecto de investigación Análisis contrastivo y traducción inglés-español: Aplicaciones II [ACTRES], concedido por el Ministerio de Ciencia y Tecnología. (Resolución 26 de diciembre 2008; BOE 31 diciembre 2008. Ref. FFI 2009-08548). Belén López Arroyo es miembro del grupo ACTRES.

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En este sentido, son necesarias unas herramientas que, con una base científica, ayuden no sólo a la transferencia de conocimiento, tan demandada hoy en día, sino también a la difusión del mismo. Por ese motivo, con el presente estudio hemos pretendido cubrir una laguna científica desarrollando una herramienta lexicográfica y orientada a la producción escrita que ayude a la difusión y el conocimiento de la cultura del vino, patrimonio provincial y regional. Por lo tanto, nuestro propósito era la elaboración de un diccionario especializado, entendido éste como «un repertorio que contenga los términos específicos de un ámbito temático determinado […] que se ocupa de un metalenguaje que no constituye la totalidad de la lengua común y […] que porta la información descriptiva sobre esos términos, proporcionando también, en ocasiones la orientación de carácter normativo» (Gómez de Enterría, 2000: 107). Así, elaboramos un diccionario terminológico y fraseológico español/inglés de fichas de cata con la intención de aportar un grano de arena que ayudase a cubrir el vacío de obras de referencia en el ámbito de la vid y el vino, y en concreto de las fichas o notas de cata, que contribuyesen a la difusión internacional de nuestro patrimonio enológico y vitivinícola y a profundizar, como hemos apuntado anteriormente, en el conocimiento de la cultura del vino.

La lingüística del corpus como herramienta de análisis: aplicaciones en lexicografía Desde mediados del siglo XX hemos sido testigos de una serie de cambios relevantes en lingüística y, más en concreto, en lexicografía, en parte gracias al desarrollo y uso de las nuevas tecnologías, lo que se denomina TIC, disponibles para el proceso de datos y la investigación lingüística basada en textos auténticos. En este sentido, los recursos principales que han tenido un desarrollo más rápido a lo largo de este periodo de tiempo y que son de utilidad para la lexicografía han sido los corpus lingüísticos y la informática (Halliday, 2004: 16) o, lo que es lo mismo, la compilación y gestión (semi)automática de los corpus lingüísticos electrónicos. Entendemos por corpus lingüístico un conjunto de textos reales o auténticos, es decir, que se han publicado o al menos producido realmente, que se compilan de acuerdo a unos criterios establecidos a priori de forma que su análisis produzca resultados significativos para el estudio en cuestión (Bowker & Pearson, 2002: 14). De este modo, se pasa del estudio de la palabra al estudio de la palabra integrada en unidades mayores, en textos; el texto es el objeto de estudio y un grupo de textos que comparten unas características y que se almacenan en formato electrónico para poder ser 100

procesados posteriormente forman un corpus. Durante las últimas décadas, es una práctica común en la comunidad lingüística europea el uso de corpus para verificar los resultados que se obtenían en los estudios considerados “clásicos” en lingüística (Teubert, 2004: 112). Anteriormente, muchos de los estudios lingüísticos que se llevaban a cabo se basaban en la intuición del investigador; con el desarrollo de la lingüística del corpus, se puede verificar con datos objetivos el significado y el uso en contexto de términos y expresiones. En otras palabras, mediante el empleo de herramientas lingüísticas como los corpus es posible determinar cuáles son las preferencias de uso de una comunidad lingüística, hasta cierto punto y dentro de unos límites establecidos, en lo que se refiere a las expresiones, la fraseología, y a las palabras, la terminología, con las que se deciden referirse a su realidad cotidiana. Los estudios lingüísticos basados en corpus amplían el conocimiento que tenemos sobre el lenguaje al combinar tres aproximaciones diferentes: una procedimental, o lo que es lo mismo, la identificación de datos lingüísticos; una segunda que supone la correlación entre el análisis lingüístico y los métodos estadísticos; y una tercera que Teubert (2007: 112) denomina «intelectual» y que consiste en la interpretación de resultados. Estas tres fases están interrelacionadas y deben combinarse en cualquier estudio basado en corpus si se desean obtener datos objetivos. El trabajo que exponemos en el presente artículo es de tipo lexicográfico basado en corpus y centrado en el usuario final del diccionario, por lo que éste presenta unas características muy singulares con aplicaciones ulteriores en diferentes campos tales como la enseñanza de lenguas y más específicamente a la enseñanza de producción escrita en lengua extranjera, la traducción e interpretación, el análisis contrastivo, márketing, etc.

El trabajo lexicográfico: los usuarios potenciales Concebimos el trabajo lexicográfico que hemos elaborado como una tarea comunicativa, en la que se da prominencia al usuario o a los grupos de usuarios potenciales del mismo (Yong, Peng, 2007); por ello, a la hora de elaborar el esqueleto de nuestro diccionario, uno de nuestros criterios principales fue intentar cubrir las necesidades específicas del usuario o receptor final del mismo y sus expectativas. Tal y como afirman Yong y Peng (2007: 10), la interacción necesaria en todo acto comunicativo entre compilador y usuario y entre la codificación y descodificación plantea una serie de cuestiones en todo análisis lexicográfico que deben establecerse a priori. Entre estas cuestiones podemos destacar las siguientes: 101

• • •

el método de compilación del material; la eficiencia a la hora de la compilación; el modo de transmisión del mensaje al usuario y la descodificación por parte de éste; • la influencia del compilador en el usuario. Nuestro objetivo, por tanto, era construir una herramienta directamente utilizable por el mayor número de usuarios posibles; por este motivo, en el diseño previo a la elaboración del diccionario y de acuerdo a los criterios anteriormente expuestos, consideramos que nuestros potenciales destinatarios se podían agrupar en cuatro. En primer lugar, intentamos cubrir las necesidades de los llamados enoturistas, españoles y extranjeros, que precisen profundizar y ampliar sus conocimientos en lengua española y extranjera sobre el vino y su cultura. Un segundo grupo de potenciales usuarios de esta obra serían las bodegas y bodegueros, los trabajadores y técnicos, los sumilleres, los expertos en cata de vinos y enología en general. La internacionalización de los vinos de nuestra provincia, y de la Comunidad Autónoma de Castilla y León en general, precisa, cada vez con más frecuencia, de una comunicación bilingüe español/inglés en diferentes ámbitos: distribuidores en el exterior, difusión de los vinos de nuestra provincia y de nuestra Comunidad Autónoma en otras ciudades o países, concursos internacionales de cata, convenios con otras bodegas de otros países, cursos de cata, cursos de especialización, etc. Asimismo, también recibimos a representantes de otras denominaciones de origen de otros países, de bodegas extranjeras o de técnicos y ambos grupos, tanto los españoles como los extranjeros, pueden precisar, llegados a un punto, de cierta ayuda a la hora de desarrollar su labor y, en este sentido, el diccionario español-inglés es una herramienta útil. Un tercer grupo de usuarios sería el de los gestores y propietarios de centros enológicos y/o de enoturismo tales como restaurantes, centros de vinoterapia y ocio, propietarios de casas rurales, etcétera, que no sólo deseen darse a conocer en un mercado internacional sino que también reciban a personas extranjeras en su trabajo diario por lo que necesitarían tener a mano obras lexicográficas a las que poder acudir de una forma rápida, útil y eficaz. El último grupo de usuarios potenciales estaría integrado por los traductores especializados, los redactores técnicos y los departamentos de comercio exterior de las bodegas, quizá más interesados en el uso de ciertas frases y sobre todo expresiones y palabras específicas de la enología y viticultura que de su definición. Aunque no exclusivamente, el grueso de nuestros usuarios potenciales van a ser hispanohablantes, por lo que podemos definir el diccionario y el glosario fraseológico que hemos elaborado como bilingüe español/inglés y 102

unidireccional ya que se ofrecen las unidades léxicas o entradas en L1 y su equivalente en L2 y no a la inversa.

Compilación y composición de nuestro corpus El diccionario y glosario que hemos elaborado está basado en un corpus bilingüe que fue compilado y gestionado ad hoc. Nuestro corpus está formado por dos subcorpus: comparables, es decir, formado por textos sobre enología, escritos originalmente en lengua española y en lengua inglesa. La cuestión del tamaño del corpus, o lo que es lo mismo, el número de palabras que hay que compilar para que el estudio sea representativo o para que los resultados puedan ser extrapolables es un tema candente dentro de los estudios basados en corpus. La representatividad del corpus, su tamaño, varía en función de criterios tales como el objeto del estudio; no existe un “tamaño único” para todos los estudios basados en corpus, sino que es la responsabilidad del investigador limitar bien el objeto de estudio o bien el tamaño del corpus para poder observar, registrar, describir y analizar los textos y los resultados obtenidos del análisis de dicho corpus. Algunos estudios se realizan sobre corpus ya existentes, por lo que, en estos casos, hay que limitar el objeto de estudio de forma que se pueda manejar el corpus mediante parámetros tales como el lenguaje de especialidad, la diacronía o sincronía, la región, la situación, las características textuales, etc. Sin embargo, en otros casos, hay que compilar un corpus para llevar a cabo un estudio en cuestión, por lo que habrá que tener en cuenta el número de palabras para que los resultados puedan considerarse representativos y no simplemente anecdóticos. Como hemos afirmado, nuestro corpus se construyó ad hoc y tiene un tamaño final (en ambas lenguas) de 1.617.166 palabras, distribuidas del siguiente modo: 811.251 palabras forman el corpus en lengua española y 805.915 el corpus en lengua inglesa. Los criterios establecidos para que un texto pudiera formar parte del corpus son los siguientes: 1. Textos escritos originalmente en lengua inglesa y en lengua española (español peninsular) publicados en el periodo de tiempo 2000-2009 y a los que es fácil acceder en formato electrónico. 2. Los tipos de textos (género textual) de las muestras se dividen en dos grandes bloques. Por un lado tenemos fichas de cata publicadas en periódicos españoles o que aparecen en bodegas y páginas web relacionadas directamente con la enología y en concreto con la cata del vino. En el segundo de los casos nos referimos a 103

páginas web que o bien incluyen notas de cata, o bien aportan información sobre vino. Así, se han incluido textos de las páginas web de las distintas Denominaciones de Origen de nuestra Comunidad Autónoma y de las bodegas existentes en Castilla y León y textos que aparecen en páginas web y que ofrecen notas de cata. En este grupo también tenemos que incluir textos pertenecientes a guías de vinos de fama reconocida tales como la guía Peñín. En lengua española, el subcorpus de fichas y páginas web tiene 509.210 palabras, mientras que el subcorpus en lengua inglesa, 502.256 palabras. Por otro lado, tenemos textos cuyo emisor y receptor son académicos o expertos en enología y no directamente en fichas de cata; así, tenemos textos pertenecientes a libros y artículos de investigación publicados, tanto en lengua inglesa como en lengua española, en el mismo periodo de tiempo que las fichas de cata (2000-2009). En este caso, algunas de las muestras no tenían acceso electrónico por lo que hubo que utilizar otro métodos (el escaneado) para poder integrar dichos textos en nuestro corpus. El tamaño en lengua española del subcorpus de libros y artículos es de 302.041 palabras y en lengua inglesa de 303.359. La inclusión de manuales y artículos se debe al hecho de que en estos géneros se incluye otro tipo de información, tal como definiciones o incluso sinónimos, que pudiera completar la información que se obtiene sobre las fichas de cata. Una vez compilado el corpus empleamos dos de los programas de gestión y análisis de corpus existentes en el mercado: Wordsmith Tools 4, programa desarrollado por Mike Scott, y AntConc, programa desarrollado por Lawrence Anthony. Ambos son gestores de corpus basados en análisis estadísticos y tienen diversas funciones básicas para el estudio de la terminología; entre estas funciones podemos destacar la producción de listados de palabras de los que se pueden extraer candidatos a término y líneas de concordancias, o lo que es lo mismo, la extracción de un fragmento del texto (frase, oración, párrafo) donde se encuentra un término o expresión en cuestión (en su contexto), de forma que se pueda analizar y describir su significado y su uso. Como podemos observar, en la elaboración de nuestro diccionario se han tenido en cuenta las tres aproximaciones de las que hablábamos anteriormente (procedimental, relacional e intelectual) y que se consideran básicas para llevar a cabo un estudio descriptivo basado en corpus lingüísticos hoy en día.

Organización y estructura del diccionario En cuanto a la macroestructura del diccionario, es decir, el modo de disponer las entradas (Bowker, 2003: 157) es alfabético; además, teniendo en 104

cuenta un número de usuarios potenciales tan numeroso y variado como en este caso, a la hora de la elaboración hubo que afrontar dos tipos de cuestiones; era tan importante decidir las entradas que se iban a incluir en el diccionario como el tipo de información que debíamos incluir en ellas. En otras palabras, los términos que debíamos incluir tenían que ser, en primer lugar, igual de variados que los usuarios a los que iba dirigido el diccionario, de forma que pudiera cubrir las necesidades de todos los grupos; en segundo lugar, la información, en cuanto a definiciones, equivalentes en lengua inglesa o frases o expresiones fijas, o lo que es lo mismo, el uso de los términos incluidos en el diccionario, debía ser un criterio a tener en cuenta tan importante como el primero. Parece obvio afirmar que las necesidades del enólogo o del sumiller no son las mismas que las del enoturista o del director del centro de ocio a pesar de que estos grupos de usuarios se muevan en el mismo ámbito en un momento determinado; todos ellos precisarán de conocimientos sobre la misma entrada pero de forma que se cubran necesidades diferentes. En este sentido, tenemos que afirmar que aunque incluye la terminología que se usa para describir conceptos en el campo de la Enología y de las fichas de cata, no presenta ningún tipo de distinción entre los diferentes tipos de términos que integran todo lenguaje especializado, atendiendo a su morfología, por ejemplo. En otras palabras, no hemos distinguido entre términos o términos subtécnicos a la hora de elaborar el listado de las entradas que iban a formar parte de nuestro diccionario y de nuestro glosario. El motivo de esta decisión radica en nuestro criterio rector: el usuario. Creemos que el usuario precisa cubrir sus necesidades en este campo especializado independientemente del tipo de término que se incluya. Por todos los motivos señalados en el apartado anterior, el diccionario no es únicamente un diccionario bilingüe español-inglés; también incluye definiciones en lengua española que puedan cubrir las necesidades de alguno de los grupos de usuarios. Y lo que es más importante, ejemplos de expresiones y frases características de la enología, la viticultura y, sobre todo, de la cata (véase figura 1):

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Figura 1. Ejemplo de entrada de Ficha de cata

En este sentido, la información que se incluye es la siguiente: • la propia de un diccionario bilingüe; es decir, una entrada en lengua española con su equivalente en lengua inglesa y con información sobre la categoría gramatical; • la definición en lengua española; • elementos, frases o expresiones asociados al término; es decir, y por ejemplo, preposiciones o verbos que se suelan o se puedan usar con los términos en cuestión; • ejemplos de uso del término en cuestión en ambas lenguas. Principalmente, aunque no siempre ha sido posible, se ha incluido ejemplos de fichas de cata escritas originalmente en ambas lenguas que incluyeran ese término; es decir, hemos incluido información sobre cómo se usan los términos en contexto o, lo que es lo mismo, el 106



significado de los términos en la oración o en el texto en el que aparecen. En lugar de estudiar y analizar los términos de forma aislada, sin tener en cuenta si, por ejemplo, se usan en fichas de cata o en recetas de cocina, hemos analizado los términos en unidades mayores y en relación con los otros términos que aparecen en dichas unidades con el fin de extraer toda la información posible en relación no sólo con su significado, sino también con su uso. Los ejemplos de uso son extremadamente útiles porque al proporcionar un contexto a cada entrada pueden «assist the active use of the source language by providing a natural environment for words» (Yong, Peng, 2007: 157), de forma que el usuario no dude sobre «the morphosyntactic behaviour of the target language ítems» (2007: 210); volumen o subapartado en el que se incluye el término. A pesar de que el diccionario está centrado en las fichas de cata, asociada a las mismas hay cierta información que consideramos necesaria incluir y que está centrada en los procesos que se llevan a cabo en las bodegas, el tipo de tonelería o envases que se utilizan en la elaboración del vino, los tipos de botellas y, por último, también algunos términos relacionados con la viticultura en sí. El criterio rector que seguimos para incluir este tipo de información fue la organización del diccionario y la claridad del mismo, es decir, evitar la confusión que pudiera crear en alguno de los grupos de usuarios la inclusión de ciertos términos que no pertenecieran directamente a las fichas de cata. En este sentido, la distribución en volúmenes y subapartados es la siguiente: a. Enología: 1. Fichas de cata; 1.1 Fichas de cata, característica del vino; 1.2 Fichas de cata, tipo de uva; 2. Bodega. 2.1 Bodega, procesos; 2.2 Bodega, alquimia; 3. Tonelería; 3.1 Tonelería, envasado; 3.2 Tonelería, cristalería; 3.3 Tonelería, tipos de botella; 3.4 Tonelería, partes de la botella. b. Viticultura: 1. Manejo del cultivo; 2. Morfología y fisiología de la vid; 3. Plaga y enfermedades; 4. Condicionantes edafoclimáticos;

Otro tipo de información que ofrecemos sobre cada término es el de las Referencias cruzadas, si las tiene, con otros términos que aparecen en el diccionario, de forma que el usuario tenga un indicio de las relaciones existentes entre ciertos términos del diccionario; La información se completa con un apartado de Observaciones en el que se incluye información adicional que hemos considerado relevante en algunos de los términos. Por ejemplo, a la hora de definir ‘acerado’, el color que presentan ciertos vinos blancos, consideramos que era relevante incluir la escala de color de los vinos blancos para que el usuario obtuviera una visión 107

más completa de los mismos; por ello, en el apartado de Observaciones del término ‘acerado’, el lector encontrará la siguiente información: «La escala de color del vino blanco denota la edad del vino y es la siguiente: Acerado, Amarillo paja, Amarillo paja mojada, Oro y Oro viejo. En cuanto a la familia de los amarillos, si su saturación es muy intensa, tendremos el color de oro viejo; si es intenso, el color dorado, si es medianamente intenso, el color paja y si es ligeramente intenso, tendremos el color pajizo». Un apéndice bibliográfico que recoge las principales fuentes de las que se ha nutrido el diccionario tanto para su elaboración como para la construcción del corpus lingüístico sobre el que se basa el mismo (ver apartado dedicado al corpus) completa este trabajo.

Glosario fraseológico Nuestro diccionario tiene otra aplicación y es que está orientado a la producción (Hannay, 2003: 145); en otras palabras, pretende ayudar a los usuarios no sólo aportando equivalentes en lengua inglesa, sino también en la redacción de fichas de cata. Por ello, la información que ofrece el diccionario no acaba aquí. Anteriormente, habíamos comentado la necesidad que tienen ciertos grupos de usuarios de tener acceso a lo que se denomina fraseología y que nosotros, en términos generales, hemos definido como expresiones, frases, preposiciones y/o verbos asociados al uso de ciertos términos. Esta información, en el caso de algunos términos clave en las fichas de cata, puede llegar a ser muy numerosa y variada a la vez que interesante y sobre todo de utilidad para el usuario. Como ya habíamos afirmado, se trata de cómo se comporta, o lo que es lo mismo, cómo se usa un término en unidades superiores a la palabra tales como en frases, oraciones o textos; en el caso de redactores técnicos o de traductores, esta información es fundamental a la hora de realizar su labor profesional. En muchos casos, tan relevante o más que conocer el equivalente en otra lengua es saber cómo se usa. Por este motivo, la información fraseológica de algunos de los términos principales de las fichas de cata se ha recogido en un glosario independiente al propio diccionario de forma que el usuario tenga acceso a una cantidad de información adicional que no podría aparecer, de otro modo, en las entradas del diccionario. El concepto de fraseología especializada no sólo es muy amplio y ambiguo, sino que ha sido origen de muchos estudios y controversias. No es nuestra intención en este apartado realizar un estudio sobre el concepto de fraseología, pues se aleja de nuestro objeto de estudio; tan sólo queremos exponer lo que entendemos por fraseología, o por unidad fraseológica (Gläser, 108

1994: 43), a la hora de elaborar el diccionario: «all habitual word combinations which do not belong to a specific grammatical category» (Roberts, 1994: 63). En este punto, tenemos que matizar dos cuestiones principales: en primer lugar, que el concepto de fraseología y, en concreto, el de unidad fraseológica en lingüística es mucho más amplio y especializado que el que aquí hemos ofrecido e incluiría un número mayor de unidades entre las que podemos destacar binomios irreversibles, colocaciones, expresiones idiomáticas e incluso términos compuestos. Sin embargo, dadas las características del diccionario y principalmente los grupos de usuarios a los que va dirigido, decidimos, una vez más, incluir únicamente aquellos aspectos fraseológicos relacionados con verbos o con preposiciones. En segundo lugar, ni el diccionario en sí, ni el glosario incluyen un estudio fraseológico en profundidad. En el glosario, únicamente se ha recogido la fraseología asociada a algunos de los núcleos nominales relevantes en las fichas de cata; el criterio para incluir los núcleos en el glosario es doble: su relevancia en el campo de las fichas de cata y su variedad de uso. Los núcleos que se han recogido de forma independiente en el glosario son los siguientes: aroma, boca, capa, crianza, entrada en boca, final de boca, fondo, gusto, irisaciones, intensidad, matiz, nariz, notas, olor, paladar, paso por boca, persistencia, postgusto, recuerdo, reflejo, retronasal, ribete, sabor, tanino, tono, toque. En cuanto al criterio de la variedad de uso que acabamos de apuntar, también queremos realizar una puntualización; en este caso, el glosario pretende orientar al usuario sobre la estructura del campo en términos de uso. En otras palabras, el usuario encontrará la estructura o el esqueleto lingüístico de una expresión, pero no todas las variantes que se pueden realizar del mismo. Para conseguir este fin, y una vez determinados los núcleos, el primer paso fue agrupar las unidades en patrones de comportamiento. Por ejemplo, en torno a aroma hemos recogido cuatro patrones de comportamiento: • ‘aroma’ o ‘aromas’ seguido de un sustantivo o de un adjetivo (Aroma(s)’ + Adj/Sust); • ‘aroma’ seguido de las preposiciones ‘a’ o ‘de’ y de sustantivo (Aroma + a/de + Sust); • ‘aroma’ seguido de la preposición ‘de’ y de adjetivo o sustantivo (Aroma + de + Adj/Sust); • adjetivo o sustantivo seguido de la preposición ‘en’ y de ‘aroma’ (Adj/Sust + en Aroma). El segundo paso fue agrupar, en torno a cada uno de los patrones descritos en el primer paso, los diferentes subcampos que pueden aparecer; así, por ejemplo, en el patrón ‘aroma a/de’ + Sust tenemos las siguientes 109

subcategorías: aroma a/de especias y saborizantes, aroma a/de flores, aroma a/de frutas, aroma a/de herbáceos, aroma a/de humo, aroma a/de madera, aroma a/de miel, aroma a/de minerales, aroma a/de tabaco, aroma a/de tierra, aroma a/de pieles (Véase apéndice 1). Las subcategorías siguen criterios propios de campo de las fichas de cata y de la enología y, en este ejemplo, corresponden a los aromas primarios, secundarios y terciarios que tiene el vino. Dentro de cada uno de los subcampos se han incluido ejemplos, puesto que, es aquí donde matizábamos que parece imposible poder incluir todas las variantes; en el caso de «aroma a/de especias o de saborizantes», nuestro glosario recoge las siguientes unidades y sus equivalentes en lengua inglesa: aroma a/de café, aroma a/de canela, aroma a/de clavo, aroma a/de pimienta, aroma a/de vainilla. Con estos ejemplos, consideramos que el usuario tiene una guía bastante extensa como para poder “construir” la unidad que necesite en el caso de que ésta no aparezca en el glosario. El criterio que hemos elegido a la hora de incluir estos ejemplos y no otros ha sido un criterio estadístico únicamente; considerando los programas que hemos empleado a la hora de elaborar el diccionario, hemos escogido aquellas unidades fraseológicas con una frecuencia de uso superior a 25. En resumen, en cada una de las fichas aparecen, si fuera relevante, ciertas expresiones fraseológicas asociadas a los términos. Sin embargo, en el caso de ciertos núcleos principales, estas unidades aparecen recogidas, de una forma mucho más extensa y siguiendo una serie de criterios establecidos a priori, en un glosario fraseológico independiente del diccionario.

Conclusiones La elaboración de este diccionario ha supuesto compilar un corpus lingüístico ad hoc que pudiera dar respuesta a las tres consideraciones que se entiende básicas en lexicografía: procedimental, relacional e intelectual; y es que las posibilidades que han abierto las TIC influyen directamente en proyectos de este tipo, pues permiten, de un modo asequible y con la garantía de obtener resultados relevantes, determinar los datos, aplicar instrumentos estadísticos e interpretar los resultados obtenidos. Es ésta una de las primeras conclusiones que podemos adoptar: la posibilidad de segmentar el conocimiento con criterios para dar respuesta a necesidades cada vez más específicas es cada vez mayor por la mayor accesibilidad a material susceptible de integrarse en corpus electrónicos. De ahí que hayamos podido determinar un campo de aplicación tan particular para nuestro diccionario: las fichas de cata. 110

Utilizando, por tanto, los corpus lingüísticos como herramienta, hemos pretendido que nuestro diccionario fuese una fuente de información acerca del uso real que hace de la lengua una comunidad lingüística muy determinada; pero, al mismo tiempo, otro de los criterios que hemos empleado ha tenido como base el hecho de abordar nuestro trabajo desde una perspectiva comunicativa. Por este motivo, hemos situado al usuario en una situación central a la hora de determinar la información que hemos incluido en nuestro diccionario; esto nos lleva a una segunda conclusión, que radica en la posibilidad que existe en la elaboración de un diccionario especializado de acercar información no sólo a un usuario potencial sino a un grupo amplio de usuarios potenciales. De ahí que la cantidad de información que se ha recogido en cada una de las entradas se haya estructurado sobre diferentes campos pero basándola siempre en instancias reales. Por último, y como conclusión final, entendemos que la inclusión de un glosario en nuestro diccionario viene a poner de manifiesto que el uso estructurado de las herramientas informáticas para la gestión de corpus electrónicos trasciende el uso de los grupos de potenciales usuarios y aporta, además, un ámbito de estudio y de aplicaciones ulteriores para la enseñanza de redacción técnica, en la formación de traductores e intérpretes y en el análisis contrastivo. La descripción y el contraste de la terminología, la fraseología y la estructura retórica de las fichas de cata en ambas lenguas nos permitirá, en un futuro próximo, desarrollar herramientas de ayuda a la redacción de este tipo textual de forma semi-automática. Este tipo de aplicaciones son las que responderán de forma palpable a las necesidades específicas de los diferentes tipos de usuarios de estas herramientas.

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UNA FORMA DE ENTENDER EL PATROCINIO: EL PROYECTO CULTURAL DE LAS BODEGAS R. LÓPEZ DE HEREDIA HARO (LA RIOJA, ESPAÑA) Luis Vicente Elías Pastor Dpto. de Documentación y Patrimonio Cultural Bodegas R. López de Heredia Viña Tondonia

Introduzione Las Bodegas que fundó Don Rafael López de Heredia Landeta en Haro (La Rioja, España) en 1877, tienen una exclusiva forma de promoción muy acorde con el conjunto de su filosofía de empresa. De esta bodega queremos presentar un programa de trabajo que reúne las tareas de la investigación de la Historia familiar y que los datos obtenidos sirvan tanto para iluminar el proceso del conocimiento de la cultura del vino, como de base para muchas acciones promocionales, tanto en el ámbito de la publicidad como en el de la visita a la bodega. Se trata de un amplio proyecto cultural que tiene su base en la investigación y promoción del Patrimonio Documental, Etnográfico y Cultural que la firma ha ido acumulando a lo largo de sus 133 años de existencia. El objetivo de este Proyecto es estudiar el rico archivo que guarda todos los documentos de la vida de la Bodega, en los que destacan los libros de la actividad diaria tanto los que relatan las tareas de vinificación como los que describen las labores del campo. Por otra parte, toda la documentación contable de la bodega en el siglo XIX proporciona interesantes datos sobre el comercio de los vinos de esta comarca de la Rioja Alta que se enviaban a la región de Burdeos, con sus características, cualidades y precios. Si el Archivo Documental es muy valioso, la colección etnográfica de útiles, instrumentos y máquinas agrupa la tecnología que se usaba en la vinificación y en los trabajos agrícolas en la época fundacional. Creemos que el hecho de que las Bodegas López de Heredia sean una de las más antiguas de la Denominación de Origen Rioja y una de las más reconocidas de España y que junto a esto, la propiedad haya estado desde su 117

creación en manos del mismo grupo familiar, le hacen merecedora de un reconocimiento especial. En este Proyecto queremos interpretar la Historia del Vino de Rioja a través de la Historia de una Familia, por esto no debemos hablar de un Proyecto de Museo, ya que la colección museográfica y su exhibición serán una de las partes del Proyecto. Este tiene un fundamento científico basado en los métodos históricos y antropológicos necesarios para su correcta divulgación pero debe estar integrado dentro del Programa general de marketing de la bodega como un área más de este. El Proyecto debe constituir un apartado de apoyo a la comercialización a través de una imagen de investigación y respeto a la historia de la bodega, y está integrado dentro del estudio de la interesante historia del Vino de Rioja.

Fases del proyecto 1) Concienciación Esta parte corresponde a la reflexión a realizar por la propiedad de la necesidad de llevar a cabo este proyecto dentro de una estudiada campaña de marketing, que incluya las actividades del Proyecto Historia de Familia. Sin el acuerdo de la propiedad y sin la integración en las acciones de promoción, el Proyecto sería algo artificial y en nada provechoso a los resultados económicos de la firma. Se ha de tener en cuenta que la realización de este trabajo de investigación conlleva la preparación de la bodega para su visita posterior y su aprovechamiento para la comercialización del producto in situ, dentro de las nuevas tendencias del Enoturismo. No podemos decir que la actividad de las visitas a bodega sea una actividad novedosa en esta casa, como lo demuestra la existencia de Libros de Firmas de los visitantes a la bodega, que comienzan en 1900 (Elías Pastor, 2008). Sí que con la llegada de las nuevas tendencias del Turismo del Vino la bodega se ha preparado para la mejor atención a los visitantes. Prueba de ello es el encargo realizado a la arquitecta Zaha Hadid (Premio Pritzker) para la construcción de un módulo que hoy recibe a los visitantes y que es una de las muestras interesantes en la arquitectura del vino de la Denominación de Origen. Sigamos describiendo las fases del Proyecto que tiene ese afán divulgativo de transmitir la filosofía y la historia de la casa, y además tiene otros objetivos. 118

2) Localización de los fondos La primera acción ha consistido en la localización espacial y material de los fondos tanto museográficos como documentales. En la actualidad hemos hallado en las diversas instalaciones multitud de materiales de todo tipo que se deben localizar espacial y volumétricamente para saber de qué fondo disponemos y donde se va a almacenar de forma provisional y definitiva. Los fondos se dividen en: • Materiales (en uso o en retiro) En este apartado incluimos todos los objetos de cualquier tipo que tengan relación con la Historia de la Familia. Nos referimos a útiles, instrumentos y máquinas, aperos, herramientas, vehículos, muebles y objetos domésticos, en todas sus variedades. Puede que algunos de estos objetos estén en uso y sean objeto de observación en el recorrido por la bodega. Con respecto a este carácter museográfico de la bodega, hemos de aclarar que muchos objetos que se encuentran en Museos del Vino se están utilizando con absoluta eficacia en nuestra bodega. Podríamos hablar de todos los útiles de bodega relacionados con la actividad de la trasiega, que en esta casa están en perfecto uso y de empleo diario. Lo mismo podríamos hablar de la tonelería que con técnicas artesanas construye y repara las barricas y tinas que se usan diariamente en el quehacer bodeguero. Otros muchos objetos se guardan en almacenes y proceden de la sustitución de materiales por su uso o cambio, pero que la propiedad ha tenido la sabiduría de conservarlos hasta en sus representaciones más humildes. Este conjunto que reúne un rico patrimonio etnográfico ha servido para la realización de exposiciones temporales que han tenido un notable éxito, como la dedicada a la Viña Tondonia (Elías Pastor, 2007). • Documentales Aquí incluimos todos los impresos, documentos, elementos gráficos, fotográficos y de cualquier otro soporte. Nos referimos también a toda la literatura gris que contiene la vida contable, facturaciones, archivos y documentación empresarial. No olvidaremos todo el conjunto promocional, etiquetas, folletos y todos los elementos publicitarios. Además de libros, revistas y otros impresos. El abundante archivo fotográfico merecerá un apartado especial. En la actualidad ya se ha restaurado una parte de las placas de vidrio que reflejan algunos aspectos de la construcción de la bodega, los trabajos de la viña y escenas familiares de comienzos del siglo XX (VV. AA., 2006). El resto del material se conserva con la intención de ir restaurando partidas temáticas y también por épocas, ya que son centenares las fotografías en diferentes soportes. 119

• Inmateriales Nos referimos en este apartado a toda La Historia oral de la Familia, que se trasmite de padres a hijos por tradición oral y que debe ser recopilada a través de encuestas y conversaciones. Es importante la cantidad de información que surge de las conversaciones con viticultores o habitantes de Haro y sus alrededores que han tenido relación con la bodega y que aportan informaciones no escritas de gran valor. 3) Inventario de los fondos Si se quiere dar un tratamiento científico a los materiales propiedad de la bodega, se ha de proceder a un correcto inventario y catalogación de los fondos, tanto documentales como materiales. Esta tarea es la más lenta y pesada y sobre todo no tiene una vistosidad o un efecto inmediato, pero es fundamental para el empleo posterior de todos esos materiales. En la actualidad se han agrupado los fondos y una parte de ellos, ha sido ya catalogada por lo que estamos en disposición de ofrecer a los investigadores más de nueve mil documentos que nos hablan de la historia de la bodega desde 1857 hasta 1923. La segunda parte de este proceso será la investigación de la época en la que la bodega se constituye como una Sociedad Anónima familiar a partir de 1924. El inventario de los MATERIALES nos permitirá saber el número y la calidad de las piezas con las que contamos, y cuáles de ellas por su calidad, originalidad u otras características podrán ser exhibidas en el futuro. El inventario de los fondos trae consigo también el estudio de cada pieza, su origen, lugar de fabricación, fecha etc., por lo que se ha de contar con bibliografía especializada para esa investigación. A partir de esta fase los arquitectos podrán diseñar el ‘contenedor’ de estos materiales y se podrá pensar en un proyecto museográfico. Mientras tanto, la fórmula de las exposiciones temporales en una de las Salas de la bodega, será la manera de mostrar al público la colección. El inventario de DOCUMENTALES, nos va a permitir conocer la Historia de la Familia y se ha de relacionar con los objetos materiales. El sistema de catalogación nos va a permitir que a la vez que inventariemos los documentos los vayamos utilizando para ir constituyendo la Historia de la Familia. Por ejemplo, una factura de la compra de azufre en 1910, unida a la documentación sobre una azufradora (MATERIAL), nos puede relacionar con una historia (INMATERIAL) de un año de enfermedades en la viña, trasmitida por tradición oral; y su repercusión en la calidad del vino, que se refleja en una carta (DOCUMENTAL) de la época. 120

Si desde el comienzo del trabajo se realiza de forma integral el objetivo final (HISTORIA DE FAMILIA), marcará toda la metodología. El sistema de inventario y catalogación de todos los fondos se ha realizado contando con Programas informáticos adecuados para su posterior consulta. 4) Restauración de piezas De entre los fondos materiales se elegirán los más adecuados para su posterior exhibición. El resto de los materiales constituirán un fondo de reserva. Las piezas escogidas se tendrán que restaurar y dar los tratamientos adecuados para su conservación. Será conveniente que aquellas más significativas se vayan restaurando desde el inicio del proyecto. El proceso de restauración se podrá efectuar con personal de la propia bodega para la limpieza y consolidación, dejando los trabajos más especializados para técnicos en restauración. Para la exposición citada utilizamos las dos fórmulas. Una parte del material fue restaurado por personal de la bodega, con los materiales adecuados bajo nuestra supervisión y otros como las vagonetas y algunos instrumentos de cobre fueron restaurados por empresas especializadas. En el caso del papel también se ha contado con la colaboración de una empresa especializada en ese material. 5) La restauración arquitectónica y mobiliaria Es voluntad de la familia López de Heredia, la restauración del patrimonio arquitectónico que constituye el conjunto edificado de la bodega. Teniendo en cuenta que las primeras edificaciones corresponden a 1877, y el edificio singular de la vivienda del fundador fue construido entre 1885 y el 1887, siendo posterior todo el conjunto constructivo. De la vivienda principal surge una galería que se inicia en 1900 y de la que se están terminando de restaurar los interesantes vidrios trabajados al ácido y que han repuesto. Con muebles de la familia y con el artesonado que tenía la antigua sede de las oficinas de la empresa en Madrid hasta 1940, se ha instalado una nueva Sala de Catas que cumple con la función de contener un espacio para la degustación y de ser un lugar en el que mostrar el rico patrimonio mobiliario de la bodega. Podemos decir que la restauración de los edificios está dentro de la línea de respeto a la historia de la bodega. En está área del proyecto se sigue la misma filosofía de mantener la tradición e incorporar la innovación, idea que está presente en todo el programa. 121

6) Redacción A la vez que se van inventariando y catalogando los fondos se va a ir procediendo a la redacción de textos que pueden tener distintas finalidades. Se han realizado artículos, publicaciones y colaboraciones, con diversas entidades de cara a ir publicitando los hallazgos que encontramos en nuestro trabajo diario y, además, existen otras posibilidades como la participación en Congresos y reuniones especializadas como la que nos encontramos. Esta participación en eventos de carácter universitario nos son muy gratos ya que tienen el valor de aportar conocimientos científicos sobre temas de historia, antropología, geografía, etc., y a la vez se trata de inculcar la cultura del vino a los universitarios mediante una forma de patrocinio que es novedosa y efectiva. Un objetivo fundamental es el de redactar un libro que explique la importancia de la Familia en la Historia del Vino de Rioja, sobre todo glosando la figura de D. Rafael López de Heredia, empresario que partiendo de la actividad comercial en el mundo del vino vinculado a la exportación a Francia de graneles en las dos últimas décadas del siglo XIX, confía en la recuperación del sector agrícola a través del injerto salvador de la filoxera. Además, apuesta por la elaboración de vinos de alta calidad con largos envejecimientos en un momento de desánimo en la vitivinicultura riojana. Su tesón y laboriosidad le hacen ser un personaje a estudiar en el interesante mundo del vino del primer tercio del siglo XX. Teniendo en cuenta que el proceso de investigación va a ser lento y costoso, la bodega debe aprovechar la documentación investigada para documentar su historia y presentarla al público, sin detrimento del producto final. En cualquier caso será nuestra tarea ir redactando una Historia de la Familia a la vez que se realiza la catalogación de los fondos. 7) Publicaciones En el transcurso de la investigación se van a encontrar materiales impresos de diverso tipo, como etiquetas, folletos, fotos, y otros, que pueden constituir un excelente producto cultural para la venta y promoción en la tienda de la bodega. También materiales de este tipo podrán servir para diseños actuales de materiales de promoción de la bodega. Como uno de los objetivos finales es la publicación de un libro, entrará en esta fase, y en él se incluirán todos los materiales que sean de interés para la obra.

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8) Proyecto museográfico Una vez inventariadas las piezas y decidido el proyecto arquitectónico y en coordinación con los arquitectos que realicen el edificio, se deberá plantear el proyecto museográfico. Este deberá trasmitir el espíritu final del proyecto que es la explicación de la historia del vino de Rioja a través de una familia, y para ello contará con los fondos MATERIALES, DOCUMENTALES e INMATERIALES, así como con los medios audiovisuales y museográficos más modernos. Teniendo en cuenta la existencia de un excelente museo del vino muy cercano a nuestra bodega, se planteará un modelo completamente distinto al ya existente que merece una visita para todos los aficionados a la cultura del vino. Por lo tanto se planteará un espacio multifuncional en el que el concepto museo quede integrado dentro de un conjunto que sirva para la divulgación y promoción de la bodega y sus productos. 9) Otras actividades Además de las líneas generales del Proyecto tal como las hemos expuesto, existen otras líneas de trabajo relacionadas con el Proyecto Cultural. La participación en Congresos y reuniones científicas vinculadas a la cultura del vino puede ser un ejemplo. En campos como los de la arquitectura del vino, el paisaje del viñedo o la museografía se ha participado habitualmente en foros universitarios o especializados. También estamos participando a nivel nacional e internacional en la realización del Atlas del Cultivo Tradicional del Viñedo, que se está llevando a cabo con la colaboración de varias instituciones y que pretende estudiar las formas de trabajo de la viña, antes de la llegada de los medios mecánicos y la relación que tiene esta cultura tradicional con el paisaje. Además, como la exhibición del patrimonio para que sea conocido por el mayor número de personas posibles, este año se ha participado en una exposición fotográfica y en la página web de La Rioja en la memoria, donde se pueden consultar algunos de los fondos. En cuanto a las actividades sobre el paisaje del viñedo se ha participado en un seminario (VV.AA., 2010) sobre este tema con la Escuela de Arquitectura de Madrid, y se acaba de publicar un libro que recoge los resultados de la reunión. Este conjunto de acciones, que parten de la investigación y concluyen en la divulgación, forman parte del Proyecto Cultural que está implicado estrechamente con el Departamento Comercial y el de Visitas a bodega, ya que el conocimiento de la cultura y la historia de la vid y el vino, genera activos que pueden servir como forma de promoción exclusiva de la bodega, 123

que la hace distinta no sólo por los excepcionales vinos que elabora como por la manera única de divulgarlos a través de la investigación, las publicaciones y en foros científicos y culturales.

Conclusión La participación de la empresa privada en la divulgación de la cultura es una corriente muy actual que surge de otras formas de patrocinio más clásicas como han sido hasta ahora las actividades deportivas. Esta puede ser además una forma de promoción muy interesante y novedosa, que sirve para publicitar los productos comerciales que la empresa elabora. Hay que tener en cuenta también que la publicidad del vino pudiera ser restringida o reducida a ciertas condiciones, tanto en los medios impresos como en los audiovisuales. Este problema surge en Francia a partir de la publicación de la Ley Evin, por el nombre del ministro redactor, que redujo considerablemente los espacios para la publicidad del vino y las bebidas alcohólicas. Por esta razón, es muy acertada la búsqueda de otras formas de promoción del vino, como puede ser la divulgación del patrimonio cultural. Hasta ahora hemos estado acostumbrados a que los temas culturales sean financiados por los gobiernos y las administraciones públicas. El paso siguiente ha sido la participación de la banca y de las entidades de ahorro, y por último la llegada del patrocinio de las empresas privadas. En el mundo del vino esta participación se está produciendo en muy variados aspectos ya que podemos decir que hay una intencionalidad clara de acometer la promoción de otra forma distinta a las clásicas técnicas publicitarias al uso. Y decíamos que además de la intención hacía falta contar con un patrimonio a divulgar bien sea adquirido o propio de la institución que lo promueve. En nuestro caso, la riqueza material de la colección es evidente, como se puede comprobar por los materiales ya publicados. Pero no debemos pensar que el proyecto acaba de comenzar, nos encontramos con muchas iniciativas relacionadas con esa ideología que resuma en la bodega, y que se basa en criterios como respeto al patrimonio, utilización de materiales autóctonos, actuaciones arquitectónicas con empleo de técnicas tradicionales, conciencia ecológica en todo lo relativo a los cultivos del viñedo, sostenibilidad, empleo de energías renovables y otro tipo de iniciativas que llevan empleándose desde hace décadas. Por esta razón si paseamos por el viñedo encontraremos los cultivos en vaso cercanos a los modernos trazados metálicos de la viña en espaldera y hallaremos construcciones en piedra y madera, como si fueran hechas hace 124

siglos. Hay cierto gusto por la tradición que contrasta con el empleo de nuevas tecnologías en otros ámbitos de la empresa. Lo mismo podríamos decir de la restauración de piezas y mobiliario de comienzos de siglo, o de pinturas, vidrios y otros materiales artísticos que tengan interés cultural. Otro ejemplo es la restauración de los mosaicos que se exhibían en el Restaurante Los Gabrieles y que fueron realizados en el año 1924 por el pintor Alfonso Romero, junto con otros de renombrados artistas y que en la actualidad se están restaurando; siendo la segunda vez que la bodega participa en su restauración, ya que también lo hizo en 1951, quizás con una orientación patrimonial diferente a la que en la actualidad tiene, dentro de un proyecto cultural global que ayude a relacionar el producto vino Viña Tondonia con el mundo cultural actual. Podemos decir, por esto, que desde siempre la bodega ha estado inmersa en un proyecto cultural, primero manteniendo y conservando los fondos y posteriormente en la actualidad, restaurándolos y ofreciéndolos en un futuro próximo para su disfrute al público.

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LA WEB: NUOVE FRONTIERE DELLA COMUNICAZIONE (ENO)TURISTICA

MARKETING ENOTURÍSTICO Y CIRCUITO SEDUCTIVO EN LA WEB Elena Carpi Università di Pisa

Introducción La acusada modificación de los mercados en lo que concierne a los modelos de producción comporta al mismo tiempo un cambio en la demanda de los consumidores, cuya faceta lingüística queda bien representada con la creación del término prosumer –acrónimo formado por la fusión de las palabras producer y consumer, acuñado por Alvin Toffler en 1980 en The Third Wave– traducido en español con el calco ‘prosumidor’ (productorconsumidor). El ‘prosumidor’ es una nueva figura de consumidor que se encuentra involucrado en un proceso de mass customatization, creación masiva de productos personalizados que contribuye a seleccionar y afinar. Esta nueva perspectiva ha repercutido también en el ámbito del turismo, puesto que los operadores son cada vez más conscientes del «cambio en el modelo turístico tradicional, (de) la irrupción de las nuevas tecnologías, (de) un entorno competitivo y (de) la evolución del turista», como se puede leer en la página web del foro del Instituto de Turismo de España, el Mad09, Conquistando la mente del consumidor global. Las nuevas tendencias del sector evidencian la importancia adquirida por el neuromarketing (Lindstrom, 2008), y cómo la information society está evolucionando hacia la que el mismo Lindstrom ha definido dream society: la filosofía que rige la promoción de los productos turísticos atribuye cada vez mayor importancia a la inteligencia emocional en detrimento de la racional, de los valores tecnológicos y pragmáticos. El turismo “de masa” va a convertirse en “turismo de motivación”: para enfrentarse al reto que supone esta transformación, los operadores saben que no pueden limitarse a vender un anónimo paquete de servicios y que, para atraer a los clientes, es necesario ilusionarles con la propuesta de una experiencia que les permita desarrollar su identidad de forma hedonista. Come ha affermato Antonioli Corigliano (2009)

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«Si tratta di creare un marketing esperienziale per far respirare l’aria e le emozioni del territorio».1 Por las razones expuestas y para adaptarse a las exigencias de los prosumidores –que utilizan el mercado de manera diferente a la tradicional– los tour operators se encuentran en el trance de modificar sus canales y sus códigos comunicativos. Si se consideran las primeras tesis del Cluetrain manifesto2 (1999): Markets are conversations. Markets consist of human beings, not demographic sectors. Conversations among human beings sound human. They are conducted in a human voice.

resulta evidente la importancia que el marketing experiencial otorga a las herramientas comunicacionales y lingüísticas. El consumidor vuelve a ser considerado una persona, un ser humano capaz de elegir y negociar, y no sólo un segmento de mercado. La negociación –elemento constitutivo de la venta y de la promoción de cualquier servicio o producto– evoluciona en este nuevo marco como negociación conversacional y dialógica entre el mercado (emisor) y el prosumidor (destinatario), y se rige por las funciones de la comunicación.3 Retomando ideas acuñadas por Baudrillard (1980), a partir de las funciones de Jakobson, en Il libro della Comunicazione (1994) Ugo Volli proponía el modelo del «circuito seductivo» en relación a la labor de los estilistas de la moda:

1 Ponencia “Il turismo del vino in Italia in un’ottica distrettuale e le strade dei vini e dei sapori”, leída en el Congreso Il turismo enogastronomico in Italia e Spagna: linguaggi e territori da esplorare, Bertinoro 2-5 dicembre. 2 Il Cluetrain Manifesto (http://www.cluetrain.com/) «è stato redatto da un gruppo di comunicatori, tra cui Rick Levine, […] pubblicato in rete con un invito a firmarlo e a discuterne. L’obiettivo di questo movimento è la “riforma” del linguaggio con cui le aziende comunicano nell’era di Internet e le possibilità derivate dall’interconnessione degli individui, garantita dallo strumento principe del networking: Internet, appunto» (Zanolli, 2005: 21). 3 Quizá ha llegado la hora de considerar «[…] straordinariamente semplicistica in rapporto alle circostanze reali della comunicazione che noi sperimentiamo quotidianamente» la idea griceana de que «lo scopo dell’emittente sia di trasmettere un messaggio chiaro e inequivoco al suo interlocutore, perché questo sia esattamente compreso» (Volli, 1994: 22). Si se acepta esta afirmación, es necesario considerar las tradicionales herramientas retóricas como «griglie di lettura, somma dei motivi che indicano delle relazioni cristallizzate tra l’espressione e il contenuto, e che soprattutto non devono essere isolate dal resto del testo ma, al contrario, connesse con l’insieme della proposta di senso» (Ceriani, 2001: 42).

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per capire meglio quelle forme di comunicazione […] in cui convivono una forte esposizione dell’emittente e una pesante pressione sul ricevente, per mezzo di un contatto particolarmente enfatizzato e di una ricca elaborazione formale del messaggio (Volli, 1994: 24).

Figura 1. Las funciones comunicativas

Como se puede ver en la Figura 1 las funciones comunicativas interactúan mediante un efecto retroactivo: La seduzione è un tipico effetto espressivo che dipende dalla capacità dell’emittente di esprimere un forte valore di se stesso. Per raggiungerlo è necessario […] operare un contatto efficace (effetto fatico) e un’azione conativa. […] Il circuito comunicativo/espressivo/conativo/fatico/poetico è caratteristico della seduzione. All’effetto fatico corrisponde il bisogno di contatto; a quello poetico, il bisogno di novità, cioè di informazione (1994: 25).

El énfasis al que se refiere el semiólogo triestino es asimilable al «extreme language» del turismo de que habla Febas Borra (1979: 70, citado en Dann, 1996: 65), cuyas características voy a tratar más adelante. Además, la comunicación descrita en la cita precedente –por lo que concierne a la elaboración del mensaje y a la presión que éste puede ejercer sobre sus destinatarios– posee rasgos muy parecidos a los de la web: efectivamente, para lograr una mayor competitividad, es necesario que las empresas turísticas sepan adelantarse a las motivaciones más personales de los potenciales clientes. Como las palabras de Volli evidencian, la información, para ser efectiva, debe poseer un contenido remático, típico del mundo de la moda de aquel entonces y que el enoturismo promocionado en la web seguramente posee. Por estas razones, el modelo del circuito seductivo me ha parecido el más adecuado para averiguar las modalidades comunicacionales del mensaje 131

de Turismodevino.com en vista del objetivo de describir mediante qué funciones y herramientas lingüísticas se obtiene el efecto promocional que se aprecia en esta página.4

Turismodevino.com De las páginas web dedicadas al tema del turismo enológico ésta es una de las más completas; su home page presenta una estructura tripartita, con imágenes que simbolizan la fusión entre modernidad y tradición, uno de los valores clave propuestos por la estrategia del marketing enoturístico. La web muestra en la franja lateral izquierda los siguientes apartados: Turismo de vino, Rutas de vino por... y Conocer el vino; la parte central propone cuatro llamativos enlaces a las principales secciones de la página –sobre los cuales voy a volver– y la franja de la derecha muestra sugerencias publicitarias. Turismodevino.com se dirige sea a los productores sea a cualquier persona que esté interesada por el enoturismo: a los primeros se presenta de manera directa como un canal «interesante para insertar publicidad», gracias al hecho de que es leído por «una audiencia [...] de personas interesadas por el vino y por el turismo», y a la: • •



[...] contextualización de [la] publicidad: quien vea su anuncio al leer sobre una ruta en su zona tiene muchas opciones de acabar visitándole si va allí, o al menos de probar sus vinos; [...] internacionalización de la audiencia. La multiplicidad de idiomas en que estará disponible turismodevino.com asegura atraer al turista y consumidor de vino extranjero, lo que refuerza no sólo visitas a sus bodegas, sino también crear imagen en mercados de exportación... hacer que sus vinos suenen. [...] flexibilidad de productos: ofrecemos distintos formatos y opciones para publicitarse que se ajustan a diferentes necesidades y presupuestos.

Aunque el proyecto web se proponga como algo capaz de internacionalizar y localizar a la vez su oferta de productos, las versiones alemanas, francesas e inglesas de la página son la traducción de la española, y no presentan diferencias entre las tres distintas culturas. A la hora de dirigirse a clientes potenciales, Turismodevino.com declara que su objetivo es «informar de una forma amena y exhaustiva acerca del maravilloso mundo que encierra el turismo alrededor del vino en España», 4

Sobre este tema, véase Garzone (2007) y Calvi (2009).

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afirmación que justificaría la preponderancia de la función informativa; sin embargo, la presencia en la frase del adjetivo ‘maravilloso’ y del verbo ‘encerrar’, son un primer indicio de la importante presencia de otras funciones. Como anticipaba, una sección muy importante de la página está dedicada a la rutas del vino, que recorren territorios acogedores e históricos: las bodegas y los hoteles en que el viajero puede hospedarse se presentan como nudos significativos de la ruta, que representa un verdadero fil rouge. Por esta razón, no es casual que el portal haya organizado un «certamen de relato corto en torno al vino» titulado Érase una vez el vino,5 pues la creación de una historia permite hablar del vino y de las experiencias que le rodean como de una vivencia que afecta a la personalidad del ‘prosumidor’, determinante no sólo para la creación de los productos, sino también para su promoción.

El circuito seductivo Aplicando el modelo del circuito seductivo como herramienta de control a esta página de tema enoturístico, se obtiene un modelo que es posible esquematizar de la manera siguiente: • • • • •

Los productores de vino intentan conquistar a sus clientes para animarlos a comprar sus vinos (función conativa). Para este fin se organiza una comunicación que tenga impacto (función fática), y que haga hincapié en la calidad y las características de los productos (función poética). Para lograrlo deben exponerse mucho (función expresiva), para atraer personas que compartan el estilo y los valores que están proponiendo (función conativa de segundo nivel). El mensaje (la cultura del vino) debe reflejar este estilo (función poética de segundo nivel). En resumen, la misma personalidad del productor cambia y se define cada vez mejor, para adaptarse a los clientes potenciales (función expresiva de segundo nivel).

Se trata de un proceso comunicativo establecido entre emisor y receptor caracterizado por un contacto enfatizado, por la presencia de las funciones 5 En el pasado, el portal organizó también un concurso de fotografía; las fotos de los participantes forman parte del Atlas de fotografía de vino.

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expresiva, conativa, poética y fática y por un alto nivel de elaboración formal. En los apartados que siguen, comprobaré la veradicidad de esta hipótesis.

Función conativa El emisor intenta influir en las decisiones de los destinatarios mediante el uso de un registro estructurado en torno a imperativos, a vocativos y a una palabra como ‘escapada’, que recurre muy a menudo y que es la etiqueta bajo la cual en la página se presentan las experiencias que se pueden vivir en la ruta del vino:6 (1) Elige tu destino y fechas en la caja de búsqueda y comienza tu escapada de enoturismo.

Se hexorta a los clientes potenciales a experimentar el enoturismo presentándolo como una experiencia sensorial: (2) El enoturismo es un tipo de turismo que contribuye a acercarnos a la naturaleza y que ensalza las percepciones de los sentidos. Les invitamos a adentrarse en su mundo en nuestra web

asociada con la idea de evasión y relajación al alcance de todos. Este concepto vertebra el mensaje de la página: la primera imagen que se impone al lector en la parte central, está constituida por enlaces denominados: Hoteles, Precios increíbles, Spas y vinoterapia, Escapadas de enoturismo, Enoturismo romántico, que “maridan” la experiencia enológica con un turismo sano, refinado, al alcance de cualquier bolsillo y con sugestiones románticas.

Función fática El contacto entre emisor y receptor se realiza mediante el uso de la segunda persona, y se establece un nivel de comunicación que engloba el ‘tú’ y el ‘yo’ en un ‘nosotros’:

6 La XXI edición del DRAE define ‘escapada’ como: «1. f. Acción de escapar.; 2. f. Abandono temporal de las ocupaciones habituales, generalmente con objeto de divertirse o distraerse». Los valores implícitos en esta palabra convierten la experiencia enoturística no sólo en una promesa de diversión, sino de evasión de la rutina.

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(3) Nuestro objetivo es ofreceros la información más completa posible sobre turismo de vino, para facilitaros esas salidas tan revitalizantes al mundo rural [...].7

La presencia de una marca coloquial como la «coletilla interrogativa» (Escandell Vidal, 1999: 3972) al final del ejemplo 4 es un indicio ulterior del intento de crear un contacto directo con el destinatario, que presupone y, a la vez, busca la confianza del lector: (4) Para disfrutar del vino no hay que ser un experto. Aunque cuanto más aprendemos de algo, más lo disfrutamos, ¿verdad?

y refuerza la asertividad del enunciado.

Función poética La estructura del mensaje, muy cuidada desde el punto de vista formal, expresa la correspondencia entre la cata de vinos y un estilo de vida refinado, cuyos valores se enmarcan en la categoría slow: (5) El enoturismo ayuda sin duda a relajarse, a olvidar los problemas del trabajo, y permite que la mente se adentre en un mundo de estímulos que distraen, relajan y evaden.

El enoturismo está presentado como la posibilidad de vivir una experiencia global en un “mundo” alternativo al de cada día,8 sinónimo del «saber vivir que se puede respirar en el campo y en las bodegas» y, sobre todo, como una actividad que cualquiera puede practicar, ya que: «No hay que ser un experto en vino para disfrutar de una cata de vino o de una visita a una bodega, igual que no hay que ser un nadador profesional para disfrutar de las olas del mar». El hecho de ser una actividad al alcance de todos, sin limitaciones de clase social, representa uno de los mayores atractivos del enoturismo, junto a la posibilidad de crear un paréntesis “mágico” en la realidad de cada día, como ejemplifica el apartado 3.

7

Esta cita sugiere que el contacto con la naturaleza y con la Tierra Madre provoca una especie de re-nacimiento o de re-generación. 8 Oposición que se repite a lo largo de los textos de la página web.

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Función expresiva La subjetividad del emisor destaca en los sustantivos y adjetivos que expresan emoción y pathos y contribuyen a la creación de una atmósfera sugestiva que tiene la finalidad de afirmar de manera rotunda la excelente calidad de la producción enológica española: (6) Huela y respire: en muchos casos el olor del campo lo encontrará después en el vino. Parece mentira, pero es así, y la primera vez que lo sienta será una auténtica revelación. (7) La fermentación es un proceso que tiene mucho de poesía y de magia. (8) El enoturismo nos invita a conocer el origen del vino, la magia de las bodegas subterráneas donde madura, y el encanto de las Casas que lo producen [...]. (9) Por sus viñas, sus paisajes, su clima y la calidad de sus bodegas, España es todo un lujo como destino enoturístico.

Tal objetivo está reforzado por las hipérboles y el uso de un registro eufórico: (10) España es el mayor viñedo del mundo. En ningún otro país las viñas [...] dibujan tanto el paisaje [...]. (11) [Las] bodegas míticas de La Rioja Alta [están situadas en un] marco incomparable y uno de los suelos más exclusivos de la Denominación de Origen Rioja, [en] un paisaje que hará inolvidable el viaje. (12) [La] Ruta del vino en Castilla la Mancha es [...] la mayor extensión de viñedo del mundo. (13) Cádiz es también la cuna de los vinos más especiales de la península. Los vinos de Jerez con su amplia gama de variedades presentan una forma de elaboración única en el mundo.

El territorio y el vino asumen casi la apariencia de un ser humano que tiene personalidad y carácter y, por antonomasia, se citan casi siempre en singular. El tono hiperbólico y enfático queda reforzado por la reiteración de palabras, que actúa como una especie de fórmula mágica, un mantra que por sí solo influencia al lector; aun más cuando se trata de términos que pertenecen a ámbitos fantásticos como ‘encanto’, ‘magia’, mágico’, ‘mítico’, etc. Nos encontramos aquí con otra estrategia muy frecuente en el discurso 136

turístico en que, como evidencia Dann (1996: 55), para atraer la atención del destinatario se utilizan a menudo estrategias que: «fit into a magical framework, since magic is an organizing mythology through which instant transformations can take place without any other explanation than the miraculous power of magic itself». Se encuentran también muy repetidas las palabras ‘tradición’ y ‘modernidad’, binomio ajeno a cualquier contraposición, y con el que se afirma que la fidelidad a los valores tradicionales no impide la innovación: el cambio generacional se propone como garantía de innovación en la continuidad; los valores tradicionales, permanecen intactos a través del espacio y del tiempo: (14) La hija de Santiago Ruiz realizó un esbozo de mapa para llegar a la bodega. Santiago Ruiz, cautivado por el diseño, decidió que fuera la etiqueta para su vino. (15) La arquitectura de la Hacienda sigue la corriente arquitectónica conocida como land-art, un ejemplo de modernidad integrada en el paisaje. Construida con la piedra caliza característica de la Ribera del Duero, da la impresión de que el edificio hubiera emergido del mismo suelo.

Conclusiones La aplicación del modelo del «circuito seductivo» como herramienta de control de las modalidades comunicativas del portal evidencia que se ha elegido una comunicación hiperbólica, seductiva, impactante, que propone el enoturismo como una experiencia emocionante y sorprendente. Para atraer a nuevos clientes se presenta la cata de vinos como una vivencia que afecta a los cinco sentidos, que permite relajarse y conocer a personas con gustos parecidos, y como un indicador social, aunque se asegure que está al alcance de todos los bolsillos. El cliente potencial no está visto come un target, sino de manera mucho más transversal, como una persona interesada por valores como el mundo rural, la sostenibilidad y la cultura, y que aspira a emocionarse. Como consecuencia, el productor de vino se presenta como una persona refinada, capaz de juntar tradiciones culturales e innovación, y que por esta razón es capaz de proporcionar experiencias emocionantes a sus clientes.

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ENONAUTAS Y ENOTURISTAS: EL MUNDO DEL VINO TIEMPOS DE GLOBALIZACIÓN ETÍLICA Gloria Bazzocchi, Pilar Capanaga Università di Bologna

Introducción1 No se trata de la primera vez que afrontamos el estudio del mundo del vino y de la viticultura. En otro lugar, hemos analizado la publicidad del vino, el lenguaje de la cata o el interés del lenguaje del vino en ambito didáctico. En esta ocasión, en la que el tema central es el enoturismo, trataremos de comprobar cómo comunican las bodegas con dos nuevas figuras surgidas al amparo de las nuevas tecnologías y que han revolucionado, de alguna manera, la comunicación humana: la del enonauta y la del enoturista. Para ello, realizaremos una búsqueda, en primer lugar, en los diccionarios de uso y de neologismos con el fin encontrar una definición satisfactoria. Después, veremos cómo las páginas web de las bodegas italianas y españolas establecen una comunicación con estas nuevas figuras de usuarios y si, realmente, se produce un intercambio entre el emisor del mensaje y el destinatario. Por último, mostraremos si existen diferencias culturales entre ambos países, a pesar de la globalización de la red, en el modo de comunicar.

España e Italia: dos países grandes productores de vino Entre Italia y España se alcanza el 62% de la producción mundial de vino al ser Italia el segundo productor y España el tercero. España posee la mayor 1

El presente estudio forma parte de un Proyecto nacional italiano (Programma di ricerca di Rilevante Interesse Nazionale, PRIN 2007, prot. 2007ASKNML), cuyo título es Il linguaggio della comunicazione turistica spagnolo-italiano. Aspetti lessicali, pragmatici e interculturali, coordinato dalla prof.ssa Maria Vittoria Calvi (Università di Milano) y en el que participan estudiosos pertenecientes a las universidades de Milán, Bologna-Forlì, Verona, Pisa, Sassari y Trento. El estudio ha sido realizado conjuntamente por las autoras del mismo, partiendo de planteamientos metodológicos comunes. Sin embargo, la elaboración del primero, segundo y quinto apartado corre a cargo de Gloria Bazzocchi, del tercero y cuarto de Pilar Capanaga.

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extensión de viñedo del mundo, con una superficie cultivada de 1.140.000 hectáreas mientras que en Italia son 675.000. Indudablemente, en dichos países, el vino reviste, desde el punto de vista económico, una importancia considerable, y, por consiguiente, los productores, cada vez en mayor medida, buscan la manera más rápida y directa para comunicarse con el visitante, y a menudo, comprador posible. El 11 de junio de 2011 el diario italiano la Repubblica publicó la noticia de que Italia había superado a Francia como mayor productor de vino del mundo: 2011 L’Italia diventa il principale produttore di vino al mondo sfidando il primato finora detenuto dalla Francia. Ad affermarlo è la Coldiretti sulla base dei dati della Commissione Ue che rilevano una produzione di 49,6 milioni di ettolitri per l’Italia, superiore - anche se di misura - ai 46,2 milioni di ettolitri della Francia, su un totale comunitario di 157,2 milioni di ettolitri, in calo del 3,7%.

Como ya hemos observado en ocasiones anteriores (Capanaga 2007), al igual que lo sucedido con la gastronomía, en la que la cocina española ha alcanzado cotas impensables hasta hace poquísimos años –gracias a figuras como Adriá, sobre todo, y a otros grandes cocineros, como Santi Santamaría, Arzak, Carme Ruscalleda o Berasategui, por poner un ejemplo–, también en el mundo del vino español, una generación de jóvenes enólogos y enólogas, con excelente capacidad técnico-científica, formados en escuelas prestigiosas de países europeos (Italia, Francia y España, sobre todo) y últimamente incluso en los Estados Unidos, ha logrado que el vino español alcance mayor reconocimiento internacional y se coloque a una altura semejante a la de los vinos franceses e italianos, que tradicionalmente han tenido mercado internacional y gran prestigio. No debemos olvidar que en este reconocimiento a los vinos españoles ha tenido que ver también el nuevo gurú de la enología internacional, Robert Parker, que, en las revistas The wine advocate y Wine spectator, ha promocionado extraordinariamente los vinos españoles, concediendo altas puntuaciones, sobre todo a nuevas denominaciones surgidas en los últimos años: Pingus, Venus, y a otras tradicionales: Rioja, Vega Sicilia (Capanaga, 2007: 24). El vino está de moda. Lo proclaman el consumo, los congresos sobre el tema, las encuestas, las revistas especializadas y de divulgación, el continuo aparecer de tiendas y bares dedicados preferentemente a la venta y degustación, pero, sobre todo, lo que nos interesa aquí, la creación de páginas web, lo que ha generado un fenómeno definido «globalización etílica» en un artículo aparecido en El País Semanal en 2004: [...] no es casual que quien ayer acudía invitado a una cena con un postre o unas flores bajo el brazo, hoy desenfunde una botella como promesa de intangibles sensaciones. 140

Y al calor de copa y compañía se hable de madera, color, aspereza, equilibrio, frescura, calidez… Así que, como mínimo, el vino ha expandido las fronteras del vocabulario de los españoles con términos bellos de sonoridad cuasi poética. Como suenan las etiquetas y denominaciones de origen. Más allá de las del Ebro, por todos conocidas, se rinde pleitesía al Priorato, mientras la prensa especializada alaba el desarrollo del Somontano, la buena factura de los castellano-manchegos, la emergencia de Toro, la magnificiencia de siempre de los de Jerez, el boom de Jumilla…, sin olvidar menciones a los que entran con fuerza del exterior: australianos, surafricanos, chilenos, argentinos o neozelandeses, entre otros. Globalización etílica, se podría decir (Galvín, 2004).

Al mismo tiempo, una de las características actuales del mundo del vino es su preocupación por aunar tradición y renovación, tierra ancestral y modernidad, lo que se manifiesta en muchas de las páginas web que hemos encontrado o en los eslóganes de buena parte de las bodegas.

Enoturistas: diálogo in praesentia El fenómeno del enoturismo ya es una realidad importante en ambas culturas. Cada año 4 millones de personas generan un volumen de negocios de millones de euros, con enorme proyección de crecimiento en téminos de presencias y de facturado. Según el profesor Tinti del Censis Servizi existen 4 tipologías de enoturistas:2 los enoturistas casuales, los que siguen la moda de los grandes vinos, los competentes e informados y los cazadores de talentos, a los que les gusta descubrir nuevas realidades antes de que aparezcan en las revistas especializadas. Como cualquier otra forma de turismo, se trata de un fenómeno migratorio en el se buscan cada vez nuevos destinos, y se trata también de un fenómeno complejo porque el vino de por sí no es suficiente para transformar una ciudad del vino en una meta de viaje; el enoturista tiene interés por el paisaje, la 2

Por lo que se refiere al término ‘enoturista’, encontramos 10.500 frecuencias en google.es páginas de España (mientras que en una búsqueda realizada a comienzos de 2009 tan sólo aparecía 381 veces) Hay una definición que nos puede interesar, tomada de la presentación del nuevo máster en Enoturismo de la Universidad de Salamanca (Campus Viriato de Zamora): «El enoturismo se impone como una nueva actividad económica que puede y debe complementar a la tradicional elaboración y comercialización de vinos. El enoturista reclamará información y formación en vinificación, catas, maridaje, etc., pero de forma más general y también complementaria, reclamará una oferta de servicios y actividades. El perfil del enoturista, pero también la definición del propio producto en términos de excelencia y diferenciación, supone que el trato con dicho público debe ser personalizado» (http://foro.e-nologia.com/thread29081.html). En italiano, en cambio, es uno de los lemas del diccionario Devoto (2008).

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gastronomía, el arte, sin olvidar los servicios (hoteles, casas rurales, restaurantes, enotecas, tiendas, etc.). Por eso, ya a partir de los años 90 han nacido algunas asociaciones para promover este tipo de turismo y, de alguna manera, dirigirlo y reglamentarlo. En Italia, las más importantes son el Movimento Turismo del Vino (1993), Le Strade dei Vini e dei Sapori (1999) y Le città del Vino (1989). El primero3 cuyo lema es vedi cosa bevi cuenta con unas 1000 bodegas, consideradas entre las más prestigiosas y seleccionadas, y organiza cada año algunas importantes iniciativas para promover el diálogo entre enoaficionados y bodegas. Por ejemplo, en la manifestación Cantine Aperte, que tiene lugar el último domingo de mayo, las bodegas asociadas al movimiento abren sus puertas para entrar en contacto directo con los enoaficionados; en Calici di stelle, en la mágica noche de San Lorenzo del 10 de agosto, en muchas ciudades italianas los enoturistas pueden degustar los mejores vinos de la zona; Benvenuta Vendemmia, el último domingo del mes de septiembre celebra el momento más significativo de la temporada vinícola, en el que las bodegas se abren para que los turistas amantes de vino puedan vivir en directo la vendimia; en San Martino Cantina, el fin de semana más próximo al 11 de noviembre, las bodegas abren sus puertas para celebrar la llegada del Vino Novello; y, por último, Natale in Cantina, una ocasión para vivir la mágica atmósfera navideña en las bodegas y aprovechar las propuestas regalo de las mismas. Otra importante asociación, común a ambos países, es decir, Strade del Vino y Rutas del Vino contribuye a establecer un diálogo entre productores y consumidores, así como la Asociación Española de Ciudades del Vino (ACEVIN) y la italiana Città del Vino. Strade del Vino cuya definición se encuentra en la ley cuadro n. 268, julio 1999, «percorsi segnalati e pubblicizzati con appositi cartelli, lungo i quali insistono valori naturali, culturali e ambientali, vigneti e cantine di aziende agricole o associate aperte al pubblico», forma un largo recorrido que incluye 140 rutas en todas las regiones italianas a través de viñedos y bodegas. El gran número de rutas y la inexistencia de un portal único que englobe en la redes a todas las bodegas de esta organización resulta al final un grave handicap para las dos partes, como diremos más adelante.4 En cambio, en España, cuentan solo con 19 Rutas del Vino (10 en La Rioja), poco más que una décima parte de las italianas, pero la red es mucho más funcional, porque sobre todo prima la calidad sobre la cantidad. Además, a diferencia de lo que ocurre en Italia, el Ministerio de Agricultura y Turismo 3 4

http://www.movimentoturismovino.it Véase el artículo de Pérez Vázquez en este mismo volumen.

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en los últimos años ha invertido grandes sumas para promover dichos itinerarios incluso en los mercados internacionales. Y, al contrario de las italianas, tienen en la red una página oficial5 muy bien estructurada y con una oferta muy amplia según las diferentes necesidades: Rutas diseñadas en colaboración con nuestras bodegas, alojamientos y restaurantes favoritos. Tenemos rutas de vino en las principales regiones españolas: Rioja, Ribera del Duero, Toledo, La Mancha, Penedés, Priorato, Toro, Galicia, Jerez y Andalucía. Para explorar todos los aspectos del vino en España, desde el tipo de uvas utilizado y cómo se cultivan a los secretos de la cata de vino, a la vez que se disfruta de la gastronomía, arte, cultura, historia, etc. Pueden ser rutas de un día o más largas. Grupos de cualquier tamaño, particulares o empresa. Ven con un grupo de amigos o en pareja. Perfecto para viajes de incentivo, reuniones de empresa, actividades complementarias para participantes en congresos o ferias, atención a clientes. Cada día se pueden visitar una, dos o tres bodegas con catas de vino comentadas, sitios de interés histórico o artístico, monasterios, castillos, iglesias, palacios y pueblos medievales. El proyecto Rutas del Vino de España nace en el año 2001, cuando ACEVIN consigue el apoyo de la Secretaría General de Turismo para empezar a trabajar en la definición y desarrollo de las normas de regulación de la calidad de este producto turístico. La colaboración se inició en el marco del Programa ‘Calidad en los Productos Turísticos’, integrado dentro del Plan Integral de Calidad del Turismo Español (PICTE 2000-2006) cuyo objetivo era trabajar en el diseño y desarrollo de nuevos productos turísticos que dieran lugar a la diversificación y desestacionalización de la oferta turística española. Desde el año 2001 hasta la fecha el trabajo desarrollado ha permitido consolidar una marca turística de calidad que es referente nacional cuando hablamos de enoturismo o turismo del vino. De hecho, al inicio del proyecto contábamos con seis destinos enoturísticos piloto; hoy disponemos de un Club de Producto turístico integrado por 19 Rutas del Vino, 11 de las cuales están certificadas conforme a la marca Rutas del Vino de España. Asimismo, las Rutas del Vino de España están integradas dentro de la oferta turística que se promociona en el extranjero a través de los canales de TURESPAÑA, como la Web spain.info, las Oficinas Españolas de Turismo, etc. Figura 1. Web de Rutas del Vino de España.

Volviendo a Italia, hay que decir que aquí la situación se presenta más fragmentada. De hecho, una encuesta de 2004 promovida por www.winenews.it (el portal más importante de vino en Italia) puso de 5

http://www.rutasdevino.com.

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manifiesto algunas características negativas del turismo del vino en Italia: para el 60% de los entrevistados, la oferta se caracterizaba por la improvisación, el individualismo y lo episódico. El tipo de acogida de las bodegas (en cuanto a facilidad de acceso, horarios, servicios y cuidados al turista) para el 27% eras escaso y para el 40% apenas suficiente. Dichas imprensiones encuentran su confirmación en las siguientes palabras de Antonioli Corigliano (2008):6 Al di là dei numeri e del dato quantitativo, per l’Italia è giunto il momento di pensare alla qualità; da noi c’è stata una forte crescita nel numero di Strade del Vino, oggi 140, però tante sono inefficienti. Abbiamo strutture valide e belle, e il vantaggio di poter collegare gli itinerari con arte, cultura e gastronomia del territorio. Però c’è una debolezza diffusa nella cultura del marketing e nella cura del cliente.

Por lo que se refiere a las denominadas Città del vino,7 se trata de una red de municipios, provincias, pueblos y ciudades con clara vocación vitivinícola, por un total de 200.000 hectáreas de viñedos de denominación de origen. Entre las finalidades que persiguen, se puede destacar: «Un’unione di soggetti pubblici ma anche privati decisi a creare reddito dove prima non c’era». Organiza varias actividades, como por ejemplo Il Palio delle Botti o el Wine Tour Cup, campeonato de golf donde se enfrentan las diferentes Ciudades de Vino y la Selezione del Sindaco, un concurso enológico dedicado a las pequeñas producciones de calidad presentadas por el alcalde del Municipio en que se encuentran las mismas. La correspondiente Asociación española de las Ciudades del Vino (ACEVIN)8 presenta los siguientes objetivos: •



• •

Promover y colaborar en las acciones concretas que tengan por finalidad el desarrollo y la diversificación económica de sus comunidades. Promover y facilitar las adaptaciones e iniciativas que sean necesarias con tal de incrementar la competitividad de la industria vitivinícola y en cualquier caso mantener e incrementar el nivel de bienestar económico y social de las ciudades miembros. Estudiar todas las formas de intercambio cultural, científico, tecnológico y económico entre los municipios de la asociación. Estimular todas las relaciones y los intercambios entre las diferentes ciudades miembros en aquellos ámbitos de interés coincidentes y entre estas y otras instituciones y empresas especialmente relacionadas con la producción y comercialización vitivinícola.

6

Véase http://www.b2b24.ilsole24ore.com/articoli/0,1254,24_ART_88612,00.html http://www.cittadelvino.it. 8 http://www.acevin.es/. 7

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• • •

Cooperar en la definición de una nueva estrategia especialmente en el ámbito de la formación profesional y del mercado de trabajo, en el marco industrial, urbanístico, cultural y del medio ambiente. Organizar encuentros y actividades que tengan como objetivo el intercambio de conocimientos y experiencias sobre los proyectos de desarrollo y diversificación económica. Cooperar con las ciudades europeas del vino a través de RECEVIN (Red Europea de Ciudades del Vino).

Todo lo anterior no resulta suficiente en vista de la recepción del enoturista. Lo que se requiere actualmente es una estrucura que “mime” a la persona que llega a la bodega, ofreciéndole no solo el encuentro con los productos vinícolas sino también una serie de servicios: gastronómicos, hoteleros, culturales, de bienestar, etc. Siguiendo el modelo californiano, en España, los empresarios vitivinícolas han optado por la “bodega monumento”, un lugar en el que la máxima expresión de la tecnología enológica se mezcla con la búsqueda de la belleza, gracias a la intervención de los más famosos arquitectos del mundo (desde Gehry hasta Moneo pasando por Rogers). La construcción de un edificio magnífico y prestigioso es sinónimo inmediato de buen gusto. La bodega ya no es sólo el lugar de elaboración del vino, sino el elemento básico para aumentar el prestigio del productor y de su vino, y al mismo tiempo se convierte en un sitio atractivo y al que pueden acudir turistas para visitarlo. El componente estético acaba siendo, de alguna manera, el valor añadido del producto. El fenómeno en Italia es mucho más reciente, aunque se está poniendo remedio y, por ejemplo, grandes arquitectos como Botta, Gae Aulenti o Renzo Piano han proyectado bodegas de grandes productores, como Antinori.

El enonauta: diálogo in absentia En el mundo actual, la Red forma parte de la vida cotidiana de millones de personas y se ha convertido en un hábito al que resulta muy difícil renunciar. Una investigación reciente, llevada a cabo por la Asociación de los Editores en línea europeos, ha demostrado que en países como Francia, Italia, España, Alemania y Reino Unido, en las horas laborales, son muchísimos los internautas que entran en la red, de 9 de la mañana a 6 de la tarde, primero para leer las noticias e, inmediatamente después, para buscar informaciones sobre aficiones e intereses personales, entre ellos, el vino. Los internautas que

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navegan en la red buscando informaciones inherentes al mundo del vino, en italiano se llaman enonauti o enoappassionati.9 Por esta razón, para los productores de vino es muy importante tener su propia página web; de hecho hemos realizado una búsqueda y podemos afirmar, sin temor a equivocarnos, que todas las bodegas poseen su propia página en la red, lo que les permite darse a conocer a un innumerable grupo de personas, además de ofrecer informaciones sobre la empresa, los sistemas y las técnicas de elaboración adoptadas, los productos, la red comercial y de distribución. En algunos casos, la red puede servir incluso para vender vino, encontrar nuevos clientes, difundir iniciativas, cursos de degustación, promover el enoturismo, etc. En muchos casos, se sigue presentando una tipología de página web bastante anticuada, es decir, la típica ‘página escaparate’, muy parecida a la forma de un folleto virtual en las que la interacción es casi nula. Se trata de los denominados “sitios estáticos” (Reggiani 2008) que presentan tan sólo los contenidos y las informaciones esenciales. Para lograr comunicar con el enonauta, en cambio, habría que recurrir a los denominados “sitios dinámicos”, en los que los aspectos paratextuales –interacción con una o más de una base de datos, presencia de formularios para enviar e mails, visualización de la hora del server, creación dinámica de documentos, etc.–, adquieren gran relevancia y pueden ser modificados por en usuario.

La Bodega Protos Por lo que se refiere a España, hemos elegido como modelo de análisis la página web de (Protos), por la gran notoriedad y prestigio de esta bodega (sobre todo, a partir de la inauguración del nuevo edificio diseñado por el ilustre estudio de arquitectura inglés Rogers Strik Harbour). En la actualidad, 9 Tras una búsqueda infructuosa en los diccionarios españoles, de uso y neológicos, del término ‘enonauta’, hemos encontrado en google.es, páginas de España, solamente tres entradas: una en un artículo de El Mundo (www.elmundo.es), en colaboración con Il corriere della sera (2005), con fundadas sospechas de que se trate de un calco del italiano, otra en una página de Ebay de un usuario italiano, y, por último, en una página italiana: www.intrage.it/. En cambio, en google.it, encontramos 5.820 apariciones de la palabra enonauta, lema registrado también en el diccionario 2006 parole nuove (2005) de Adamo y Della Valle: s. m. e f. Navigatore enologico, che viaggia, anche attraverso la rete telematica, alla ricerca di vini genuini e raffinati. En el mismo diccionario de Adamo y della Valle aparecen otros dos términos interesantes como enoappassionato (s. m., chi è appassionato del vino di qualità) y el curioso eno-pirata (s. m., chi produce e comercializza vino contraffatto). En una búsqueda efectuada en google.it, la sorpresa llega de las 10.800 frecuencias encontradas por enoappassionato, lema registrado en el diccionario Treccani. Sin embargo, solamente hemos encontrado 166 veces el equivalente ‘enoaficionado’ que aparece en un blog de google.es.

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el vino que se produce en dicha bodega ha alcanzado una gran fama, justificada, según los enólogos más prestigiosos. La bodega cuyo nombre Protos deriva, como se sabe, del homónimo término griego πρωτοσ, que significa ‘primero’, se funda en 1927. Fue la primera de la zona que posteriormente pasó a denominarse Ribera de Duero. Como se puede leer en el apartado ‘Historia’ de su página web, se trata de: «Un proyecto de futuro que además de haber llegado intacto hasta nuestros días, crece y se multiplica cada año, y ha llevado su nombre hasta lo más alto del panorama internacional». Si nos fijamos ahora en la portada, con fondo bicolor, gris predominante y toque de rojo, observamos que presenta una estructura horizontal: 1. En la barra superior aparece el logo de la casa, común a todos sus vinos, y su eslogan: «ser primero»,10 a la izquierda, mientras que en la parte superior derecha, encontramos tres enlaces: Inicio, Contacto y la versión en inglés y en alemán, sobre fondo gris. Si abrimos el enlace Contacto, observamos la fotografía de una sala de reuniones que ocupa la mitad de la página y que mantiene ese elegante tono de gris que se ha convertido en signo del portal. Inmediatamente debajo de la fotografía se señalan las direcciones de las dos denominaciones de origen propias, Ribera de Duero (vinos tintos) y Rueda (blancos). Ofrecen asimismo indicaciones sobre la visita a las bodegas incluyendo un número de teléfono y la dirección de un correo electrónico. A la derecha se pueden ver otros dos enlaces, Kit de prensa, que ofrece la posibilidad de descargar imágenes, como, por ejemplo, etiquetas, informaciones sobre Rogers o los viñedos, y Actualidad, una especie de reseña de prensa con las últimas novedades referidas a la bodega. Muy acorde con los tiempos que corren, informan también de que se puede seguir Protos en redes sociales, como Facebook o Twitter. 2. La segunda barra solamente presenta cinco enlaces: Historia, Enoturismo, La bodega, Vinos y Comunicación. Si abrimos el menú Historia, encontramos una vieja fotografía de la bodega original en cuya fachada se puede leer, «Peñafiel. La primera en la Ribera». Se relata en el texto correspondiente el nacimiento de Protos con tonos épicos, «el arrojo y el apego a la tierra de los viticultores de la comarca, consiguen unir los mejores esfuerzos». En el enlace Enoturismo, se puede acceder tanto a Ribera de Duero como a Rueda. Si se entra en la primera D.O., nos encotramos con la fotografía de la nueva bodega y al fondo el viejo castillo de Peñafiel para recalcar, como sucede frecuentemente en las páginas web de las bodegas, el perfecto 10

Que acaba de sustituir al histórico «alta expresión de nuestra tierra», presente hasta hace pocos meses. 147

maridaje entre tradición y modernidad. En cambio, en la D.O. Rueda, con fotografía de una nueva bodega, de estilo castellano tradicional, según reza el texto, se hace hincapié en el método que utiliza su enólogo Carlos Guzmán para elaborar el vino. Otra ventana que se puede abrir en Enoturismo nos conduce a las visitas a las bodegas. La imagen es un collage en el que se mezclan fotografías de botellas de vino y detalles de la bodega construida por Rogers. El texto verbal nos informa, con puntualidad y claridad, de la duración de las visitas, el horario, los precios, etc., indicando el camino con un enlace a google.mapas. El enlace La bodega es el más técnico de todos. Se empieza por explicar cómo se construyó la nueva bodega, los materiales utilizados (hormigón, madera y cristal) insistiendo en el hecho de que tiene mucha importancia para el Enoturismo aunque el texto carezca por completo de ese encanto necesario para seducir al posible visitante. Asimismo, se pueden observar informaciones escuetas sobre la uva utilizada, los procesos de elaboración del vino, las instalaciones, y, por último, la difusión de Protos en el mundo. Son enlaces más bien estáticos y poco interesantes que no animan al enonauta a la visita. En Vinos, se nos ofrecen indicaciones sobre cómo elegir un vino, cómo conservarlo y la temperatura ideal de consumo. El texto verbal es sumamente escueto e impersonal, sin apelación directa al destinatario del mensaje. En la zona de la derecha aparece una lista de los verbos que se cosechan: rosado, joven roble, crianza, selección, reserva, gran reserva, verdejo y verdejo fermentado en barrica. De cada uno de ellos se proporciona una ficha de cata y los posibles maridajes. El tono aquí es personales, el emisor se dirige directamente al destinatario utilizando el tratamiento informal: Nunca imaginaste que fermentando uva seleccionada 100% Tinta del País y vigilando su temperatura se obtendría un vino así. Crianza: 6 meses en barrica de roble americano y otros 6 en botella hasta salir al mercado. Mira: su color rojo picota con ribete púrpura. Aroma: sutiles aromas a frutas rojas con fondo de matices de vainilla procedentes de la madera. Su sabor: tómalo a 15 -16 °C para no perderte sus matices afrutados dejando una sensación larga y elegante.

Es interesante observar el sustantivo ‘mira’ para indicar la sensación visual del color del vino. 3. La parte central del portal esta constituida por un composición de fondo negro y cortinas rojas en los laterales, y un gran foco, es decir, la evocación del escenario de un teatro. La parte inferior de dicho escenario presenta una fotografía iluminada de la nueva bodega y sobre ella, en letras blancas, «Érase una vez una bodega …», en clara alusión a los cuentos infantiles. Más abajo, 148

«Visitas teatralizadas en Protos». Se puede abrir otra ventana, colocada en medio del escenario, en la que se nos da cuenta de la existencia de un recorrido de hora y media (durante los meses de abril y mayo de 2011) a través de la bodega realizando una representación teatral. 4. En la parte inferior, a la derecha aparece una botella de vino tumbada, en la visita del 4 de mayo de 2011, de Protos Verdejo, fermentado en barrica, aunque se puede abrir un enlace para elegir otro vino diferente. A la izquierda, en el apartado ‘Actualidad’, se hace referencia a las novedades y noticias referidas al mundo del vino en general, con la posibilidad de leerlas también en japonés.

La bodega Donnafugata Un ejemplo de página web proyectada para dialogar y comunicar de manera directa con los clientes, los consumidores y, en general, con todos los enonautas de la red que desean conocer sus vinos es el de la bodega siciliana Donna Fugata (www.donnafugata.it) que lleva ya algunos años invirtiendo en la comunicación a través de la Red. Según los datos ofrecidos directamente por la bodega, desde abril de 2005 hasta marzo de 2006 se han registrado más de 62.000 visitas, con una duración de navegación de aproximadamente 8 minutos y unos 2.000 usuarios de la newsletter. Como afirma una de las propietarias.11 Il web, la rete, i social network costituiscono le nuove frontiere del vino di qualità. Un mondo interattivo dove non c’è più posto per i siti “tradizionali”, ma bisogna conquistare la simpatia e la fiducia del navigatore rivoluzionando il linguaggio e ottimizzando le nuove tecnologie. Donnafugata si apre alla rete offrendo un sito ricco di funzioni interattive, di contenuti inediti e di approcci innovativi e divertenti al vino di qualità. Dai minivideo musicali che offrono al wine lover una “degustazione virtuale” alla possibilità di trovare il vino perfetto per il “Primo appuntamento”!. Dal nome della prima sezione il messaggio di Donnafugata: “Vivere il Vino” vuol dire sapere tutto di un’annata ma anche fare esperienze multisensoriali, vivere l’arte e la cultura del territorio, ma anche vivere la vita della propria azienda del cuore!

Con estas palabras se presentaba en abril de 2011 la nueva versión de la página web de la bodega, más refinada e inmediata que la anterior, que ya era

11 Vid. www.donnafugata.it/pagine/Comunicati-Stampa-News-Immagine-Donnafugatarivoluziona-la-propria-presenza-sul-web,Dettaglio_Co004,IT,2908,Comunicati_S004-news.aspx

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apreciable,12 tanto a nivel de contenidos como de gráfica, aunque la verdadera revolución radica en la tecnología, el lenguaje y las estrategia de web márketing adoptadas.13 Además, los enonautas, gracias a la posibilidad que se les brinda de compartir los contenidos favoritos en las redes sociales come Facebook y Twitter, van aumentando con su adhesión la credibilidad y popularidad del sitio. Desde el punto di vista gráfico, la nueva página web presenta soluciones muy avanzadas a nivel de web design. En la portada, cuyo fondo aparece claro y luminoso, se abre un rompecabezas de colores mediterráneos construido por las etiquetas de autor que caracterizan los vinos de la bodega. El impacto visual, de gran belleza, invita sin duda a proseguir la navegación curioseando entre los muchos enlaces que la página ofrece. Notamos que el contacto con el usuario es inmediato, ya que en el banner de arriba aparecen cuatro enlaces que implican directamente al que está visitando la página y revelan una estrategia de complicidad y proximidad por parte del enunciador. El primero es Languages (el uso del inglés, que se repite también en el índice de que hablaremos en seguida, se justifica por la voluntad de comunicar con todas las personas no italianas que quieren acceder al sitio), rozando cuyo botón se abre otra barra donde aparecen una serie de idiomas (italiano, inglés, chino, alemán, español, francés, japonés, coreano, ruso) con los que se puede navegar por el sitio. Hay que decir que la versión traducida integral del mismo sólo está presente en inglés, pero es posible obtener informaciones fundamentales y acceder a varios archivos que se pueden descargar también en las demás lenguas. Este aspecto es bastante inusual para las bodegas italianas que normalmente tienen una versión de sus paginas web sólo en inglés, lo que refleja la política comercial internacionalista de Donnafugata y al mismo tiempo revela su deseo de llegar a comunicar con una comunidad global de enonautas. Además, comunicar con el receptor en su propia lengua es una estrategia de respeto de la identidad del mismo que además le implica de forma personal. El segundo botón es Download, cuya área pone de manifiesto la misma estrategia de complicidad a través de la generosa cantidad de descargas posibles, una especie de regalos que la bodega ofrece a sus aficionados, una manera de compatir informaciones, lugares, experiencias: fotos, vídeos, etiquetas y fichas técnicas de los vinos, recetas de autor, el book de 39 páginas y el folleto de 27 de presentación de la bodega, más el powerpoint institucional de la misma, fondos para el escritorio, y breves 12

La versión anterior, era ya de tipo dinámico pero menos interactiva, se remontaba al año

2005. 13

Algunos datos numéricos para entender la riqueza de contenidos del sitio: 101 las recetas presentes; 111 los comunicados de prensa; 504 los artículos de la reseña de prensa; 240 las fotografías, 60 los vídeos; más de 1000 páginas entre la versión italiana y la inglesa.

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piezas musicales que proponen una experiencia multisensorial de música y vino. Pulsando Contatti, por último, se abre una página con una detallada lista de las áreas de la bodega con las que el enonauta puede ponerse en contacto (secretaria, enoturismo, administración, etc.), y los correspondientes números de teléfono y direcciones de correo electrónico. El último enlace, Cerca, es en realidad un motor de búsqueda dentro del portal que funciona por palabras clave. Se trata de una forma rápida e inmediata de contestar a posibles preguntas con las que el usuario puede haber llegado al sitio (por ejemplo sobre un tipo de vino o una iniciativa). En la parte de arriba del rompecabezas se desarrolla una especie de índice horizontal de las distintas partes del sitio: Vivere il Vino, I nostri prodotti, Donnafugata, News&Press. Cada botón de este índice se estructura en una serie de sub-botones que organizan los contenidos de forma muy variada. En Vivere il Vino, se ofrecen al enonauta diferentes posibilidades de acercarse al vino: la comida, el arte, la música, los itinerarios por una Sicilia menos conocida... Cada una de estas partes sugiere combinaciones emocionales con el vino: una receta, una pieza musical, un paseo por Pantelleria se convierten así en ocasiones para descubrir, degustar, vivir los productos de Donnafugata. De forma muy cautivadora, gracias al uso de efectos cromáticos y gráficos especialmente cuidados, el enonauta tiene la posibilidad no sólo de recoger informaciones bastante pormenorizadas sino también de interactuar, enviando una receta que se pueda maridar con un vino de la bodega o dejando una dedicatoria que cuente una experiencia sensorial y gustativa vivida gracias a un vino de Donnafugata. Como podemos notar en lo ejemplos que siguen, la manera habitual de dirigirse al receptor es el tuteo, lo que sugiere la presencia de un emisor (que además se expresa a través de los pronombres de primera persona plural noi y ci) que está buscando una forma de diálogo informal, junto al uso del imperativo de la segunda persona singular que constituye otra estrategia de implicación directa: Raccontaci la tua esperienza indimenticabile vissuta attraverso un vino Donnafugata. Sei un appassionato gourmet? Condividi con noi la tua ricetta preferita in abbinamento ad uno dei vini Donnafugata. Una serata romantica, una cena tra amici, un pranzo di domenica in famiglia: divertiti a scegliere per ogni situazione i vini Donnafugata e scopri le ricette dei piatti che meglio si abbinano. Dall’antipasto al dolce troverai il vino perfetto per ogni menu ed occasione. Visualizza tutte le indicazioni indispensabili per raggiungere le cantine di Donnafugata.

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Scopri i segreti e le curiosità delle etichette dei tuoi vini preferiti!

En la parte dedicada a los productos, se invierte el punto de vista tradicional de la búsqueda: el usuario no está obligado a leerse todas las fichas técnicas de los vinos porque gracias a una serie de filtros (tipología, aroma, maridaje) puede encontrar el vino más adecuado a su necesidad (aperitivo con amigos, regalo importante, banquete, etc.). Es otra manera con la que el enonanuta consigue “dialogar” con la bodega, expresar sus gustos y exigencias, recibiendo un consejo personalizado. La presentación de los vinos tiene, de todas formas, una ficha técnica, con su etiqueta y la indicación de los premios recibidos; existe también la posibilidad de saber dónde comprar cada producto región por región en Italia (wine bar, enoteca, etc.) y en el extranjero (importador o agente). 14 Hay también un glosario que cuenta 27 entradas, algunas clásicas como terroir o tonneaux, junto a otras bastante inusuales como la siguiente en la que se explica el origen del nombre de la bodega: Regina Maria Carolina Maria Carolina d’Austria nacque a Vienna nel 1752 e andò in sposa a Ferdinando IV di Borbone re di Napoli e di Sicilia. Colta e intelligente, regnò di fatto fino al 1806 quando dovette fuggire da Napoli per l’arrivo delle truppe napoleoniche. Si rifugiò in quella parte della Sicilia, dove Donnafugata ha oggi i suoi vigneti. E fu Giuseppe Tomasi di Lampedusa, nel Gattopardo, a chiamare quei possedimenti “Donnafugata” in onore della celebre regnante in fuga.

La sección Donnafugata está dedicada a la presentación de la bodega y de la familia Rallo, productores de vino desde hace 150 años. Gracias a las fotos presentes, es posible “conocer” a los componentes de la familia así como los varios establecimientos y viñedos; la abundancia de fotos y su apreciada factura representan una manera más por parte del emisor de darse a conocer sin reticencia, poniéndose en comunicación, esta vez de forma visual, con el visitante virtual. El último botón de la serie es el de News&Press, espacio que recoge una información muy detallada y precisa con las últimas noticias, comunicados y reseñas de prensa, y el calendario de los acontecimientos relacionados con la bodega, especialmente de tipo enoturístico. Por debajo del marco del rompecabezas, la portada se derarrolla en otra banda horizontal en la que aparecen las botellas de los vinos de la bodega que remiten a la sección ya descrita de I nostri vini: otra manera, quizás más directa, de entrar en contacto con el vino producido por la bodega. Aparecen luego otros apartados que anuncian aspectos relativos a la vida de la bodega, 14 Es posible acceder a la misma información también a través del Store locator (con google maps) que aparece en la portada abajo a la izquierda.

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especialmente relevantes o novedosos que se pueden profundizar entrando en ellos. Se trata de contenidos a los que se puede acceder también desde otros puntos de la página, pero que apareciendo en la portada, como si se tratara de un periódico, destacan por su importancia y pueden cambiar según el momento o la época. En la columna a la derecha, se ofrece también la posibilidad de recibir la newsletter de la bodega (otra manera para establecer un contacto permanente entre emisor y receptor). Por último un refinado dibujo se desarrolla en la parte de abajo de la página y representa, con el estilo iconográfico inconfundible de Donnafugata, escenas de vendimia.

Figura 2. Sección de la portada de la página web de la Bodega Donnafugata

Conclusiones La producción de vino en Italia y España ha alcanzado en los últimos años gran importancia desde el punto de vista no solo económico sino también turístico. Las bodegas de ambos países, siguiendo una tónica consolidada y generalizada, han abierto sus puertas a los muchos enoturistas que buscan un contacto cda vez más directo con quien produce el vino. También las denominadas Rutas del Vino (o Strade dei vini e dei sapori) y las demás asociaciones oficiales de ambos países que aportan su granito de arena a la difusión de la cultura del vino han contribuido de forma decisiva a que el fenómeno del Enoturismo se convierta en una de las formas de turismo con mayor futuro. 153

El hecho de que la gran mayoría de las bodegas haya construido páginas web con la finalidad de atraer a posibles compradores o simplemente visitantes, junto al auge y la democratización de la red, ha contribuido a crear una nueva figura de internauta, la del ‘enonauta’, aunque la manera de comunicar con él a veces es sólo aparente. En efecto, de las dos páginas web analizadas, la de la bodega española Protos y la de la italiana Donnafugata, las conclusiones que se pueden sacar son discordantes: la primera, elegante y excesivamente sobria, tanto en los aspectos verbales (esquemáticos y secos) como iconográficos, no consigue dialogar con el enonauta, al tratarse de lo que se denomina una página web estática, mientras que la italiana se presenta como una página dinámica, ágil, vistosa y que intenta ganarse el aprecio del visitante, ofreciendo de manera sugestiva las informaciones y la posibilidad de entrar en algunos de sus contenidos, dejando incluso huella de su visita.

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EL ESLOGAN EN EL SITIO WEB SPAIN.INFO DE TURESPAÑA María José Rodrigo Mora – Ana Pano Alamán Università di Bologna

Introducción1 La literatura crítica, incluso la más reciente, pone de relieve la escasez de estudios específicos, tanto teóricos como empíricos, por lo que concierne al análisis del eslogan en el sector de la publicidad turística (Garzone, 2006: 122; Ortega, Mora, Rauld, 2006),2 situación agravada por la falta, asimismo, de investigaciones pormenorizadas de los aspectos lingüísticos, especialmente semánticos, del mensaje publicitario en general, ya que han sido considerados secundarios dentro del complejo entramado comunicativo del sistema semiológico en el que se halla encuadrado el eslogan (Robles, 2004: 11). La publicidad, dada su finalidad persuasiva puesta de manifiesto con plenitud en la actual sociedad de producción y consumo globalizados, se ha llegado a considerar, desde una perspectiva retórica radical, un nuevo género discursivo (Spang, 1984), lo que sin embargo no ha sido un obstáculo para incluir en su bagaje terminológico el vocablo ‘eslogan’, resultado de la revitalización de la antigua expresión gaélica sluagh-gairm, utilizada para avisar de un peligro o como grito de guerra, y que los británicos comenzaron a usar en función de consigna electoral, para pasar sucesivamente a los EEUU, donde acabó 1

La presente investigación es resultado de continua y estrecha colaboración entre ambas autoras, no obstante, la redacción de la Introducción, El eslogan de la publicidad turística: definición y características y Análisis: aspectos lingüísticos y retóricos, ha corrido a cargo de María José Rodrigo Mora, mientras que Eslogan y encabezado web, Análisis: aspectos semióticos y Conclusiones han sido redactados por Ana Pano Alamán. 2 Giuliana Garzone observa que en Italia sólo recientemente se han publicado estudios específicos relativos a los aspectos lingüísticos de la comunicación en ámbito turístico español (Calvi, 2000 y 2006) e italiano (Santulli, 2007). Para una breve bibliografía razonada sobre el eslogan en general, véase Garrido, Ramos (2006: 183-184). En lo referente, en particular, al análisis del eslogan turístico, Ortega, Mora, Rauld (2006: 128-129) señalan, entre las pocas contribuciones específicas, las de Richardson y Cohen (1993); Klenosky y Gitelson (1997); Supphellen y Nygaardsvik (2002) y Pike (2004).

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empleándose en la publicidad comercial, tanto para denominar a los titulares (headlines) como a los eslóganes en estricto sentido (baselines) (Garrido, Ramos, 2006: 183).3

El eslogan de la publicidad turística: definición y características El eslogan turístico, como el mismo mensaje publicitario, es un texto comunicativamente unidireccional, creado por especialistas del sector y cuyo destinatario se identifica con una determinada pluralidad de potenciales consumidores; en consecuencia, aparece en aquellas tipologías textuales, más persuasivas que informativas, que tienden a ofertar un destino turístico sólo después de una previa y rigurosa selección de sus aspectos positivos (Calvi, 2009: 201-202). Con respecto a la representación de un concreto lugar geográfico, la publicidad turística representa la otra cara de la medalla del discurso periodístico, ya que a pesar de compartir ambos los mismos medios de comunicación, las noticias acerca de aspectos sociales problemáticos, suelen connotar negativamente de forma implícita la topografía en la que acaecen los hechos. Simultaneidad de lo mercantil y de lo social que en realidad va más allá de la aparición compartida en medios de comunicación, pues el término eslogan parece adolecer aún hoy en día de un sutil grado de inaferrabilidad, palpable todavía en el Diccionario de la RAE (2001) donde, con extraordinaria parquedad se define como «una fórmula breve y original, utilizada para publicidad, propaganda política, etc.», reflejando así con acierto el entramado existente entre politología y publicística, por cuanto ambas se ocupan de la praxis social (López Eire, 1998: 18), aunque para Seco el término ‘eslogan’ no debería confundirse con los afines ‘lema’ y ‘consigna’ (1998: 200-201). Las definiciones del eslogan publicitario, todas ellas aplicables al ámbito turístico, han surgido en general de dos enfoques paralelos, en los que se han tenido en cuenta prevalentemente ya sean los aspectos retórico-lingüísticos, ya sean los criterios comerciales. En cuanto a los primeros, Perelman y Olbrechts-Tyteca, en su precursora obra de 1958, Traité de l’argumentation. La nouvelle rhétorique, consideran los eslóganes máximas elaboradas con arreglo a las necesidades particulares de una determinada acción, siendo fundamentales para su elaboración el 3 La diferencia principal entre estos dos conceptos consiste en que el titular, que no tiene por qué ser ni breve ni recordable, pero que se relaciona directamente con el producto, abre el proceso argumentativo del anuncio, mientras que el eslogan lo cierra en estrecho contacto con los elementos gráficos y con la marca (Muñiz, 2005: 124).

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ritmo, la concisión y la facilidad para ser recordados, aunque observan que no poseen la tradición de otras formas breves, como los proverbios. Desde el momento, además, que incitan a la acción más que a la convicción, han de ser constantemente renovados (1989: 176). Bassat (1993: 127), en cambio, fascinado por esta fórmula breve, a la que compara con el aria de una ópera, define el eslogan «Corto y memorable; profundo y brillante; simple y único; impactante, perdurable, creíble y relevante». López Eire (1998: 43), por su parte, actualiza el punto de vista retórico y precisa que dicho término «[...] designa una fórmula concisa, fácil de retener y de repetir, que implica o connota y sugiere más que lo que realmente dice o denota, y que impresiona especialmente al receptor porque conecta con su afectividad», señala, asimismo, que esta fórmula de aprovechamiento de la fuerza retórica del lenguaje, ya estaba presente en la tradición textual y ha logrado sobrevivir con éxito extraordinario en la moderna comunicación publicitaria. Variando ligeramente el enfoque, Garrido (2000: 70) ha intentado articular una definición puente entre la visión retórica y el indudable impacto económico y social del eslogan, cuando lo describe como una «Expresión lingüística económica, significativa, brillante, perdurable, exclusiva y eficiente de una estrategia de comunicación empresarial, política o institucional». Por el contrario, desde una lógica comercial, para Ortega, Mora, Rauld (2006: 129) «Los eslóganes son frases que pretenden comunicar los aspectos descriptivos y persuasivos sobre una marca», por lo tanto, desde la perspectiva de la gestión de marcas, es un elemento fundamental para conocerlas y diferenciarlas. Ampliando este último punto de vista, Rey (1996: 112) ofrece una definición que conjuga, dentro de un marco semiótico, diferentes aspectos mercadotécnicos, donde el eslogan es «Una frase breve, simple, concisa, brillante y recordable, que expresa la ventaja principal del producto y que se repite a lo largo de una campaña publicitaria [...], resultado del análisis de las características del producto, del estudio de su posicionamiento y de la investigación de sus frenos y motivaciones. Todo ello, por supuesto, coronado con una buena dosis de estética». Abordando en concreto la relevante característica formal de la brevedad, el eslogan puede llegar a estar compuesto por una sola palabra o por un escueto sintagma, aunque sin embargo el modelo de eslogan turístico aquí analizado suele estructurarse en una frase o incluso en una doble frase. Pero, en todo caso, es siempre una unidad textual breve y autónoma que cierra o, más exactamente, sintetiza el mensaje publicitario anclándolo de forma indeleble a la marca. El criterio de selección para que dicha unidad cumpla la función de 157

eslogan dentro de la globalidad semiótica del anuncio será la densidad semántica, no la mera corrección gramatical.4 No obstante la brevedad, el eslogan no se puede encuadrar en la noción de figura retórica porque no es simplemente producto de una modificación consciente del uso normal de la lengua para obtener una determinada configuración de un mensaje artísticamente innovador, sino que el eslogan posee sus propios atributos estilísticos, delimitados por la función que se le atribuye dentro del anuncio. Naturalmente, la brevedad y concisión van acompañadas de una fuerte densidad semántica, con abundancia de palabras plenas (sustantivos, verbos, adjetivos, adverbios) frente a palabras vacías (pronombres, posesivos, demostrativos, preposiciones, conjunciones), en la publicidad gráfica, con una proporción de 1,51 a 1 a favor de las plenas (Garrido, Ramos, 2005: 187). Ahora bien, como ya observó Spang (1984: 102), la categorización morfológica con frecuencia desdibuja sus propios límites dentro de un tipo de mensaje tan sintético como es el eslogan. En la actualidad, ateniéndonos al estudio estadístico realizado por Ortega, Mora, Rauld (2006), con la aplicación metodológica del Análisis de Contenido a 403 anuncios con eslóganes aparecidos en ocho publicaciones turísticas profesionales y quince destinadas al público en general, se ha podido determinar que el eslogan en la publicidad turística posee las siguientes características: 1. Extensión, en cuanto al número de palabras, entre 4-6 con tendencia hacia el alargamiento desde 1988. No parece existir, sin embargo, asociación entre la extensión del eslogan y los agentes turísticos por él promovidos. 2. En lo relativo a la posición de la marca en los eslóganes, la mayor parte la ubica fuera de los mismos (75,9%), sobre todo los eslóganes de líneas aéreas y de entidades turísticas. 3. Evaluando el nivel de comprensión de los eslóganes, el 87,6% son fácilmente comprensibles ya a partir de las palabras utilizadas, sin necesidad de apoyo de imágenes; los de las líneas aéreas y las entidades turísticas son los más comprensibles, los menos los de las agencias de viajes/ touroperadores.

4

López Eire (1998: 62) resalta la importancia de dicha característica en la retórica tradicional, para la que «La concisión, la brevedad de los mensajes, la braquilogía, lleva aparejada una tremenda efectividad operativa, procura énfasis a la expresión, proporciona mayor volumen semántico a las palabras, sirve, según los antiguos, para densificar el pensamiento. […] La brevedad es en la retórica clásica una cortesía para con el oyente, a quien el orador suele prometer que será breve en su elocución precisamente para ganar su benevolencia».

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4. Predominan los eslóganes que tratan de diferenciar la marca anunciada, 39,5%, sobre todo entre los de las líneas aéreas, seguidos de los que sugieren el producto o marca, 23,8%.5 5. En lo referente a su estructura, la mayoría de los eslóganes están formados por un solo enunciado (90,3%), si bien la estructura doble ha aumentado del 6%, observado por Ortega (1992), al 9,7% en el análisis de Ortega, Mora, Rauld (2006), siendo las entidades turísticas españolas los agentes que más utilizan la doble estructura (41,9%), seguidas de las oficinas de turismo extranjeras (17,8%), observación muy significativa para nuestro estudio, como se verá.

Eslogan y encabezado web Analizar los eslóganes en el sitio web spain.info de Turespaña, portal de promoción turística en el exterior, requiere abordar, aunque sea brevemente, la cuestión del encabezado, marco en el que generalmente se integra el eslogan en la comunicación turística institucional vía Web. El formato más conocido y tradicional de la publicidad en Internet es el banner, aunque su eficacia se ha ido perdiendo en favor de formatos más interactivos y personalizados (Muela Molina, 2008), como los enlaces patrocinados, los anuncios en blogs y el llamado click to call (Garrido Pintado, 2006). El Glosario de Terminología Informática, coordinado por José Luis Prieto, registra este término como anglicismo con la siguiente definición: «Rótulo, cartel, pancarta, anuncio [...], anuncio publicitario en una página web, que puede, o no, estar relacionado con el contenido de la página». Es pues un espacio reservado a la publicidad que puede presentarse en diversos formatos estrechamente relacionados con el encabezado web. Sin embargo, en el caso que nos ocupa, no es posible hablar de banner en sentido estricto, como anuncio comercial, sino más bien de header, también llamado encabezamiento o cabecera, en un sentido más relacionado con el diseño de páginas web y por tanto, desde una perspectiva semiótica. En este ámbito, se utiliza el término ‘encabezado’ para designar un espacio que determina la estética de todo el sitio web, es decir, su identidad visual, además de ofrecer, por medio de botones funcionales, una navegación coherente por el sitio. 5

Partiendo de la identificación de la marca, Ortega (1992; 2004) propone diferentes categorías de eslóganes, por cuanto: 1) describen lo que la empresa o marca hacen; 2) describen la naturaleza, ventajas del producto o de la marca; 3) tratan de diferenciar la marca; 4) sugieren la utilización del producto; 5) tratan de ensalzar al consumidor; 6) se apoyan en el nombre comercial o en la marca principal; 7) están en idiomas extranjeros.

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Adoptando este punto de vista, es posible identificar el espacio o contexto en el que aparecen los eslóganes del sitio spain.info, es decir, la marca y el texto breve de promoción turística institucional que analizamos, como encabezados web. En la mayor parte de encabezados, la síntesis y un formato llamativo deben captar la atención del usuario e impresionarle de inmediato. Puesto que la mayoría de usuarios navega por la Red de forma rápida y entre todo tipo de informaciones, este espacio debe suscitar el interés del destinatario en el menor tiempo posible, de ahí la importancia de su posición, de su formato6 y de su capacidad de condensación de significados, mediante diversos dispositivos semióticos. En particular, el encabezado web de los sitios institucionales de promoción turística suelen incluir textos, logotipos e imágenes, muchas veces animadas, que, junto al eslogan que constituye, como veremos, el mensaje verbal, contribuyen a implicar o “envolver” al destinatario en el mensaje mismo, invitándole así a emprender el viaje (Calvi, 2009: 216). La animación y la suma de diversos “modos” de comunicar o multimodalidad (Garzone, 2008) es pues la característica más evidente de este espacio dentro del género página web. La multimodalidad se relaciona con el recurso a diversos dispositivos tecnológicos y con el acceso, por parte del usuario, a diferentes sistemas sígnicos y modalidades sensoriales (visual-imagen, visual-texto, auditivovisual). La experiencia es por tanto multimodal en cuanto es mediatizada y posibilita la segmentación de formas de percepción y de códigos que redundan en determinados sentidos, como en el caso de los encabezados que nos ocupan. Normalmente, la estructura narrativa prototípica del encabezado consta de tres secuencias con una función específica (Pezzini, 2002: 189): la primera está destinada a comunicar la marca a través del logo de la empresa o institución anunciante; la segunda, normalmente una imagen, se relaciona con el producto o servicio que se ofrece; la última se identifica con el headline, es decir, con el titular o, más generalmente, el eslogan que debe llamar la atención del destinatario y que, junto al código visual, debe apelar a sus 6

Respecto a su posición, diversas investigaciones han demostrado que su colocación en la parte superior de la página web aumenta la capacidad de atracción hacia el mensaje que vehicula (Pezzini, 2002: 184). Este aspecto se relaciona con su grado de relevancia contextual, relación que establece con el resto de la información de la página web donde aparece, y que contribuye a su mayor o menor aceptabilidad por parte del usuario y, por tanto, a su mayor o menor eficacia (Ferraro, 1999: 152). En cuanto al formato, los encabezados más habituales en la comunicación institucional son los rectangulares, que se sitúan normalmente en el eje horizontal superior de la pantalla del ordenador. Suelen presentarse dentro de un marco que resalta su contenido y que se ha comparado con la pantalla del televisor, ya que dentro de este marco es frecuente el uso de imágenes.

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emociones (Muñiz Velázquez, 2005: 122-123) y estimularlo a actuar (Pezzini, 2002: 191). Por último, en cuanto a su capacidad de síntesis, cabe destacar que el texto y la imagen se combinan con técnicas dirigidas a obtener el máximo de eficacia comunicativa en un espacio complejo. En este sentido, se ha dicho que el encabezado, junto al banner, es un «texto sincrético» porque mezcla una pluralidad de lenguajes (Cosenza, 2004: 131) y porque se apoya en diversas modalidades expresivas que se integran en «un’unità articolata e tendenzialmente omogenea, complessa e finalizzata alla semplicità di una linea discorsiva» (Bettetini, 1996: 8).

Análisis semiótico y lingüístico retórico Junto a la multimodalidad, otra de las características que definen el género página web es la hipertextualidad, de manera que la organización hipertextual de los contenidos, prototípica de este género, posibilita el acceso a numerosos datos a través de recorridos más o menos personalizados (Calvi, 2009: 217) con el objeto de permitir al usuario una fruición acorde con sus gustos, intereses y necesidades. En el caso de spain.info, en su versión disponible hasta diciembre de 2009, la información se presenta a través de una estructura hipertextual en forma de árbol, en función de cuatro recorridos (path) accesibles por medio de enlaces desde el menú de navegación, que aparece en la página principal y que se sitúa debajo de los encabezados en todo el sitio web. A cada recorrido le corresponden las secciones que recogemos en las tablas que siguen: Tab. 1. ¿Dónde quiere ir?, con una única sección (mismo título) y correspondiente eslogan Recorrido ¿Dónde quiere ir? Sección ¿Dónde quiere ir?

Eslogan Mil destinos por descubrir. Mil viajes por planificar.

Tab. 2. ¿Qué quiere hacer?, con 14 secciones y sus correspondientes eslóganes y logos Recorrido ¿Qué quiere hacer? Sección 1. Grandes rutas 2. Fiestas y eventos 3. Arte y cultura 4. Costas y playas 5. Gastronomía 6. Naturaleza 7. Deporte

Eslogan (multimedia con Flash) Innumerables caminos. Infinidad de aventuras En este país de fiesta siempre hay algo que celebrar Mosaico de culturas y civilizaciones Un país de contrastes, desde el mar a la montaña Placeres para el gusto. Placeres para la vista Parajes incomparables. Experiencias inolvidables Cada día una aventura [...] Cada paisaje, un deporte bajo el sol.

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8. España verde 9. Rutas del vino 10. Belleza y salud 11. Niños y familia 12. Incentivos y reuniones 13. Ciudades Patrimonio 14. Aprender español

La libertad es verde + Logo España verde Logo Rutas vinodespaña Bienestar interior. Belleza exterior Aprender viajando. Viajar jugando Incentivos y reuniones en España: todo un placer Logo Ciudades Patrimonio de la Humanidad - España Un lenguaje universal. Un universo cultural

Tab. 3. Organice su viaje, con dos secciones y sus correspondientes eslóganes Recorrido Organice su viaje Sección ¿Cuándo quiere ir? Alojamientos

Eslogan Acontecimientos inolvidables, los 365 días del año Dormir aquí le parecerá un sueño. Aquí también, y aquí, y aquí...

Tab. 4. Destacados multimedia, con una única sección y correspondiente eslogan Recorrido Destacados multimedia Sección Eslogan Destacados multimedia No lo imagine, vívalo

Aspectos semióticos de spain.info Los diferentes encabezados que aparecen en cada una de las secciones del sitio spain.info están colocados en la parte superior de la página y ocupan el primer tercio de la pantalla. De este modo permiten acceder fácilmente al eslogan o texto de presentación de cada una de las propuestas turísticas que promueve Turespaña y, al mismo tiempo, transmitir al usuario la sensación de entrar en un espacio agradable donde esas propuestas parecen poder palparse, a través de imágenes en movimiento. Los encabezados del sitio analizado presentan estructuras narrativas prototípicas similares en las que se combinan tres secuencias apoyadas en diversos dispositivos tecnológicos: en primer lugar, la imagen del conocido Sol de Miró, logotipo de Turespaña desde hace más de veinte años,7 que aparece sobre un fondo blanco; en segundo lugar, una serie de imágenes que ilustran de alguna manera el tema de la sección y que pueden ser fijas e incluir elementos animados, o bien aparecer en movimiento rotatorio de arriba hacia 7

Se trata de la obra de Joan Miró que en 2003 cumplió veinte años como logo de los Servicios Turísticos del Estado y que tiene, según Ignacio Vasallo, «un índice de reconocimiento que en Europa se acerca al 90% de la población» (2003).

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abajo y de izquierda a derecha. Así, en las diversas secciones del recorrido ¿Qué quiere hacer?, se alternan, por un lado, imágenes de paisajes de montaña con playas o costas y, por otro, imágenes de ciudades y monumentos conocidos con ambientes rurales. La mayor parte de encabezados presentan imágenes en rotación, alternando fotografías de paisajes (Alojamientos, España Verde) o de ciudades y eventos (Ciudades Patrimonio). Resulta interesante observar que, gracias a un dispositivo automático, la mayoría de estas imágenes se desplazan dentro de su marco, creando en el destinatario una sensación de movimiento que parece reforzar la idea de un “desplazamiento” hacia esos lugares. En cualquier caso, los encabezados más llamativos son aquellos que presentan algún dispositivo animado como, por ejemplo, la palmera y el mar que aparecen en el de la sección Costas y playas, o los fuegos artificiales que se ven en el cielo de una ciudad levantina en la sección Fiestas y eventos. Ambos dispositivos pretenden envolver al destinatario, llevándolo, respectivamente, a «sentir» la brisa marina o a «participar» del ambiente de fiesta. Por último, cierra el encabezado el eslogan asociado a la propuesta turística de cada sección. Todos los encabezados del sitio presentan un eslogan más o menos breve, fijo o animado, a excepción de los que abren las secciones Rutas del vino y Ciudades Patrimonio. En el primero, simplemente se muestra un logotipo, con el texto «Rutasdespaña», que se inserta sobre la imagen del fondo, y que va reduciendo gradualmente su tamaño para situarse después en el extremo derecho del marco, permaneciendo fijo en él. Notamos aquí, además, una secuencia temporal entre las imágenes que se alternan: la secuencia inicia con un sugestivo paisaje de viñedos (el del Penedès con Montserrat al fondo) y se cierra con una imagen donde aparece una fila de botellas de vino etiquetadas; entre estas dos imágenes, vemos otras en movimiento que reproducen los procesos de cosecha, vendimia y encubación, orden que parece insistir en el concepto de calidad y tradición en la elaboración del vino. Otro encabezado relacionado con este último por su temática similar, aunque con variaciones formales importantes, es el de la sección Gastronomía. Aquí la imagen no cambia, aunque se desplaza de arriba abajo dentro de su marco. Aparecen en ella diversos productos eno-gastronómicos distribuidos sobre una mesa y una copa de vino tinto en primer plano que, a modo de pictórico bodegón, retoman el hilo conductor de la tradición, la calidad, la autenticidad y, sobre todo, el placer, concepto que el eslogan impreso en la imagen vehicula de manera explícita: «Placeres para el gusto. Placeres para la vista». En resumen, las estructuras narrativas de estos encabezados son similares aunque presentan algunas variantes, en particular, en lo que respecta a las 163

imágenes, que se alternan o se desplazan dentro del marco, o que realizan ambas cosas; y, sobre todo, presentan variantes respecto a los textos, que no sólo cambian desde un punto de vista lingüístico-textual en cuanto a longitud, estructura sintáctica y léxico, como veremos, sino también desde el punto de vista de su semiótica narrativa, pudiendo desplazarse o incluso aparecer de forma gradual en la pantalla como en el caso de los eslóganes «Dormir aquí le parecerá un sueño [...] Aquí también, y aquí, y aquí...» y «Cada día una aventura [...] Cada paisaje, un deporte bajo el sol». En estos casos, los códigos verbal e icónico se funden en una secuencia narrativa que va desplegándose ante los ojos del destinatario con el objeto implicarlo en el mensaje, transmitiendo una sensación de desplazamiento hacia el destino turístico o de participación en la propuesta turística.8

Aspectos lingüísticos y retóricos En el abanico de eslóganes propuesto en el sitio web de promoción exterior de Turespaña es palpable la presencia subyacente de algunos de los tópicos recurrentes en el repertorio publicitario tradicional, y que ya la retórica clásica etiquetó como tópoi o loci (Mortara Garavelli, 2000: 80), lugares comunes, en efecto, pero con la inestimable función de depósitos de ideas socialmente compartidas y listas para el uso, en caso de necesidad, en la construcción discursiva. En los eslóganes de spain.info es posible identificar sin la menor dificultad ecos de algunos conocidos tópoi, como carpe diem, beatus ille, y ante todo el locus amoenus (Peña, 2001). Piénsese, por poner sólo tres ejemplos, en la movilización de la memoria arquetípica y colectiva del receptor conseguida por medio de los tópicos subyacentes en los eslóganes «Placeres para el gusto. Placeres para la vista»; «Un país de contrastes, desde el mar a la montaña»; «Parajes incomparables. Experiencias inolvidables». El fuerte valor arquetípico está acentuado además por el alto grado de abstracción de los rasgos semánticos contenidos por los vocablos seleccionados, lo que contribuye no solo a recrear una atmósfera de eufórico ensueño y a espolear el deseo del turista consumidor, sino también a anclar los eslóganes a la marca España, plena de connotaciones inmateriales por ser al unísono una realidad geográfica y una entidad psicológica. Prueba de ello es la reducción de la deixis personal explícita, presente solamente en los enunciados interrogativos (¿Qué quiere hacer?, ¿Dónde quiere ir?), en 8

Como señala Garzone (2008: 139), la implicación del destinatario en el mensaje se manifiesta también de manera evidente en el uso de los pronombres personales, presentes en los textos del sitio.

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Organice su viaje,9 y en dos eslóganes («Dormir aquí le parecerá un sueño...»; «No lo imagine, vívalo»). Desde el punto de vista retórico, es necesario establecer una primera distinción relativa a la presencia o no –dada, de hecho, su abundante presencia– de la doble estructura en los eslóganes, puesto que se ha de verificar si las figuras de posición rompen el orden habitual de las palabras o si, por el contrario, insisten de manera desacostumbrada en una determinada disposición.10 En el recorrido ¿Qué quiere hacer?, es evidente la preponderancia, en una proporción de 6 entre 14 eslóganes, del paralelismo o plurimembración con recurrencia de la estructura sintáctica (García Barrientos, 1998: 40-43), figura que se adapta perfectamente a la estructura del eslogan del encabezado del recorrido inicial, «Mil destinos por descubrir. Mil viajes por planificar», mientras que, en cambio, en los otros dos recorridos con eslóganes en su interior se prescinde de dicho paralelismo.11 Así, en el recorrido Organice su viaje encontramos «Acontecimientos inolvidables, los 365 días del año» y «Dormir aquí le parecerá un sueño [...] Aquí también, y aquí, y aquí... ». El otro recorrido, Destacados multimedia, consta de un solo eslogan, «No lo imagine, vívalo». De todos modos, aun incorporando estos eslóganes a los del recorrido ¿Qué quiere hacer?, el porcentaje de la presencia del paralelismo sigue siendo muy alta, de 7 entre 18. Tab. 5. Eslóganes en los encabezados del recorrido «¿Qué quiere hacer?» Siete eslóganes con paralelismo 1. Mil destinos por descubrir. Mil viajes por planificar 2. Innumerables caminos. Infinidad de aventuras 3. Placeres para el gusto. Placeres para la vista 4. Parajes incomparables. Experiencias inolvidables 5. Bienestar interior. Belleza exterior 6. Aprender viajando. Viajar jugando 7. Un lenguaje universal. Un universo cultural 9 En cuanto componentes de un discurso interaccional de carácter social, es posible interpretar los dos enunciados interrogativos como sugerencias abiertas (Escandell, 1996: 180-185). 10 Está claro que en los eslóganes del recorrido ¿Qué quiere hacer?, se puede hablar de figura retórica no en cuanto a «desviación» en la disposición habitual de las palabras, sino en cuanto a la insistencia en la dispositio normal (Spang, 1984: 135). 11 Para incrementar su capacidad persuasiva, un alto porcentaje de eslóganes recurre, junto al paralelismo o no, a alguna figura retórica. Véanse los siguientes ejemplos: anáfora: «Mil destinos por descubrir. Mil viajes por planificar»; «Placeres para el gusto. Placeres para la vista»; antítesis: «Bienestar interior. Belleza exterior»; derivación: «Aprender viajando. Viajar jugando», «Un lenguaje universal. Un universo cultural»; asíndeton: «Innumerables caminos. Infinidad de aventuras»; elipsis: «Rutas vinodespaña»; etopeya: «Dormir aquí le parecerá un sueño. Aquí también, y aquí, y aquí... »; hipérbaton: «En este país de fiesta siempre hay algo que celebrar»; hipérbole: «Acontecimientos inolvidables, los 365 días del año»; metáfora: «Mosaico de culturas y civilizaciones», «La libertad es verde».

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Ratificando la demostrada premisa publicitaria que aconseja evitar la complejidad sintáctica (Muñiz, 2005: 125), la yuxtaposición de enunciados nominales simples es extrema, desde el momento que la bimembración se establece a través de una pausa bien marcada en la puntuación, donde de hecho el punto ha sustituido a la coma, dando lugar a un fuerte realce en la aposición. La repetición se presenta estricta (parison) en seis ocasiones, con el mismo número de palabras distribuidas en idéntico orden, la única excepción se halla en «Innumerables caminos. Infinidad de aventuras». En suma, los eslóganes objeto de nuestro análisis se ajustan a tres principios gramaticales que son recurrentes en este ámbito comunicativo: 1) simplificación sintáctica por medio de la eliminación de enlaces, con preponderancia de la yuxtaposición bimembre; 2) conexión paralelística, con la reduplicación de la estructura sintáctica, entre los dos enunciados; 3) nominalización extrema de las oraciones simples. El número total de palabras es de 39, de las cuales 30 plenas (verbos en las formas no personales, infinitivo y gerundio, sustantivos y adjetivos, preferentemente en plural, y cuantificadores). Por el contrario, solamente hay 9 palabras vacías, que son artículos y preposiciones. Tres eslóganes constan de 4 palabras, uno de 5, uno de 6, y dos contienen 8 palabras, es decir, tienen una extensión considerable, aunque se mantienen en la media de los eslóganes turísticos estudiados por Ortega, Mora, Rauld (2006). En ninguno de los enunciados de los siete eslóganes con paralelismo se incorpora la marca, que es sustituida por el logotipo del encabezado. Es interesante notar cómo, en los últimos cuatro eslóganes con paralelismo se da una rima consonante bastante simple entre los adjetivos ‘incomparables’ /’inolvidables’, ‘interior’ / ‘exterior’ y ‘universal’ / ‘cultural’, y los gerundios ‘viajando’ / ‘jugando’, que dota a los eslóganes de cierto ritmo, además de influir en su repetibilidad. En los eslóganes primero y tercero de la Tabla 5, se adopta un mecanismo similar al paralelismo aunque su efecto es menor: en el primero, la repetición se apoya en el uso de dos sintagmas casi idénticos con la estructura por+infinitivo; en el tercero, en cambio, se recurre a dos sustantivos, ‘gusto’ / ‘vista’, pertenecientes al campo semántico de los sentidos. En el resto de los eslóganes, si bien no se pueda hablar de paralelismo en sentido estricto, es evidente que se mantienen estructuras muy cercanas a él.

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Tab. 6. Eslóganes en los encabezados del recorrido «¿Qué quiere hacer?» Nueve eslóganes sin paralelismo + dos logos 1. Acontecimientos inolvidables, los 365 días del año 2. Dormir aquí le parecerá un sueño [...] Aquí también, y aquí, y aquí.... 3. No lo imagine, vívalo 4. En este país de fiesta siempre hay algo que celebrar 5. Mosaico de culturas y civilizaciones 6. Un país de contrastes, desde el mar a la montaña 7. Cada día una aventura [...] Cada paisaje, un deporte bajo el sol. 8. La libertad es verde 9. Incentivos y reuniones en España: todo un placer

Entre las 62 palabras que componen los nueve eslóganes recogidos en la Tabla 6, la proporción de vacías, al faltar la conexión por reduplicación, es mayor que entre los eslóganes con paralelismo, destacando los adverbios y las preposiciones. En cuanto a su distribución, las palabras plenas son en su mayoría sustantivos, contabilizamos 22, preferentemente, en plural como en el caso de los eslóganes con paralelismo, frente a sólo dos adjetivos (inolvidables, verde) y 7 verbos, de los cuales dos están en imperativo (en el mismo eslogan: No lo imagine, vívalo), dos en infinitivo (dormir, celebrar, en la estructura ‘hay algo que celebrar’), uno en futuro (parecerá) y uno en presente, el copulativo ‘ser’, en el único eslogan que tiene su propio logo: «La libertad es verde». Es reseñable que en tres de ellos está incorporada la marca, explícitamente en uno: España, y genéricamente en dos, por medio de: este país, Un país.

Conclusiones Los eslóganes del sitio web institucional de promoción turística exterior de España se integran en un contexto, el encabezado web, que es multimodal, es decir, que concentra en un único canal comunicativo diversos sistemas semióticos, invitando al destinatario del mensaje promocional a entrar en un espacio dinámico en el que parece poder experimentar diversas sensaciones asociadas al placer del viaje. Es también, en este sentido, un espacio multimedia en el que dispositivos tecnológicos web, como la reproducción automática y la animación de las imágenes y de los textos, contribuyen a aumentar la eficacia persuasiva del eslogan que se integra en él a través de la acumulación y redundancia de significados en torno al desplazamiento, la aventura, el relax o el placer del paladar.

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Desde el punto de vista lingüístico y retórico, las características relevantes del eslogan son la brevedad y la concisión, así como también la originalidad, persuasión y repetibilidad, mientras que, desde un enfoque vinculado a estrategias comerciales, el eslogan ha de ser fácilmente recordable y evocar sensaciones agradables en el potencial consumidor, manteniendo la identificación con la marca, se halle contenida o no en el eslogan mismo. En los eslóganes analizados ha sido posible identificar diversas figuras retóricas, no obstante, destaca sobre todas ellas el paralelismo que, por medio de la repetición de estructuras sintácticas similares, incrementa los significados y refuerza la capacidad persuasiva de todo el encabezado. En este sentido, si consideramos que los eslóganes aparecen en un sitio web en el que el destinatario accede a la información de forma rápida y aleatoria, el paralelismo permite remarcar las ventajas de la marca España e insistir repetidamente en la posibilidad de acceder a los placeres que esa misma marca vehicula.

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LA COMUNICACIÓN TURÍSTICA EN LAS PÁGINAS WEB DE LA COMUNIDAD FORAL DE NAVARRA María Cristina Bordonaba Zabalza  Università degli Studi di Milano

Introducción No cabe duda de que el turismo es hoy uno de los principales motores de la economía mundial. Nuevos retos se imponen a la industria turística que debe hacer frente a una incesante expansión de la demanda que exige, cada vez más, la especialización de la oferta turística (Chamizo, 2003: 15-17). Estamos, pues, ante un sector complejo y diversificado, en cuyo avance confluyen múltiples factores tecnológicos, sociológicos, políticos, jurídicos, medioambientales, etc. Dichos factores inciden en la creación de una imagen determinada que se ofrece al consumidor, y cuya importancia viene determinada por la propia intangibilidad del producto turístico, que obliga al potencial consumidor a decidir la compra sobre la base de la imagen percibida, de los valores de marca y de las cualidades que atribuya al producto o servicio en cuestión. Por otra parte, se han desarrollado nuevas formas de comunicación turística gracias al advenimiento de Internet. Y es que como afirma Baggio (2002: 57), «Internet y turismo parecen estar hechos el uno para el otro». Una unión feliz que ha permitido borrar las distancias geográficas, recoger información de variadas fuentes, componer itinerarios y visitar virtualmente los lugares de interés, los museos, los hoteles, etc. Todo ello se ha logrado gracias a nuevas configuraciones textuales que comprenden los portales o sitios, las páginas web, los chats o los forums que implican a millones de personas sobre temas determinados. Con el presente trabajo, elaborado en el marco del proyecto de investigación coordinado por Maria Vittoria Calvi,1 nos proponemos analizar   1

Se trata del Proyecto de Investigación de Interés Nacional, financiado por el Ministerio de Educación italiano (PRIN 2007, prot. 2007ASKNML), titulado Il linguaggio della comunicazione turistica spagnolo-italiano. Aspetti lessicali, pragmatici e interculturali, de la Universidad de Milán (coord. Vittoria Calvi).

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el sitio web del turismo de la Comunidad Foral de Navarra (CFN), partiendo del análisis del discurso aplicado a la multimodalidad, para destacar los recursos lingüísticos, pragmáticos y tecnológicos empleados en la distribución de la información, y verificar su eficacia comunicativa. Desde el punto de vista del género, el sitio ofrece un punto de reflexión sobre cómo se entrelazan diversos géneros discursivos para configurar un macrogénero. Por último, las palabras clave que recorren el sitio son una muestra de la intención del emisor de representar las señas de identidad de la CFN.

La información y los géneros turísticos en los sitios web Está asentado que la comunicación turística por Internet presupone la agrupación de diversos recursos dentro de un único ambiente tecnológico y su difusión por todas partes, sin vínculos geográficos. Estamos, pues, ante un tipo de comunicación multimodal, esto es, una cadena de interrelaciones en las que los elementos verbales e icónicos están entretejidos para satisfacer las necesidades del turista hodierno. El principal objetivo de estas páginas web de turismo es el de proporcionar información a los usuarios interesados acerca de los servicios ofrecidos por el lugar de destino de sus vacaciones y, al mismo tiempo, promocionar sus bellezas, por lo que se trata de un sitio en el que información y persuasión representan las dos caras de una misma moneda. Los portales o sitios están compuestos por una serie de páginas y elementos textuales conectados entre sí por medio de enlaces que constituyen escaparates en los que el promotor exhibe los productos comerciales. Siguiendo el modelo de clasificación de Calvi (2006: 52), podemos distinguir: • páginas dedicadas a la organización turística, como la reserva y compra de billetes, con formularios para realizar las reservas,etc.; • páginas de publicidad directa; • páginas de carácter promocional emitidas por diversas instituciones, que presentan características parecidas a las de los folletos; • páginas que difunden informaciones de interés turístico: descripciones de lugares, plano, mapas, foros de discusión, etc. Como veremos más adelante, los sitios Web poseen la capacidad de absorber materiales de todo tipo que acaban configurando una galaxia de nuevos géneros y una modificación de los existentes, que se han de adaptar a las exigencias del Web, y donde los aspectos promocionales logran infiltrarse incluso en los discursos de mayor neutralidad emotiva (Garzone, 2007).

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Análisis del sitio web El sitio que vamos a analizar es un sitio promocional instituido por el Gobierno de Navarra y como tal contiene los diversos servicios turísticos ofrecidos por la CFN (www.turismo.navarra.es). El punto de partida para iniciar la lectura es la página principal del sitio, cuyos contenidos se distribuyen siguiendo una «composition», término acuñado por Kress y van Leeuwen (2004: 181) para referirse a los variados sistemas de información que coexisten en cada texto, y que lo conciernen, según sea éste visual, textual, o ambos. Desde el punto de vista de la construcción de la página, se observa la adopción de los criterios fundamentales de redacción de la Web, con la division del espacio en tres columnas, a las que se les ha asignado una función determinada (Garzone, 2008: 125). Esta disposición en columnas predispone a un modelo de lectura «Z-reading pattern» (Kress / van Leeuwen, 2004: 218) de izquierda a derecha, de arriba abajo, del centro a los márgenes que nos ayudan a definir las zonas donde están colocadas las diferentes elementos visuales. En este armazón, los contenidos corresponden a tres binomios: 1) Ideal / Real, 2) Dado / Nuevo y 3) Centro / Márgenes, en torno a los cuales giran las distintas secciones, como veremos más adelante. Jugando con estos contrastes, el emisor va guiando, con enlaces estratégicos, los recorridos del destinatario. Desde el punto de vista del destinatario, la información se articula en dos ejes horizontales: el superior correspondiente al lego y el inferior, al experto. El primero contiene diversos enlaces con los que el emisor se propone instaurar un diálogo virtual con el lector mediante preguntas (Por qué Navarra), sugerencias (Nuestras propuestas), exhortaciones (Organice su viaje), y programaciones (Agenda, Su cuaderno de viaje). Las titulaciones de las secciones responden a lo que Moirand (1992) y Charaudeau (2002) llaman huellas de «didacticidad» porque se inscriben en una situación comunicativa asimétrica entre expertos y legos. A esta franja horizontal se aúna la imagen fotográfica en movimiento, un fuerte elemento de seducción que varía constantemente y que traduce en imágenes el eslogan publicitario: «Navarra, reino de la diversidad». Estas imágenes remiten al mundo de lo “Ideal”. Asimismo, se incluyen mapas interactivos y conceptuales para acceder a la misma información. En la franja inferior los contenidos van dirigidos a un público especializado, por lo que los enlaces presentan una titulación más técnica: Área profesional, Área documental, Mapa web, Oficinas de turismo, Accesibilidad. En definitiva, representan, junto con informaciones de tipo práctico, el mundo de lo “Real” y remiten a la identidad del emisor: el Gobierno de Navarra. Es en esta franja inferior donde se encuentran los que 171

podríamos llamar ‘géneros de importación’ por provenir de otros ámbitos: las normativas de turismo, los informes económicos, entre otros. Entre las informaciones de carácter práctico, propias de las guías cabe subrayar el enlace al servicio metereológico, o el clima, las comunicaciones, la sanidad, etc. En la columna de la izquierda, el punto de partida son tres macrotemas expresados con titulares genéricos nominales e impersonales (lo “Dado”): Pirineos, Camino de Santiago y Sanfermines. Y se procede con tres bloques informativos encabezados por tres títulos de enganche, que son unidades definitorias de carácter asertivo, que representan el punto de partida de la persuasión (Rebeyrolle, 2004: 180-185): Navarra es así... , Navarra es natural... , Navarra le ofrece... . Esta disposición permite una lectura vertical en la que las definiciones vienen a ser la respuesta a la pregunta formulada en la franja superior, con clara intención fática (Por qué Navarra). Los contenidos de esta columna se van desglosando según un orden jerárquico que parte de lo general, los tres temas básicos, para llegar a lo particular, o si se prefiere de lo abstracto a lo concreto. Gráficamente, están diferenciados con sus logos correspondientes y representan la marca ‘Navarra’; a partir de ahí, se desgranan, verticalmente, los demás contenidos que reflejan los distintos niveles de especialización en relación con el tipo de destinatario: (Navarra es así [Rutas del Reyno: cultura y paisajística, Las cuatro estaciones: naturaleza y tradiciones propias de cada temporada]; Navarra es natural [Turismo rural, turismo activo, patrimonio natural y agriturismo, Ecoturismo: paisaje y naturaleza, Observación de aves: Navarra y su biodiversidad]; Navarra le ofrece... [Arte y cultura, Buena mesa. Deporte en la naturaleza, Congresos, Vacaciones tranquilas]. La columna central (correspondiente a lo “Nuevo”), es la que suscita inmediatamente el interés del destinatario, porque contiene propuestas concretas referidas a un disfrute inmediato (el fin de semana), para ir sugiriendo otras más alejadas en el tiempo hasta llegar a la general que cubre todo el año (Este fin de semana > Esta temporada > Citas para los más previsores). Esta columna es la más dinámica, porque se actualiza constantemente y presenta ciertas semejanzas con algunos diarios en línea en el uso de determinados titulares con gancho o teaser, con los que el emisor se propone intrigar al lector, por eso son frecuentes los puntos suspensivos que tan frecuentemente hallamos en la prensa latinoamericana actual y, ciertamente, los recursos a la metáfora y los juegos de palabras2.  

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Entre otros, podemos destacar los siguientes: Las bicicletas son para el otoño; Los intocables de Jorge Oteiza; A punto de nieve (referido a la temporada de esquí que comienza); En abril, aguas mil (en alusión a la fiesta de la almadía), etc.

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La columna de la derecha está destinada a la información práctica (horarios, transportes, clima, etc.), y contiene vídeos, spots publicitarios, monografías, etc. Y nuevamente se repiten los mismos enlaces de la franja superior, y por consiguiente la información subyacente. Asimismo, el emisor es consciente del peso importante que ejerce Internet en la toma de decisiones del destinatario y por ello se han publicado hasta la fecha 7 versiones del portal en español, euskera, francés, inglés, alemán, italiano y holandés; lo cual es revelador de los mercados hacia los que se dirige el emisor. Las banderitas colocadas en la franja superior representan esa labor de mediación entre el mundo de lo “Real” y lo “Ideal” que el emisor pretende llevar a cabo (Maci, 2007: 41-65).

El sitio web de Navarra: un modelo de macrogénero El recorrido por el sitio web de Navarra revela una significativa convivencia de géneros que se distribuyen entre las secciones reservadas a los profesionales con normativas, informes económicos, anuarios, folletos, artículos, boletín turístico,3 nota de prensa, junto con guías descriptivas de los diversos lugares de la geografía navarra. Y junto a éstos, los spots publicitarios (Navarra, maneras de vivir) y los vídeos, e imágenes que poseen un carácter más promocional. Además, el sitio web comparte con la guía las funciones de informar y persuadir. Pero aventaja a ésta por las inmensas posiblidades que le da la Red al emisor para establecer contacto con el destinatario a través del blog, la postal virtual o el correo electrónico, que contribuyen con el blog a enriquecer la información. A propósito del blog, el corpus presenta dos estilos diferentes: uno en el que los lectores envían consejos útiles para los que van a hacer el Camino de Santiago, caracterizado por la brevedad y la concisión, como el siguiente: Llevar un buen calzado y haber entrenado antes son las claves del éxito de la peregrinación.

El otro blog contiene los relatos de los turistas que han sido premiados por la CFN, cuyo estilo sigue de cerca el del reportaje o el libro de viaje (Calvi y Bonomi, 2008):  

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El boletín turístico contiene la información del sitio y, además, artículos de historia elaborados por el Departamento de Cultura y Turismo (Nuevas rutas de las brujas y el carlismo) para responder a la demanda del lector culto.

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Aprovechamos a continuación para visitar el denso bosque de Leitzalarrea y quedarnos hechizados por la magia de unos árboles tan colosales que parecían pelearse entre ellos por ver quién era más alto. Cobraban sentido las palabras que oía de pequeña: Guk botako zaitugu eta barkatu iguzu (Nosotros te derribaremos y perdónanos).

La combinación de los distintos géneros de comunicación turística que pueblan el sitio (guía descriptiva, guía práctica, blog, folleto, noticia de prensa, blog), conlleva la alternancia de formas discursivas como el tuteo propio del eslogan publicitario (Comienza a disfrutar, Síguenos en Facebook), y el usteo (Organice su viaje) más frecuente en la guía, así como el pronombre nosotros inclusivo. Por otra parte, el sitio se caracteriza por los diversos modos de distribuir la información, esto es, el emisor sabe que existe una tipología de destinatario muy variada y por ello elabora recorridos atractivos que reconducen a la misma información con las estrategias comunicativas adecuadas. Estas estrategias se basan fundamentalmente en el empleo de una variada tipología de titulares con la que se pretende diferenciar los contenidos de los bloques de información fijos, pero que sirven, más que nada, para orientar la mirada del lector hacia un determinado foco de interés. Por ejemplo, la sucesión Navarra es así→ Rutas del Reyno propone 10 rutas de Navarra acompañadas de un mapa. En definitiva, el sitio ofrece una variedad de recorridos, a través de una progresión temática, que va de lo general a lo particular, siguiendo la estructura de la pirámide invertida. De todo ello se desprende que el sitio web de Navarra se configura como un macrogénero, según la definición de Calvi (2010: 19), esto es, un producto identificable, con un propósito comunicativo unitario y caracterizado por la hibridación de diferentes géneros y tipologías textuales.

Aspectos lingüísticos El sitio Web está dirigido al gran público, proyecta una visión del mundo y vehicula distintas concepciones del viaje. En sus páginas, el emisor emplea determinadas estrategias comunicativas para cumplir las funciones de informar y persuadir al lector. En palabras de Sophie Moirand (1990: 138), «il part d’une ‘representation’ qu’il se fait du client potentiel [...] les arguments sont choisis pour amener le client à changer de croyance ou du comportement, à faire une nouvelle expérience». El tipo de argumentación empleada por el emisor afecta tanto a la organización de todas las informaciones en los enunciados y párrafos como a la estructura interna lingüística (pausa, estructuras sintácticas, léxico, etc.). Ya hemos visto el papel que desempeñan 174

los enlaces en el sitio Web, ahora describiremos las propiedades discursivas que subyacen a las estructuras lingüísticas características del caso que nos ocupa. Las parejas de sustantivos expresan la contraposición de posturas y valoraciones en los enunciados definitorios, como el utilizado para describir Roncesvalles: «Bandidos y pastores, guerreros y peregrinos, fronteras y lazos forjaron la identidad de este municipio». Muchos forman dobletes: ‘naturalidad y autenticidad’, ‘ocio y cultura’, ‘fiestas y tradiciones’. Los adjetivos se armonizan perfectamente con el sitio por su función evaluativa y tienden a formar colocaciones tanto si van pospuestos como antepuestos: «tradiciones únicas», «plazas floridas», «paisajes indómitos». Representan el recurso más utilizado por los autores del corpus: «selecta gastronomía», «sabroso embutido», «delicados patés», «verdes valles», «rincones emblemáticos», «desbordante belleza», «enclave natural», «majestuoso castillo, rincón artístico, pueblos históricos» etc. También se rastrean estructuras bimembres: «noble y amable», «sosegado e introvertido en el norte», «y alegre y bullicioso en el sur», etc. Otros elementos evaluativos, aunque mucho menos frecuentes que los anteriores, son las formas comparativas: «La Toledo del norte» (Estella); y superlativos en sus dos variantes: a) absolutos «la muy noble» o fórmulas equivalentes: «cuyo origen se pierde en el tiempo», en lugar de ‘muy antiguo’ etc. ) y b) relativos («los paladares más exigentes», «una de las tradiciones más arraigadas»). Cabe destacar la ausencia del superlativo absoluto en – ísimo. Destaca la escasa presencia de adverbios en –mente: Pamplona cuenta con dos universidades y dos campus que aunque cercanos geográficamente –ambos se sitúan en la parte sur de la ciudad y son acariciados por el río Sadar–, muestran estéticas claramente diferenciadas.

En cuanto al uso de los tiempos verbales, destaca el presente de indicativo por ser atemporal y, por ello, se presta a ser utilizado en la descripción: «En otoño sus alrededores se transforman». Asimismo, son frecuentes los tiempos pasados, ya que en todo el corpus se dedica gran espacio a los relatos históricos: «El rey franco se hallaría jugando al ajedrez en este valle cuando escuchó el olifante de Roldán que anunciaba peligro inminente». El futuro de indicativo aporta un valor predictivo: «Aquellas personas que huyen de las multitudes y optan por la tranquilidad y el relax, encontrarán en Navarra diversidad de espacios» [...].

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Son muy frecuentes las perífrasis de futuro con valor potestativo: «Desde Isaba podrán acceder a las pistas de esquí de fondo y recorrer múltiples senderos». El imperativo acompañado del tuteo o del usteo es la forma elegida por el emisor para implicar al lector: «Déjese cautivar»; «déjese seducir»; o bien con formas atenuadas «Permítanos invitarle... ». La sintaxis ofrece un uso abundante de frases pasivas, con alternancia entre unas variantes y otras: El embalse de Yesa, un tesoro de agua que ha sido llamado el mar del Pirineo. Se construyó sobre un alto donde la leyenda cuenta que se apareció una imagen de la Virgen.

La frase impersonal se adapta muy bien a las descripciones porque con ella el emisor consigue mayor objetividad: «Se trata de un edificio de tres plantas». La abundante presencia de participios pasivos se halla justificada porque permiten la expresión de la temporalidad de forma sintética: «Bañada por las aguas del río Esca y rodeada de agrestes montañas, se asienta esta noble localidad». Las frases condicionales suelen acompañar a formas predictivas atenuadas: «Si ha decidido acercarse este fin de semana, le sugerimos algunas actividades».

Léxico La combinación de recursos lingüísticos y estrategias discursivas, junto con la componente visual formada por secuencias fotográficas, vídeos, etc. coadyuvan a la creación de un marco conceptual ligado a un ambiente determinado La combinación de las imágenes con el uso del eslogan («Reyno de la diversidad») nos remiten al mundo “Ideal”, con significados altamente connotativos por asociaciones o emociones de tipo ideológico (Antelmi, 2007: 261): la historia del antiguo Reyno, la tradición, la identidad, etc. O como afirma Fabris (1995: 260), se asiste a una retoricización de los signos que se utilizan para producir multiplicaciones o amplificaciones de significado, o como elemento de cohesión, por cuanto aparece en otros epígrafes que se convierten a su vez en eslóganes: «El Reyno de las cuatro estaciones» / «El Reyno de la buena mesa» / «Descubra este Reyno». Hay que señalar que también la grafía medieval contribuye a crear la sugestión por el pasado. En definitiva, el objetivo es el de elaborar una imagen que represente a Navarra 176

como mundo de contrastes, en torno a dos ejes fundamentales:1) antiguo y moderno. El tópico de la antigüedad remite al pasado, por cuanto hace referencia a un patrimonio cultural o heritage compartido, formado por un sistema complejo de valores, creencias, modelos interpretativos y valorativos que se ven reflejados en el uso de palabras clave como ‘tradición’, ‘tradicional’ que salpican todo el sitio: «siglos de tradición», «camino lleno de tradición y fervor», «tierra de tradiciones», «tierra de arraigadas tradiciones», «tradiciones religiosas», etc. Los términos ‘tradición’ y ‘tradicional’ enlazan con los denominados marcadores de verdad: ‘auténtico’, ‘natural’, ‘original’, ‘típico’, ‘singular’, con los que el emisor desea transmitir una imagen de autenticidad, frente a la artificiosidad que ofrecen algunas imágenes publicitarias de un pasado inventado. Por eso, la hospitalidad de los navarros es un claro ejemplo de su «naturalidad y autenticidad»; y la naturaleza se carga de las mismas connotaciones positivas y por ello se habla de «enclave natural», «paisaje natural», «entorno natural», «tesoro natural», «reserva natural», etc. El uso reiterativo del término tradición y sus derivados produce una estereotipación4 lingüística y encaja perfectamente con la función del turismo rural, por cuanto se relaciona también con la nostalgia por un espacio incontaminado, un locus amoenus, que evoca la idea de fuga de la realidad. De ahí la fuerza evocadora de palabras como ‘almadía’ o ‘almadiero’, que han sido revitalizadas y se han convertido en producto turístico gracias al auge del turismo rural. O también palabras compuestas como ‘pueblo-calle’, ‘casa-palacio’, ‘casa-torre’, que son características de ese lugar. Pero son las palabras en euskera las que suscitan la curiosidad del lector porque intrigan y, al mismo tiempo, tienen el poder de despertar en él las reminiscencias del pasado compartido.5 Pero el emisor es consciente de que pueden producir el efecto contrario, es decir, oscuridad si no son traducidas y, por ello, se proponen diversas traducciones: en (1) es una síntesis de los dos términos, pero se destaca en negrita el menos conocido, y se presenta en forma de enunciado parentético; en (2) también dentro de un enunciado  

4

El estereotipo «esquematiza y categoriza, pero resulta indispensable para la cognición, aun cuando conduzcan a una simplificación y una generalización a veces excesivas» (Amossy 1997: 33). 5 Todos los grupos elaboran una memoria social, un “poso de recuerdos” que se nutren de una identidad compartida y dichos recuerdos se sitúan en relación con un espacio y un tiempo: ‘nevero’, ‘calero’, ‘carbonero’, ‘panadero’, ‘cantero’, ‘aserrador’ y, sobre todo, ‘ almadiero’. Burgui es el pueblo de los oficios y el escenario en el que, cada mes de mayo, las ‘almadías’ vuelven a surcar el río Esca para recordar la tradición.

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parentético, a modo de comentario, en (3) en forma de yuxtaposición con la técnica de la amplificación, en (4) traducción literal en forma de equivalencia: (1) Ituren y Zubieta son dos pueblos unidos por la celebración en pleno invierno de uno de los carnavales más genuinos y famosos de Navarra. El zanpantzar de los joaldunak –portadores de cencerros – y su variopinta comitiva se encarga cada año de ahuyentar los malos espíritus. (2) Desde el molino arranca un sencillo paseo de 1,5 kilómetros que atraviesa la presa y el canal y llega hasta el mítico monolito del monte Gaztelu (se traduce como castillo y recuerda el lugar donde se ubicó la fortaleza). Hito conmemorativo que recuerda que Amaiur/Maya fue el último foco de resistencia frente a la incorporación de Navarra a la corona de Castilla (s. XVI). (3) Un halo mágico que la envuelve por haber sido hasta el siglo XVII escenario de akelarres, reuniones paganas en las que hombres y mujeres escapaban de la rutina a través de festines desenfrenados, danzas en torno a hogueras y orgías a la luz de la luna. (4) El ‘Baztandarren Biltzarra’ o fiesta de hermandad en el valle.

Otras veces se opta por presentar los términos sin destacarlos y sin traducción: También son interesantes los Carnavales de Lesaka, con sus zaku zaharrak; de Arantza, interpretados por los mozorroak; y de Bera, que presentan dos partes diferenciadas, la salida de la comparsa de zíngaros y caldereros y el desfile de iñudek eta artzaiak.

En este sentido, cabe señalar que siendo el vasco cooficial con el castellano, toda la toponimia es bilingüe y se presenta en su doble versión: Orreaga/Roncesvalles, Luzaide/Valcarlos, etc. y aparece como palabra clave y enlace (subrayada) que remite a una ulterior información.

Conclusiones El sitio web de Navarra, gracias a la variada tipología de recursos lingüísticos, pragmáticos y tecnológicos cumple las funciones de informar, persuadir y orientar al lector. Atendiendo a la clasificación de géneros, se configura como un macrogénero caracterizado por la convivencia de varios géneros de la comunicación turística (guía descriptiva, guía práctica, folletos, 178

blogs) y otros géneros relacionados con ésta, así como por la hibridación de dichos géneros y tipologías textuales. Hemos constatado la presencia de algunas propiedades discursivas, como los términos evaluativos sustantivos y sobre todo adjetivos antepuestos y pospuestos, que forman colocaciones y también formaciones bimembres. Un uso escaso del superlativo en –ísimo, así como de los adverbios en –mente. Los tiempos verbales empleados son variados, pero destacan el presente de indicativo para la descripción y los pasados para la narración. El futuro, por su parte, destaca en la función predictiva. Cabe destacar la forma exhortativa de imperativo con el tuteo (para el eslogan) y el usteo como forma más usada. La arquitectura del sitio corresponde al tipo de redacción del web, y se basa en los criterios de intencionalidad y aceptabilidad, con la mirada puesta en el destinatario. Asimismo, la eficacia comunicativa en el transmitir una imagen identitaria y, a la vez, atractiva, se logra gracias a la cohesión entre las distintas secciones, lograda por medio de los enlaces, que reaparecen en las distintas secciones para seguir el criterio de accesibilidad. Ello conlleva el riesgo de sobrecargar la página, pero asegura que la información llegue siempre al lector.

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WWW.TURISMODECANTABRIA.COM: PROMOCIÓN TURÍSTICA Y TRADUCCIÓN Rosa María Rodríguez Abella Università di Verona

Introducción Hoy día se admite ya, como un hecho probado, que cada vez más consumidores de todo el mundo compran viajes y productos turísticos por Internet. En efecto, el uso de ordenadores y la transmisión de información a través de Internet se ha convertido en un acto casi tan cotidiano y rutinario como escuchar la radio, ver la tele, leer el periódico, etc. Sin embargo, se trata de una tecnología relativamente joven. De hecho, es sólo a partir de la segunda mitad de los años 90 cuando un público mayoritario descubre la existencia de Internet.1 En estas líneas nos proponemos, por una parte, analizar sucintamente la importancia que ha adquirido Internet para el sector turístico y, especialmente, para las organizaciones de márketing de destinos (OMD). Por otra parte, trataremos de evidenciar las principales características del sitio web institucional de la Comunidad de Cantabria. Objetivo último de nuestro trabajo, respecto al cual estas líneas suponen sólo una primera aproximación, es determinar la importancia de la traducción en el ámbito de este nuevo género textual que es el sitio web de promoción institucional.2 Así pues, mediante el análisis de las técnicas traslativas mayormente utilizadas en los textos meta (TM) para plasmar las referencias culturales presentes en los textos origen (TO), pretendemos realizar un estudio empírico-descriptivo de   1 En efecto, la OMT (1999: 27) señala que «el correo electrónico e Internet aparecieron públicamente por primera vez en 1972 en la Conferencia sobre Comunicaciones por Internet y sólo en 1973-74 se creó el protocolo que permite a todos los ordenadores comunicarse entre sí. En 1993, la Casa Blanca creó una página web y desde entonces millones han seguido su ejemplo. Los sistemas para la inscripción de nombres del dominio –las direcciones Internetfueron comercializadas en 1995 […]». 2 Calvi (2010: 23) evidencia que los sitios web de promoción intitucional se caracterizan, sobre todo, «por la hibridación de diferentes géneros, tipologías textuales, estilos, etc.». Por tanto, considera más pertinente englobarlos bajo el rótulo de «macrogénero institucional».

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las traducciones al italiano presentes en los sitios oficiales de las diferentes comunidades autónomas.

Turismo e Internet Recientemente, en un artículo que llevaba por título «Cura hi tech per il turismo», Magda Antonioli Corigliano se preguntaba sobre las causas que han llevado a Italia a la pérdida de turistas, y sobre el porqué de «la migliore performance delle ‘cugine’ Francia e Spagna». Antonioli sugería también una serie de estrategias que convendría que Italia adoptara para mejorar su situación. En particular, destacaba la necesidad de invertir en nuevas tecnologías, que, en su opinión (2009: 75), son «una strada nuova da percorrere di corsa», pues cada vez son más esenciales a la hora de elegir o comprar productos turísticos, dado que nos permiten verificar ofertas alternativas, compararlas y, por supuesto, comprar on-line. En rigor, sobre la importancia de los medios digitales ya había alertado en 1999 el Consejo Empresarial de la Organización Mundial del Turismo, que ese año publica un informe donde se afirma: en vísperas del nuevo milenio, es ya imposible pensar en distribuir y promocionar productos turísticos sin tener en cuenta las nuevas tecnologías de distribución de la información, y muy particularmente Internet (OMT, 1999).

Como vemos, en ese estudio de finales del siglo XX se ponía ya de manifiesto la importancia que estaba adquiriendo este recurso para el sector turístico. Transcurridos diez años, ya nadie cuestiona la eficacia de esta tecnología tanto en la obtención de información sobre destinos turísticos como en la promoción de los mismos y, sin duda, una razón de peso que induce a la elección de este canal es la de los costes. Podemos hacernos una idea más precisa si consideramos, por ejemplo, el coste total de una campaña promocional “clásica”. Casualmente, acaba de salir a concurso público la asignación de un contrato que tiene por objeto «la creatividad, el diseño y la ejecución a través del correspondiente plan de medios, de una campaña de publicidad turística de Cantabria» a escala nacional para los años 2010 y 2011. Según la documentación presente en el sitio Web de Cantabria la cifra puesta a disposición ronda los dos millones de euros anuales.3 En el dossier se   3

La información completa sobre la convocatoria de subasta pública se encuentra en la siguiente página: www.turismodecantabria.com/pdfs/pliegos_2010-2011/3_CAMPANA_2010 11._anuncio_convocatoria.pdf

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indica también claramente que «las ofertas incluirán, obligatoriamente, televisión, prensa en sus distintas variantes, Internet, radio y vallas publicitarias». Desconocemos exactamente la cantidad que cada licitación tiene prevista para la promoción en la Red. Sí sabemos, en cambio, que el primer sitio Web de TourEspaña, lanzado el 1 de enero de 1998, supuso un coste cercano a los 150.000 dólares (OMT, 1999: 106). Además de los costes, hay también otra serie de ventajas no menos valiosas que ofrece la promoción on line. Entre ellas, cabe señalar la capacidad de llegar a un gran número de consumidores de todo el mundo superando las barreras geográficas que suponen, por ejemplo, las campañas a escala nacional. Así, cualquier pequeño destino turístico puede estar presente en todo el planeta y dirigirse a una “audiencia global”. Además, los medios digitales permiten, asimismo, suministrar información más completa y de más calidad que la que proporcionan los medios impresos, facilitando el ahorro a gran escala en la producción y distribución de material impreso. En consecuencia, tanto desde el punto de vista cuantitativo como cualitativo las ventajas que ofrece la promoción on line son netamente superiores a las que proporciona la promoción tradicional. Este hecho explica por qué la mayoría de las OMD se han subido rápidamente al tren de Internet. En realidad, actualmente la cuestión que se plantean las OMD es cómo lograr sitios web de calidad. A este respecto, la OMT (1999: 92), después de un pormenorizado análisis sobre diferentes sitios Web, concluía que los considerados bien hechos ofrecían algunas o todas de las siguientes opciones: 1. Cada página tiene un enlace con la página inicial; 2. Una lista de los contenidos principales en cada página; 3. Capacidad de búsqueda; 4. Un sitio Web ofrecido en varios idiomas. Con respecto a este último punto, se señala también que «el uso de la red crece entre personas que no hablan inglés como primer idioma. Por ello, cada vez será más importante ofrecer páginas Web en por lo menos tres o cuatro idiomas». Por lo que acabamos de exponer, es evidente que el medio on line ofrece numerosas ventajas tanto para los potenciales turistas, dado que les permite acceder de forma inmediata a la información sobre un determinado destino, como para las OMD, ya que también les facilita el acceso a los posibles consumidores con un coste relativamente bajo. Ahora bien, ya no basta con estar presentes en Internet, sino que cada día que pasa se hace más necesario tener una buena presencia en la Red, por ejemplo, realizando actuaciones promocionales adecuadas según los diferentes países. En consecuencia, la traducción de los sitios web a los idiomas de los mercados más importantes se presenta como una estrategia para aumentar el nivel de competitividad y de recepción de un determinado destino turístico a nivel internacional.

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De hecho, según datos de la OMT (1999: 2-3), los cuatro países que más gastan en turismo, es decir, Estados Unidos, Alemania, Japón y Reino Unido, son también los que tienen el mayor número de usuarios de Internet, esto es, sólo ellos representan el 79% de la población mundial que usa este medio. Si nos ceñimos a Europa constatamos que, según datos que nos proporciona un reciente estudio de la UE en el que se analiza el panorama digital de los últimos cinco años, el 56% de los ciudadanos europeos se han convertido en 2008 en usuarios habituales de la Red. Esto es, una tercera parte más que en 2004.4 Es decir, en tan sólo cuatro años el número de usuarios en la Unión Europea ha aumentado un 23%. También se subraya en este mismo informe que el 70% de los jóvenes accede cada día a Internet, con lo cual podríamos afirmar que estamos asistiendo al alumbramiento o adolescencia, quién sabe, de la primera generación de nativos digitales. En consecuencia, es patente que, en la era de la información, el futuro de las OMD se ve condicionado por su capacidad para integrar, de forma adecuada, las tecnologías de la comunicación y la información (TIC), sobre todo, a través de Internet. Esto es, se impone como requisito imprescindible para un adecuado desarrollo de los destinos turísticos que estos estén presentes en Internet, y esta presencia, esencialmente, se traduce por tener un sitio web propio.

Turismodecantabria.com Antes de entrar de lleno en el análisis del sitio objeto de nuestro trabajo, creemos oportuno señalar que partimos de la concepción del sitio web como un género digital ya altamente convencionalizado, ya que nos hallamos frente a «una unidad textual, unidad cohesiva y coherente que se muestra de modo unitario» (Jiménez, 2008: 261). Obviamente, dadas las características del contexto tecnológico, la página web se erige en la unidad de almacenamiento y presentación en pantalla.5 En cuanto a la interacción originada en este entorno digital, esta muestra una serie de valores prototípicos que esquemáticamente podríamos representar como sigue:6

  4

Veáse El País ( jueves 6 de agosto de 2009, p. 45). Como apunta Jiménez (2008: 265), «una página web supone un extracto textual y no constituye un texto unitario, pues no constituye una unidad textual coherente sin su imbricación en un sitio web global que lo contextualice, y depende de las relaciones de cohesión y coherencia que le proporciona el sitio web para completar su textualidad». 6 Para el desarrollo de este punto nos basamos en el trabajo de Vela Delfa (2006). 5

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Intransitiva/Transitiva

Discontinua

Unidireccional

Pública/Privada

No grupal

El sitio web se caracteriza porque en él se pueden desarrollar situaciones comunicativas tanto transitivas como intransitivas. En efecto, aunque lo normal es que un usuario «puede manifestar sus reacciones a los contenidos de una página a través de comentarios susceptibles de aparecer o no publicados en la misma» (Vela Delfa, 2006: 126),7 no obstante, en algunos sitios web prevalece la comunicación intransitiva, porque el canal no permite al usuario la posibilidad de responder a su interlocutor a través del mismo canal.8 El sitio web se distingue también por ser un sistema asincrónico. Es decir, presenta una interacción discontinua, porque el emisor y el destinatario no suelen estar conectados al mismo tiempo. Además, una característica específica de este sistema de Comunicación Mediatizada por Ordenador (CMO) es que garantiza la persistencia textual fuera del periodo de conexión. En cuanto al concepto de unidireccionalidad, con él se alude a la imposibilidad de compartir a la vez un tiempo y un espacio de enunciación: la interacción se produce de forma diferida. Lógicamente, la adecuación temporal es siempre menor en la interacciones discontinuas que en las continuas. En cuanto al espacio de interacción en los sitios web, lo más común es que se permita un acceso libre, esto es, no se suele exigir una identificación previa para el ingreso en los mismos. No obstante, existen determinados sistemas de CMO que están reservados a un grupo de usuarios específicos, convirtiéndose, por consiguiente, en espacios de interacción privada. Podemos clasificar también esta CMO como no grupal dado que no suele existir la posibilidad de relación comunitaria entre los participantes (o sea, no se suele contemplar la adhesión a una comunidad virtual) o, por lo menos, este no suele ser el objetivo primario de la misma. Además de los valores prototípicos característicos de este sistema, no hay que olvidar que un sitio internet, por su propia naturaleza, se forma mediante una combinación de textos, imágenes, elementos gráficos y enlaces a otros sitios presentes en la red. En consecuencia, el éxito del mismo dependerá, en gran medida, de un adecuado equilibrio a la hora de combinar elementos tan peculiares y heterogéneos. Por ejemplo, desde 1994 el Consorcio World Wide Web (W3C) desarrolla estándares relacionados con la Web, recomendaciones que sirven   7 Como señala la misma autora, «es posible que las respuetas se lleven a cabo por medio del correo electrónico o, incluso, a través de la propia página, en espacios dedicados a la inclusión de mensajes, en formato de foros de debate, o también, por medio de otra página web» (2006: 126). 8 Vela Delfa (2006: 125) indica que las interacciones transitivas se manifiestan en sistemas como el correo electrónico, los foros de debate, los chats, etc.

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como referencia para construir una Web accesible, interoperable y eficiente.9 En realidad, en la comunidad científica existen ya distintos métodos para analizar la calidad de los sistemas de CMO. En líneas generales, hemos comprobado que casi todos ellos destacan que, para no frustrar al usuario, un sitio web tiene que ser obviamente accesible. Otro factor importante es también la funcionalidad y, sobre todo, la arquitectura de la página tiene que permitir encontrar la información buscada en un tiempo razonable (findability o encontrabilidad). A estos tres factores se añaden la utilidad, la estética, la credibilidad y la usabilidad.10 De hecho, Hassan Montero (2006: 244), basándose en Morville (2004), representa gráficamente estos siete factores que determinan la satisfacción y no frustración del usuario mediante un diagrama tipo colmena de abejas:

Figura 1. Factores de satisfacción de los usuarios de sitios web (Hassan Montero 2006).

Debemos también a Hassan Montero y Martín Fernández (2003) un modelo de evaluación heurística de los sitios web que se basa en los siguientes criterios: 1. Aspectos generales 2. Identidad e información 3. Lenguaje y redacción

5. Estructura y navegación 6. Lay-out de la página 7. Búsqueda

4. Rotulado

8. Elementos multimedia

9. Ayuda 10. Accesibilidad 11. Control y retroalimentación

  9

El sitio está disponible también en español en el URL: http://www.w3c.es/. Nos basamos en el modelo explicativo de Hassan Montero (2006) sobre el impacto del diseño en la satisfacción-frustración del usuario final. 10

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Así pues, teniendo en cuenta las sugerencias de los principales métodos de análisis, en nuestro examen trataremos de identificar los aspectos más relevantes del sitio de promoción turística de Cantabria. El sitio Web de Cantabria fue lanzado en 2007 y la empresa encargada de su diseño fue Viavox Consulting, creada en diciembre de 1999 en Miami. El sitio ha sido financiado por el Gobierno de Cantabria a través de la Consejería de Cultura, Turismo y Deporte. En cuanto a la selección del corpus, esta se realizó los días 12 y 13 de noviembre de 2009.11 Por lo que se refiere a la localización del sitio, si introducimos la palabra ‘Cantabria’ en dos de los buscadores más comunes, Google y Yahoo, el sitio de Cantabria en Google se sitúa en segunda posición después de Wikipedia.12 En cuanto a Yahoo, se sitúa en quinta posición, con Wikipedia siempre en primer lugar; por tanto, el sitio presenta un buen posicionamiento en los buscadores. La página de Cantabria, como la mayoría de las páginas iniciales de las 17 comunidades, usa el dominio ‘.com’, en tanto que Baleares, Galicia, Madrid, Murcia y Navarra presentan el dominio ‘.es’ y Andalucía y la Comunidad Valenciana poseen un dominio ‘.org’. El País Vasco, por su parte, presenta un dominio ‘.net’. En cambio, Cataluña no posee un dominio dedicado exclusivamente al turismo, sino que dentro del sitio de la Generalitat se encuentra una sección de turismo. La Generalitat utiliza un dominio esponsorizado ‘.cat’.13 Así pues, constatamos que no existe un criterio uniforme por parte de las diferentes instituciones para promocionar sus destinos, aunque eso sí, aparte del dominio de Cataluña, todas las comunidades presentan dominios de nivel superior o primer nivel. En cuanto a los nombres de los dominios, como se puede observar también en el gráfico que presentamos a continuación, no existe un criterio unívoco. De cualquier manera, la comunidad objeto de nuestro estudio presenta un buen nombre de dominio: la identifica claramente y es fácil de recordar.

  11 Indicamos la fecha exacta de descarga porque los sitios web se suelen actualizar constantemente; por consiguiente, nos hallamos ante corpus en continua evolución. 12 En rigor, la primera posición la ocupa el sitio de Tourspain, pero al tratarse de un sitio esponsorizado (de pago), no lo tenemos en cuenta para evaluar el posicionamiento. 13 El ICANN (http://www.icann.com/), organismo con sede en California que regula los dominios de Internet, aprobó el dominio ‘.cat’ el 15 de septiembre de 2005 para la comunidad lingüístico-cultural catalana. El ‘.cat’, como dominio esponsorizado (al igual que: ‘.aero’, ‘.coop’, y ‘.museum’), no está considerado como un código de país.

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C. Autónoma Andalucía Aragón Asturias (Pr. de) Baleares (Illes) Canarias Cantabria Castilla y León

URL14 www.andalucia.org www.turismodearagon.com www.infoasturias.com www.illesbalears.es www.turismodecanarias.com www.turismodecantabria.com www.turismocastillayleon.com

Idiomas15 EN/ FR/ DE/ ZH/ JA EN/ FR EN/ FR/ DE ES/ EN/ DE/ IT EN/ DE/ FR/ IT/ NL/ SV/ PL EN/ FR/ IT/ DE EN/ FR(dosieres en DE/ IT/ PT/ NL/ PL/ EU/ GL y CA) EN/ FR/ ZH

Castilla La Mancha Cataluña C. Valenciana

www.turismocastillalamancha.com www.gencat.cat/turistex_nou/home.htm http://www.valenciaterraimar.org

Extremadura

www.turismoextremadura.com

Galicia

www.turgalicia.es

ES/ PT/ EN/ FR/ DE/ IT/ CA/ EU

Madrid (C. de)

www.turismomadrid.es

EN/ FR/ IT/ DE/ PT/ ZH/ JA

Murcia de)

(Región

www.murciaturistica.es

FR/ EN/ DE

Navarra (C. Foral de)

www.turismonavarra.es

EU/ EN / FR/ DE/ IT/ NL

País Vasco

www.guipuzkoaturismo.net

ES/ EN/ FR/DE

Rioja (La)

www.lariojaturismo.com

EN/ DE/ FR

ES/ FR/ EN/ DE/ ZH Valenciano/ EN/ FR/ DE/ ZH/ JA EN/ FR/ PT (aún no disponibles)

La página principal de Cantabria está dividida en seis partes bastante diferenciadas. La primera es la cabecera, que contiene el logotipo oficial junto con imágenes en movimiento de la región. Debajo, un menú horizontal. En la parte izquierda de la página también un menú, desde donde podemos acceder a los diferentes enlaces. En la parte central, el cuerpo con la información en dos columnas. En la parte derecha, una columna vertical con dos buscadores internos del sitio y los banners (anuncios banners o iconos).16 Por último, el   14 Las direcciones de los 17 sitios Web que recogemos en este gráfico son las que se encuentran en la la Web oficial de promoción turística de España: www.spain.info. 15 La lengua de apertura de todos los sitios es el español, excepto en el caso de Cataluña y Baleares que utilizan el catalán. Galicia usa el gallego, y el País Vasco el euskera. 16 Encontramos también varios banners en el cuerpo de la página, aunque esta no suele ser la posición estandarizada de los mismos. De hecho, normalmente se sitúan al final de la página, o bien en alguna columna lateral.

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pie, con referencias a la entidad que patrocina el sitio (dirección, número de teléfono, etc.) y quien lo ha desarrollado.

Figura 2. Página principal del sitio web de Cantabria.

Si nos centramos en la cabecera o header, en el lado izquierdo está situado el logotipo, formado por el escudo de la comunidad autónoma y por la frase nominal «Cantabria infinita». Esta unión entre parte alfabética y gráfica genera la marca o trade mark que, en este caso, incluye el eslogan como parte integrante de la misma. Se crea, por tanto, una sinergia natural entre la parte simbólica y la parte textual. A la derecha, imágenes en movimiento con el eslogan «Cantabria infinita», lema publicitario que se caracteriza por la concisión, brevedad, elocuencia y la fácil memorización. En consecuencia, en este bloque el componente lingüístico y el visual se completan perfectamente, estableciéndose una relación equilibrada o de interdependencia entre ellos.17

  17

Véase al respecto el estudio de Madrid Canovas (2000).

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Figura 3. Cabecera del sitio web de Cantabria.

Asimismo, también cabe señalar que el eslogan cumple perfectamente su objetivo: llama la atención y estimula el interés del internauta al abrirse la página principal. Despierta nuestra curiosidad porque, como de todos es sabido, Cantabria, con 5.289 km cuadrados de superficie, es una de las comunidades autónomas menos extensas de España.18 Al mismo tiempo, suscita nuestro interés porque, aparentemente, en el lema publicitario hay un oxímoron.19 Superado el supuesto contrasentido del eslogan, descubrimos que se trata de una apuesta compleja y muy interesante, con la cual se ha optado por el desarrollo de una oferta turística que traspase los límites clásicos del turismo de costa localizado en torno a las playas y extienda la cobertura turística a toda la zona rural y de montaña de la Comunidad. Así pues, en este eslogan se recurre a los clásicos mecanismos de la publicidad: captar la atención –mediante el eslogan y la imagen en movimiento–, despertar el interés –se crea cierta intriga que incita a buscar más detalles– y generar el deseo –mediante estrategias persuasivas basadas en la información sobre las características de lo anunciado, en este caso, Cantabria–. No obstante, una carencia importante en esta parte de la página es la ausencia, por ejemplo, de una frase de bienvenida que informe claramente al usuario sobre la identidad del sitio, es decir, que explique qué es y en qué consiste este sitio web. De hecho, por ejemplo, Rizzo y Bordi (2009: 73), al analizar la arquitectura de las páginas web, subrayan que: […] la immediata riconducibilità all’ente pubblico di cui l’homepage è vetrina non può in alcun modo essere messa in dubbio e deve puntare sulla forza rappresentativa di un logo oppure di altri segni identificativi di quella realtà istituzionale.

Inmediatamente debajo de la cabecera, se halla una barra de menú horizontal que incluye los rótulos de cuatro secciones y un menú gráfico con   18

Sólo La Rioja, con 5.045 km cuadrados, presenta una superficie menor. La mayoría de las guías sobre esta Comunidad destacan que, por lo que se refiere al medio natural, aunque esta región es pequeña, presenta, sin embargo, un considerable grado de diversidad y complejidad. 19

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banderas que permite escoger el idioma. En realidad, como señala Jiménez (2008: 267), la W3C (World Wide Web Consortium) desaconseja el uso de las banderas para elegir el idioma, debido a que una misma lengua (como es el caso del español o el inglés) se habla en países diferentes. Hay que señalar también que, en esta parte de la página, se echa de menos la presencia de un mapa del sitio que oriente al usuario para encontrar fácilmente lo que busca. El menú de navegación de la izquierda se identifica fácilmente, incluye un buscador interno del sitio y diferentes enlaces, aunque notamos que algunos de ellos aparecen también en alguna de las dos columnas del cuerpo, a veces con idéntico rotulado, mientras que otras lo hacen con rótulos algo diferentes. En realidad, la interfaz presenta una sobrecarga de información. Esto hace que la página inicial sea muy larga, tanto es así que no cabe en la pantalla del ordenador. En consecuencia, estéticamente no resulta agradable, ya que no se diferencian nítidamente las distintas partes que la constituyen. Además, la presencia, por ejemplo, de banners en la parte superior de la columna izquierda del cuerpo, esto es, en la zona jerárquicamente más importante, hace que se remita al usuario, después de pinchar sobre ellos, a otro sitio web distinto. En consecuencia, se produce, en términos de usabilidad y navegabilidad, una contradicción enorme, ya que se le impide al internauta volver atrás, al sitio inicial, es decir, a www.turismodecantabria.com. En definitiva, la página no presenta un diseño claro y lógico que facilite un acceso fácil e intuitivo al contenido del sitio y a todas sus partes. Al contrario, parece como si se hubiera tratado de acumular todos los recursos posibles en esta página inicial, de tal modo que la percepción que tiene el usuario es de sobrecarga informativa y desorientación. No olvidemos que, como destacan Rizzo y Bordi (2009: 73), è innegabile il valore di forte impatto che la pagina di entrata è in grado di determinare sull’utente. E poi l’homepage non è solo forma, ma è sostanza perché nella sua architettura c’è l’organizzazione complessiva del sito: per navigare agevolmente bisogna partire da questo porto che deve possedere le indicazioni giuste per i naviganti.

Así pues, en nuestra opinión, el diseño de la interfaz20 de este portal no es adecuado y lo más probable es que muchos navegantes se pierdan en la telaraña de enlaces, banners o buscadores internos sin lograr llegar a puerto.

  20

Según Hassan, Martín e Iazza (2004: 3), la usabilidad de la aplicación «depende no sólo del diseño interfaz, sino también de su arquitectura –estructura y organización– en otras palabras, del componente no visible del diseño», esto es, del esquema de organización, funcionamiento y navegación del sitio.

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Páginas web y traducción En este apartado, como señalábamos al principio de estas líneas, nuestro objetivo era analizar la traslación de las referencias culturales presentes en los diferentes TO del sitio web. Sin embargo, vistas las notables carencias que presentan los TM, nos ha sido imposible realizar el cometido que nos habíamos propuesto. Pero vayamos por orden. Por lo que se refiere a la página principal en italiano, hay que señalar la ausencia de algunos bloques informativos y la falta de actualización de los tres bloques de Actualidad y del bloque Actividades y Eventos.21 Por lo demás, grosso modo, la página en italiano es un calco de la página primigenia. Pasando ahora al análisis de los TM, como acabamos de afirmar al inicio de este apartado, desafortunadamente, los TM presentan deficiencias de distinta naturaleza, que comprometen la coherencia y la cohesión textuales. Veamos, por ejemplo, dos binomios textuales extraídos de los enlaces presentes en el menú de la izquierda, donde se recogen, fundamentalmente, las notas definitorias de la geografía, historia, productos turísticos, etc. de la Comunidad de Cantabria.

Enlace: Gastronomía Cantabria por su privilegiada situación geográfica en la zona central del norte de la península ocupa un espacio donde parajes y ecosistemas albergan los más exquisitos productos de la tierra y del mar.

Cantabria per la sua privilegiata situazione geografica nelle zona centrale del nord della peninsula, occupa uno spazio dove coppie e eccosistemi alloggiano i più favolosi prodotti Della aterra e del mare.

Como de todos es sabido, la gastronomía constituye uno de los mayores atractivos de los destinos turísticos. En el caso de España, seis millones de turistas acuden a nuestro país motivados esencialmente por la gastronomía,22 es decir, el 50% de los visitantes. Por lo tanto, la presencia de un bloque o sección dedicado exclusivamente a este arte es una constante en la inmensa mayoría de los sitios de promoción turística. Pasando ya al microtexto objeto   21 En la página en italiano las noticias más actuales se remontan al 12.06.2006, y el evento más reciente del bloque de Actividades y Eventos al 08.06.2006. 22 Datos proporcionados por Juan Molas, director del CEHAT, en la entrevista concedida al programa Hoy por hoy de la Cadena Ser, el 3 de septiembre de 2009. URL: http://www.goear.com/listen/dd8be17/D.-Juan-Molas-en-Cadena-Ser-(03-09-2009)-D.-JuanMolas.

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de análisis, notamos un error de lengua,23 la elisión del artículo determinado la, que debería preceder al topónimo ‘Cantabria’. Detectamos también el empleo de un vocablo inexistente en italiano: peninsula. Se produce, asimismo, la incorrecta traslación del término ‘parajes’ por coppie; la malinterpretación de esta palabra en el TO produce un sin sentido en el TM, dando lugar a una formulación absurda. En cuanto al verbo ‘albergar’ se ha trasladado erróneamente por la primera acepción que este verbo posee: ‘dar albergue u hospedaje’; sin embargo, en este contexto la acepción de este verbo es ‘contener’. Notamos también en el TM dos errores ortográficos respecto a la lengua de llegada (Della aterra). Una posible traducción de este microtexto podría ser: La Cantabria per la sua privilegiata posizione geografica […] occupa uno spazio in cui luoghi ed ecosistemi racchiudono i prodotti più squisiti della terra e del mare.

Enlace: Turismo activo-Rutas (Ruta Verde) Teleferico di Fonte DeRuta verde (sic) A tan sólo 28 Km. de Potes, se encuentran las instalaciones del Teleférico de Fuente Dé. Una cómoda y original forma de acceder al Macizo Central de los Picos de Europa

Teleferico di Fonte De. Ruta verde a tanto solo 28 km de pentolini, si trovano le installazioni della teleferica di fonte dannoUnon comodo ed originale forma di acconsentire al massiccio centrale dei becchi di Europa

En este microtexto constatamos la presencia de varios errores ortográficos respecto a la lengua de llegada y de dos solecismos. Pero lo que llama la atención es el tratamiento de los topónimos menores, para los que, obviamente, no existe el correspondiente topónimo en italiano. Así, la elección del traductor de trasladar a la LM los topónimos menores es la causa de varias faltas de traducción que dan lugar en el TM a formulaciones totalmente desprovistas de sentido («Fuente Dé» por Fonte De / Fonte danno; «Potes» por pentolini; «Picos de Europa» por becchi di Europa). Como es   23 En cuanto a los errores de traducción, partimos de la concepción bastante extendida en Traductología que distingue entre errores de lengua y errores de traducción, esto es, errores cometidos en la comprensión del texto original y errores en su reformulación. Nos atenemos a la catalogación de Delisle (1993), que considera las siguientes faltas de lengua: la ambigüedad, el barbarismo, la formulación incomprensible, el equívoco, la impropiedad, el pleonasmo, la repetición, el solecismo y la zeugma. En cuanto a la falta de traducción, Delisle considera que «es un error que figura en el texto de llegada que procede de una interpretación errónea de un segmento del texto de partida y que suele producir un falso sentido, un contrasentido o un sinsentido» (1993: 31). Para este autor son faltas de traducción: la adición, el anglicismo, el contrasentido, el falso amigo, el falso sentido, la hipertraducción, la interferencia, el sinsentido, la omisión, la paráfrasis, la subtraducción, la sobretraducción y la traducción libre.

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sabido, en estos casos, la mejor solución acostumbra ceñirse al endotopónimo, es decir, al topónimo escrito en la lengua original.24 De hecho, Virgilio Moya (1993: 246) sostiene que «la mejor equivalencia es la transcripción, a no ser que existe una forma arraigada en la LM». En definitiva, constatamos una abundante presencia de errores (tanto de lengua como de traducción) que, sin duda, dificultan e incluso, a menudo, hacen que el TM se vuelva ininteligible.

Conclusiones y trabajo futuro Hassan Montero (2006: 239) sostiene que: los sitios web no son productos, sino servicios. No son objetos de consumo tangibles que el usuario disfruta una vez adquiridos, sino el medio a través del cual el usuario compra, se informa, se entretiene, aprende o se comunica. En el caso de que el usuario no consiga sus objetivos o el sitio web no satisfaga sus necesidades, sencillamente lo abandonará en busca de una alternativa […].

Según este autor (2006: 240), por consiguiente, «es lógico que la satisfacción del usuario final se convierta en el primer condicionante del éxito o fracaso de cualquier proyecto web», evidentemente, en el caso que nos ocupa, el de las páginas web traducidas al italiano del sitio de Cantabria: o los usuarios tienen un gran sentido del humor o si no, difícilmente, pasarán mucho tiempo navegando por él. No obstante, esperamos poder llevar a cabo el trabajo que inicialmente nos habíamos propuesto cuando analicemos los otros sitios web de las CCAA que presentan páginas en italiano.

  24

Véase Vidal-Millán (2006: 5).

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TURISMO, ENOGASTRONOMIA E TRADUZIONE

TRADUCCIÓN DE PÁGINAS WEB DE BODEGAS CON LA AYUDA DE CATS_CRADLE María Soledad Aguilar Domingo Università di Bologna

Introducción El trabajo que aquí presentamos es la síntesis de una experiencia didáctica que se inició en el año 2005 y que aún seguimos realizando en la Scuola Superiore di Lingue Moderne per Interpreti e Traduttori de Forlì en el marco del Corso di Laurea (CdL) en Comunicazione Interlinguistica Applicata primero, y tras la reforma (D.M. 270/04), en el CdL en Mediazione Linguistica Interculturale. En el ámbito de la asignatura Traduzione dall’italiano allo spagnolo II (L1 y L2) cursada en el tercer y último año del plan de estudios se imparte el módulo sobre la traducción de páginas web de bodegas que consiste en unas 26 horas de clase. Dicho curso consta de tres partes ordenadas de la siguiente manera: en primer lugar se trabaja la traducción de los comunicados de prensa donde aparecen las informaciones de manera sintética y ordenada respetando la clásica pirámide invertida típica del lenguaje periodístico que da respuesta a las siguientes preguntas: ¿quién?, ¿qué?, ¿cuándo?, ¿dónde?, ¿por qué?; en segundo lugar se pasa al módulo sobre la traducción de los textos de arte que están, por lo general, caracterizados por un estilo rico y elegante, llegando muchas veces a acercarse al literario y al mismo tiempo plagados de tecnicismos referentes al campo semántico en cuestión. Esta parte sirve, de alguna manera, como introducción al tercer y último módulo del curso dedicado a la traducción de páginas web de bodegas. En efecto, en ambos casos, estamos ante dos tipologías lingüísticas muy diferentes entre ellas pero que pueden integrarse llegando a una perfecta convivencia. En los textos enológicos, como veremos, se mezclan un lenguaje próximo a la descripción literaria en la parte de degustación de los vinos y un lenguaje netamente técnico en la parte que trata de viticultura y enología. El objetivo principal del último módulo, que nos

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ocupa en el presente trabajo, es introducir textos especializados de tema vitivinícola y aprender a traducir y localizar1 con la ayuda de un editor Html. Desde el punto de vista didáctico-metodológico, la clase, generalmente compuesta por unos 25 estudiantes, se divide en varios grupos de 3 a 7 estudiantes en función de las dimensiones de la página web que se debe traducir.Todos los grupos tienen a disposición 2 ó 3 ordenadores para poder efectuar la documentación terminológica en Internet, redactar la traducción y comprobar los resultados.

Cats_Cradle 3.1 Cats_Cradle, el editor html utilizado, es un software gratuito que se puede descargar en la página www.stormdance.net. Se trata de una herramienta para traductores profesionales especializados en páginas web, que permite traducir documentos en HTML sin tener que preocuparse por los comandos y la sintaxis de dicho lenguaje de programación, pues uno de los mayores problemas al traducir sitios web es que hay que tener cuidado en no modificar ni una sola línea del código y ceñirse al texto que hay que traducir. A veces estos problemas dan como resultado fragmentos no traducidos, enlaces que ya no funcionan, cambios en el formato de la web, etc. Este editor evita todos estos problemas extrayendo automáticamente el texto que hay que traducir (texto de la página, título de la web, palabras clave, etc.) y mostrándolo en un editor incorporado en el que se puede editar y traducir fácilmente, sin tocar en absoluto el código fuente de la web. Cuando entramos, la interfaz del programa nos muestra, en la parte superior, la página web que hemos abierto y que iremos traduciendo mientras que, en la mitad inferior de la pantalla, aparece el contenido traducible de la página web dividido en segmentos.

1 La Localisation Industry Standards Association, más conocida por sus siglas LISA (2003: 3) en su Guía de introducción al sector de la localización afirma lo siguiente: «La localización es el proceso de adaptación y fabricación de un producto para que presente el aspecto y el funcionamiento de un artículo fabricado en un país en concreto. Así pues, la localización es la pieza de un rompecabezas comercial mundial que permite que las empresas mantengan negocios en mercados ajenos al suyo original».

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Figura 1. Captura de pantalla de Cats_Cradle 3.1.

Para realizar nuestra traducción iremos completando los segmentos de la derecha de la pantalla (como puede verse en la imagen anterior). Uno de los escollos de este programa es que si nos encontramos con algún hipervínculo, el programa no nos permitirá modificar su contenido. Cuando hayamos terminado de traducir la página web, comprobaremos en la vista preliminar de la parte superior de la pantalla que quedan elementos que el programa no nos ha permitido cambiar, como por ejemplo los títulos site map, legal information, etc. (se trata de las imágenes). Así mismo se puede previsualizar que la traducción encaja perfectamente con la web original. Algunas de las ventajas que presenta Cats_Cradle son: 1. Memoria de traducción. Es posible guardar los segmentos traducidos en una memoria con formato excel que habremos creado al iniciar nuestro trabajo. Una vez finalizada la traducción de una página tendremos que actualizarla, es decir, introducir los nuevos segmentos traducidos en nuestra memoria para poderlos utilizar en la traducción de las páginas siguientes. Al abrir una nueva página web para traducirla lo primero que tendremos que hacer es aplicar nuestra memoria de traducción y, al hacerlo, comprobaremos cómo todos los segmentos que el editor encuentra en la memoria nos los traduce automáticamente. 2. Glosario. Esta función nos permite crear un glosario en formato excel de los términos ya traducidos que hayamos introducido en él, para irnos sugiriendo las traducciones de los mismos en el resto de 199

la traducción.2 Al crear el glosario podemos asignar a un mismo término hasta nueve traducciones lo que nos permitirá elegir el más apropiado, según el contexto, mediante las teclas que van de F1 a F9. 3. Función ‘contar palabras’. Para cualquier traductor profesional es fundamental disponer de una herramienta que le permita saber la cantidad de palabras traducidas realmente para poder facturar su trabajo al término del mismo, dado que en la actualidad los traductores cobran según el número de palabras traducidas. De este modo, al salvar cada una de las páginas traducidas podemos hacer el cómputo gracias a la función Project Word Count que encontraremos en Tools. Desgraciadamente no todo son ventajas y uno de los problemas que presenta este editor es que no es compatible con el programa Adobe Flash Player por lo que no nos permite traducir las páginas de las webs creadas con este programa. Dado que un buen número de webs de tipo dinámico3 en la actualidad se crean con dicho programa, esta desventaja adquiere una cierta relevancia.

Fases del proyecto En primer lugar cada grupo de estudiantes efectúa en la red una búsqueda de una bodega que pudiera interesarles por pertenencia a su región de origen, por tipo de producción (biológico, biodinámico, etc.) o por cualquier otro motivo4. A la hora de decantarse por una web tienen que tener en cuenta el hecho de que ésta no haya sido realizada con Adobe Flash Player porque como mencionamos anteriormente resulta incompatible con nuestro editor. Seguidamente tomamos contacto con dichas bodegas para explicarles el proyecto y ofrecerles nuestra traducción final, corregida y revisada, a cambio de una disponibilidad por su parte a resolver y aclarar aspectos técnicos y 2

Por traducción, en este caso, entendemos todas las páginas pertenecientes a la misma bodega y que hemos salvado una a una en la misma carpeta. 3 Una página web dinámica tiene las siguientes características: gran número de posibilidades en su diseño y desarrollo; el visitante puede alterar el diseño, los contenidos o la presentación de la página a su gusto; en su realización se utilizan diversos lenguajes y técnicas de programación; el proceso de actualización es sumamente sencillo, sin necesidad de entrar en el servidor; pueden realizarse íntegramente con software de libre distribución. 4 Algunas de las bodegas con las cuales hemos trabajado hasta ahora son las siguientes: Cantina Valdadige (2005-2006); Poderi dal Nespoli (2008-2009); Tenuta Pandolfa (20082009); Villa Trentola (2008-2009); Arnaldo Caprai (2009-2010).

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terminológicos. Por otra parte, el contacto directo con la empresa es uno de los aspectos que se considera importante para la profesionalización de los estudiantes, sobre todo, teniendo en cuenta que están en el último curso de la licenciatura y que muchos de ellos, probablemente, empezarán a trabajar el año sucesivo.5 Seguidamente se da a los estudiantes algunas indicaciones, a mero título de consejo, sobre la organización del trabajo en grupo. Se les propone que en cada grupo haya estudiantes que se ocupen de la clasificación y archivación de cada una de las páginas, de la documentación terminológica, de la traducción en sí y por último, de la revisión. Otra de las ventajas que ofrece Cats_Cradle es la posibilidad de visualizar inmediatamente la página que se está traduciendo para verificar los posibles problemas a los que está sometida la traducción subordinada. El concepto de traducción subordinada fue introducido por Titford (1982) y se refiere a la traducción que se ve sometida a dos tipos de circunstancias condicionantes: la existencia de varios sistemas de comunicación distintos (mensaje constituido por el sistema lingüístico más música, imagen, etc.), que impone diferentes tipos de sincronismo entre todos ellos; el cambio del canal visual al auditivo (adaptación del mensaje a las pautas de la lengua oral). Teniendo en cuenta que estamos haciendo un tipo de traducción que se ajusta perfectamente a la definición anterior y que en la traducción del italiano al español generalmente se tiende a una expansión del texto del 10%, esta función del programa nos será verdaderamente útil para poder decidir qué recursos lingüísticos podemos adoptar para que haya la menor pérdida estilística respecto al texto original.

Consecución de los objetivos establecidos Como dijimos anteriormente la traducción de las webs de bodegas nos permite afrontar dos tipologías lingüísticas diferentes de lenguaje: la descripción que predomina en los subdominios de la degustación/cata y de la comercialización y un lenguaje técnico que encontramos en los subdominios de la ampelografía, la viticultura, la vinicultura, y la legislación vitivinícola. 5

Así por ejemplo, una de las dificultades de traducción que pudimos resolver a través del contacto directo con el personal de una de las bodegas se refiere a la colocación macerazione sulle bucce. Se pudo entonces aclarar que se trataba de un término acuñado por los enólogos de esa bodega y por lo tanto no sólo no se disponía de una traducción sino que ni siquiera se entendía su significado. El problema se pudo resolver sólo gracias a la aclaración mediante el intercambio de correos electrónicos con los mismos enólogos que habían creado ese término.

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Empezaremos por el subdominio de la degustación en el que abundan las figuras retóricas como la analogía y la metáfora6 construidas a partir de diversos campos semánticos. En una ficha de cata se pueden encontrar descripciones como la siguiente: Caratteristiche organolettiche: Di colore rubino granato denso e profondo, ha profumi estremamente tipici di sottobosco, di piccoli frutti e di marasche dolci e suadenti. Caldo, armonico, coerente, rotondo, ricco di sfumature, ben solido e fine in bocca. Dopo si apre largo e vellutato, quasi carezzevole, con la garbata raffinatezza di un vino davvero di grande caratura tanto da diventare ancora più solido dopo due anni di permanenza in bottiglia7.

Hemos evidenciado respectivamente, en cursiva los adverbios y en negrita los adjetivos, que denotan emotividad y hemos subrayado los adjetivos personificadores. Entre las metáforas más recurrentes para describir los vinos entre los expertos del campo de la degustación, tanto en italiano como en español, se encuentran las referidas al cuerpo humano. La mayoría de estos adjetivos personificadores se pueden traducir literalmente cuando son aplicados a un vino, en sentido figurado, en lugar de a una persona (Carreras i Goicoechea, 2008). Al hacer un análisis comparado con otras fichas de cata de caldos españoles vemos que la traducción de los adjetivos personificadores encontrados en la ficha de cata anterior, puede ser literal: •

suadente (persuasivo):

El resultado es un vino persuasivo de amarillo brillante, con reflejos verdosos, que destaca por sus aromas florales, azahar, y matices de fruta tropical, como piña o melocotón. En boca se mantiene untuoso y fresco, con notas afrutadas y con una equilibrada acidez que lo hace delicioso8.



coerenti (coherente):

El Cosme Palacio Rioja 2006 tiene un gusto más moderno, firmemente anclado en el roble francés. Este es un vino coherente que avanza con paso decidido. Se aliaría

6

Vid. Coutier (1994), un estudio muy exhaustivo sobre el lenguaje de la desgustación. Vid. http://www.vidivini.it/014.004_stampa.html 8 Vid. http://www.vicentegandia.es 7

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bien con el pimentón ahumado español, ya sea en el chorizo o en una paella, y acompañaría bien una cena a base de cerdo asado9.



carezzevole (suave)

Pedro Ximenez, de color caoba oscuro y profundos aromas de pasas. Suave, dulce, y perfecto equilibrio. Elaborado exclusivamente con uvas de la variedad Pedro Ximenez, dejadas secar al sol. Su graduación es sobre 1710.

Podemos ver cómo, tanto en italiano como en español, «en el lenguaje de la cata la función poética juega un papel relevante» (Martínez Lanzán, 2006: 368). En el corpus de notas de cata de Bazzocchi e Mattei (2008) se presentan algunos de los elementos que distinguen el lenguaje poético como por ejemplo el uso evocativo de los adjetivos, las numerosas figuras retóricas, sobre todo la metáfora y la personificación. Nosotros hemos encontrado otros ejemplos que confirman lo anterior: Vino muy agradable al paladar con una entrada fresca y suave donde se entremezclan las frutas rojas y el regaliz propios de la variedad mayoritaria, con los cafés y torrefactos procedentes de su crianza en barrica de roble americano. En cuanto a su maridaje es un gran amigo de la dieta mediterránea además de un perfecto acompañante para cualquier ocasión.11 Suntuoso vino blanco elaborado a partir de nuestras ricas uvas mediterráneas de chardonnay, de gran carácter y personalidad. Personalidad procedente de su fermentación y envejecimiento en barricas de roble francés, americano, húngaro, ruso, rumano, eslovaco y alemán, y posterior batonnage. La fermentación y el tiempo que nuestro chardonnay ha pasado en barrica le profieren un color amarillo cristalino y brillante ligeramente dorado. De aroma exuberantemente complejo, donde la armoniosa combinación de aromas de este vino noble y elegante nos lleva a sensaciones múltiples. Aroma intensamente varietal, a plátano, ensalzado con la múltiple variedad de aromas que aportan los distintos robles en que ha sido fermentado y envejecido. Complejos y elegantes aromas especiados a coco y vainilla con unos originales toques cítricos y con ligeras sensaciones lácticas. Bouquet magnífico y alarde de un perfecto equilibrio entre acidez, dulzura y complejidad. En boca, se revela la sinceridad de este magnífico vino, pues persisten los aromas especiados y frutados ya detectados con anterioridad en nariz, que ganan intensidad en boca y desembocan en un fascinante y largo postgusto.12

9

Vid. http://www.elmundovino.elmundo.es Vid. http://www.ermiguexere.jimdo.com 11 Vid. http://www.cvne.com/web/fichaVino.php?vino=3&bod=1. 12 Vid. http://www.prodeca.cat/resources/downloads_companies/de_muller/muller_es.pdf 10

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Al palato il vino mantiene compostezza, anima e disegno, con una dolcezza tannica invidiabile. Ad unire personalità, appigli territoriali e garbo espositivo, ecco poi cosa succede: una delle migliori Riserve dei ricordi miei! Grande godibilità e naturalezza espressiva, di vino succoso ma trattenuto negli accenti, con la flemma di chi non teme di mostrare le proprie nudità, mantenendo altresì intatta la proverbiale, rigorosa sua compostezza. I tannini qui sono trama sottile, la compagnia generosa e bella. I classici umori boschivi, dal tratto ‘nordico’ e compassato, vengono rilasciati con calore e temperamento rari, e contribuiscono da par loro a riscoprire, nelle intimità di un vino di stampo tradizionale, una identità fiera (ancor oggi latitante in troppi vini della nobile denominazione toscana) nella quale l’anima del sangiovese (con due briciole di colorino e canaiolo a contorno) torna a brillare di luce propria, senza tentennamenti, senza costrizioni, senza filtri.13

En las notas de cata en español se nos describe el vino como amigo, acompañante, con gran carácter y personalidad, noble, elegante y con sinceridad, al igual que se hace en las italianas al decir que el vino mantiene compostezza e anima o que tiene personalità, garbo e incluso flemma. Del análisis de estas notas de cata confirmamos el hecho de que tanto la lengua española como la italiana recurren muy a menudo a la personificación a la hora de describir sus caldos. Por lo que se refiere al lenguaje técnico, algunos de los subdominios que encontramos dentro del campo de la vitivinicultura son la ampelografía (estudio de las cepas), la viticultura (plantación, cultivo de la vid y vendimia) y la vinicultura (vinificación, conservación y crianza del vino). Estos son algunos ejemplos que los estudiantes encontraron en las páginas web de las bodegas y que les crearon no pocos problemas a la hora de traducir14: Il portainnesto, fondamentale per la riuscita dell’impianto, è scelto in base alla vigoria, alla resistenza alla siccità, all’adattamento ai terreni che a Fèlsina sono geologicamente differenziati. (www.fattoriafelsina.com/i-vigneti) Sesto d’impianto tradizionale con 3.200 ceppi per ettaro (Pagliarese) e nuovi impianti (Fèlsina) con 5.435 ceppi per ettaro (80 per 230 cm). (www.fattoriafelsina.com/ivigneti) Allevamento a Guyot semplice, potatura di produzione con capo a frutto di 5-7 gemme e razzolo o cornetto a 2 gemme. (www.fattoriafelsina.com/i-vigneti)

13

Vid. http://www.acquabuona.it/2009/03/vino-nobile-di-montepulciano-docg-riserva2005-contucci/ 14 La negrita de los ejemplos no estaba en el original.

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Durata della macerazione 12/15 giorni. Follature automatiche giornalmente programmate. Svinatura a fine fermentazione e trasferimento a Marzo-Aprile in botti di rovere di piccola e media capacità. Dopo 12/16 mesi di maturazione assemblaggio ed imbottigliamento. Affinamento di 6/10 mesi in bottiglia. (www.fattoriafelsina.com/inostri-prodotti/vetrina)

Como ya dijimos, uno de los objetivos de este módulo es aprender a localizar el texto traducido. La localización alude a la estrecha relación que existe entre una determinada lengua y la zona en la que se utiliza por lo que en el caso de la traducción de las webs de bodegas al español tuvo que ser limitada a España. Vamos a ver ahora algunos de los ejemplos de terminología que causaron problemas a los estudiantes. En el subdominio de la viticultura: •

Tipi di potatura: vite ad alberello

La vite ad alberello es típica de las regiones del sur de Italia y de las islas. Se trata de un tipo de poda que desarrolla una vegetación corta que permite adaptar la productividad del viñedo a las condiciones poco favorables de los suelos pobres y secos. Generalmente la planta tiene un tronco de 20-100 cm. de altura que termina con 3-4 sarmientos con una longitud de 2 yemas. Este tipo de poda también se encuentra en la mayoría de las regiones vinícolas españolas a causa de las características climáticas. Gracias a una profundizada documentación sobre los sistemas de poda de la vid y a la búsqueda por imágenes en Google los estudiantes llegaron a la solución traductiva ‘poda en vaso’. En el subdominio de la vinicultura: •

Vinificazione: follatura

La localización del término follatura15 fue algo más compleja dado que en las páginas web de las bodegas españolas la palabra que define este importante proceso, ‘mecido’, se utiliza muy poco. Tras una documentación profundizada sobre este proceso, se optó por una paráfrasis que explicara en qué consistía, llegando a la traducción: «Vinificación: rotura del sombrero de hollejos manualmente (dar bastón)». 15

«La follatura è il processo di rottura meccanica del cappello in un tino di fermentazione. Il processo favorisce: la dissoluzione nel vino fiore delle sostanze contenute nel cappello; lo scambio termico del sistema con l’ambiente esterno al tino; una distribuzione più omogenea della temperatura nel mosto in fermentazione» (Vid.: www.ing.unisannio.it/linkp12/vinificazione.htm)

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En el subdominio de la clasificación y comercialización de los vinos: •

Vino passito da meditazione

El término vino da meditazione fue acuñado por el enogastrónomo italiano Luigi Veronelli en los años 60-70 y con él se hace referencia a un vino «che essendo completo e complesso, può anche fare a meno della convivialità, e in qualche modo del cibo, perché basta a se stesso, e può essere sorseggiato, magari da soli, davanti al camino acceso» (Farchioni, 2008). Los vinos da meditazione no son solamente los dulces que suelen acompañar los postres sino que también los hay tintos con peculiar suavidad y madurez de las sensaciones afrutadas como el Amarone della Valpolicella y grandes tintos envejecidos como el Barolo o el Brunello di Montalcino que gracias a su edad otorgan sensaciones singulares y muy interesantes. Los estudiantes comprobaron que en España el término es efectivamente conocido pero que no se utiliza y ni siquiera tiene una traducción por lo que se decidió en el caso concreto de vino passito da meditazione omitir dicha calificación traduciéndolo con ‘vino de uvas pasas o de uvas pasificadas’.

Conclusión La experiencia didáctica de la traducción de las webs de bodegas ha resultado muy interesante tanto para los estudiantes como para la docente por varios motivos. Puesto que tiene lugar en el último curso de la CdL, al licenciarse los estudiantes tomarán dos caminos muy diferentes. Algunos de ellos continuarán sus estudios de traducción o interpretación en la Laurea Magistrale y otros, la mayoría, entrarán en el mundo laboral. Aquellos que se matriculen en los cursos de especialidad tendrán la ocasión de aprender a utilizar otras herramientas CAT (Computer Assisted Translation), en cambio, los estudiantes que decidan incorporarse al mundo laboral habrán tenido un primer contacto con la traducción asistida sin la cual ni siquiera se tomarían en consideración sus curricula; habrán tenido la oportunidad de entrar en contacto con el mundo profesional gracias a las consultas a los enólogos y al personal de la bodega para la resolución de las dudas surgidas; habrán aprendido a acometer una preparación lingüística específica mediante el estudio de los textos paralelos y la elaboración de glosarios temáticos; por último habrán tenido una primera experiencia de traducción de textos pseudo especializados.

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LA MANIPOLAZIONE TESTUALE IN DIDATTICA DELLA TRADUZIONE: COME “RISCRIVERE” UN VIDEO-CORSO DI TAPAS E IMPARARE A TRADURRE I CULTUREMI Raffaella Tonin Università di Padova e di Bologna

Introduzione Con questo contributo si intende presentare un’unità didattica di traduzione dallo spagnolo all’italiano, elaborata grazie all’esperienza diretta in corsi di traduzione non specializzata impartiti al secondo e terzo anno della Laurea Triennale in Comunicazione Interlinguistica Applicata della SSLMIT di Forlì. Inserita all’interno di un modulo tematico di ambito turistico, la nostra proposta vuole esplorare l’apparente semplicità della ricetta di cucina, testo istruttivo per eccellenza, per individuare le principali difficoltà che il discente possa riscontrarvi, in rapporto sia alla propria competenza linguistico-culturale nella lingua di partenza, sia a livello traduttivo. Le ricette gastronomiche tipiche, in quanto prodotto di una tradizione culinaria radicata nel territorio, ma altresì arricchita da contaminazioni e stratificazioni plurisecolari, seppure nella loro lineare esposizione, presentano una insidiosa difficoltà per il futuro traduttore professionista, vale a dire l’elevato impiego di riferimenti culturali specifici. Essi possono far riferimento a prodotti tipici del territorio, nelle loro varietà stagionali, climatiche e microterritoriali (basti pensare alle numerose qualità di radicchio che si coltivano nel solo Veneto), o a modalità di coltivazione, elaborazione e conservazione dei medesimi, oppure rinviare a marchi e denominazioni atti a tutelarne qualità e specificità (ad esempio, D.O.P., I.G.P., fino ai recenti ‘presìdi Slow Food’). Non sempre tale ricchezza è riscontrabile in altre culture, con la diretta conseguenza che spesso i prodotti del territorio e i processi che si impiegano in cucina per trasformali in cibo, costituiscono dei veri e propri culturemi,1 e come tali sono spesso privi di un equivalente termi1 Per ‘culturema’, ci rifacciamo alla definizione proposta da Nord (in Hurtado Albir, 2001: 611), vale a dire «un fenómeno social de una cultura X que es entendido como relevante por los miembros de esa cultura y que, comparado con un fenómeno correspondiente de una cultura Y, es percibido como específico de la cultura X». Queste discrepanze culturali non sempre si veri-

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nologico autoctono nella lingua-cultura d’arrivo. Inoltre, per quanto riguarda i marchi e le istituzioni di tutela, non sempre essi sono sufficientemente conosciuti nelle culture diverse da quelle di appartenenza e ciò si traduce, nella pratica della traduzione, in un problema non molto diverso da quello generato dai riferimenti culturali sopraccitati. Ecco che per poter tradurre un testo con queste caratteristiche, lo studente dovrà trovare, all’interno di una gamma di modalità risolutive dei riferimenti culturali, le soluzioni più adatte alla tipologia testuale del testo d’arrivo e al coefficiente di specificità culturale del quale deve (nel nostro caso, vuole) dotare il testo finale. Proprio per calibrare l’uso di queste variabili nelle scelte oculate del traduttore in fieri si è predisposta la presente unità didattica che ha lo scopo principale di contribuire a rafforzare la competenza traduttiva, soprattutto nelle sue componenti metodologiche, interculturali e testuali (quest’ultima, nella lingua d’arrivo). L’obbiettivo finale specifico è dato dalla traduzione, a partire da alcuni frammenti di un video-corso di tapas, di brevi ricette, pensate per un pubblico italiano – con maggiore o minore dimestichezza in cucina e/o conoscenza della cultura spagnola – da collocare in ambiti testuali prescelti dallo studente (es. rivista di cucina, guida turistica, blog, magazine di viaggi, ecc.). Dopo una breve premessa giustificativa, l’unità si struttura nelle seguenti parti: obbiettivi formativi, materiale di riferimento, struttura dell’unità, previsione delle difficoltà, approfondimenti sulle risoluzioni dei culturemi, possibili applicazioni.

Perché tradurre una ricetta In un corso di quella che abitualmente viene definita “traduzione passiva” si esercitano abilità che vanno ad affinare una competenza traduttiva2 verso la ficano solo quando il fenomeno specifico non esiste in altre culture (ad esempio, la cultura del deserto e il lessico corrispondente nei popoli berberi). Altri casi di divario si possono verificare quando due fenomeni culturali hanno la stessa funzione, ma sono formalmente diversi (in ambito culinario, possiamo paragonare due fenomeni di convivialità simili, come la spaghettata tra amici e la tortilla de patatas), oppure quando formalmente l’oggetto è lo stesso, ma riveste funzioni diverse nelle due culture di riferimento (ad esempio il caffè, sia come preparazione, che come fenomeno sociale in svariate culture).  2 A questo proposito si veda, in generale, quanto indicato da Nord (in Hurtado Albir, 2001: 384-385), sulle tre componenti principali: «la competencia de transferencia, la competencia lingüística y la competencia cultural». Inoltre, per quanto riguarda gli obbiettivi specifici della nostra unità, va sottolineata la centralità di quanto indicato sia da Hurtado Albir (1999: 43) sulla competencia de transferencia («capacidad de recorrer el proceso de transferencia desde el texto original y reexpresarlo en lengua de llegada según la finalidad de la traducción y las características de destinatario»), sia da Roiss (2008: 13 e 17-26), sulla subcompetencia comunicativa textual, che si basa sempre sulla necessaria integrazione tra l’analisi della tipologia testuale

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lingua d’arrivo che, come sottolinea Cortelazzo deve essere testuale, pragmatica e stilistica ancor prima che lessicale e grammaticale. Una «competenza che ha bisogno di essere esercitata affinando le abilità scrittorie nella lingua materna e la capacità di osservare con attenzione i mutamenti linguistici che inevitabilmente accompagnano il traduttore nel corso di tutta la vita» (2007: 102). Sappiamo che tale competenza è condizione imprescindibile per una traduzione di qualità ed è «reputata [dai professionisti del settore] più importante di una competenza paritaria in entrambe le lingue e di gran lunga più importante della competenza nella lingua di partenza» (Scarpa, 2001: 198199). Tuttavia la percezione che lo studente dei corsi di traduzione verso l’italiano ha dell’utilità pratica di tale insegnamento è inferiore rispetto a quella dei corsi di “traduzione attiva”, soprattutto se si traduce da una lingua considerata affine, come lo spagnolo, e principalmente nei primissimi anni del suo percorso formativo. La sensazione di scetticismo iniziale che il docente di traduzione verso l’italiano avverte durante le prime lezioni è dovuta a svariati motivi che cercheremo di riassumere brevemente. Innanzi tutto, dato che in traduzione non specializzata si affrontano testi di carattere prevalentemente divulgativo, nei quali generalmente non è presente una elevata densità terminologica specifica, lo studente pensa di comprendere completamente il testo di partenza già dalla prima lettura; tuttavia, come spesso emerge nella resa traduttiva finale, banali errori di comprensione del testo originale si trasformano in calchi letterali di espressioni idiomatiche, forme fraseologiche, riferimenti culturali, elementi pragmatici, ecc. che inficiano la corretta lettura e decodifica del testo tradotto. Proprio la componente pragmatico - culturale è una delle principali fonti di errore, dato che la complessità della mediazione interculturale è un’abilità che richiede una profonda conoscenza di sé e dell’altro, della quale inizialmente lo studente non sempre è (sufficientemente) dotato. Inoltre, c’è una tendenza a sottovalutare le insidie dell’“attrito linguistico”,3 delle interferenze latenti che si consolidano in modo impercettibile, di un impoverimento progressivo della propria lingua madre (dovuto spesso alla maggiore attenzione nei confronti dello studio delle lingue seconde in questa fase formativa) e alla costituzione di una sorta di interlingua al contrario (l’italiano tradotto) che, nella riformulazione scritta, risente di calchi strutturali, lessicali e sintattici della lingua seconda, in questo caso lo spagnolo, ma anche delle altre lingue apprese per finalità traduttive.

e il livello funzionale e situazionale – relativo ai destinatari – sia del testo di partenza che di quello d’arrivo. 3 Cfr. Cardinaletti (2005: 59-83).

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Come ultimo fattore, il discente spesso non è consapevole dell’apporto che la propria variante dialettale, e a volte idiolettale, esercita sulla scelta della soluzione traduttiva, soprattutto a livello lessicale e idiomatico, o addirittura non è in grado di riconoscerla come variante dell’italiano standard. È questo un atteggiamento etnocentrico che spesso gli impedisce di valutare obiettivamente le soluzioni altrui e genera una sorta di blocco antagonistico nei confronti delle riflessioni proposte dal docente la cui competenza nella lingua-cultura d’arrivo viene percepita alla pari rispetto alla propria. Si è scelto, pertanto, di lavorare in un ambito, quello gastronomico, che riconducendoci a quel patrimonio di saperi ancestrali suppostamene condivisi da una comunità di parlanti, ci permette di verificare qual è la reale conoscenza della cultura del cibo, propria e altrui. Il microcosmo delle tapas, già di per sé una sorta di “macroculturema” della cultura spagnola, fa al caso nostro in quanto fenomeno di contaminazione – pensiamo alla moda dello ‘spritz’, dell’aperitivo, ecc. – all’interno di quel filone della cucina etnica o di fusione attualmente tanto in voga.

Unità didattica e sviluppo della competenza traduttiva

Obbiettivi didattici Tenendo in considerazione le sottocomponenti della competenza traduttiva che si sono volute esercitare (già anticipate in nota 1), si sono individuati i seguenti obbiettivi legati all’attività concreta e alla realizzazione finale della ricetta di cucina: 1) Imparare a manipolare il testo di partenza. Oltre al superamento del preconcetto relativo alla supposta facilità della traduzione passiva cui si è accennato sopra, si è cercato di “minare” quella forma di rispetto incondizionato dello studente alle prime armi nei confronti dell’aspetto formale del testo di partenza, vale a dire della sua organizzazione microtestuale (sintassi del periodo, ordine della frase e dei suoi componenti, scelte lessicali, ecc.), indipendentemente dal riconoscimento della sua funzione – e sottofunzioni – e dalle finalità comunicative. Si è pertanto cercato di impostare un lavoro di trasformazione e di manipolazione testuale a partire dalla decostruzione e riorganizzazione dei contenuti del testo fonte, tenendo conto delle sue unità funzionali, oltre che dell’ordine sequenziale delle informazioni. Tutto ciò con il fine di tradurre da un testo nuovo, con altre finalità specifiche, per un pubblico predefinito e soprattutto 210

 

pensando ad una collocazione finale diversa, sia per quanto riguarda il supporto (da video a cartaceo o testo elettronico), sia per il contesto comunicativo predefinito. Si tratta di una manipolazione che porta alla realizzazione di una «traduzione strumento», così come indica Nord (in Hurtado Albir, 2001: 246247), che serve pertanto da strumento di comunicazione nella cultura ricevente e che si forma sul modello di una comunicazione realizzatasi nella cultura d’origine; ben diversa dunque da una «traduzione documento», quella cioè che ha solo la funzione di documentare tale comunicazione, realizzatasi nella cultura d’origine. Visto che il lavoro consiste nel trasformare alcune video-ricette raccontate oralmente in testi scritti, tra le possibili difficoltà non vi sono solo quelle normalmente individuate nella trasposizione diamesica (traduzione da oralità a scrittura), vale a dire legate alle differenze espositive tra il parlato e lo scritto, ma anche quelle che hanno a che vedere con le differenze semiotiche dei due mezzi interessati. Il video si realizza in un ambiente multimodale o polisemiotico nel quale vi è armonia e interdipendenza tra elementi iconici, verbali e talvolta musicali; ecco allora che nel passaggio al supporto monosemiotico si palesa la necessità di riformulare verbalmente tutti quegli elementi visivi ritenuti fondamentali per la corretta esecuzione delle ricette, come ad esempio, i rinvii agli strumenti usati in cucina, indicati verbalmente attraverso semplici deittici accompagnati da inquadrature particolari. All’origine di questa manipolazione vi è inoltre la capacità di saper riconoscere non solo la funzione predominante di un testo (esortativa, informativa, ecc.), ma anche le unità funzionali all’interno di esso, così come indicato da Nord (1998). In tal modo il discente sarà in grado di riorganizzare il testo di partenza sulla base delle funzioni e sottofunzioni comunicative e, prescindendo dai vincoli dei singoli elementi linguistici, di ridisegnare il testo in unità di traduzione che costituiranno il suo nuovo testo di partenza. 2) Sviluppare una forma guidata di “creatività descrittiva”. In questo caso, l’obiettivo riguarda l’abilità di saper modulare registri, stilemi, elementi connotativi della propria lingua, a seconda della tipologia testuale e del contesto specifico, ma sempre nel rispetto del contenuto obbligato dettato dalla finalità specifica del testo (istruzioni di cucina). Per affinare questa abilità, si lavora sull’approfondimento delle caratteristiche macro e microtestuali dei tipi testuali e delle loro sottotipologie di interesse. Infatti, se lo studente individua la collocazione finale del proprio testo all’interno di un classico ricettario di cucina, gli viene richiesto di approfondirne le caratteristiche di redazione con la consultazione di testi paralleli, soprattutto nella lingua d’arrivo, così come generalmente avviene per qualsiasi traduzione in ambito specialistico. Diverse saranno le caratteristiche stilistiche della tipologia blog,

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nella quale, ad esempio, il grado di soggettività e autorialità sono i più rilevanti tra i tratti riscontrabili. È ugualmente basilare lo studio degli elementi paratestuali (glosse, glossari, didascalie, immagini, ecc.) che in ambito gastronomico si impiegano per approfondire temi correlati o far comprendere in modo immediato alcune componenti informative del testo. Questo approfondimento consente allo studente di saper distribuire correttamente – in modo fruibile, coerente e funzionale – i contenuti della ricetta secondo le unità funzionali precedentemente individuate. 3) Imparare a riconoscere e tradurre i riferimenti culturali. Come anticipato, tra gli obbiettivi principali, vi è la capacità di cogliere i riferimenti alla cultura gastronomica della lingua-cultura di partenza, comprendere la funzione del loro utilizzo nel testo specifico e saperli tradurre con una o più tecniche di traduzione adatte alla funzione a loro assegnata e al grado di trasposizione culturale del testo d’arrivo. Come vedremo, si rifletterà sul “coefficiente culturale” del quale si vuole dotare il testo di arrivo: se si desidera evocare un effetto di esoticità e di coloritura locale, ad esempio in un blog di viaggio, il prestito, anche integrale e non pienamente assimilato, può risultare una soluzione da prendere in considerazione; per un testo più tradizionale come un ricettario, invece, si può prevedere una suddivisione in paratesti funzionali, come ad esempio, le glosse esplicative, e pertanto l’impiego di più tecniche, tra le quali l’iperonimia, l’equivalente culturale, i glossari esplicativi, ecc.

Materiale Abbiamo strutturato le attività dell’unità didattica attorno al Curso de tapas con Tío Pepe4 della durata complessiva di 54 minuti, fruibile originariamente in 7 lingue (spagnolo, inglese, tedesco, francese, italiano,5 olandese e giapponese) e suddiviso nelle seguenti tre parti: 1. breve video introduttivo che spiega la nascita del fenomeno delle tapas e parla dello sponsor (offre, ad esempio, consigli su come servire il vino Tío Pepe); 2. le 12 ricette di tapas (dalle classiche tortilla de patatas o ensaladilla de gambas, alle ricette della tradizione araba tipo barritas de berenje4

Si tratta di un DVD omaggio della cantina Tío Pepe, le cui singole ricette sono disponibili anche on-line al sito: www.bodegastiopepe.com/gastronomia.php. 5 La copia sulla quale lavora lo studente viene privata delle traduzioni nelle altre lingue diverse dallo spagnolo. Eventualmente, in un secondo momento, nella fase di verifica, si potrà consultare la resa italiana del video per valutarne le scelte.

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nas con miel o di cucina di fusione come atún en tacos con salmorejo); 3. una parte solo grafica con la scheda ingrediente di ognuna delle 12 ricette. Le ricette sono realizzate e spiegate da una cuoca andalusa (nelle altre lingue, la traduzione è su supporto voice-over) in brevi filmati separati della durata di circa 3-6 minuti ciascuno. La struttura della video-ricetta in parte riprende la suddivisione individuata da Bugnot (2006: 18) per la ricetta scritta, vale a dire: il titolo, l’elenco degli ingredienti, la preparazione e presentazione del piatto. A queste parti si aggiungono, nel nostro caso, una breve introduzione di tipo culturale o storicogeografica e l’accenno allo sponsor in chiusura di ogni ricetta.

Struttura dell’unità L’unità prevede attività di classe, individuali e di gruppo ed è strutturata in tre momenti principali, che rispecchiano le classiche tre fasi di progettazione, realizzazione e controllo. 1) Fase di “riscaldamento” (attività di classe) Durante le prime lezioni del modulo, si presentano gli obiettivi, le modalità e le fasi di realizzazione e, solo in un secondo momento, si procede alla visione critica del video nella sua completezza. Ogni ricetta viene assegnata ad almeno 3-4 studenti, così da aver per ognuna di esse diverse versioni da confrontare nella fase di verifica delle rese traduttive. Nella fase di documentazione previa al testo da tradurre si sottopongono all’attenzione della classe diversi materiali di ambito gastronomico che servono non solo a recuperare informazioni specifiche sul tema, ma anche a fornire strumenti procedurali sulla risoluzione degli elementi specifici. Tale materiale può essere suddiviso nelle seguenti tre categorie: a. El mundo del tapeo (testi di approfondimento tematico sul fenomeno delle tapas in lingua spagnola); b. La gastronomia degli “altri” vista da “noi” (testi di cucina etnica, prevalentemente spagnola e ispanica tratti da rubriche di viaggi o da riviste di cucina in italiano); c. La “nostra” gastronomia vista dagli “altri” (testi sulla cucina italiana redatti originariamente non in italiano, e proposti sia in lingua originale, se si tratta dello spagnolo, sia in traduzione ufficiale, se non in spagnolo).

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Questa “sovraesposizione culinaria” dovrebbe permettere di familiarizzare sia con il tema dell’incarico di traduzione, che con la prospettiva interculturale, nonché con lo stile redazionale limitatamente al genere ricette. Nello specifico, relativamente al punto a) attraverso questa documentazione si possono acquisire ulteriori informazioni sul fenomeno che ci riguarda, su ricette, ingredienti e origini qualora, ad esempio, si pensi di realizzare un testo tradotto più completo e dettagliato dell’originale, spiegando che cos’è una tapa, e da dove viene, ecc. Per quanto riguarda il punto b), la ricerca in testi di gastronomia spagnola redatti o tradotti in italiano, ci permette di osservare e giudicare alcune strategie testuali, tra le quali l’impiego di parafrasi esplicative per i nomi di alcune tapas (diverse da quelle che successivamente si troveranno nel video), di valutare scelte lessicali (come il ricorso al prestito integrale o ad altre modalità traslative) nella denominazione di ingredienti tipici sconosciuti al pubblico italiano di riferimento,6 o di misurare la “distanza interculturale” quando si spiegano fenomeni sociali tipicamente spagnoli corre-

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È stato interessante, ad esempio notare come in due ricette prese da due contesti comunicativi diversi (rivista di viaggi e monografia sulle tapas), ma riferite allo stesso ingrediente tipico (pimientos de piquillo), quest’ultimo sia stato introdotto, spiegato e utilizzato nel testo con modalità completamente diverse. Nel testo tratto da Tapas (Tee, 2004: 78) già nel titolo della ricetta si tenta una mediazione tra soluzione estraniante e al tempo stesso comprensibile, con il calco parziale «Pimientos ripieni»; di seguito, negli ingredienti si riprende il prestito integrale, ma con una amplificazione in testo altamente esplicativa: «185 g di pimientos del piquillo interi (peperoni rossi dolci cotti alla brace) in scatola o in vasetto». Successivamente, in un paratesto a lato dell’esecuzione della ricetta, si aggiunge una glossa chiarificatrice sull’origine, la reperibilità ed eventuali ingredienti sostitutivi: «Fate attenzione ad acquistare peperoni interi, non a fettine. Pimiento in spagnolo significa peperone, ma all’estero il termine indica i peperoni rossi cotti, pelati e venduti confezionati in vaso o in barattolo. Se non trovate i pimientos del piquillo, potete in alternativa usare peperoni normali. Le dosi indicate sono sufficienti per circa 36 peperoni». Di tutt’altro tipo la ricetta tratta dalla rubrica «Il piatto etnico» della rivista Venerdì di Repubblica (27.11.2009: 145) intitolata «L’aglio mostra i denti e il baccalà si squaglia», nella quale si riporta una foto di un pimiento del piquillo ripieno di baccalà, ma in nessuna parte del testo si spiega che cosa siano i pimientos, né si fornisce al lettore l’indispensabile informazione che i ‘peperoni’ citati in testo sono in realtà i pimientos degli ingredienti (di seguito si riporta il testo integrale della ricetta): «Ingredienti: 4 fette di pane baguette, 4 pimintos [sic] del piquillo, 120 g di baccalà dissalato, l patata lessa, 1/4 di bicchiere di panna da cucina, 1-2 spicchi d’aglio, olio extravergine d’oliva, sale. La cucina basca è nota per la sua raffinatezza la sua varietà e i suoi [sic], le tapas locali, grandi sapori in versione minimalista o bonsai food Per prepararli fate andare a fuoco lento, in una padella, i denti d’aglio. Toglieteli dal fuoco quando inizieranno a prendere colore. Sistemate quindi nell’olio aromatizzato il baccalà e cucinatelo a fiamma bassa. A parte schiacciate la patata sbucciata, bagnandola con la panna liquida e insaporendo con l’aglio ridotto in purea e il baccalà sminuzzato. Condite con l’olio di cottura, fino a ottenere un ripieno lavorabile. Farcite quindi i peperoni con il composto e serviteli, caldi o freddi, ciascuno su una fetta di baguette». Si notino i numerosi errori ortografici nell’uso dei prestiti integrali in quest’ultimo testo.

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lati al tema, come ad esempio il tapeo, o che mettano a confronto la realtà spagnola con l’emergente diffusione del fenomeno in Italia. Per quanto riguarda invece l’impiego di materiale che riguarda la tradizione culinaria italiana vista dagli “altri” (c), è interessante vedere, sempre in un’ottica interculturale, come il ricorso a stereotipi, falsi stereotipi, equivalenti culturali, persino metafore ardite, ma altamente evocative, possa facilitare la spiegazione di fenomeni tipici qualora il livello di condivisione delle conoscenze non sia sufficientemente7 adeguato. Il discente, in questo caso, viene portato a riflettere sull’opportunità di ricorrere anche a queste modalità risolutive dei fenomeni culturali, a seconda della collocazione del testo finale, al quale già da questa fase è opportuno che inizi a pensare. 2) Fase di realizzazione (fase mista: individuale e di gruppo) In primo luogo gli studenti che hanno la medesima ricetta procedono assieme alla trascrizione della stessa e all’individuazione delle diverse unità di traduzione a seconda delle funzioni o sottofunzioni dominanti. Se l’esecuzione della ricetta è soprattutto di tipo istruttivo, le digressioni sui consigli per i non esperti in cucina – ad esempio come friggere correttamente le patate per la tortilla de patatas – sono parti prettamente didattiche, mentre sono fondamentalmente espressive tutte le autocorrezioni che di solito caratterizzano la comunicazione orale. Saranno invece prevalentemente informative quelle aggiunte sulle varianti di ingredienti particolari o sull’origine di certi piatti, e appellative le chiuse sullo sponsor e sulla corretta forma di abbinarlo ai piatti. Successivamente, in piena libertà individuale, il discente ricostruisce il testo di partenza, riorganizzandolo a seconda delle funzioni predominanti in 7 Tra il materiale consultato per questa parte, va citato il ricettario del celebre chef britannico Jamie Oliver, Il mio giro d’Italia, nel quale si sono trovati interessanti punti di riflessione sulle modalità esplicative di certi culturemi gastronomici italiani. Il radicchio di Treviso, ad esempio, viene così spiegato al pubblico anglosassone: «il radicchio trevigiano è l’Aston Martin della famiglia dei radicchi» (2007: 254); e così la polenta, nella sua variante fritta: «se dovessi paragonarla a qualcosa, direi che assomiglia alle patatine, però rimane un po’ meno unta» (2007: 35). Queste strategie di avvicinamento culturale sono realizzate attraverso l’uso di equivalenti funzionali: la metafora ardita relativa all’auto inglese usata da James Bond, ad esempio, indica il valore e l’eccezionalità del prodotto, mentre le patatine tanto apprezzate dalla cucina anglosassone aiutano a comprendere la versatilità e appetibilità del cibo “esotico” proposto da Oliver. Inoltre, sempre grazie alla consultazione di questo ricettario nella sua versione tradotta in italiano, si è riflettuto sulla non totale corrispondenza tra termini impiegati in gastronomia e sulla attenzione terminologica che è necessario avere in fase di traduzione. Come esempio citiamo il caso del termine ‘salsa’ in ricette di pasta (come la pasta con le sarde o con le acciughe, ecc.) impiegato al posto di ‘sugo’, ‘ragù’ o ‘condimento’, nella traduzione del termine inglese sauce. Si tratta di un calco che si attua per estensione semantica di un termine analogo che, tuttavia, si usa in italiano solo in determinati casi per indicare il condimento della pasta (nel caso del ‘sugo’ o ‘salsa di pomodoro’).

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modo coerente e ordinato, eliminando i tratti legati all’oralità. Tutto ciò, dopo aver selezionato la collocazione finale e consultato altro materiale di documentazione in testi paralleli italiani del genere testuale individuato. Solo dopo aver concluso queste fasi, si procede alla traduzione della ricetta assegnata per il contesto prescelto. 3) Fase di presentazione (attività di classe) Dopo il lavoro individuale di riscrittura dei testi, si procede alla presentazione delle ricette al resto della classe, dedicando una lezione ad ognuna, così da poter valutare le diverse rese e risolvere i medesimi problemi (prevalentemente legati ai riferimenti culturali, o alla maggiore o minore complessità esecutiva) nelle diverse sottotipologie di testo.

Possibili punti di criticità Il livello di competenza in lingua spagnola dello studente di traduzione non è stato considerato un ostacolo nella fase di comprensione dei tratti prosodici del parlante madrelingua del testo orale da trascrivere, dando per acquisiti gli strumenti linguistici necessari a tale scopo. Tuttavia, va detto che è indispensabile calibrare le insidie del testo di partenza – orale o scritto che sia – sulla base dell’effettivo livello di competenza linguistica nella lingua di partenza del gruppo di studenti, così da non dover trasformare un corso di traduzione passiva in un supporto ai corsi di lingua. Semmai, ci si limiterà a sottolineare lacune linguistiche che lo studente dovrà colmare da solo. Sempre legata al testo di partenza nella sua forma orale, una possibile difficoltà può essere data dal riconoscimento di tutti quegli elementi da omettere in fase traduttiva, come ad esempio le ripetizioni, le titubanze nel parlato, le digressioni circostanziali, ecc. Parallelamente, vanno individuati anche tutti quegli elementi informativi non verbali legati alla plurisemioticità del mezzo, segnalandoli nella trascrizione in modo da poterli completare o aggiungere nella stesura della ricetta (ad esempio, le inquadrature su particolari gesti di chi esegue la ricetta). Per quanto riguarda l’individuazione delle sottofunzioni nelle varie unità del testo, la difficoltà che si può riscontrare è di tipo puramente definitorio, poiché risiede nella capacità del discente di “etichettare” i vari passaggi del testo con l’esatta denominazione della funzione o sottofunzione. Si può facilmente ovviare a questo problema, chiedendo allo studente non tanto di dare un nome a quella funzione che delimita una parte di testo, quanto di indicare che cosa si vuole ottenere dal destinatario in quella specifica parte (ad esempio, informarlo sull’origine del piatto, convincerlo a comperare il prodotto 216

 

dello sponsor, ecc.) o che cosa sappiamo del mittente del messaggio a partire da quel frammento (giudizi o valutazioni personali sulla facilità d’esecuzione, indicazioni sulla propria esperienza personale in cucina, ecc.). Così facendo, lo studente sarà in grado di organizzare le unità di traduzione dopo aver eliminato gli elementi superflui e ridistribuito i contenuti del messaggio in modo ordinato e fruibile, ricorrendo anche alla possibilità di inserire paratesti o finestre di approfondimento tematico, come ad esempio «Consigli utili» (nei quali collocherà digressioni di tipo didattico), o «Lo sapevate che…» (per le curiosità di tipo storico-geografico e culturale), ecc. Tuttavia, la difficoltà principale è data dall’individuazione della miglior strategia traslativa – e a questo punto si inizia già a concepire il passaggio dal “ricreato” testo di partenza al testo d’arrivo “in divenire”– per i numerosi culturemi presenti negli ingredienti, nella denominazione dei piatti, e, a volte nelle modalità esecutive delle ricette.8 Vediamo nello specifico come si è affrontato questo passo.

Approfondimento sulle strategie risolutive dei culturemi Attraverso questo breve percorso il discente è giunto alla consapevolezza che, come ci ricorda Rabadán (in Bugnot, 2006: 18), «las recetas de cocina costituyen un campo muy a propósito para estudiar las inequivalencias derivadas de los ‘vacíos referenciales’». Infatti, ognuna delle ricette proposte presentava almeno uno dei seguenti punti di possibile criticità traduttiva: 1. un ingrediente tipico: per esempio Jamón ibérico, vinagre de Jerez, pimientos del piquillo, ecc.; 2. un elemento culturale specifico inserito nella denominazione del piatto: ad esempio la ricetta huevos al capote;9 3. una variante locale di ricette tipiche: è il caso del salmorejo, variante del gazpacho tipica della città di Córdoba; 4. l’impiego di ingredienti universali, ma diversamente funzionali tra i due sistemi culturali: ad esempio, l’uso smodato di aglio e cipolla, spesso difficile da concepire per il pubblico medio italiano. 8

Si pensi ad esempio al verbo cuajar così spesso usato nell’esecuzione della tortilla. L’origine di questo nome si deve alla similitudine visiva tra il piatto e il capote taurino (in questo caso si tratta del capote de brega, diverso sia dalla muleta che dal capote de paseo). A forma di cappa e dal doppio colore, fucsia e giallo (ma originariamente era rosso vivo), il capote ha ispirato il nome di questo piatto per la forma e soprattutto i colori: il giallo del tuorlo d’uovo e il rosso del prosciutto. La spiegazione dell’origine del nome è appena accennata nel video, quindi insufficiente per un pubblico italiano che non conosca da vicino il mondo della tauromachia. 9

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Le ragioni alla base del “vuoto referenziale” possono essere numerose. Se il culturema è un ingrediente tipico, spesso la sua diffusione sul mercato italiano è limitata, con conseguenze di costi e reperibilità che rendono le ricette quasi inaccessibili; oppure accade che il prodotto autoctono che più facilmente lo possa sostituire solo in apparenza ha le stesse caratteristiche dell’originale (basti pensare alla differenza tra i prosciutti crudi italiani tipo San Daniele o Parma e il Jamón ibérico), e quindi se impiegato come sostitutivo darà vita ad una inevitabile alterazione delle caratteristiche organolettiche del piatto. Inoltre, come anticipavamo, può anche succedere che il corrispondente autoctono sia meno differenziato, nelle sue varietà e applicazioni, o diversamente connotato nella tradizione culinaria della lingua-cultura d’arrivo. Nella cucina mediterranea, e quindi nelle culture che ci riguardano da vicino, questo fenomeno è forse meno frequente; tuttavia la differenziazione, ad esempio, tra le varietà di pomodoro, olio, pane (difficilmente riscontrabili nella cucina del nord Europa), è alla base della autenticità e riuscita di numerose ricette tipiche.10 Infine, si è valutata anche la rilevanza della condivisione di conoscenze enciclopediche, dato che essa è alla base di fenomeni di incomprensione – non solo in ambito culinario – riconducibili a quel bagaglio di conoscenze che i destinatari di un testo devono avere per essere in grado di decodificarlo correttamente. Infatti, qualora i rinvii a conoscenze enciclopediche della lingua di partenza non siano facilmente recuperabili dal pubblico della lingua d’arrivo, è opportuno considerare come intervenire nella resa traduttiva del testo che li contiene. Non a caso si è scelta una ricetta che rinvia al mondo della tauromachia, non come fonte di ingredienti (non si tratta di un piatto a base di carne bovina), ma semplicemente per l’effetto che la presentazione del piatto evoca nel destinatario (una stilizzazione del capote taurino, cioè del mantello del torero). L’impiego di questa metafora visiva nella denominazione del piatto non è di immediata decodifica per un pubblico non ispanico, senza considerare che può anche risultare offensiva o quantomeno non attraente nei confronti di chi non condivida il valore di questa tradizione. Durante la fase di documentazione iniziale, il discente ha potuto osservare la varietà di possibili soluzioni testuali a questi problemi di traduzione, messe in atto spesso in modalità combinata, vale a dire con strategie che rendano conto sia della provenienza del culturema (con l’impiego, spesso nel titolo della ricetta, di forestierismi e prestiti integrali, più o meno assimilati), sia delle caratteristiche principali o componenti predominanti del prodotto (attraver10

A proposito della percezione culturale di certi cibi o ingredienti, si è anche riflettuto su una forma estrema di “vuoto referenziale” che riguarda, più che la resa traduttiva in sé, la quasi impenetrabile barriera culturale che, ad esempio, il mondo occidentale ha nei confronti di alcune caratteristiche della cucina di culture molto distanti dalla nostra (cavallette, grilli e altri insetti sono autentiche delicatessen nella gastronomia asiatica).

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so glosse di ampliamento intra o paratestuale nelle quali troviamo l’ingrediente principale, e/o la preparazione culinaria, e/o la reperibilità sul mercato e, a volte, l’equivalente culturale). La possibilità, pertanto, di impiegare una o più modalità risolutive (da quella più esotizzante data dal forestierismo, alla più addomesticante data dall’equivalente culturale, o talvolta dalla traduzione letterale, nonché dall’aggiunta di glossari, glosse, paratesti esplicativi) viene vagliata a seconda della collocazione prescelta dallo studente per la traduzione della ricetta e del pubblico al quale si rivolge. Ad esempio, se si è scelto di collocare la ricetta tradotta in rubriche di riviste non specializzate in ambito gastronomico (riviste maschili, di viaggio, ecc.), caratterizzate da spazi circoscritti e rivolte ad un pubblico generico e non necessariamente interessato o esperto di cucina, il culturema non sempre può essere spiegato in paratesti supplementari e forse, si può preferire abbinare il forestierismo, con funzione appellativa, all’impiego di un elemento sostitutivo, come un iperonimo o un quasi sinonimo riconducibile alla cultura d’arrivo, per rendere comunque realizzabile la ricetta e adattarla al gusto del lettore. Se, invece, si decide di tradurre una ricetta per una monografia o ricettario di cucina spagnola, l’inserimento di un glossario bilingue o di glosse esplicative (sulla reperibilità del prodotto, la sua origine, la preparazione, ecc.) permette di mediare tra le istanze didattico - istruttive della ricetta specifica e quelle illustrative e culturali del testo nel quale si colloca. In questo senso, i paratesti che accompagnano la ricetta (Consigli utili, Curiosità, ecc.) possono diventare dei potenziali amplificatori dell’elemento culturale, dando la possibilità al traduttore di completare la soluzione traduttiva, spesso incompleta, che del culturema si dà nel testo. Oppure, se pensiamo a nuove modalità di scrittura in rete quali il blog personale o di viaggio, ad esempio, ecco che il riferimento alla cultura culinaria del paese visitato, diventa una scusa per arricchire il testo di digressioni, incisi, approfondimenti in testo o in paratesto, nei quali lo stile personale di chi spiega questi fenomeni è rilevante tanto quanto il contenuto del messaggio.

Applicazioni secondarie: il sottotitolaggio Possibili applicazioni di livello superiore di questa unità posso essere legate alla didattica della sottotitolazione. In questo caso, la creatività nella riscrittura è limitata dai vincoli del supporto (limiti spazio-temporali, sovrapposizione con il parlato originale, costante attenzione da parte del pubblico sul sottotitolo, ecc.). Pertanto, nonostante si verifichi anche in questo caso un passaggio da oralità a scrittura, vengono meno tutte quelle possibilità di esplicita219

 

zione e di completamento che costituiscono le più efficaci modalità risolutive dei riferimenti culturali e intertestuali in ambito traduttivo (i paratesti dei quali parlavamo). Le modalità possibili, pertanto, si limitano a quelle intratestuali e vanno associate alla funzione dell’impiego del sottotitolo. Se, ad esempio, imparare a cucinare le tapas è un pretesto per apprendere la lingua e la cultura spagnola (funzione didattica), allora si può pensare di impiegare il prestito integrale assieme a una sorta di sostitutivo parziale (ad esempio l’ingrediente principale o un corrispondente culturale), ma solo in una prima menzione, per poi continuare ad usare solo il prestito che poco a poco si va assimilando e registrando nell’interlingua del destinatario. Tuttavia, è evidente che l’impiego della sottotitolazione per questo tipo di materiale (rispetto al doppiaggio o al voiceover) ne restringe la gamma degli usi e comporta una resa limitata delle soluzioni traduttive messe in atto per risolvere problemi culturali.

Conclusioni L’unità didattica che abbiamo elaborato ci ha permesso di vagliare tutte le possibilità di risoluzione dei culturemi grazie alla libertà offerta allo studente di ricreare un testo finale, indipendente dal testo di partenza, funzionale, dal punto di vista comunicativo, alla collocazione e al pubblico preselezionati dal traduttore stesso. Fermo restando il contenuto delle ricette, lo studente ha appreso a impiegare la propria competenza di lettore e fruitore di testi per redigere un testo nuovo, solo originariamente ispirato nei contenuti ad uno simile nella cultura di partenza. La “competenza di trasferimento”, esercitata anche nei confronti di piccole porzioni di cultura in testo, si è manifestata nella capacità di saper scegliere quale testo ricostruire. Infatti, in una sorta di esercizio traduttivo al contrario, all’intera gamma delle modalità risolutive dei rinvii culturali – anche a quelle spesso demonizzate perché troppo addomesticanti, come l’equivalente culturale o il calco letterale – è stata trovata una possibile collocazione testuale che ne giustificasse l’impiego. L’idea di traduzione come strumento di comunicazione nella cultura ricevente ci ha permesso di liberare la creatività di aspiranti traduttori spesso troppo intimoriti dall’autorevolezza del testo di partenza e di fornire loro alcuni strumenti pratici per raccontare l’alterità senza allontanarsi dalla necessità di essere compresi.

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PERCORSI DI DIDATTICA DELLA TRADUZIONE SPECIALIZZATA ATTRAVERSO GLI STATUTI DELLE ASSOCIAZIONI DELLE CITTÀ DEL VINO IN SPAGNA E IN ITALIA Luisa Zucchini

Università di Bologna Introduzione In questo intervento presentiamo un progetto per un modulo di didattica della traduzione specializzata che nasce nell’ambito del Dottorato di Ricerca in Lingue, Culture e Comunicazione Interculturale presso il Dipartimento di Studi Interdisciplinari su Traduzione, Lingue e Culture (SITLeC) dell’Università degli Studi di Bologna, con sede a Forlì. Lo scopo di questa proposta didattica è quello di delineare un possibile percorso di formazione alla traduzione specializzata nel biennio della Laurea Magistrale in Traduzione specializzata della SSLMIT, utilizzando metodi e contenuti individuati in correlazione con le dinamiche del mercato professionale. Abbiamo colto l’occasione del Convegno internazionale sui linguaggi e i territori dell’enoturismo, tenutosi a Bertinoro nel 2009, per studiare la comunicazione interna alle associazioni delle città del vino in Italia e Spagna e abbiamo scelto gli statuti associativi che regolano la vita di queste realtà, impegnate nella diffusione della cultura del vino e nella tutela e promozione turistica dei territori a vocazione vitivinicola.

L’associazionismo nel mondo del vino L’associazionismo nel mondo del vino è un fenomeno in crescita, molto presente in Italia e in Spagna come nel resto d’Europa. Si tratta di enti non commerciali, di natura contrattuale, che si costituiscono mediante atto pubblico o privato, dotandosi di uno statuto per regolarne la vita associativa. I rife-

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rimenti normativi sono, per l’Italia, il Codice Civile, recentemente riformato dal DPR 361/00 e, per la Spagna, la Ley Orgánica 1/2002. In Italia ci sono diverse realtà associative di portata nazionale, come l’Associazione nazionale Città del Vino di cui parleremo dopo, e di portata locale, come le Strade del Vino (ne abbiamo contate ben 140). Accanto a queste, ci sono una miriade di associazioni di categoria, dai produttori viticoli delle province italiane agli enologi, sommelier, etc., oltre all’associazione nazionale Le Donne del Vino, il Movimento Turismo del Vino, l’Associazione Italiana delle Enoteche Pubbliche e delle Strade del Vino. In Spagna menzioniamo l’Asociación Española de Pequeñas y Medianas Ciudades del Vino (ACEVIN), di cui parleremo più avanti, l’Asociación Española para el Desarrollo Vinícola (ASDEVIN), la Fundación para la Cultura del Vino, la Fundación para la Protección de las Viñas, el Medioambiente y los Consumidores (VIMAC), la Fundación para la Investigación del Vino y la Nutrición (FIVIN), la Fundación Castilla-La Mancha Tierra de Viñedos, associazioni di categoria come l’Asociación de Productores de Vinos Naturales de España e moltissime altre. In Europa, l’associazione di riferimento per le città del vino è RECEVIN, la Rete Europea delle Città del Vino. Nata nel 1998, ha sede a Strasburgo e comprende un centinaio di città (in Italia, Spagna, Francia, Germania, Portogallo, Grecia, Slovenia, Ungheria). Lo scopo dell’associazione è quello di migliorare la qualità della vita nelle città europee a vocazione vinicola. Dopo avere indetto la Giornata Europea dell’Enoturismo, da celebrarsi ogni seconda domenica di novembre, insieme all’Associazione nazionale Città del Vino, RECEVIN sta promuovendo la richiesta di istituire un Anno Europeo dell’Enoturismo.

Città del Vino e ACEVIN L’Associazione nazionale Città del Vino è nata nel 1987 ed è presente su tutto il territorio italiano. Attualmente, conta 605 soci tra comuni, province, parchi nazionali e regionali, comunità montane e strade del vino, che sono depositari di almeno una Doc o Docg e impegnati nella promozione dei prodotti agroalimentari di qualità. Scopo dell’associazione è la valorizzazione e la promozione turistica dei territori a vocazione vitivinicola, la diffusione della cultura del vino e della qualità, la salvaguardia delle risorse ambientali e la tutela delle realtà produttive e paesaggistiche minori, in collaborazione con i 222

principali enti pubblici e associazioni di categoria, ambientaliste e culturali.1 Negli anni ha realizzato diverse iniziative in quattro aree strategiche. Ricordiamo VINTUR, un progetto europeo che ha lo scopo di arrivare a concepire un’offerta enoturistica europea uniforme, che risponda a determinati standard di qualità, avvalendosi delle competenze e dell’esperienza acquisite dai diversi operatori impegnati con successo nel settore. Congiuntamente, nel 2005, è stata stilata la Carta Europea dell’Enoturismo, contenente le linee guida per l’accoglienza enoturistica europea di qualità. L’Asociación Española de Pequeñas y Medianas Ciudades del Vino (ACEVIN) condivide obiettivi e modalità dell’associazione italiana, tra cui promuovere la cultura e il turismo del vino a sostegno dello sviluppo del territorio. Attualmente riunisce 52 ayuntamientos, 16 comarcas e 3 diputaciones provinciales. Le principali iniziative promosse ad oggi sono la creazione del prodotto turistico Rutas del Vino de España, corrispondente alle Strade del Vino italiane, e dell’Observatorio Turístico de Rutas del Vino de España. ACEVIN è anche tra i promotori del Congreso Internacional de Turismo Enológico e fa parte della rete RECEVIN.

Percorsi traduttivi La proposta didattica che presentiamo si articola intorno alla traduzione in italiano dello statuto dell’associazione ACEVIN. Tale scelta deriva dall’analisi dei risultati dell’indagine condotta all’inizio delle attività del Dottorato di Ricerca sul mercato della traduzione nella combinazione linguistica dallo spagnolo all’italiano, in cui lo ‘statuto’ è risultato essere uno dei generi testuali ricorrenti in ambito giuridico. L’approccio didattico si basa sul concetto di macrocompetenza traduttiva già descritto da Hurtado (1996) e PACTE (2000) e ripreso da Kelly (2002) e sul modello di descrizione del testo multilivello già proposto da CiapuscioKuguel (2002) e ripreso da Roiss (2009). Kelly (2002), sintetizzando precedenti descrizioni per poi completarle mediante il confronto con la realtà professionale, descrive la competenza traduttiva 1 La Rete italiana comprende: Res Tipica Anci, Coldiretti, Legambiente, Movimento Turismo del Vino, Fondazione Symbola, Fondazione Centro Nazionale Vini Passiti, Comitato Vinum Loci, Res Tipica InComune SpA, AutoctonO, Associazione Vino e Salute, Censis Servizi SpA, Stratos, VH Italia, Deloitte, GiroGustando. La Rete europea comprende: Recevin, Di Vino Project, Vintur Project, Coalizione Italia Europa Liberi da OGM, Groupe Paysage France, Associazione Internazionale Rotta del Vino, Odyssea.

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come una macrocompetenza complessa che riunisce capacità, abilità, conoscenze e atteggiamenti indispensabili per il traduttore professionista nell’esercizio della propria attività esperta, e che si articola quindi nelle seguenti sottocompetenze: comunicativa e testuale, culturale, tematica, strumentale e professionale, psicofisiologica, interpersonale, strategica.

Attività per lo sviluppo delle sottocompetenze comunicativo-testuale, tematica, strumentale, strategica Il percorso qui proposto si concentra sul potenziamento delle sottocompetenze comunicativo-testuale, tematica, strumentale e strategica, attraverso una serie di attività sperimentate nel corso del primo biennio dalla riforma del Corso di Laurea Magistrale e applicate all’insegnamento della traduzione specializzata tecnica, scientifica, finanziaria e giuridica. Nella rappresentazione della competenza traduttiva, Kelly (2002: 15) evidenzia un rapporto gerarchico tra le sottocompetenze, situando quella strategica al vertice della piramide esagonale, di cui le altre sottocompetenze sopra indicate occupano la base. Nel nostro percorso didattico, in realtà, anche la sottocompetenza comunicativo-testuale ha una posizione di particolare rilievo. Si riferisce alla capacità di comprendere e produrre un testo con particolare attenzione alle convenzioni testuali nelle due culture delle lingue di lavoro. Nella traduzione specializzata ci si confronta prevalentemente con testi caratterizzati da convenzioni formali molto vincolanti, per questo è fondamentale il lavoro sul genere testuale, come è già stato ampiamente studiato da García Izquierdo (2000) e il suo gruppo di ricerca GENTT. Il modello di descrizione testuale multilivello proposto da Ciapuscio-Kuguel (2002) e ripreso da Roiss (2009) è un ottimo strumento di riconoscimento dei generi testuali, poiché evidenzia l’interazione dei vari livelli testuali, dimostrando come quello funzionale, situazionale e tematico condizionino direttamente quello formalegrammaticale. Proviamo quindi ad applicarlo al testo spagnolo selezionato, lo statuto di ACEVIN. Livello funzionale Per rispondere alla domanda sulla funzione del testo nell’interazione sociale, è necessario realizzare attività di documentazione sul genere testuale cui esso appartiene. Il riconoscimento del genere testuale è immediato sulla base del titolo: Estatutos de la Asociación Española de Pequeñas y Medianas Ciu224

dades Vitivinícolas (ACEVIN), ma forse non altrettanto immediata è la risposta a domande come: a cosa serve uno statuto? chi lo redige? cosa contiene? come si redige? ci sono differenze tra la Spagna e l’Italia? Una volta individuati i bisogni, si pianifica quindi un idoneo percorso di documentazione (sottocompetenza strategica), per raccogliere informazioni dalle fonti specializzate, quindi il Codice Civile italiano e la Ley Orgánica 1/2002 già citati. Livelli situazionale e tematico Le informazioni raccolte dalle fonti specializzate consentono di chiarire anche la situazione comunicativa, ossia il fatto che la comunicazione avviene internamente alla specialità e tra esperti. E consente anche di anticipare la strutturazione in sequenze testuali in virtù del fatto che lo statuto “descrive” e “regola” la vita dell’associazione. Livello tematico e formale-grammaticale Il materiale consultato, tuttavia, consente di rispondere solo parzialmente alla penultima domanda, su come si redige uno statuto. Si possono osservare, cioè, elementi ricorrenti di terminologia e di fraseologia tipici del genere testuale, ma è solo da un ampio corpus di testi comparabili che si possono ricavare informazioni sull’andamento sintattico, la fraseologia e la terminologia di uno statuto, nello specifico quello di un’associazione vitivinicola (sottocompetenza tematica, da graduare in base alla complessità concettuale del testo da tradurre). Attraverso l’analisi contrastiva di due corpora, l’uno contenente testi originali in spagnolo, per ampliare o confermare le informazioni concettuali e linguistiche, l’altro in italiano, per ricavare equivalenze traduttive, si ottengono informazioni affidabili relativamente ai seguenti aspetti: a) macrostruttura testuale (livello tematico):2 SPAGNOLO

ITALIANO

Intestazione ‘ACEVIN’

Intestazione ‘Associazione nazionale Città del Vino’

2

L’analisi contrastiva qui proposta è effettuata sulla base dello statuto dell’Associazione nazionale Città del Vino, il cui testo integrale può essere consultato all’indirizzo http://www.cittadelvino.com/node/1. 225

ESTATUTOS DE LA ASOCIACIÓN ESPAÑOLA DE PEQUEÑAS Y MEDIANAS CIUDADES VITIVINÍCOLAS (ACEVIN)

STATUTO

(Approvato dall’Assemblea Straordinaria di Castelnuovo Berardenga, 9 maggio 2009) CAPÍTULO I: NATURALEZA Y FINES Artículo 1.- [costituzione, richiamo alla legge, non ha fini di lucro]

Art. 1- Denominazione – Personalità - Sede

Artículo 2.- [sede]

Art. 2- Durata

Artículo 3.- [ambito territoriale-Europa]

Art. 3- Scopi

Artículo 4.- [scopi]

Art. 4- Marchio

CAPÍTULO II: DE LOS SOCIOS Sección primera: Clases de Socios Artículo 5.- [soci]

Art. 5- Soci

Artículo 6.- [ammissione dei nuovi soci]

Art. 6- Soci Ordinari

Sección segunda: Derechos y deberes Artículo 7.- [rappresentanti dei soci]

Art. 7- Soci Straordinari

Artículo 8.- [diritti dei soci ordinari]

Art. 8- Quote associative

Artículo 9.- [diritti dei soci collaboratori]

Art. 9- Esercizio

Artículo 10.- [doveri dei soci]

Art. 10- Entrate

Sección tercera: Bajas Artículo 11.- [decadenza dei soci]

Art. 11- Avanzo di esercizio

CAPÍTULO III: ÓRGANOS DE GOBIERNO Y SU RÉGIMEN Sección primera: De los órganos en general y de la Asamblea General Artículo 12.- [organi dell’Associazione]

Art. 12- Organi dell’Associazione

Artículo 13.- [funzioni dell’Assemblea]

Art. 13- Assemblea 226

Artículo 14.- [sedute dell’Assemblea]

Art. 14- Assemblea ordinaria

Artículo 15.- [convocazione dell’Assemblea]

Art. 15- Assemblea straordinaria

Artículo 16.- [validità dell’Assemblea]

Art. 16- Consiglio Nazionale

Artículo 17.- [delibere]

Art. 17- Presidente

Sección segunda: De la Junta Directiva Artículo 18.- [Giunta Esecutiva]

Art. 18- Giunta Esecutiva

Artículo 19.- [nomina della Giunta Esecutiva]

Art. 19- Sindaco Revisore

Artículo 20.- [cessazione in carica dei membri della Giunta Esecutiva]

Art. 20- Coordinamenti regionali

Artículo 21.- [funzioni della Giunta Esecutiva]

Art. 21- Coordinamenti interregionali

Artículo 22.- [nomina di un segretario permanente]

Art. 22- Delegato regionale

Artículo 23.- [convocazione e delibere della Giunta Esecutiva]

Art. 23- Direttore Generale

Sección tercera: Del Presidente Artículo 24.- [figura del Presidente]

Art. 24- Albo d’onore

Artículo 25.- [funzioni del Presidente]

Art. 25- Albo degli Amici delle Città del Vino

Sección cuarta: Del Secretario Artículo 26.- [funzioni del Segretario]

Art. 26- Regolamento interno

Sección quinta: Del Tesorero Artículo 27.- [funzioni del Tesoriere]

Art. 27- Liquidazione

Sección sexta: De los Comités de Gestión de Proyectos Artículo 28.- [Coordinamenti di Progetto]

Art. 28- Rinvio

Sección séptima: De la Gerencia Artículo 29.- [funzioni del Direttore Generale]

227

Art. 29- Norma transitoria

CAPÍTULO IV: RÉGIMEN ECONÓMICO, DOCUMENTAL Y CONTABLE Artículo 30.- [regime economico e contabile e gestione della documentazione] Artículo 31.- [patrimonio] Artículo 32.- [disposizione dei fondi] CAPÍTULO V: DISOLUCIÓN Artículo 33.- [liquidazione] DISPOSICIÓN ADICIONAL

b) articolazione in sequenze testuali espositive e istruttive (livello tematico):3 Artículo 8.Corresponden a los socios ordinarios los siguientes derechos: • Asistir a las reuniones de la Asamblea General, con derecho de voz y voto. Cada socio dispondrá de un voto. • Elegir y ser elegidos para los puestos de representación o ejercer cargos directivos de la asociación. • Ejercer la representación que circunstancialmente se les confiera en cada caso. • Intervenir en el gobierno y en la gestión de la asociación, de conformidad con las normas estatutarias y legales. • Exponer ante la Asamblea y ante la Junta Directiva todo lo que consideren que pueda contribuir a mejor conseguir los fines asociativos. • Solicitar y obtener información sobre la admnistración y la gestión de la Junta Directiva o de los mandatarios de la asociación. • Recibir información sobre las actividades de la asociación. • Hacer uso de los servicios comunes que se establezcan o que estén a disposición de los socios. • Formar parte de los Comités de Gestión de Proyectos que se constituyan. Art. 14 – Assemblea ordinaria […] L’Assemblea ordinaria: approva il bilancio preventivo e consuntivo dell’Associazione; elegge e rinnova, anche parzialmente, i membri del Consiglio Nazionale; nomina il Sindaco Revisore; 3

Il grassetto è nostro. 228

approva e modifica il Regolamento per il funzionamento dell’Associazione; determina la misura della quota di iscrizione e di quella annuale di finanziamento dell’attività; impartisce le direttive generali di azione dell’Associazione e delibera sugli altri argomenti attinenti alla gestione dell’Associazione riservati alla sua competenza dal presente Statuto o dalla Legge e su quelli sottoposti al suo esame dal Consiglio nazionale; approva il programma di attività annuale e poliennale; delibera l’istituzione dei coordinamenti regionali e interregionali; aggiorna il libro dei Soci; delibera sull’esclusione del socio.

Come possiamo vedere, nei precedenti esempi di sequenze espositive, si osserva la tipica struttura enumerativa e l’uso prevalente dei modi indicativo (presente) e infinito. Dai seguenti esempi, invece, emerge l’uso prevalente del modo indicativo, futuro per il testo spagnolo e presente per il testo italiano, nonché dei verbi modali deontici. Artículo 14.La Asamblea General se reunirá, como mínimo, una vez al año dentro del primer semestre. Igualmente, la Asamblea General se reunirá con carácter extraordinario, siempre que sea necesario a solicitud de la Junta Directiva o bien cuando lo solicite un mínimo del 10 por 100 de los socios con derecho a voto. En este último caso, la Asamblea debe celebrarse dentro del plazo máximo de dos meses a partir de la solicitud. Art. 13 – Assemblea L’Assemblea è ordinaria e straordinaria ai sensi di legge. L’Assemblea è convocata dal Presidente presso la sede dell’Associazione o in ogni altro luogo. L’avviso di convocazione deve essere recapitato almeno dieci giorni prima della data fissata a mezzo lettera, fax o e-mail, e deve contenere l’ordine del giorno, l’indicazione del luogo della riunione, nonchè la data e l’ora per la prima e la seconda convocazione. L’Assemblea è presieduta dal Presidente, ovvero in caso di sua assenza o impedimento, da un Vice Presidente appositamente incaricato; in caso di assenza o impedimento di questi ultimi, da persona nominata dall’Assemblea. Delle riunioni dell’Assemblea deve redigersi il verbale. Ogni socio ha diritto ad un voto ed è possibile avvalersi del potere di delega. Le deleghe ammesse non possono essere più di tre. L’Assemblea può essere convocata in via ordinaria e straordinaria anche nello stesso giorno.

c) alternanza di parti testuali libere e parti standardizzate (livello tematico); d) andamento sintattico, con particolare attenzione alle forme grammaticali e alle strutture discorsive con cui si manifesta il carattere imperativo del testo

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normativo (Mortara Garavelli, 2001):4 il modo e il tempo verbale, i verbi modali, la marca di persona; e) fraseologia e terminologia, dove si può osservare il fenomeno dell’«infrasettorialità» (Rovere, 1989), ossia l’intreccio delle diverse lingue speciali, giuridica amministrativa finanziaria e dell’enoturismo. Alla fine di questo lungo percorso di documentazione si conclude, in realtà, solo la fase preparatoria, ma l’atto della traduzione vera e propria risulterà notevolmente velocizzato. Rimangono i problemi puntuali, per lo più di ordine terminologico, che si riscontrano in fase di traduzione e possono essere risolti ricorrendo alla consultazione dei dizionari tradizionali, di glossari o banche dati specialistiche (dallo IATE a strumenti elaborati da esperti del settore enologico), di pubblicazioni o riviste specializzate, nonché direttamente di esperti (sottocompetenza interpersonale). Le informazioni ricavate da questo lungo e complesso processo di documentazione vanno organizzate in modo tale da poterle recuperare e utilizzare facilmente in un secondo momento, capitalizzando lo sforzo di ricerca iniziale. A tale scopo si utilizzano sistemi di archiviazione elettronici, in linea con le strategie di lavoro applicate nella professione. I testi consultati e selezionati vengono organizzati in cartelle secondo una struttura gerarchica ordinata e convertiti in un formato che ne consenta l’interrogazione mediante apposite applicazioni. Se ne estrae la terminologia e la fraseologia, registrando le equivalenze traduttive in schede orientate al concetto mediante apposite applicazioni di gestione terminologica. Si analizza il testo da tradurre con apposite applicazioni per verificare il grado di ripetitività interna (o rispetto a testi simili eventualmente già tradotti). Si realizza la proposta di traduzione mediante apposite applicazioni di traduzione assistita, collegate ai database terminologici, per recuperare segmenti di testo uguali o simili in analoghi incarichi di traduzione futuri. Si utilizzano infine piattaforme per assegnare gli incarichi per le varie fasi di lavoro, consegnare i lavori svolti, interagire sollevando dubbi e proponendo soluzioni. Proprio come nel mondo professionale.

Confronti con le traduzioni esistenti Volutamente non si è accennato, fino a questo momento, alla situazione comunicativa ipotizzabile per la traduzione dello statuto di ACEVIN in italia4 In questo caso può essere molto utile l’uso di applicazioni per l’interrogazione dei corpora (sottocompetenza strumentale).

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no. In realtà, questa è la prima delle domande che si pone un traduttore, per decidere la strategia traduttiva più adeguata nella risoluzione dei diversi problemi che si presentano, inevitabilmente, durante lo svolgimento del proprio incarico. Ci viene in aiuto il sito web dell’Associazione nazionale Città del Vino, parzialmente trilingue – italiano inglese spagnolo –, ma a vocazione plurilingue, poiché si prevede di aggiungere le versioni in tedesco e francese.5 Allo stesso modo, si può ipotizzare che anche il sito web di ACEVIN, attualmente disponibile nella sola lingua castigliana, voglia ospitare la traduzione dei suoi contenuti nelle altre lingue europee del vino, tra cui appunto l’italiano. Siamo allora andati alla ricerca della versione spagnola dello statuto dell’associazione, ma abbiamo scoperto che pur essendo presente il link che rimanda alla voce Estatuto, questo è l’unico documento che manca a fronte delle versioni spagnole di un reglamento, di un curriculum e di un Còdigo [sic] de Comportamiento Abbiamo allora ripiegato sul genere testuale più prossimo allo statuto, ovvero il regolamento interno, alla ricerca di articoli il più possibile simili ai corrispondenti dello statuto, e abbiamo scelto i due seguenti che descrivono l’uno, la tipologia del socio ordinario e l’altro, le condizioni di esclusione dei soci:6 ORIGINALE

TRADUZIONE

CORPUS SPAGNOLO

ARTICOLO 4 – Soci ordinari

ARTICULO 4 – Socios Ordinarios.

Artículo 5.-

Soci ordinari sono i Comuni. Oltre all’osservanza delle disposizioni dello Statuto, del presente Regolamento e delle deliberazioni degli Organi sociali, si impegnano in particolare:

Socios Ordinarios representan las Comunas del Estatuto del presente reglamento y de las deliberaciones de los Órganos Sociales que se encargan particularmente de:

[...] Podrán formar parte de la asociación, como socios ordinarios, todos aquellos municipios y mancomunidades o asociaciones de municipios pertenecientes al ámbito geográfico de una Denominación de Origen vitivinícola.[...]

a recepire nello Statuto

• Insertar en el Estatuto

5

Come si evince da uno scambio via e-mail con il Sig. Ceccarini, responsabile Web Development, in data 23/11/2009, «inizialmente il sito avrebbe dovuto essere tradotto oltre che in spagnolo anche in francese e tedesco. Purtroppo alcune difficoltà di diverso ordine e grado hanno impedito fino ad oggi all'Associazione di portare avanti il progetto di traduzione dei propri contenuti anche nelle altre lingue. Ci è stato possibile realizzare la versione spagnola perché una collega conosce questa lingua e si è potuta occupare direttamente della traduzione. Non appena le condizioni lo consentiranno, Città del Vino ha tutte le intenzioni di completare il progetto del suo sito Internet anche con le altre traduzioni». 6 Il corsivo è nostro e indica la correzione di refusi nel testo originale (rispettivamente: socio, dell’, dei); anche il grassetto e la sottolineatura sono nostri. 231

Comunale come valori fondamentali la vitivinicoltura di qualità, il paesaggio e l’ambiente, le produzioni tipiche, la cultura dell’ospitalità, la qualità della vita,[…]

Comunal los valores fundamentales de la vitinicultura de calidad, paisaje y ambiente, las producciones típicas, la cultura de la hospitalidad, y la calidad de vida.[…] Artículo 10.Los deberes de los socios son: a. El respeto y cumplimiento de las normas estatutarias. b. Cumplir los acuerdos de la Asamblea General y las normas que fije la Junta Directiva para llevar a término dichos acuerdos.

ARTICOLO 8 – Esclusione dei soci ARTICULO 8 - Exclusión de los sociosLa exclusión de la Asociación se produce cuando no haya cumplido con los requisitos para la adhesión, haya realizado actos graves en observación del Estatuto, de los Presentes reglamentos o de las deliberaciones de los órganos sociales.Es una causa de exclusión la falta del pagamento de la cuota È condizione della esclu- anual de sione il mancato pagafuncionamiento.[MANCA mento della quota anUNA PARTE] nuale di funzionamento. Sull’esclusione del Socio delibera l’Assemblea.

L’esclusione dall’Associazione avviene quando il Socio abbia perduto i requisiti per l’ammissione od abbia compiuto atti costituenti grave inosservanza delle disposizioni dello Statuto, del presente Regolamento o delle deliberazioni degli Organi sociali.

c. Cumplir con las obligaciones de aportación económica en los términos que la Asamblea General pueda adoptar. d. Mantener la colaboración y la diligencia necesarias, en interés del buen funcionamiento de la asociación. Artículo 11.Son causas de baja en la asociación: a. La voluntad del socio interesado, comunicada por escrito a la Junta Directiva. b. No cumplir con las obligaciones de aportación económica que puedan acordarse. c. No cumplir con las obligaciones estatutarias. El incumplimiento por los socios de las obligaciones económicas y estatutarias establecidas y de los acuerdos tomados por los órganos de la Asociación, así como las prácticas contrarias a las finalidades de la asociación, podrán ser sancionadas por la Junta Directiva [...]

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Dal confronto fra la traduzione spagnola e il testo originale spagnolo utilizzato per la nostra proposta didattica, che qui funge da testo comparabile, emergono alcune riflessioni intorno ai punti toccati in questo intervento relativamente all’acquisizione della sottocompetenza comunicativo-testuale, in particolare per il livello formale-grammaticale. A una prima rapida lettura si intuisce che chi ha realizzato la traduzione probabilmente non è un traduttore di professione, ma vediamo come ci sarebbe potuto venire in aiuto l’approccio sopra descritto per risolvere alcuni ostacoli traduttivi. Le parti evidenziate in grassetto indicano elementi sintattici o terminologici che esprimono una stessa informazione, nell’italiano, nello spagnolo e nel testo comparabile; le parti sottolineate richiamano l’attenzione su errori di varia natura, dal calco ‘ambiente’ a errori di digitazione come ‘vitinicultura’ fino a formulazioni scorrette e di conseguenza incomprensibili come «Socios Ordinarios representan las Comunas del Estatuto del presente reglamento y de las deliberaciones de los Órganos Sociales». Utilizzando i suggerimenti discorsivi tipici del genere testuale e alcune equivalenze terminologiche e fraseologiche, presenti nel testo comparabile, si sarebbe potuti pervenire a proposte traduttive più efficaci. FRASEOLOGIA ORIGINALE

TRADUZIONE

CORPUS SPAGNOLO

PROPOSTA ALTERNATIVA

Soci ordinari sono i Comuni.

Socios Ordinarios representan las Comunas

Podrán formar parte de la asociación, como socios ordinarios, todos aquellos municipios

Formarán parte de la asociación, como socio ordinarios, los municipios.

L’esclusione dall’Associazione avviene quando il Socio […] abbia compiuto atti costituenti grave inosservanza delle disposizioni dello Statuto […] o delle deliberazioni degli

La exclusión de la Asociación se produce cuando [...] haya realizado actos graves en observación del Estatuto7 [...] de las deliberaciones de los órganos sociales.

Son causas de baja en la asociación [...] No cumplir con las obligaciones estatutarias // El incumplimiento por los socios de las obligaciones [económicas y] estatutarias

Son causas de baja en la asociación las prácticas contrarias a las obligaciones estatutarias […] o a los acuerdos tomados por los órganos de la asociación.

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In questo caso la traduzione spagnola è addirittura diametralmente opposta alla formulazione italiana, poiché sembra che il socio abbia compiuto atti particolarmente gravi proprio “in osservanza” dello statuto. 233

establecidas y de los acuerdos tomados por los órganos de la Asociación, así como las prácticas contrarias a las finalidades de la asociación, podrán ser sancionadas

Organi sociali

Es una causa de exclusión la falta del pagamento de la cuota anual de funcionamiento

Son causas de baja en la asociación [...] No cumplir con las obligaciones de aportación económica que puedan acordarse.

Es causa de baja en la asociación el incumplimiento por los socios de las obligaciones de aportación económica anual

Organi sociali

órganos sociales

órganos de la Asociación

órganos de la Asociación

deliberazioni

deliberaciones

acuerdos

acuerdos

È condizione della esclusione il mancato pagamento della quota annuale di funzionamento

TERMINOLOGIA

Conclusioni L’approccio didattico illustrato in questo intervento è stato applicato anche ad altri generi testuali nel corso del primo biennio dei corsi di traduzione della Laurea Magistrale, dall’articolo scientifico al brevetto, dalla procura al bilancio d’esercizio. Si tratta di un approccio completo al processo di traduzione, che emula le tappe del lavoro professionale sul triplice versante dell’acquisizione di conoscenze e competenze su dominio, genere e terminologia. In questo processo è fondamentale il ricorso alle tecnologie per la traduzione e la sistematizzazione delle informazioni di carattere linguistico e concettuale. Lo studente di un corso di laurea in traduzione specializzata non si forma come esperto di un ambito specifico, ma essenzialmente come linguista, e grazie al riconoscimento dei parametri testuali che conformano il genere, può imparare ad affrontare testi con un alto grado di specializzazione, sulla scorta di un corpus di testi comparabili sufficientemente ampio da consentirgli di riconoscerne la macrostruttura, l’articolazione tematica in sequenze testuali, l’andamento sintattico, nonché gran parte della terminologia e fraseologia, tipiche del genere e proprie del dominio specifico.

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TRADUCIENDO EL VINO: PROBLEMAS Y DIFICULTADES Christiane Nord Hochschule Magdeburg-Stendal

Introducción La organización de un congreso específicamente dedicado a “la traducción de textos sobre la vid y el vino” nos hace pensar que la traducción vitivinícola se considera como un tipo específico de traducción, que precisa de unos criterios teóricos y metodológicos específicos. En la contribución siguiente esbozaremos, primero, el enfoque funcional a la traducción, que se basa en la teoría del escopo (Skopostheorie) propuesta por el eminente traductólogo alemán, Hans J. Vermeer, recién fallecido a la edad de ochenta años (véase Reiss y Vermeer, [1984] 1996). Trataremos de demostrar que no compartimos tal opinión, poniendo especial hincapié en la sistematización de los problemas y las dificultades de traducción, con los que se enfrenta un traductor al trabajar con esta clase de textos.

Un enfoque funcional a la traducción Las acciones o actividades humanas son llevadas a cabo por “agentes”, personas que desempeñan papeles sociales en la comunicación. En las actividades comunicativas, los agentes pueden adoptar el papel de emisor o de receptor de un mensaje comunicativo transmitido por signos verbales o no verbales. Al adoptar el papel de emisor, los individuos tratan de llevar a cabo sus propósitos comunicativos por medio de textos (orales o escritos, incluyendo gestos y ademanes, símbolos e iconos, etc.), propósitos dirigidos a otros individuos que actuarán como receptores. La comunicación se realiza a través de un medio y en situaciones circunscritas en el tiempo y el espacio. Cada situación específica determina cómo y sobre qué las personas se comunican en el curso del acto comunicativo. Las situaciones no son universales, sino que están insertas en un hábitat cultural, lo que a su vez tiene 235

un impacto sobre la situación. El lenguaje empleado para comunicarse es considerado como parte de la cultura, y la forma de la comunicación está condicionada por las restricciones de la “situación-en-cultura”. Esta breve descripción ya circunscribe el margen de referencia para cualquier actividad traslativa: la pragmática, es decir: los factores de la situación en que se desarrolla una interacción comunicativa, la cultura, como entorno medioambiental que determina cualquier acción o interacción humana, y el lenguaje, en el sentido más amplio, incluyendo también códigos no verbales, visuales, acústicos o corporales, del cual se valen los individuos para comunicarse y cuyo uso también está influido por normas y convenciones culturales. Ahora bien, cuando dos individuos o grupos quieren comunicarse aunque no comparten un mismo código lingüístico-cultural (sea el suyo propio u otro tercero que se podría usar como lingua franca) pueden pedir a un traductor o intérprete que les sirva como mediador intercultural. Éste tratará de facilitar la comunicación entre las dos partes, tomando en debida consideración los factores pragmáticos, culturales y lingüísticos que puedan obstaculizar la mutua comprensión. Mirando la mediación intercultural desde este punto de vista, podemos decir que es una interacción comunicativa con mediador, que, como cualquier acción humana, está pensada para lograr una finalidad comunicativa determinada.

Problemas y dificultades de traducción: enfoque sistemático En el proceso de mediación, los traductores o intérpretes (que, para mayor facilidad estilística, llamaremos mediadores) se enfrentan con dos tipos de obstáculos: las dificultades y los problemas de traducción. Aunque los diccionarios suelen definir las dos palabras como sinónimos, propongo una distinción categorial entre los dos conceptos, mientras que los problemas de traducción son inter-subjetivos, generales, y han de ser solucionados mediante procedimientos traslativos que forman parte de la competencia traductora. Veremos los dos conceptos con más detalle, ilustrándolos con algunos ejemplos tomados del ámbito de la vid y el vino. Vamos a ver detalladamente lo que significa esta distinción y para qué sirve (Vid. Nord, [1987] 2005: 174177). Dificultades de traducción Las dificultades de traducción son impedimentos que interrumpen el proceso de comprensión o producción textuales mientras no se superen 236

mediante las herramientas adecuadas (diccionarios, gramáticas, textos paralelos, información enciclopédica, etc.). Las dificultades son individuales y subjetivas: lo que es difícil para un traductor principiante o estudiante en la formación, no lo es ya (o no debería serlo) para un alumno avanzado o un experto profesional. Podemos distinguir dificultades textuales, competenciales, profesionales y técnicas. Dificultades textuales Son varios los factores que pueden llevar a que un determinado texto sea más difícil que otro (para cualquier traductor que tenga que traducirlo): la complejidad del léxico empleado (por ejemplo, gran cantidad de términos técnicos, neologismos, palabras compuestas opacas), la complejidad de la sintaxis (por ejemplo, gran cantidad de estructuras nominales, gerundios, oraciones complicadas o elípticas) los elementos no verbales (por ejemplo, etiquetas o marcas que han de ser consideradas en la traducción) algunos defectos (por ejemplo, incoherencias, errores, faltas tipográficas) y, en donde no se usan todavía los medios electrónicos para la transmisión, la mala calidad de la reproducción del texto, que es una mala fotocopia de una mala fotocopia de un manuscrito medio corrupto. Veamos un ejemplo: Golfista Crianza 2005 Un swing marcado y sentido desde su origen hasta la última copa. Hijo de cuidados justos y sinceros que ya en la tierra marcarán recuerdos de momentos eternos en su aroma. Un Ribera del Duero señorial, dinámico y elegante, fruto del merecido homenaje a un deporte que es una filosofía de vida (www.tiendadevino.es/vinogolfista.php).

Este texto es difícil de entender por lo que se puede llamar una “poeticidad vacía”, con una metafórica procedente del deporte golfista mezclada con frases expresivas típicas del lenguaje del vino, incluyendo personificaciones (hijo de cuidados, [vino] señorial) un tanto malogradas (un vino «señorial», «hijo» de cuidados que es a la vez «fruto del homenaje al golf»). Además, el ejemplo ofrece muestras de una “sintaxis opaca” caracterizada por adjetivos yuxtapuestos y una ausencia de verbos cargados léxicamente (por ejemplo, marcar recuerdos), y que es considerada como típica de los textos vitivinícolas por Felipe Boto y Fernando Antolín (2006). Otro aspecto típico de estos textos, que hace que sean difíciles de procesar es la alternación entre un registro popular y tradicional, con formas no cuidadas, y un registro culto, cuidado, dentro de un mismo texto (Ibáñez Rodríguez, 2006: 111).

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Dificultades competenciales Otra clase de dificultades son las que resultan de una competencia insuficiente del traductor, por ejemplo, en lo referente a los conocimientos lingüístico-culturales de las culturas base y meta, los conocimientos temáticos y terminológicos que se necesitan para entender las presuposiciones de un texto especializado, y, claro está, respecto a la competencia traslativa. Este último aspecto se da sobre todo en la formación de traductores, pero también, desgraciadamente, en muchos ámbitos de la práctica, donde los que trabajan como mediadores no tienen una formación adecuada. Miguel Ibáñez Rodríguez (2006: 108-110) nos ofrece algunos ejemplos de variedades regiolectales en los términos que pueden amargarles la vida incluso a los expertos: El término 'tufera' se usa en La Rioja, y especialmente en Azofra, para lo que se llama 'zarcera' en la Ribera del Duero, especialmente en Aranda, y, aunque menos frecuentemente, en Fuenmayor, La Rioja. La 'espergura' (La Rioja: Azofra, Badarán) se alterna con 'escarda' (La Rioja: Uruñuela) o incluso 'esparrar' (La Rioja Baja: Alcanadre), y lo que es 'desnietado' en un lugar, se llama 'deshijado' en otro.

Un determinado traductor que no conoce estas variedades está obligado a perder mucho tiempo para verificar las diferencias y similitudes semánticas de todos estos términos, lo que de verdad le hace más difícil la tarea, aunque, una vez encontrados los significados, no será un problema traducirlos. Dificultades profesionales En la vida profesional, los mediadores suelen recibir un encargo de traducción o interpretación que describe, explícita o implícitamente, la situación para la que hay que traducir (destinatarios, condiciones temporales o locales, el medio de transmisión del texto traducido, etc.) y el propósito para el cual se necesita la mediación. Dependiendo de los requisitos de un determinado encargo podemos decir que hay tareas más difíciles que otras. Las tareas más difíciles son las que no tienen encargo alguno o uno muy impreciso (por ejemplo: Traducir al inglés...). Algunos encargos son muy complejos en cuanto que requieren transformaciones considerables del texto, y puede haber incluso encargos “imposibles”, que demandan finalidades incompatibles (por ejemplo, Traducir el texto palabra por palabra..., para que la traducción tenga el mismo efecto que el original...). Encargos que no permiten un contacto directo entre mediador y cliente son más difíciles que aquellos en los que el traductor recibe informaciones adicionales y 238

documentaciones directamente del cliente. Y por último, aunque no menos importante, los encargos que requieren una traducción perfecta, camera-ready para ir directamente a la imprenta, son más difíciles que los encargos para una traducción-resumen o de borrador. Dificultades técnicas Por dificultades técnicas nos referimos a la situación de trabajo del mediador, sobre todo si tiene a su disposición los diccionarios que necesita y cualquier otra fuente de documentación, como textos paralelos de la lengua y cultura meta, memorias electrónicas de traducción, traducciones anteriores del mismo texto o de un texto parecido, acceso a internet o bases de datos específicas del tema. El trabajo se hace más fácil cuando tenemos a nuestra disposición un(a) asistente (para buscar terminología) o un revisor experto o al menos algunas colegas que trabajan en el mismo tema. Ma Teresa de Cuadra García (2006: 265) nos ofrece algunos ejemplos de insuficiencias lexicográficas: El término abocado se define como 'vino con restos de azúcares de la fermentación' en Mijares 1987, como 'vino con un ligero sabor dulce' en Ibar 1982 y como 'un vino el sabor ligeramente dulce, agradable y al mismo tiempo un poco tónico' en Ratti 1995. En la base de datos AENOR falta una entrada para 'equilibrado'.

En la formación de traductores profesionales, el concepto de dificultad de traducción le puede ayudar al docente a determinar el grado de dificultad de una tarea o un examen. Aumentando las dificultades de una tarea a otra, se establece una progresión didáctica que procede de lo más fácil (por ejemplo, texto sencillo sobre un tema conocido y que no contiene ni palabras ni estructuras desconocidas para el alumno, encargo claro y explícito que no requiere muchas transformaciones, textos paralelos y otras herramientas puestas a disposición de los estudiantes) a lo más difícil, es decir “realista” (por ejemplo, texto complejo sobre un tema desconocido, con terminología específica de la compañía, encargo inexistente o muy vago, plazo corto).

Problemas de traducción La identificación de los problemas de traducción (que siempre serán problemas aunque un traductor haya aprendido a resolverlos rápida y eficazmente) forma parte de la competencia traductora. En la formación de mediadores profesionales, la sistematización y clasificación de los problemas 239

con los respectivos procedimientos o técnicas traslativas facilita el aprendizaje, mientras que en la práctica profesional, el análisis de los problemas de traducción a base de una comparación entre los requisitos del encargo y el texto base a traducir lleva a traducciones coherentes y consistentes, cuando el mediador diseña una estrategia global para un determinado problema de traducción que puede manifestarse, en forma idéntica o distinta en varios pasajes del texto. Aquí también podemos distinguir cuatro tipos de problema: los problemas pragmáticos, los problemas culturales, los problemas lingüísticos, y los problemas específicos de un texto determinado, más frecuente en la traducción literaria, pero que también se manifiesta en los textos vitivinícolas. Problemas pragmáticos de traducción Todos los actos de mediación intercultural contrastan dos situaciones comunicativas, la del texto base y la del texto meta. La interpretación de conferencias es un caso particular en el sentido de que la única diferencia se refiere al factor destinatario, que incluye el bagaje cultural de cada individuo determinado por el entorno sociocultural en que vive, mientras que los otros factores –emisor, propósito comunicativo, tiempo, lugar, medio, motivo– (Nord, [1988]2005) son idénticos para todos los que escuchan una ponencia y las respectivas interpretaciones. Pero en cualquier mediación de textos escritos hay que tomar en consideración las posibles divergencias de tiempo, lugar, medio, bagaje y valores culturales de los receptores, cambio de funciones etc.), que pueden causar problemas de traducción (por ejemplo, con respecto a la deíctica personal, local y temporal o a las referencias culturales). Otra vez es Miguel Ibáñez Rodríguez (2006: 109) el que nos brinda un ejemplo: Si hay variantes de un mismo término en la lengua meta (p. ej. culto vs. no culto, variantes diatópicas) depende del encargo (i.e. del público destinatario, lugar de recepción, medio etcétera) cuál sería la más adecuada en un caso concreto. El término francés fourche puede traducirse al español por 'horquillo' (un dialectismo de la Rioja) o por 'horca' (el término estándar).

Problemas culturales de traducción Como queda dicho, todas las situaciones comunicativas están integradas en entornos culturales, y cualquier comportamiento, sea verbal o no verbal, se rige por normas y convenciones culturales. En una interacción intercultural, por lo tanto, se enfrentan dos miembros o representantes de dos culturas 240

distintas, que no difieren en todos sus comportamientos, pero sí en algunos. Y es parte de la competencia traductora saber en qué consisten las diferencias culturales entre las dos partes involucradas en la traducción, diferencias que, con Michael Agar (1991) llamamos «puntos ricos», es decir, puntos ricos en potencial conflictivo que requieren la intervención del mediador. Podemos enumerar, como posibles causas de problemas culturales de traducción, las convenciones de medidas y pesos, las de comportamiento fático (por ejemplo, formas de tratamiento, fórmulas convencionales de saludo o despedida) o las de género, que vemos en el siguiente ejemplo de dos fichas de cata, una en español (de España) y la otra en inglés (de Sudáfrica): Picota cubierto con ribete violáceo. Tiene una nariz de buena intensidad, expresiva, con notas de fruta roja madura y también en licor (guindas), aparece algo de chocolate y un suave fondo tostado que enmarca el conjunto. En boca tiene un ataque bastante intenso, el paso es cremoso, con cuerpo medio, bastante peso de fruta, buen recorrido y buena estructura. Tanino vivo, sabrosos y algo secante pero bien integrado (Obra roble 2006, D.O. Ribera del Duero). The 2008 Simonsig Sauvignon Blanc Semillon is a gem of a wine to be enjoyed as an aperitif or with a meal. The 70/30 blend of Sauvignon Blanc Semillon brings a melange of flavours to the palate: tropical fruit, hints of greenpepper with lime and nuttiness. The entry is dry, fruity, with well balanced acidity, characteristic of Sauvignon blanc. The follow through is magnificent - marzipan, almond nuttiness and a creamy, silky after-taste, which is characteristic of Semillon (South Africa, Stellenbosch region).

Nos referimos aquí a las diferentes convenciones macroestructurales de las fichas de cata. La ficha española tiene una estructura regida por los sentidos: ojo, nariz, boca, con una descripción cronológica: ataque, paso, recorrido. Termina con una descripción global de la calidad. La ficha en inglés empieza con un elogio con especificación de la ocasión para la que se adecua el vino, siguiendo con la impresión general que dan los sabores, y sólo después la cronología de boca, paso y recorrido. Esta macroestructura se observa en casi todas las fichas de cata. En el siguiente ejemplo podemos ver las diferencias entre las medidas dadas en un texto original en inglés (de Sudáfrica) y una traducción inglesa del italiano que refleja las medidas de la cultura original no adaptadas a la cultura meta (incluyendo las diferencias en la representación formal de los porcentajes con coma o puntos, 12.9% vol vs. 13,5 vol., pH vs. ph. , acidez total 6.7 g/l vs. 5.3/1000).

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Analysis Alcohol: 12.9% vol; Residual Sugar: 3.7 g/l; Total Acidity: 6.7 g/l; pH: 3.23 (South Africa, Stellenbosch region). Technical data sheet Status: controlled and guaranteed denomination of origin. Grape variety: Nebbiolo sub-varieties Lampia and Michet. Soil: medium-soft limestone tending to clay, sub-alkali, ph. 7.8/8. Location: hillside facing south, south-west. Age of vineyard: 1969/1999. Vine density: 5500/6000 vines per hectare. Production: 8000 bottles x 75 cl. Alcohol content: 13,5% vol. Total acidity: 5.3/1000 in tartaric acid. Ageing: 14 months in oak casks and Barriques Allier, 6 months in bottles (trad. del italiano).

Problemas lingüísticos de traducción El tercer tipo de problemas de traducción es el lingüístico. Deriva de las divergencias estructurales de los dos idiomas involucrados, tanto en lo que se refiere al léxico (por ejemplo, los falsos amigos con significados o connotaciones diferentes, equivalencia cero) como a la sintaxis (uso divergente del subjuntivo, del orden de las palabras, gerundio en español vs. oraciones subordinadas en alemán, etc.) y a la prosodia e intonación focalización al final de la frase en inglés, al principio en español, estructuras focalizadoras como «fue él quien me lo dijo» que no tienen estructuras paralelas en otros idiomas, etc.). En el ejemplo siguiente, tomado de una página web italiana con sus traducciones al inglés y al alemán, vemos cómo los traductores han tratado de solucionar el problema de la equivalencia cero: Texto base: Una piccola vigna accoglie il Nebbiolo: più di una 'giornata piemontese'. Traducción inglesa: The Nebbiolo grapes that produce this Barbaresco grow in a small vineyard, not much larger than a 'giornata' (a local dialect name for the area two oxen could plough in a day's work). [= préstamo (reducido) + paráfrasis descriptive]. Traducción alemana: Unsere Nebbiolo-Trauben wachsen in einem kleinen Rebberg. [= omisión]. (Barbaresco; www.villaile.it/agriturismo_de.html)

En inglés y alemán no existen equivalencias de la giornata piemontese. El traductor la reduce a giornata (lo que desde la perspectiva del italiano no tiene mucho sentido) y añade un paréntesis que parafrasea, explicándola, la medida popular. El traductor alemán omite la medida, confiando en que la 242

información contenida en klein (= pequeño) ya será suficiente para el lector alemán (aunque, claro, lo que se llama una viña pequeña en un país u otro pueden ser cosas bastante distintas). También hubiera sido posible averiguar la medida exacta en metros cuadrados o hectáreas. Problemas específicos de un texto determinado En los textos literarios, esta categoría incluiría los juegos de palabra, un uso creativo del lenguaje típico de un escritor, una manera deliberadamente incorrecta de hablar para caracterizar a un personaje ficticio, etc. En los textos vitivinícolas encontramos a veces un lenguaje pseudo-literario que puede causar este tipo de problema de traducción, como en el ejemplo siguiente, tomado de la misma página web (el énfasis es mío): [Texto base]: È nel sapore la massima armonia: alcool, acidità ed estratto si coinvolgono e donano al Barbaresco l'equilibrio che lo difende dal tempo e dalle insidie. [Traducción inglesa]: But its greatest harmony is to be found in its taste: alcohol, acidity and extract blend to give Barbaresco the balance which protects it from the ravages of time. [Traducción alemana]: Auf dem Gaumen entfaltet sich seine volle Harmonie: Alkohol, Säure und Extrakt stehen in perfektem Gleichgewicht zueinander und verleihen dem Wein das Potenzial zu einem langen Leben.

Los dos traductores han reproducido el lenguaje poético del texto aunque al menos la versión inglesa no nos convence. ¿Cómo puede ser que «el equilibrio entre alcohol [¿el volumen?], acidez y extracto [¿?] salve este vino de las devastaciones del tiempo»? Muchas veces es más fácil encontrar una solución para un problema de este tipo cuando se “eleva” a un rango superior, preguntando, por ejemplo, por la función pretendida (aspecto pragmático) de la expresión “original”. En el caso del ejemplo diríamos que la función pretendida es la de realzar, una vez más, la calidad de este vino, que hace que se mantenga bebible durante mucho tiempo. La traducción alemana dice algo parecido sin caer en la tentación de reproducir las palabras del texto base demasiado fielmente.

Conclusiones Los textos sobre el vino y la vid son textos especializados en los que se mezclan el lenguaje general y los tecnicismos con algunos segmentos 243

poéticos, como en muchos otros textos especializados que a la vez están pensados para fines promocionales. Se caracterizan por una terminología específica, tanto enológica como jurídica, que recurre a las metáforas, analogías y símiles (anatomía, biología/plantas, etc.). Hay varios géneros de textos sobre el vino, entre los cuales destacan las fichas o notas de cata, que muestran macro e microestructuras convencionales y una mezcla acusada de las funciones referencial y expresiva, ambas pensadas para provocar indirectamente un efecto apelativo o promocional. En cuanto a las dificultades de traducción, destacan las textuales (por la complejidad del léxico y la opacidad de la sintaxis) y las personales (por ejemplo, para un traductor no familiarizado con las variantes dialectales). Los problemas de traducción se centran en el ámbito cultural (por ejemplo, las convenciones genéricas y de medida) y lingüístico-terminológico. En cuanto a la pragmática, la mayoría de los textos y sus traducciones se dirigen a un público parecido respecto a sus conocimientos e interés específico por el vino. Es decir, lo que se necesita es, según mi tipología de traducciones (Nord, 1997), una traducción-instrumento equifuncional. Sin embargo, las legislaciones específicas de los países involucrados pueden demandar mayores transformaciones a este respecto.

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