Un sistema \'totale\'?/Recostructing contemporary Siena (2009)

August 15, 2017 | Autor: Mario Ascheri | Categoría: Italian Studies, Contemporary History, Political Science
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Descripción

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(N.B. Il testo che segue è ‘ufficiale’, perché allegato a una interrogazione al Consiglio comunale di Siena dopo una stampa ‘in proprio’ del 2009, avendo il suo presidente rifiutato di considerarlo testo la cui spesa, documentata, potesse imputarsi all’attività istituzionale di consigliere di M. A.; utili anche alcune registrazioni in You Tube: di M. A. ma anche ‘La situazione del Monte’ e interviste a Raffaele Ascheri; per le premesse dell’attualità si può cominciare a leggere da pag. 14; il rilievo pubblico e ormai ‘storico’ di queste pagine non consente di ‘oscurare’ i nomi dei vari personaggi interessati alle vicende senesi degli ultimi anni). Mario Ascheri

Il 'caso Siena' ieri e oggi un itinerario storico e politico per capire la città

Mario Ascheri, professore nell'Università Roma Tre, è un ligure trapiantato a Siena e studioso della sua storia (ne ha pubblicato tra l'altro le più recenti sintesi in Siena nella storia, 2000, e Lo spazio storico di Siena, 2001); già assessore provinciale all'istruzione e cultura negli anni Settanta come indipendente di sinistra, è stato animatore della lista civica ‘Libera Siena’, che ha rappresentato come consigliere comunale negli anni 2006-2011. Dottore honoris causa dell'Université de l'Auvergne (Clermont-Ferrand), Senior Fellow della Law School dell'Università di California a Berkeley e consigliere del Max-PlanckInstitut di Francoforte per la storia giuridica europea, è stato insignito della massima onorificenza cittadina senese (Mangia d'oro, 2003). E' stato dal maggio 2009 al dicembre 2010 direttore di ZOOM, settimanale di informazione senese che ha dato spazio all’informazione negata dai media locali. Tra i suoi libri recenti: Istituzioni medievali (II ed., Bologna 1999), I diritti del Medioevo italiano (Roma 2000), Le città-Stato: radici del municipalismo e del repubblicanesimo italiani (Bologna 2006), Introduzione storica al diritto medievale, e Introduzione al diritto moderno e contemporaneo, II ed. (Torino 2008); ha pubblicato anche la riassuntiva Storia di Siena dalle origini ai giorni nostri (Pordenone 2013)..

Per il cittadino e per il turista Questo libretto, come si vedrà agevolmente, è singolare perché giustappone ad alcune pagine con una rapidissima sintesi della più che millenaria storia di Siena altre pagine di scottante attualità. L'autore vede la città a una svolta 'storica', che può portare a un esito drammatico se continuerà l'attuale suo (mal-)governo. Le apparenze non devono ingannare, e meno che mai quello che si legge o si apprende dai media - anche nazionali, o in quelli internazionali, in cui la città 'campa' di rendita: sul passato. La situazione reale è invece molto diversa, ma è difficile rendersene conto senza riflettere su certe vicende di oggi e sul passato della città e sulla straordinaria eredità che esso ha trasferito ai Senesi attuali, vittime di un'oligarchia che usa dei partiti come mere etichette che conferiscono poteri e posizioni di privilegio 'alla faccia' dei loro programmi ed ideali ufficiali. E' facile non rendersi conto di quanto va succedendo oggi inoltrandosi negli angoli deliziosi delle sue strade e stradine anche più riposte, tra monumenti insigni e palazzi e torri di grande interesse storico - entrando a contatto, così, con tanti stili diversi, dal romanico al gotico, al rinascimentale, al barocco, al neo-gotico… Il caleidoscopio molto stratificato che ci avvolge a Siena cospira a non farci capire. Siena è non a caso uno dei siti dell’umanità tutelato dall’Unesco. Sito che meraviglia, stupisce, rapisce, lascia attoniti per la sua compatta bellezza. Ma tutto ciò non deve impedire di porsi tanti interrogativi: come cittadini o come visitatori che non vogliano fare solo un’immersione sognante nell’estetica. Il cittadino e il visitatore che siano anche curiosi e che vogliano pertanto capire la piccola grande realtà fantastica, unica, con cui hanno avuto la fortuna di entrare in un contatto così intimo, nel suo passato e nel suo presente, saranno aiutati dalla lettura attenta delle pagine che seguono. Il testo risale all'inizio del 2008, ma al tempo della stampa non si sono registrati cambiamenti apprezzabili che non siano sempre in negativo.

Siena di ieri: un grande passato 1. Gli inizi medievali Per il passato, le domande saranno grosso modo di questo tipo. Qual è il segreto di questa città relativamente piccola che, con i suoi 55mila abitanti di oggi, è tornata quasi alla stessa popolazione che aveva prima della grande peste del 1348-49, quand’era una delle città più grandi d’Europa? Come ha fatto una città così piccola ad essere per secoli capoluogo di una civilizzazione? Anche Firenze come anche Roma lo sono state, certo. Ma la differenza con questi e altri centri è, probabilmente, che quelle città hanno avuto tante altre vicende che hanno stratificato il loro passato. Che lo hanno arricchito, ma anche generalizzato e universalizzato: Firenze e Roma sono passate attraverso tanti regimi, mescolando popolazioni e vocazioni diverse, diventando simboli a loro modo per l’umanità intera, dell’arte la prima, della civiltà occidentale e del cristianesimo l’altra. Con Siena siamo su altri piani, forse meno eccelsi, ma più compatti. Quel che qui si può perdere nella generalità del messaggio lo si acquista qui sul piano della specificità, della qualità, della compattezza. Perché Siena ha un’immagine molto unitaria, anche se difficile da cogliere compiutamente. Unitaria, perché ha avuto un unico, solo, grande momento storico ed ha poi continuato a vivere nel ricordo e nella gestione di quel momento: ha creato un mito e poi se lo è vissuto, e ancora continua a viverne. Qui passato e presente si confondono (o si confondevano piuttosto, come si vedrà) non solo nella continuità dei monumenti e dell’arte; qui c’è una realtà storico-culturale che è un fatto anche sociale, collettivo, come in poche altre realtà oggi. Ebbene, quel grande, lungo momento di Siena sempre rivissuto fu tra il 1100 e la metà del 1500. La città non ha avuto infatti un passato antico rilevante, né etrusco né romano, anche se a 15 chilometri a sud, a Murlo, è stato scoperto un importante

centro etrusco, forse religioso. Siena però non è per quel tempo all’altezza di Volterra, né di Chiusi, e neppure dell’Arezzo notevole centro produttivo di ceramica in età romana. Siena cominciò a segnalarsi soltanto nella Toscana alto-medievale, quando il centro più importante era sicuramente Lucca, grazie ai Longobardi, la popolazione germanica che nel secolo VII ebbe nella regione senese un gruppo dirigente molto vivace, protagonista di conflitti molto acuti per motivi di confini con i gruppi dominanti (si badi: sempre longobardi) di Arezzo. L’alto Medioevo, l’età che corre dal VI secolo fino al Mille-Millecento, è un periodo in gran parte oscuro, ma abbiamo certezza che allora si ebbe il crollo della viabilità romana in val di Chiana che aveva favorito Arezzo, e cominciò a delinearsi una strada importante per la val d’Elsa e la val d’Orcia, quella che avrebbe collegato Lucca con Roma. Siamo alle origini della più conosciuta strada medievale, quella che dall’Inghilterra, attraverso la Francia, o dalla Germania finiva poi, per rivoli diversi, per entrare in Toscana e per portare infine a Roma, il centro della cristianità, il centro in cui gli imperatori successori di Carlo Magno dovevano ricevere dal papa la corona di signori del mondo. La strada detta Romea o Francigena, che si guardi alla destinazione o all’area di partenza-passaggio.

2. Il successo duecentesco: dalla strada o dalla cultura del denaro? Una strada ha aiutato quindi la fortuna senese – ma perché non ha aiutato altre nello stesso modo? La strada non spiega tutto, come troppo semplicisticamente si dice riprendendo uno spunto anti-senese già vivace del Trecento, quand’era vivissimo il ricordo bruciante di Montaperti, e poi riecheggiato dalla moderna storiografia fiorentina sul Medioevo. In realtà, piuttosto, il successo di Siena lo si deve alla scoperta e alla lavorazione dell’argento delle miniere scoperte verso il mare, a ovest/nord-ovest della città, nell'area di Volterra-Massa Marittima, grosso modo. E alla cultura necessaria per

sfruttarne la scoperta e al collegato rapporto privilegiato con Roma (che ricerche recenti dicono importante già prima del 1000, quando c’era un misterioso castrum Senense) e con il Papato, rafforzato nel 1100, quando Siena ebbe un ‘suo’ papa, l’Alessandro III grande avversario dell’imperatore Barbarossa. La città venne coinvolta nella lotta tra Impero e Papato e la sua classe dirigente seppe muoversi con grande capacità di movimento. Mentre c’erano senesi che si avviavano alle Crociate, altri cominciavano a utilizzare le conoscenze specifiche acquisite anche con la Chiesa nel maneggio del denaro, frequentando le fiere della Champagne e i mercati della Renania. Erano i tempi eroici dei mercanti italiani, tecnici dell’intermediazione finanziaria, inventori della cambiale, prestatori di denaro a re e a principi, raccoglitori di contributi per il Papato in tutta Europa. Per la Toscana attraversata sempre più da pellegrini, mercanti e merci, mentre Pisa aveva un ruolo di primo piano nelle Crociate, fu presto tempo di un boom inaudito, imprevedibile. Qui, il secolo XIII volle dire crescita demografica, potere politico e militare forte ma disordinato, con diversi centri urbani che si disturbavano l’un l’altro in guerre frequenti. Cresceva rapidamente nello stesso periodo la stella di Firenze, che stava impiantando una ricca industria tessile e coniò da metà secolo il fiorino d’oro, che in soli cinquant’anni divenne il 'dollaro del Medioevo'. Siena dovette allora schierarsi nel grande conflitto tra Impero e Chiesa in corso. Anche a costo di perdere il buon cliente papale, Siena scelse l’Impero, e con esso e con i suoi cavalieri tedeschi riportò, nel 1260, una vittoria storica indimenticabile su Firenze e i suoi alleati guelfi di mezza Italia a Montaperti, una località a est della città, dove comincia il Chianti. Sembrò, per un momento, che Siena potesse divenire la capitale della Toscana e per un momento si pensò addirittura di distruggere Firenze per evitarle ogni futuro. Poi le cose andarono diversamente. Il papato e i banchieri, tra i quali anche degli esuli senesi, ebbero la meglio. L’Impero entrò in crisi e iniziò per Siena uno splendido periodo bruscamente interrotto dalla peste ricordata.

3. Il tempo del successo: prima della peste (1348) In pochi decenni la città acquisì il suo volto pressoché definitivo. Ovviamente si continuò a costruire, ma la struttura due-proto-trecentesca rimase e fu solo razionalizzata nel Quattro-Cinquecento, anche perché Siena, a differenza di tante altre città, non ebbe nei secoli successivi un boom paragonabile a quello dei suoi anni dorati. Anzi si può aggiungere che se è giunta in queste condizioni di conservazione è essenzialmente per non aver avuto l’impetuoso sviluppo sette-ottocentesco che ha del tutto ridisegnato talune città medievali, come per esempio Parigi, o che ha cambiato tante zone di città come Milano e Firenze. Negli anni ormai di crisi ma di creazione forse stimolata proprio dalla crisi (per fallimenti bancari disastrosi) la città abbellì la sua cattedrale e ne pensò una enorme, la più grande del mondo (bloccata già prima della peste), costruì il suo palazzo comunale e il Campo e la Mercanzia e l’Ospedale… Intanto i suoi pittori erano al lavoro per creare capolavori: in città, ma anche fuori: ad Avignone, Napoli, Assisi ecc. Si creò un gusto tutto senese, diverso dal realismo fiorentino di Giotto. Lo stile senese è più gotico, più internazionale, molto più vicino al gusto francese o tedesco, ma con una finezza di colori e di disegno inimitabili. Esso ereditò l’oro bizantino per creare atmosfere purissime, definitive. La Maestà di Duccio, portata solennemente in Duomo nel 1311 (in ritardo per festeggiare i 50 anni di Montaperti?), fu un momento di apoteosi per Siena e per i suoi artisti, richiestissimi ovunque e all’avanguardia per tutto il tempo della Repubblica, esaltata a Palazzo dal Lorenzetti nel Buongoverno e ancora nel primo Cinquecento dal Beccafumi. Le grandi cose avvennero quindi in un momento di pace duratura con gli Angioini ormai prevalenti e i loro alleati di Firenze, la città cui ormai non si poteva contestare la leadership economica in Toscana e, per certi aspetti, in Italia. Grazie all’acqua dell’Arno e all’abilità dei suoi banchieri Firenze poté fondare nel corso del Trecento

una città proto-industriale senza eguali in Europa, che raccoglieva materie prime dall’Inghilterra, dalla Spagna e dall’Africa del nord per ridistribuirle finite e di lusso in tutta Europa. Inoltre essa acquisì presto il primato politico su Pisa, Volterra, Arezzo, inserendole nel suo ampio spazio politico economico. Lucca fu costretta a barcamenarsi entro un piccolo territorio e a sviluppare la sua vocazione mercantile internazionale. Siena doveva ritagliarsi un posto proprio per non rimanere schiacciata dal trionfo fiorentino. La sua scelta fu di salvaguardare a ogni costo la propria indipendenza politica e di chiudersi a difesa delle proprie tradizioni e dello spazio politico, militare ed economico che l’attorniava per farne un cuscinetto fortificato in grado di resistere ad eventuali attacchi - come quello memorabile, mai dimenticato del 1260. La città, da allora fino a metà del secolo XVI, lentamente consolidò il suo accesso al mare, a Grosseto e a Talamone; la frontiera delicatissima a nord contro Firenze, con la fortezza di Monteriggioni sempre tenuta in funzione e il nuovo castello denominato Castelnuovo Berardenga, nel Chianti; la frontiera in val di Chiana con Lucignano, Chianciano e Chiusi; verso sud, poi, si consolidò su Radicofani e gli altri centri fortificati del Monte Amiata.

4. Un grande Stato con una piccola capitale Divenuta dopo la peste del 1348 una piccola città di 15-20mila abitanti, Siena dominava uno Stato che rappresentava circa un terzo della Toscana. Uno Stato ampio e poco popoloso. Ma poteva una capitale così piccola rischiare di attirare troppi stranieri nel proprio territorio? No, e perciò Siena preferì lasciare molte parti del proprio Stato pressoché deserte, alla foresta e al pascolo, anziché incentivare l’afflusso di stranieri che avrebbero creato più di un problema - come avvenne infatti con gli immigrati dalla Corsica. La scelta senese fu di favorire per quanto possibile l’esistenza di molti piccoli centri minori nel territorio senza opprimerli eccessivamente in modo che tenessero in vita i

Comuni locali e facessero argine contro eventuali attacchi militari e indesiderati afflussi eccessivi di stranieri.

Siena governò con prudenza e saggezza, senza grandi ambizioni di sviluppo economico, facendo prevalere l’ansia di libertà e di indipendenza. Grazie ad una saggia amministrazione, nel territorio senese non si ebbero le ribellioni che invece segnarono la storia del territorio fiorentino (gli altri 2/3 della Toscana), ove il dominio di Firenze si fece sentire pesantemente perché – per sostenere la propria ambiziosa politica – essa si sviluppò comprimendo senza pietà le autonomie amministrative locali e subordinò lo sviluppo economico a quello del capoluogo. Nelle terre vicine a Siena, intanto, dal Duecento si diffuse a macchia d’olio la proprietà dei cittadini senesi, anche dei ceti meno abbienti, i quali organizzarono le loro terre in poderi che venivano concessi a mezzadria. Se c’è una caratteristica fissa dei dintorni di Siena, così come di Firenze del resto, perché fu un carattere storico di gran parte dell’economia toscana, è la presenza sulle colline grandi e piccole di una casa contadina con accanto piccole costruzioni per le bestie e gli attrezzi per le colture promiscue: si tratta appunto del podere che veniva affidato alla famiglia del mezzadro, il quale si obbligava a risiedervi coltivando e allevando e dando la metà del prodotto al padrone. Come sistema economico era molto duro, ma si consolidò appunto nei tempi d’oro di cui si è detto, ed è giunto pressoché intatto fino a pochi decenni or sono, quando la mezzadria, ritenuta ormai anche economicamente improduttiva, fu eliminata per legge. Tuttavia per secoli essa ebbe un’enorme fortuna e diffusione, perché non consentì solo a certe famiglie, con centinaia di poderi, di acquisire lo status di nobili. Pensiamo anche soltanto ai Chigi, una famiglia oggi della nobiltà internazionale e già proprietaria del palazzo dove ha sede il Governo italiano: essa deriva appunto da Siena e la sua fortuna al trasferimento a Roma intorno al 1500 di un Agostino, che oltre a farvi la deliziosa villa divenuta poi ‘Farnesina’ per passaggio di proprietà, vi aprì una banca fortunatissima, che ricorda un po’ quella Fuegger di Augsburg.

Ma la mezzadria di cui si diceva consentiva anche al piccolo proprietario di un podere unico di non preoccuparsi dei generi di prima necessità, del mantenimento della famiglia, e gli permetteva viceversa di occuparsi di finanza, d’arte e di politica. Queste sembrano infatti essere state le occupazioni preferite dei senesi nei loro tempi migliori. Del resto, essendo così pochi, come avrebbero fatto altrimenti ad amministrare uno Stato tanto grande? Abbiamo interessanti lettere che ci informano dei disagi che dovevano sostenere quando i senesi andavano come rappresentanti del governo per più mesi in sedi allora disagiate, come ad esempio Grosseto e Capalbio, posti caldi e lontani dai quali, tra l’altro, non potevano seguire come avrebbero voluto i giochi del potere cittadino.

Nelle zone più lontane dalla città, invece, sopravvisse ampiamente la proprietà locale, che dava robustezza ad un ceto locale di residenti che nel corso del Tre-Quattrocento impararono ad apprezzare i vantaggi dell’inserimento nel mondo della Repubblica senese – pur non sempre quieto. E i risultati si notano ancora oggi viaggiando nel territorio delle province di Siena e di Grosseto. I villaggi, tutti diversi, hanno però qualcosa in comune: la tipologia architettonica, l’amore per il mattone senese, le chiese anche piccole ma sempre con pezzi artistici di grande valore dei migliori artisti senesi da Roccalbegna a Montalcino, da Massa Marittima a Sarteano. Il territorio fu profondamente ‘senesizzato’ dal punto di vista culturale e ne reca tracce evidenti ancora oggi. Cominciò però, nei secoli XIV-XV, ad avviarsi una pratica che sui tempi lunghi sarebbe stata rovinosa per le comunità locali dedite all’agricoltura e alla pastorizia: ampi spazi furono riservati da Siena alla gestione dei pascoli transumanti, provenienti dall’Appennino e gestiti direttamente dal cosiddetto Monte dei Paschi. Quella che oggi è divenuta una grande banca, in parte ancora di proprietà della città di Siena tramite la Fondazione MPS, per il nome nacque nel 1419 (Monte come ‘amministrazione’ dei pascoli) e come sostanza finanziaria dallo sviluppo del Monte di pietà del 1472.

Ma la congiunzione tra Monte e Paschi e il consolidamento di veri servizi bancari si realizzò in verità nel 1624, quando la banca fu istituita dalla città di Siena con approvazione granducale, che riservò la garanzia del provento dei pascoli di Maremma ai prestiti fatti alla banca. L’amministrazione dei pascoli, di fatto redditizia per faccendieri fiorentini e senesi, riservò aree sempre più vaste al pascolo e in questo modo limitò l’agricoltura locale, un tempo molto ricca di cereali, provocando l’accentuarsi dell’impaludamento nelle zone basse e quindi il sorgere della malaria, la malattia con cui il Grossetano ha avuto seri problemi fino al secondo Dopoguerra. Comunque sia, quella politica della pastorizia ebbe conseguenze di grande rilievo, perché contribuì allo spopolamento dell’ampia area tra Siena e il mare e a un suo limitato sviluppo durante la prima metà del ventesimo secolo. Il risultato è che fino ad oggi è stata un’area praticamente priva di industria, ed è quindi, attualmente, di grandissimo interesse turistico per le sue amplissime aree verdi immacolate con pochi ma deliziosi paesi della loro 'età senese'. Questo spiega perché tutta la Toscana meridionale, ossia l’area senese in senso storico, salvo le aree storicamente marginali rispetto al capoluogo, cioè la val di Chiana e la val d’Elsa, sempre sotto una forte influenza fiorentina, abbia ancora oggi un aspetto molto tradizionale, con paesi che conservano l’immagine antica, anteriore all’industrializzazione. Grazie al loro inserimento nello spazio amministrativo senese, hanno condiviso le sorti di Siena, ossia della città che da quando ha perduto l’indipendenza politica, a metà del secolo XVI (1555), si è come ripiegata su se stessa. Come traumatizzata, Siena si è stretta intorno al proprio grande passato.

Durante la Repubblica i suoi ceti dirigenti furono molto aperti politicamente. Qui non ci furono episodi come quello principesco dei Medici a Firenze. Ci fu il gusto, tra i più ricchi e i meno ricchi, praticamente un vasto ceto di artigiani, di commercianti e di pochi ma facoltosi banchieri, di discutere e di partecipare alla vita politica. Ebbene, quando l’indipendenza fu perduta, quel gusto per la vita civica collettiva si trasferì nelle grandi processioni (in particolare quella del Corpus Domini),

nell’attenzione per il decoro della città, con la produzione di chiese, altari e affreschi ovunque (oggi purtroppo a volte perduti o sciupati irrimediabilmente), e nella conservazione del Palio – la manifestazione che meglio di altre ha retto in tempi di trionfante laicismo. Perciò qui il Palio non è un fatto turistico, ma un fatto storico corale, di tutta la città, il momento in cui i Senesi sentono ancora di essere unici – come quando volevano fare la cattedrale più grande del mondo – perché sostenuto dalla continua vivacità delle contrade nei vari rioni della città. 5. Dopo la Repubblica Qui si entra in un mondo compatto, si diceva, perché la città coltiva ancora il proprio mito e non è disposta a rinunciare ad esso, consapevole come è della propria singolarità. Perciò ogni questione di Palio è trattata con tanta passione, ma lo stesso si può dire per le questioni urbanistiche, perché si capisce che al di là del valore delle singole opere d’arte e dello stesso grande progetto di una cittadella dell’arte senese nell’antico ospedale, il bene supremo è la città come un tutto, il suo assetto complessivo e la possibilità per i suoi abitanti di continuare ad abitarvi coltivando, arricchendo e tramandando i suoi miti. Fa scandalo in città attualmente, ad esempio, la costruzione di palazzine che coprono la vista del bel Palazzo dei Diavoli con il suo elegante torrino rinascimentale non solo per il fatto in sé, ma anche il fatto che l’edificazione sia stata promossa, senza grande senso del bello invero, dalla Società di Pie Disposizioni, un ente tradizionale divenuto titolare di importanti monumenti lasciati dai loro proprietari proprio per la sua autorevolezza. Le due Università (perché quella per stranieri è autonoma dall’altra, quella ‘normale’), l’Accademia musicale Chigiana, il Monte dei Paschi banca e la Fondazione del Monte dei Paschi, un grande Ospedale, sono i gioielli della città e le principali fonti di occupazione oltre al turismo; tra i privati, oltre all’Istituto Novartis, un’industria fondamentale a livello internazionale per la produzione dei vaccini, c'è l’industria dolciaria, incentrata sul panforte – dolce tradizionale di origine medievale e con sicuri influssi orientali.

La città è quindi essenzialmente una centrale di servizi. L’industria, sempre con l’eccezione della val di Chiana, la quale può giovarsi dei collegamenti veloci tramite l’autostrada del Sole, si concentra essenzialmente a nord, in val d’Elsa, dove va segnalata la specializzazione nella lavorazione del cristallo a Colle val d’Elsa; ma a sud si è ormai ben sviluppata una agricoltura intensiva, soprattutto del granturco, girasole e riso, organizzata da fattorie anche di cospicue dimensioni. E un discorso a sé va fatto non solo per l’allevamento del cavallo, ma per la viticoltura che trova qui tre aree tra le più prestigiose a livello mondiale: il vino Chianti, tra Siena e Firenze, il Brunello a Montalcino, il Nobile a Montepulciano. Con questo tipo di vocazioni, la città e il suo territorio hanno sofferto meno di altre aree fino a pochi anni fa della crisi economica che il nostro Paese sta attraversando soprattutto a livello di grande industria. La banca Monte dei Paschi ha continuato fino alle recenti ‘scoperte’ di attività criminose oltreché di perduta due diligence ad avere una posizione importante e ha riversato molti utili ogni anno nelle casse della Fondazione omonima, che li ha destinati prevalentemente, con gli altri proventi dei propri capitali (perduti per l’acquisto sciagurato di Antonveneta nel 2007-08), a favore dell’economia e delle infrastrutture del Senese. In queste condizioni, il mancato decollo industriale del Senese non era da lamentare poi troppo – se si tiene conto dei guasti ambientali che un forte sviluppo industriale avrebbe inevitabilmente comportato su un territorio così delicato -, così come non sembra che abbiano prodotto danni irreparabili le pur oggettive difficoltà di comunicazioni ferroviarie e stradali che i Senesi da sempre lamentano. La straordinaria bellezza della città e del suo territorio è oggi metà di un turismo intenso che forse ne stravolgerebbe l’habitat se risultasse incentivato da comunicazioni troppo agevoli. Ci sono ancora molte risorse turistiche da valorizzare, ma è un territorio che si è salvato grazie alla stagnazione dei secoli passati, e che ha raggiunto un equilibrio plurisecolare, purtroppo di tutela non facile, per cui ogni intervento va calibrato, va misurato con calma. Il territorio senese, come la città, ha sempre amato l’armonia e l’ equilibrio.

Tutto quello che l’avventura Montepaschi ha rinnegato. Non era tanto la quantità cui si guardava, quanto la qualità e perciò le vicende della recente ipertrofia universitaria e bancaria (infatti prodottasi sotto la leadership di persone estranee alla cultura più profonda di questo territorio) sono profondamente contrarie alla tradizione. Qui la cultura ha avuto fino a un passato recente un ruolo fondamentale, ed era largamente diffusa e condivisa. Un fatto collettivo imponente, che ha prodotto nei secoli passati le meraviglie che sono ancora in gran parte preservate alla civiltà mondiale. Ora si tratta si farla ridivenire cosciente del proprio ruolo liberando la città dalla cappa di conformismo e disinformazione che l’ha aduggiata per tanti lunghi anni: il ventennio del Disastro sul quale ci siamo prima concentrati. La provincia di Siena che un legislatore frettoloso, di un ignorante economicismo, voleva cancellare , è l’unico area del mondo ad avere 4 siti protetti come Patrimonio dell’UNESCO.

Bibliografia C’è una bibliografia enorme sulla storia di Siena e del suo territorio. Una introduzione ad essa si può trovare nelle più recenti opere complessive, ossia i miei volumi su Siena nella storia, Silvana, Cinisello Balsamo 2001 Lo spazio storico di Siena, Silvana, Cinisello Balsamo 2002

Siena di oggi: città d'arte, del palio, della banca, e...?

Avvertenza Quella che segue è una diagnosi del 'caso Siena' del tutto personale, ma che ha come retroterra il duro confronto attuale con la maggioranza che governa il Comune e le discussioni entro la mia lista civica e con le altre liste alleate in Consiglio comunale dopo la campagna elettorale della primavera 2006: che le ha promosse per i consensi ricevuti come il secondo gruppo politico di Siena (il nostro candidato a sindaco ha ottenuto il 31% dei voti). Quanto segue ha una sua certa drammaticità, perché io penso seriamente – come tanti altri cittadini – che si sia creata negli ultimi anni per motivi vari ma tutti convergenti un'emergenza democratica. Il successo straordinario della città e del suo territorio negli ultimi anni, per troppi motivi finito sotto i riflettori nazionali e internazionali, ha fatto coagulare troppi desideri e interessi – molto potenti anche, quando provenienti dall'esterno. La città, già tranquilla e sonnolenta, è stata stravolta da troppi appetiti convergenti. Il suo stato 'etico-culturale' attuale in senso lato non è, come si vedrà, affatto soddisfacente. Il suo futuro può essere disastroso se non si interviene in modo rapido e appropriato, ma per i motivi che si esporranno non è facile trovare le soluzioni. Devo comunque scusarmi per le prime pagine, che chiariscono una questione personale. Sembra una diatriba tra colleghi, e invece è molto di più; soprattutto, il black out informativo in cui essa è maturata consente di aprirsi a problemi di natura ben diversa. Che riguardano tutti, molto probabilmente, anche chi non è mai stato a Siena. Leggere per credere.

1. Una vicenda personale: da leggere rapidamente per passare oltre Un antico statuto del Comune di Siena ('costituto' volgarizzato del 1309-1310), oggetto di studio di un Comitato proposto al Ministero dei Beni Culturali dal Comune di Siena, mi occupa da anni come parte del più generale problema del diritto e delle istituzioni medievali, sui quali ho lavorato e scritto molto come è agevole rilevare dal mio cuurriculum in: http://www.giur.uniroma3.it/materiale/docenti/ascheri/home.html. L'esclusione dal Comitato, decretata dal sindaco Maurizio Cenni e dall'assessore alla cultura Marcello Flores d'Arcais, quindi, non è da un qualsiasi comitato scientifico, cosa normale, cosa che avviene tutti i giorni per ogni studioso. Vengono in mente alcuni nomi e altri no; c'è chi si pensa abbia più tempo di partecipare e chi meno, ecc. Normale. E infatti io non mi sono mai lamentato di esclusioni a Siena o a Roma o altrove da comitati storici o storico-giuridici (anche della 'mia' Società scientifica, cioè quella italiana di storia del diritto), organizzatori di incontri sui temi più vari. A Siena sono escluso da sempre dal comitato per il grande ospedale antico (Santa Maria della Scala oggetto di poderosi restauri perché, anziché un mero contenitore - come ora disposto dall'assessore del Comune di Siena prof. Marcello Flores -, doveva diventare l'acropoli dell'arte senese: v. Cesare Brandi, Fabio Bargagli Petrucci, Roberto Barzanti, Pierluigi Piccini), ad esempio, come lo sono stato da quello per la Val d'Orcia sito Unesco, pur essendomi curato molto di storia del territorio senese. Nessun problema, quindi, in genere. Ma l'esclusione di cui si parla è diversa, e non a caso ha sollevato la presa di posizione di tanti colleghi e infine del “Corriere della Sera”: si veda il corsivo di Galli della Loggia riportato in www.ilsensodellamisura.com (consultare al 24 dicembre 2007 e al 2 gennaio 2008), mentre Pierre Toubert, certo tra i massimi studiosi del Medioevo italiano (v. cataloghi Einaudi, Jaca Book, Variorum Reprints ecc.) si è dimesso per protesta, e alcuni noti studiosi italiani hanno preso la penna – da Franco Cardini a Gabriella Rossetti, da Paolo Prodi a Gigliola Soldi Rondinini. E' stata esclusione dal tema specifico del mio lavoro di una vita solo, intenzionalmente ed esplicitamente, perché sono consigliere di opposizione in Comune! Il che equivale alla negazione di una 'identità scientifica'! Attuata, peraltro, proprio da chi (il Prof. Flores ricordato) dovrebbe essere professionalmente sensibile ai diritti di cittadinanza e umani,

visto che scrive in argomento da anni. Questo è divenuto un 'suo' tema: e se venisse escluso solo ed espressamente per motivi politici dalla iniziativa più importante a Siena su questo tema? Sul piano politico-amministrativo un'esclusione-negazione intenzionale del genere è correttamente possibile solo se disposta da parte di un privato, che può benissimo permettersi di non aver simpatia per questo o quello, non da parte di un ente pubblico – sia esso il Comune di Siena o il Ministero dei Beni culturali – che infatti non ha accolto la domanda proveniente dal Comune di Siena. Non si è avuta missiva ufficiale di risposta a tutto maggio, ma solo implicita: nel sito del Ministero si trova l'elenco dei 24 Comitati Nazionali costituiti per il 2008 (alcuni dei quali peraltro, mi si consentirà, non propriamente meritevoli come lo sarebbe stato il 'costituto', adatto in astratto, e non per come è stato proposto).

2. Il problema più generale da dibattere e il 'nuovo' Partito Democratico Nella nostra sgangherata Repubblica, ci occupiamo (a modo nostro beninteso, cioè spesso solo a chiacchiere, solenni, ma che rimangono per lo più tali) dei diritti di tutti e nel contesto-mondo, ma non ci preoccupiamo che troppo spesso quando si entra nella (ampia) sfera dipendente dalle nostre Pubbliche Amministrazioni, che più dovrebbero essere attente all'uso del pubblico denaro (non sempre poco), come non esistono quasi più - contro la Costituzione sempre celebrata dalla nostra 'strana' sinistra - i concorsi pubblici per le assunzioni, ugualmente non ci sono più gare per un'infinità di lucrose attività come gli spettacoli. Per il 31 dicembre 2007 a Siena si sono dati con un semplice scambio di lettere 306mila euro a un'associazione culturale (peraltro fiorentina, come se non ci fossero senesi capaci di allestire spettacoli musicali) per l'intervento musicale della serata: cifra enorme, vista la qualità complessiva dell'intervento, che poteva esser fatto interamente valorizzando con minore spesa le forze culturali locali. Non si creano in questo modo cittadini di serie A e di serie B, aggiungendo questa all'altra grande discriminazione (serie A e B di primo grado) già operata tra la minoranza di cittadini abilitati ad essere eletti, perché graditi alle oligarchie dei partiti (serie A), e tutti gli altri, i cittadini solo elettori, non abilitati ad essere eletti (serie B)? L'appartenenza 'partitica' in senso stretto, e per essere più chiari la 'fedeltà' di tipo feudale a questo o a quel leader di partito più che alle idee (perché non è più questione di opinioni politiche, ormai spesso

vaghe o inesistenti) diviene condizione per poter fruire di un'ampia gamma di opportunità; apre ad esempio alle società 'partecipate' dagli enti locali (un'infinità, come si sa: neppure un censimento ne esiste, ha ammesso la Corte dei corti poche settimane fa...), apre alle commissioni, agli incarichi professionali, alle consulenze ecc. Questa è una consuetudine generale 'contra legem' seguita troppo spesso dalla destra come dalla sinistra, e portata nel piccolo caso segnalato alle estreme, ridicole, grottesche conseguenze. Cose notissime. Scopro l'America, naturalmente, ma non è deludente che ciò venga da promotori (come il prof. Flores) del partito nuovo, il cui leader sostiene che bisogna "cambiare, cambiare, cambiare" per resistere alla valanga dell'anti-politica? E che in un noto discorso di Torino ha giustamente anche parlato proprio di queste negatività della nostra vita pubblico-privata - come del resto lo stesso Romano Prodi quand'era presidente del Consiglio dei ministri? Per uno storico del diritto e delle istituzioni è una vicenda molto istruttiva, peraltro, perché si insegna (di solito, dai più) che l'arbitrio è stato sconfitto dalla Grande Rivoluzione e che costituzioni e codici hanno segnato il trionfo di un mondo nuovo: della Legalità, dello Stato di diritto - senza parlare dell'uguaglianza e dell'art. 3 che dovrebbero essere il contrassegno del nostro sistema giuridico pluralistico, caratterizzato dal Diritto che sovrasta le leggi 'arbitrarie' di tutti i giorni.

Gustavo Zagrebelsky, già presidente della Corte costituzionale e distinto costituzionalista, scrive cose assai interessanti in materia, tra gli altri, da anni. Ebbene, egli è stato indicato come presidente del comitato scientifico da cui occasionano queste righe, ed è stato regolarmente informato degli sviluppi della querelle, ma non è intervenuto: è difficile immaginare perché? Ma senza abbandonarsi a ipotesi, è più utile qualche riga molto semplificata, a volo d'uccello, sul contesto senese complessivo, molto istruttivo anch'esso e ammonitore, perché può influire (ammesso che già non influisca) sulla vita democratica del Paese. Poche righe, dato che qualche discorso più complesso si può trovare in un articolo di Alberto Olivetti (“Liberazione”, 10 novembre 2007, caricato ad es. in http://www.liberasiena.it/wordpress/?p=125), professore dell'Università di Siena, su una 'querelle' assai più grave (sulla cementificazione di una valle a sud di Siena per abnorme

ampliamento dell'attività aeroportuale), ma coordinata per l'ispirazione e arroganza a quella segnalata.

3. Siena contemporanea: un profilo sommario Siena è stata fino agli anni '90 una città grosso modo 'normale', pur se caratterizzata in modo positivo, oltreché dalla civiltà degli abitanti e dall'arte e struttura monumentale antica, dalla grande ricchezza occupazionale e dal patrimonio accumulato della banca MPS. Questa finché è stata banca pubblica (appunto fino agli anni '90) è stata gestita ininterrottamente dal dopoguerra essenzialmente da DC-PCI, con nomine in parte governative (centrali) che equilibravano quelle delle giunte di sinistra al governo delle istituzioni locali. L'occupazione e i profitti distribuiti (ma il più veniva tesaurizzato a riserva o per comprare altre banche e immobili) dalla banca assicuravano, specie con l'università, l'ospedale e l'istituto Sclavo, un largo benessere. Tutto è cambiato con la privatizzazione della banca, concomitante con il nuovo potere 'podestarile' dei sindaci, divenuti arbitri delle nomine pubbliche. Sono arrivati i privati (anche potenti, come il più noto Sig. Caltagirone, un imprenditore che non ha bisogno di presentazioni), mentre si faceva una Fondazione divenuta ricchissima per effetto della vendita di mezza banca (tra le dieci più ricche del mondo?) e la si è dotata di uno statuto che l'ha messa in pratica, dal 2001, nelle mani del Sindaco di Siena. Con ciò sono aumentati vertiginosamente i fondi di cui la Fondazione dispone, MA senza render conto a nessuno. Essa ha distribuito in regali vari come contributi ordinari (poi ci sono quelli straordinari...) per Natale 2006 circa 200 milioni di euro, divenuti nel 2007 'solo' 170 per qualche infortunio fiscale: quasi tutti distribuiti in una città ormai di solo 53mila abitanti, si badi. Siena ha così finito di essere una città 'normale'... Il solo Comune di Siena ha un quarto delle sue entrate correnti derivanti dalla Fondazione (Fitch Ratings ha notato che la cosa “dovrebbe contribuire a finanziare gli investimenti”, 17.1.2008). E' come regalare a Roma, proporzioni fatte (tenuto conto che sia 'solo' 50 volte Siena), una sommetta annua come 10 miliardi di euro! Pensate all'impatto politico-sociale enorme di cifre del genere, in termini di benessere, ma anche di clientelismo... Si capisce perché può essere anche la città che ha donato un concerto gratuito di Capodanno della Pausini da mezzo milione di euro l'anno scorso (ora ci sono quei 306mila euro

'arbitrari'), o che ha ridato il governo al DS Cenni nel 2006, pur essendo stato assai discusso per la gestione precedente. Già, perché al tempo stesso è la città che paga più tasse, che è vittima di una cementificazione selvaggia che assedia il centro storico mentre le mura e le porte urbane storiche sono in condizioni pessime, che manca di infrastrutture viarie, che è vittima di una insicurezza e invivibilità crescente, e che in più deve subire umiliazioni significative, impensabili anche solo pochi anni fa. Ultima quella degli auguri di Natale 2007 fatti non già ai cittadini, ma alle associazioni che ricevono le regalie della Fondazione, e che pertanto dovranno alimentare il circuito del consenso! Per di più in quest'ordine (nella versione 2008 gli auguri non ricordano più le associazioni e l'ordine è finalmente 'naturale': Provincia, comune, Fondazione, MPS; questo scritto, circolante da tempo in redazione provvisoria a qualcosa almeno ha servito!), con una manifestazione di provincialismo subculturale sconcertante, che traggo dall'eloquente cartoncino d'invito (obbligatorio per accedere, si badi): MPS banca - Fondazione MPS – Comune – Provincia La quale banca peraltro, e non a caso, è all'origine del discusso progetto di ampliamento dell'aeroporto sul quale verte l'articolo di Olivetti già ricordato . La Fondazione poi, ora, con i recenti solenni Premi S. Caterina ne ha combinata un'altra di un provincialismo sconcertante: l'evento, costosissimo, è stato sponsorizzato dalla Fondazione, com'era facile ipotesi, ed ha visto tra i premiati... il suo Presidente! Appunto, si è perso il comune senso del pudore pubblico. Intanto, il sindaco Cenni, che controlla la sullodata Fondazione con le sue nomine ed è dipendente della banca (sia pur in aspettativa, bontà sua), sostiene che non si può chiederle neppure un documento informativo (ad esempio sulle domande di contributo scartate: avviene anche per mancanza di copertura politica?), perché è “privata”: eppertanto ne va rispettata la “autonomia”! Il che lo si deve in larga misura a Giuliano Amato, un altro personaggio che conosce assai bene Siena, e ancor meglio la banca, essendo stato eletto qui a suo tempo...

4. Una Repubblica delle banane? A tutto questo va aggiunta la ciliegina. La città vive in una sorta di black out informativo che la contrassegna come una 'democrazia vigilata', o 'bloccata' se preferite, di cui ha fatto le

spese (con un silenzio denunciato a Firenze da “Repubblica” e “Unità”) anche il libro di mio figlio Raffaele pubblicato alla macchia e dedicato a 'La casta di Siena. Una radiografia del potere nel territorio senese', giunto a maggio 2008 alla IV ristampa con nuova introduzione (oltre 5mila copie in una città con poco più di 50mila abitanti), sul quale si può ascoltare un'intervista a Radio Radicale andata in onda il 26 dicembre alle 11 e caricata sul sito il 21.12.07 in http://www.radioradicale.it/searchx/www?scope=1&query=ascheri&groups=22,21

I media qui sono rigorosamente allineati. Possono segnalare qualche disfunzione settoriale dell'Amministrazione, e lo fanno anche e bene, cosa opportuna, peraltro, com'è ovvio, funzionale a darsi una verniciata di attendibilità con i lettori meno provveduti. Ma ogni santo giorno le loro pagine sono un peana per il MPS banca e per la Fondazione. Per sottovalutare il libro di Raffaele, un giornale alla fine ne ha parlato: ma come di un semplice plagio da quanto esso stesso aveva pubblicato! La rivista che fiancheggia il Partito Democratico (Metìs, nu. 11) dopo quattro mesi di gestazione, ha messo in campo tre big dell'Università (uno è il Boldrini di cui più avanti) per sostenere che il libro era “qualunquista”! Tutti e tre i professori compaiono nella liste dei 27 cittadini scesi in campo (“La Nazione” del 30 marzo 2008) per fondare una nuova associazione di cultura politica dell'area PD che, è facile ipotesi, potrà ottenere con qualche facilità i contributi annuali della Fondazione MPS (come l'ha ottenuti il 'Campo delle idee' animato da Aldo Berlinguer, figlio del ministro), ma che non stranamente non si occuperà dei problemi sollevati in questo testo... Infatti, non si parli giammai di dibattito politico a più voci in città... I confronti pubblici qui sono finiti dagli anni Ottanta. La kermesse politica principale dell'anno (finché non è stato inventato il 'Buongoverno' di cui si parlerà, fatto con soldi pubblici e privo della memoria 'rossa') è sempre stata ed è rimasta l'interminabile festa dell'Unità alla Fortezza medicea (già significativo come luogo: a simboleggiare involontariamente la continuità di un 'dominio esterno': le 'mani sulla città'?), che consentiva una passeggiata delle 'star' dei partiti di governo sapientemente calibrata nelle comparse. Come sempre. Le Liste Civiche Senesi (cui io appartengo) inviano valanghe di comunicati sul loro difficile lavoro di contestazione (cfr. i siti: listecivichesiena.it, impegnopersiena.it, liberasiena.it), per la chiarezza, legalità e trasparenza democratica in città, ma rimangono regolarmente inevasi

o, raramente, pubblicati parzialmente e per essere criticati. Le elezioni 2006 si sono svolte nella massima 'impar condicio' anche se ci sono a Siena tanti 'comunicatori di massa' professionisti (c'è un corso di laurea apposito addirittura), che si sono guardati bene da intervenire su questo aspetto. Di solito fanno parte organica del sistema di potere, che ha anche, 'ad abundantiam', un organo di informazione sostenitore (il Metìs già ricordato), distribuito gratuitamente. All'Università, ad esempio, opera Omar Calabrese, a suo tempo lautamente retribuito come garante della comunicazione a livello regionale, singolare 'intellettuale' storico dell'Ulivo attentissimo a non dire una 'a' sulla deplorevole situazione senese (mentre parla, a sproposito, di storia: si vedano le sue singolari 'perle' in http://www.ilsensodellamisura.com/2008/02/un-professore-c.html), come del resto fa l'altro professore Maurizio Boldrini (già onnipotente portavoce dei rettori Berlinguer e del suo successore Tosi, nonché della CRUI quando quest'ultimo ne era presidente), ora anche portavoce tra l'altro del 'Buongoverno' (cui stiamo per arrivare), della società aeroportuale ricordata e (chicchina recentissima) 'garante della comunicazione' sulle varianti urbanistiche a Siena, ufficio retribuito ma beninteso del tutto inutile come tanti altri (sia detto a discapito del Boldrini, ma non di chi lo ha creato). Un altro giornalista ben noto in città, Stefano Bisi, dirige un quotidiano facendo anche l'operatore del marketing politico, divenuto com'è uno specialista nel costruire il consenso attorno ai vari potenti di turno (banca e Fondazione sono i preferiti) e nel bersagliare senza pietà gli avversari del 'regime'. “Prima comunicazione”, rivista di un'associazione di giornalisti professionisti, a dicembre 2007 lo ha ricordato, esattamente, come il giornalista del MPS, e a rendere più problematico il quadro, è divenuto di pubblico dominio che il dott. Bisi è il Presidente del Collegio dei maestri venerali della Toscana, ossia il numero uno della Massoneria di Palazzo Giustiniani (Grand'Oriente d'Italia: GOI) nella regione! Che cosa vuol dire (e ve lo dice chi non ha prevenzioni: ho collaborato a un libro sulla storia della massoneria a Siena curato da V. Serino, Siena 2003, accolto nella mia collana dei 'Documenti di storia' come numero 54) che la maggioranza dei maestri toscani (non la 'base' dei massoni, che non lo conoscerà neppure, per lo più) si è data come presidente un esponente della piccola Siena così esposto politicamente? Il quale giornalista-presidente peraltro è intervenuto col presidente della banca MPS a un'altra manifestazione del GOI a Lucca a febbraio e poi, il 23 aprile u.s., nel palazzo comunale di Arezzo, ad altra iniziativa pubblica del GOI con l'assessore Camillo Brezzi, noto storico di 'area' di nuovo, e con

l'assessore senese Flores che già conosciamo sulla Dichiarazione diritti ONU (la stessa che Flores non celebra a Siena!), oltreché di nuovo a Marina di Pietrasanta, alla Versiliana, il 16 luglio scorso con il Gran Maestro a parlare di "La Massoneria: un'etica per il terzo millennio". E, più inquietante di ogni altro fatto, cosa significa l'acquisto dell'Antonveneta da parte della Banca MPS per un prezzo del tutto spropositato che ha portato il valore dell'azione dai 5,2 euro raggiunto nel 2007 agli euro 1,12 del 5 giugno 2009, valore intorno al quale è ora attestato dalla crisi bancaria? Tanti primati a Siena, dunque, che andrebbero segnalati al “Sole24ore” al di là di quelli ufficiali... A partire da un indice della libertà e vivacità dei media: Siena non si potrebbe che parificare a una repubblica delle banane. Altroché al settimo posto del meritorio (ma per tanti versi discutibile) indice del “Sole24ore” 2007: Siena è stata a suo tempo prima, ma non per merito dei suoi politici.... Esso non tiene conto, ahimè, della pulizia morale dell'habitat cittadino, del pluralismo ed equilibrio dei poteri e meno che mai dell'informazione! Ultima 'chicchina'. Nonostante la situazione ultra-favorevole dei media, nonostante l'esistenza del ricordato “Metìs”, del sito di “Sienanews” (pubblicità Banca MPS) e del “Campo delle idee” (contributi Fondazione MPS), tutti di 'area', prima delle elezioni politiche 2008 e in vista delle elezioni future del 2009, il centro-sinistra ha pensato bene di mettere in campo anche un nuovo settimanale gratuito, edito da un imprenditore della carta stampata notoriamente di area. Il nuovo settimanale, “Il Gazzettino senese” nasce sotto buoni auspici: con due pagine piene di pubblicità della Banca Monte Paschi (che è difficile pensare che debba ancora farsi pubblicità in provincia di Siena, promuovendo già calcio, basket e ogni altra attività con un minimo di respiro 'sociale'...) e, questa è anche più interessante, di Sienambiente, la società partecipata dagli enti territoriali per la raccolta dei rifiuti, che non si vede di quale pubblicità abbia bisogno dato che opera in regime di monopolio. Sono i cosiddetti 'costi della politica' anche questi? Come può 'reggere' tutto questo? Con l'incontro, che ora il PD ha con difficoltà rinsaldato (a Siena i gruppi consiliari di Margherita e DS non erano ancora, a giugno 2008, unificati!), tra ex-democristiani e ex-comunisti-diessini. Per le 'basi' dei due partiti e (purtroppo anche per) gli intellettuali al loro servizio è stato un incontro ideale: unifica, compone antiche divisioni, rafforza la solidarietà, consente il 'rinnovamento ' e la modernizzazione di cui parla Veltroni; per i vertici dei partiti interessati ed i 'furboni' di liste varie confluiti nel PD

(un Alfredo Monaci, già animatore di liste indipendenti di centro oppositore del centrosinistra, un Senio Sensi, già candidato a sindaco del centro-destra, ex-socialisti ecc. ecc.) è stato un accordo di potere di sicuro risultato: il 'parco cariche' assicurato è così ampio (Comune, Provincia, Fondazione e Banca MPS e una miriade di enti 'dipendenti' a vario titolo) che è impossibile contare le centinaia di cariche politiche e para-politiche così assicurate: nessuno le ha censite e l'Università si guarda bene dal lavorare in un campo così insidioso. Già, si perderebbe ogni possibilità per la 'ricerca scientifica'... Si sa solo che anche Rifondazione comunista si è intruppata in questo gioco di potere (carica in Fondazione; alle elezioni del giugno 2009 finalmente ha partecipato autonomamente) e la Chiesa senese stessa non ha perso l'occasione (Fondazione): inutile dire quanto ne viene in termini di contributi – e non solo a Siena; Roma (Università Lateranense e dintorni) ne è stata lautamente beneficiata. Lo stesso centro-destra è in taluni personaggi tutt'altro che esente da sospetti di 'buona disposizione' più o meno evidente verso il sistema di potere senese. L'operazione Antonveneta è stata approvata dai suoi giornali e l'opposizione negli enti locali è di solito 'composta'; si amministrano etichette politiche in modo 'responsabile': un'iniziativa recente della 'Mongolfiera culturale' (non a caso aderente ai circoli della libertà berlusconiani), staccatasi dal raggruppamento un tempo unitario e di seria opposizione della lista civica omonima, si è svolta con il contributo della Fondazione MPS, il che depone come contrassegno di accordo politico o di tendenziale convergenza.... Tutto questo non emerge nella stampa locale, naturalmente. E pour cause, si dirà. E a livello nazionale?

5. Dal sistema Siena al sistema Paese Qui le note più dolenti. Per i motivi più vari, anche i media nazionali, di sinistra ma anche di destra, rifiutano di regola qualsiasi comunicato o notizia critica proveniente da Siena! Sarà la pubblicità della banca? Saranno gli inviti e incarichi dal corso di laurea in Scienze della comunicazione e in altre Facoltà o per questo o quell'incarico e indagine? O le iniziative (non solo gastronomicamente interessanti) come la 9 giorni di spettacolini e dibattiti 'Alla ricerca del Buongoverno' – in generale, non quello senese storico -, una cosetta da mezzo milione di euro almeno, che ha coinvolto esponenti soprattutto del PD ma anche un Ferrara e un Socci, e non, ovviamente, esponenti del dissenso locale! Sarà l'ideologia appagante del

progetto PD o il mito del buongoverno tradizionale di Siena che ha fatto venire tanta gente, compreso il fratello dell'assessore Flores, nota punta di diamante del laicismo italiano? Intanto si ricorderà il caso Monticchiello, che è sfuggito dalle maglie del silenzio. Ebbene, esso non che è la punta dell'iceberg della cementificazione (aeroporto e stadio compresi), che minaccia seriamente di sconvolgere lo straordinario habitat costruito sapientemente nei secoli. Il boom del mercato immobiliare ha attratto enormi capitali da 'fuori', i cui ghiotti manovratori hanno anche capito al volo le risorse a portata di mano che Siena offre generosamente a chi ha gli agganci giusti... Intanto, si sa di inchieste da Firenze sul riciclaggio di danaro sporco via 'sviluppo' edilizio generosamente promosso dalle provvide amministrazioni locali toscane: sempre attente al problema occupazione (e meno alla sicurezza nei cantieri...), allo 'sviluppo'... Persino Italia Nostra nazionale, qui riunita al capezzale della cementificazione trionfante, ha difficoltà a sfondare sulla stampa nazionale su questi temi. Non meraviglierà allora che neppure la lettera di Cardini-Prodi-Rossetti-Soldi Rondinini sul mio pur piccolo caso non sia stata ripresa da alcun mezzo di informazione (neppure dalla “Padania”, per fare un esempio limite...), salvo da Galli della Loggia nel quadro coerente dei suoi corrosivi corsivi, come è avvenuto prima per un altro piccolo ma significativo fatto scandaloso che ha di nuovo il Prof. Flores come protagonista. Per le costose chiacchierate di 'Alla ricerca del Buongoverno' ricordata, a settembre 2007 si doveva pensare a un logo. Incentrata com'era sulla (ovvia) 'pace', sarebbe stato altrettanto ovvio pensare alla splendida e melanconica 'Pace' (alla Pierangelo Schiera, direbbe un dotto) rappresentata nel ciclo del Buongoverno del Lorenzetti, per di più già usata dal club Unesco per focalizzare l'interesse su Siena (la città è sito Unesco, infatti, cosa puntualmente dimenticata dalla 'dottissima' giunta attuale...). Poteva essere scontornata quella Pace da un qualsiasi studente, ad es. di Scienze della comunicazione, come esercizio di alfabetizzazione al computer. No, niente. L'assessore ha preferito spendere 6mila euro e affidarsi a un pittore milanese (ovviamente senza gare). Questi ha interpretato così bene i 'desiderata' della committenza da sostituire la forca della 'Sicurezza' - che nell'affresco secondo il linguaggio del tempo era minacciata per garantire la sicurezza - con... una bella quercia - ovvio simbolo dei DS che divenivano così simbolo di tutta la kermesse, fondamento quali sono del Buongoverno toscano. La Quercia

congiunzione indovinatissima tra le tradizionali feste dell'Unità (a spese private) e le nuove feste 'propagandistico-politologiche' a spese pubbliche! La volgarità dell'intervento mi ha fatto scrivere al Ministro (e a Salvatore Settis, naturalmente) per sapere fino a che punto un ente pubblico può storpiare un'opera d'arte importante di cui sia proprietario: quante altre volte potrà ancora succedere con tutti gli assessori alla Flores in circolazione? Il Ministro, interessato, non intervenne... Pensare che la Pace rappresentata nel ciclo del Buongoverno del Lorenzetti era stata indicata nel 2000 dal club UNESCO senese (ong) e dall'allora sindaco Pierluigi Piccini (ora nelle liste civiche anche lui) come "simbolo messaggero di pace nel mondo della città". Infatti la Pace figura, oltreché in migliaia di pubblicazioni mondiali (e in un francobollo nazionale...), in un totem esplicativo nella Sala della Pace ed è collegata al programma mondiale UNESCO di "Educazione alla Pace e alla non Violenza a favore dei bambini del mondo"; inoltre, a suo tempo, era stato fatto a Siena un bel CD con la versione poetica della Dichiarazione Universale dei Diritti dell'Uomo, in collaborazione con l'assessorato alla Cultura. Difficile quindi ignorare icona, campagna UNESCO e affreschi del Lorenzetti, parlando di ricerca del Buongoverno.

6. Quesito finale Capirete quindi perché sia un dovere raccomandare la lettura di queste paginette, oltreché a cittadini e visitatori anche a stranieri in genere, ai responsabili del DP a livello nazionale e a livello toscano. Saranno messi (meglio di quanto non lo siano già) al corrente di quel che i loro illuminati sostenitori a importanti livelli locali stanno facendo quotidianamente... E poteva essere utile per i dibattiti interni se mai, dopo la provvidenziale sconfitta elettorale, si fosse aperto un serio confronto dentro il nuovo partito. Ma c'è un quesito finale da non trascurare. Ed è il più grave di ogni altro. Fino a che punto gli elementi di 'inquinamento culturale' (diciamo così, benevolmente) ormai consolidatisi a Siena rimarranno limitati a Siena, o finiranno incrociati, incrociabili come sono, con i capitali del cemento ed eventuali interessi al finanziamento occulto dei partiti? La scioltezza (per così dire) ormai garantita dalla legge nell'amministrazione di grandi fondi, e ampiamente utilizzata a Siena, può non provocare danni più ampi? Come può non essere un catalizzatore di interventi interessati da fuori? Cosa vuol dire che i vertici della Massoneria abbiano a Siena il loro capoluogo toscano,

nonostante le migliaia di 'massoni di base', fiorentini e livornesi in particolare, dominato da un quotidiano di larga diffusione in città, e che il presidente della Banca MPS la accrediti pubblicamente? Una affollata (di docenti) Facoltà di Lettere con tanti fiorentini (ad es.) e con tanti legami extra-culturali (per sintetizzare: stampa, affari politici ecc.), una Fondazione e una Banca così importanti con tanti 'estimatori' fuori sede quanto possono estendere i loro ramificabili influssi? Pensiamo agli onorevoli locali di ieri e di oggi: da Bassanini e Amato alla Bindi, ma anche a personaggi come D'Alema tanto presente per anni in città al capezzale della banca... e Fassino non lo è per via coniugale: della Serafini? Il caso della piccola ma potente Siena, quindi, fino a che punto non è anche un caso di rilievo nazionale? Fino a che punto può essere trascurato senza tradire una colpevole leggerezza, senza significare una vera e propria incoscienza democratica? I rischi sono gravi per tutti. Anche, ma forse soprattutto, per il Partito Democratico, sul quale sono definitive (ma direi anche, purtroppo, prevedibili) le considerazioni di Filippo Andreatta sul “Corriere della sera” dell'8 giugno 2008.

DOCUMENTI In allegato si riportano alcuni tra i tanti documenti significativi presentati in Consiglio comunale dal sottoscritto singolarmente o con l'apporto dei colleghi delle Liste Civiche Senesi; proposte qualificanti, tendenti a introdurre o a garantire trasparenza, democraticità, maggiore partecipazione ecc., tutte sistematicamente bocciate dalla maggioranza; è inserita anche l'importante (perché significativa del degrado culturale e politico in cui versa la maggioranza) lettera del Sindaco e della Giunta del 14.3.2007 mandata segretamente ai consiglieri di maggioranza e oggetto di nostra interrogazione del 29.5.07 e di mozione del 6.11.07 che chiedevano al Presidente del consiglio comunale (come al solito, inutilmente) garanzie per il rispetto della legalità e delle funzioni dei consiglieri. L'antologia si ferma all'inizio del 2008; i mesi successivi hanno confermato la chiusura attestata da questo primo florilegio: ogni altra testimonianza prenderebbe solo spazio senza essere decisiva; piuttosto è divenuto sempre più difficile ottenere risposta esauriente alle interrogazioni oppure ottenere i documenti richiesti nell'ambito del diritto d'accesso specifico di cui godrebbe il consigliere comunale; a giugno 2009 si può parlare di vera 'emergenza democratica' a Siena per l'irresponsabile arroccamento della giunta Cenni. 1. Al Sig. Segretario generale del Comune di Siena sull'inelligibilità del Sig. Dr. Maurizio Cenni p.c. Al Presidente del Consiglio Comunale e al Signor Prefetto PREMESSA. Nella prima seduta del nuovo Consiglio comunale di Siena, in data 20 giugno 2006, il sottoscritto ha eccepito a verbale l'ineleggibilità del Sig. Cenni a Sindaco in quanto dipendente Montepaschi chiedendo approfondimento; il Segretario ha risposto con breve lettera sostenendo che non c'erano motivi

previsti del genere nella legislazione vigente. Ho pertanto replicato come segue, evidenziando problemi che certamente non sono solo a Siena e dei quali pertanto sarebbe bene occuparsi in sede di riforma delle normative vigenti nell'interesse generale, a prescindere dalle opportunità attuali della maggioranza e dell'opposizione. La mia replica non ha avuto seguito. Il segretario generale è stato sostituito. Gentile Segretario Generale, ho ricevuto la Sua lettera del 23 giugno contenente il parere favorevole all’eleggibilità del dr. Cenni a Sindaco di Siena (della quale ho dubitato nel Consiglio deliberante la convalida, in data 20 giugno), e confesso di esserne rimasto molto sorpreso, avendo rilevato, dal tenore della risposta, una preoccupazione manifesta di evidenziare una portata limitativa all’applicabilità delle norme in vigore in materia di conflitto d’interessi al Sindaco di Siena, piuttosto che una valutazione a tutto tondo della situazione denunciata. Ciò, d’altra parte, non ha che rafforzato la convinzione della bontà delle mie argomentazioni, che mi riservo ovviamente, nel caso del perdurare di un tale atteggiamento di chiusura, di far valere nelle sedi opportune. Lei afferma in sostanza: -l’insussistenza di una specifica normativa in materia di conflitto d’interessi applicabile ai Sindaci e, in base a ciò, il divieto di applicazione analogica delle norme esistenti, dettate per gli organi del Governo Nazionale e Regionale, in quanto restringerebbero i diritti politici e di rappresentanza; -inoltre che, secondo la disciplina del TUEL, e in particolare dell’art. 60 anche nella versione post-riforma, non sussisterebbero ipotesi d’ineleggibilità. Così argomentando, però, Lei non tiene conto della valenza generale dei principi della normativa riguardante il Governo nazionale, adottati in ottemperanza degli altrettanto fondamentali precetti costituzionali d’imparzialità e buon andamento della Pubblica Amministrazione che, pertanto, hanno portata generale. L’orientamento limitativo da Lei esposto, invero, non può che cedere di fronte a interessi pubblici prevalenti, come sempre avviene nel nostro ordinamento laddove possa e debba ravvisarsi un possibile pregiudizio per il corretto funzionamento delle istituzioni. Lei stessa, del resto, non manca di rilevare come le normative sul c.d. conflitto d’interessi siano adottate in attuazione di precetti costituzionali. Soprattutto, non appare rispondente al vero la considerazione che il Tuel, all’art. 60, non contempli ipotesi d’ineleggibilità applicabili alla vicenda senese. Nel caso di Siena, infatti, è indubbia la posizione di conflitto d’interesse in capo al dr. Cenni ai sensi della succitata norma, vista la posizione di questi quale Sindaco con poteri di nomina nella Fondazione MPS e, al contempo, di dipendente MPS, banca detenuta in parte determinante dalla medesima Fondazione MPS, la quale poi a sua volta finanzia innumerevoli attività del Comune di Siena, di cui il dr. Cenni è Sindaco. C’è un particolare nei contributi sugli ultimi utili deliberati (15.11.2005) che taglia la testa al toro nel senso che è a mio avviso prova decisiva dell’evidente MERA strumentalità della Fondazione rispetto al Comune di Siena (perché così ha voluto il suo vero padrone, stante l’attuale statuto, cioè il Sindaco passato e presente di Siena, ossia il dr. Cenni): la Fondazione, con assai dubbia aderenza ai propri impegni statutari, peraltro, ha addirittura finanziato lavori di manutenzione ordinaria di competenza del Comune di Siena: ad es. con 1.450.000 euro per coprire oneri prestito per finanziamento di 60 interventi di manutenzione ordinaria della città; 1.600.000 “…per il finanziamento di vari interventi di manutenzione della città. Terza fase”; altri 1.500.000 euro “…per il finanziamento di vari interventi di manutenzione della città”. Il dr. Cenni, inoltre, in realtà è tutto fuorché amministratore disinteressato a qualsiasi atto comunale riguardante la banca (nomine, soprattutto) o alle varie attività dalla medesima finanziate - anche per il tramite Fondazione. Ed oltretutto, in ragione del rapporto lavorativo, egli ha addirittura un interesse personale alle scelte rilevanti per la banca che opera quale primo cittadino. La disposizione sugli enti dipendenti (art. 60 lett. 10 TUEL), a ben vedere, rileva nel nostro caso, anche perché il conflitto che intende evitare è quello anche solo “potenziale”. Di recente, infatti, la Suprema Corte di Cassazione (cfr. sentenza 11893 del 20 maggio u.s.) ha precisato che il ‘capitale maggioritario’ di cui parla la lettera 10 dell’art. 60 Tuel nella sua nuova versione si deve ravvisare anche nel caso in cui l’ente locale sia “in grado di ricoprire anche con patti parasociali una posizione di controllo o comunque di forte influenza” – evidenziando come queste norme, di così alto significato garantistico, vadano interpretate alla luce dell’interesse pubblico tout court, contro il Suo parere. Il richiamo ai c.d. patti parasociali, attribuisce rilevanza, da un punto di vista sostanziale-funzionale, in tutta evidenza anche al controllo del Comune realizzato tramite la Fondazione, in quanto questa, dal nostro punto

di vista (e come poc’anzi dimostrato dal tipo di contribuzione che eroga), è un puro tramite formale e non una barriera sostanziale al dispiegarsi della eventuale volontà (e quindi delle aspettative) del Sindaco di Siena. Invero, il Sindaco nomina ora non SOLO, come Lei ha sottolineato anche graficamente, sette membri su 16 in Fondazione, ma 7+1, cioè la metà essenziale per ogni decisione sul MPS banca in Fondazione, dacché l’ottavo membro deve pur essere concordato con altro ente, ma in primo luogo dovrà essere un fiduciario ESCLUSIVO del Sindaco esattamente come gli altri sette. Il che appare con evidenza dagli ampissimi poteri che il Sindaco di Siena aveva lo scorso anno al tempo delle nomine in Fondazione e che, peraltro, ancora ha avuto confermati dalla maggioranza del Consiglio comunale nella seduta del 27 u.s. in sede di delibera sui criteri da seguire per le nomine ‘comunali’ – da noi puntualmente contestati con apposito emendamento che ha riportato il voto compatto di tutta la minoranza consiliare, in quanto conferenti un potere assolutamente arbitrario (privo addirittura di motivazioni!) al Sindaco di Siena, contrario a ogni principio del nostro ordinamento democratico. Le posizioni di predominio vanno valutate, deve ripetersi, in linea con la Cassazione, avuto riguardo alle situazioni che vengono a prodursi di fatto. Si può ulteriormente rilevare, a conferma di ciò, che le modalità di nomina fissate a Siena (contrariamente a quanto avviene in altri Comuni, ancorché di schieramento politico omologo) producano l’assoluto predominio di fatto del Sindaco in città per effetto del potere anzidetto, risulta dal fatto che il dr. Cenni sia stato designato lo scorso anno a candidato sindaco per le elezioni del 28-29 maggio u.s. senza alcuna elezione primaria, a differenza di quanto lo stesso schieramento politico ha effettuato altrove, prima di effettuare le nomine in Fondazione. Il che ne evidenzia di nuovo, ad abundantiam, la posizione chiaramente egemonica in città per il nesso di dipendenza che lega Comune-MPS via Fondazione e che la legge non può ignorare né volere perché ad evidenza ostativa al buon funzionamento delle istituzioni e della vita pubblica locale. Risulta al mero buon senso, ad esempio, che la posizione attuale del Sindaco consente di condizionare le scelte operative della banca, addirittura, volendosi, nella concessione di mutui e contributi o di commissioni pubblicitarie ai media etc. tali da alterare il buon funzionamento delle istituzioni e la par condicio dei soggetti politici ed economici operanti in città e nel vasto territorio di riferimento della banca. Il potere egemonico del Sindaco condizionante la vita delle istituzioni senesi (Comune-Fondazione-MPS, i due enti più importanti dipendenti dal Comune di Siena nonostante la forma giuridica privatistica) è stato del resto clamorosamente e con tutta evidenza confermato in occasione delle nomine effettuate dalla banca MPS nel giugno u.s. quando nelle società dipendenti il CdA della banca ha puntualmente designato noti esponenti del comitato elettorale del dr. Cenni, a dimostrazione della piena funzionalità e dipendenza della banca a interessi attinenti alla sfera politico-personale ruotante attorno alla carica di Sindaco di Siena. Tanto è vero tutto ciò (nesso Comune-Fondazione-Banca), aggiungiamo, che il suo fiduciario avv. Mussari, già Presidente della Fondazione mentre il sindaco Cenni svolgeva il suo primo mandato, ha potuto senza alcuna difficoltà auto-candidarsi a presidente della banca nello stesso tempo in cui il sindaco veniva riconfermato ora grazie anche a un assoluto predominio nei media locali – che, senza scomodare gli studiosi di Scienze della comunicazione, peraltro non a caso prudentemente silenti nella città di Siena, è risultato evidente a ogni cittadino. In conclusione, per le ragioni sopra esposte, non condivido l’assoluta sicurezza con cui Ella ha chiuso la questione, essendomi augurato 4. quantomeno una Sua proposta, de iure condendo, di promuovere innanzi al Legislatore nazionale un’adeguata precisazione - in forma esplicativa e/o integrativa - delle disposizioni del vigente Tuel anche alle situazioni di controllo definite dalla giurisprudenza, dato che la situazione di Siena rappresenta un caso di vera e propria emergenza democratica e, comunque, nell’immediato, 5. di favorire un serio dibattito consiliare sulla vicenda e, in ogni caso cautelativamente, 6. di proporre formalmente che l’attuale Sindaco di Siena debba astenersi, nell’attesa della valutazione della sua posizione di conflitto nella sede che sarà, da qualsiasi decisione direttamente o indirettamente riguardante la Banca e, soprattutto, il sistema delle nomine. Le quali, pertanto, al fine di assicurare l’imparziale amministrazione della città, dovranno essere rimesse ad organi imparziali istituzionali, i quali le opereranno in ragione dei parametri d’indipendenza, competenza e professionalità delle persone scelte e non dei legami derivanti da posizioni d’interesse confliggenti

con i principi dell’Amministrazione trasparente ed imparziale. Si sa, ad esempio, seppure nell’ambito privatistico, che il Codice Civile prevede che in numerosi casi d’insorgenza di situazioni di conflitto, reale o potenziale, le nomine di organi di enti o di uffici siano rimesse al Presidente del Tribunale. Siena 7.8.2006 2. Ai consiglieri di maggioranza del Consiglio Comunale di Siena sui rapporti con la minoranza consiliare (in neretto evidenziati errori qui corretti) Carissimi consiglieri, nella giunta odierna sono state esaminate alcune questioni che assumono una rilevanza politica determina(n)te, alle quali ne va connessa una ulteriore di ordine generale che merita credo grande attenzione. Si assiste ormai da tempo ad un atteggiamento di parte della minoranza che tende a trasformare il ruolo del consigli(o) comunale da organo politico a organo ispettivo con centinaia di richieste di accesso agli atti, interrogazioni improprie in cui non si sollevano problemi politici ma si chiedono ulteriori accessi ad atti amministrativi ed un conseguente ricorso al metodo della denuncia, palese o anonima che punta a discreditare l’operato dei dirigenti comunali, del consiglio stesso e di tutta l’amministrazione con l’intento di creare un incidente giuridico in grado di mettere in difficoltà la stabilità politica raggiunta tramite il voto di maggio 2006. per rispondere a questa strategia era stato unanimemente concordata una linea di azione che era basata su questi presupposti: 1. assoluta indisponibilità o firmare patti, mozioni e odg assieme alla minoranza 2. presidio politico attento anche nei confronti delle circoscrizioni 3. atteggiamento intransigente nella verifica degli atti portati in discussione 4. gestione politica dei lavori del consiglio comunale, tramite la conferenza dei capogruppo nella quale(,) è bene ricordarlo(,) abbiamo la maggioranza e quindi potere decisionale assoluto, 5. predisposizione(,) assieme agli assessori(,) di una quantità cospicua di nostre interrogazioni in modo tale da bloccare la minoranza per 3/4 consigIi comunali. A questa linea non sono seguiti atteggiamenti consequenziali, anzi registriamo mozioni approvate anche dalla maggioranza nelle circoscrizioni di natura impropria (si vorrebbero sostituire e surrogare la giunta e lo stesso consiglio), e una mozione della commissione garanzia e controllo (che ha compiti non propositivi ma specifici e quindi anche con un ruolo ancora uno volta esercitato in modo improprio) sui rifiuti, firmata unitariamente da tutti i componenti la commissione stessa. Questo avviene nonostante o malgrado le ripetute riunioni ed incontri con la maggioranza e quindi in maniera inspiegabile. Crediamo sia opportuno quindi affrontare(,) se necessario e risolutivo(,) ancora una vola il tema dell’atteggiamento politico, nella prossima riunione di maggioranza, per capire quali sforzi vadano fatti per mantenere salde la strategia, ed esercitare una azione che sia almeno coerente con le decisioni politiche assunte. Il sindaco e la giunta Siena, 14 marzo 2007 3. Consiglio Comunale del 29 maggio 2007. Mozione dei Consiglieri delle Liste Civiche Senesi in merito alla pubblicità delle procedure di contribuzione seguite dalla Fondazione MPS Tenuto conto che i contributi della Fondazione per la loro entità sono o potrebbero essere un fattore di straordinaria importanza per l'armonico sviluppo del territorio senese e per la vivacità e ricchezza delle iniziative d'interesse sociale che vi si svolgono; ritenuto che per la fonte del suo patrimonio e delle risorse di cui dispone conferisce alla Fondazione un carattere sostanzialmente pubblico, perché storicamente riferibile alla comunità senese tutta, nonostante la forma giuridica di fondazione privata oggi riconosciutale dalla legislazione vigente; rilevato quanto sia importante per tutto ciò che la selezione delle richieste di contributi sia ispirata a rigorosi criteri d'interesse pubblico, evitando ogni elargizione funzionale a interessi di parte;

considerato che il dare pubblicità alle domande stesse e alle procedure di selezione e decisione possa contribuire a meglio garantire i fini di trasparenza e rigore auspicati, evitando anche le proteste che, giustificate o meno che siano, vengono periodicamente indirizzate contro presunte parzialità nelle erogazioni, il Consiglio Comunale di Siena impegna il Sindaco della città di Siena, alla cui responsabilità risale la scelta della parte decisiva degli amministratori della Fondazione, ad adottare ogni iniziativa utile a far adottare dalla Fondazione regole che assicurino la conoscibilità integrale per il pubblico delle dette procedure, tenendo informato il Consiglio di ogni eventuale difficoltà incontrata nell'operare nel senso richiesto. N.B. – Illustra l’interrogazione il Consigliere Mario Ascheri. Dopo il dibattito, la mozione viene posta in votazione, e respinta, con 11 voti favorevoli e 19 contrari. 4. Consiglio Comunale del 29 maggio 2007. Mozione dei Consiglieri delle LCS in merito alla predisposizione di apposito Regolamento per la ricerca, selezione ed inserimento di personale nelle Aziende Comunali e Società partecipate. Premesso che: dagli incontri con amministratori e dirigenti delle Società partecipate tenuti in Commissione Controllo e Garanzia, è emerso che le assunzioni di personale ai vari livelli a tempo indeterminato non sono effettuate di regola tramite avvisi pubblici e con criteri predeterminati e resi pubblici, ma in forme varie non sempre in sintonia con i princìpi ormai conclamati di chiarezza e trasparenza; le Società partecipate, pur nelle diverse configurazioni giuridiche, sono partecipate secondo diverse quote dal Comune insieme ad enti pubblici e godono di rilevanti contribuzioni pubbliche, svolgono servizi pubblici locali e, in definitiva, impegnano denaro pubblico; Ritenuto pertanto che: per le predette caratteristiche, tutte di natura pubblica, le Società partecipate debbano assicurare in ogni caso la massima chiarezza e trasparenza nelle procedure di selezione per la provvista di personale a tempo indeterminato; tale esigenza consegue alla necessità di garantire la par condicio per tutti i giovani in cerca di occupazione, soprattutto in questo momento di difficoltà, e condizioni paritarie di accesso; ogni altra procedura si appalesa ingiustificata ed anzi volta ad aggirare il principio di imparzialità e buon andamento al quale non può non essere improntata anche l’attività delle Società partecipate da enti locali e pubblici; Constatato che: altri enti locali (es. Roma) hanno introdotto codici etici per la ricerca, selezione e inserimento di personale nelle aziende comunali e Società partecipate, anche con l’utilizzo di appositi siti web e di banche dati; il Consiglio Comunale impegna il Sindaco e la Giunta Comunale a: sottoporre al Consiglio Comunale entro tre mesi un regolamento specifico per la ricerca, selezione e inserimento di personale nelle Aziende comunali e Società partecipate, volto a garantire la massima chiarezza e trasparenza delle procedure e la par condicio per tutti gli aspiranti alla procedura selettiva; costituire una Commissione comunale che preveda la partecipazione della minoranza e utilizzi personale tecnico-amministrativo per la predisposizione di detto regolamento. N.B. – Illustra la mozione il Consigliere Vittorio Stelo. Dopo il dibattito, la mozione viene posta in votazione, e respinta, con 13 voti favorevoli e 21 contrari. 5. Consiglio Comunale del 12 luglio 2007. Mozione dei Consiglieri delle LCS in merito alla costituzione di una holding pubblica quale cabina di regìa delle società partecipate (o controllate o vigilate) dal Comune Premesso che -è stata sostenuta in varie sedi la necessita’ di costituire una holding pubblica quale cabina di regia delle societa’ partecipate (o controllate o vigilate) dal Comune, alla quale in concreto,farebbero capo le strategie,

gli indirizzi, il coordinamento e la vigilanza dell’intera gestione del sistema delle partecipazioni comunali, con la conseguente allegazione dei bilanci nel bilancio consolidato del Comune; -tale sistema non potrebbe che conseguire positivi effetti e risultati in termini di economicita’, efficienza e efficacia della gestione e dei relativi servizi prestati alla cittadinanza, anche ai fini della semplificazione e riduzione degli organi di gestione, economie di spese, razionalizzazione dei costi, chiarezza e trasparenza delle procedure, delle assunzioni e degli appalti, e quindi effettivita’ dei controlli , con il recupero in testa al Comune di punto centrale di riferimento istituzionale, politico e amministrativo; -la costituzione di detta holding è in sintonia con i nuovi indirizzi, anche a livello governativo, in tema di liberalizzazione del mercato, di concorrenza e di gare ad evidenza pubblica a carattere europeo; con le proposte a suo tempo formulate dalle associazioni delle ex municipalizzate Cispel Toscana, e soprattutto con le recenti iniziative intraprese a livello regionale da piu’ Sindaci delle maggiori citta’ toscane in procinto di sottoscrivere un protocollo d’intesa per la gestione di alcuni servizi pubblici; impegna -il Sindaco e la Giunta a intraprendere, con la massima urgenza, le necessarie iniziative volte a sottoporre al Consiglio Comunale, entro il piu’ breve tempo possibile, la costituzione di una holding pubblica nei sensi suesposti. N.B. – La mozione viene illustrata dal Consigliere Luciano Campopiano. Dopo il dibattito, la mozione viene posta in votazione, e respinta, con 6 voti favorevoli, 3 astenuti e 23 contrari. 6. Consiglio Comunale del 15 ottobre 2007. Mozione dei Consiglieri delle LCS in merito ai rapporti politica – Fondazione e Banca MPS Premesso che: nella recente relazione del 31 maggio u.s. all'assemblea Bankitalia il governatore Mario Draghi ha lanciato ai politici il monito secondo cui “un sistema finanziario moderno non tollera commistioni fra politica e banche. La separazione – ha aggiunto con un chiaro auspicio – sia netta: entrambe ne verranno rafforzate”; che detto monito ha trovato larga eco favorevole nell'opinione pubblica, sconcertata dai legami e intrecci che inquinano la vita pubblica e indeboliscono il 'sistema Paese' nella sua credibilità già scossa dalle vicende Alitalia e Visco/Guardia di Finanza; che detto monito deve trovar particolare sensibilità nella nostra città, centro della grande Banca MPS Spa, dato il suo controllo da parte della Fondazione omonima e pertanto, per le note regole statutarie, da parte del Sindaco della nostra città il Consiglio Comunale impegna il Sig. Sindaco 1 - a recepire la diffusa sensibilità sul tema richiamato eppertanto a elaborare al più presto una serie di iniziative e misure concrete ispirate alla necessità di garantire che le nomine bancarie dipendenti dalla Fondazione siano dettate da criteri di competenza professionale e conoscenza dei problemi del territorio e non dalle appartenenze politico-partitiche; 2 – a operare al più presto e in modo efficace pertanto sulla situazione attuale, che vede il cumulo in capo al Presidente della Banca MPS di un'alta carica di partito, peraltro addirittura quello stesso del Sindaco, lasciando aperta la strada alla deprecabile supposizione circolante nell'opinione pubblica che il monito di Draghi sia fondato e che, in più, la carica al MPS sia stata assegnata per fedeltà al gruppo partitico del Sindaco e, in più ancora altrettanto deprecabilmente, quale contrappeso alla carica di Presidente della Fondazione ricoperto notoriamente da un alto esponente di partito alleato; 3 – a informare nei modi opportuni, nell'interesse di Fondazione e Banca MPS, l'opinione pubblica nazionale e internazionale che a Siena si sta provvedendo a rimediare alla distorta situazione che ha consentito di diffondere l'opinione secondo cui il MPS sarebbe una “banca rossa, e come tale rispondente nel suo agire quotidiano a logiche partitiche anziché di mercato e di positivo radicamento nel territorio senese. N.B. – Illustra la mozione il Consigliere Mario Ascheri. Dopo il dibattito, la mozione viene posta in votazione, e respinta, con 9 voti favorevoli, 24 contrari e 1 astenuto. 7. Consiglio Comunale del 27 novembre 2007. Mozione dei Consiglieri delle LCS in merito alla iniziativa “Alla ricerca del Buongoverno”. Il Consiglio Comunale di Siena, - preso atto dell'iniziativa della Giunta Comunale dedicata al Buongoverno del Lorenzetti affrescato a

palazzo Pubblico; - concordando pienamente sull'opportunità di invitare la cittadinanza e il più ampio pubblico ad approfondire il significato dell'affresco e a riflettere sul suo alto valore civile, che ne fa, oltreché un vero capolavoro artistico, un messaggio politico-istituzionale unico nella storia europea; - rilevato che l'iniziativa promossa per quest'anno è da un lato gravemente riduttiva, perché ignora gli importanti aspetti politico-culturali dell'opera, e dall'altro anacronistica e ingenuamente attualizzante, per di più con preoccupanti risvolti di bassa propaganda a favore di specifici movimenti politico-partitici col rischio di alimentare proprio l'anti-politica che vorrebbe contrastare; - deplorato che l'iniziativa sia stata adottata nei dettagli senza alcuna consultazione del Consiglio Comunale e della competente Commissione e inoltre del tutto ignorando, nei dibattiti previsti, la componente cittadina che ha la sua rappresentanza nelle Liste Civiche Senesi, risultando pertanto oltremodo faziosa e quindi un clamoroso esempio di malgoverno, essendo addirittura contro la ”concordia” cui dovrebbe essere dedicata; impegna il signor Sindaco e la sua Giunta a correggere le gravi storture politico-culturali presenti nell'edizione 2007 dell'iniziativa, invitandolo ad articolare le future edizioni in modo rispettoso dell'importanza reale dell'affresco e ad attingere consiglio dalle diverse componenti culturali cittadine e dalle competenze e sensibilità culturali presenti in Consiglio Comunale. N.B. – Illustra la mozione il Consigliere Mario Ascheri. Dopo il dibattito, la mozione viene posta in votazione, e respinta, con 10 voti favorevoli e 16 contrari. 8. Consiglio comunale del 22 gennaio e 7 febbraio 2008. Discussione della mozione sulla memoria storica condivisa presentata dalle LCS. Premesso che sono trascorsi ormai oltre 60 anni dalla fine della seconda guerra mondiale; considerato che il nostro Paese ha attraversato alcuni anni terribili per gli eventi bellici ma poi anche, a partire dell'8 settembre 1943, dopo la fuga del Re, per i fatti occasionati dalla costituzione della Repubblica sociale, dalla guerra di Liberazione e dall'avvento degli Alleati; ricordato che il territorio senese è stato anch'esso investito da tali grandi eventi; rilevato che mentre sono rimasti ormai pochi testimoni dei fatti allora avvenuti, ci sono più generazioni di giovani e meno giovani che hanno solo sentito dire o letto ricostruzioni di quei drammatici eventi; ritenuto che sia giunto il tempo di riflettere su quell'intento controverso periodo della nostra storia e di riconsiderare complessivamente e serenamente quei fatti, per prenderne conoscenza e farne un patrimonio condiviso della cultura della nostra generazione e di quelle a venire per giungere a una reale riconciliazione basata su una consapevole memoria storica. Il Consiglio comunale di Siena impegna la Giunta comunale a voler programmare entro un tempo ragionevole, costituendo anche un apposito comitato scientifico che garantisca l'apporto di idee di studiosi anche di diversi orientamenti culturali, uno o più incontri di ricordo e di studio su tutti i fatti di quel tempo coinvolgenti, direttamente o indirettamente, il nostro territorio comunale, mediante un appello alla collaborazione dei testimoni diretti di quel periodo storico, dei ricercatori competenti, professionali e non, e delle istituzioni direttamente interessate, dall'Istituto storico della Resistenza all'Associazione Nazionale Partigiani all'Accademia Senese degli Intronati, all'Università degli Studi di Siena, all'Archivio per la storia del Movimento operaio senese, all'Archivio del Comune di Siena, all'Archivio di Stato di Siena ecc.; con l'impegno anche a dare adeguata pubblicità all'evento e a diffondere via TV i lavori dell'incontro, da raccogliere poi in appositi volumi di atti.

La mozione è stata respinta dalla maggioranza; astenuti i due consiglieri di AN presenti; uscito il rappresentante di Forza Italia. I media non hanno parlato della mozione. Il giornale più volte ricordato, che dà solitamente voce alla maggioranza e al suo entourage, ha pubblicato solo un lungo articolo del presidente dell'Istituto storico della Resistenza di Siena, che sostanzialmente ribadiva che non c'era nulla di cui occuparsi e preoccuparsi; l'Istituto senese ha già pensato a tutto; tutto è chiaro e già chiarito e giustamente quindi (conclusione sottintesa) il Comune aveva rifiutato la proposta delle liste civiche. Il dibattito è stato rigorosamente imperniato sulla 'giusta causa' della Resistenza, che ha diviso in buoni e cattivi e non può ammettere il perdono, la comprensione (Rifondazione è stata rigorosa su questa posizione): buffo che venga da fedeli alleati-ammiratori dello sterminatore Stalin – ovviamente mai ricordato nel dibattito – e del sistema sovietico, notoriamente ben più sistematicamente oppressivo di quello fascista, dittatura da dilettanti... Dall'intervento del sindaco Cenni, l'unico corposo della maggioranza (in assenza, a entrambe le sedute, dell'assessore Flores), già comunista, naturalmente: “...io credo che ci sia una differenza notevole tra l’istruzione pubblica e l’educazione nazionale, un concetto che addirittura viene dal periodo dell’Illuminismo. Quindi tra un’azione che da una parte ha per fine il raggiungimento della verità e della conoscenza, e una invece, l’educazione nazionale, che ha il compito di favorire opinioni e orientamenti. C’è una differenza profonda tra queste due categorie. La storia è stata, nel passato, ma lo sarà anche nel futuro, uno dei momenti più formidabili di educazione nazionale, perché, e il concetto è completamente diverso da quello di istruzione pubblica, perché i governi hanno sempre fatto prevalere una creazione selettiva, in certi casi perfino “arbitraria”, se la possiamo definire, dei fatti storici perché attraverso quel tipo di azione, i governi riuscivano a veicolare valori ed idee che sono consone al soggetto politico di quelle idee che in quel caso era l’uscita dal fascismo, la valorizzazione della Resistenza, una Costituzione che si fonda sui principi della Resistenza. Lo hanno fatto tutti i governi... c’è bisogno di un intervento dei poteri pubblici per offrire un’educazione nazionale, questa volta a livello locale, nella nostra città?... A proposito di una storia complessa e drammatica di 60 anni fa c’è bisogno davvero di questo? Io credo che le autorità pubbliche abbiano un compito, quello di favorire un contesto in cui ci possa essere una libertà di espressione e di opinione …è utile che anche attraverso la formazione di un comitato scientifico composto da studiosi di varie estrazioni si suggerisca in modo diretto un’interpretazione, una selezione o una contrapposizione addirittura di memorie? ... se noi vivessimo in un periodo in cui c’è una carenza storica di dibattito, non ci fossero istituzioni che questo dibattito lo alimentano, sono citate nel testo stesso della mozione, se ci fosse bisogno di supplire a carenze morali o di conoscenza anche più generali di uno sforzo di educazione nazionale. ... rischi di radicalizzare visioni interpretative diverse, di favorire una confusione di ruoli tra gli studi e la memoria, che rischia di eleggere la memoria ad arbitro della verità storica, mentre la verità storica si persegue con altri tipi di strumenti... siamo preoccupati del fatto che si debba mettere in piedi un meccanismo che ci porta in quel tipo di strettoia, nella confusione che viene tra confondere l’educazione nazionale con quello che poi è un ruolo, invece, che io ritengo importante, di un ente pubblico, di un soggetto pubblico di favorire un contesto in cui abbiano libertà di espressione tutti i tipi di memoria, sapendo che i tipi di memoria di cui si sta parlando non possono, ripeto, essere miscelati perché sarebbe dannoso, contribuirebbe a creare una ferita”.

Stampato in proprio nel giugno 2009, Siena, Via Duprè 99, [email protected]

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