Tra mondanità e ufficialità. Ancora sulla prima visita a Venezia del Gran Principe Ferdinando de\' Medici

October 1, 2017 | Autor: Giulia Giovani | Categoría: Music History, Venice, Florence, The Medici Effect, Florence, Renaissance Florence
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Descripción

Firenze e la musica

Fonti, protagonisti, committenza Scritti in ricordo di Maria Adelaide Bartoli Bacherini

A cura di Cecilia Bacherini, Giacomo Sciommeri e Agostino Ziino

ISTITUTO ITALIANO PER LA STORIA DELLA MUSICA ROMA 2014

ISTITUTO ITALIANO PER LA STORIA DELLA MUSICA Fondazione Presidente Agostino Ziino Consiglio di Amministrazione Bruno Cagli Giovanni Carli Ballola

Volume pubblicato con il contributo del Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo - Direzione Generale per lo Spettacolo dal Vivo e Direzione Generale Biblioteche e Istituti Culturali

Tutti i diritti riservati © 2014 Istituto Italiano per la Storia della Musica Via Vittoria, 6 – 00187 Roma Tel. (+39) 06.36000146 – http://www.iism.it Impaginazione a cura di Giacomo Sciommeri In copertina: Giuseppe Zocchi, Piazza della Signoria di Firenze, collezione privata ISBN: 978-88-95349-15-2

INDICE 7 11

Ricordo di Maria Adelaide di Raffaello Monterosso e Anna Maria Monterosso Vacchelli Una lettera interrotta e mai inviata di Maria Adelaide Bartoli Bacherini

13

FEDERICO BARDAZZI Musiche per la Divina Commedia

25

STEFANO CAMPAGNOLO Nota sul «più antico polifonista italiano del secolo XIV»

33

GIANLUCA D’AGOSTINO Ancora su Musica e Umanesimo: spigolature braccioliniane

45

JOHN NÁDAS Some New Documentary Evidence Regarding Heinrich Isaac’s Career in Florence

65

PEDRO MEMELSDORFF John Hothby, Lorenzo il Magnifico e Robert Morton in una nuova fonte manoscritta a Mantova

111

BLAKE WILSON Jannes, Jean Japart, and Florence

137

ANTHONY M. CUMMINGS The Semiotics of Ceremonial Space and Sound in Pope Leo X’s Rome

183

LAURA MELOSI Fasti medicei in una raccolta di nuptialia

189

JOHN WALTER HILL Francesca Caccini and Jacopo Peri: New Ascriptions

213

ALBERTO MAMMARELLA Echi cacciniani e ‘stile antico’ nel Prato di sacri fiori musicali di Antonio Brunelli (1612)

245

PIERO GARGIULO Da «favola» a «opera». Musica per il teatro da Euridice (1600) a Poppea (1643)

257

TERESA M. GIALDRONI Una nuova fonte per Uccialì: da Roma a Firenze, fra storia e mito

269

AGOSTINO ZIINO “Canzon da me ti parti, che non ti può dar vita altri, ch’il Sarti”: un omaggio poetico di Romolo Bertini a Domenico Sarti

283

ANTONELLA D’OVIDIO Sul mecenatismo musicale di Vittoria della Rovere, granduchessa di Toscana: alcune considerazioni

313

GIULIA GIOVANI Tra mondanità e ufficialità. Ancora sulla prima visita a Venezia del Gran Principe Ferdinando de’ Medici

341

GIOVANNI CARLI BALLOLA Le opere italiane di Cherubini

369

GREGORIO NARDI Il giovane Luigi Ferdinando Casamorata: spunti per un approfondimento sul primo Romanticismo a Firenze

397

ANTONIO CAROCCIA Un’amicizia epistolare: Mabellini e Florimo

441

MARCELLO DE ANGELIS Giovanni Rosadi interlocutore di Puccini e Mascagni e… la gelosia di Elvira

465

PAOLA GIBBIN La Sala Musica prima della Sala Musica. Vicende alle origini delle collezioni musicali della Biblioteca Nazionale Centrale di Firenze

477

JOHANNES STREICHER Le corrispondenze fiorentine di Arnaldo Bonaventura per la rivista «Musica» (1907-1912)

527

MILA DE SANTIS Presenze di Don Giovanni di Mozart nella drammaturgia musicale di Dallapiccola

551

Elenco delle principali pubblicazioni di Maria Adelaide Bartoli Bacherini

555

Indice dei nomi

Giulia Giovani

TRA MONDANITÀ E UFFICIALITÀ. ANCORA SULLA PRIMA VISITA A VENEZIA DEL GRAN PRINCIPE FERDINANDO DE’ MEDICI

Nel 2005, Leonardo Spinelli pubblicava in «Medioevo e Rinascimento» un esaustivo saggio sui due viaggi condotti dal Gran Principe Ferdinando de’ Medici a Venezia (1688 e 1696).1 Per la ricostruzione delle vicende lo studioso si avvaleva della consultazione delle carte custodite presso l’Archivio di Stato di Firenze, che consentono una puntuale disamina di quanto avvenuto principalmente in occasione del viaggio del 1688. Nel saggio, Spinelli poneva l’accento sugli spettacoli cui il Principe assisté, riportando alcuni passi delle lettere dell’abate Carlo Antonio Gondi, accompagnatore veneziano assieme al marchese Luca Casimiro degli Albizi, inviate con cadenza bisettimanale alla corte fiorentina.2 Senza entrare nello specifico musicale, Spinelli elencava numerosi eventi degni di nota come la visita a chiese, monasteri, conventi, case di pittori e scuole di confraternite, la partecipazione alle rappresentazioni date nei teatri cittadini e alle feste nei palazzi. Egli, inoltre, citava una festa all’Arsenale, una tauromachia in campo Santa Maria Formosa e una regata: eventi, questi, organizzati ufficialmente in onore del Principe.

1

LEONARDO SPINELLI, Le esperienze veneziane del principe Ferdinando de’ Medici e le influenze sulla politica spettacolare e dinastica toscana (1688-1696), «Medioevo e Rinascimento», XVI n.s., 2005, pp. 159-199; numerosi riferimenti ai viaggi si trovano in ID., Il principe in fuga e la principessa straniera. Vita e teatro alla corte di Ferdinando de’ Medici e di Violante di Baviera (1675-1731), Firenze, Le Lettere, 2010. 2

I documenti fiorentini citati sono custoditi in Archivio di Stato di Firenze (d’ora in avanti ASF), filza 6388 (Viaggi di vari principi di casa Medici; Lettere del Sig. Abate Gondi scritte alla Segreteria di Stato di S.A.S. dal dì 18 Xbre 1687 sino al dì 26 Aprile 1688, le quali lettere ragguagliano il viaggio del Ser.mo Principe di Toscana; et alcune di esse son scritte doppo il ritorno dell’istesso Sig. Principe a Firenze nel tempo della dimora della Corte a Pisa, et all’Ambrosian contenendo qualche particolare relativo al trattato di matrimonio tra il pred.o Sig. Principe et la Sig.ra Principessa Violante di Baviera).

314 GIULIA GIOVANI L’interesse dello studioso per i viaggi del Gran Principe era rivolto sostanzialmente a evidenziare come le esperienze veneziane (in particolare l’assistere di Ferdinando alla trasformazione di luoghi non originariamente destinati allo spettacolo in veri e propri teatri a cielo aperto) avessero influenzato le operazioni di ammodernamento dello spazio scenico nel teatro di via della Pergola, influito nella costruzione dello stanzone delle commedie nella villa di Pratolino, nell’edificazione del teatro delle marionette e nella ristrutturazione del teatro delle commedie di Livorno. Questo saggio propone, invece, una rilettura delle carte fiorentine ponendo particolare attenzione agli aspetti musicali, essendo i documenti ricchi di informazioni in proposito e restituendo un notevole spaccato di vita musicale nella Serenissima. Il Gran Principe Ferdinando de’ Medici (1663-1713) partì per Venezia il 18 dicembre 1687. Il suo agognato viaggio – vero e proprio prezzo da pagare da parte di Cosimo III affinché il figlio acconsentisse alle nozze con Violante di Baviera – fu accompagnato dalle raccomandazioni paterne circa la necessità che il rampollo mantenesse un comportamento degno del suo rango. Nella lettera alla moglie Marguerite Louise d’Orleans, infatti, Cosimo espresse alcune condizioni necessarie affinché il viaggio potesse essere concesso: Ferdinando avrebbe dovuto «astenersi da’ divertimenti dannosi all’anima, e non permessi dalla legge divina et impropri alla condizione d’un Principe», non avrebbe dovuto «familiarizzare indecentemente con musici e con commedianti reputati nelle leggi per genti infame», né «intervenire nelle conversazioni e molto meno ne’ festini delle meretrici».3 Affinché il Gran Principe si comportasse in modo retto, Cosimo III incaricò il marchese Luca Casimiro degli Albizi di vigilare su lui costantemente. Nonostante ciò, Ferdinando non subì limitazioni poiché – grazie all’uso della maschera e alla libertà concessagli dal viaggiare in incognito – frequentò piazze, ridotti, teatri, parlatoi di monache e case private. Il tragitto per raggiungere Venezia da Firenze durò quasi un mese, avendo il Principe sostato a Bologna, Modena, Reggio Emilia, Parma, Piacenza e

3

ASF, Mediceo del principato, carteggio di Margherite Louise d’Orleans, filza 6265, inserto 19; parzialmente trascritto in SPINELLI, Le esperienze veneziane, cit., p. 164.

SULLA PRIMA VISITA DI FERDINANDO DE’ MEDICI A VENEZIA

315

Milano.4 Arrivato a Venezia nella notte tra il 16 e il 17 gennaio 1688,5 Ferdinando fu accolto da quattro patrizi nominati dalla Serenissima Repubblica al fine di assisterlo durante la permanenza. Questi lo condussero al Palazzo di Giovanni Francesco Morosini a Cannaregio, dove Ferdinando risiedé per tutto il Carnevale e parte della Quaresima. Il Gran Principe con il suo seguito, che secondo gli avvisi vaticani era costituito di quaranta persone,6 risiedette comodamente negli appartamenti del Morosini, al quale furono aggiunti almeno cento letti per l’occasione.7 La giornata veneziana di Ferdi4

Per dettagli sulle soste in queste città si rimanda a SPINELLI, Le esperienze veneziane, cit.

5

Venezia, Biblioteca Nazionale Marciana (d’ora in avanti I-Vnm), Ms. It. VI, 465 (=12109), c. 112r-v: «Venetia 24 Genaro 1688. […] Sabbato della passata arivò qui alle 23 hore in circa il Serenissimo Gran Principe di Toscana con poco seguito di Cavalieri, e persone della sua Corte, e si portò ad alogiare nel Palazo dell’Eccellentissimo Signor Morosini a San Canciano, e fu servito dal Signor Marchese Malvezzi, Signor Conte Aldrovandi cavalieri bolognesi, e da esso Signor Morosini la matina seguente in diverse di queste Chiese, et tutte queste sere ha gradito Sua Altezza la recita dell’opere musicali, et la Serenissima Repubblica gli ha assegnati quatro principali Senatori per servire l’Altezza Sua durante il suo sogiorno, e sono gl’Eccellentissimi Signori Morosini dove aloggia Sua Altezza, Alvise Capello, Giovanni Mocenigo, e Tiepoli, quali si metono all’ordine con livree, e gondole, havendone 4 di sua raggione il signor Principe con rica livrea. Li Signori Ambasciatori mandarono a complimentare Sua Altezza, quale spedì in un istesso tempo tre de suoi Gentilhomeni a rendergliele, e ciò a fine di scansare l’ogetto delle precedenze. […]». I quattro nobili nominati dalla Serenissima furono Giovanni Francesco Morosini, Giovanni Domenico Tiepolo, Giovanni Mocenigo e Giovanni Battista Venier (e non Alvise Capello, come scritto nell’avviso). 6

Archivio Segreto Vaticano (d’ora in avanti ASVat), Avvisi di Venezia, 10 gennaio 1688: «[…] La settimana seguente si aspetta qui il Signor Principe di Toscana che verrà alloggiato nel Palazzo del Signor Morosini del Giardino dice si conduca di suo seguito 40 persone e che si debba trattenere in questa Città quindeci o 20 giorni e perché lunga dimora non habbia voluto permette a ‘l Giovanni Francesco Morosini alcun trattamento ma solo ha accetato il comodo del Palazzo. […]». Il Palazzo Morosini del Giardino aveva due facciate, una in Campiello Valmarana, l’altra sul Rio di San Canciano, quest’ultima decorata da affreschi di Paolo Veronese e stucchi di Alessandro Vittoria. 7

ASVat, Avvisi di Venezia, 24 gennaio 1688: «[…] Secondo che s’avvisò con le passate aspettarsi il Gran Principe di Toscana a momenti, così ci giunse sabato sera da Padova senz’esservisi fermato. Gode hora l’Altezza Sua la città, con farsi conoscer benigno, et assai disinvolto, alloggiando, come di già stava preparato, nel Palazzo Morosini detto del Giardi-

316 GIULIA GIOVANI nando de’ Medici iniziava consuetudinariamente con la partecipazione a una messa, seguita dalla visita ai luoghi di culto8 e al pranzo nei suoi alloggi, cui spesso partecipavano alcuni nobiluomini veneziani (frequentatore abituale era l’impresario abate Vincenzo Grimani) oltre l’onnipresente marchese degli Albizi. Nel pomeriggio il Principe indossava la maschera e si recava a passeggiare in Piazza San Marco e sotto le Procuratie; qui prendeva il caffè, conversava col proprio seguito e con altri soggetti in maschera che incontrava. Salvo negli ultimi giorni di Carnevale, il Principe trascorreva molto tempo nei ridotti in attesa dell’inizio delle opere.9 L’andamento della giornata subiva modifiche il venerdì, essendo vietato uscire in maschera durante il giorno, e nel periodo di Quaresima, quando alla passeggiata e ai divertimenti serali era sostituita la frequentazione di chiese e ospedali. Variazioni al consueto programma si ebbero, come vedremo, in occasione di feste organizzate dalle autorità veneziane per celebrare ufficialmente il Principe.

no. E per quanto non sia scarso il numero de Cavalieri, et altra famiglia, v’hanno tutti ogni comodo, sendovi alzati per essi circa 100 letti che si restringa l’habitatione, che vi fu lo stesso Signor Morosini. […]». 8

Durante la permanenza a Venezia, Ferdinando de’ Medici andò alle funzioni delle basiliche di San Marco, dei Santi Giovanni e Paolo, dei Frari, nelle chiese di San Giorgio Maggiore, San Francesco della Vigna, di San Salvador, di San Nicolò da Tolentino, della Madonna dell’Orto, di Santa Maria del Carmine, dei Santi Apostoli, del Santissimo Redentore, di Santa Maria dei Miracoli, di San Moisè, di San Zaccaria (per ascoltare il predicatore Mazzolini in tempo di Quaresima), di San Luca, nella chiesa dell’Ospedale degli Incurabili. Durante la visita a San Giorgio Maggiore, il Principe ammirò Le nozze di Cana di Paolo Veronese (ASF, Mediceo del Principato, filza 6388, c. 825v); ugualmente impressionato rimase dai dipinti di Tiziano e Tintoretto nella Scuola Grande di San Rocco (ivi, c. 838r) e in quella di Santa Maria Formosa (ivi, c. 823r), dai dipinti nella Chiesa della Madonna dell’Orto (ivi, c. 825v). 9

Gondi ogni giorno riferisce della frequentazione dei ridotti; la consuetudine venne meno soltanto negli ultimi giorni di Carnevale. Nella lettera del 3 marzo 1688 (ASF, Mediceo del Principato, filza 6388, c. 787r), infatti, si legge come il Principe aspettasse l’ora di recarsi a teatro in casa «avendo da qualche tempo in qua tralasciato di condursi al ridotto. […]».

SULLA PRIMA VISITA DI FERDINANDO DE’ MEDICI A VENEZIA

317

Venezia mondana: i teatri Con l’arrivo del Gran Principe in città in occasione della stagione di Carnevale fu concessa licenza all’uso delle maschere.10 Attrattiva principale per Ferdinando furono certamente le opere in musica date nei teatri della città (San Moisè, San Luca, Sant’Angelo, Santi Giovanni e Paolo, San Giovanni Grisostomo). Secondo i documenti, infatti, durante l’intero Carnevale Ferdinando tralasciò di recarsi a teatro soltanto in due occasioni: mercoledì 18 febbraio, poiché raffreddato, e lunedì 23 febbraio, impegnato nella festa in suo onore a Palazzo Mocenigo. Sarebbe tuttavia erroneo pensare che il Principe assistesse ogni giorno alla rappresentazione di un’opera per intero. Dalla TABELLA 1 – nella quale sono riportati giorno per giorno i dati sulla frequentazione del Principe dei teatri – si deduce come Ferdinando dedicasse soltanto un’intera notte a ogni opera. Salvo in occasione della loro prima rappresentazione, infatti, le lettere testimoniano come Ferdinando passasse frequentemente da una sala a un’altra frequentando i palchetti nei quali incontrava i patrizi cittadini o altri personaggi in visita a Venezia. Il presenziare a più rappresentazioni durante la stessa notte permetteva al Principe di conoscere molte persone di rango. Tale modalità di fruizione dello spettacolo, sebbene andasse a scapito dell’unità drammaturgica delle opere, favoriva certamente la socializzazione del Principe tanto che la scelta di frequentare un teatro piuttosto che un altro non era dettata dall’apprezzamento per le musiche e gli interpreti quanto dai gradevoli incontri che si sarebbero potuti fare nei palchi. Esemplare è il caso del teatro prediletto dal Gran Principe, il San Luca, nel quale incontrò il Principe di Brunswick (martedì 27 gennaio), il Con10

I-Vnm, Ms. It. VI, 465 (=12109), c. 110r: «Venetia 17 Genaro 1687 [more veneto]. Si trova qui uno de Principi della Casa di Sassonia, e vi concorrono quantità di Cavalieri di Germania, et altre parti per godervi il Carnevale, e in breve si darà principio alla recita dell’altre opere musicali nei soliti Teatri, e gionto sia il Gran Principe di Toscana s’aprirà il Carnevale con il darsi licenza alle maschere. […]». Secondo gli avvisi di Venezia (ASV, Inquisitori di Stato, busta 705, 24 gennaio 1687 [more veneto]) la licenza per le maschere fu concessa lunedì 19 gennaio ma i documenti dimostrano come il Principe già uscisse in maschera domenica 18; la data di domenica è avvalorata anche dal documento in ASF, Mediceo del Principato, filza 3044 (Lettere di maestri di posta a Venezia), c. 49r.

318 GIULIA GIOVANI te di Ossech (venerdì 30 gennaio) e il Principe Cesare d’Este (martedì 2 marzo). A organizzare gli incontri era sovente l’ospite Morosini.11 Il primo impatto del Principe con l’opera veneziana avvenne appena giunto in città. Già sabato e domenica (17 e 18 gennaio) Ferdinando de’ Medici si recò al Teatro San Giovanni Grisostomo, di proprietà dei fratelli Grimani: […] stimò bene l’Altezza Serenissima di prendere più riposo che poteva, onde nella mattina della passata domenica tardi si levò da letto, conducendosi alla messa nella Chiesa de’ Santi Gio. et Paolo […]. Si terminò poi la sera da Sua Altezza andando mascherato […] al ridotto, et doppo all’opera in musica nel teatro da San Giovanni Crisostomo, ove era pure stata la sera precedente […].12

Il Principe con il suo seguito assistettero, quindi, alla prima rappresentazione di Orazio (libretto e musica attribuiti rispettivamente a Vincenzo Grimani/Girolamo Frisari e Giuseppe Felice Tosi), dedicato all’Elettore di Baviera Massimiliano II Emanuele, nel quale cantò Vittoria Tarquini detta “la Bombace”.13 Il debutto della Tarquini sulle scene veneziane ebbe notevole impatto se il nobile Antonio Ottoboni scrisse per l’occasione un sonetto nel quale inneggiava alle doti canore e alla bellezza della donna nell’interpretare il ruolo di Giunia:14 11

Cfr. ASF, Mediceo del Principato, filza 6388, c. 817v: «Non devo defraudare l’obbligante cortesia del Signor Giovanni Francesco Morosini, quale nelle sere a’ teatri introduce l’Altezza Serenissima per varij palchetti ove si trova di questa nobiltà mascherata per far non solo acquistar conoscenze a Sua Altezza, ma perché possino questi nobili aver modo anche di discuter seco». 12

Ivi, filza 6388, c. 851r.

13

Cfr. LEONE ALLACCI, Drammaturgia accresciuta e continuata fino all’anno MDCCLV, Venezia, Giambattista Pasquali, 1755, col. 577; CLAUDIO SARTORI, I libretti italiani a stampa dalle origini al 1800: catalogo analitico con 16 indici, Cuneo, Bertola e Locatelli, 1990, n. 17319; ELEANOR SELFRIDGE-FIELD, A New Chronology of Venetian Opera and Related Genres, 1660-1760, Stanford, Stanford University Press, 2007, pp. 184-185. 14

Biblioteca del Museo Correr di Venezia, d’ora in avanti I-Vmc, ms Correr 319: Trattenimenti poetici dell’eccellentissimo Sig. Principe D. Antonio Ottoboni, c. 27r. Sui Trattenimenti cfr. MICHAEL TALBOT - COLIN TIMMS, Music and Poetry of Antonio Ottoboni (1646-1720),

SULLA PRIMA VISITA DI FERDINANDO DE’ MEDICI A VENEZIA

319

Alla Sig.a Giunia Bolognese, | famosissima Cantatrice O del felsineo Ciel musico vanto, O dell’Adriaco Mar dolce Sirena; Primo onor de’ Coturni, e della Scena, Vera idea delle Grazie, e Dea del canto. Sul labbro tuo reca diletto il pianto, E dai col riso armoniosa pena, Né veder sa chi per te gode o pena Se l’occhio o il labbro tuo formi l’incanto. Per affetto e stupor la fiamma, e il gelo Ne’ petti unisci, e dell’invidia e scherno Ti dan Fama, ed Amor la tromba, e il telo.

5

10

Dirà l’Adria di te con grido eterno: Fu Giunia ai sensi armonioso Cielo, Giunia fu ai cori un amoroso Inferno.

È proprio in occasione delle recite di Orazio e grazie alla mediazione di Vincenzo Grimani, che probabilmente avvenne il primo incontro tra Ferdinando de’ Medici e la cantante. Com’è noto, la Tarquini e Ferdinando de’ Medici si incontreranno nuovamente a Venezia nel 1696, in occasione del secondo viaggio del Principe. Questa volta, alla chiusura della stagione teatrale, la cantatrice si trasferirà a Firenze al servizio di Ferdinando, scatenando le ire del Granduca Cosimo III e una disputa con il castrato veneziano Cecchino de’ Castris.15 in Händel e gli Scarlatti a Roma. Atti del convegno internazionale di studi (Roma, 12-14 giugno 1985), a cura di Nino Pirrotta e Agostino Ziino, Firenze, Olschki, 1987, pp. 367-438. Secondo FRANCESCO CAFFI, Indice de’ drammi di S. Gio: Grisostomo (I-Vnm, Ms. It. IV, 748 [=10466], cc. 44-100), la cantante era affiancata da Giacomo Filippo Cabella (Orazio), Laura Spada (Sabina), Tomaso Bovi (Leno), Nicola Tricarico (Flavio), Alessandro Girardini (Curiazio), un «basso di Polonia» (Tullo), Giovanni Maria (Decio), un prete servita (Floro). Cfr. HARRIS SHERIDAN SAUNDERS, The repertoire of a Venetian opera house (1678-1714): the Teatro Grimani di San Giovanni Grisostomo, Cambridge, Harvard University dissertation, 1985 (UMI, Ann Arbor, 1985), p. 453. 15

La cantante fu al servizio di Ferdinando de’ Medici dal 1698 al 1710, cantando regolarmente nel teatro della Villa medicea di Pratolino. Sull’argomento cfr. CARLO VITALI, “Tar-

320 GIULIA GIOVANI Dopo le due sere al San Giovanni Grisostomo, lunedì 19 gennaio il Principe si recò al Teatro Sant’Angelo, dove ascoltò La fortuna tra le disgrazie (libretto di Rinaldo Cialli, musica di Paolo Biego), dedicato al procuratore di San Marco Francesco Savorgnano, nella quale cantò Bernardo da Rimini.16 Secondo la cronaca riportata in «Pallade Veneta» l’opera debuttò al Teatro Sant’Angelo il 9 gennaio; gli avvisi di Venezia, tuttavia, ne danno notizia il 19 dello stesso mese in coincidenza con la presenza di Ferdinando de’ Medici. È altamente probabile, quindi, che la prima rappresentazione dell’opera fosse avvenuta effettivamente lunedì 19 gennaio. Il giorno seguente il Gran Principe tornò nei teatri già visitati e assistette alle prove de Il Gordiano (libretto attribuito ad Adriano Morselli, musica di Domenico Gabrielli) al Teatro San Luca dedicato al Principe di Brunswick e Lüneburg, che debutterà il

quini, Vittoria”, sub voce, in The Cambridge Handel Encyclopedia, edited by Annette Landgraf and David Vickers, New York, Cambridge University Press, 2009, pp. 630-631; FRANCESCO LORA, I drammi per musica di Giacomo Antonio Perti per il teatro della Villa medicea di Pratolino (1700-01; 1707-10), Tesi di Dottorato, Università di Bologna, 2012. Il manoscritto intitolato Vita, e morte del Ser:mo Gran Principe | Ferdinando di Toscana, custodito alla Biblioteca Nazionale Centrale di Firenze (collocazione II_IV_615), riassume la vicenda alle cc. 6r-v con le seguenti espressioni: «[…] Era la Bambagia una famosa musica, ed aveva un grazia, ed una bellezza eguale al moto di ogni sua azione, tanto in scena, che altrove, con cui aveva incatenato il Principe, con gelosia della Principessa Violante, e del Gran Duca medesimo; che vedeva il figliuolo involto in tutte le sorti di semplicità; onde Egli nel suo interno odiava Checco al pari della Bambagia, e con un tiro di politica procurava, se possibile era, almeno staccarne uno de’ due, dal fianco del Principe. […]». Per la lettura integrale della fonte si rimanda alla digitalizzazione disponibile sul portale della Biblioteca Nazionale Centrale di Firenze Grand Tour. Il viaggio in Toscana dei viaggiatori inglesi e francesi dalla fine del XVII secolo agli inizi del XIX secolo, (link attivo al 21.11.2014); del manoscritto esistono due ulteriori versioni, in Biblioteca Marucelliana di Firenze (collocazione C.c.s.3) e in ASF (MM 458 olim 781). 16

ASF, Mediceo del Principato, filza 6388, c. 852v. Cfr. ALLACCI, Drammaturgia, cit., col. 367; SARTORI, I libretti, cit., nn. 10797, 10798; SELFRIDGE-FIELD, A New Chronology, cit., pp. 182-183; la partecipazione di Bernardo da Rimini è attestata in «Pallade Veneta», gennaio 1688, p. 64, pubblicato in ELEANOR SELFRIDGE-FIELD, Pallade Veneta. Writings on music in Venetian society, 1650-1750, Venezia, Fondazione Levi, 1985, pp. 201-202.

SULLA PRIMA VISITA DI FERDINANDO DE’ MEDICI A VENEZIA

321

giorno appresso alla presenza di Ferdinando.17 Giovedì 22 gennaio fu il turno del Teatro San Moisè, dove debuttò La Corilda overo L’amore trionfante della vendetta (libretto e musica attribuiti rispettivamente a Paolo Emilio Badi e Francesco Rossi) dedicata a Ferdinando Carlo Gonzaga, duca di Mantova.18 Lo stesso giorno il Gran Principe assisté anche a L’Amazone Corsara ovvero L’Alvilda, regina de’ Goti (libretto di Giulio Cesare Corradi, musica di Carlo Pallavicino) al Teatro dei Santi Giovanni e Paolo; opera dedicata a Nicolò Grimaldi19 cui presero parte, secondo «Pallade Veneta», «sette cantanti de’ più gratiosi che apprendessero già mai il valor delle note sotto l’ali maestre d’Apollo».20 Il teatro era anch’esso di proprietà dei Grimani, descritto dal cronista di «Pallade Veneta» come particolarmente apprezzato per la sontuosità degli abiti di scena, la maestosità dei giardini e delle fontane riprodotti sul palcoscenico. Consumate in una sola settimana le novità operistiche veneziane, Ferdinando non disdegnò di assistere alle commedie. I documenti al riguardo, purtroppo, sono alquanto generici riferendo di «commedie» o «commedie degli istrioni» (5, 9 e 12 febbraio),21 di una commedia recitata dalle monache del convento di San Lorenzo (3 febbraio; alla quale non è spe-

17

ASF, Mediceo del Principato, filza 6388, cc. 845r, 853v. Cfr. ALLACCI, Drammaturgia, cit., col. 423; SARTORI, I libretti, cit., nn. 12436, 12437; SELFRIDGE-FIELD, A New Chronology, cit., p. 183; «Pallade Veneta», gennaio 1688, pp. 73-81, pubblicato in SELFRIDGE-FIELD, Pallade Veneta, cit., pp. 203-205. È probabile che il Principe abbia assistito anche a La fedeltà sfortunata, «dramma per musica a 3» con musica di Giovanni Battista Rossi dedicato anch’esso al Principe di Brunswick. 18

ASF, Mediceo del Principato, filza 6388, c. 845v. Cfr. ALLACCI, Drammaturgia, cit., col. 219; SARTORI, I libretti, cit., n. 6656; SELFRIDGE-FIELD, A New Chronology, cit., pp. 183184; «Pallade Veneta», gennaio 1688, pp. 73-81, pubblicato in SELFRIDGE-FIELD, Pallade Veneta, cit., pp. 203-205. 19

ASF, Mediceo del Principato, filza 6388, c. 845v. Cfr. ALLACCI, Drammaturgia, cit., col. 44; SARTORI, I libretti, cit., n. 1174; SELFRIDGE-FIELD, A New Chronology, cit., p. 184. 20

«Pallade Veneta», gennaio 1688, pp. 73-81, pubblicato in SELFRIDGE-FIELD, Pallade Veneta, cit., pp. 203-205. 21

ASF, Mediceo del Principato, filza 6388, cc. 815v, 817v, 820r.

322 GIULIA GIOVANI cificato se il Gran Principe assisté)22 e di una «commedia de’ moscoviti» data in tempo di Quaresima.23 Nuova linfa vitale alle giornate di Ferdinando venne dalla seconda produzione del San Giovanni Grisostomo. Sabato 14 febbraio, infatti, vi fu la prima di Carlo il Grande24 (testo attribuito ad Adriano Morselli, musica di Domenico Gabrielli), opera dedicata proprio al Principe nella quale cantò la stessa compagnia già ingaggiata per l’Orazio (quindi anche Vittoria Tarquini) con, in aggiunta, Angiola Gringher (Alcina) e Faustin Marchesi (Medoro).25 CARLO | IL GRANDE | DRAMA PER MVSICA | Da Rappreſentarſi nel Famoſiſſimo | Teatro Grimano di S. Gio: | Griſoſtomo l’Anno 1688. | CONSACRATO | All’Altezza Sereniſſima | DI | FERDINANDO | DE’ MEDICI | GRAN PRINCIPE | Di TOSCANA, &c. | IN VENETIA, M.DC.LXXXVIII. | Per Franceſco Nicolini. | Con Licenza de’ Superiori, e Priuil.

La dedica al Gran Principe, firmata dallo stampatore Nicolini, è un inno alla casata dei Medici. Sono, infatti, citati il Granduca Cosimo III, i tre papi della famiglia Medici Leone X, Clemente VII e Leone XI, le regine di Francia Caterina e Maria de’ Medici, il prossimo matrimonio del Gran Principe con Violante di Baviera. SERENISSIMA | ALTEZZA. | Parue, ch’è ragione foſſe | fauoleggiato da Heſio- | do, che Minerua na- | ſceſſe dal Capo di Gioue, | per additare con queſto | ſenſo Tropologico, che le Lette- | re ſono figlie della protettione de’ | GRANDI. Quindi è, che ſotto l’Im- | perio d’AVGVSTO, e di TRAIA- | NO ſi viddero honorati in Roma | con gl’Oratori, li Poeti, ed Hiſtorici | più famoſi. E ne’ ſecoli moderni non | inuidia l’ARNO i Cigni più canori | al TEBRO: mercè, che ricouerata la | VIRTV’ nella Reggia del Sereniſs. | GRAN DVCA COSMO Padre | di V.A. s’ammirano nella Città de’ | FIORI ingegni così fioriti, che ſeco | la perde la ſtudioſa RHODO, e | l’antica ATHENE. Moſſo perciò da | tal eſempio, laſciato in retaggio al- | la Sereniſs. CASA MEDICI dal Set- | timo ſuo CLEMENTE, e dalli due | ſuoi 22

Ivi, c. 824v.

23

ASF, Mediceo del Principato, filza 1577, c. 146r.

24

ASF, Mediceo del Principato, filza 6388, c. 816r. Cfr. ALLACCI, Drammaturgia, cit., col. 166; SARTORI, I libretti, cit., n. 5107; SELFRIDGE-FIELD, A New Chronology, cit., p. 186. 25

SAUNDERS, The repertoire of a Venetian opera house, cit., p. 453.

SULLA PRIMA VISITA DI FERDINANDO DE’ MEDICI A VENEZIA

323

celebrati LEONI, ch’al pari | dell’Alloro CESAREO innalzarono | il CAMAVRO del VATICANO, | ardiſco di conſecrare all’A.V.S. il | preſente DRAMA; nel quale rap- | preſentandoſi le attioni Heroiche di | quel CARLO MAGNO da cui per | linea Materna l’A.V. diſcende; de- | uo ſperarne l’aggredimento, col do- | nare vn CESARE della FRANCIA | à chi ſi pregia d’eſſer Tralcio illuſtre | d’vna proſapia, che diede due RE- | gine alle GALLIE, e dal SANGVE | REALE DE’ BORBONI traſſe i | natali. Certo è, ch’il MARE del- | l’ADRIA non apparue mai più fe- | ſtante, ch’alla comparſa di sì GRAN | PRINCIPE; onde il canto delle ſue SIRENE è vn’homaggio douuto al | merito di V.A. i di cui LEGNI | guerrieri fecero riſuonare co’ lor | Trionfi le ſpiaggie del Peloponneſo, | e le ſue valoroſe Truppe ſommini- | ſtrarono i fiati alla Fama per decan- | tare le loro impreſe nella DALMA- | TIA, ed hora aſpettano ‘l Mondo | Chriſtiano, che da proſſimi auſpica- | ti HIMENEI dell’A.V. rinaſcano | per maggior propagatione delle | GLORIE TOSCANE, nuoui COS- | MI, e nuoui FERDINANDI, quali | portino ſopra la punta delle loro ſpa- | de alle più incognite Clime la vera | Fede. E qui humiliato mi raſſegno | Di V.A. Sereniſs. | Humiliſs. Diuotiſs. & Oßeq. Seru. | Franceſco Nicolini.

Benché non vi siano fonti a testimoniarlo, è presumibile che il Principe abbia assistito a La pena degli occhi al Teatro San Moisè (librettista sconosciuto, musica di Francesco Rossi);26 pure dovette presenziare all’esecuzione di Floridea,27 dramma di Giulio Panceri con musica di diversi autori dedicato al patrizio Quintiliano Rezzonico. Come dichiarato nell’avviso «A chi legge» del libretto, il dramma fu rappresentato «in un domicilio privato» nel quale «poche martellate hanno fatto sorgere una Scena», ovvero Ca’ Bellegno in Calle de’ Proverbi, situata nella contrada dei Santissimi Apostoli. È «Pallade Veneta» a descrivere una rappresentazione di Floridea nella quale, in veste di sirene, comparivano sei cantanti, «amazzoni dell’arte musica».28

26

Cfr. ALLACCI, Drammaturgia, cit., col. 618; SARTORI, I libretti, cit., n. 18354; SELFRIDA New Chronology, cit., pp. 186-187. L’opera debuttò al San Moisè il 26 febbraio. GE-FIELD,

27

Cfr. ALLACCI, Drammaturgia, cit., col. 364; SARTORI, I libretti, cit., n. 19701; SELFRIDA New Chronology, cit., p. 185.

GE-FIELD, 28

«Pallade Veneta», gennaio 1688, pp. 73-81, pubblicato in SELFRIDGE-FIELD, Pallade Veneta, cit., pp. 203-205.

324 GIULIA GIOVANI «Questi sono li spassi et i divertimenti dei prìncipi e forastieri concorsi», affermò il cronista di «Pallade Veneta»;29 il Principe Ferdinando, tuttavia, partecipò anche a numerosi altri appuntamenti mondani, puntualmente registrati da Carlo Antonio Gondi. Venezia mondana: feste di dame e accademie Martedì 3 febbraio, dopo aver assistito alla rappresentazione al San Luca, il Gran Principe Ferdinando assisté a una «veglia privata di Dame onoratissime in numero di trenta o quaranta, che ha titolo di dar questo trattenimento a Gentilhuomini». La festa, data in casa dell’Ammiraglio del porto, consisté in un ballo in maschera, proseguì con una cena e un «divertimento di poesia all’improvviso».30 Lo stesso tipo di intrattenimento fu offerto al Principe mercoledì 3 marzo quando, in occasione di un «ballo tutto di Gentildonne et di nobili loro mariti o parenti» in casa Bragadin, Ferdinando intervenne in «un ballo alla moda del paese, et due alla francese».31 Il ballo, momento saliente delle feste private veneziane cui il Principe partecipava, fu anche al centro di quella organizzata in suo onore a palazzo Mocenigo lunedì 23 febbraio. Durante la festa, infatti, «cominciò il ballo alla moda del paese che è di andar camminando per tutte le stanze per le quali si trovano concerti di violini et altri instromenti».32 La festa a palazzo Mocenigo fu grandiosa grazie all’idea del Procuratore di unire i suoi tre palazzi e aprirli al pubblico; nonostante ciò, Gondi scrisse come fosse stato difficile spostarsi da una stanza a un’altra a causa del gran numero di persone che intervennero. Durante la festa, che impressionò certamente gli astanti, il Principe fu omaggiato con «trentacinque grandi bacili di confettura nobile, aven-

29

Ibidem.

30

ASF, Mediceo del Principato, filza 6388, c. 824r.

31

Ivi, c. 788r. La stessa sera si tenne una «Conversazione di musica de’ nobili in Canal Regio», ma il Gran Principe non vi intervenne. 32

Ivi, c. 788r.

SULLA PRIMA VISITA DI FERDINANDO DE’ MEDICI A VENEZIA

325

do usata la finezza di porre ‘l stemma di Sua Altezza sopra tutte le paste»; furono inoltre distribuite «acque et sorbetti».33 In «Pallade Veneta» i riferimenti a «pubbliche cortesie e regali soliti» per il Gran Principe sono associati ai ricordi di festini e «balli decorosi, ricchi et ornati delle più belle idee di femine che vivino sotto questo cielo».34 Sebbene ognuno dei quattro nobili veneziani incaricati di accompagnare Ferdinando avesse organizzato una festa da ballo nella propria abitazione, nessuna raggiunse il livello di quella in casa Mocenigo. Nelle lettere alla corte fiorentina, Gondi riferì della partecipazione del Principe Ferdinando a un’accademia musicale tenuta la sera di martedì 24 febbraio. In quell’occasione il Principe suonò il gravicembalo, mentre il Senatore Donato35 il contrabbasso: […] nella sera [Giovanni Francesco Morosini] introdusse Sua Altezza in una Accademia tutta di musica, composta di soli nobili al numero di circa sessanta che stanno applicati al studio di varij strumenti musicali et si radunano in un Casino del Signor Tenente Duodo situato quasi nella fine del Canal Regio. Tra quei Signori uno fa da mastro di cappella, et in onore dell’Altezza Serenissima fecero varij bellissimi concerti, et rimasero sodisfatti di Sua Altezza che con essi molto si familiarizzò, et accompagnò una delle loro sinfonie toccando il Gravicembalo venendo nell’istesso tempo sonato il contrabasso dal Senatore niccolotto Donato. […]36

Gondi, nella sua lettera, tralasciò di rilevare un momento musicale registrato, invece, nelle corrispondenze inviate da Venezia a Modena. Camillo Marchesini, corrispondente a Venezia per conto degli Este, in occorrenza di sabato 13 marzo scrisse di un divertimento in casa Mocenigo nel quale «una cantatrice di ciascuno de’ sei teatri aperti qui il decorso carnevale, deve far prova di

33

Ivi, cc. 795v-800r.

34

«Pallade Veneta», febbraio 1688, pp. 63-65, pubblicato in SELFRIDGE-FIELD, Pallade Veneta, cit., pp. 208-209. 35

Trattasi probabilmente del senatore Natale Donato.

36

ASF, Mediceo del Principato, filza 6388, c. 800v.

326 GIULIA GIOVANI sua virtù».37 Nello stesso documento Marchesini riportò che «si replicherà un’altra sera tal funzione per lo Serenissimo di Mantova, che pure è qui» testimoniando, di fatto, come il recital delle primedonne dei teatri d’opera veneziani fosse un omaggio consuetudinariamente offerto ai nobili di rango. Gli omaggi al Gran Principe furono certamente in numero maggiore rispetto a quelli testimoniati dalle fonti documentarie se nel 1688 il compositore bresciano Benedetto Vinaccesi dedicò a Ferdinando un volume di cantate (Il consiglio delli amanti overo Cantate da camera à voce sola. In Venetia 1688), oggi perduto.38 Venezia sacra: musica in tempo di Quaresima Benché gli intrattenimenti profani fossero prevalenti durante il Carnevale, la penna di Gondi non tralasciò di annotare le circostanze in cui il Principe apprezzò la musica sacra. Già durante la prima settimana di permanenza di Ferdinando a Venezia abbiamo notizia della sua visita alla Chiesa di San Lorenzo, annessa al monastero benedettino femminile, durante la quale il Principe apprezzò la musica diretta da Giovanni Legrenzi: […] Chi sente la musica sotto l’erudita battuta del Signor Legrenzi non sa distinguere se sia in terra o in cielo. Ivi si solennizzò li 20 del cadente la festa del gran martire Sebastiano, ove non solo la nobiltà tutta concorse, ma il Serenissimo Gran Principe di Toscana decorò quella chiesa con la sua presenza, come seguì ancora d’altri Principi e soggetti di gran merito. Cantò la mattina un motetto et il giorno un salmo a voce sola il sopra da me nominato Don

37

Archivio di Stato di Modena, Archivio segreto estense, Cancelleria, Ambasciatori, agenti e corrispondenti all’estero, Venezia, Camillo Marchesini, busta 125, 13 marzo 1688. 38

Il volume di cantate di Vinaccesi è citato da Leonardo Cozzando nella Libraria bresciana, Brescia, 1694, vol. II, p. 236, e nel catalogo del librario Nicolaas Selhof del 1759. Sull’argomento cfr. MICHAEL TALBOT, Benedetto Vinaccesi. A musician in Brescia and Venice in the age of Corelli, Oxford, Clarendon Press, 1994, pp. 33-34; ID., The Taiheg, the Pira and other curiosities of Benedetto Vinaccesi’s Suonate da camera a tre, op. 1, «Music & Letters», LXXV, 1994, n. 3, pp. 344-364: 347.

SULLA PRIMA VISITA DI FERDINANDO DE’ MEDICI A VENEZIA

327

Bernardo [Bernardo da Rimini], che pareva con quella sua voce angelica insinuare negl’animi il silentio e l’ammirattione. […]39

Oltre alle messe cui il Gran Principe partecipava ogni mattina, certamente accompagnate da musica, altri momenti musicali particolarmente rilevanti furono costituiti dall’esecuzione di mottetti e oratori da parte delle putte degli ospedali veneziani. Domenica 25 gennaio il Principe andò alla chiesa annessa all’Ospedale degli Incurabili, dove le putte allietarono la messa con i loro canti. In quella circostanza Ferdinando apprezzò particolarmente “la Fiorentina” nel canto di un mottetto: Da quattro nobili destinati a servire il Signor Principe fu Sua Altezza accompagnata domenica mattina alla messa alla Chiesa delli Incurabili, ove nel tempo che veniva celebrata, cantarono le fanciulle di quel luogo un bel mottetto in musica et piacque assai la Fiorentina che vi si trova, tenuta colà ad imparare dalla Serenissima Granduchessa Vittoria.40

Ugualmente impressionato rimase dalla voce de “la Vicentina”, ascoltata nella Chiesa dell’Ospedaletto il 15 marzo.41 Stando alle lettere inviate a Firenze da Gondi, il primo oratorio che Ferdinando ascoltò a Venezia si tenne sabato 31 gennaio, Vigilia della festa della Madonna, quando all’Ospedale degli Incurabili fu «preparato un oratorio che sarà cantato dalle migliori voci che vi si trovino»; nello stesso giorno il Principe si recò ad ascoltare un mottetto all’Ospedale dei Mendicanti.42 Venerdì 6 febbraio, in seguito a una visita al parlatorio delle monache della Celestia, il Gran Principe decise di non recarsi agli Incurabili, dove era stato invitato in occasione della rappresentazione dell’oratorio Il martirio di

39

«Pallade Veneta», gennaio 1688, pp. 71-73, pubblicato in SELFRIDGE-FIELD, Pallade Veneta, cit., p. 203 (Bernardo da Rimini era tra i cantanti impegnati al Teatro Sant’Angelo ne La fortuna tra le disgrazie). La partecipazione del Principe è attestata in ASF, Mediceo del Principato, filza 6388, c. 853v. 40

ASF, Mediceo del Principato, filza 6388, c. 837r.

41

Ivi, c. 744r.

42

Ivi, c. 825v. Il titolo dell’oratorio agli Incurabili non è specificato nelle fonti.

328 GIULIA GIOVANI Sant’Ermenegildo o L’Iberia convertita con musica di Carlo Pallavicino;43 il cronista di «Pallade Veneta», tuttavia, attesta come l’oratorio fu replicato ‘in privato’ per il Gran Principe. Tra le interpreti vi era anche “la Fiorentina”.44 È con la Quaresima che la penna di Gondi iniziò a registrare con regolarità la presenza del Principe agli oratori nelle chiese veneziane. Venerdì 5 marzo, infatti, Ferdinando assisté all’esecuzione di Santa Maria Egiziaca penitente nella Chiesa della Pietà: Dal Cavalier Giustiniani fratello del Doge si era preparato per ierisera un galante oratorio nella Chiesa della Pietà da cantarsi da quelle fanciulle, et essendo esso Signor Cavaliere protettore del luogo, aveva fatta accomodare la Chiesa in forma di sala, et dove si trovarono altri Senatori et gentiluomini in buon numero quali tutti corteggiarono l’Altezza Serenissima. Varie sedie in numero di tredici vi ritrovarono disposte in forma di Corona, una delle quali posta nel luogo più cospicuo et distinta dalle altre essendo di velluto cremisi era destinata a Sua Altezza che vi si mise sopra, sedendoli a canto il predetto Signor Cavaliere che per abbondare in rispetto tirò indietro la sua sedia che era di broccatello, et discorse seco tutta la sera. […]45

Carlo Antonio Gondi, senza entrare nello specifico musicale, si impegnò a comunicare alla corte di Cosimo III la grande considerazione in cui era tenuta la casa medicea e i segni di stima che il Principe raccolse ovunque. È la cronaca di «Pallade Veneta», però, che permette di apprendere

43

Ivi, c. 820r. Nonostante la decisione di Ferdinando, la sua presenza è attestata comunque negli avvisi veneziani (cfr. I-Vnm, Ms. It. VI, 465 (=12109), c. 117v: «Venetia, 7 febraro 88 […] Il Serenissimo Gran Principe di Toscana [va] godendo i divertimenti di questa Dominante, e hieri fu al oratorio sontuoso in musica rapresentato dalle cittelle orfane dell’Incurabili intitolato Il martirio di S. Ermenegildo»).

44

«Pallade Veneta», febbraio 1688, pp. 37-41, pubblicato in SELFRIDGE-FIELD, Pallade Veneta, cit., pp. 206-208: «[…] Si replicò l’istessa musica in privato al merito grande dell’Altezza Serenissima del Gran Principe di Toscana, che dopo haver lodato nei dovuti termini la virtù di quel dotto coro, li testimoniò le proprie satisfattioni con ricca e larga mancia». Cfr. SARTORI, I libretti, cit., n. 12618. 45

Ivi, c. 779v. Cfr. ALLACCI, Drammaturgia, cit., col. 502; SARTORI, I libretti, cit., n. 20935. Il libretto di Bernardo Sandrinelli stampato a Venezia da Giovanni Battista Chiarello attesta come l’oratorio risalisse al 1687.

SULLA PRIMA VISITA DI FERDINANDO DE’ MEDICI A VENEZIA

329

l’apprezzamento del pubblico (e di Ferdinando) per il canto delle putte in Santa Maria Egiziaca penitente: Il primo venerdì di marzo, terminate le fontioni tutte nella chiesa del pio luogo della Pietà, cioè della compieta in musica, predica et esposizione del Sagramento, l’Altezza Serenissima del Gran Principe di Toscana fece intendere ai signori governatori di detto ospedale che volentieri haveria sentito l’oratorio di Santa Maria Egiziaca, più volte cantato da quelle virtuosissime cantanti, con somma et universale satisfazione. Il che sentito da Sua Eccellenza Signor Giovanni Giustiniani, fratello di Sua Serenità, ordinò ben tosto che fosse apparata la chiesa e liberato il pavimento da ogni intrigo di banche; si distesero prontamente arazzi e tapeti, si fecero portare ricche sedie e si preparò superbo apparecchio per quell’Altezza Serenissima se non in ordine al merito grande, almeno in ordine alla strettezza del tempo, che consisteva in momenti. Avvisata l’Altezza Serenissima esser tutto in ordine, si portò alla detta chiesa con tutto il seguito della sua nobiltà fiorentina, accompagnata et assistita da quantità di nobili venetiani, e serrate le porte della Chiesa, scesero quelle galanti signorine nel piano della medesima a vista di Sua Altezza Serenissima, e di tutto il suo seguito; e poste tutte in buon ordine con i loro strumenti musicali in forma d’un coro angelico, cantarono quel galante oratorio con tanta dolcezza e melodia che riempirono di giubilo il petto di quel grand’eroe della Toscana. Portarono in tal sera così bene alcune canzonette, che invaghitone quel gran principe volle che si replicassero più volte. E quello maggiormente li risvegliò la maraviglia fu il sentir toccare il liuto alla Signora Franceschina, detta così per l’età fanciullesca, a segno tale che la necessitò a ripetere l’istesse fughe e la lodò con modi e forme particolari. In somma, e di tutte e di tutto, si mostrò satisfattissima quell’Altezza ne partì dal luogo senza lasciare ricchi regali a tutto quel virtuoso coro, e si dichiarò contenta d’haverle viste e conosciute. Fu servita l’Altezza Serenissima da tutti i signori governatori di quel luogo pio sino alla barca, e restò pago degl’onori fattili da tutti, ma in particolare da Sua Eccellenza Signor Giovanni Giustiniani.46

Martedì 9 marzo il Principe assisté anche al San Giovanni Battista nella Chiesa dei Mendicanti47 e, benché il nome di Ferdinando non sia esplicita46

«Pallade Veneta», marzo 1688, pp. 19-24, pubblicato in SELFRIDGE-FIELD, Pallade Veneta, cit., pp. 211-212. 47

ASF, Mediceo del Principato, filza 6388, c. 774r. Cfr. «Pallade Veneta», marzo 1688, pp. 19-24, pubblicato in SELFRIDGE-FIELD, Pallade Veneta, cit., pp. 211-212: «Anco nel luogo pio de’ Mendicanti fu invitata l’Altezza Serenissima a sentire l’oratorio di San Giovanni Battista, altre volte recitato con grido particolare da quelle voci di paradiso. V’interventte l’Altessa Serenissima ma che, che si fosse non so, alla metà della funzione si dipartì. La mattina seguente però mandò alle dette signore cantanti grosso regalo».

330 GIULIA GIOVANI mente fatto nelle cronache, è probabile che avesse ascoltato l’oratorio Tomaso Moro su testo di Giovanni Battista Neri presso l’Ospedale dei Mendicanti e gli oratori che si succedettero durante il mese di gennaio, cui parteciparono i cantanti già impegnati nelle recite nei teatri. 48 Similmente, Ferdinando avrebbe potuto ascoltare i mottetti cantati dalla signora Prudenza all’Ospedaletto della Pietà,49 mentre è certo che ascoltò le musiche per la morte di Carlo Pallavicino.50

48

«Pallade Veneta», gennaio 1688, pp. 81-84, pubblicato in SELFRIDGE-FIELD, Pallade Veneta, cit., pp. 205-206: «Le fanciulle ancora che s’allevano nei luoghi pii, seminari di muse e sirene, non lasciano di dar saggio del loro infinito valore rappresentando oratorii, come seguì sui primi periodi del cadente [mese] nel pio luogo dei Mendicanti, ove si recitò con vaga ed applaudita musica Tomaso Moro, poesia del Signor Dottor Giovanni Battista Neri, bolognese. E di giorno in giorno se n’attende nella detta chiesa un altro per far conoscere questi signori cantanti, chiamati qua alle recite, che ha Venetia in quest’acque adriatiche cigni di primo grido. […]». Cfr. ALLACCI, Drammaturgia, cit., coll. 772-773; SARTORI, I libretti, cit., n. 23324. 49

«Pallade Veneta», gennaio 1688, pp. 81-84, pubblicato in SELFRIDGE-FIELD, Pallade Veneta, cit., pp. 205-206: «Ne’ dì passati ad un numeroso concorso nell’ospedaletto della Pietà cantò un motetto la Signora Prudenza con quel suo soavissimo contralto e con quella sua disinvolta maniera a segno che fece confessare che il nostro secolo non ha di più. Erano diversi capi di guerra fra il popolo ascoltante, e quest’accorta maestra disse in forme inimitabili così: Laetamini mortales […] Le parole io le suppongo del Signor Bernardo Sandrinelli e la musica del Signor Don Giacomo Spada. Cantata con tanta dolcezza e melodia da questa signora che più non poteva desiderarsi da orecchio mortale». 50

ASF, Mediceo del Principato, filza 6388, cc. 781v-782r: «Stamane Sua Altezza è stata alla Chiesa delli Incurabili, ove con grande apparato di musica fuori, et per di dentro avvalorata dalle voci di quelle fanciulle si sono celebrate l’essequie al Pallavicini che ivi fu mastro di Cappella et ora è morto nell’istessa carica appresso l’Elettor di Sassonia». La morte di Pallavicini e la musica eseguita in suo onore sono registrate anche in I-Vnm, Ms. It. VI, 465 (=12109), c. 125r: «Venetia, 6 marzo 88 […] Essendo morto in Sassonia il famoso Palavicini Mastro di Capella, martedì passato tutti i musici di questi teatri nella Chiesa degl’Incurabili gli fecero a proprie spese gli officij funebri con assistenza della musica, che riuscì mirabile».

SULLA PRIMA VISITA DI FERDINANDO DE’ MEDICI A VENEZIA

331

Venezia ufficiale: gli omaggi della Serenissima La Repubblica di Venezia non mancò di mostrare la propria potenza militare, la propria risolutezza e il proprio sfarzo al rappresentante di una delle più importanti casate nobiliari dell’epoca. Sebbene il Principe Ferdinando viaggiasse in incognito, tra la metà di gennaio e la metà di marzo del 1688, furono vari gli eventi organizzati appositamente per rendergli omaggio. Oltre alle feste date in suo onore nei palazzi del patriziato cittadino, la Serenissima organizzò per il Principe una visita all’Arsenale (martedì 17 febbraio), una tauromachia in campo Santa Maria Formosa (giovedì 19 febbraio) e una regata nel bacino di San Marco (lunedì 15 marzo). Ferdinando, inoltre, fu invitato a partecipare ad alcuni momenti topici della vita della Serenissima, come la festa di San Marco del giovedì grasso, un processo nella sala del Gran Consiglio con conseguente esecuzione capitale e la tauromachia in campo San Giacomo, eventi ai quali assisté da un punto privilegiato di osservazione. La visita all’Arsenale fu descritta da Carlo Antonio Gondi il 17 febbraio. Nella cronaca è narrato l’arrivo di Ferdinando all’Arsenale, accolto dalla popolazione veneziana, da dame e forestieri. Secondo Gondi lo stemma mediceo fu issato sulla torre principale dell’Arsenale e in presenza di Ferdinando vennero fuse una spada, un’ancora e dei pezzi di cannone; per l’occasione fu varato il Bucintoro, sul quale imbarcarono numerose gentildonne veneziane e altre dame in maschera, e sul quale il Principe raggiunse il luogo del banchetto. Durante il tragitto in laguna furono cantate da voci esquisite di femmine et huomini composizioni belle in applauso dell’Altezza Sua et della Casa Serenissima, et con sinfonia di tromba et varij instrumenti si passò tutto il tempo che Sua Altezza vi stesse ferma in la prora ove era la musica, et che li conciliò applauso, conosciuta la finezza di non voler incommodare le dame che erano a poppa.51

Eseguita a prua del Bucintoro fu la serenata a quattro voci O del Giove toscano, su testo del patrizio Antonio Ottoboni. I versi della serenata sono tra-

51

ASF, Mediceo del Principato, filza 6388, c. 812r.

332 GIULIA GIOVANI mandati in uno dei volumi manoscritti di Trattenimenti poetici della Biblioteca del Museo Correr;52 la musica, di autore ignoto, è ad oggi sconosciuta. Cantata a quattro voci da dirsi | Nel Bucintoro nell’Arsenale | alla presenza del Ser.mo | Gran P.npe di Toscana | l’anno 1687 [more veneto] (p.mo) O del Giove Toscano Primogenita Prole, o dell’eccelsa Medicea stirpe, alto rampollo, in cui Maestà con Amor Virtude unisce. Questa, ch’agl’occhi tuoi S’offre Regia natante Porta il Veneto giogo al Mar spumante. Bel veder nell’onda in grembo Passeggiar augusta Nave, E bacciar fastosa il lembo Di quel peso, ond’ella è grave. (2.) Su quel soglio sublime Siede il Duce supremo, e de Monarchi E quinci, e quindi ha gl’oratori a lato: L’Augusto, e Venerabile senato. Splende in purpureo manto, E misto il suon di Tromba al suon di Cetra Ride il suol, brilla il mar giubila l’Etra. Su l’onda tranquilla, O come sfavilla L’Augusto splendor? Come scherza baciato dal vento De’ flutti l’argento Coi lampi dell’or?

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I-Vmc, ms Correr 466, pp. 628-629. Cfr. MICHAEL TALBOT, The Serenata in EighteenthCentury Venice, «Royal Musical Association Research Chronicle», XVIII, 1982, pp. 1-50: 16, 37.

SULLA PRIMA VISITA DI FERDINANDO DE’ MEDICI A VENEZIA (3.) Spinte da braccia forti Strisciano a mille a mille Per le liquide vie pini volanti Peregrini sembianti Chiudon e seni angusti; onde si vede, Ch’una Venere sola il mar non diede. La face vivace d’Amore Accende tra l’onde ogni core, Ch’ardisce mirar la beltà; Stupisce, gioisce chi vede Che su’l mare con lucido piede Ogni stella vagando sen va. (4.) Hor, che il tuo piè reale Calca la prora augusta Del nobil pondo onusta Alla Nave del Ciel si vanta eguale, E benché giaccia imprigionata, e occulta Per te signor d’estrema gioia esulta. Ma genio guerriero Altrove ti chiama, Che gl’ozi non ama Chi nacque all’Impero.

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Vanne, e vedrai, come a domar prepari La gran Donna dell’Adria i Regni, e i Mari. [a quattro] Perché splenda più chiaro e pomposo Quel giorno famoso Gran prence qui torna Brillante, et adorna All’hor la vedrai Del ciglio tuo più, che del sole ai rai.

50

Quello di Ottoboni è un tipico esempio di testo celebrativo offerto a Venezia a un illustre rappresentante di una potenza straniera. Similmente a quelli che saranno scritti nel Settecento in occasione di incontri diplomatici tra espo-

334 GIULIA GIOVANI nenti della Serenissima e ambasciatori stranieri,53 il testo inneggia contemporaneamente alla potenza della Repubblica di Venezia – che consiste sia nel dominare i mari, che nell’essere governata sapientemente dal Doge, dal patriziato e dai senatori (cfr. versi 12-15) – e alla casata medicea. In procinto di chiudersi il Carnevale, il Principe Ferdinando («primogenita prole del Giove toscano») è chiamato a lasciare gli ozi per assolvere i compiti di governo (cfr. versi 43-46); egli è invitato, tuttavia, a tornare in futuro a Venezia per dare lustro alla città. La cantata eseguita sul Bucintoro non fu l’unico intrattenimento musicale offerto al Gran Principe durante la giornata di festeggiamenti. Giunti sul luogo del banchetto, allestito con grande sfarzo, gli invitati furono allietati dalla musica che giungeva da un palchetto («Dalle voci et dalli instromenti in un palchetto preparato a posta si replicarono le cantate et le sinfonie»)54 mentre, affacciandosi a una finestra, poterono godere di giochi di equilibrio fatti su apparati effimeri costruiti appositamente sul canale.55 Nell’assistere ai giochi, il Gran Principe si divertì ascoltando «un barcarolo a cantare all’improviso strofe in sua lode», cui donò dodici doppie in segno di apprezzamento.56 Appena due giorni dopo la visita all’Arsenale il Gran Principe fu invitato a presenziare alla tauromachia in campo Santa Maria Formosa. Per

53

Cfr. TALBOT, The Serenata, cit.; GIULIA GIOVANI, Serenatas in the Service of Diplomacy in Baroque Venice, in Music and Diplomacy from the Early Modern Era to the Present, edited by Rebekah Ahrendt, Mark Ferraguto, Damien Mahiet, Basingstoke, Palgrave Macmillan, 2014, pp. 45-68. 54

ASF, Mediceo del Principato, filza 6388, c. 812v.

55

Ibidem: «[…] et da una finestra separata con dammaschi, che formavano un camerino, stette Sua Altezza a vedere su la riva opposta del canale varij huomini dell’Arsenale che vestiti con calzoni rossi stretti et camiciole di foppa verde il tutto di seta fecero varie figure di Forze d’Ercole, che tali chiamano qua quelli giuochi da noi chiamati, parse a me, li giuochi delle contadine».

56

Archivio di Stato di Venezia (d’ora in avanti ASV), Inquisitori di Stato, busta 705 (Avvisi di Venezia dal 1687 al 1711), 21 febbraio 1688.

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l’occasione la piazza fu allestita come un teatro57 e la gara fu accompagnata da suoni di trombe e tamburi. Sebbene funestato dalla morte di due donne cadute da un’altana, Ferdinando godé dello spettacolo e donò un prezioso anello al vincitore della corrida.58 Evento di punta delle manifestazioni pubbliche offerte in onore del Gran Principe fu la regata nel bacino di San Marco svolta il 15 marzo, vigilia del ritorno di Ferdinando a Firenze. I numi a diporto su l’Adriatico,59 un ‘festival book’ scritto da Bernardo Sartorio, descrive la regata nei particolari e, anche attraverso una numerosa messe di illustrazioni disegnate da Lodovico Lamberti e Giovanni Carboncini e intagliate da Alessandro Dalla Via, offre all’odierno lettore un’immagine vivida dell’evento svolto in Canal Grande.60 Stando alla descrizione di Sartorio, solcarono le acque della laguna novanta imbarcazioni concorrenti di otto diverse tipologie, manovrate da duecento remieri. Queste dovevano percorrere il Canale partendo dal bacino di San Marco e poi tornarvi, dove ad attenderle al traguardo vi era una macchina rappresentante la Reggia di Nettuno, ideata dallo scenografo Gaspare Mauro.

57

Cfr. la gazzetta «Bologna», 25 febbraio 1688: «[…] Si vidde quel luogo tutto apparato con le finestre piene di Dame, e per dar maggior commodo a’ spettatori, furono alzati quantità di palchetti a guisa di quelli, che sono ne’ teatri […]».

58

Cfr. I-Vnm, Ms. It. VI, 465 (=12109), c. 121r-v; ASvat, Avvisi di Venezia, 21 febbraio 1688; ASV, Inquisitori di Stato, busta 705, 21 febbraio 1688.

59

Un esemplare della rarissima edizione è custodito alla Biblioteca Nazionale di Firenze, Magl.22.2.37: I NVMI A DIPORTO | SV L’ADRIATICO, | Deſcrizione della Regatta Solenne | Diſpoſta in VENEZIA a godimento | DELL’ALTEZZA SERENISSIMA | DI | FERDINANDO | TERZO | PRENCIPE DI TOSCANA. | VNITA | La Narratiua d’altri trattenimenti | Ordinati à diuertimento | DELLA MEDESIMA ALTEZZA | Nel Carnouale del MDCLXXXVIII. | [marca tipografica] | IN VENEZIA. | Appreſſo Andrea Poletti, all’Italia. | CON LICENZA DE’ SVPERIORI. 60

L’edizione è corredata di incisioni che rappresentano la macchina con la Reggia di Nettuno, la “gondola” di Nettuno, quelle di Galatea, Cibele, Pomona, Mercurio, Giunone, Leda con il cigno, Valore, Vulcano con la sua fucina, Amorino con il vessillo dei Medici, la Toscana, Venere. Sontuosa, inoltre, è l’incisione che rappresenta l’intera regata nel bacino di San Marco.

336 GIULIA GIOVANI Conclusioni Il primo viaggio di Ferdinando de’ Medici a Venezia fu certamente un viaggio musicale. È indubbio, infatti, che – come per la maggior parte dei visitatori della città lagunare durante il Carnevale – lo scopo principale del Gran Principe fosse quello di gustare le primizie offerte dai teatri veneziani, vivere l’atmosfera di libertà che si gustava nei ridotti e passeggiare in maschera sorseggiando caffè, bevanda della quale il nobile era particolarmente ghiotto. La città di Venezia, inoltre, anche durante la Quaresima garantiva una quantità di intrattenimenti di primo ordine grazie alle attività degli Ospedali nei quali le putte, più volte apprezzate dal Gran Principe, non avevano nulla da invidiare agli interpreti di professione. Ai nostri giorni, purtroppo, il racconto di questo viaggio musicale può essere prevalentemente fatto ‘in assenza di musica’, essendo la maggior parte delle composizioni ascoltate dal Gran Principe oggi disperse. Ciò, tuttavia, non sminuisce il valore delle fonti documentarie custodite negli archivi esplorati,61 né quello delle cronache pubblicate sulle gazzette a stampa e nelle edizioni celebrative. Leggendo questi documenti, oltre ad entrare nel vivo della giornata di un aristocratico visitatore a Venezia apprendendone abitudini ed eccessi, è possibile intuire un paesaggio sonoro fatto di rime intonate da cantanti professionisti, di intrattenimenti offerti da patrizi dilettanti, di gondolieri che improvvisano strofe sulle loro imbarcazioni. Ma ciò che principalmente colpisce del viaggio a Venezia di Ferdinando de’ Medici è la modalità di fruizione dei drammi per musica. Come già evidenziato, infatti, il Gran Principe assisté alle opere in modo frammentario, spostandosi nella stessa notte da un teatro a un altro e assicurandosi, così, di poter incontrare nobili di rango anch’essi in visita in città: una possibilità che soltanto Venezia, con la presenza di più teatri attivi contemporaneamente (senza contare le sale trasformate appositamente in teatri nei palazzi dei patrizi cittadini), poteva concedere. Questo aspetto viene fuori dalla natura

61

Per la conduzione della ricerca è stata fondamentale la consultazione della documentazione microfilmata relativa a Venezia custodita presso l’Istituto per la Storia di Venezia della Fondazione “Giorgio Cini”.

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della documentazione archivistica fiorentina, la cui ricchezza consiste nel restituire la quotidianità del viaggio di Ferdinando. I documenti fiorentini non hanno intenzione di rendere il suono delle musiche, né di giudicare esteticamente gli intrattenimenti. In essi, però, Carlo Antonio Gondi – da bravo segretario quale fu – pensò di annotare ogni attestato di stima che il Principe ricevé e di rendere noto al Granduca come, in occasione dell’arrivo a Venezia del Gran Principe mediceo, tutta la città fosse allertata. Il patriziato veneziano, chiamato ad ospitare il nobile come richiesto dal cerimoniale, fece a gara nell’offrire intrattenimenti sfarzosi e nel rendere partecipe la cittadinanza del fasto dei palazzi; gli impresari dei teatri offrirono le loro primedonne per un recital in onore di Ferdinando; negli ospedali fu posta cura nell’accogliere il Principe garantendogli un posto d’onore durante la rappresentazione degli oratori; il governo della Serenissima gli riservò posti privilegiati di osservazione delle cerimonie pubbliche, organizzò appositamente per onorarlo una serenata e una regata. Se, però, i simboli medicei ornarono dolci e confetture nei due mesi in cui Ferdinando sostò in città, è la potenza di Venezia che risaltò. La dimostrazione delle abilità militari fornita dalla visita all’arsenale, della perizia nella navigazione offerta in occasione della regata sul Canal Grande sono soltanto alcuni dei momenti in cui la città – apparentemente impegnata a celebrare la casata dei Medici e abituata ad agire in maschera – ribadiva la propria potenza sul fronte militare e mercantile. Inoltre, con il viaggio di Ferdinando a Venezia veniva rinsaldata l’amicizia tra la Serenissima e la casata dei Medici. Il Gran Principe, accompagnato da cantatrici e musici, fu omaggiato dall’intera città così come, durante la regata, la sua gondola fu accompagnata da sirene e tritoni in atto di cantare, diretti verso la corte algosa di Nettuno. Mille Sirene, Amorini, | e Tritoni, guizzano, volano, cantano per ogni fianco: Tutto ciò, | non tanto per corteggio del Padre de’ Mari, quanto in oſſequio | del PRENCIPE FERDINANDO, à cui, per rimoſtranza dell’ | alto titolo, ſerue in atto di feſtiuo riſpetto con tutta l’algoſa ſua | turba lo ſteſſo Nettuno.62

62

I Numi a diporto su l’Adriatico, cit., p. 11.

338 GIULIA GIOVANI TABELLA 1. Frequentazione dei teatri veneziani da parte del Gran Principe Ferdinando nella stagione di carnevale del 1688* Sabato 17 gennaio Domenica 18 gennaio Lunedì 19 gennaio Martedì 20 gennaio Mercoledì 21 gennaio Giovedì 22 gennaio Venerdì 23 gennaio Sabato 24 gennaio Domenica 25 gennaio

Lunedì 26 gennaio Martedì 27 gennaio Mercoledì 28 gennaio Giovedì 29 gennaio Venerdì 30 gennaio Sabato 31 gennaio** Domenica 1 febbraio Lunedì 2 febbraio Martedì 3 febbraio Mercoledì 4 febbraio Giovedì 5 febbraio Venerdì 6 febbraio Sabato 7 febbraio Domenica 8 febbraio

San Giovanni Grisostomo (Orazio). San Giovanni Grisostomo. Sant’Angelo (La fortuna tra le disgrazie). San Luca (prova de Il Gordiano); altri teatri (San Giovanni Grisostomo, Sant’Angelo). San Luca (Il Gordiano). San Moisè (La Corilda); Santi Giovanni e Paolo (L’Amazone Corsara). San Luca; Santi Giovanni e Paolo. San Luca. San Luca; Santi Giovanni e Paolo; San Giovanni Grisostomo. Santi Giovanni e Paolo. «Teatri» (in particolare il San Luca). «Teatri». «Teatri». «Teatri» (tra cui il San Luca). === «Teatri». «Teatri». San Luca. «Teatri». «Commedia e opere a misura che si rappresentano in questi teatri». «Teatri». «Teatri». «Teatri».

*

La cronologia è resa possibile dalle lettere inviate ogni mercoledì e sabato dall’abate Carlo Antonio Gondi a Firenze. La tabella è basata sulla consultazione delle lettere in ASF, Mediceo del Principato, filza 6388. **

In questa data non è eseguita alcuna opera, poiché considerata Vigilia della Festa della Madonna, che si celebra lunedì 2 febbraio.

SULLA PRIMA VISITA DI FERDINANDO DE’ MEDICI A VENEZIA Lunedì 9 febbraio

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«Alle opere, et anche alli istrioni, ma l’A.S. frequenta però più di tutti il Teatro di S. Luca». Martedì 10 febbraio San Luca. Mercoledì 11 febbraio «Teatri». Giovedì 12 febbraio «Commedia delli istrioni»; San Luca. Venerdì 13 febbraio «Teatri». Sabato 14 febbraio San Giovanni Grisostomo (Carlo il Grande). Domenica 15 febbraio «Teatri». Lunedì 16 febbraio «Teatri». Martedì 17 febbraio «Teatri». Mercoledì 18 febbraio === Giovedì 19 febbraio «Teatri». Venerdì 20 febbraio «Teatri». Sabato 21 febbraio San Giovanni Grisostomo. Domenica 22 febbraio «Teatri». Lunedì 23 febbraio === Martedì 24 febbraio «Teatri». Mercoledì 25 febbraio «Teatri». Giovedì 26 febbraio (giovedì grasso) San Giovanni Grisostomo. Venerdì 27 febbraio San Luca. Sabato 28 febbraio «Teatri». Domenica 29 febbraio «Teatri». Lunedì 1 marzo Martedì 2 marzo

«Teatri». «Teatri» (in particolare il San Luca).

340 GIULIA GIOVANI FIGURA 1. I numi a diporto sull’Adriatico, antiporta63

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