Shadow of a doubt - L\'ombra del dubbio

July 3, 2017 | Autor: B. Beonio Brocchieri | Categoría: Cinema, Alfred Hitchcock
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UNIVERSITÀ DI TORINO

DAMS - CINEMA NORDAMERICANO

L’ombra del dubbio Shadow of a doubt, 1943 Alfred Hitchcock

di Bianca Beonio Brocchieri Gennaio 2015


SHADOW OF A DOUBT

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Produzione e background L’ombra del dubbio è il sesto film girato da Alfred Hitchcock dopo il trasferimento a Hollywood, avvenuto nel 1940 per la realizzazione di Rebecca, la prima moglie (Rebecca). È Margaret McDonnel, story editor di David O. Selznick, a proporre a Hitchcock il soggetto originale del marito Gordon McDonnell, intitolato Uncle Charlie. Il regista, dopo un incontro con i due coniugi, chiede all’autore di stendere un soggetto di poche pagine, che viene ultimato il 5 Maggio 19421. Per adattare il materiale, il regista chiede la collaborazione del premio Pulitzer Thornton Wilder, di cui aveva molto apprezzato il recente lavoro teatrale Our Town. Nella Hollywood classica, scrivere per il cinema era considerato un lavoro di secondo piano e di scarso valore intellettuale. Molti giornalisti, romanzieri e autori teatrali vi si dedicavano più per necessità che per passione, spinti dalla prospettiva di lauti guadagni, piuttosto che dalla possibilità di ottenere successo di critica. Hitchcock, abituato a collaborare in Inghilterra con scrittori di punta, rimane molto deluso dallo scarso interesse dimostrato dagli autori americani verso i suoi progetti. Thornton Wilder fa eccezione: nel libro-intervista Il cinema secondo Hitchcock, il regista afferma di avere “un ricordo molto piacevole del lavoro con Thornton Wilder”2; la collaborazione, infatti, viene coronata da una menzione speciale nei titoli di testa. La sceneggiatura, però, non viene conclusa dallo scrittore, costretto ad abbandonare il progetto per entrare nell’esercito. In totale, sono sei le persone a collaborare alla stesura di Shadow of a doubt: il già citato Gordon McDonnell, Thornton Wilder, Sally Benson (a cui viene affidato il compito di alleggerire i toni cupi della sceneggiatura, inserendo dei risvolti comici), Patricia Collinge (attrice e autrice di numerose storie per il

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Hitchcock's Secret Notebooks di Dan Auiler.

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Il cinema secondo Hitchcock di Francois Truffaut, il Saggiatore. Pagina 124.

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New Yorker) e i coniugi Hitchcock3. Il lavoro di scrittura diviene un prodotto corale, in cui si mescolano gli apporti specifici di personalità assolutamente diverse. Eppure, sotto al controllo attento del regista, che dedica grandissima attenzione alla stesura di questa sceneggiatura, il risultato è armonioso e lineare.

The devil comes to town L’ombra del dubbio è un thriller psicologico che coniuga brillantemente suspense e introspezione. È uno dei pochi film del regista - insieme, ovviamente, a Psyco (Psycho, 1960) - in cui il protagonista è, contemporaneamente, il cattivo. Per interpretare il complesso ruolo dello Zio Charlie viene scelto Joseph Cotten4, attore del Mercury Theatre sotto contratto con David O. Selznick. La scelta si rivela fortunata. Il contre-emploi di Cotten aumenta drasticamente la forza del personaggio, costringendo lo spettatore ad una sfida: anche di fronte all’evidenza della colpa di Charlie, continuiamo a credere (o a sperare) nella sua innocenza. Per il ruolo della nipote Charlie, invece, viene ingaggiata Teresa Wright, contrattualmente legata a Samuel Goldwyn. Per ironia della sorte, l’attrice aveva cominciato la sua carriera teatrale recitando la parte di Emily proprio in Our Town; si era in seguito spostata a Hollywood per la realizzazione di Piccole Volpi (Little Foxes, 1941) di William Wyler, prova che le era valsa la candidatura all’Oscar5. Oltre agli interpreti principali, è necessario sottolineare come tutti gli attori secondari siano perfetti nella loro parte: la famiglia, così come la comunità di Santa Rosa, sono un perfetto sublimato di quella che potrebbe essere la più tipica rappresentazione della vita americana. Prima ancora della storia di Zio e nipote, il regista mette al centro della scena la città e, con essa, l’American Way of Life. Il piccolo e idilliaco villaggio diventa il simbolo di un’esistenza innocente e naif in cui si insinua, lentamente, la paura. La casa della famiglia Newton è un vero edificio di Santa Rosa, così come lo sono la biblioteca e la stazione. Il regista, abituato a lavorare quasi esclusivamente in studio, si trova con un budget limitato da spendere per la ricostruzione di set, imposizione volta a evitare spreco di materiali in periodo di guerra. All’epoca era piuttosto raro realizzare un film interamente in

Di questi, solo quattro sono accreditati: McDonnell, Wilder, Collinge e Alma Reville. Questo è uno dei pochi film in cui compare, fra i titoli, anche il nome di Mrs. Hitchcock, la cui costante e impegnata partecipazione ai film del marito è spesso passata senza gli adeguati riconoscimenti. 3

4Joseph

Cotten si era fatto un nome a Hollywood con le sue interpretazioni in Quarto Potere (Citizen Kane, 1941) e ne L’orgoglio degli Amberson (The Magnificent Amberson, 1942), entrambi per la regia di Orson Welles. Venne nominata anche per La signora Miniver (Mrs. Miniver, 1942) di William Wyler e per L'idolo delle folle (The Pride of the Yankees, 1942) di Sam Wood, grazie al quale vinse il premio come miglior attrice non protagonista. 5

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ambienti reali, in particolar modo se si trattava di una produzione hollywoodiana6. Paradossalmente, sia le immagini di Santa Rosa che quelle della casa dei Newton sono talmente perfette da risultare quasi parodiche e posticce, una stilizzazione irriverente dell’immaginario americano. La città ha un nome e una posizione geografica ben definiti, ma nelle sue immagini da cartolina diventa un luogo qualunque, simbolo dell’America media.

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Teresa Wright, prima di questo film, non aveva mai lavorato fuori da un set.

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Analisi Le prime scene del film sono incredibilmente dense di informazioni. Ci vengono presentati i due protagonisti, Zio e nipote, sdraiati su un letto in posizioni speculari. Fin da subito viene messo in campo il tema del doppio. Charlie e Charlie sono descritti come due metà complementari: hanno lo stesso nome, lo stesso sangue (“We're not just an uncle and a niece. It's something else”, “We’re sorta like twins”) e un legame telepatico. Uno rappresenta il Male, l’altro il Bene (o meglio, l’Innocenza). Come i poli opposti di due magneti, sono destinati ad un incontro-scontro che segna l’inizio di un vero e proprio percorso di formazione per la giovane nipote, costretta ad affrontare una vicenda quasi crudele. Il Male non solo esiste, ma può celarsi sotto le vesti della persona più amata. Joseph Cotten viene mostrato, fin dalla prima sequenza, ambientata nell’albergo del New Jersey, come un personaggio quantomeno sospetto. Così come la nipote, cerchiamo di trovare delle giustificazioni per il comportamento ambiguo dello Zio.

C’è una sequenza in particolare, quella dell’arrivo del treno alla stazione, che si carica di un fortissimo valore simbolico: Charlie prende un treno diretto a Santa Rosa dove, ad aspettarlo sulla banchina, c’è la famiglia Newton; dalla locomotiva si innalza una grandissima fumata SHADOW OF A DOUBT

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nera. Il sole viene oscurato, e sulla stazione cala un’ombra minacciosa: the Devil comes to town.7

Da questo momento in poi, lo Zio Charlie riesce ad introdursi con semplicità nella vita della famiglia e della cittadina. Tutti ne rimangono affascinati, ignari del suo passato. C’è un solo personaggio che non si fa ingannare e riesce vedere oltre le menzogne dello zio: è la sorellina di Charlie, Ann Newton (Edna May Wonacott), bambina intelligente e piuttosto petulante, vera e propria incarnazione della logica e della ragione. Ma nessuno (spettatori compresi) è disposto a credere che lo Zio Charlie sia altro da quello che dice di essere. Ben presto, tuttavia, la nipote comincia a notare una serie di comportamenti misteriosi. Turbata dagli avvenimenti, decisa a far luce sulla situazione, attraversa di corsa la città per raggiungere la biblioteca prima della chiusura serale. Lo spettatore sa che sul giornale c’è un’informazione che lo Zio non voleva far arrivare alla famiglia. Hitchcock orchestra sapientemente la scena, facendo si che il pubblico sia in possesso di un elemento in più, una conoscenza dei fatti superiore a quella dei personaggi. In questo modo, la corsa di TeresaWright, rallentata dallo scontro con il poliziotto e dalla folla, assume un’incredibile forza drammatica. Nella biblioteca, quando con un crescendo musicale scopriamo l’articolo del “Merry Widow Murder” la telecamera si solleva in alto, fino al soffitto della stanza, “like an intake of breath”8. Poco dopo, durante un intenso scontro fra i due protagonisti, lo Zio dice queste parole: You think you know something, don't you? You think you're the clever little girl who knows something. There's so much you don't know, so much. What do you know, really? You're just an ordinary little girl, living in an ordinary little town. You wake up every morning of your life and you know perfectly well that there's nothing in the world to trouble you. You go through your ordinary little day, and at night you sleep your untroubled ordinary little sleep, filled with peaceful stupid dreams. And I brought you nightmares. Or did I? Or was it a silly, inexpert little lie? You live in a 7In

realtà, come emerge dal libro-intervista di Truffaut Il cinema secondo Hitchcock, fu un caso fortunato: Hitchcock aveva espressamente chiesto il fumo nero, ma nessuno aveva previsto che, con il sole in quella posizione, si sarebbe creata una simile ombra. Tratto dal documentario Beyond Doubt: The Making of Hitchcock's Favorite Film, di cui è disponibile una trascrizione basata sui sottotitoli al sito http://the.hitchcock.zone/wiki/ 8

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dream. You're a sleepwalker, blind. How do you know what the world is like? Do you know the world is a foul sty? Do you know, if you rip off the fronts of houses, you'd find swine? The world's a hell. What does it matter what happens in it? Wake up, Charlie. Use your wits. Learn something. In questo dialogo è contenuta la chiave di tutto il testo: l’orrore, o il Male, che colpiscono un’innocente, costringendola a cambiare. Lo Zio Charlie diventa il simbolo del peggior mostro americano, mentre la nipote, speranzosa ma non disposta a perdonare, è costretta a farsi carico del peso della verità. Da questo momento in poi Charlie, ormai certa della colpevolezza dello zio, cerca di cacciarlo dalla città, mettendo così a repentaglio la propria vita. Lo Zio Charlie, avendo inutilmente tentato di sbarazzarsi di lei, decide di lasciare Santa Rosa; con un inganno riesce a far salire anche la nipote sul treno, teatro di un ultimo scontro fra i due. Lo Zio tenta di defenestrarla ma, nella lotta, è lui stesso a cadere vittima del suo piano, cadendo dal treno in corsa. Durante le scene finali, tutta la comunità è riunita per celebrare il funerale dell’amatissimo straniero. Charlie e il detective aspettano fuori dalla chiesa, lontani dalla folla; non riveleranno a nessuno la vera identità dello Zio Charlie.

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Alla fine del film rimane un punto di domanda, un nodo della narrazione che non è stato sciolto. Qual era la relazione fra Zio e nipote? La spiegazione migliore è data da Hitchcock stesso, in un’intervista con Peter Bogdanovich: I asked Hitchcock once. I said, "She seems to love him, and yet she's the one that brings him down." And he said, "It's because she watches him more than anybody else. She cares about him more than anybody else." That's part of the irony of the piece. Hitch would then quote Oscar Wilde, you know, "Each man kills the thing he loves.9”

9Ibid,

intervista a Peter Bogdanovich.

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