Semiotica del testo e scienze cognitive: la ricerca empirica sul testo

September 10, 2017 | Autor: Aldo Nemesio | Categoría: Cognitive Poetics, Empirical Research on Texts, Textual Semiotics
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Semiotica del testo e scienze cognitive: la ricerca empirica sul testo Aldo Nemesio

Le ragioni della ricerca empirica sul testo Esistono opinioni diverse sull’opportunità di far uso di metodi di ricerca empirica negli studi testuali. Racconterò che cosa mi ha portato a ritenerli necessari. Alcuni anni fa mi sono occupato di incipit narrativi1. La campionatura era costituita da testi narrativi italiani pubblicati dopo la metà dell’Ottocento. L’incipit è un argomento molto importante nella narratologia. Leggendo le prime parole di un testo narrativo, il lettore incomincia ad attivare i frame e gli script2 che sono necessari perché possa ottenere informazioni necessarie alla comprensione del testo lineare che è di fronte ai suoi occhi. La comprensione del testo avviene in seguito all’incontro tra i segni del testo e la competenza linguistica e culturale del lettore. La lettura dell’incipit di un testo può essere paragonata alla lettura delle regole di un nuovo gioco al quale i lettori stanno per partecipare. L’incipit comunica ai lettori che cosa si possono aspettare dalla lettura del testo e qual è il tipo di operazioni che probabilmente dovranno compiere. La parola “lettura”, come la parola “gioco”, è in realtà un termine generico che include atti tra di loro diversi. Ovviamente, l’incipit è anche decisivo nella scelta che deve compiere il lettore tra la continuazione della lettura e il rifiuto del testo. La lettura dell’incipit attiva alcune parti della memoria a lungo termine dei lettori, richiamando informazioni sul mondo. In questo modo, è inevitabile che lettori diversi producano effetti di lettura differenti, basandosi su diversi modelli di ciò che viene narrato. Il testo viene così “concretizzato” in modo diverso in diversi atti di lettura. Nonostante ci sia una bibliografia abbastanza ricca sull’incipit narrativo, si tratta di un argomento definito in modo insufficiente. Non è chiara la delimitazione dell’incipit in quanto oggetto testuale. Se, per esempio, analizziamo il titolo di un libro, sappiamo esattamente qual è l’oggetto della nostra ricerca. Lo

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stesso accade se ci occupiamo di un capitolo, un capoverso o una frase: si tratta di oggetti ben delimitati. Al contrario, nel caso dell’incipit narrativo, all’interno della campionatura che abbiamo preso in considerazione (cioè testi narrativi in italiano pubblicati dopo la metà dell’Ottocento), non è facile dire dove finisce la parte iniziale del testo. Questo problema non è marginale perché, quando si inizia un progetto di ricerca su di un oggetto, è necessario avere a disposizione una descrizione precisa dell’oggetto da studiare. Se due studiosi analizzano l’incipit dello stesso testo e il primo si occupa delle prime cinque righe, mentre il secondo analizza le prime cinque pagine, sarà molto difficile paragonare i risultati dei due lavori. In questo caso, è ragionevole osservare che i due studiosi si stanno occupando di oggetti diversi che hanno soltanto una piccola parte in comune. Ma se vogliamo studiare un incipit narrativo, come possiamo decidere quali sono i confini del nostro oggetto? Questo problema è centrale nella nostra argomentazione. La narrativa italiana dell’Ottocento e del Novecento non segue schemi rigidi. Per esempio, non è facile prevedere che cosa troveremo come incipit. Se leggiamo segmenti di testi diversi senza sapere da che parte del testo provengono, è improbabile che riusciremo a distinguere i brani che provengono dall’inizio da quelli che provengono da altre parti di un testo. All’inizio troviamo dialoghi, descrizioni, commenti, valutazioni, azioni improvvise o qualsiasi cosa. Non c’è una differenza qualitativa all’inizio. Gli incipit che abbiamo analizzato non hanno in comune nessuna caratteristica in quanto oggetti testuali. Hanno in comune soltanto il fatto di trovarsi all’inizio dei loro testi narrativi. Quindi quello che hanno in comune è soltanto il tipo di azione che i lettori compiono quando li leggono per la prima volta: i lettori li leggono come incipit. Per questa ragione, se limitiamo la nostra ricerca alla superficie dei testi che troviamo all’inizio, sapremo ben poco di che cosa è un incipit e di come funziona. Poiché gli incipit attivano informazioni che vengono dalla memoria a lungo termine dei lettori, è anche inadeguato limitare la ricerca a informazioni che provengono dall’introspezione dello studioso del testo: è molto improbabile che lettori normali compiano le stesse operazioni che compiono i ricercatori esperti in studi testuali. Questa è una debolezza molto seria di una gran parte della ricerca testuale contemporanea: basandosi principalmente sull’introspezione, gli studiosi limitano l’oggetto dello studio alla loro concretizzazione del testo che stanno ana-

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lizzando. In questo modo, sappiamo molto poco di come funzionano i testi, mentre veniamo a conoscere qualcosa a proposito degli studiosi, che però sono lettori molto atipici. Negli studi testuali, l’introspezione è un metodo di ricerca molto debole. In realtà, anche molta ricerca empirica contemporanea mostra una simile debolezza, perché si basa su di una campionatura inadeguata. Un esempio è costituito dagli studiosi accademici che lavorano su campionature di lettori formate soltanto da studenti universitari: anche gli studenti sono lettori atipici. La sola soluzione possibile consiste nel fare una ricerca empirica rappresentativa, cioè nel raccogliere dati su cosa accade quando una campionatura rappresentativa di lettori incontra un testo. In questo modo possiamo delimitare l’incipit narrativo. Nei testi che abbiamo esaminato, l’incipit narrativo non può essere descritto come una parte determinata della superficie del testo. L’incipit narrativo non finisce dopo un certo numero o un certo tipo di parole. Al contrario, la ricerca empirica ci mostra che, dopo aver compiuto alcune operazioni, il comportamento dei lettori cambia. Dopo una prima fase, nella quale essi si pongono interrogativi a proposito del testo al quale si stanno avvicinando, essi incominciano a porsi le domande che la loro concretizzazione del testo suggerisce che devono porsi. Potremmo dire che a questo punto essi sono “all’interno” del testo: non stanno più leggendo le regole di un gioco, ma hanno incominciato a giocarlo. In questo modo, i confini dell’incipit dello stesso testo – cioè la durata delle operazioni iniziali di lettura – sono diversi in lettori diversi, perché dipendono dalla competenza, oltre che dall’attenzione e dall’interesse, dei singoli lettori. Quindi la definizione dell’incipit di un testo prende la forma di una tipologia di lettori, con la descrizione degli effetti probabili dei loro atti di lettura. La durata di questa operazione – cioè la parte di testo che ciascun tipo di lettore legge come fase iniziale – può essere diversa in lettori diversi. Non è possibile delimitare l’incipit narrativo come una parte fissa del testo, perché la superficie del testo porta ad azioni di lettura diverse in lettori diversi. A questo punto si potrebbe obiettare che non sto parlando di studi testuali, ma di studi sulla lettura. Ma si tratterebbe di un’obiezione debole, perché il solo oggetto di studio testuale che possiamo avere è costituito dall’esito di un atto di lettura: non possiamo analizzare un testo senza leggerlo e l’atto della lettura mette in gioco la nostra memoria a lungo termine, con i nostri

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frame e i nostri script. Potremmo tentare di produrre un tipo di lettura neutra, per esempio facendo analizzare un testo da un computer, quindi al di fuori di un atto umano di lettura. Ma anche in questo caso il computer effettuerebbe soltanto le operazioni che sono state previste da un programma di analisi, prodotto da esseri umani dotati della loro competenza individuale. Quando il linguista analizza un testo, in primo luogo lo legge e l’oggetto della sua analisi è costituito dall’esito del suo atto di lettura. Per questa ragione, per evitare di limitare la nostra analisi all’esito di soltanto una operazione di lettura tra le tante possibili – e in questo caso un’operazione molto atipica, perché prodotta da un esperto di testi, quindi da una persona ben diversa da lettori comuni – è opportuno raccogliere dati da una campionatura di lettori che sia più rappresentativa della reale popolazione di lettori. Per campionatura rappresentativa si intende un insieme di lettori tale da comprendere diverse competenze, età, professioni, provenienze geografiche, eccetera, così come si fa normalmente nello studio statistico del comportamento di una popolazione. Racconterò ora una seconda esperienza che mi ha ulteriormente convinto dell’opportunità di far uso di ricerca empirica sull’atto di lettura all’interno degli studi testuali. Negli ultimi anni mi sono occupato di comunicazione scientifica3. La mia campionatura era costituita da articoli pubblicati in riviste specializzate italiane nel corso del Novecento. Questo progetto ha richiesto la consultazione di testi provenienti da campi di studi che conosco molto poco, come la chimica o la matematica: per questa ragione mi è stata necessaria la consulenza di colleghi esperti nei campi in questione. Poiché ho concentrato il mio interesse sulla segmentazione testuale e sull’uso dei connettivi, ho provato a vedere come gli incipit dei capoversi collegano le varie parti degli articoli scientifici. Nel corso di questo lavoro, ho notato che in alcune aree scientifiche l’uso dell’incipit dei capoversi è di solito molto efficace nel facilitare la comprensione del testo. Ho notato che in diversi articoli, riguardanti argomenti a me poco noti, leggendo gli incipit dei capoversi potevo facilmente comprendere il tipo di operazione condotta dall’autore dell’articolo anche se, leggendo tutto il testo, non ero in grado di comprenderlo, perché riguardava un campo di ricerca che non conoscevo. Questo vuole dire che ci sono tipi di sintassi testuale che possono essere percepiti come ben formati in modo parzial-

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mente indipendente dal senso del testo, così come la famosa frase “colorless green ideas sleep furiously”4 può essere percepita come grammaticalmente corretta anche se priva di senso. Naturalmente, nel caso dei nostri articoli, il testo è pienamente dotato di senso per lo scienziato esperto del campo in questione. La lettura di testi scientifici produce effetti molto diversi a seconda di chi li legge. Di solito essi sono letti da esperti nel campo: se analizziamo che cosa accade in questo caso, abbiamo un’idea di come funziona la comunicazione scientifica all’interno di una comunità ristretta di parlanti. Però, se vogliamo sapere come la struttura di un testo funziona in generale come oggetto linguistico, è necessario che osserviamo cosa accade quando il testo è letto da lettori di competenza diversa. Nel caso di testi scientifici, dovremo prendere in considerazione profani, studenti ed esperti. E questo ci porta a progetti di ricerca empirica su atti di lettura effettivamente avvenuti.

Lavori in corso La ricerca empirica sul testo è abbastanza recente e non è molto nota in Italia. È sicuramente troppo presto per parlare di paradigmi di ricerca stabili. Si tratta di un settore in rapida evoluzione, che fa uso di metodi che provengono da campi diversi: dalla linguistica alla psicologia, dalla sociologia alle scienze letterarie, dalla filosofia alla statistica. Sarebbe probabilmente prematuro affrontare l’argomento con un trattato sulla materia: pochissime sono le certezze, molto il lavoro ancora da fare. Per questa ragione, ho ritenuto utile raccogliere, in questo volume, alcuni scritti sull’argomento, con lo scopo di presentare un panorama dei lavori in corso, dirigendomi in particolare verso i contributi della psicologia agli studi testuali. Ho scelto alcuni degli studiosi più attivi in questo tipo di ricerca e ho chiesto loro di inviarmi uno scritto che presentasse uno dei loro lavori, spiegando nei dettagli e commentando il metodo usato. Ho anche chiesto contributi di tipo storico e teorico. Gli scritti contenuti in questo volume riguardano soprattutto il funzionamento dell’atto della lettura. Numerosi sono i contributi della psicologia. Poiché in questo campo si fa spesso uso di strumenti statistici che sono probabilmente poco noti ad alcuni dei lettori probabili di questo libro – i lettori che si occupano di scienze del linguaggio e di letteratura – gli articoli contengono delle brevissime note esplicative, molto elementari, sui

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termini statistici. Si tratta di note molto generiche, sicuramente insoddisfacenti per l’esperto di statistica applicata alla ricerca psicologica, ma che hanno lo scopo di rendere il libro comprensibile al lettore di formazione umanistica più tradizionale. Ho rivisto la traduzione di Sonia Di Loreto. Il testo è stato riletto da Cristina Bersani, Michelina Girardi e Giovanni Ventola. Gianluca Bo, Luca Ricolfi e Rosalba Rosato mi hanno dato informazioni e suggerimenti sugli argomenti che riguardano gli strumenti statistici. Prima della pubblicazione, una copia della traduzione è stata inviata agli autori per una verifica.

Siegfried Schmidt e il costruttivismo Nel suo articolo, dopo una breve introduzione storica sullo studio empirico della letteratura, Siegfried Schmidt5 osserva che nella seconda metà del nostro secolo gli studi letterari hanno subito una serie di cambiamenti di notevole rilievo. Anche se non sono ancora evidenti le conseguenze pratiche di questi cambiamenti nell’attività quotidiana di insegnamento e di ricerca nel campo degli studi letterari, oggi nessuno studioso di letteratura che voglia essere preso sul serio dal mondo accademico può negare che: – non è sufficiente studiare testi letterari isolati dai loro contesti; – il significato non può essere considerato come una proprietà ontologica dei testi letterari, ma deriva da qualche tipo di interazione fra il lettore e il testo in contesti socioculturali; – i concetti di letteratura risultano da complicati processi socioculturali di canonizzazione, socializzazione e orientamento ideologico; – lo studio della letteratura, come ogni altra area di ricerca, è praticato da attori all’interno di un sistema sociale, secondo regole, scopi e interessi; – in periodi di finanziamenti sempre più ridotti, i cosiddetti studi umanistici hanno bisogno di ragioni particolarmente convincenti per poter sopravvivere. Schmidt presenta i fondamenti epistemologici del suo lavoro. La storia dell’epistemologia, dalla filosofia greca in poi, ha come punto fondamentale lo studio dell’osservatore e dei sistemi di osservazione. Tutto quello che viene detto, viene detto da un osservatore ad un altro osservatore: quindi quello che viene osservato è una funzione delle capacità di osservare degli osservatori.

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Di conseguenza, quando si parla di realtà, conoscenza o verità, non si può trascurare lo studio dell’osservatore. I filosofi costruttivisti concentrano il loro interesse sul modo di operare dei sistemi osservativi e sulle conseguenze dello spostamento dell’interesse della ricerca dall’oggetto alle modalità della conoscenza. Sulla base degli argomenti epistemologici presentati sopra, è necessario prendere seriamente in considerazione l’osservatore come elemento indispensabile nella costruzione di oggetti, modelli di mondo, senso, “leggi della natura”, eccetera. Questa considerazione è valida a maggior ragione per quanto riguarda i cosiddetti oggetti culturali, come, ad esempio, i testi letterari. In altre parole, se seguiamo le proposte costruttiviste, dobbiamo abbandonare l’idea dell’autonomia o dell’oggettività dei testi verbali (in termini di elementi dotati di significato). Possiamo parlare di testi soltanto in relazione a individui che agiscono all’interno di contesti sociali. Ne consegue che le unità più piccole da investigare negli studi letterari non sono i testi isolati, ma le azioni letterarie, cioè le azioni che si concentrano su fenomeni che l’attore considera letterari. Le azioni letterarie si possono classificare in quattro tipi fondamentali: produzione, distribuzione/mediazione, ricezione e post-elaborazione di elementi letterari. Schmidt chiama processi letterari le concatenazioni di azioni letterarie e sistemi letterari le reti dei processi letterari. I sistemi letterari fanno parte di quel sistema-dei-sistemi che chiamiamo società. Il sistema letterario è in costante rapporto con gli altri sistemi che compongono una società, come la politica, l’economia, l’istruzione, la religione, lo sport, eccetera. Nei sistemi letterari contemporanei, i testi tradizionali costituiscono solo una parte degli elementi letterari, perché assistiamo a un notevole aumento di eventi di altri media. La letterarietà viene definita nella comunicazione letteraria. I concetti di letterarietà e di valori letterari sono diversi in relazione a differenziazioni socioculturali che hanno gradualmente trasformato il sistema letterario in un sistema di sottosistemi di valore. I significati non sono considerati come entità che risiedono nei testi, ma come il risultato di operazioni cognitive, orientate socioculturalmente, effettuate all’interno dei contesti. I testi possono essere considerati come stimoli altamente convenzionali di operazioni cognitive: quello che accade nella sfera cognitiva di un individuo, in occasione della percezione di un testo, non dipende solo dal testo, bensì dall’intero stato mentale dell’individuo. I riceventi fanno uso dei testi per produrre si-

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gnificato nella loro sfera cognitiva: i testi non innescano automaticamente o rigidamente i rispettivi processi cognitivi in modo prevedibile, né tanto meno ne determinano i risultati. Negli studi testuali l’osservazione professionale dei fenomeni letterari deve soddisfare gli standard normali di tutti gli altri procedimenti scientifici. In altre parole, gli strumenti di osservazione degli studiosi di letteratura devono essere descritti in modo esplicito, i concetti devono essere ben definiti e l’argomentazione deve essere razionale. La ricerca deve iniziare da una chiara formulazione del problema in relazione alla conoscenza già disponibile. Le modalità e gli strumenti di soluzione dei problemi (i metodi) devono essere espliciti, le soluzioni dei problemi devono essere aperte ad una verifica intersoggettiva e non deve essere necessariamente esclusa l’applicazione dei risultati raggiunti. La razionalità e l’intersoggettività sono criteri di procedura scientifica troppo ben fondati e sperimentati perché vengano abbandonati senza valide ragioni.

La ricerca empitica sul testo L’articolo di Steven Tötösy de Zepetnek presenta la storia recente degli approcci sistemici ed empirici nello studio della letteratura e della cultura. Seguono alcuni articoli nei quali vengono presentati esempi di ricerche empiriche sul testo. Steen Larsen e Uffe Seilman osservano che non è facile studiare sperimentalmente i testi letterari, perché spesso fanno uso di tecniche stilistiche complesse, che rendono difficile l’identificazione di caratteristiche ben definibili e verificabili da sottoporre a test. Inoltre i testi letterari tendono ad esser troppo lunghi in relazione al tempo che i soggetti vogliono e possono dedicare ad un esperimento. Per queste ragioni, di solito gli sperimentatori preferiscono produrre brevi testi artificiali, costruiti in modo funzionale agli scopi del test. Ciò è senza dubbio utile ai fini dell’esperimento, ma è ben lontano dallo studio di testi reali. Un problema fondamentale è costituito dalla natura interna dei processi di comprensione: non è facile avere dati affidabili sui processi mentali del lettore, perché essi sono accessibili solo indirettamente e devono essere ricostruiti per mezzo di inferenze operate dal ricercatore. Uno degli aspetti più importanti della lettura dei testi letterari è il fatto che i lettori possono sentire un’opera letteraria come profondamente pertinente e ricca di significato: il testo può su-

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scitare una risonanza personale nel lettore. Lettori diversi, anche se con esperienze simili e in circostanze simili, possono reagire in modo molto diverso di fronte allo stesso testo e la stessa persona può reagire differentemente in momenti diversi. Questa esperienza di un legame personale col testo può non verificarsi molto spesso, e può verificarsi anche quando si leggono testi non letterari; ma, fenomenologicamente, sembra essere un ingrediente molto importante nelle esperienze letterarie che il soggetto considera importanti. È possibile che l’esperienza di risonanza personale si verifichi quando il testo rievoca nel lettore sue esperienze personali, provenienti dal ricordo che ha di eventi della sua vita. Larsen e Seilman conducono due esperimenti, paragonando i ricordi suscitati da un testo letterario ed un testo espositivo, con un metodo di retrospezione autosondata, che consiste nel chiedere ai lettori di fare un segno nel testo quando viene prodotto un ricordo, in modo che sia più facile richiamarlo alla memoria al termine della lettura. Il metodo non disturba in modo rilevante il normale processo di lettura ed è efficiente nell’aiutare il soggetto a ricordare correttamente. È risultata notevole la differenza tra il tipo di ricordi prodotti durante la lettura dei due testi: il testo letterario ha generato un numero maggiore di ricordi di esperienze in cui il lettore rivestiva un ruolo di partecipante attivo; il testo espositivo invece ha richiamato alla memoria un numero maggiore di situazioni in cui il lettore riceveva passivamente delle informazioni. Pare quindi che il testo letterario renda attive conoscenze nelle quali il lettore è coinvolto personalmente. In entrambi i testi sono stati attivati più ricordi nella parte iniziale della lettura, quando il soggetto sta costruendo una rappresentazione dell’universo di discorso cui il testo fa riferimento. Una volta che questa rappresentazione è stata costruita, l’universo testuale ha meno bisogno di ricorrere all’universo personale del lettore. L’articolo di Malcolm Hayward discute il ruolo e i metodi della ricerca empirica negli studi umanistici. Sono presentate le considerazioni principali che un ricercatore prende in esame quando sceglie un argomento di studio, pianifica un progetto, conduce un esperimento, usa la statistica per analizzare i dati e interpreta i risultati. L’articolo presenta uno studio empirico sulle differenze tra testi di narrativa e testi di storia. Il saggio di Shannon Whitten e Arthur Graesser si occupa della comprensione del testo, con metodi che studiano il tempo di lettura, le

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decisioni prodotte dai lettori in relazione al testo letto e il racconto che i lettori fanno a proposito del loro atto di lettura. La ricerca presentata da Richard Roberts e Roger Kreuz riguarda la produzione delle figure retoriche. La maggior parte degli studi precedenti sull’argomento si sono concentrati sulla comprensione del linguaggio, piuttosto che sulla sua produzione: gli esperimenti sulla produzione sono molto difficili da condurre e da interpretare. Nell’esperimento presentato qui, gli autori hanno tolto alcune parole, contenenti figure retoriche, da un racconto e hanno chiesto ai lettori di riscrivere le parti mancanti, studiando il rapporto tra il contesto e il testo prodotto. I lettori hanno valutato la facilità o la difficoltà incontrate nel produrre la figura in un punto preciso del testo e il grado di naturalezza di ognuna delle figure. Nella prefazione al suo libro L’atto della lettura, Iser scriveva che le sue affermazioni non erano sostenute da ricerca empirica: “la teoria qui esposta non è stata sottoposta ad alcun test empirico”6. L’articolo di David Miall e Don Kuiken, pubblicato in questo volume, cerca di dare fondamento empirico ad alcune riflessioni dei teorici della ricezione. Dopo aver osservato che alcuni studi empirici recenti hanno rilevato attività del lettore che non corrispondono del tutto alle aspettative teoriche, i due autori sviluppano un progetto che ha come scopo lo studio empirico dell’interazione fra i lettori e i testi letterari. Oggetto dello studio è la differenza individuale nella ricezione dei testi, cioè quelle caratteristiche di lettura che rimangono costanti in ciascun tipo di lettore nelle sue operazioni di lettura di testi di tipo diverso in circostanze diverse. Lo strumento impiegato è un questionario, chiamato Questionario di Ricezione Letteraria, che raccoglie informazioni su diverse dimensioni dell’interazione fra i lettori e i testi letterari: il contributo della lettura per comprendere meglio se stessi o il mondo, l’identificazione con i personaggi letterari, l’intensità della percezione del mondo narrato, la lettura come svago, l’interesse verso l’autore del testo, l’interesse per la trama e il rifiuto dei valori letterali tradizionali. Miall e Kuiken studiano gli effetti dei diversi tipi di comportamento di lettura. L’articolo di Peter Dixon e Marisa Bortolussi presenta i metodi della psiconarratologia empirica. La psiconarratologia studia i processi mentali che avvengono nel corso dell’elaborazione di un testo narrativo, facendo un uso combinato delle analisi narratologiche e dei metodi della ricerca psicologica. Vengono

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effettuati degli esperimenti testuali, cioè delle manipolazioni dei testi per osservare gli effetti sul comportamento dei lettori. Dixon e Bortolussi presentano i risultati di due progetti di ricerca, riguardanti il rapporto tra alcune caratteristiche del testo (l’uso del discorso diretto o indiretto e la focalizzazione) e la percezione che i lettori hanno della figura del narratore. Il comportamento dei lettori è variabile: dipende in gran parte dalla competenza, dagli scopi e dalla personalità del singolo lettore. Le operazioni dei lettori vengono registrate e studiate, con lo scopo di descrivere le proprietà dell’elaborazione che sono comuni a gruppi di lettori nel loro complesso, utilizzando il concetto di lettore statistico. Dixon e Bortolussi osservano che le affermazioni scientifiche riguardanti l’elaborazione e l’interpretazione letteraria non possono essere fatte in modo astratto, ma soltanto rispetto ad una popolazione di lettori definita in modo esplicito. Le misurazioni possono essere raccolte da piccoli campioni di individui: per mezzo di strumenti statistici, è possibile ottenere molte informazioni su di una popolazione in generale partendo da campioni relativamente piccoli. L’articolo di Ernest Goetz e Mark Sadoski si occupa delle immagini e delle risposte emotive prodotte nel corso della lettura. Facendo uso di testi di tipo diverso (racconti, manuali di storia, biografie, testi argomentativi, esposizioni scientifiche, articoli tratti da riviste), immediatamente dopo la lettura vengono raccolte informazioni costituite da valutazioni e da resoconti liberi prodotti dai lettori. I resoconti liberi vengono codificati, in modo da rendere possibile la raccolta dei dati. Perché i dati possano essere considerati informativi ed attendibili, si verifica che essi includano più informazioni che rumore (cioè che siano affidabili) e che presentino relazioni significative ed interpretabili. László Halász prende in esame il rapporto tra gli effetti emozionali collegati alla lettura di testi letterari e di testi di storia. Vengono studiate le emozioni provate, durante la lettura, da gruppi di studenti della scuola secondaria e dell’università, in relazione a testi che presentano caratteristiche diverse. Nel suo articolo, Els Andringa osserva che la narratologia tradizionale ha dedicato molta attenzione al ruolo della voce narrante, esaminando questioni come il punto di vista, la focalizzazione e la distanza narrativa. Tuttavia è mancata una verifica empirica delle teorie, basata sullo studio di atti di lettura effettuati da lettori reali: questa mancanza di verifica delle supposizioni e delle intuizioni riguardanti i lettori e i processi

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di lettura è una delle debolezze degli studi letterari tradizionali, alle quali cerca di porre rimedio lo studio empirico del testo, che si basa invece sui metodi delle scienze sociali, che prendono a modello le scienze naturali. Un approccio produttivo all’argomento è costituito dalla ricerca sperimentale. Le teorie sulle risposte emotive dei lettori in relazione ai testi letterari hanno studiato due tipi di reazioni dei lettori. Da un lato si è studiata la risposta emotiva dei lettori al mondo narrato: i lettori possono condividere i sentimenti dei personaggi, possono avere reazioni di pietà, ammirazione o disgusto nei confronti di ciò che è narrato. Possono provare paura o entusiasmo. Queste reazioni derivano dalla percezione di una corrispondenza fra il mondo reale e quello immaginato e comprendono i processi di identificazione con i personaggi del testo. D’altro lato ci sono studi che si concentrano sulla risposta del destinatario alle proprietà dei testi: i lettori possono provare una sensazione di bellezza o di ammirazione verso i testi in quanto oggetti linguistici letterari. Oppure possono provare emozioni negative. Esistono quindi risposte emotive legate alla finzione narrativa (che vengono chiamate emozioni-F) e emozioni legate alle caratteristiche artistiche del testo (emozioni-A). Oggi, secondo gli standard letterari dell’occidente contemporaneo, ci si attende che i testi letterari di prestigio presentino una complessità maggiore rispetto ai testi narrativi prodotti per il consumo di massa. Analogamente, ci si aspetta che i lettori con interessi letterari dispongano della competenza necessaria per comprendere ed apprezzare tali complessità: nei processi di socializzazione letteraria all’interno della famiglia, della scuola e dell’università viene insegnato a sviluppare queste competenze. Poste queste premesse, Andringa presenta i risultati di uno studio di narratologia empirica. Oggetto della ricerca è la modalità della narrazione: in particolare il rapporto tra la distanza narrativa ed il coinvolgimento emotivo dei lettori. A lettori con esperienza diversa (studenti di scuola secondaria e specialisti di letteratura) sono stati dati da leggere due racconti (uno di Borges e uno di Cˇechov). Metà di ogni gruppo ha ricevuto la versione originale dei testi, metà una versione manipolata, nella quale era stato soppresso il livello superiore della voce narrante, eliminando i commenti del narratore e la cornice narrativa, in modo da trasformare il testo originale in un racconto lineare ad un solo livello. Al termine della lettura, tutti i soggetti hanno risposto ad un questionario, che riguardava il loro apprezzamen-

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to delle qualità estetiche del testo e il loro coinvolgimento negli eventi narrati. Oggetto della ricerca è il rapporto tra la competenza letteraria e l’apprezzamento del testo, per verificare se, per quanto riguarda le emozioni-A, i lettori esperti classificano effettivamente la versione originale dei racconti – che mantiene la distanza narrativa – in maniera più positiva rispetto alle versioni semplificate e se i lettori non esperti preferiscono invece le versioni semplificate. Viene inoltre verificato se le emozioni-F (riguardanti la partecipazione e il coinvolgimento) diminuiscono con l’aumento della distanza narrativa. Viene infine studiato il rapporto tra emozioni-F ed emozioni-A nei due tipi di lettori. János László prende in esame un testo narrativo che riguarda eventi storici, per studiare il rapporto tra la conoscenza che i lettori hanno della storia e la loro interpretazione e valutazione del testo. Facendo uso di questionari con scale di valutazione, viene studiata l’interpretazione che i lettori danno al comportamento del protagonista. I risultati confermano l’ipotesi che la conoscenza di un certo periodo storico influenza le interpretazioni e le risposte dei lettori nei confronti di un racconto che si svolge in quel periodo. Pare che i soggetti più informati abbiano apprezzato maggiormente il racconto ed abbiano fornito un’interpretazione più complessa. Risulterà chiaro al lettore, al termine di questo libro, che questi studi presentano esempi di lavoro in un campo nuovo estremamente promettente, che intende offrire risposte affidabili e verificabili ad alcuni quesiti presenti nella tradizione degli studi testuali. Al centro dell’interesse è posto lo studio dell’elaborazione del testo da parte del lettore. Si tratta di una ricerca estremamente complessa: per esempio, se si opera mentre i soggetti leggono, si rischia di produrre una situazione innaturale, se si opera al termine della lettura, si rischia di analizzare prevalentemente il ricordo. Dobbiamo ancora inventare una macchina o un procedimento simile all’ecografia nella diagnosi medica, cioè un modo per poter vedere l’oggetto della nostra ricerca senza disturbarlo. In questa fase, la produzione di strumenti di ricerca affidabili è sicuramente al centro delle nostre preoccupazioni. Sarà anche opportuno – nei limiti del possibile – cercare di produrre metodi non troppo complessi e costosi. Se l’uso di metodi di ricerca empirica è irrinunciabile in questa fase di sviluppo del nostro campo di studi, e se un numero elevato di ricercatori nel nostro campo non è abituato a questo tipo di la-

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ALDO NEMESIO

voro, è di importanza fondamentale produrre progetti di ricerca che siano realistici, cioè che possano coinvolgere un numero significativo di membri della nostra comunità scientifica: la ricerca empirica, per ottenere risultati significativi, richiede lo sforzo comune di un numero elevato di studiosi.

1 Le prime parole. L’uso dell’“incipit” nella narrativa dell’Italia unita, Alessandria, Edizioni dell’Orso, 1990; Il testo virtuale, in «Esperienze Letterarie», XIV, 1, 1989, pp. 97-103; “Le pause della lettura”, in AA.VV., Strategie del testo: preliminari, partizioni, pause, Quaderni del Circolo Filologico Linguistico Padovano, XVI, Padova, Esedra, 1995, pp. 353-362. 2 Possiamo tradurre il termine frame con “cornice”, “struttura”, “ordinamento” o “quadro di riferimento” e il termine script con “sceneggiatura” o “copione”. Per informazioni più dettagliate si vedano: Bruno Bara, Scienza cognitiva, Torino, Bollati Boringhieri, 1990; Dario Corno e Graziella Pozzo, a cura di, Mente, linguaggio, apprendimento, Firenze, La Nuova Italia, 1991; Stephen Reed, Psicologia cognitiva, Bologna, Il Mulino, 1989 (trad. it. di: Cognition. Theory and applications, Pacific Grove, Brooks/Cole, 1988). 3 “I linguaggi della conoscenza. Studi letterari e comunicazione scientifica”, Alessandria, Edizioni dell’Orso, 1994; I linguaggi degli studi letterari e i linguaggi della conoscenza, in Tullio De Mauro, a cura di, Studi sul trattamento linguistico dell’informazione scientifica, Roma, Bulzoni, 1994, pp. 181-193; Possibilità di comprensione di linguaggi scientifico-industriali da parte di lettori di formazione letteraria: un esempio dell’area chimica , in Giorgio Barberi Squarotti e Carlo Ossola, a cura di, Letteratura e industria, Firenze, Olschki, 1997, pp. 1211-1215. 4 Noam Chomsky, Syntactic Structures , The Hague, Mouton, 1972 [1957], p. 15 (trad. it: Le strutture della sintassi, Bari, Laterza, 1970). 5 Altri scritti di Siegfried Schmidt sono disponibili in italiano: La comunicazione letteraria, Milano, Il Saggiatore, 1983 (trad. it. di: Empirische Literaturwissenschaft as Perspective, «Poetics», VIII, 1979, pp. 557-568; “Fictionality and the Role of Conventions in Aesthetic Communication”, comunicazione presentata alla “Conference on Narrative Structures”, Tel Aviv, 20-30 giugno 1979; Bekämpfen Sie das hässliche Laster der Interpretation!, in Frier, W., Labroisse, G., a cura, Grundfragen der Textwissenschaft, Amsterdam, Rodopi, 1979, pp. 279-309); Fondamenti di una estetica empirica. Sette tesi e relative esposizioni, in Ruschi, R. a cura di, Estetica tedesca oggi, Milano, Unicopli, 1986, pp. 375-390 (trad. it di: Grundriss einer empirischen Ästhetik, conferenza tenuta al “Congresso internazionale di estetica”, Reggio Emilia, 4 novembre 1982); Teoria del testo. Per una linguistica della comunicazione verbale, Bologna, Il Mulino, 1982 (trad. it. di: Texttheorie. Probleme einer Linguistik der sprachlichen Kommunikation, München, Wilhelm Fink, 1973). 6 Iser, W. , L’atto della lettura. Una teoria della risposta estetica, Bologna, Il Mulino, 1987, p. 27 (trad. it. di: The Act of Reading. A Theory of Aesthetic Response, Baltimore, Johns Hopkins University Press, 1978; edizione originale: Der Akt des Lesens. Theorie ästhetischer Wirkung, München, Wilhelm Fink, 1976).

A cura di Aldo Nemesio

L’esperienza del testo come animare il proprio corpo

MELTEMI

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Indice

p.

7

Semiotica del testo e scienze cognitive: la ricerca empirica sul testo Aldo Nemesio

21

Verso una storia degli approcci sistemici ed empirici nello studio della letteratura e della cultura Steven Tötösy de Zepetnek

41

Lo studio empirico della letteratura Siegfried J. Schmidt

68

I ricordi personali durante la lettura dei testi letterari Steen F. Larsen e Uffe Seilman

84

La ricerca empirica negli studi umanistici: l’uso dell’analisi statistica Malcolm Hayward

92

Lo studio sistematico della comprensione del discorso Shannon N. Whitten e Arthur C. Graesser

101

La produzione del linguaggio figurato: tutti i tropi sono creati uguali? Richard M. Roberts e Roger J. Kreuz

111

Aspetti della ricezione letteraria: un nuovo questionario David S. Miall e Don Kuiken

126

I metodi della psiconarratologia Peter Dixon e Marisa Bortolussi

144

Immagini e risposte emotive nella lettura: la componente immaginativa dell’esperienza del testo Ernest T. Goetz e Mark Sadoski

155

Comprensione dei testi letterari e dei testi storici: uno studio comparativo dell’effetto emozionale László Halász

168

La distanza narrativa influenza il coinvolgimento emotivo dei lettori? Un esperimento Els Andringa

186

La conoscenza storico-sociale dei lettori e l’interpretazione e la valutazione di un racconto János László

197

Bibliografia

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