Segesta. Agora. Stoa Nord. Ala Est (SAS 4; 2013)

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NOTIZIE DEGLI

SCAVI DI ANTICHITÀ COMUNICATE DALLA

SCUOLA NORMALE SUPERIORE DI PISA

Rassegna archeologica del Laboratorio di Scienze dell’Antichità

Supplemento agli Annali della Scuola Normale Superiore di Pisa Classe di Lettere e Filosofia serie 5 2014, 6/2

Scavi e ricerche a Segesta (Calatafimi-Segesta, TP; 2013), Entella (Contessa Entellina, PA; 2014), Kaulonia (Monasterace, RC) e Roca (Melendugno, LE) cura redazionale: Chiara Michelini

Premessa Carmine Ampolo

vii

Segesta

Scavi nell’area dell’agora (2013): risultati e prospettive di ricerca Carmine Ampolo, Maria Cecilia Parra

3

Area della strada (SAS 3; 2013) Riccardo Olivito

11

Agora. Stoa Nord. Settore centrale (SAS 4; 2013) Riccardo Olivito, Alfonsa Serra

18

Agora. Stoa Nord. Settore NordEst (SAS 4; 2013) Oriana Silia Cannistraci, Marianna Perna

23

Agora. Stoa Nord. Ala Est (SAS 4; 2013) Agata Abate, Nicola Giaccone

33

Entella Prima del palazzo. Nuovi sondaggi nell’edificio fortificato medievale (SAS 1/2; 2014) 43 Alessandro Corretti Appendice. Un contesto arcaico/classico sotto l’ambiente N Chiara Michelini 55

Kaulonia Introduzione Maria Cecilia Parra

69

La Tabula Cauloniensis: note preliminari Carmine Ampolo, Maria Cecilia Parra, Emilio Rosamilia

72

Note su una produzione di punte di freccia nel santuario di Punta Stilo Azzurra Scarci

81

Roca Problemi di demografia e di organizzazione territoriale nella Puglia protostorica. Il paradigma di Coppa Nevigata e l’anomalia di Roca Riccardo Guglielmino

93

Contributo per lo studio della ceramica del Bronzo Finale: i materiali del Pozzo L12 Stefania Giannini

113

Abbreviazioni bibliografiche

127

illustrazioni 151

Premessa Carmine Ampolo

Si presenta qui il nono fascicolo delle Notizie degli scavi di Antichità della Scuola Normale Superiore, il quinto che appare nella nuova veste editoriale, come supplemento agli Annali. Avviando questa Rassegna archeologica abbiamo inteso rispondere alla finalità di rendere noti alla comunità scientifica in tempi brevi e in forma preliminare i risultati delle ricerche del Laboratorio di Scienze dell’Antichità (LSA). Nato dall’unificazione del Laboratorio di Storia, Archeologia e Topografia del Mondo Antico (LSATMA) e del Laboratorio Informatico per le Lingue Antiche (LILA), ha una nuova e unitaria sede, ubicata nel Palazzo della Canonica, che si affaccia a Sud sulla piazza dei Cavalieri. Come di consueto, le Notizie offrono un quadro delle attività sul terreno condotte dal LSA in collaborazione con Soprintendenze, Parchi Archeologici e Università. In queste attività il Laboratorio impegna non solo personale, strutturato e non, ma anche attrezzature di elevata qualità tecnica, tali da garantire gli esiti di documentazione migliori. Ad esempio il LSA si è dotato dal 2010-2011 di due velivoli U.A.V. multimotore radioguidati, cioè di droni che permettono di eseguire riprese e filmati ad alta risoluzione, utilizzabili sia per una efficace e aggiornata divulgazione dei dati che per varie forme di ricerca scientifica – dall’analisi più tradizionale dei dati alla sperimentazione più avanzata. Nell’apparato illustrativo di queste Notizie, come nelle precedenti, si possono apprezzare esempi significativi dei rilievi fotografici, che stanno alla base di molte elaborazioni. Quest’anno, la documentazione acquisita con i droni è stata utilizzata, oltre che per gli scavi di Segesta e di Kaulonia, anche per quelli di Entella dove, nell’autunno 2014, è stata nuovamente effettuata una breve campagna di scavi nell’area del fortilizio medievale costruito sulle rovine di edifici antichi. È continuata, con significativi risultati, l’attività relativa alle elaborazioni 3D finalizzate alla ricostruzione e alla modellazione di materiali archeologici e di complessi monumentali. Molte sono già presentate

viii  Carmine Ampolo

nella serie delle Notizie; ma il lavoro si sta intensificando – grazie alla sinergia tra il nostro Laboratorio, l’Università di Pisa e il DREaMSlab della Scuola Normale (diretto dal Prof. Vincenzo Barone) –, con finalità di ricerca e di sperimentazione molto avanzate nel campo della CyberArchaeology (vd. l’introduzione alla sezione dedicata a Segesta di C. Ampolo, M.C. Parra, in questa sede). Molte delle elaborazioni eseguite grazie alle riprese da drone sono state presentate in una mostra documentaria allestita nel Palazzo della Carovana, sede della Scuola Normale, nei mesi di dicembre 2013 e gennaio 2014. I siti oggetto delle indagini presentate quest’anno sono Segesta, Entella, Kaulonia e Rocavecchia, dove le indagini archeologiche continuano con significativi risultati, che forniranno i contenuti delle prossime Notizie degli scavi. Ma anche quest’anno, come nel 2013, abbiamo dato spazio a contributi di approfondimento su temi circoscritti, collegati alle ricerche in corso, in particolare a Kaulonia e a Rocavecchia. Rimando ai singoli rapporti per una illustrazione dettagliata dei risultati nei singoli siti, limitandomi a qualche cenno alle loro linee portanti. Ancora una volta vorrei sottolineare il significato storico che hanno assunto le indagini a Segesta: si è accresciuta la documentazione relativa ai vari periodi di vita del complesso, dalla ‘rinascita’ su scala monumentale dell’agora in età tardoellenistica e delle sue trasformazioni di età romana, al suo abbandono nel III sec. d.C., seguito dalla rioccupazione tardo-antica e alto-medievale e poi da quella ben più estesa di età sveva. Nel 2013 gli scavi si sono svolti nei due settori della monumentale stoa ad alae oggetto di indagine già in precedenza. Non breve sarà il lavoro per leggere nella sua interezza di forme architettoniche il grande portico che chiudeva a Nord la piazza lastricata – con le sue forme e le sue misure ‘teatrali’, connotate dal ‘gigantismo’ proprio della Sicilia; ma la via verso una sua conoscenza totale è ormai abbondantemente spianata. Nuovi dati si sono aggiunti per una più ampia lettura dell’ala Est nella sua articolazione non solo planimetrica e funzionale – ben diversa rispetto a quella dell’ala Ovest – ma anche di fasi. Notevoli i risultati del piccolo saggio eseguito nella navata esterna della stoa, in corrispondenza di una lacuna della pavimentazione tardoellenistica: è chiaro che anche questa zona sommitale del Monte Barbaro fu interessata da forme insediative (a carattere ‘privato’?) già in età tardoarcaica e classica.

ix  Premessa

Per quel che riguarda il lato Nord, è stato ormai pienamente confermato che la struttura ad archi individuata al centro aveva una funzione di sostruzione della parete rocciosa friabile, in corrispondenza di lacune, servendo al tempo stesso a sostenere il secondo ordine della stoa (forse in un punto in cui non possiamo escludere la presenza di un altro accesso dalla retrostante terrazza superiore; e un accesso a questo livello era già noto più ad Est). Lo scavo ha ben evidenziato che il muro di fondo del portico celava questa sostruzione alla vista di chi percorreva la navata interna; e che un ambulacro di ispezione correva dietro di esso. I confronti con le stoai ateniesi di Attalo e di Eumene sono resi sempre più evidenti dalla nuova documentazione. Un altro intervento nodale è stato reso possibile dalla rimozione di un breve tratto della strada moderna di servizio verso il teatro. Finora aveva impedito di capire in pieno le modalità di collegamento tra il lato Ovest dell’agora – con il suo criptoportico – e la sottostante terrazza della «piazza di Onasus». Adesso sappiamo che l’ingresso al criptoportico era verosimilmente ‘segnato’ da un ingresso monumentale in età tardoellenistica; ed anche come in età protoimperiale si accedeva alla stoa Sud-Ovest inglobata nel macellum dalla strada lastricata. Sono grato alla Direzione del Parco per aver autorizzato questa indagine che è intervenuta sulla viabilità moderna, ma che è stata di fondamentale importanza in termini di conoscenza scientifica. Un ponticello provvisorio, ma perfettamente carrabile, da noi fatto realizzare dalla Ditta di Antonio Fici – che da anni coadiuva le indagini sul campo con grande perizia – ha peraltro ripristinato prontamente il percorso viario (che si spera venga poi totalmente modificato rispettando i resti antichi). La ripresa delle indagini sul campo sulla Rocca di Entella – interrotte da alcuni anni per provvedere alla pubblicazione della Carta Archeologica dell’area, ormai pronta per la stampa – hanno interessato essenzialmente l’edificio fortificato medievale ed alcuni suoi livelli sottopavimentali, con lo scopo di verificare l’utilizzo dell’area precedente alle ultime fasi edilizie del fortilizio (fine del XII e prima metà del XIII secolo). Lo scavo ha restituito dati utili per confermare che l’edificio tardonormanno era stato preceduto nell’XI secolo da costruzioni più modeste, costruite su strati ricchi di materiali di età romano-repubblicana. Il quadro insediativo in quest’area del pianoro sommitale di Entella è stato inoltre arricchito dallo scavo di uno strato di colmata di una cava

x  Carmine Ampolo

«a fossa aperta», ricco di materiali di età tardoarcaica, riferibili ad un unico contesto d’uso che doveva essere ubicato poco lontano. Per quanto concerne le indagini nel santuario di Punta Stilo a Kaulonia, in queste Notizie si è scelto di concedere spazio pressoché totale alla ormai nota Tabula Cauloniensis. L’eccezionale testo della prima metà del V sec. a.C., con una dedica metrica a Zeus – la più lunga iscrizione greca in alfabeto acheo nota dalla Magna Grecia – inciso, stoichedon, su una tabella in bronzo larga cm 25, sarà da me edito con la collaborazione di un mio allievo perfezionando della Scuola Normale: nell’attesa, ripropongo quanto pubblicato in sintesi nel catalogo di una recente mostra (vd. M.C. Parra, Kaulonia. Introduzione, in questa sede). Infine, Rocavecchia. Il contributo di R. Guglielmino mette in rilievo come, a giudicare dall’estensione degli abitati e dalla consistenza demografica che da questa si può desumere, in Puglia nessun centro sembri assurgere al ruolo di central place, come si ritiene avvenga in altre regioni italiane in vari momenti dell’età del bronzo. Gli oltre trenta insediamenti fortificati fondati nel Bronzo medio lungo le coste ioniche e adriatiche sembrano rimanere autonomi e autosufficienti, apparentemente senza dare origine a forme di gerarchia territoriale o a fenomeni di sinecismo. Spiccatamente proiettati verso i traffici marittimi e dotati ciascuno di un proprio territorio, essi sembrano riprodurre e perpetuare un unico modello di abitato. Tuttavia un confronto tra Roca e Coppa Nevigata, che sono i centri indagati in maniera più estesa e sistematica, consente di evidenziare, accanto alle evidenti affinità, differenze altrettanto perspicue. Roca, in particolare, mostra sin dalle prime fasi di occupazione alcune anomalie che inducono ad attribuirle uno status speciale e che divengono numerose ed esplicite nel Bronzo finale, quando il centro adotta un’organizzazione spaziale a maglie regolari, con ampie strade e una piazza centrale, ospitando all’interno delle fortificazioni soltanto edifici monumentali con preminenti funzioni comunitarie e assumendo una fisionomia urbanistica che non trova confronti nel panorama italiano. Mi preme infine ringraziare di cuore il Direttore della nostra Scuola e gli amici del Servizio Parco Archeologico di Segesta e delle Soprintendenze ai BB.CC.AA. di Trapani e di Palermo, insieme a quelli della Soprintendenza Archeologica della Calabria, i quali ci hanno sempre assicurato il loro supporto, anche in questo momento non facile per le amministrazioni pubbliche. Una menzione particolare va, come sempre, al personale e ai collaboratori del Laboratorio, il cui impegno consente di realizzare i progetti

xi  Premessa

di ricerca sia nei vari siti della Sicilia e della Calabria che nella nostra nuova sede pisana, fino all’elaborazione e alla redazione finale di queste Notizie. Sono inoltre grato, per la consueta amichevole disponibilità unita ad una indubbia professionalità, alla Redazione degli Annali, alla cui direzione sono stato chiamato dal 2012, nonché a tutti gli amici delle Edizioni della Normale.

5. Segesta. Agora. Stoa Nord. Ala Est (SAS 4; 2013) Agata Abate, Nicola Giaccone

Nel corso della campagna di scavo del 2013 è proseguita l’indagine all’interno del complesso medievale H, portando a termine lo scavo degli ambienti H1 e H4, impostati sopra le residue strutture dell’ala orientale (navata esterna) della stoa Nord (fig. 29). Il completamento dei lavori in quest’area ha fornito ulteriori dati in merito alla destinazione d’uso dei citati ambienti medievali e ha consentito, inoltre, di documentare parte delle preesistenze di età ellenistica, rintracciando un lembo della pavimentazione in mattoni quadrati e porzioni della fondazione dello stilobate che scandiva l’accesso all’ala Est del grande portico. 5.1.  L’ambiente H1 L’attività di scavo nel vano H1, disposto tra i due ambienti H2 a Est e H4 a Ovest, è ripresa a Sud del gradino/bancone USM 45042, ubicato nel settore Nord dell’ambiente1 (fig. 30). Qui, la rimozione dei piani d’uso di età medievale (US 45049 e 45050), già precedentemente individuati2, ha permesso di recuperare un’altra breve porzione della siste-

Agli studenti e ai perfezionandi che hanno collaborato con noi durante la campagna del maggio 2013 va la nostra gratitudine, per l’impegno con cui hanno preso parte al lavoro sul campo e alle attività di catalogazione dei reperti. La documentazione grafica che si presenta in questa sede è stata redatta da Cesare Cassanelli, che ringraziamo. Nell’ambito di un lavoro elaborato in comune, il par. 5.1. è stato curato da A. Abate, il par. 5.2. da N. Giaccone. 1   Per le indagini che hanno interessato l’ambiente H1 nelle campagne precedenti si vedano Abate, Erdas, Giaccone 2011, 37-9; Abate, Erdas, Infarinato 2013, 21-2. 2  Cfr. Cannistraci, Perna 2013, 19; Abate, Erdas, Infarinato 2013, 22 con bibl. precedente.

34  Agata Abate, Nicola Giaccone

mazione in mattoni di forma quadrata (US 45539), allettati con malta (US 45540), messa in luce nel corso della campagna 2012 e interpretata quale pavimento del portico antistante i vani interni dell’ala Est3 (fig. 31). Tale pavimentazione non si conserva, tuttavia, nei settori centrale e meridionale del vano dove il bacino stratigrafico relativo alle fasi di monumentalizzazione antica dell’area risulta fortemente compromesso dai diversi livelli di occupazione medievale. Qui, infatti, il già menzionato piano di calpestio dell’ambiente, US 45050, copriva, da Nord verso Sud, le US 45110 e 450984: si tratta, rispettivamente, di due focolari di diversa estensione individuati l’uno lungo il muro nord-occidentale del vano, USM 45014, l’altro nella porzione centrale del vano stesso (fig. 32). L’US 45110 si presentava come una lente di terra bruciata, di forma circolare, contenente solo frammenti di ossa animali e carboni. Ben più consistente ed esteso era invece lo strato 45098, costituito da terra di colore bruno/rossastro, che ha restituito numerose granaglie combuste insieme a ceramica da fuoco. Immediatamente a ridosso dell’US 45098 è inoltre stata individuata una concentrazione, seppur di esigue proporzioni, di laterizi frammentati, disposti di piatto (US 45116), verisimilmente da porre in connessione funzionale con il focolare adiacente (fig. 32). Le tre unità stratigrafiche insistevano su uno strato (US 45109) di terra mista a minute scaglie e frammenti di laterizi, di consistenza piuttosto compatta, interpretabile come piano d’uso5 precedente la realizzazione del livello pavimentale in malta US 45050 e forse riferibile ad una frequentazione del vano non ancora strutturato nel suo assetto definitivo e nella sua funzione di spazio di comunicazione tra i diversi

  Per una sintesi aggiornata dell’articolazione planimetrica dell’ala orientale si veda Ampolo, Parra 2013, 6-7; per i dati stratigrafici in dettaglio, cfr. Cannistraci, Perna 2013, 19-20. Un altro ridotto lembo della stessa pavimentazione è stato individuato nell’angolo nord-orientale del vano H4, cfr. infra, par. 5.2. 4   Questa unità stratigrafica era stata già documentata, ma non scavata, alla fine della campagna 2012: cfr. Abate, Erdas, Infarinato 2013, 22 e fig. 27. 5   Lo strato – che ha restituito, oltre ad alcune tracce di carboncini e scarsi frammenti di ossa animali, pochi reperti ceramici (tra cui resti di una brocca di ceramica invetriata monocroma) e un chiodo in ferro – si è rivelato di non facile leggibilità a causa del lacunoso stato di conservazione. 3

35  Segesta. Agora. Stoa Nord. Ala Est

ambienti dell’edificio H, come documentato invece per le fasi d’uso di età sveva6. Rimuovendo l’US 45109 è stato possibile verificare, per l’intero sviluppo meridionale del vano, come si è accennato sopra, la completa asportazione dei filari di mattoni che componevano la pavimentazione di età ellenistica (US 45539). In particolare, lungo il muro perimetrale NordOvest del vano (USM 45014) e al margine del residuo lembo di pavimento ancora in situ più a Nord, si conservano evidenti tracce della relativa preparazione sottopavimentale in malta US 455407 mentre, procedendo verso Sud, rimaneva solo un sottile strato di terra a matrice argillosa, frammisto a piccole scaglie di roccia di colore biancastro (US 45119), probabilmente funzionale alla messa in opera della sistemazione sottopavimentale. Quest’ultima US è stata identificata sino alla soglia d’ingresso all’ambiente H4 posto a Ovest, grossomodo in corrispondenza della porzione centrale del vano H1 (fig. 30). Da questo punto sino all’estremità meridionale dell’ambiente è stato invece individuato, al di sotto di US 45109, un consistente strato di accumulo (US 45118), costituito da terra sciolta, scaglie di pietra e ciottoli, contenente materiali edilizi ed elementi decorativi riferibili al portico tardoellenistico: tra questi si segnalano frammenti di coppi, cocciopesto e numerosi resti di colonne scanalate tagliate intenzionalmente8. Evidentemente le condizioni del terreno in questa parte del declivio, sensibilmente più scosceso, non hanno consentito di sfruttare le residue strutture dell’ala orientale della stoa – forse già spogliate in epoca post-antica – rendendo necessaria una più massiccia opera di contenimento, realizzata comunque con materiale di recupero9.

  Abate, Erdas, Infarinato 2013, 21-2.   Si tratta di una concentrazione di malta in stato di conservazione estremamente frammentario e lacunoso; tuttavia è stato possibile isolare l’impronta in negativo di un mattoncino intero, che è stata distinta e numerata come US 45517 (cfr. fig. 31). 8   Tra i reperti rinvenuti nell’US anche un frammento di foglia d’acanto, forse pertinente ad un capitello del tipo corinzio-siceliota, e un frammento di balaustra con decorazione a reticolo di losanghe. 9   Un’analoga situazione stratigrafica è stata documentata nella porzione più meridionale dell’adiacente ambiente H2, per il quale cfr. Abate, Erdas, Infarinato 2013, 24-5. In dettaglio, del tutto simili per componenti, tra cui spiccavano numerosi frammenti di elementi modanati, erano le US 45099 e 45101: vd. ibid., 24, nota 11. 6 7

36  Agata Abate, Nicola Giaccone

Riassumendo, la ripresa dell’indagine in estensione e in profondità all’interno dell’ambiente H1 ha evidenziato due dati che meritano attenzione. In primo luogo, una diversità significativa nella sequenza stratigrafica tra l’estremità settentrionale e la porzione centro-meridionale del vano – come peraltro già verificato anche per un diverso ambiente dell’edificio, il vano H210 – che chiaramente riflette, e sembra confermare, l’adozione di differenti soluzioni per l’apprestamento del cantiere e la messa in opera dell’intera costruzione medievale, vincolati alla situazione orografica dell’area. Dove possibile, nel settore Nord del complesso, l’edificazione si è sviluppata a partire da attività di assestamento e di riutilizzo sistematico delle preesistenze antiche; diversamente accade sul fronte meridionale, dove, come si è visto, è stata praticata una colmata funzionale alla realizzazione del primo livello di frequentazione dell’ambiente H1, che ha intaccato sino ai livelli sottopavimentali le strutture della stoa tardoellenistica. Il secondo elemento degno di nota è la complessità relativa alla successione delle fasi d’uso (e/o riuso?) del vano H1, di cui rimane ancora difficile proporre una scansione cronologica puntuale ma che sarebbe auspicabile definire con il prosieguo delle ricerche e il completamento dello scavo dell’intero edificio medievale. 5.2.  L’ambiente H4 Le indagini del 2013 hanno interessato anche l’ambiente H4, posto a Ovest dell’ambiente H111 (fig. 30). Dopo le necessarie operazioni di pulizia e documentazione, lo scavo è iniziato con l’asportazione di US 45095, già individuata nelle campagne precedenti12. Lo strato era composto da terra di colore marrone scuro frammista a numerosissime pietre di medie e grandi dimensioni, con frammenti di pavimentazione intonacata, sporadici coppi con paglia e rarissimi frammenti ceramici (perlopiù materiale anforaceo). La rimozione di tale US ha quindi messo in luce lungo la parete Ovest dell’USM 45014 una struttura costituita da pietre disposte di taglio a

  Erdas, Giaccone 2012, 18; Abate, Erdas, Infarinato 2013, 24-5.   Cfr. Abate, Erdas, Infarinato 2013, 21-3. 12   Cfr. ibid., 23. 10 11

37  Segesta. Agora. Stoa Nord. Ala Est

formare un bancone. Quest’ultimo, denominato USM 45111 (fig. 33), aveva una lunghezza di m 3,48 e larghezze diseguali a Nord (m 0,70) e a Sud (m 0,86). Un’analoga struttura è stata individuata lungo il paramento Ovest di USM 45091, ma di dimensioni minori, essendo costituita da tre lastroni disposti di taglio non perfettamente allineati. Essa è stata numerata come USM 45112 (fig. 34). Al di sotto di US 45095, è stata identificata l’US 45113, composta da terra di colore marrone chiaro, a matrice sciolta, con pietre di piccole dimensioni, frammenti ceramici e numerosi frammenti di laterizi. Tale strato aveva ricoperto l’US 45120, costituita in larga parte da numerosi coppi vacuolati, estesa su tutto l’ambiente. Essa è interpretabile come accumulo formato dal crollo del tetto. Al termine della rimozione di US 45120, si è verificata la presenza, su tutta l’area di scavo, di uno strato di terra a matrice incoerente (denominato US 45123)13. Esso obliterava, grosso modo nella metà settentrionale dell’ambiente, una sistemazione pavimentale composta da lastre grossolanamente sbozzate, piuttosto irregolari, numerata come USM 45122 (fig. 35). Lo scavo dell’US 45123 rivelava, nel settore sud-occidentale dell’ambiente, una lacuna della sottostante pavimentazione USM 45122. La lacuna appariva di forma pressoché rettangolare, con un’estensione di circa m² 2,5. La pavimentazione adiacente alla lacuna risultava eseguita in modo piuttosto sommario e irregolare, con forti sbalzi di quota tra le lastre. Inoltre, tra il bancone USM 45112 e la lacuna, si è potuto rilevare l’impiego di dieci grossi frammenti di giara, alcuni dei quali disposti secondo filari approssimativamente regolari. Nell’apertura tra gli ambienti H1 e H4 si è proceduto alla rimozione dei blocchetti che costituivano i gradini di accesso al vano H4 (USM 45105). Tali gradini reimpiegavano in gran parte blocchi di epoca antica ed erano allettati su un sottile strato di malta. Essi sono con verosimiglianza da riferire ad una risistemazione operata in una seconda

  L’US ha restituito un consistente numero di frammenti ceramici, chiodi di ferro e diverse ossa; nell’angolo sud-occidentale dell’ambiente sono stati rinvenuti anche due frammenti di ferro di cavallo. La collocazione stratigrafica, unitamente ai reperti rinvenuti, lascerebbero ipotizzare che tale strato sia relativo a una fase di vita più tarda dell’ambiente H4 (dato che la sottostante superficie lastricata, l’USM 45122, era stata obliterata), forse immediatamente precedente all’abbandono dell’intero edificio H. 13

38  Agata Abate, Nicola Giaccone

fase d’uso dell’ambiente. Il fatto è stato confermato dal rinvenimento, al di sotto di USM 45105, della soglia originaria, cui è stato assegnato il numero di US 45125. A ridosso di questa, è stato messo in luce, sotto US 45123, uno strato di malta, molto simile per composizione a quello riconosciuto nell’ambiente H114. Un’importante verifica è stata condotta quotando la pavimentazione US 45122: si è potuto così appurare che il pavimento tardoellenistico in mattoncini (USM 45539), presente nell’ambiente H1, era collocato ad una quota più alta rispetto alla pavimentazione medievale. Ne consegue che la pavimentazione tardoellenistica venne asportata prima della messa in opera della lastricatura medievale. Nella porzione corrispondente alla lacuna della pavimentazione USM 45122 (settore meridionale del vano), lo scavo di US 45123 ha messo in luce uno strato di malta pavimentale analogo a quello individuato in prossimità della soglia. Esso è stato denominato US 45127 ed è risultato essere stratigraficamente anteriore a USM 45122, dato che quest’ultima lo copriva. Sembra che lo strato di malta si estenda, verso Nord, sotto la pavimentazione USM 45122, ma tale rapporto andrà verificato con il prosieguo delle indagini. In corrispondenza dell’angolo sud-occidentale del vano H4, al di sotto di US 45123 è stato identificato uno strato di terra di colore marrone scuro, misto a ciottoli, microframmenti ceramici e carboncini (US 45128). A prima vista tale US sembrerebbe interpretabile come strato di preparazione per la pavimentazione di malta (US 45127), ma tale ipotesi necessita di ulteriori verifiche. Lo scavo all’interno dei banconi USM 45111 e 45112, una volta rimosse alcune unità stratigrafiche di riempimento (rispettivamente 45182 e 45126), ha accertato la presenza di strutture di pietre la cui funzione non è chiara, anche se è possibile che fossero semplicemente legate alla messa in opera dei banconi. A questo punto dello scavo si è deciso di aprire un piccolo saggio di approfondimento, adiacente a USM 45013 per un’ampiezza di cm 40, per tutta la lunghezza in senso Est-Ovest dell’ambiente. Si sono così rimossi parte della pavimentazione USM 45122 e del bancone USM 45111. Ciò ha permesso di mettere in luce uno strato di terra nerastra (US 45132), rivelatosi di esiguo spessore. Al di sotto di questo, sono sta-

  Abate, Erdas, Infarinato 2013, 22.

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39  Segesta. Agora. Stoa Nord. Ala Est

ti individuati, da Est verso Ovest (al di fuori del bancone USM 45111), rispettivamente US 45129, caratterizzata da terra giallastra, ciottolini e malta e US 45130, una sistemazione di pietre di medie dimensioni sicuramente pertinente alla fondazione dello stilobate della stoa US 4444 (fig. 36). All’interno del bancone US 45111, l’asportazione del riempimento ha restituito un residuo della pavimentazione dell’ala Est della stoa, costituita da mattoncini quadrati, US 45539 (già documentata, come si è visto, nella porzione settentrionale dell’ambiente H1)15. In corrispondenza della lacuna dei mattoncini era conservata parte della malta bianca di allettamento dei medesimi, già numerata US 45540 (fig. 37). La prosecuzione dello scavo nell’angolo sud-occidentale dell’ambiente ha consentito di identificare, al di sotto di US 45128, un apprestamento di lastre grossolanamente sbozzate e scaglie di medie dimensioni (numerato come US 45131), che costituiva la fondazione dello stilobate USM 4444, perfettamente in asse con l’USM 45130 (fig. 38).

 Cfr. supra, par. 5.1.

15

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169  Agata Abate, Nicola Giaccone

Segesta. Agora. Stoa Nord. Ala Est. 29. Veduta generale dell’edificio H impostato sopra le residue strutture dell’ala Est della stoa Nord (ripresa da drone: C. Cassanelli, A. Palla 2013).

Segesta. Agora. Stoa Nord. Ala Est. 30. Planimetria dell’edificio H (C. Cassanelli 2013).

170  Agata Abate, Nicola Giaccone

171  Agata Abate, Nicola Giaccone

Segesta. Agora. Stoa Nord. Ala Est. Ambiente H1. 31. Lembo di pavimentazione in mattoni (US 45539) e dettaglio della relativa preparazione in malta con l’impronta di uno dei mattoni (US 45117). 32. I due focolari US 45110 e 45098 e lo strato costituito da laterizi frammentati disposti di piatto, US 45116.

172  Agata Abate, Nicola Giaccone

Segesta. Agora. Stoa Nord. Ala Est. Ambiente H4. 33. Il bancone US 45111 lungo il paramento Ovest di USM 45014. 34. Il bancone US 45112 lungo il paramento Ovest di USM 45091.

173  Agata Abate, Nicola Giaccone

Segesta. Agora. Stoa Nord. Ala Est. 35. Ambiente H4. Il lastricato US 45122. 36. L’US 45130 pertinente alla fondazione dello stilobate US 4444 sotto il muro Nord (USM 45013) dell’ambiente H4.

174  Agata Abate, Nicola Giaccone

Segesta. Agora. Stoa Nord. Ala Est. 37. Ambiente H4. Porzione di pavimentazione in mattoni (US 45539) con relativa malta di allettamento (US 45540). 38. L’US 45131 (in primo piano a sin.) pertinente alla fondazione dello stilobate US 4444 nell’angolo SudOvest dell’ambiente H4.

Finito di stampare nel mese di ottobre 2015 presso le Industrie Grafiche della Pacini Editore S.p.A. Via A. Gherardesca • 56121 Ospedaletto • Pisa Telefono 050 313011 • Telefax 050 3130300 Internet: http://www.pacinieditore.it

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