Russia-Cina: bilancio di un\'intesa possibile (Quaderno n. 1)

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SCUOLA DI AGGIORNAMENTO E ALTA FORMAZIONE

Quaderno n. 1

“Giuseppe Arcaroli”

CORSO DI ALTA FORMAZIONE

PEACEKEEPING CONFLITTI INTERNAZIONALI E VITTIME CIVILI DI GUERRA

Quaderno n. 1

E 10,00 iva inclusa

Mediascape

978-88-89240-30-4

Mediascape

Presentazione

L’argomento che è stato scelto dall’ANVCG - Associazione Nazionale Vittime Civili di Guerra e dall’ANRP - Associazione Nazionale Reduci dalla Prigionia, dall’Internamento, dalla Guerra di Liberazione e loro familiari per inaugurare la prima sessione accademica della Scuola di Aggiornamento e Alta Formazione “Giuseppe Arcaroli” è stato quello del “Peacekeeping” e i lavori presentati in questa raccolta - tutti interessanti e significativi nella loro varietà di approcci - sono il frutto del Corso tenuto su questo tema. Letteralmente “Peacekeeping” significa “mantenimento della pace”, ma nella nostra lunga esperienza all’interno e ora alla guida delle nostre associazioni ci siamo resi conto che, prima ancora di mantenerla, la pace va costruita nella vita di tutti i giorni, a livello macrosociale e nella vita quotidiana. Come ci ha insegnato il lungo e per molti versi doloroso percorso dal dopoguerra ad oggi, non si tratta di un compito facile. Eravamo in molti a pensare che la terribile esperienza della Seconda guerra mondiale - con i suoi inauditi orrori - potesse servire almeno come monito e deterrente efficace contro le pulsioni belliche dell’umanità, ma purtroppo questa speranza si è scontrata molto presto con la dura realtà: già pochi anni dopo il 1945, infatti, la guerra aveva ripreso ad uccidere in tante aree del mondo e ha continuato a farlo fino ad oggi, coinvolgendo sempre di più le popolazioni civili che ormai rappresentano oltre il 90% delle vittime. Questa tensione tra desiderio di pace e volontà di annientamento è stata uno dei fili conduttori di tutta la storia dal 1945 ad oggi, divenendo sempre più centrale nell’opinione pubblica mondiale e anche nella coscienza etica individuale di tutti quanti noi. Per tutti coloro che hanno a cuore la pace, è apparso sempre più chiaro che la sua costruzione è l’unica difesa contro le sempre più micidiali armi di distruzione di massa che la tecnologia fornisce all’uomo. Per questo motivo le nostre associazioni hanno posto già da tempo la diffusione di una cultura di pace tra gli obiettivi principali della loro azione sociale, come si può riscontrare anche nei nostri Statuti.

Se, da un lato, le notizie che giungono dai diversi fronti di guerra nel mondo possono alimentare una sorta di sentimento d’impotenza, visti gli ultimi avvenimenti e lo svilupparsi di un clima di “guerra permanente”, dall’altro il nuovo millennio sembra aver portato con sé il germe di un nuovo pacifismo, non più inteso in senso politico e ideologico, bensì umanistico e universale. Le sofferenze delle vittime della guerra, infatti, sono ormai sentite come una violazione dei diritti fondamentali comuni a tutti gli esseri umani e considerate un fatto inaccettabile, a prescindere da dove si verifichino, in una prospettiva che si potrebbe a ragione chiamare “universalistica”, perché supera il concetto di nazionalità. Una percezione nuova, importante, le cui motivazioni sono molto diverse, sicuramente complesse e riconducibili a vari fattori. Uno di questi è la diffusione di Internet, che ha permesso di mettere in comunicazione diretta differenti realtà e persone molto distanti tra loro, mutando radicalmente “l’orizzonte geografico” con cui si percepisce la propria vita, specialmente tra le giovani generazioni. La globalizzazione, inoltre, ha indubbiamente permesso una maggiore condivisione di esperienze di vita quotidiana o lavorativa, artistica ed ideologica tra persone lontane nel mondo: ormai non è raro avere amicizie e collaborazioni distribuite in paesi che una volta erano percepiti da molti solo come vaghe entità geografiche. Possiamo arrivare a dire che, in un certo senso, la ex Jugoslavia del 1995 è molto più lontana per noi italiani di quanto possano esserlo ora l’Iraq o il Tibet. A ciò ha contribuito, in maniera sicuramente più storica e politica, la fine della cosiddetta “guerra fredda”. È solo dopo il 1989, infatti, che possiamo dire veramente iniziato il dopoguerra e con esso il superamento delle rigide contrapposizioni ideologiche figlie della Seconda guerra mondiale e delle altre vicende storiche del XX secolo: una condizione, questa, particolarmente favorevole per la nascita di un sentimento di solidarietà umana più vasto e comune. In questa temperie culturale nuova, non mancano gli aspetti ambivalenti: la crescente sensibilità per le vittime della guerra può anche essere utilizzata in modo interessato da chi vuol giustificare talune azioni militari, ammantandole di un intento e di valori alti che decisamente non hanno. Altri, invece, potrebbero sfruttare questa rinnovata ondata di solidarietà per trarre uno spregevole vantaggio nell’ambito delle scelte di tattica bellica, come avviene nei casi sempre più frequenti di civili usati come “scudi umani”. 5

Presentazione

Lo sviluppo dell’etica della pace e il suo rafforzamento fino a farla diventare più forte della guerra non sono più obiettivi utopici, bensì traguardi concreti che tutti quanti noi - individui e soggetti sociali - possiamo contribuire a far diventare reali: è questa la ragion d’essere della Scuola di Aggiornamento e Alta Formazione “Giusppe Arcaroli” che l’ANVCG e l’ANRP hanno fortemente voluto per dare il loro contributo alla costruzione di un mondo migliore e più giusto.

Enzo Orlanducci Presidente Nazione ANRP

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Giuseppe Castronovo Presidente Nazionale ANVCG

Presentazione

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Introduzione

Questo quaderno documenta le modalità di svolgimento e i risultati del Corso di alta formazione Peacekeeping, conflitti internazionali e vittime civili di guerra, svoltosi a Roma da aprile a novembre 2015. Il Corso ha inaugurato il primo anno accademico della Scuola di Aggiornamento e Alta Formazione “Giuseppe Arcaroli”, istituita per iniziativa congiunta dell’ANVCG - Associazione Nazionale Vittime Civili di Guerra e dell’ANRP Associazione Nazionale Reduci dalla Prigionia, dall’Internamento, dalla Guerra di Liberazione e loro familiari, con la finalità di offrire competenze specifiche su guerre e conflitti contemporanei, con particolare riferimento alla tutela dei diritti dei belligeranti, dei prigionieri, dei feriti, della popolazione e delle vittime civili. Una formazione di alto livello scientifico è stata garantita da un corpo docente pluridisciplinare, composto da storici, sociologi, giuristi, esperti di geopolitica e relazioni internazionali, diplomatici, professionisti della comunicazione; hanno collaborato alcuni docenti del Corso di laurea magistrale in Scienze Sociali Applicate della Sapienza Università di Roma. Il Corso, con obbligo di frequenza per 120 ore, è stato frequentato da 25 studenti di diversa provenienza, universitaria e non, con prevalenza di laureandi o laureati magistrali. Il tema proposto, Peacekeeping, conflitti internazionali e vittime civili di guerra, è di particolare importanza e attualità. Le operazioni di peacekeeping rappresentano una delle maggiori innovazioni sulla scena politica internazionale degli ultimi vent’anni. Dopo la lunga fase della guerra fredda, in cui la divisione tra sfere d’influenza delle superpotenze neutralizzava, mediante il veto reciproco, ogni possibile gestione comune delle crisi, la maggiore apertura realizzatasi all’interno del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite ha consentito un maggiore dinamismo dell’iniziativa internazionale. È così che, dalla metà degli anni Novanta del secolo scorso,  al peacekeeping di prima generazione, limitato al monitoraggio delle tregue, è succeduto quello di seconda generazione che, nei confronti dei conflitti in atto ma anche di quelli latenti, si propone obiettivi di prevenzione; ove ciò non è possibile, il peacekeeping diventa una modalità di imposizione della pace (peace 9

Introduzione

enforcement) e del suo mantenimento e, infine, di peace building, cioè di contributo all’edificazione dei presupposti della pace in una modalità multi-funzione e multi-obiettivo (supporto alla costruzione o alla ricostruzione delle istituzioni rappresentative e di governo, alla riorganizzazione di forze armate e forze dell’ordine così come del sistema penale, allo sviluppo economico, ecc.). Naturalmente non è detto che questi ambiziosi obiettivi abbiano sempre successo, né che, in più casi, alla dimensione umanitaria e al ripristino della legalità internazionale non si mescolino discutibili strategie politiche. Di ciò abbiamo avuto clamorosi esempi nei casi di interventi militari che, motivati con la tutela dei diritti umani o della non-proliferazione delle armi di distruzione di massa, si sono tradotti in misure di “regime change” con conseguenze inattese spesso dannose. Le associazioni promotrici hanno giustamente ritenuto che peacekeeping, peace enforcement e peace buiding costituiscano un terreno privilegiato di formazione di operatori giovani e motivati, come emerge chiaramente dal bando di partecipazione al Corso. L’elenco dei partecipanti, tutti meritevoli di attestato finale, consegnato in una cerimonia pubblica, alla presenza dei presidenti delle due associazioni e del corpo docente, in data 24 novembre 2015, testimonia il successo quantitativo dell’iniziativa. La pubblicazione di sei elaborati finali, quelli, tra tutti, che il corpo docente ha ritenuto scientificamente più significativi, mostra il livello qualitativo della elaborazione maturata dagli studenti che hanno frequentato il Corso. La corsista Teresa Francesca Ciracì indaga nella sua tesina le motivazioni al reclutamento dei militari italiani nei blog di settore, quelli “spontanei” creati e alimentati dai militari delle Forze Armate italiane e dei giovani che aspirano a diventarlo. Secondo il tutor prof. Fabrizio Battistelli il confronto di atteggiamenti e opinioni sul tema della carriera militare nell’era del peacekeeping, in un ambito non ufficiale, consente alla corsista di delineare un quadro di indubbia originalità. Barbara Gallo ha indagato, in merito al terrorismo di matrice islamica, il linguaggio comunicativo del califfato e dei media italiani e la percezione dell’insicurezza nell’opinione pubblica italiana. L’analisi qualitativa, condotta su un campione di quotidiani italiani, aggiornata alla luce degli attentati del 13 novembre 2015 a Parigi, risulta, nell’opinione del tutor prof. Battistelli, particolarmente interessante. Valerio Guzzo traccia il bilancio di un’intesa possibile tra Russia e Cina, ana10

Introduzione

lizzando i rapporti tra i due paesi sia in chiave storica, sia in relazione ai recenti sviluppi geopolitici e geoeconomici. Nel giudizio del tutor prof. Aldo Pigoli, il lavoro è ben impostato e sviluppato, anche grazie all’adeguata scelta delle fonti. Particolarmente apprezzabile è il tentativo di andare oltre lo status attuale e i recenti avvenimenti, cercando di comprendere invece quali siano i drivers principali che determinano oggi, le relazioni tra questi due attori. Roberto Nisi esplora il ruolo di Da-’ish (Stato islamico) in un nuovo equilibrio di potenza per il medio-oriente, mostrando, secondo il tutor ambasciatore Eugenio Campo, buona capacità di analisi e uso di ottime fonti documentarie. Fabio Scrocco racconta la storia di un Internato militare italiano dopo l’8 settembre 1943, Claudio Rossi, giovane “volontario universitario” catturato nei Balcani e deportato in Germania, costretto a lavorare, liberato dai Russi e da essi trattenuto per altri 4 mesi. Di particolare interesse sono la fondazione e l’attività, nel campo di prigionia sovietico, di un Comitato antifascista italiano, che svolge intenso lavoro di formazione politica, molto apprezzato dal comandante russo del campo. Significativo anche il rapporto di Rossi con Ondina Peteani, staffetta partigiana. A mio giudizio, nella mia qualità di tutor, la tesina è originale, costruita su fonti primarie, ben strutturata e ben scritta. Anche Giulia Conti Zitelli studia gli internati militari italiani, con un taglio multidisciplinare, tra storia, diritto e sociologia. Il tutor prof. Nicola Colacino lo giudica un ottimo lavoro di ricerca, interessante e originale, fondato su un’analisi accurata e su una buona capacità di sintesi, non disgiunte da passione per il tema e da spunti critici meritevoli di ulteriori approfondimenti. Sarà ora il lettore a giudicare questi brevi saggi, che sono il frutto più maturo del lavoro svolto nella Scuola. Mentre licenzio queste poche righe introduttive, sta per essere pubblicato il Bando per un secondo Corso “dal Peacekeeping al Peacebuilding: gestire i conflitti per costruire la pace”, analogo, ma anche rinnovato rispetto al precedente, segno che l’iniziativa di ANVCG e ANRP ha avuto pieno successo e che le due associazioni intendono dare ad essa continuità nel tempo, facendo tesoro di questa prima esperienza.

Luciano Zani Direttore del Corso

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RUSSIA-CINA: BILANCIO DI UN’INTESA POSSIBILE di Valerio Guzzo Introduzione Nell’ambito del Corso di alta formazione “Peacekeeping, conflitti internazionali e vittime civili di guerra”, tenutosi presso la sede dell’ANRP, ho sviluppato alcune riflessioni a margine delle lezioni tenute dal prof. Pigoli. Le discussioni col docente e con i colleghi e l’interdisciplinarietà del corso hanno favorito l’elaborazione e l’analisi delle mie riflessioni sull’insegnamento “Scenari geopolitici del XXI secolo”; ho quindi ritenuto opportuno focalizzarmi su questo tema per l’elaborato finale. Inoltre, la passione per la geopolitica e il cursus studiorum da me intrapreso mi hanno aiutato a riflettere e interpretare i fatti che qui prenderò in considerazione. Le lezioni del prof. Pigoli mi hanno portato a riflettere sul crescente peso economico-politico che sta assumendo una giovane potenza globale: la Repubblica Popolare Cinese. Alla Cina ho cercato di congiungere alcuni aspetti della politica estera russa contemporanea, legando così alcuni miei studi pregressi sulla Russia sovietica e post-sovietica. Risulta evidente che alla base dell’analisi delle relazioni tra Mosca e Pechino figuri in primis l’importante accordo sulla politica energetica siglato nel maggio di quest’anno tra i due Paesi1. L’accordo, di durata trentennale, il cui valore è stimato in 400 miliardi di dollari, chiude un ciclo di negoziazioni durato oltre dieci anni, con i primi contatti avviati già sul finire degli anni Novanta. Mosca si impegnerà dunque a rifornire Pechino con 38 miliardi di metri cubi di gas naturale all’anno per dieci anni attraverso la costruzione del gasdotto transiberiano in territorio cinese. Il prezzo più basso sul gas ottenuto dal governo cinese sarebbe compensato dall’impegno finanziario cinese nella costruzione dei nuovi gasdotti2. G. Cuscito, Russia e Cina, accordo sul gas e rivalità strategiche, 23 mag. 2015, in “limesonline. com”, consultabile al sito: http://www.limesonline.com/russia-e-cina-accordo-sul-gas-e-rivalitastrategiche/62335. 2 Il costo previsto per il gas russo è dai 22 ai 30 miliardi di dollari. L’intesa economica sarebbe stata raggiunta ad un prezzo compreso tra i 350 e 360 dollari per mille metri cubi, vicino alle richieste cinesi e lontano dai $380,5 strappati da Mosca ai Paesi dell’Europa occidentali, cfr. E. Schibotto, L’accordo sulla politica energetica tra Cina e Russia, in “Istituto di Politica”, consultabile al sito: http://www. istitutodipolitica.it/wordpress/2014/06/20/laccordo-politica-energitica-cina-russia/. 1

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Ma il recente accordo energetico è solo l’iceberg di un proficuo scambio diplomatico ed economico-finanziario tra i due Paesi. I rapporti diplomatici tra Mosca e Pechino sono infatti notevolmente migliorati in questi ultimi anni, superando così quell’aspra rivalità ideologica che caratterizzava le due diplomazie quando la Federazione Russia era ancora Unione Sovietica. L’elaborato cerca anche di indagare l’attuale complementarietà dell’economia cinese con quella russa, unita all’ambizioso progetto cinese di una “nuova via della Seta”: delineando un quadro di relativa stabilità e di sviluppo economico di lungo periodo dell’area euroasiatica, essa potrebbe avere come fine ultimo il collegamento geoeconomico con i mercati dell’Unione Europea. Si tenterà pertanto di fornire in questa ricerca una visione generale delle relazioni tra i due Paesi, alla luce dell’attuale multipolarismo asimmetrico del nuovo secolo. Dissoluzione dell’URSS e nascita della Federazione Russa: stabilizzazione interna e prospettive geopolitiche Dopo la dissoluzione dell’Unione Sovietica nel dicembre 1991, la grammatica della geopolitica sovietica ha subito dei cambiamenti strutturali3. Il forte indebolimento della neonata Federazione Russa a trazione el’ciniana influì infatti sulle dinamiche geopolitiche dello spazio post-sovietico. La tormenta geopolitica degli anni Novanta sfociò nella prima guerra cecena (dicembre 1994-agosto 1996), da cui la Russia uscì nuovamente indebolita. Sul piano economico, il tracollo finanziario del 1998 segnò il definitivo collasso politico di El’cin, ormai provato anche fisicamente. Sarà con Putin, “delfino” di El’cin e già funzionario del KGB, che la Federazione Russa punterà a ricostruire quella potenza imperialista che l’ultima fase dell’era sovietica e le devastazioni dell’epoca el’ciniana avevano seriamente compromesso. Uno degli strumenti principali per la riscossa dell’“orso russo” furono (e sono tutt’ora) le sue enormi risorse naturali, in primo luogo, ça va sans dire, energetiche. Attraverso la leva degli idrocarburi (gas e petrolio) la Russia ha ottenuto e continua ad ottenere importanti risultati di ordine economico e geostrategico. Grazie alle energiche e muscolose politiche putiniane, la Russia ha riacquistato Per una sintesi delle cause della dissoluzione dell’Unione Sovietica e un inquadramento generale della Russia post-sovietica si vedano G. Cigliano, La Russia contemporanea. Un profilo storico, Carocci, Roma 2013, F. Benvenuti, La Russia dopo l’URSS. Dal 1985 a oggi, Carocci, Roma 2007, Id., Dalla caduta dell’Unione Sovietica ai nostri giorni, Carocci, Roma 2013, G. P. Caselli, La Russia nuova. Economia e storia da Gorbacev a Putin, Mimesis Edizioni, Milano 2013, L. Gudkov, V. Zaslavsky, La Russia postcomunista: da Gorbaciov a Putin, LUISS University Press, Roma 2005.

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un ruolo in una “logica della guerra” giocata, usando le parole di Luttwak, con la “grammatica del commercio”4. Il progressivo intervento statale nell’economia russa - soprattutto nel settore energetico (si veda il caso Gazprom) - operato da Putin e l’alto prezzo degli idrocarburi hanno comportato che la società russa potesse risollevarsi dopo lo shock dovuto al celere e traumatico passaggio da una rigida economia pianificata a un’economia di mercato. Nel giro di pochi anni, alcuni dei principali indicatori sociali ed economici hanno imboccato una tendenza positiva e la Federazione Russa è riuscita ad affrancarsi dai diversi debiti esteri e a riprendere dunque la totale sovranità nazionale5. Tali miglioramenti di matrice economica non si accompagnano tuttavia ad un processo di democratizzazione della società e della politica, che rimangono ancora sclerotizzate in un ancestrale bisogno di un “uomo forte” tanto che qualche commentatore ha descritto la “via particolare della Russia” come un intreccio tra democrazia liberale occidentale e dispotismo tipico di alcuni dei regimi asiatici6. Non è questa la sede per un giudizio di valore sul sistema politico della Russia contemporanea ma una definizione equilibrata e sintetica della politica di Putin la traccia Vittorio Strada: la linea politica di Putin e del suo gruppo di potere consiste […] nel riallacciare passato remoto presovietico, passato prossimo sovietico e presente post-sovietico non su una base ideologica comunista, che a Putin è estranea, ma su una base storica nazionale, o nazionalistica7. Breve storia delle relazioni diplomatiche tra Russia e Cina Nel corso degli anni Novanta, interiorizzata la caduta del regime socialista e quindi del mondo bipolare, la Russia post-sovietica si ispirò al paradigma del “multivettorialismo”, ovvero libertà di azione diplomatica su tutti gli scacchieri, limitata solo dalle norme del diritto internazionale8. Tale multipolarismo9 incontrò i favori della diplomazia cinese; dopo la norma E. Luttwak, From Geopolitics to Geo-Economics: Logic of Conflict, Grammar of Commerce, “The National Interest”, n. 20 (Summer 1990), pp. 17-23. Cfr. G. P. Caselli, La Russia nuova, cit., pp. 75-78. 6 L. Gudkov, La cultura politica dell’élite russa contemporanea, in V. Strada (a cura di), Da Lenin a Putin e oltre. La Russia tra passato e presente, JacaBook, Milano 2011, p. 194. 7 V. Strada, Dopo l’Impero: vecchia e nuova Russia, in Id. (a cura di), Da Lenin a Putin e oltre, cit., p. 199. 8 F. Benvenuti, Dalla caduta dell’Unione Sovietica ai nostri giorni, cit., pp. 170-173. 9 Per un’analisi generale del tema si veda T. Ambrosio, Challenging America’s Global Preeminence: Russia’s Quest for Multipolarity, Ashgate, Aldershot 2005. 4 5

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lizzazione dei rapporti tra l’URSS e la Cina, avvenuta nel 1989, nel settembre 1994 la nuova Federazione Russa stabilì infatti con quest’ultima una “partnership costruttiva”, riconoscendo la potenza cinese come uno dei poli della politica globale. Da allora “i rapporti bilaterali di ogni tipo sono costantemente progrediti”10. Dopo il 1997 i due paesi concorderanno sulla sovranità russa in Cecenia, su quella cinese in Tibet e sull’inclusione di Taiwan nella Repubblica Popolare Cinese11. Gli incontri diplomatici tra Mosca e Pechino si intensificarono dopo l’avvento di Putin e nell’agosto 2005, per la prima volta, i due paesi tennero manovre strategico-militari congiunte in Estremo Oriente. Nel corso della visita del presidente russo all’ex presidente cinese Hu Jintao, nel marzo 2006, il primo propose “un massiccio aumento del commercio bilaterale nel prossimo futuro e parlò di una partnership strategica ormai in atto”12. Mosca e Pechino gettarono così le basi per un’importante intesa economica, che si tradusse nella firma di un accordo per la costruzione di un gasdotto per approvvigionare la Cina anche di metano, dopo precedenti accordi che prevedevano il rifornimento per la Cina di petrolio siberiano. Nel marzo 2013 l’attuale presidente cinese Xi Jinping decise di recarsi a Mosca nella sua prima visita ufficiale all’estero: nel quadro di una relazione di “partnership strategica” Putin e Xi Jinping hanno discusso di tutti i temi chiave della politica internazionale, oltreché di accordi economici. Xi Jinping ha incontrato Putin dieci volte dal suddetto primo incontro e in queste visite Xi ha sempre ribadito la volontà di mantenere una stretta collaborazione, sia diplomatica che economica. Nonostante il comune impegno per la lotta al terrorismo internazionale e all’estremismo religioso13, Russia e Cina non sembrano interessate a dare vita ad un’alleanza militare, ma convergono nell’intento di stabilizzare un assetto internazionale multipolare in funzione potenzialmente anti-statunitense. Dal punto di vista russo, il rafforzamento della partnership con la Cina aiuta a bilanciare il peso preminente dell’interazione con l’economia dell’Unione Europea, costituendo così un importante pilastro per la costruzione di un’area di stabilità euroasiatica, della quale la Russia costituisce per collocazione geografica il perno centrale. In quest’ottica la F. Benvenuti, Dalla caduta dell’Unione Sovietica ai nostri giorni, cit., p. 171. Per un preliminare sentiero di ricerca sulla politica estera della Russia in Asia da El’cin a Putin si veda N. Kuhrt, Russian Policy Towards China and Japan, Routledge, Oxon 2007. 12 F. Benvenuti, Dalla caduta dell’Unione Sovietica ai nostri giorni, cit., p. 172. 13 Y. Pumin, Tackling Terrorism, “Beijing Review”, vol. 57, n. 4, 23 gen. 2014. 10 11

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Russia, come nota la Cigliano, supera il dilemma di sempre (Europa o Asia): riaffermando la propria “terzietà” e la propria natura di potenza dispiegata su due continenti, la propria aspirazione a costituire un polo autonomo di aggregazione, piuttosto che diventare periferia rispetto ad altri centri di attrazione14. Una nuova potenza regionale e globale: il caso cinese Le riforme dell’economia cinese sono entrate in una nuova era che dovrebbe produrre delle trasformazioni macroeconomiche e sociali molto importanti. In questa direzione dovrebbe infatti tendere il tredicesimo piano quinquennale, per il periodo 2016-2020. In questa sede, tuttavia, ci limiteremo a prendere in considerazione gli scenari geopolitici, notando come il presidente Xi Jinping manifesta delle mire espansionistiche assenti dall’epoca delle riforme lanciate da Deng Xiaoping nel 197915. Il leaderismo di Xi16 punta all’integrazione dell’Asia centrale, che nei progetti di Pechino dovrà passare dallo yuan, slegando la moneta cinese dal dollaro facendone quindi una moneta internazionale a pari grado. La crisi economica e finanziaria dei paesi occidentali ha infatti contribuito ad aumentare l’importanza della Russia e dei paesi centro-asiatici per Pechino, sia come mercati di sbocco che come esportatori di materie prime alternative agli attori geoeconomici come i paesi del Golfo. I principali interessi che spingono Pechino in Asia centrale possono essere così sinteticamente schematizzati: a) ricerca di nuovi mercati di sbocco per l’esportazione cinese; b) necessità “neoimperialiste” dovute al bisogno di investire il surplus di capitale cinese, che viene impiegato - come già avviene in Africa - per la realizzazione di progetti infrastrutturali e di sviluppo del territorio; c) necessità di allargare lo spazio destinato all’agricoltura, dove poter immettere nuova manodopera17;

G. Cigliano, La Russia contemporanea, cit., p. 298. N. Colajanni, La Cina contemporanea. 1949-1994, Newton Compton, Roma 1994, F. Lemoine, L’economia cinese, Il Mulino, Bologna 2005. 16 Per un profilo aggiornato dell’attuale presidente Xi Jinping, cfr. E. Frankiel, Il presidente cinese più potente dopo Mao Tse-Tung, “Le Monde Diplomatique-il manifesto”, ottobre 2015, pp. 4-5. 17 Anche se la ricerca di spazi da “popolare” da parte di Pechino si è recentemente rivolta anche all’estremo oriente russo, come dimostra Free Land to Boost Chinese population in Russia’ Far East, “China Daily”, 27 gen. 2015, ma si vedano anche alcuni articoli pubblicati sul portale online Russia in global affairs (www. eng.globalaffairs.ru). 14 15

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d) esercitare un’influenza geopolitica e giocare un ruolo egemonico rilevante in un’area strategica18. L’Asia centrale - ricca di risorge energetiche e in piena espansione dal punto di vista economico-demografico - è, a prescindere dalle mire espansionistiche cinesi, oggetto di attenzione da parte di tutte le maggiori potenze mondiali: dagli Stati Uniti alla Russia, l’attore geopolitico principale dell’area che rimpiange la vecchia egemonia sovietica. Federazione Russa e Cina: prove per un’intesa geopolitica Russia e Cina condividono oltre 4.000 km di confine e questo dato non va dimenticato. I due paesi hanno inoltre definitivamente chiuso le dispute sui propri confini attraverso negoziati di pace. Un primo passo necessario da effettuare per tentare di interpretare le relazioni tra la Mosca e Pechino risiede nella comprensione delle rispettive visioni strategiche riguardo ai propri spazi geografico-culturali, dalle quali visioni dipendono spesso le tattiche politiche. Il trattato di difesa collettiva stipulato tra diversi stati ex URSS (CSTO), il cosiddetto Gruppo di Shangai (SCO: Russia, Cina, Kazakhistan, Kirghizistan, Tagikistan e Uzbekistan) e l’Unione Economica Eurasiastica segnalano l’intenzione di Mosca e Pechino di cominciare ad edificare un fronte comune di contenimento all’espansione occidentale in Asia centrale. Come ha scritto Ilari su “Limes”: l’ammodernamento difensivo russo e cinese (difesa aerea, marittima, subacquea, cibernetica, elettronica e spaziale) viene seguito con crescente apprensione, perché il suo scopo è recuperare una capacità di “interdizione di area” bilanciando la capacità americana di proiezione globale della forza in cui si sostanzia oggi la tradizionale strategia americana di controbilanciare - offset - l’inferiorità quantitativa con una decisiva superiorità tecnologica19. Lo scontro russo con l’Occidente e il conseguente isolamento della Russia, in parte compensato con gli ultimi riavvicinamenti a causa della questione siriana, portano Mosca a stringere legami sempre più forti con la Cina20.

A. Cappelletti, La Cina in Asia Centrale: proiezioni, influenza e prospettive. Il caso del Kazakhstan, “Rivista di Politica”, n. 2, aprile-giugno 2015, ma risulta ancora fondamentale P. Ferdinand (a cura di), The New Central Asia and its Neighbours, Pinter Publishers Limited, London 1994. 19 V. Ilari, Ricomincio da tre, “Limes”, n. 1/2015, p. 170. 20 A. Gabuev, Sino-Russian Trade After a Year of Sanctions, “Carnegie Moscow Center”, consultabile al sito: http://carnegie.ru/eurasiaoutlook/?fa=61240. 18

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Secondo dei sondaggi i Russi, o almeno la metà di loro, spingono affinché il Cremlino approfondisca la partnership con la Cina, visto che l’87% pensa che l’Occidente sia ostile verso Mosca. In molti in Russia considerano la Cina un paese amico, probabilmente anche per i vecchi orientamenti ideologici che un tempo congiungevano i due paesi “socialisti”. Tali cifre sicuramente avranno influenzato le ultime politiche di Putin, sempre molto attento ai sondaggi21. Se Mosca reagisce guardando ad Oriente - influenzata anche da un dibattito interno tra “occidentalisti” e “eurasianisti” - è anche perché si sente comprensibilmente attaccata dall’Occidente (vedasi il conflitto in Ucraina e il minaccioso espansionismo della NATO). Date le sanzioni economiche occidentali contro la Federazione Russa, Mosca si trova obbligata a guardare all’Asia per reperire partner economici e geostrategici. Il Cremlino infatti impegna la sua diplomazia da anni per negoziare accordi commerciali che possano dare la prospettiva di una nuova realtà geopolitica. Cina e Russia, come fa notare Caselli, hanno ultimamente dato vita a una nuova agenzia di rating, la “Universal Credit Rating Group”, con sede a Shangai. Questa nuova agenzia, assieme alla cinese Dagong, può rappresentare, sempre secondo Caselli, “una sfida rilevante al monopolio americano”22. Inoltre il progressivo apprezzamento internazionale nei confronti del rublo, nonostante le ultime svalutazioni e i suoi limiti strutturali dati dallo scarso peso dell’economia russa nell’economia mondiale23, ha avviato un potenziale processo di “de-dollarizzazione”, al quale la Russia sta dando notevole impulso grazie alla muscolosa politica estera di Putin24; tale politica monetaria può però essere efficace solo grazie all’asse con la Cina, che dovrebbe imporre nei prossimi anni la piena convertibilità dello yuan e la formazione di un forte mercato finanziario con titoli in moneta cinese, che possa così rivaleggiare col dollaro americano. Tale strategia cinese di espansione dello yuan nelle transazioni economiche potrebbe saldare ancora di più il fronte russo-cinese. Sul fronte militare, oltre all’accresciuto scambio commerciale di armi tra i due

Dati ricavati da www.interfox.com, gennaio 2015. G. P. Caselli, Mosca prova a fare a meno del dollaro, “Limes”, n. 2/2015, p. 155. G. P. Caselli, La Russia Nuova, cit., pp. 104-105, ma vedi anche, dello stesso autore, G. P. Caselli, Mosca prova a fare a meno del dollaro. Ma per una tesi opposta a quella di Caselli si veda F. Sisci, Pechino non è pronta a insidiare il dollaro, “Limes”, n. 2/2015. 24 Si veda il lungo articolo di V. Putin, La Russia e il mondo che cambia, pubblicato sul quotidiano “Moskovskie Novosti” il 27 febbraio 2012 che dedica ampio spazio alla “questione cinese”. La traduzione italiana si può leggere qui: http://www.geopolitica-rivista.org/17137/la-russia-e-il-mondoche-cambia.html. 21

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Valerio Guzzo

Paesi, attualmente l’allineamento sino-russo potrebbe minacciare in fieri la tecnologia dei militari euro-americani25. Conclusioni The convergence of approaches between the Russian Federation and the People’s Republic of China on key issues of global politics is one of the basic supports for regional and global stability.26 Senza energia, niente è possibile. Tale considerazione incide dunque sugli scambi commerciali e sulla produzione, orienta le grandi scelte tecnologiche, indirizza le decisioni politiche e gli equilibri diplomatici. Ma fino a quando durerà la “geopolitica del gas” a trazione russa? Se davvero l’accordo energetico tra Cina e Russia dovesse confermarsi come il “contratto del secolo” dovremmo attenderci un mondo multipolare, ma sempre più sbilanciato verso il baricentro eurasiatico. Se sul versante occidentale la pax americana incontra difficoltà sempre crescenti, dobbiamo prendere atto che potremmo trovarci dinanzi ad una possibile (nuova) edizione sino-russa della pax mongolica.

Cfr. S. Dossi, Rotte cinesi: teatri marittimi e dottrina militare, prefazione di A. Colombo, EGEA, Milano 2014. 26 Russia’s Foreign Policy Concept 2000, cit. in N. Kurth, Russian Policy, cit., p. 111. 25

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Russia-Cina: bilancio di un’intesa possibile

BIBLIOGRAFIA I. Alon, T. Lairson, Cina-Russia, così vicine così lontane, Cinaforum.net, 3 agosto 2015. T. Ambrosio, Challenging America’s Global Preeminence: Russia’s Quest for Multipolarity, Ashgate, Aldershot 2005. F. Benvenuti, La Russia dopo l’URSS. Dal 1985 a oggi, Carocci, Roma 2007. F. Benvenuti, Dalla caduta dell’Unione Sovietica ai nostri giorni, Carocci, Roma 2013. A. Cappelletti, La Cina in Asia Centrale: proiezioni, influenza e prospettive. Il caso del Kazakhstan, “Rivista di Politica”, n. 2, aprile-giugno 2015. G. P. Caselli, La Russia nuova. Economia e storia da Gorbacev a Putin, Mimesis Edizioni, Milano 2013. ID., Mosca prova a fare a meno del dollaro, “Limes”, n. 2/2015. G. Cigliano, La Russia contemporanea. Un profilo storico, Carocci, Roma 2013. N. Colajanni, La Cina contemporanea. 1949-1994, Newton Compton, Roma 1994. S. Dossi, Rotte cinesi: teatri marittimi e dottrina militare, prefazione di A. Colombo, EGEA, Milano 2014. A. Gabuev, Sino-Russian Trade After a Year of Sanctions, “Carnegie Moscow Center”, 11 settembre 2015. L. Gudkov, V. Zaslavsky, La Russia postcomunista: da Gorbaciov a Putin, LUISS University Press, Roma 2005. P. Ferdinand (a cura di), The New Central Asia and its Neighbours, Pinter Publishers Limited, London 1994. A. Ferrari, La foresta e la steppa. Il mito dell’Eurasia nella cultura russa, Libri Scheiiwiller, Milano 2003. V. Ilari, Ricomincio da tre, “Limes”, n. 1/2015. N. Kuhrt, Russian Policy Towards China and Japan, Routledge, Oxon 2007. F. Lemoine, L’economia cinese, Il Mulino, Bologna 2005. J. Mankoff, Russian Foreign Policy: the Return of Great Power Politics, Rowman & Littlefield, Lanham (MD), 2009. V. Putin, La Russia e il mondo che cambia, “Moskovskie Novosti”, 27 febbraio 2012. F. Sisci, Pechino non è pronta a insidiare il dollaro, “Limes”, n. 2/2015. H. A. Tuan, Se nell’Asia torna la guerra fredda, “Limes”, n.8/2015. V. Strada (a cura di), Da Lenin a Putin e oltre. La Russia tra passato e presente, JacaBook, Milano 2011.

SITOGRAFIA

RIVISTE CONSULTATE

www.carnegie.ru www.ceps.eu www.cinaforum.net www.china-files.com www.eng.globalaffairs.ru www.formiche.net www.geopolitica-rivista.org www.interfox.com www.istitutodipolitica.it www.limesonline.it www.monde-diplomatique.it www.radioradicale.it Ultimo accesso: 30 settembre 2015

Beijing Review Europa Orientalis Foreign Affairs Le Monde Diplomatique-il manifesto Limes. Rivista di Geopolitica Rivista di Politica (RdP) Rivista di Studi Politici Internazionali The China Quarterly

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SCUOLA DI AGGIORNAMENTO E ALTA FORMAZIONE “GIUSEPPE ARCAROLI”

L’ANVCG - Associazione Nazionale Vittime Civili di Guerra e l’ANRP - Associazione Nazionale Reduci dalla Prigionia, dall’Internamento, dalla Guerra di Liberazione e loro familiari hanno congiuntamente dato vita ad una Scuola di Aggiornamento e Alta Formazione, rivolta in particolare alla trattazione dei temi relativi ai diritti umani e ai conflitti, al fine di esaminare le conseguenze di questi ultimi nei confronti degli stessi belligeranti, dei prigionieri o feriti e della popolazione civile, nonché a considerare che la violazione dei diritti umani, sempre di più, accende la responsabilità penale dei singoli di fronte alla Comunità Internazionale in quanto tale. Il tratto distintivo della Scuola - che è intitolata a Giuseppe Arcaroli, storico Presidente dell’ANVCG venuto a mancare nel 2012 - è la multidisciplinarietà, caratteristica che permette di approfondire la tematica dei diritti umani nelle sue varie sfaccettature e, inoltre, di promuovere l’insieme delle attività formative in linea con le attuali dinamiche, volte ad assicurare un pieno rispetto dei diritti e dei bisogni delle vittime dei conflitti armati, a ridurre mali superflui e sofferenze inutili, nonché a facilitare il processo di riconciliazione e pace. Il Corso attivato della Scuola nell’anno accademico 2014-2015 è Peacekeeping, conflitti internazionali e vittime civili di guerra, realizzato d’intesa con il Corso di laurea magistrale in Scienze Sociali Applicate della Sapienza Università di Roma, ed è rivolto a giovani in possesso di laurea (triennale, magistrale o vecchio ordinamento), a studenti iscritti alle lauree magistrali, di tutte le discipline, a docenti di scuole secondarie di primo o secondo grado, a dirigenti degli enti promotori e di enti e istituzioni non-governative impegnati nell’area delle relazioni internazionali. Il corpo docente è costituito da docenti che provengono dal mondo accademico, da professionisti delle più note testate italiane, da qualificati esperti nazionali ed internazionali nell’area dell’analisi geopolitica, geoeconomica, delle relazioni internazionali e delle tematiche legate alla tutela dei diritti umani e dei conflitti.  

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CORSO DI ALTA FORMAZIONE

“Peacekeeping, conflitti internazionali e vittime civili di guerra”

Anno Accademico 2014-2015 DISCIPLINE: Geopolitica geoeconomia e relazioni internazionali Storia e relazioni internazionali. Sistemi criminali 1 (mafia, criminalità organizzata e traffico esseri umani). Sistemi criminali 2 (terrorismo internazionale, crisi umanitarie e flussi migratori). Scenari geopolitici del XXI secolo. Diritto internazionale umanitario e i conflitti armati. Peacekeeping e sicurezza internazionale: caratteristiche e tendenze. Peacekeeping conflitti internazionali e rifugiati. Sociologia dei conflitti e dei processi di pace. Peacekeeping e studi di opinione pubblica. Conflitti e migrazioni internazionali dal Corno d’Africa al Mediterraneo. La diplomazia italiana davanti ai conflitti internazionali. La diplomazia vaticana davanti ai conflitti internazionali. Comunicazione della crisi in zone di guerra Comunicazione della crisi in zona di guerra e Cooperazione civile e militare. Analisi delle fonti aperte online e sicurezza informatica. Esercitazioni e workshop.

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DOCENTI: Luciano Zani Fabrizio Battistelli Eugenio Campo Alberto Cisterna Nicola Colacino Maria Grazia Galantino Vincenzo Grienti

Nino Orto Aldo Pigoli Leonida Reitano Giuseppe Ricotta Lorenzo Rinelli Rosaria Talarico

ALLIEVI: Valentina Bucci Salazar Cardenas Teresa Francesca Ciracì Maria Angela Citarella Barbara Gallo Gian Luca Gara Valerio Guzzo Rosa Lella Nausica Massa Gaia Siria Meloni Roberto Nisi Maria Rita Oliva Giuseppe Pedata

Roberta Rapezzi Giacomo Riillo Mariaconcetta Salerno Giulia Scarpino Fabio Scrocco Angelo Serio Fabio Sisini Chiara Valeri Valeria Verrieri Erika Vulcano Alessandro Zenti Giulia Zitelli Conti

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INDICE

pag. Presentazione 5 Introduzione 9 di Luciano Zani Le motivazioni al reclutamento dei militari italiani nei blog di settore di Teresa Francesca Ciracì

13

Terrorismo e media di Barbara Gallo

25

Russia-Cina: bilancio di un’intesa possibile di Valerio Guzzo

45

Il ruolo di Da- ‘ish in un nuovo Equilibrio di Potenza per il medio-oriente di Roberto Nisi

55

Un caso emblematico di IMI: Claudio Rossi di Fabio Scrocco

61

Una pratica di mantenimento della pace: storia, diritto e memoria nel caso degli Internati Militari Italiani di Giulia Zitelli Conti

71

Scuola di Aggiornamento e Alta Formazione “Giuseppe Arcaroli” 81

Finito di stampare nel mese di marzo 2016 presso Edizioni Grafiche Manfredi Snc Roma - Via Gaetano Mazzoni,39a

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