Review of Elena Tavani, L\'IMMAGINE E LA MIMESIS Arte, tecnica, estetica in Theodor W. Adorno

June 15, 2017 | Autor: Micaela Latini | Categoría: Theodor Adorno, Theodor W. Adorno
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tra l’immagine e la mimesis. Ma sul termine ecologia, come avvisa l’autrice, bisogna mettersi d’accordo. L’ecologia con cui Ta-

vani misura il lavoro di Adorno è da intendersi come “orientamento, conoscenza e cri-

L’IMMAGINE E LA MIMESIS

Arte, tecnica, estetica in Theodor W. Adorno Elena Tavani, ETS, Pisa, 2012 pp. 191, euro 17,00

L’immagine e la mimesis

A più di quarant’anni dalla morte, il pensiero di Theodor W. Adorno non smette di rivelarsi in tutta la sua attualità, collocandosi al centro del dibattito scientifico e stabilendo un dialogo sempre fecondo con le nuove direzioni della ricerca filosofica. A dimostrarlo è il volume di Elena Tavani, recentemente uscito per la casa editrice ETS di Pisa, nella collana philosophica, con il titolo L’immagine e la mimesis. Arte, tecnica, estetica in Theodor W. Adorno. La lettura proposta da Tavani prende le mosse dalla formula di “nuova ecologia critica” usata da Jacques Derrida in riferimento al pensiero di Adorno. La tesi del libro riconosce infatti nella questione di una ecologia del pensiero il terreno di incontro, in Adorno,

tica dell’esperienza”. Intorno a questo nodo tematico dell’ambiente si stringono una serie di concetti adorniani, presi in esame da Elena Tavani: il linguaggio, il movimento, l’arte, la tecnica, la conoscenza. In quest’interessante costellazione tematica è soprattutto la polarità concettuale di immagine e mimesis a spiccare, e a valere come indicazione di coordinate per orientarsi lungo i sentieri adorniani. Una prima tappa di questo percorso è rappresentata dal motivo filosofico della nonidentità. Tale nozione – come sottolinea Tavani – muove contro il concetto di identità e di conseguenza contro la semplificazione (omologazione) del discorso filosofico tradizionale. Per scardinare questi castelli in aria occorre far leva sul non-identico, elevandolo a concetto estetico-mimetico. Lungo il solco di una estetica della non-identità, aperto dagli scritti di Adorno, si calano le pagine di questo volume, che seguono qui seguono la stella polare delle tesi di Dialettica negativa (1966). Proprio questo tratto di non-identità fa sì, per Adorno, che l’arte sia anche altro dalla realtà, aprendo il varco al pensiero per ciò che potrebbe essere diverso, ovvero per il possibile (p. 25). Risalendo alle origini della dialettica negativa di Adorno, Tavani indaga il periodo dell’esilio americano, e approda oltreoceaurban millepiani

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no sulle coste del pensiero di Frederic Ja-

tonomia (p. 174). Ma lo spazio di azione tra

movimento di questo studio avanza anche

re d’arte spazio di manovra, ovvero le la-

meson. Ma, come in un passo incrociato, il in direzione continentale, verso l’indirizzo

della filosofia di Walter Benjamin; seguen-

do il tracciato del non-identico si imbatte in una peculiare triangolazione tematica che coinvolge anche l’estetico e il naturale. Di qui al passaggio verso l’aisthesis il passo è breve. Su questo terreno, che poi è la Teoria estetica (1970), l’Adorno di Tavani si rivolge alla tecnica e ai media, problematizzando in una lettura originale la “questione dell’aura”. In riferimento al panorama attuale in cui si profila una nuova antitesi di arte autonoma e arte tecnologica, si articola la seconda sezione del libro L’immagine e la mimesis. In queste pagine Tavani si sofferma a misurare l’impatto della filosofia di Adorno, in un confronto tra il paradigma filosofico tradizionale (da Hegel a Husserl e Heidegger) e quello contemporaneo. Da questa angolazione il concetto di mimesis - insieme alla parola chiave immagine - viene usato come metro per mettere in collegamento il pensiero adorniano con le arti, dalla musica, al cinema, ai media, e al teatro. Con quest’operazione la Tavani intende non tanto ripercorrere le riflessioni di Adorno sulla industria culturale, ma impegnare la sua teoria estetica sulla nuova antitesi di arte autonoma e arte tecnologica. È vero – si legge nella conclusione del volume – che l’arte pienamente emancipata (ovvero tecnicizzata) tende a perdere il suo presupposto dell’au154

millepiani urban

convergenza e intermedialità lascia alle ope-

scia libere di muoversi nel nuovo spazio della tecnologia. Così, in questa originale let-

tura, la filosofia di Adorno – emancipata dal suo impegno critico nei confronti della ideologia della cultura di massa – si propone a giusto titolo come un punto di osservazione privilegiato per affacciarsi sullo spettacolo della nuova estetica. Micaela Latini

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