Quaternaria del \'400

July 22, 2017 | Autor: Chiara Gelmetti | Categoría: Renaissance Humanism, Filosofía
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Descripción

Chiara Gelmetti

Quaternaria quattrocentesca

Sandro Botticelli, Venere e le tre Grazie offrono doni a una giovane, affresco 1486 circa, conservato nel Museo del Louvre di Parigi.

C.G.per A.D.A.

Premessa

Per comprender le quartine di questa quaternaria, bisogna avere almeno qualche cognizione di danza del quattrocento, perché proprio la quaternaria è uno degli antichi passi descritti nei trattati che, benché composto da quattro passi l’un dopo l’altro eseguiti, ha un’andatura un poco irregolare, per una sorta di frappamento che precede il primo di questi. E questa irregolarità che la connota la ritroviamo qui in questi quasi-versi, che vi prego prendere con la dovuta cautela.. E’ quasi un gioco, non di gran pretese per un periodo che pur amo tanto e che dà lustro a quel camaleonte che riacquistò il senso della sua libertà.

Chiara Gelmetti

C.G. per A.D.A.

pag. 2

Indice

C.G. per A.D.A.

Giovanni Pico della Mirandola

pag. 4

Guglielmo Ebreo da Pesaro

pag. 7

Antoniotto Fileremo Fregoso

pag. 10

Niccolò Copernico

pag. 13

pag. 3

Giovanni Pico della Mirandola Fui dei tre minor fratello di Mirandola il più Bello di memoria prodigiosa e di altezza portentosa

Pur lo studio infin m’addusse a lasciare i miei castelli fuori casa mi condusse per la gioia dei fratelli.

Col rapire Margherita fino a rischio della vita mi trovai esule a un tratto per Parigi quatto quatto.

Ma era l’uomo che cercavo tra quegli angeli e li bruti m’accorgevo che innalzavo dignitate ai volti muti

che non vollero ascoltare il discorso e le mie tesi fino a Roma detti andare per tornare dai francesi. C.G. per A.D.A.

pag. 4

Novecento son tantine anche per sua Santità ne trovò men che due settime la condanna vien da là

Fu Lorenzo che mi trasse dalle grate di Vincenne in campagna ch’io restasse per aver salve le penne

E nell’otium fiesolano rileggevo piano piano la complessa Qabbalah, ché sapienza è tutta là

E compresi chiaramente che studiar non serve a niente se non torni poi all’Ente ch’è dall’Uno lentamente

discendendo tra le cose dalle altezze inesplorate che Plotin ha illuminate ne rilascia tracce ascose C.G. per A.D.A.

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e ancor prima poi in Platone, nel Ficin di traduzione, che Accademia nuovamente si diffuse tra la gente

ma per me che di Concordia Conte son nella vittoria nel congiungere il pensiero di Aristotele pur vero

al novello platonismo che si estende tuttavia senza taccia di strabismo che ‘sta union ben fatta sia!

E in meditazione sola, dopo i fiorentini lutti, mi serrai al Savonarola isolandomi da tutti

E così quella corona che di fuoco quando nacqui profetando pur intona come a Dio e all’uomo piacqui. C.G. per A.D.A.

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Guglielmo Ebreo da Pesaro Da Domenico lui prese le cadenze e le riprese ma le fece ancor più belle nella danza delle stelle.

Fu così che nacque Venus pel Magnifico sovrano che a Firenze aveva uso d’ascoltar il Poliziano

nella cerchia dei studiosi che Platon riscoperchiava, quei danzavano seriosi la misura entusiasmava!

Ma non solo la misura, ma bellezza e grazia pura collegavano quei passi che Guglielmo chiama bassi

per la forza che da terra in un’onda verso il cielo si dipana e si rinserra scompigliando un poco il velo

delle dame che incuranti, nella danza i cavalieri, conducevano in avanti C.G. per A.D.A.

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quasi come lor destrieri

Fu per poco nella danza che la donna fu ducente non si creda mai abbastanza quanto ciò fu rinascente!

La perfetta sintonia che significa armonia, fu la base del ballare del cortese argomentare

e geometrici percorsi eran fatti con gli scorsi perché musica è una scienza a cui far la riverenza.

Fu così che il Cornazano del phantasmata il segreto ricopiava da lontano per danzarlo avanti e indietro.

Ma fu solo poi Giovanni, di Guglielmo prese i panni, a spiegarne l’episteme nel trattato che ci preme

e che ancora ai nostri giorni rende belle quelle volte C.G. per A.D.A.

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e quei passi e quei ritorni a chi danze ne fa molte.

C.G. per A.D.A.

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Antoniotto Fregoso

Antoniotto fui chiamato né bastardo concepito poté in ver farmi sgradito al paterno doge amato.

La mia nascita è a Milano ancorché fu Colturano il mio luogo d’elezione dove stare in riflessione

Fu col Cicco Simonetta, comandato da Spinetta, che allo studio e sua tutela poetando porsi vela.

Ma purtroppo con il Moro il maestro venne meno. Cortigian, se no mi moro, ritornai nel luogo ameno

E nemmen la Gallerani distogliommi dai miei cani nella caccia a cerva bianca C.G. per A.D.A.

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che di ninfa ha l’aria stanca

per il lungo inseguimento nelle cantiche in ottava e ci vuole il mio cimento, sette pur io poetava!

Ma non solo dell’amore io scrivea durante l’ore anche temi di mania come la filosofia.

Fu cosi che di Bramante misi in copia al manoscritto quel dibattito illustrante tra Eraclito e Democritto

Incisione in bianco e nero per un riso non sincero per un pianto esagerato disputando del creato.

Solitario e molto saggio Nel mio feudo un po’ selvaggio divenetti Fileremo C.G. per A.D.A.

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per gli amici che non temo

e di musica è pur vero discutevo nella loggia e scrivevo nel maniero allo scorrer della roggia.

Perché l’acqua risuonava -dalla Muzza e dall’Addettache ’l Petrarca già cantava per la chiara giovinetta.

Dai più grandi fui lodato e perfin in una novella dal Bandello fui citato dei Fregoso spirto e stella

C.G. per A.D.A.

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Niccolò Copernico

Dalle stelle fui rapito e non sol perché erudito, ci voleva una lezione oltre la constatazione

che i fenomeni celesti vanno in giro e sono lesti e non tengono da conto quanto dice il volgo tonto.

Fu così che pur attesi molti anni e molti mesi come Orazio consigliava trentasei lo dimostrava.

Sì, il De Coelo era una truffa! anche s’era tesi buffa d’Aristotele la scienza pur guidava la docenza

Fu per ciò che scelsi bene per il metodo di Atene di Platon dimenticato C.G. per A.D.A.

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che scandaglia l’enunciato

e non sbaglia perché tiene nel divin le sue catene perché dopo l’episteme torna al Bene in cui non teme

di fallire perché mai risalendo oltre la tacca, che al di sotto porta guai, al di sopra non si attacca

alla doxa condivisa come ipotesi autorevole ma dall’alto gli fa guisa intelligere benevole.

La dialettica soltanto dà sapienza onore e vanto conducendo a causa vera se ricerca è sì sincera.

Glielo dissi anche allo zio nel Proemio che fu espunto che quell’ordine di Dio C.G. per A.D.A.

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era fisso, fatto appunto

per dar conto delle stelle le lor orbite più belle che cambiando orientamento ci portavano sgomento

ma molteplice armonia, come chiede astronomia ch’è regina palesarti, sopra tutte le altre arti,

stabiliva onestamente che i pianeti la gran Mente posto aveva intorno al sole a girar per loro mole

nelle orbite celesti tutti quanti in ordin raro più vicini quelli lesti più lontani all’ultim faro

delle fisse quelli lenti e la Terra dei viventi prese l’orbe e rotazione C.G. per A.D.A.

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dove c’era il solleone.

Perché lì nel luogo medio v’era il luogo del rimedio che sanava geometria con la giusta simmetria.

Di Aristarco che da Samo visto aveva la terra in moto tu tenesti fermo all’amo quella tesi che dà in toto

spiegazione perfettibile, ma che certo fu incredibile, la scoperta che cambiava l’universo in cui si stava.

E fu la filosofia nella quale è giusta via che senz’altra esitazione portò alla rivoluzione!

C.G. per A.D.A.

pag. 16

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