poete e filosofe

July 25, 2017 | Autor: Patrizia Minella | Categoría: Poetry
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Descripción

Perché vorrei parlare con voi di filosofia e di poesia? Perché nella storia della filosofia, cioè di "chi ama il pensiero" fin dall'antichità le donne non hanno voce, vengono considerate "uomini imperfetti".
L'esclusione comincia con Aristotele, ma si perpetua con l'illuminismo quando i protagonisti del patto sociale rimangono esclusivamente gli uomini.
Quando gli uomini, anche di sinistra, parlano di "razionalità" sembrano escludere il pensiero delle donne. Quasi sempre. Abbiamo incontrato nel libro Hannah e le altre alcune eccezioni interessanti, tutte pensatrici legate al pacifismo, alla critica della ragion di stato, della Guerra.
In piena guerra di Spagna ancora un'altra donna, Maria Zambrano, dice "La violenza vuole, mentre la meraviglia non vuole nulla. A questa è perfettamente estraneo il volere; le è estraneo e perfino nemico tutto quanto non persegue il suo inestinguibile stupore estatico. E, ciò nonostante, la violenza viene a romperla e rompendola invece di distruggerla fa nascere qualcosa di nuovo, un figlio di entrambe: il pensiero, l'instancabile pensiero filosofico."
Tra i suoi temi ricorrenti, oltre al discorso e a lo stile poetico, il "sapere delicato" che abita l'anima e si rivela in sogno e nell'immaginazione del divino." I poeti infatti rendono il mondo abitabile, i filosofi lo fanno migliorabile; in quanto agli uomini d'azione essi hanno perso la meraviglia e il mondo solamente lo usano." E' l'immaginazione che cambia il mondo. Nel suo libro "I beati" ci aiuta a capire ancor meglio. Ci dice che l'immaginazione non è nemica della ragione, nel cervello femminile semplicemente si integrano meglio le due aree affettivo/immaginativa e razionale
Per questo la conquista del potere patriarcale non produce cambiamento, la differenza invece sì. Dentro alla "differenza femminile" sta la responsabilità verso l'altro/a che potrebbe passare dal prossimo al lontano, allo sconosciuto, al profugo, all'escluso divenendo nuova pratica politica, cioè uno spazio della politica dove ci guiderebbe la consapevolezza che "la forza pietrifica le anime anche di chi ha ragione" come diceva Simone Weil.
Poiché le donne sono "affamate di realtà" (Hannah Arendt), la pratica della scrittura rivela scoperte su legami e identità altrimenti taciute. La scrittrice che ha vinto il concorso nazionale Lingua madre (per donne migranti e non )ci dice di sé: "Ho camminato in un solco tracciato per me da generazioni di migranti.. e strada facendo ho abbandonato pezzi di bagaglio... per fare spazio per questo paese: il mio.". In tedesco e in altre lingue slave esistono due traduzioni per la parola Patria, con due significati interessanti. Per questa donna il concetto di Patria non è più quello della Terra dei padri, (Vatherland)piuttosto quello del luogo degli affetti (Heimat), luogo che si apre a chi vi giunge per scelta, in cui si contrappone alla difesa dell'identità il riconoscimento reciproco. Luogo che Igiaba Scego "somala di origine, italiana per vocazione" chiama matria, non patria, perché è dalla terra d'origine, dalla terra madre che ci si stacca nella migrazione. Il femminile ancora una volta come luogo dell'accoglienza, della ricezione, come convivenza delle differenze in relazione tra di loro. Infatti in sé il femminile è deputato alla custodia dell'integrità della vita, ad esempio quella del figlio custodita nel ventre della madre.
Perciò le donne spesso operano una resistenza disarmata, una "guerra alla guerra", come fanno le madres di Plaza de Mayo in Argentina, non solo riandando alla vicenda personale dei loro figli(una maionese light), ma portando avanti i loro ideali di trasformazione della società "con molto uovo e molta rabbia" attraverso le iniziative dell'università popolare, il sostegno alle fabbriche autogestite e tanto altro.
Le genealogie recuperate dalle scrittrici sono spesso femminili, la gratitudine per la madre e l'assunzione di un ordine materno sono il passo necessario per darsi autostima e fiducia. La terra nutre e la donna dà vita. E per le donne è a volte il silenzio l'ambiente in cui le parole sono apsara (divine creature della mitologia indù) che ballano per l'amore: la poesia è fatta di silenzi e di parole, di spazi bianchi e non, di vuoti e di pieni. Un esempio:

L'universo non ha un centro
L'universo non ha un centro,
ma per abbracciarsi si fa così:
ci si avvicina lentamente
eppure senza motivo apparente,
poi allargando le braccia
si mostra il disarmo delle ali,
e infine si avnisce,
insieme,
nella spazio di carità
tra te
e l'altro.
Stasera cominciamo un'altra serie di incontri sulla poesia, dopo esserci interrotte per parecchio tempo. Gianna non è stata bene, ma adesso ci riprendiamo il tempo per qualcosa che ci fa felici.
Perché ne sento ancora il bisogno? Come tante donne abbiamo un monte di cose da fare, di impegni da "onorare" e di persone da curare, viviamo tante notti di lotte, come facessimo il pugilato con la vita. E' il motivo per cui ci facciamo far compagnia dalla poesia nostra e delle/degli altre/i.
E' la poesia di Chandra Livia Candiani, la Emily Dickinson italiana. Chandra, che in hindi significa «luna», ha 62 anni e abita a Milano.
La bambina pugile. Certe mattine / al risveglio / c'è una bambina pugile / nello specchio, / i segni della lotta / sotto gli occhi / e agli angoli della bocca, / la ferocia della ferita / nello sguardo. / Ha lottato tutta la notte / con la notte, / un peso piuma / e un trasparente gigante / un macigno scagliato / verso l'alto / e un filo d'erba impassibile / che lo aspetta / a pugni alzati: / come sono soli gli adulti.
Ci dice anche: "Un'altra cosa per me essenziale è stata che la poesia dava voce a chi non l'aveva. Come gli oggetti: ho scritto alcune poesie, ancora inedite, su alcuni oggetti che parlano e insegnano a una bambina come si fa a stare soli, o come ci si orienta nella notte. Leggere poesie mi faceva sentire di essere in compagnia di altri umani vacillanti, non così sicuri del senso delle cose".
POESIE SUGLI OGGETTI????? COME??
Chandra va nelle scuole di Milano , come Gianna, a far scrivere poesie alle bambine/ai bambini italiani e immigrati, a dar loro voce. I bambini sono italiani e immigrati: dalla Cina al Perù, dall'Ucraina alla Siria; chi è appena arrivato, chi è in Italia da tempo, chi è nato e cresciuto qui. Molti hanno storie di grande sofferenza e fatica. In prima linea stavano i rom. «Stavano», perché «sono scomparsi dalla scuola dopo l'ultimo sgombero — racconta Candiani, lasciando intuire l'entità della perdita —. Le loro poesie esprimevano tutta la ricchezza e la differenza di una cultura compatta, articolata e complessa
«Ho un metodo: porto a scuola delle cose che stimolano i sensi, come piccoli strumenti musicali, e da lì sentiamo le parole e le tiriamo fuori dal corpo. Ci sono bambini che scrivono in altre lingue e con le poche parole che hanno scrivono delle poesie bellissime. Ricordo un filippino che faceva di sì a ogni cosa che dicevo, ma non aveva ancora il linguaggio per esprimersi. Allora ho chiesto una bambina interprete da un'altra classe. Ecco cosa è venuto fuori: "Grazie di avere una casa. Io sono un bambino piccolo, ma sono una briciola spuntata da un gigante"». Fatema, la bambina rom, ha scritto: è bello,/ vedere l'aria felice".
A noi dice "Ho cercato un metodo che non emarginasse chi parla altre lingue. Partiamo da un punto in cui conoscere molte parole non è affatto quello che conta. Partiamo dal corpo, dalla presenza e dagli stimoli sensoriali che la vita regala a ogni istante. Non inizio mai spiegando loro cos'è la poesia, ma segnando un leggero e variabile percorso per andare insieme in cerca del luogo in cui abitano le parole».
Dopo aver trovato la consapevolezza del corpo e dello spazio che lo contiene, si comincia a lavorare su alcuni temi, ad esempio «I grandi», «Il mondo», «L'addio». Spesso si inizia con «Il silenzio. I bambini conoscono per lo più il silenzio teso, il comando a cui si obbedisce facendosi piccoli, raggrinzendosi. E invece cerco di trasmettere a loro un silenzio che allarga, il piacere del silenzio che è ascolto di sé, del mondo, dell'altro, della sinfonia di cui facciamo parte. È con meraviglia che scoprono il mondo che il silenzio rivela. E alla fine dico: ora vi do un compito che dura tutta la vita. E loro abbassano le orecchie;ma quando affermo: "ascoltare il silenzio, farci tana, aspettare lì le parole", ridono». La sua poesia nasce dall'incontro con i bambini nelle scuole, perché per alcuni poeti i poesia e vita sono tutt'uno, un percorso comune, e Livia Candiani è uno di questi.
"L'aria è nuova, fresca delle promesse dell'autunno.
Senza rimpianti. Respiro.
Ricomincio da quest'aria che sa di felicità, dallo sguardo di un bambino."
POESIE SUL SILENZIO????
SECONDO INCONTRO

Ci sono i poeti come CHANDRA che stanno con gli ultimi,, non con chi sorvola il mondo, vedendolo dall'alto, ma con chi lo abita.
Ci sono al mondo i superflui, gli aggiunti,
non registrati nell'ambito della visuale.
(Che non figurano nei vostri manuali,
per cui una fossa da scarico è la casa).

Ci sono al mondo i vuoti, i presi a spintoni,
quelli che restano muti: letame,
chiodo per il vostro orlo di seta!
Ne ha ribrezzo il fango sotto le ruote!

Ci sono al mondo gli apparenti - invisibili,
(il segno: màcula da lebbrosario)!
ci sono al mondo i Giobbe, che Giobbe
invidierebbe se non fosse che:

noi siamo i poeti - e rimiamo con i paria,
ma, straripando dalle rive,
noi contestiamo Dio alle Dee
e la vergine agli Dei!
-- Marina Ivanovna Cvetaeva
Proviamo a scrivere: Ci sono al mondo...., noi siamo le donne .... e rimiamo con..... ma....
Ripetiamo quante volte vogliamo questi inizi e cerchiamo di ascoltare cosa maciniamo dentro


Le poesie raccontano anche la morte non per piangere i morti, ma per dire l'amore che rimane e li fa rimanere, per dire la vita con gioia e con grazia. Ancora la Candiani " La relazione (anche coi morti, coi deserti, coi fili d'erba) è una conseguenza dell'amore e del suo moto precisissimo. L'amore è il sentimento che le muove. La risposta al male è dentro al male. Attraversarlo, lasciarsene attraversare per comprendere, senza mettersi a discutere con la vita. Se riusciamo ad aprirci al male, lui ci trasforma. L'altro giorno pensavo che noi non sappiamo più soffrire. Non intendo la retorica della sofferenza, la croce eccetera. Ma sentire con il corpo dove fa male l'altro, la perdita dell'altro, del mondo. E continuare a sentire e custodire questo nostro corpo, che comunque soffre per tutto quello che succede. C'è un male che fa guarigione ed è il male "accolto". Dire: sì, mi è successa questa cosa, ma io non mi lascio sola."
La divisione in cielo e terra
non è il modo appropriato
di pensare a questa totalità.
Permette solo di sopravvivere
a un indirizzo più esatto,
più facile da trovare,
se dovessero cercarmi.
Miei segni particolari:
incanto e disperazione.(W. Symborska)
Il tempo è l'indicativo presente, i morti continuano a vivere finché c'è voce, il ricordo – si potrebbe dire – è organico. In L'Ombra e la grazia Simone Weil dice "Il poeta produce il bello con l'attenzione fissata su qualcosa di reale. Lo stesso avviene con l'atto d'amore. [...] I valori autentici e puri del vero, del bello e del bene nell'attività di un essere umano si producono mediante un solo e identico atto; una certa applicazione della totalità di attenzione su di un dato oggetto"
Per esempio su quello che succede intorno a noi:
Versi per la Cecoslovacchia. Marzo. 8.
O lacrime agli occhi!
Pianto d'ira e d'amore!
O Boemia in lacrime!
Spagna nel sangue!

O nera montagna
che ha tolto ogni luce!
È tempo - è tempo - è tempo
di ridare il biglietto al Creatore.

Mi rifiuto - di esistere.
Nel bailamme dei non-uomini
mi rifiuto - di vivere.
Coi lupi nelle piazze

mi rifiuto - di ululare.
Con gli squali delle distese
mi rifiuto di nuotare -
giù - nella corrente delle schiene.

Non ho bisogno di cavità
auricolari, né di occhi che vedono.
Al tuo mondo dissennato
una sola risposta - il rifiuto.
-- Marina Ivanovna Cvetaeva
Se un'anima è nata con le ali,
cos'è per lei il palazzo e cos'è la capanna!
Cos'è Gengis Khan per lei - e cos'è - l'Orda!
Due nemici ho io a questo mondo,
due gemelli - indissolubilmente fusi:
la fame degli affamati - e la sazietà dei sazi.
-- Marina Ivanovna Cvetaeva
La Candiani ci propone la sua via, quella della meditazione. "Avevo bisogno di trovare un'etica singolare, cioè mia, che non fossero le etiche proposte dal mondo o l'assenza di etica che proponeva la mia generazione. E l'ho trovata lì, nella semplicità di alcune linee guida che sono: non uccidere, non rubare, non mentire, essere corretti con la sessualità, cioè non fare soffrire gli altri, e non prendere intossicanti mentali. Pensi se il mondo tenesse in conto anche solo il primo precetto che cosa succederebbe. Ho trovato un metodo di trasformazione che non avevo trovato nella religione in cui sono nata, che è forse più vicino al Cristianesimo contemplativo, un aspetto che nel tempo si è poi perso. Anche se, per meditare, non viene richiesto nessun tipo di conversione, uno può continuare con la sua vita, anche frequentare altre religioni, ma avere come metodo la meditazione."
Proviamo a scrivere, ad esempio
Mi rifiuto..............
mi rifiuto..........
.mi rifiuto.............
(un'invocazione)
non ho bisogno di................
è tempo di................

E per questa sera ci lasciamo con un grande grazie!


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