Mutio Effrem e la corte del Principe di Venosa a Gesualdo

September 26, 2017 | Autor: Luigi Sisto | Categoría: Music History
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Descripción

La musica del Principe. Studi e prospettive per Carlo Gesualdo

La musica del Principe Studi e prospettive per Carlo Gesualdo

€ 40,00

LIM

a cura di Luisa Curinga

Libreria Musicale Italiana

Questo volume è stato pubblicato con il contributo del

CONSERVATORIO DI MUSICA «CARLO GESUALDO DA VENOSA» POTENZA

In Copertina: Anonimo del sec. XVII, Sancta Maria ad Nives (olio su tela), Gesualdo, Chiesa di San Nicola e Sant’Antonino. Per gentile concessione di Don Alberico Grella. Elaborato e preparato per la stampa con OpenOffice.org © 2008 Libreria Musicale Italiana Lim srl, via di Arsina 296/f, I-55100 Lucca, P.O.Box 198 [email protected] www.lim.it ISBN 978-88-7096-531-5

LA MUSICA DEL PRINCIPE STUDI E PROSPETTIVE PER CARLO G ESUALDO

Convegno Internazionale di Studi Venosa – Potenza, 17-20 settembre 2003 A cura di Luisa Curinga

Libreria Musicale Italiana

SOMMARIO

VII XI XV

Presentazioni, Fulvio Maffia, Bruno Tamburriello, Guido Salvetti Premessa Abbreviazioni

LA MUSICA DEL PRINCIPE STUDI E PROSPETTIVE PER CARLO GESUALDO

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Luigi Sisto

Mutio Effrem e la corte del Principe di Venosa a Gesualdo 21

Domenico Antonio D’Alessandro

Giovanni de Macque e i musici della Real Cappella napoletana. Nuovi documenti, precisazioni biografiche e una fonte musicale ritrovata 157 Enrica Donisi

«Fù nei dauni confini, Presso à l’aspra Lucania alto, et immenso…» La famiglia Gesualdo: mecenati, scrittori, artisti 171 Marta Columbro

Il Fondo Gesualdo della Biblioteca Provinciale di Avellino 187 Elio Durante – Anna Martellotti

Carlo Gesualdo e i poeti di Ferrara: fedeltà infedele al testo poetico 219 Anthony Newcomb

Gesualdo’s Luzzaschi – «D’ogni altro si burla» 231 Nicolò Maccavino

Le canzonette a cinque voci di Carlo Gesualdo 249 Giovanni Acciai

Le composizioni sacre di Carlo Gesualdo: un approccio analitico sul piano della retorica musicale. Ma non solo

VI 277 Maria Manuela Toscano

Caos apparente e struttura dissimulata nei «Responsori di Settimana Santa» di Carlo Gesualdo 297 Peter Niedermüller

Toward the reception of Carlo Gesualdo’s music in the writings by Giovanni Battista Doni 309 Massimo Privitera

Madrigali esemplari: analitica gesualdiana prospettica 333 Marco Della Sciucca

Il «Monumentum pro Gesualdo» di Stravinsky come interpretazione critico-analitica 347 Luisa Curinga

Trascrizione o trasfigurazione? Elaborazioni di Salvatore Sciarrino da Carlo Gesualdo 365 Marco Giuliani

Una base di dati multimediale sui madrigali del Principe Carlo Gesualdo da Venosa 385 Indice dei nomi

ABBREVIAZIONI

DEUMM

Dizionario Enciclopedico della Musica e dei Musicisti, diretto da Alberto Basso, 14 voll., Torino, UTET, 1983-2005.

GROVE1

The New Grove Dictionary of Music and Musicians, diretto da Stanley Sadie, 20 voll., London, Macmillan, 1980.

GROVE2

The New Grove Dictionary of Music and Musicians, diretto da Stanley Sadie e John Tyrrel, 29 voll., London, Macmillan, 2001.

NV

EMIL VOGEL – ALFRED EINSTEIN – FRANÇOIS LESURE – CLAUDIO SARTORI, Bibliografia della musica vocale profana pubblicata dal 1500 al 1700, 3 voll., Pomezia-Genève, Staderini-Minkoff, 1977.

RISM

Répertoire International des Sources Musicales.

Luigi Sisto

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[…] in quella specie di accademia a lui sottomessa è probabile che pontificasse con l’intensità dialettica che abbiamo imparato a conoscere, su un tema che era oggetto allora di appassionate discussioni, il passato, il presente e il futuro dell’arte musicale. Nino Pirrotta, Gesualdo da Venosa nel IV centenario della nascita (1961)1

Alla fine del secolo XVI, la capitale del viceregno – da più di un secolo sotto la dominazione spagnola – si impone come vero centro propulsore di iniziative nei più disparati campi dell’arte trasmettendone all’intero territorio meridionale il poderoso influsso. Napoli non già come appendice della cultura spagnola dominante, ma proficua realtà di scambio tra le istanze iberiche e quelle partenopee, sublimate dal contatto con le realtà italiane del centro-nord, Roma e Venezia, capitale indiscussa della stampa musicale del tempo, e poi Mantova, Firenze e Ferrara.2 Com’era consuetudine del tempo, gli aristocratici dimora1. 2.

Si devono a Nino Pirrotta le prime riflessioni sull’importanza di una corte musicale presso il feudo di Gesualdo. Cfr. NINO PIRROTTA, Gesualdo da Venosa nel IV centenario della nascita, in «Terzo Programma. Quaderni trimestrali», II, Torino, ERI, 1961, pp. 199-216. Nella Napoli del Seicento furono attivi ben quarantacinque stampatori, anche a dispetto delle continue prammatiche vicereali, tese ad uno stretto controllo sull’arte della stampa e ad un’incisiva affermazione dell’autorità del governo. Uno dei migliori stampatori del tempo, certamente dal 1592 e fino al 1615, fu Gian Giacomo Carlino attivo, dal 1611, con una stamperia proprio nel castello di Gesualdo e, in società con il Vitale, nell’attuale insediamento di san Biagio dei Librai a Napoli, dal 1604 al 1611 ca. Alla stamperia del Carlino si formò come lavorante «Lucretius Nuccio della Guardia di anni 25 venuto a Napoli all’età di 5 anni a imparare l’arte di stampatore […]». Così è riportato nel processo matrimoniale, datato 30 gennaio 1609, attestante il matrimonio contratto con Lauria Gargano, sorella di Lucchino Gargano, stampatore musicale anch’egli. Tra i testimoni lo stesso «Joes Jacobus Carlinus de Neap. stampatore a San Biase etatis annorum 62 in circa ut d.t […] Costantinus Vitales Neap. stampatore a San Biase etatis annorum 34 in circa ut d.t […]

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LUIGI SISTO

vano nella capitale, il che consentiva loro di intrattenere rapporti diretti con la corte e le autorità, di attendere ai loro affari o di aspirare a prestigiose cariche pubbliche.3 A determinare un allargamento di quegli spazi entro i quali la produzione musicale, in territorio meridionale, trova slancio vitale, concorrono fattori diversi, ma soprattutto le relazioni tra le corti, anche del centro-nord – si pensi in tal senso ai legami gesualdiani con Ferrara e quindi con il Luzzaschi,4 o ancora a quelli con Roma anche per la presenza di artisti-caposcuola dello spessore di Jean de Macque. Lo splendore della corte partenopea del Principe di Venosa trovava dimora – a seguito dei noti fatti di sangue consumatisi in Napoli tra la notte del 16 ed il 17 ottobre del 1590 – presso il castello di Gesualdo, rifugio sicuro per il Principe anche per timore della rappresaglia delle famiglie offese dall’assassinio; mentre il processo, istituito il giorno seguente ai fatti, fu subito archiviato per ordine dello stesso Viceré, Don Juan de Zunica, conte di Miranda.5 L’espiazione della colpa commessa, su suggerimento dello stesso zio Carlo Borromeo, passò attraverso la costruzione di tre conventi, in linea con un consolidato copione dei tempi. L’effettiva costruzione, poi, si limitò a due cenobi:

3.

4.

5.

Lucchino Gargano de civitate saluzzi de piemonte Neap. com[m]orans in sedili portus stampatore di figure etatis annorum 34 in circa ut d.t» […]. Napoli, Archivio Storico Diocesano, Processi matrimoniali, matrimonio tra Lucretio Nucci e Lauria Gargano, 1609L, fascio 80, cc. 4. Per un quadro dettagliato sull’editoria musicale napoletana del tempo, cfr. inoltre ANGELO POMPILIO, Editoria musicale a Napoli e in Italia nel Cinque-Seicento, in Musica e Cultura a Napoli dal XV al XIX secolo, a cura di Lorenzo Bianconi e Renato Bossa, Firenze, Olschki, 1983, pp. 79-85. Tutto il Cinquecento fu epoca di urbanizzazione crescente. Fra l’inizio e la fine del secolo, tutte le città italiane aumentarono di molto la loro popolazione; Napoli si colloca in testa a questa speciale graduatoria, addirittura triplicando il numero dei suoi abitanti, pari a circa 270.000 ad inizio Seicento. Afferma ANDREA GHIRELLI, a proposito della nobiltà meridionale e del suo inurbamento in Napoli: « […] vivranno di rendita e per giunta lontano dai feudi e dissiperanno gli averi in un’insensata smania di rivaleggiare per lusso e magnificenza con i maggiori esponenti dell’apparato spagnolo». Cfr. Storia di Napoli, Torino, Einaudi, 1973, p. 27. Sulle relazioni con il Luzzaschi, cfr. ELIO DURANTE – ANNA MARTELLOTTI, Tasso, Luzzaschi e il Principe di Venosa, in Tasso, la musica, i musicisti, a cura di Maria Antonella Balsano e Thomas Walker, Firenze, Olschki, 1988, («Quaderni della Rivista Italiana di Musicologia»), pp. 17-44. Per un approfondimento sul ‘periodo ferrarese’ del Gesualdo, con particolare riferimento alle relazioni con il Fontanelli, cfr. ANTHONY NEWCOMB, Carlo Gesualdo e una corrispondenza musicale del 1594, in Carlo Gesualdo Principe di Venosa, a cura di Ennio Speranza, Roma, ISMEZ, 1998, pp. 17-45, trad. it. dell’articolo Carlo Gesualdo and a Musical Correspondance of 1594, «The Musical Quarterly», LIV, 4, 1968, pp. 409-436; cfr. anche NINO PIRROTTA, Gesualdo, Ferrara e Venezia, in Studi sul teatro veneto fra Rinascimento ed Età barocca, a cura di Maria Teresa Muraro, Firenze, Olschki, 1971, pp. 305-319. Carlo Gesualdo aveva sposato in prime nozze Maria d’Avalos il 17 febbraio 1586, nella chiesa di Santa Maria Maggiore in Napoli. Cfr. DOMENICO ANTONIO D’ALESSANDRO, Per una biografia di Don Pietro Paolo Stella C.R., alias Scipione Stella, in Scipione Stella. Inni a cinque voci. Napoli 1610, a cura di Flavio Colusso e Domenico Antonio D’Alessandro, Lucca, Libreria Musicale Italiana, («Musica Theatina» , II), pp. XI-LIV: XV.

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quello dei Cappuccini, al quale è annessa la Chiesa di Santa Maria delle Grazie (1592),6 e quello dei Domenicani, completato, assieme alla Chiesa del SS. R osario,7 dal Principe Ludovisi.8 Ma soprattutto, nel feudo di Gesualdo9 – descritto dal Fontanelli come «paese ameno et vago alla vista quanto si possa desiderare, con un’aria veramente soave et salubre»10 – la committenza di opere d’arte e luoghi di culto, animata da propositi morali e da forte desiderio di misericordia, convive con il fasto e lo splendore della corte, favoriti dalla presenza di Eleonora d’Este, protagonista della vita sociale e culturale.11

*** Con riferimento al Principe di Venosa e alla sua residenza napoletana, Scipione Cerreto annotava nel trattato Della prattica musica vocale, et strumentale del 1601 Tutto mi par che oggi si scorga nell’Illustrissimo Signor Don Carlo Gesualdo Principe di Venosa, […] A questo Principe di più non basta, che si diletti della Musica, ma anche per gusto e intertenimento tiene in sua Corte, à sue spese, molti Compositori, Sonatori e Cantori eccellenti […] Oltre che questo Signore è raro Sonatore di molti Stromenti, del Liuto ha passato il segno, e della Compositione non è meno de gli altri Compositori eccellente, per haver lui ritrovate nove inventioni di componimenti, ornandoli di bei pensieri, e capricci, che forte danno meraviglia a tutti i Musici, e Cantori del mondo.12 6.

La chiesa ospita la tela di Giovanni Balducci, Il perdono di Carlo Gesualdo, realizzata dal pittore fiorentino e da aiuti nel 1609, dopo che questi fu presentato a Carlo dallo zio Cardinale Alfonso Gesualdo, Arcivescovo di Napoli, che ivi lo aveva condotto nel 1596. L’opera, riportata all’originale stesura dopo rimaneggiamenti controriformistici, raffigura sulla sinistra il Principe e suo zio Carlo Borromeo che lo accompagna. Sulla destra appare Eleonora d’Este ed al centro il figlioletto Alfonso, raffigurato come un angelo. Il Principe implora il perdono a Cristo giudicante tramite l’intercessione della Vergine e dei Santi Michele, Francesco, Domenico, Caterina e della Maddalena. 7. Di questa chiesa, però, si avrebbero notizie sin dal 1578, dai tempi di Luigi IV Gesualdo, ben prima delle vicende del ‘90. Cfr. GIOVANNI FULCOLI, La cultura autoctona. L’Arciconfraternita e la Chiesa del SS. Rosario, in La chiesa e il convento del SS. Rosario a Gesualdo, Avellino, De Angelis Editore, 2002, pp. 19-24. Alla committenza dello stesso Carlo Gesualdo è dovuta la costruzione della Chiesa degli Afflitti o di San Sebastiano, nel 1612. 8. Nicolò Ludovisi divenne feudatario di Gesualdo dopo che il feudo ed i titoli passarono a Isabella Gesualdo, nipote del Principe, tra il 1636 ed il 1686; per incidens, a tale Isabella fu dedicata La sfera armoniosa del Quagliati (1623). Cfr. GIUSEPPE FELICI, Il Principato di Venosa e la Contea di Conza dai Gesualdo ai Boncompagni Ludovisi, a cura di Antonio Capuano, Venosa, Editrice Appia 2, 1992. 9. Carlo Gesualdo diveniva feudatario di Venosa e di Gesualdo alla morte del padre, sopraggiunta presso il feudo di Calitri nell’ottobre del 1591. 10. ARTURO FAMIGLIETTI, Gli Amori sdegnati di Cillo Palermo da Gesualdo, con prefazione, note e storia di Gesualdo, Napoli, Accademia Partenopea, 1985, p. 169. 11. Il Principe di Venosa aveva contratto matrimonio con Eleonora d’Este il 21 febbraio 1594, a Ferrara. Cfr. FRANCESCO VATIELLI, Il Principe di Venosa e Leonora d’Este, Milano, Fratelli Bocca Editori, 1941. 12. SCIPIONE CERRETO, Della prattica musica vocale, et strumentale, Napoli, Giovanni Giacomo Carlino, 1601; ristampa anastatica Forni, Bologna, 1969, Libro Terzo, p. 155. La descrizione

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LUIGI SISTO

Scipione Dentice,13 il padre teatino Scipione «Pietro Paolo» Stella, autore della dedica al Principe dei I e II libro di madrigali a cinque voci (stampati a Ferrara da Vittorio Baldini nel 1594), Pomponio Nenna, il fiammingo Jean de Macque, al servizio del Principe dal 1585, dopo un quasi ventennale soggiorno a Roma e maestro della Real Cappella dal 1599 al 1614, 14 ed il suo allievo Giovanni Domenico Montella. Un ideale elenco di musicisti e strumentisti – attivi a Napoli tra la fine del secolo XVI e gli inizi del XVII, ai quali vanno aggiunti, solo per citare i più noti, i nomi di Ascanio Maione e Giovanni Maria Trabaci, dal 1601 organista della Real Cappella, poi maestro della stessa in sostituzione di Macque – che si completa col nome di un musicista di origine orientale15 dalla personalità poco nota: Mutio Effrem (de effrem, de

del Cerreto si pone come riflesso di un fenomeno complementare alla pratica musicale, vale a dire quello della costruzione di strumenti musicali (specie nel settore della liuteria a pizzico) dovuto alla cospicua presenza a Napoli in quegli anni di un gran numero di liutai di origine tedesca. Tra il 1590 ca. e il 1620 si registra la presenza di circa cinquanta botteghe artigiane, collocate tra la strada di San Giacomo degli Spagnoli e l’area del Seggio di Porto. Un fenomeno di più ampia portata, oggetto della testi di dottorato di chi scrive, ed in parte presentato in forma di relazione, dal titolo Aspetti sociali e sistema produttivo liutario a Napoli tra Cinque e Seicento. La Confraternita di Santa Maria dell’Anima dei Tedeschi: storia, vita sociale, attività corporativa (1586-1717), nell’ambito del XIV Convegno Annuale della Società Italiana di Musicologia (Pescara - Chieti, 26 ottobre 2007). 13. Scipione Dentice dedica nel 1598 il suo Terzo libro di madrigali a cinque voci ad Eleonora d’Este. 14. Sulle relazioni tra Jean de Macque e Carlo Gesualdo resta fondamentale il contributo di FRIEDRICH LIPPMANN, Giovanni de Macque tra Roma e Napoli: nuovi documenti, «Rivista Italiana di Musicologia», XIII, 1978, pp. 243-279. Un recente studio sulla produzione tastieristica del fiammingo e sui rapporti con la musica a Napoli è dovuto a WIJNAND VAN DE POL, L’influenza di Jean de Macque (di Fiandra) sulla musica a Napoli, in Napoli e l’Europa: gli strumenti, i costruttori e la musica per organo dal XV al XX secolo, Atti del Convegno Internazionale di Studi (Battipaglia, 12 – 14 novembre 2004), a cura di Luigi Sisto ed Emanuele Cardi, Battipaglia, Accademia Organistica Campana, 2005, pp. 193-197. Inoltre, sulle strette relazioni tra i musicisti menzionati dal Cerreto e Carlo Gesualdo, ed in particolare tra Romano Micheli, Scipione Stella, Giovan Battista di Paola, Mutio Effrem e Pomponio Nenna, alla corte di Carlo Gesualdo, cfr. GRAHAM DIXON , Romano Micheli and Naples: the documentation of a sixty-year relationship, in La Musica a Napoli durante il Seicento, Atti del Convegno Internazionale di Studi, (Napoli 11-14 aprile 1985), a cura di Domenico Antonio D’Alessandro e Agostino Ziino, Roma, Torre d’Orfeo, 1987, pp. 555-565. 15. Circa le origini orientali degli Effrem, e più precisamente di un passaggio dei Kiri Effrem in Bari nel 1085, cfr. BERARDO CANDIDA GONZAGA, Memorie delle famiglie nobili delle province meridionali d’Italia raccolte dal Conte Berardo Candida Gonzaga, VI, Napoli, 1882, p. 80.

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fremma,16 nato a Bari, il 4 novembre 1549, morto a Napoli certamente dopo il 1640.17 Mutio Effrem è al servizio di Gesualdo da Venosa dal 1591 ca.18 fino alla morte del Principe, sopraggiunta in Gesualdo l’otto settembre 1613.19 La sua prima attività si caratterizza per uno stretto rapporto di collaborazione con musicisti baresi; è del 1574, infatti, la composizione della villanella a tre voci Perché non m’ami, inserita ne Il secondo libro delle villanelle alla napolitana a tre voci, de diversi musici di Barri; raccolte per Ioan de Antiquis (Venezia, Antonio Gardano, 1574). In tale proficuo rapporto di collaborazione, figura centrale è quella di Stefano Felis, nato anch’egli a Bari, nel 1538, maestro di cappella del Duomo di Napoli dal 1591 al 1593, probabile maestro dello stesso Carlo;20 il suo Sesto Libro de Madrigali a cinque voci (Venezia, G. Scotto, 1591),21 accoglie tra le rime del Tasso, Caro amoroso neo messo in musica da Mutio Effrem, poi ripreso dal Gesualdo nel 1594 nel Secondo Libro de Madrigali a cinque voci.22 16. La consueta operazione di traduzione (volgarizzazione) dei cognomi stranieri è confermata, inoltre, da un documento napoletano coevo, datato 1554, conservato presso l’Archivio di Stato di Napoli (ASN, Pandetta Corrente, Fascio 1509 – Processo 9960); nel documento, relativo ad un processo tra la Mag.ca Isabella de effrem cum Marino Balsarano et aliis, la stessa Isabella Effrem si firma: isabella de effrem de napoli, isabella efrem, isabella de frema, isabella de fremma. Lo stesso documento offre la possibilità di conferma delle relazioni di parentela contratte tra gli Effrem con i Pandone, duchi di Ugento e Venafro, conti di Boiano (per un confronto si veda B. CANDIDA GONZAGA, Memorie delle famiglie nobili cit., II, p. 96); risulta, infatti, figlio della Effrem il feudatario Orazio Pandone. 17. Non si hanno notizie precise sulla data di morte di Mutio Effrem, ancora attivo nel 1640; in una polizza dei «Giornali» del Banco della Pietà di Napoli, del 18 settembre 1640, è riportato: «Alli Governatori del Monte della Misericordia Duc. ati 6 e per essi a Mutio Effrem per la musica fatta nelli funerali e messa per l’anima del Duca di Fragnito». Cfr. FRANCO STRAZZULLO, Inediti per la Storia della Musica a Napoli, «Il Fuidoro», II, 1955, nn. 3-4, pp. 106-108: 106. 18. EDMOND STRAINCHAMPS, voce Effrem, Mutio, in GROVE1, 6, pp. 61-62. 19. Nello stesso 8 settembre 1613, dal feudo di Gesualdo, Eleonora d’Este scrive al nipote Alfonso: «Dio benedetto mi toglie il Principe mio, poiché questa sera al più alto lo chiama à goder la celeste patria, stando egli agonizzando […]». Cfr. A. FAMIGLIETTI, Gli Amori sdegnati cit., p. 185. Il passo è riportato anche in F. VATIELLI, Il Principe di Venosa cit., p. 68. Va rilevato che alla data del 4 giugno 1613 Carlo Gesualdo è tramite di pagamenti da destinare ai musici al suo servizio: Geronimo Caetano, Bartolomeo Massone, Matteo Milano, Bartolomeo Russo, «per saldo e final pagamento di sua provvisione e vitto». Cfr. F. STRAZZULLO, Inediti cit., p. 106. 20. Su tali aspetti si veda inoltre CARLO PICCARDI, Carlo Gesualdo: l’aristocrazia come elezione, «Rivista Italiana di Musicologia», IX, 1974, pp. 67-116: 86. 21. Cfr. RISM F 213. Cfr. anche NV 925. L’unica copia a stampa, in parti staccate, del citato libro di madrigali del Felis è in GB-Lbl, Mus. Mic. A 1461. 22. Ancora sulle relazioni tra Stefano Felis, Gesualdo ed Effrem, in particolare in rapporto alla messa in musica di testi del Tasso, cfr. AGOSTINO ZIINO, Tasso e l’ambiente musicale napoletano: fonti, tramiti e repertorio, relazione letta al Congresso internazionale sul tema “L’ultimo Tasso e la cultura napoletana”, Napoli, Caserta, Sorrento, 23-27 ottobre 1996, pubblicato in «Studi Tassiani Sorrentini», 25 aprile 2001, pp. 83-110: 91; trad. inglese aggiornata e corretta dal titolo Tasso and the Neapolitan Musical Milieu: Sources, Diffusion and Repertory, nel vol. Complexus effectuum musicologiae. Studia Miroslao Perz septuagenario dedicata, Tomasz

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Il considerevole assorbimento nell’ambiente musicale napoletano, polo di attrazione per i regnicoli, di numerosi musicisti di area pugliese fa registrare, pertanto, in momenti diversi, la presenza attiva di musicisti come Rocco Rodio,23 Giovanni Massa – del quale Camillo Tutini, in un’analisi del panorama musicale napoletano di poco successiva dirà: «pugliese, fe’ messe, vesperi et ricercari» – del leccese Diego Perfino ed infine di Luigi Rossi, «stimatissimo da’ Romani»,24 ma, soprattutto quella di Pomponio Nenna (Bari, 13-VI-1556 – prob. Napoli, ca.1618), personaggio di spicco alla corte dei Gesualdo.25 La viva esperienza alla corte gesualdiana, sia partenopea che irpina, dopo il 1590 favorirà la già documentata collaborazione tra i due musici baresi; è del 1582, infatti, la pubblicazione del madrigale dell’Effrem, A che, ninfa gentil compreso nel Primo libro de madrigali a cinque voci (Venezia, Angelo Gardano, 1582) dello stesso Pomponio Nenna.26 Musico di prim’ordine dovette essere considerato Pomponio Nenna alla corte irpina dei Gesualdo, tanto da suscitare le premure di Eleonora d’Este la quale il 7 aprile del 1600, proprio da Gesualdo, scrive al fratello cardinale Alessandro in Roma, uomo di vasta cultura, anche musicale:27 All’Ill.mo et Ecc.mo Signor mio fratello Cardinale d’Este Roma Ill.mo et Rev.mo Fratello, L’essibitor di questa sarà Pomponio Nenna, già gentil’huomo di casa del S. Prencipe mio Sig.re, qual si ritrova in Roma per alcune sue occorrenze, et per essere persona qualificata e meritevole d’ogni honore et favore, supplico V.S. Ill.ma che gliene sia liberale in tutti quei modi, et occasioni, che potrà ch’io ne resterò a lei perpetuamente obligata, riconoscendo ogni gratia che farà al sudetto dall’infinita

23. 24.

25.

26. 27.

Jez, Varsavia, 2003, pp. 213-229. Sulla trasmissione dei testi del Tasso anche in ambito meridionale si veda inoltre ANTONIO VASSALLI, Il Tasso in musica e la trasmissione dei testi: alcuni esempi, in Tasso, la musica, i musicisti cit., pp. 45-90; LUIGI SISTO, Stefano Felis e i testi del Tasso: riflessioni sul Sesto Libro de Madrigali a cinque voci, in La musica del verso: i grandi poeti e il madrigale tra ’500 e ’600, Milano, Rugginenti, («Scritture a confronto. Quaderni di Lettere, Musica e Arti della Fondazione Carlo Gesualdo», n. 2), (di prossima pubblicazione). A supporto di tali rapporti di collaborazione tra musicisti di area pugliese va rilevata la presenza del madrigale Cantai un tempo di Rocco Rodio (Bari, 1535 ca. – Napoli, 1615 ca.) compreso nel Sesto Libro de madrigali a cinque voci di Stefano Felis. Luigi Rossi (Torremaggiore, 1598 – Roma, 1653) giovane allievo di Jean de Macque, fu curatore di una raccolta di composizioni per strumento a tastiera di autori napoletani. Il manoscritto – oggi conservato alla British Library (GB-Lbl, ms. Add. 30491) – comprende la Canzon francese del Principe. Nella descrizione del panorama musicale napoletano, tra la fine del secolo XVI ed i primi anni del XVII, di Camillo Tutini, è significativa l’assenza dell’Effrem, probabile riprova del suo vivere all’ombra del Gesualdo. Cfr. RAFFAELE MORMONE, Fonti per la storia della musica a Napoli, «Il Fuidoro», I, 1954, nn. 5-6, p. 104. L’assenza dell’Effrem è rilevabile, d’altra parte, in S. CERRETO, Della Prattica musica cit., pp. 156-158. Cfr. RISM, 382. Personaggio di dubbia condotta morale, Alessandro d’Este era nato nel 1568 da una relazione di Alfonso d’Este con Violante Signa. Cfr. A. FAMIGLIETTI, Gli Amori sdegnati cit., p. 177.

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benignità di V.S. Ill.ma alla quale, perfine di questa bacio le mani, col pregarle dal Sig. Dio continua prosperità. Di Gesualdo, li VII di Aprile 1600 Di V.S. Ill.ma et Rev.ma Vostra sorella Aff.ma Leonora d’Este Gesualdo28

Il 1601 rappresenta per la vita di corte a Gesualdo un periodo particolarmente significativo. Ai primi giorni di maggio dello stesso anno risale, infatti, il soggiorno del cardinale Alessandro d’Este, accompagnato dal suo segretario Ridolfo Arlotti dal quale apprendiamo che Vi si fermò cinque giorni, e i trattenimenti furono musiche per lo più d’Isabella e di sua figlia, le quali se a Ferrara parevano Sirene, a Gesualdo parvero Angeli.29

Va rilevata la coincidenza di tempi tra la pubblicazione dei Madrigali a uno, e doi e tre soprani, del Luzzaschi e i trattenimenti gesualdini visti come una sorta di «riedizione dei concerti delle dame».30 L’intenso fermento culturale di quegli anni a Gesualdo è testimoniato anche dalla committenza di opere d’arte; probabilmente, è dello stesso anno la realizzazione della pala d’altare della chiesa di San Nicola di Bari avente a soggetto il miracolo della Madonna della

28. La lettera è riportata in CIPRIANO DE MEO, La città di Gesualdo. Contributo di studi e ricerche, Roma, Il Calamaio, 1996, p. 159 ed in ANTONIO VACCARO , Carlo Gesualdo Principe di Venosa. L’uomo e i tempi, Venosa, Edizioni Osanna, 1998, pp. 199-200. La presenza di Eleonora d’Este a Gesualdo, è attestata dall’11 giugno 1598, e segue di un mese quella di Carlo Gesualdo. Cfr. ivi, p. 134. 29. Cfr. Lettere di Ridolfo Arlotti, Biblioteca Estense, mss. 11, 26. La lettera è riportata in V. SANTI, La storia nella «Secchia rapita», «Memoria della Reale Accademia di Scienze Lettere e Arti di Modena», Modena, Società Tipografica Soliani, 1910, Serie III, IX, p. 323. Sull’accademia gesualdiana e sulla predilezione per la musica del Gesualdo nel secondo Ottocento, Nicola D’Arienzo scriveva: «Di quella dotta camerata ricorderemo soltanto il vantaggio che si ebbe l’arte, ed il suo capo, il Venosa, lo chiameremo col […] Rousseau, l’autore preferito dalle dame». Cfr. NICOLA D’ARIENZO , Un predecessore di Alessandro Scarlatti e lo stile madrigalesco, Memoria letta all’Accademia Pontaniana nella tornata del 5 luglio 1891, Napoli, Tipografia della Regia Università nel già Collegio del Salvatore 1891, p. 16. Sulla fruizione del repertorio antico a Napoli nella seconda metà dell’Ottocento, si veda AGOSTINO ZIINO, Coscienza storica e identità culturale nella Napoli musicale di fine Ottocento, Napoli, Liguori, 2003, pp. 165-178. Ziino evidenzia come «[…] almeno in determinati ambienti intellettuali, non solo in quelli musicali, si sia formata verso la metà dell’Ottocento una sorta di “memoria storica”, di “coscienza storica” della tradizione musicale locale a partire già dalla musica medioevale». Si veda inoltre L. SISTO, Fonti iconografiche e documentarie per un’analisi della ricezione di Gesualdo e della musica antica a Napoli nell’Ottocento, «Sinestesie», dicembre 2003, pp. 55-71; ID., Gesualdo, Florimo, D’Arienzo: continuità o modernità ritrovata?, in All’ombra principesca. Atti del Convegno di studi Carlo Gesualdo nella storia d’Irpinia, della musica e delle arti (Taurasi – Gesualdo, 6-7 dicembre 2003), a cura di Piero Mioli, Lucca, LIM, 2006, pp. 163-182. 30. A. VACCARO, Carlo Gesualdo Principe di Venosa cit., p. 147. Si veda inoltre ELIO DURANTE – ANNA MARTELLOTTI, Le due «Scelte» napoletane di Luzzasco Luzzaschi, Firenze, S.P.E.S., 1988, (I), pp. 100-101.

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Neve.31 Del 1605 è la costruzione della cosiddetta Fontana del Principe ma soprattutto è di quegli anni la trasformazione del medioevale castello in elegante dimora signorile.32

*** Gli stretti rapporti tra Mutio Effrem e Gesualdo da Venosa – dichiarati, d’altra parte, dal musicista barese nella dedica a Leonora d’Este (15 luglio 1626), premessa alla pubblicazione postuma dei Madrigali a sei voci del Principe33 – nella quale si afferma tra l’altro che «non essendo stata quella Eccellenza solita di confidare con altri che meco l’esatto giudicio, ch’ella facea intorno alle sue cose di Musica» – trovano, oggi, ulteriore conferma grazie al ritrovamento di un documento, finora inedito, relativo al battesimo di suo figlio, Giovan Battista: 45. die 2 maij Joamnes bap. ta filius Mutij effrem et victoriae de donatellis bap.tus / fuit a me sup.to archip.ro levante Joamne bap.ta de paula

Il Battesimo, registrato in data 2 maggio 1601,34 venne celebrato presso l’allora cappella gentilizia dei Gesualdo,35 alla presenza dello stesso Effrem e della

31. Si veda nota 35. 32. Alla trasformazione voluta dal Principe Carlo si deve la realizzazione di un’ampia sala destinata alle esecuzioni musicali. 33. La pubblicazione postuma dei Madrigali a sei voci di Gesualdo da Venosa fu data alle stampe da Ambrosio Magnetta, in Napoli. Cfr. RISM, G 1774. Di essi ci è pervenuta solo la parte del Quintus. 34. La fonte, fin’ora inedita, è tratta dal Liber baptizatorum della Parrocchia di San Nicola di Bari in Gesualdo, vol. I, anni 1599-1650, carta 9r (cfr. in Appendice il Documento I). 35. L’antico luogo di culto, risalente al XII secolo, collocato alle pendici del castello, era divenuto cappella della famiglia Gesualdo, e sottoposta ad interventi di restauro e a primi ampliamenti. Oggi una struttura architettonica di chiara impronta barocca, ospita, all’ingresso sulla destra, una tela avente a soggetto il miracolo della Madonna della Neve: l’opera di certo commissionata dal Principe proprio in quegli anni, potrebbe essere di mano di Giovanni Andrea Taurella, artista documentato a Napoli tra il 1590 ed il 1600 (vedi immagine di copertina). In essa, l’uso del colore ed il trattamento della luce, alla maniera fiamminga, si fondono con le tendenze manieriste di chiara “marca polidoresca”. Tra la pletora di personaggi effigiati – l’iconografia del dipinto è pienamente rispondente ai dettami controriformistici, Sancta Maria ad Nives indica a Papa Liberio il luogo che dovrà accogliere la costruzione della basilica di Santa Maria Maggiore – si riconoscono, in una corale invocazione di misericordia, lo stesso Carlo accompagnato dalla nuova consorte Eleonora d’Este. Alle loro spalle, ben visibili, altri due personaggi: probabilmente il pittore, autore della tela o uno dei musicisti al seguito del Principe in quegli anni.

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sua consorte Vittoria de Donatellis,36 dall’Archipresbiterum Curatum D. Joannem Andream Sara Terre Paterni.37 A fare da testimone all’evento è Joamne bap.ta de paula. Si tratta certamente del musico Giovanni Battista de Paola «consigliere di camera di Sua Altezza R.ma il Prencipe di Fulda».38 D’altra parte, proprio riferendosi alla cerchia di musicisti legati al Principe di Venosa, Romano Micheli dichiarava di essere stato: «[…] al servitio dell’Illustrissimo, et Eccellentissimo Sig. Prencipe di Venosa con li Signori Musici Scipione sic Stella, Gio: Battista di Pauola, Mutio Effrem, e Pomponio Nenna».39 Le relazioni tra Romano Micheli e l’Effrem vengono evidenziate, inoltre, ne Le due virtuose e curiose promesse che si fanno alli peritissimi Sig. Musici di Napoli (Napoli, Lazaro Scoriggio, 1636): «L’istesso Micheli già sono anni quaranta, che in questa Città, hebbe conoscenza, e pratica con il Signor Mutio Effrem, Musica di quel valore, che il mondo sà; mentre stavano al servitio di D. Carlo Giesualdo già Prencipe di Venosa […]».40 In tal senso è significativo rilevare la rinuncia dell’Effrem nel 1601 all’assegnazione di un posto di musico presso la cappella vice-reale; in un documento del 3 ottobre 1601, infatti, è riportato: «vacare la piazza di 8 duc. ati assegnata nei mesi scorsi a Mutio Effrem, che non si è presentato a prenderne possesso».41 36. Si suppone che Vittoria de Donatellis fosse originaria di Morra, paese irpino nel quale il cognome è attestato sin dal XV secolo; ancora oggi sopravvive nelle varianti De Donatelli, Donatelli, Donatiello. Cfr. MICHELE SISTO, Ego Infrascriptus. Note su popolazioni e società in Alta Irpinia durante l’Età Moderna. Parte Prima. I cognomi altirpini, (in corso di stampa). 37. Il curato Don Giovanni Andrea Sara da Paternopoli, allora anch’esso feudo dei Gesualdo, ricoprì il ruolo di Archipresbitero della Parrocchia di San Nicola di Bari in Gesualdo dal 22 settembre 1599 al 5 luglio 1604; fu il primo a regolarizzare la compilazione dei Registri parrocchiali, resasi obbligatoria grazie alle prammatiche emanate dal Concilio di Trento (1563, decreto Tametsi). 38. Numerosi documenti del Liber baptizatorum della Parrocchia di San Nicola di Bari in Gesualdo, offrono testimonianza della partecipazione di personaggi della nobiltà cittadina a tali eventi. Levans o levante è in molti casi la levatrice ma in altri è da intendersi come il testimone all’evento. Si consideri, inoltre, come un documento gesualdino coevo, attesti l’impegno nello stesso ruolo, di Eleonora d’Este (cfr. in Appendice il Documento II). Restano scarse le notizie biografiche su Giovanni Battista de Paola. Cfr., alla voce Pauli, Giovan Battista, ROBERT EITNER, Biographisch-bilbiographisches Quellen – Lexikon der Musiker und Musikgelehrten des christlichen Zeitrechnung bis zur Mitte des neunzehnten Jahrhunderts, VII, Leipzig, 1900-04, p. 337. 39. Il passo è riportato da F. LIPPMANN, Giovanni de Macque cit., p. 246. Romano Micheli ebbe inoltre, nel 1615 a Venezia, contatti con Grammatio Metallo, musicista nato a Bisaccia, nel 1539. Rilevanti sono le evidenze stilistiche tra i due, specie evidenziabili in Musica vaga et Artificiosa del Micheli. Sulla biografia del Metallo si veda, inoltre, MICHELE LATTARULO, Grammazio Metallo musicista bisaccese, «Civiltà Altirpina», II, 1977, pp. 41-44. Va rilevato come Bisaccia si ponga, in quell’epoca, come vivo centro culturale anche per la probabile presenza, a più riprese, di Torquato Tasso. 40. GRAHAM DIXON, Romano Micheli and Naples cit., p. 559. 41. ULISSE PROTA-GIURLEO, Aggiunte ai “Documenti per la storia dell’Arte a Napoli”, «Il Fuidoro», II, 1955, nn. 7-10, p. 274.

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La relazione coniugale con la de Donatellis e la conseguente nascita di un figlio, ma soprattutto la posizione acquisita all’interno della corte gesualdiana, per le sue doti di esecutore,42 avrebbero potuto concorrere alla determinazione di una scelta di vita in stretta relazione col Principe di Venosa, allora presso il feudo di Gesualdo. Tali vicende possono probabilmente spiegare la mancanza di prolificità dell’Effrem,43 autore, nell’intero periodo vissuto al seguito di Carlo Gesualdo,44 di un solo madrigale, Chi dice che ’l partir, pubblicato nella raccolta Teatro de madrigali a cinque voci de diversi excellentiss. musici Napolitani nuovamente raccolti, e posti in luce da Scipione Riccio libraro, (Napoli, Giovanni Battista Gargano e Lucretio Nucci, 1609).45 Il feudo irpino dei Gesualdo si pone, quindi, come vero centro propulsore di una cultura musicale e letteraria, quella del madrigale, che tra il 1590 ed il 1620 ca., vive il suo momento di maggiore maturità.46 Se in tale periodo è rilevante in ambito meridionale l’importanza di centri come Napoli e Palermo, a giusto titolo può essere affiancata ad essi, ma anche alle corti dell’Italia centro-settentrionale, la corte di Gesualdo. La stessa composizione, infatti, da parte del Principe di Venosa dei madrigali a cinque voci dei Libri Quinto e Sesto, 47 pubblicati nel 1611 proprio presso la stamperia che Gian Giacomo Carlino aveva allestito nel castello di Gesualdo,48 si fa risalire agli anni 1600-1603;49 opere concepite, insieme alle Sacrae Cantiones 42. Effrem è certamente stimato strumentista se Ferdinando Gonzaga, in data 18 settembre1615, esprimerà la premura di avere alle proprie dipendenze «l’organista Mutio Flema»; cfr. WARREN KIRKENDALE, The court musicians in Florence during the Principate of the Medici, Firenze, Olschki, 1993, n. 108, p. 360. Ma, ancor prima, il 29 marzo 1610, per conto del Monastero della Concezione degli Spagnoli a Napoli, lo stesso Effrem affida l’incarico «di fabbricare un organo pel convenuto prezzo di duc. ati 175» all’organaro napoletano Geronimo d’Amato. Cfr. U. PROTA-GIURLEO, Aggiunte cit., p. 274. 43. Sulla produzione dell’Effrem cfr. ANGELO POMPILIO, voce Effrem, Mutio, in DEUMM, Le Biografie, II, 1985, p. 624; si veda inoltre W. KIRKENDALE, The court musicians in Florence cit., p. 366. 44. Lo stesso Effrem dichiara di essere stato al servizio «dell’Illustrissimo & Eccellentissimo Signor Principe di Venosa per lo spatio di venti due anni». Ivi, p. 363. 45. Cfr. RISM, 1609. Nella stessa raccolta anche Gesualdo da Venosa è presente con il madrigale T’amo mia vita, l’unico madrigale del Gesualdo pubblicato in un’antologia collettiva. Una copia è oggi conservata presso la Landesbibliothek di Kassel. Su tale composizione si veda inoltre PIERO GARGIULO, Luzzaschi, Monteverdi, Gesualdo: tre intonazioni per T’amo mia vita, in All’ombra principesca cit., pp. 57-68. 46. Cfr. PAOLO EMILIO CARAPEZZA, “Quel frutto stramaturo e succoso”: il madrigale napoletano del primo Seicento, in La musica a Napoli durante il Seicento cit., pp. 17-27. 47. Cfr. RISM, G 1739 – G 1741. 48. Carlo Piccardi rileva che il patrocinio della pubblicazione delle ultime composizioni del principe «sembra voler consacrare una propria aristocratica autonomia di giudizio e d’azione». Cfr. C. PICCARDI, Carlo Gesualdo cit., p. 83. 49. Tanto si desume dalle lettere dedicatorie redatte da don Pietro Cappuccio ed indirizzate allo stesso Gesualdo, riportate in GLENN WATKINS, Gesualdo: The Man and His Music, London, Oxford University Press, 1973, pp. 165-167; si veda inoltre WILHELM WEISMANN, Die Madrigale des Carlo Gesualdo Principe di Venosa, «Deutsches Jahrbuch der Musikwissen-

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a sei e sette voci,50 in un periodo di intense sofferenze – nell’ottobre del 1600 vi era stata la morte del figlio Alfonsino, avuto da Eleonora d’Este51 – e che anticiperanno l’espressione più matura dell’arte di Carlo Gesualdo rappresentata dai Responsoria a sei voci per il Mattino dei Tre giorni Santi, pubblicati anch’essi dal Carlino nel 1611.52 Dal 1616, tre anni dopo la morte del Principe di Venosa, Mutio Effrem passerà a Mantova alla corte di Ferdinando Gonzaga.53 Il desiderio di ottenere alla corte mantovana la presenza dell’Effrem, personaggio preceduto da notevole fama di esecutore, si coniuga con il quasi certo desiderio del musico, dalle origini orientali, di essere attivo presso una corte aperta e tollerante verso gli ebrei o i conversi. 54 A Mantova collaborerà nel 1617, per le nozze di Ferdinando Gonzaga e Caterina de Medici, alla realizzazione delle musiche per la Maddalena di Giovan Battista Andreini, insieme a Salomone Rossi,

50. 51.

52.

53.

54.

schaft» V, 1960, pp. 7-36; PAOLO CECCHI , Cadenze e modalità nel Quinto Libro di Madrigali a cinque voci di Carlo Gesualdo, «Rivista Italiana di Musicologia», XXIII, 1988, pp. 93-131: 95. Cfr. RISM, G 1718 – G 1719. Il 22 ottobre dello stesso anno Carlo Gesualdo scriverà al Cardinale Alessandro d’Este: «È piacciuto alla divina M.tà di chiamar à sé Don Alfonsino mio, doppo l’infermità che hà havuto da 16 in 17 giorni di febbre, et de flussi. […] Et se ben io in questo mondo no potevo sentir flagello maggiore lo vado mitigando al meglio che posso, pensando che certo gode l’eterna gloria» Cfr. A. VACCARO, Carlo Gesualdo cit., p. 200. Cfr. RISM, G 1720. Per un’analisi della produzione musicale sacra di Gesualdo da Venosa cfr. HUBERT MEISTER, Neuer Geist in überkommener Form: Gesualdos geistliche Werke, in Festschrift Ferdinand Haberl, Regensburg, Bosse, 1977, pp. 169-185; WOLFGANG WITZENMANN, Nuove osservazioni sulla musica sacra di Carlo Gesualdo, «Recercare», XII, 2000, pp. 54-74; LUIGI SISTO, Il “fronte riformista” e la musica sacra di Gesualdo da Venosa: i Responsoria a sei voci per il Mattino dei Tre giorni Santi, «Gregorius», Organo dell’Istituto Italiano di Studi Musicologici per l’ambito Religioso e Liturgico, I, Cremona, 2002, pp. 14-23. Per un quadro completo della produzione musicale sacra a Napoli tra XVI e XVII secolo, si veda DINKO FABRIS, Generi e fonti della musica sacra a Napoli nel Seicento, in La Musica a Napoli durante il Seicento cit., pp. 415–454. Ferdinando Gonzaga dispone la partenza di Mutio Effrem da Napoli sin dal 18 settembre 1615: «Facendo io venir di costà al mio servitio Mutio Flema organista, piacerà a V. S. di farlo proveder del danaro per il viaggio, accioché si possa incaminar senza altra dilatione». Cfr. W. KIRKENDALE, The court musicians in Florence cit., p. 360. Uno studio onomastico esteso ai musici presenti presso la corte gesualdina evidenzia come i cognomi Stella, De Paula, Montella ed Effrem alludano ad una possibile conversione delle famiglie o dei singoli interessati. Nel caso particolare dell’Effrem, la scelta del nome di un santo siriaco, patrono dei cantori e dei musici in generale, assume quasi il valore di una predestinazione o, nel caso di una diretta conversione di Mutio, può indicare una trasparente sottolineatura di origini e mestiere? Da un’analisi condotta da Michele Sisto emerge che «le conversioni più o meno forzate al cristianesimo dalla fede ebraica sono attestate in tutto il Medioevo europeo e nei secoli dell’Età Moderna, in relazione ai numerosi decreti di espulsione emanati dalle varie corti continentali; esse, però, pur nella loro brutalità, hanno consentito ai conversi di continuare ad operare quasi sempre ad alti livelli nelle società medioevali e moderne». Cfr. MICHELE SISTO, Presenze multietniche in Irpinia. Cristiani novelli ed altre minoranze etniche nell’età Moderna, «Grammata», II, 2000, pp. 141-185.

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Claudio Monteverdi e ad Alessandro Ghivizzani.55 I rapporti con la corte fiorentina, intrattenuti dall’estate del 1617, lo porteranno al servizio del granduca di Toscana, Cosimo II de Medici, ambiente nel quale maturerà la pubblicazione delle celebri, quanto eclatanti, Censure di Mutio Effrem sopra il sesto libro de madrigali di M. Marco da Gagliano, maestro di cappella della cattedrale di Fiorenza (Venezia, 15 gennaio 1622),56 episodio, questo, che molto spesso ha messo in ombra lo spessore di un grande musicista, definito, a giusto titolo da Severo Bonini, «veramente huomo di consideratione».57 Di Mutio Effrem si registrerà ancora la presenza a Napoli nel 1626, per la già menzionata pubblicazione postuma dei Madrigali a sei voci di Carlo Gesualdo, al 27 gennaio del 1633, destinatario di un pagamento quale «Maestro di Cappella per la musica fatta nella celebratione et esequie per l’anima del quondam Vincenzo Mastrillo Marchese di San Marzano»,58 ed è ancora attestata nella stessa città alla data del 18 settembre del 1640.59

55. Alla collaborazione dell’Effrem si deve la composizione dei madrigali: Fra le rugiade eterne e Anime fortunate. Cfr. EMIL VOGEL, Bibliothek der gedruckten vertlichen vocal musik italiens aus den jahren 1500-1700, II, 1962, p. 505. Si veda inoltre, W. KIRKENDALE, The court musicians in Florence cit., p. 366. 56. Per le osservazioni sulla critica di Mutio Effrem ai madrigali di Marco da Gagliano si veda EMIL VOGEL, Marco da Gagliano. Zur Geschichte des florentiner Musiklebens von 1570-1650, «Vierteljahrsschrift für Musikwissenschaft», V, 1889; EDMOND STRAINCHAMPS , Theory as Polemic: Mutio Effrem’s Censure […] sopra il Sesto Libro de madrigali di Marco da Gagliano, in Music Theory and Exploration of the Past, a cura di Christopher Hatch and David W. Bernstein, Chicago, Chicago University Press, 1993, pp. 189-216. 57. SEVERO BONINI, Discorsi e regole sopra la musica, a cura di Leila Galleni Luisi, Cremona, Fondazione Claudio Monteverdi, 1975, p. 122. Effrem è visto, inoltre, come caposcuola dal Dixon che afferma: «If [Romano Micheli] he had not fallen under the influence of the Neapolitans, particularly Effrem and Rodio, his musical perspective may have been different», in G. DIXON, Romano Micheli cit., p. 564. 58. F. STRAZZULLO, Inediti cit., p. 106. 59. Cfr. nota 17.

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APPENDICE

Documenti e Regesti Per i regesti di seguito presentati che illustrano le riproduzioni integrali dei documenti, il criterio seguito, è stato quello della massima conservazione della lezione originale. Abbreviazioni f = foglio r = recto v = verso Documento I Archivio della Chiesa Parrocchiale di San Nicola di Bari – Gesualdo Liber / Pro adnotandis infantibus baptizan / dis in hac Matrici Ecclesia Parochiali / S. Nicolai Terrae Jesualdi, in Dioecesi / Abellinensi, et Frequentinensi, ab anno / 1599 ut infra redactus / Per Reudum Archipresbyterum Curatum / D. Joannem Andream Sara / Terrae Paterni. LIBER BAPTIZATORUM MAJORIS PAROCHIALIS ECCLESIAE JESUALDINAE, / SUB TITULO S. NICOLAI BARIENSIS, / IN DIOECESI OLIM FREQUENTINENSI, NUNC ABELLINENSI, / ADMODUM REVERENDI / D. FELICIS-MARIAE CANONICI FORGIONE / ARCHIPRESBYTERATU VACANTE, VICARII CURATI / SOLICITUDINE REORDINATUS, APTOQUE INDICE ADAUCTUS, / VOLUMEN I /. EX FRAGMENTIS ANNI 1599. USQUE AD 1650. INCLUSIVE. / JESUALDI / HUMANAE REPARATIONIS ANNO / 1838. f. 9r Atto n. 45 Atto di battesimo relativo a Giovanni Battista Effrem, registrato in data 2 maggio 1601, dal curato Giovanni Andrea Sara, in presenza di Mutio Effrem e Vittoria de Donatellis; testimone è il musico Giovanni Battista de Paola, anch’egli al servizio del Principe di Venosa. Joamnes bap.ta filius mutij effrem et victoriae de donatellis bap.tus / fuit a me sup.to archip.ro levante Joamne bap.ta de paula.

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LUIGI SISTO Documento II

f. 9r Atto n. 43 Atto di battesimo relativo a Lavinia Maria Danusci, registrato in data 3 marzo 1601, dal curato Giovanni Andrea Sara, in presenza del M.co Fabrizio Danusci e Diana de Auferio. A fare da testimone all’evento è la Principessa Eleonora d’Este, seconda moglie di Carlo Gesualdo dal 1594. Lavinia maria filia fabritij danusci et dianae de aufferio bap:ta / fuit à me sup.to archip.ro Levans fuit Domina Leonora d’este Prencip:sa

Documento I – Documento II

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Frontespizio del Liber baptizatorum (1599-1650) della Chiesa di San Nicola di Bari in Gesualdo, riordinato e corredato di indice nel 1838 dal canonico Felice Maria Forgione

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ABSTRACT

The splendour of the parthenopean court of the Prince of Venosa found its home – after the well known bloody events in Naples during the night between the 16th and 17th October 1590 – in the castle of the Gesualdo estate. Above all, however, in the estate of the same name – described by Fontanelli as […] a village as pleasant and graceful to the eye as one could wish for, with a truly agreeable and healthy air […] – appreciation of works of art and places of worship thrived alongside the splendour of the court, favoured by the presence of Eleonora d’Este. This study aims to investigate the activity at the Irpinian court of the Prince of Venosa of a host of musicians, as described by Scipione Cerreto in his essay Della prattica musica vocale, et strumentale in 1601. A list of musicians – active in Naples between the end of the 16 th and the beginning of the 17th centuries which includes the name of a musician of oriental origins, the little known personality of Mutio Effrem, who was born in Bari on 4th November 1549 and died in Naples sometime after 1640. Some less well known elements of his biography can be described in more detail thanks to the discovery of some unedited documents from that era which contribute to much clearer definition of his professional relationships and his rapport with Giovanni Battista de Paola, Pomponio Nenna and, in particular, with Carlo Gesualdo. Finally, an analysis of his correspondence also contruibutes to the definition of the role of Eleonora d’Este, and in particular the correspondence from Gesualdo, together with the coeval iconographic Gesualdian sources. They offer further witness to commitment in favour of musicians and active participation in events connected to the life of the court of Gesualdo.

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