\"Marcel Proust fan club\", par Giulia Villoresi, Il Venerdi, supplément de La Repubblica, 24 mars 2017, p. 124-127.

May 22, 2017 | Autor: J. Sirois-Trahan | Categoría: Literature and cinema, Marcel Proust
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CULTURA

MEMORIA VOLONTARIA

A DESTRA, MARCEL PROUST INTORNO AL 1896. SOTTO, UN’IMMAGINE DEL FILMATO DATATO 1904 NEL QUALE QUALCUNO HA RICONOSCIUTO LO SCRITTORE (QUI EVIDENZIATO IN GIALLO) IN BOMBETTA E CAPPOTTO DURANTE UNA CERIMONIA NUZIALE

di Giulia Villoresi

È lui o non è lui quello in bombetta e paltò? Se lo sono chiesto guardando l’unico filmato che lo ritrarrebbe. L’autore della Recherche ha tifosi ovunque. Viaggio in un mito globale

davvero Marcel Proust l’uomo che compare in un filmato del 1904? Il mondo si ferma per un momento e aguzza gli occhi su una manciata di fotogrammi. Nel video delle nozze di Élaine Greffulhe e Armand de Guiche – il meglio dell’aristocrazia francese del tempo – un professore del Québec ritiene di aver scorto, in un giovane mustacciuto che defluisce dalla chiesa, l’autore di Alla ricerca del tempo perduto. Sarebbe la sola immagine in movimento che abbiamo di lui. È sufficiente a creare un IL PRIMO STUDIO caso? Sì. La disse- SU DI LUI USCÌ zione di Proust è NEGLI USA NEL 1927. LO ancora, a quasi un SCRITTORE ERA secolo dalla sua MORTO CINQUE morte, un «affaire ANNI PRIMA mondiale». In poche ore i siti del settimanale Le Point e dell’editore Classiques Garnier, i primi a pubblicare il video, ricevono centinaia di migliaia di visite. Quando arriva il verdetto di Jean-Yves Tadié, lo specialista di Proust par excellence, la notizia ha fatto il giro del mondo. «L’identificazione», diceTadié, «mi sembra del tutto convincente». Sappiamo che Proust partecipò a quel matrimonio (e che vi arrivò in ritardo). Sappiamo che in quel periodo portava un cap-

MARCEL PROUST FAN CLUB

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ADOC-PHOTOS / CONTRASTO

È

potto di vigogna grigia e una bombetta, proprio come quelli del giovane nel filmato, che si distingue dagli altri invitati per la tenuta singolarmente informale. Forse un giornalista? – ipotizza qualcuno. Può darsi. Ma sappiamo, tra le altre cose, che l’inosservanza del codice d’abbigliamento era un’abitudine dello scrittore proprio negli anni di quel matrimonio. Il sapere accumulato su Proust è proporzionale alla sua opera «esplorabile

all’infinito» (Roland Barthes). La comunità dei suoi commentatori è viva, affiatata; un amabile miscuglio di sensibilità, erudizione e sentimento del passato. In 90 anni – giacché il primo studio su Proust è uscito negli Stati Uniti nel 1927 – qualunque Paese con una tradizione di studi letterari lo ha setacciato «senza l’illusione di un risultato» (ancora Barthes), producendo una mole di materiale che non ha paragoni nella storia della

critica letteraria. C’è un essai per ogni topos, ogni sentimento, ogni varietà botanica che compare nella Recherche. Conosciamo i dettagli della sua ricezione in Cina, in Brasile, in Corea, in Bulgaria. C’è un centro di studi proustiani persino in Alabama, o in Giappone. È stato un ricercatore dell’Università di Kyoto, Kazuyoshi Yoshikawa, a trovare la chiave per datare gli appunti di Proust. A lui dobbiamo anche l’indice della sua corri-

spondenza: 600 pagine su due colonne, compilate in tempi record da un’equipe di 50 ricercatori (per mesi, alla Bibliothèque Nationale di Rue RicheIL GIAPPONESE lieu, si è fatto rifeYOSHIKAWA STA rimento al «tavolo TRADUCENDO dei Giapponesi»). ALLA RICERCA Tra le altre cose, DEL TEMPO Yoshikawa sta traPERDUTO ducendo la ReDAL 2010

cherche per la celebre casa editrice Iwanami. Vi è immerso dal 2010, ma questo non ha placato la sua sete: «Più leggo in maniera profonda, più scopro degli aspetti innovativi che non avevo compreso. Proust non stanca mai. Ed è commovente vederlo vivere per la prima volta in un vecchio film, non fragile e malato, come l’ho immaginato spesso leggendolo, ma agile e sano. Mi commuove perché sento, per la prima volta, che è 24 MARZO 2017 . IL VENERDÌ .

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MEMORIA VOLONTARIA

stato un uomo come gli altri. Se all’epoca avessi fatto la conoscenza di quel giovane, non avrei pensato che sarebbe potuto diventare uno scrittore di genio, e questo conferma, ancora una volta, la tesi che Proust espone in Contro Sainte-Beuve: il libro è il prodotto di un altro Io, che lo scrittore non manifesta nella vita». La coscienza di questo «abisso che divide lo scrittore dall’uomo» non ha impedito a Proust di leggere avidamente le biografie e gli epistolari di Balzac, di Ruskin, o di Musset. Ad ogni buon conto è il fatto di averli letti che gli ha permesso di formulare questo prezioso pensiero. Ecco forse perché nessun proustiano, neanche il più blasé, ritiene ozioso fantasticare sul filmato. Sembra che tre secondi di Proust “vivente” possano dirci molto su quell’abisso, e sulle ragioni che ci spingono a contemplarlo. «Quando è uscita la notizia del video avrò «IN UN FERMOricevuto almeno IMMAGINE dieci messaggi», È APPARSA UNA FIGURA racconta Daria FAMILIARE» DICE Galateria, che ha LO SCOPRITORE curato con Alberto DEL FILMATO Beretta Anguissola il commento alla Recherche dell’edizione Mondadori. «La cosa più impressionante è che non sembra esserci nulla, in quel giovane, del Proust sognante, femmineo e snob che ci hanno raccontato. Esprime invece una certa virilità. Passa in fretta, disinvolto e deciso. Non sta perdendo tempo: sta studiando il tempo che passa. Avrò guardato il filmato almeno cento volte, quel giorno. La sera, quando ho incontrato Alberto Arbasino a cena, ci siamo abbracciati». Era il 1988 quando Daria Galateria, attingendo alle testimonianze di un amico dello scrittore, descriveva in un saggio lo stesso Marcel Proust del filmato, «i capelli nerissimi aureolati dalla bombetta, vestito di vigogna grigia» e «la fodera color malva troppo vivace, di cui si vergognava un po’». Se nel video si vedesse la fodera, dice oggi, «saremmo tranquilli». Ma è già tanto che

si veda Proust: il défilé nuziale, stando alle cronache, durò più di un’ora, ma la pellicola ce ne mostra solo i primi due minuti, dunque se Proust non fosse uscito tra i primi la cinecamera non lo avrebbe ripreso. Lui non la nota affatto; ha 33 anni, non ha ancora cominciato a scrivere la Recherche. Di una sua apparizione nel film della famiglia Greffulhe si parlava già da diverso tempo, tanto che in molti lo avevano ispezionato, ma invano, come raccontava nel 2003 un’inchiesta di Libération: «Marcel Proust deve essere lì, da qualche parte tra la folla, o nei ranghi grigi del corteo…». È curioso che alla fine sia stato uno storico del cinema, e non uno specialista di Proust, a trovarlo. Jean-Pierre Sirois-Trahan, professore all’Università canadese di Laval, oggi è l’uomo «che ha incantato il mondo», come gli ha scritto in un messaggio privato il saggista Charles Dantzig. «Per farla breve», racconta, «il direttore della Revue des études proustiennes, Luc Fraisse, mi aveva chiesto di dirigere un numero su Proust e il cinema dei primi tempi. La direttrice del Centre National du Cinéma mi ha accennato che esisteva un film in cui Proust era presente, ma quando a Parigi sono andato agli archivi del CNC mi è stato detto, previa verifica, che Proust non c’era. Così mi è stato ripetuto

SOPRA, LA CONTESSA ÉLISABETH GREFFULHE. ERA LA MADRE DI ÉLAINE, LA SPOSA DEL FILMATO. PROUST SI SAREBBE ISPIRATO ANCHE ALL’ARISTOCRATICA PER CREARE IL PERSONAGGIO DELLA DUCHESSA DI GUERMANTES

da un altro archivista e alla Bibliothèque Nationale de France, dove mi hanno detto che in molti erano venuti a vedere il film, ma che nessuno lo aveva trovato». Sirois-Trahan ha guardato la pellicola una prima volta, senza notare nulla. «Poi, mentre facevo dei fermoimmagine, mi è caduto l’occhio su una silhouette familiare…». Seguono riscontri in archivio, un’analisi approfondita del film e, finalmente, la pubblicazione scientifica. Che si intitola, con debito slancio, Uno spettro passò…Marcel Proust ritrovato. Cosa possiamo ricavare da questa apparizione, al di là di un’epifania? Teoricamente, nulla che non avremmo potuto ricavare dal film: uno squarcio sulla «fabbrica letteraria» di Proust, dice Sirois-Trahan. L’impressione sensibile di uno dei motivi più importanti della Recherche: l’apparizione della duchessa di Guermantes alla chiesa di Combray rievoca quella, alla chiesa de La Madeleine, della contessa Élisabeth Greffulhe, la madre della sposa che quel giorno, e sempre, impressionò l’immaginazione di Proust. Tutto ciò basta a spiegare tanta partecipazione? Secondo Jean-Yves Tadié, che negli anni 80 ha curato la celebre edizione Pléiade della Recherche, «Proust stesso ne sarebbe stato commosso, ma non sorpreso». Il grande specialista Tadié ha cercato spesso di sfuggire all’oggetto dei suoi studi. «Ma non si sfugge a Proust», ammette. «Quando, a sedici anni, ho sentito il mio professore di filosofia leggere le pagine del Tempo ritrovato sulla memoria involontaria ho sentito una viva emozione, una sorta di colpo di fulmine che mi ha portato a leggere di getto la Recherche. Tutto è partito, dunque, da un’impressione sensibile, non intellettuale. Senza dubbio è il caso di tutti gli amanti dell’arte». E di tutti gli amanti di Proust. Tempo fa, parlando di loro, Tadié ha osservato che dietro a una tale mole di commentatori, biografi, tesisti universitari, «dovrà ben esserci una ragione oggettiva», ed è forse che «Proust crea nei suoi lettori un bisogno irreprensibile di esprimersi. Quest’uomo, che era così bravo ad ascoltare, è come se ci ascoltasse ancora». Giulia Villoresi 24 MARZO 2017 . IL VENERDÌ .

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