LA VIA PORTUENSE

June 7, 2017 | Autor: Mario Ierardi | Categoría: Storia Romana
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Descripción

LA VIA PORTUENSE

Storia
La via Portuense fu costruita alla fine del I sec. d.C. e costituiva
un'importante arteria per ricollegare l'Urbe con la zona portuale. Dopo il
declino di Ostia e della via Ostiense l'arteria in questione continuò ad
essere utilizzata anche nel Medioevo. Sulla via Portuense non possediamo
sufficienti notizie per risalire al suo costruttore, ma sappiamo che era
lunga 19 miglia e che nelle vicinanze di questa strada si allacciava la
via Campana. Di quest'ultima sono stati trovati dei resti di basolato
nella zona posta tra via Portuense, via Della Magliana e l'antica
ferrovia Roma Pisa. (1)

Itinerario
La stada inizia il suo tragitto da Porta Portese. Dall'antica Porta
Purtuensis uscivano la via Campana e la Portuense, ma questa Porta non
si è conservata e al suo posto fu edificata, in un'altra posizione,
l'attuale Porta Portese costruita per volontà di Urbano VIII (1623-1644) e
portata a termine da Innocenzo X (1644-1655). Proseguendo sulla Potuense
esisteva nella zona della Stazione di Trastevere una vasta necropoli in
precedenza occupata da cave di tufo. In quest'area rientra la catacomba di
Ponziano sorta lungo la via Portuense nell'antico sito denominato ursum
pileatum. Venendo da viale Trastevere l'accesso a quest'area cimiteriale
avviene da via A. Poerio 55. In questa catacomba, che ebbe il massimo
utilizzo nel IV sec. d.C. furono martirizzati Abdon, Candida, Milix,
Pigmenio, Pollione, Sennen e Vincenzo. In questa necropoli sono visibili
affreschi che rappresentano Gesù ed episodi della sua vita, gli otto
apostoli, Noè e l'arca, il miracolo della rupe, le stagioni, il Buon
Pastore e le raffigurazione dei martiri Abdon, Milix , Marcellino, Pietro,
Pigmenio, Pollione, Sennen e Vincenzo. Proseguendo sulla Portuense in via
G. Ravizza, angolo via G. Caselli, fu rinvenuta una tomba a camera
realizzata nel tufo. Si tratta di una stuttura con volta botte e con
pianta rettangolare. Nella tomba rispetto alle dimensioni (m. 4,24 x m.
6,40) sono state trovate numerose sepolture ed elaborate decorazioni
pittoriche (BON, p. 20). Una necropoli di maggiori dimensioni è stata
rinvenuta nell'area tra via [Portuense e via Belluzzo]. Superata quest'area
cimiteriale giungiamo alla [chiesa di S. Passera] e più oltre, in via
delle Idrovore della Magliana 49 è visibile un Mausoleo funerario posto
nell'ex villa Ceccarelli non lontano dagli stabilimenti Pischiutta. Nella
zona posta tra l'attuale via della Magliana, il monte delle Piche e la riva
del Tevere esisteva il santuario della Dea Diana. Si trattava di un famoso
luogo sacro i cui sacerdoti appartenenti al collegio dei frates Arvales
praticavano i riti legati alla tradizione agreste: protezione dei terreni
e cerimonie propiziatorie per ottenere dei floridi raccolti. In epoca
imperiale i sacerdoti praticarono riti in famore degli imperatori. Nei
pressi del santuario della dea Diana si trovano le catacombe di Generosa
poste nell'omonima strada. L'area cimiteriale fu utilizzata a partire del
III sec. a.C. Nel IV. sec. d.C. fu usata anche dai cristiani e vi furono
inumati martiri perseguitati da Diocleziano: Beatrice, Faustino e
Simplicio. In onore di quest'ultimi si decise, forse per iniziativa di papa
Damaso ( 366-388 d.C.), di erigere una basilica che fose posta nelle
vicinanze dell'area cimiteriale. (2). Proseguendo sulla via Portuense
giungiamo alla [necropoli dell'Isola sacra]. Dopo essere usciti dalla
necropoli prendiamo via di Redipuglia e nei pressi dell'antica fossa
traiana gli archeologi hanno rinvenuto una basilica che sorta su un
precedente edificio era stata dedicata al martire Ippolito. In seguito la
chiesa, divenuta cattedrale di Porto, venne incendiata dai Vandali nel 455
d. C. per poi essere ricostruita da Leone III (795-816). La basilica era
suddivisa in tre navate per mezzo di due file costituite da undici colonne.
Alla fine del IX secolo furono traslate nella chiesa di S. Giovanni
Calibita una parte delle reliquie dei martiri Ercolano, Taurino ed
Ippolito, ma i resti dei martiri rimasero posti in un sarcofago posto sotto
l'altare della basilica. Nel XII secolo fu costruito il campanile della
basilica che nel XVI secolo fu riutilizzato come torre di avvistamento,
mentre la basilica era già in rovina e non era stata più ricostruita (3).



Lasciata via di Redipuglia ritorniamo in via dell'aereoporto di Fiumicino
e proseguiamo il nostro itinerario fino all'imbocco con la via Portuense
da dove un sentiero, che si apre nella vegetazione, ci conduce al Portico
di Claudio. Di questa struttura si conservano ancora una serie di grandi
colonne logorate dall'incuria del tempo. Il Portico forse era incluso
negli edifici del contiguo [Porto di Claudio] da cui deriva il nome.
Superata questa zona giungiamo ai Magazzini traianei. Del complesso oggi
ci restano solo alcune strutture murarie perché nel corso della bonifica,
attuata dai Torlonia in epoca fascista, gran parte dell'edificio andò
distrutto. Da qui girando per un viadotto posto sulla destra raggiungiamo
la zona in cui era presente il molo con il limitrofo [faro] e più avanti i
Magazzini Severiani che dislocati in forma di una "L" mostrano le poderose
arcate che davano accesso alle stanze del magazzino. La struttura si
affaccia sul [Porto di Traiano]. Proseguendo verso Nord, costeggiando lo
specchio d'acqua, giungiamo alla terrazza di Traiano e al contiguo
[Palazzo imperiale] . Da questa zona costeggiamo il bacino verso
settentrione fino a vedere i resti delle mura costantiniane. Se
scendiamo verso desta, rispetto al Porto di Traiano incontriamo, in
direzione della via Portuense, la Villa dei Torlonia (attualmente Sforza -
Cesarini) dalla quale si può accedere al bacino esagonale e all'oasi
naturalistica. Usciti dalla villa e tornati sulla via Portuense una strada
ci conduce ai resti, in laterizio, del [tempio di Portuno]. Proseguendo
il nostro itinerario incontriamo, verso sud, una porta chiamata arco di
Santa Maria e non lontani da quest'ultima giungiamo all' Episcopio da
identificare, probabilmente, con il castellum. Si tratta di un edificio
costruito nel Medioevo, sui resti di una struttura romana, dove risiedeva
il funzionario (curator) che dirigeva e amministrava il porto. La
costruzione fu fortificata da papa Callisto II (1119-1124) e fu più volte
restaurata alla fine del XV secolo per volontà del cardinale Rodrigo
Borgia, il futuro papa Alessandro VI (1492-1503), il cui stemma è visibile
su uno degli ingressi. (4) La via Portuense per un lungo tratto fuori Roma
costeggia la ferrovia e l'autostrada Roma-Fiumicino e raggiunge anch'essa
l'Aereoporto Intercontinentale Leonardo Da Vinci.

(1) AMMINISTRAZIONE PROVINCIALE DI ROMA.ASSESSORATO SPORT E TURISMO,
Via Portuense e via Campana, Roma, Bonsigniori,1993, p. 16,
(2) Ivi, p. 44.
(3) Ivi, p. 68-73. S.QUILICI GIGLI, Roma fuori le mura, Roma, Newton
Compton, 1986, p. 47-48
(4) M.A. LOZZI BONAVENTURA, Abbazie Boschi Castelli, Roma, Ed. Iter, 1991,
vol. 2, pp. 157-158



RIELABORAZIONE DIDASCALIA:
(Nella fotografia qui sopra si può intravedere il treno che collega
l'aeroporto con Roma ed una sezione di quest'ultimo. Quest'area, un
tempo malarica, è cresciuta nell'edificato e presenta degli scorci
sugestivi nella zoma dell'Oasi di Porto. La fauna è visibile anche lungo
gli argini del fiume dove possiamo intravedere animali protetti come
L'Airone Cenerinoe il Martin Pescatore.)


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[Resti delle cinque tombe tra via Portuense e via Belluzzo]
Nel 1966 durante la costruzione di un edificio moderno è stata rinvenuita
un'area cimiteriale di età imperiale utilizzata dal I al IV secolo d.C.
La stuttura si colloca tra via Portuense e via Belluzzo. Nei primi anni
Ottanta gli scavi furono ripresi per recuperare e restaurare le strutture
esistenti. In tale occasione furono individauate almeno cinque tombe del
tipo a camera(A-E), di cui solo quattro visibili, ed altre sepolture in
sarcofagi o a fossa semplice. La più grande è la tomba di tipo A che fu
utilizzata come colombario, ma poi le nicchie furono distrutte per far
posto alle sepolture ad imumazione. In questa tomba fu trovato un mosaico
in cui sono raffigurate scene di vendemmia ed episodi mitologici legati
alla figura di Licurgo e Ambrosia. Il suddetto mosaico fu sezionato per far
posto ad un sepolcro collocabile nel periodo dell'imperatore Clodio Albino
(195-197 d.C. ) come si desume dalla moneta ritrovata nel sepolcro . La
tomba B si colloca in età adrianea. Si tratta sostanzialmente di un piccolo
colombario scavato nel tufo e decorato con piutture che sono andate in gran
parte perdute. La tomba di tipo C si trova in pessime condizioni. La
scala e l'ingresso erano realizzati in laterizio mentre la tomba fu
scavata nel tufo. La tomba di tipo D è di tipo rettangolare e dopo
essere stata scavata nel tufo e pavimentata in cocciopesto fu utilizzata
prima con sepolture di tipo a colombario e poi ad inumazione. Durante gli
scavi furono scoperti quattro sarcofagi Tra questi il più pregevole è il
sarcofago in marmo greco con motivi a strigile e con due rappresentazioni,
poste nei due tondi situati sui lati, del Sole e della Luna. In questo
sepolcro furono rinvenuti un braccialetto in gaietto ed oro, due orecchini
d'oro ed un'iscirzione funeraria ripetuta sui due lati della lapide. (Le
due foto di Forma Urbis di p. 21). La tomba di tipo E, di forma
rettangolare fu costruita in opus reticolatum e in blocchetti di tufo. Il
pavimento è in terra battuta e al cento è collocata una vasca rettangolare
in laterizio. Attualmente la necropoli può essere visitata chiedendo
l'autorizzazione alla Sopraintendenza archeologica che concede l'accesso
entrando dal civico 317 della via Portuense (1).
(1) Per questa necropoli cfr. AMMINISTRAZIONE PROVINCIALE DI
ROMA.ASSESSORATO SPORT E TURISMO, Via Portuense e via Campana, Roma,
Bonsigniori,1993, pp. 24-26; "Forma urbis", anno I, n. 12, dicembre 1996
p. 21-22)

[Chiesa di S. Passera]
La chiesa di S. Passera sorgeva lungo l'antica via Campana ed oggi può
essere vista prendendo la via Magliana Nuova e poi il vicolo che prende la
sua denominazione dalla chiesa in questione. La chiesa sorse sui resti di
un mausoleo romano risalente tra la fine del II sec. d.C. e gli inizi del
III. Il primimitivo nucleo della chiesa fu edificata durante le
persecuzioni di Diocleziano per ospitare le spoglie dei martiri cristiani
Ciro e Giovanni che subirono il martirio a Canapo. Anticamente la chiesa si
chiamava S. Abbacurus, ma nel corso del tempo il nome si modificò in
Appacero, Pacera e infine Passera. La chiesa connobbe varie fasi edilizie e
l'edificio attuale risale, in gran parte, al IX secolo. Nella facciata
esterna sono visibile ancora dei resti dell'antico mausoleo romano, mentre
al suo interno la chiesa è strutturata su un unica navata. La chiesa era
illuminata da sei finestre poste sulle facciate laterali, ma due furono
chiuse per recuperare un vano da adibire ai servizi parrochiali, mentre il
lato settentrionale della chiesa fu ricostruito in epoca moderna dopo
l'esplosione della polvariera di Monteverde avvenuta nel 1891. Infine,
notevoli sono gli affreschi, purtoppo in cattive condizioni di
conservazione, presenti nell'abside della chiesa. Nella sezione alta
dell'abside sono raffigurati, partendo da sinistra, S. Giovanni Battista e
S. Paolo con la spada. Al centro si trova il Cristo benedicente circondato
da due palme, mentre a desta sono raffigurati S. Pietro con la barba e San
Giovanni Evangelista che tiene un calice con la mano destra. Nella sezione
inferiore dell'abide, partendo sempre da sinistra, sono raffigurati S.
Antonio e San Giacomo. Al centro troviamo la figura della Vergine con il
Bambino seduta su un trono e affiancata dalla figura dell'arcangelo
Michele con il drago. Nella sezione posta a destra dell'arcangelo ci sono
tre figure. Sono rispattivamente il barbuto S. Ciro, il Cristo benedicente
e S.Giovanni. Sia S. Ciro che S. Giovanni tengono in mano la spatola e la
borsa contenente le medicine con le quali curavano gratuitamente gli
ammalati.
(1) AMMINISTRAZIONE PROVINCIALE DI ROMA.ASSESSORATO SPORT E TURISMO, Via
Portuense e via Campana, Roma, Bonsigniori,1993, pp. 26-40.

[L'isola Sacra e la necropoli]
L'isola sacra è un'isola artificiale che anticamente si chiamava
insula portus o portuensis. La necropoli è posta nel settore settentrionale
dell'isola dove furono rinvenute circa 150 tombe, ma non tutte sono
accessibili al pubblico. La tomba a camera costituisce la tipologia
predominante di questa area cimiteriale e tra le sepolture prevalgono
quelle ad inumazione, soprattutto a partire dal III sec. d.C., rispetto a
quelle ad incenerazione. Degne di rilievo sono la tomba n. 43 e n.100.
Nella prima, di età severiana, troviamo un mosaico che rappresenta il
faro con due navi e con l'iscrizione, in lingua greca, "qui cessa ogni
dolore".
La tomba n. 100, che risale al 140 d.C. ca., apparteneva ai coniugi
Scribonia Attice e Marco Ulpio Amerimno i quali esercitavano la
professione medica: il marito era forse un chirurgo e la moglie
un'ostetrica. Da questa tomba provengono, infatti, due rilievi che ci
testimoniano l'attività professionale dei due coniugi. Nel primo vengono
rappresentati tre personaggi: una donna che sorregge la puerpera che con
le mani si sostiene ad una sedia mentre la levatrice, che distoglie lo
sguardo, assiste la partoriente. Nel secondo rilievo viene raffigurato un
chirurgo, il marito della levatrice, che medica la ferita o pratica un
salasso alla gamba di un paziente posta in una bacinella. La professione
del medico doveva essere molto praticata nella zona posta alle foci del
Tevere perché queste testimonianze sono confermate dai ritrovamenti di
numerosi strumenti chirurgici e da riferimenti letterari: Galeno,
probabilmente in contatto con i medici di Ostia, in riferimento ad alcune
malattie della spalla, parla che queste non erano state riscontrate nella
zona di Ostia (1).
(1) C. PAVOLINI, La vita quotidiana ad Ostia, Laterza, 1996. pp. 224-225
(Citare testo dell'Isola sacra)
(2) F. COARELLI, Italia centrale, Roma-Bari, Laterza, 1985, pp. 285-286

[Porto di Claudio]
Il primitivo porto di Ostia per la sua ristrettezza e per il continuo
insabbiamento della zona non consentiva l'ancoraggio di navi di grosse
dimensioni le quali dovevano rimanere al largo della zona e trasbordare il
carico su navi più piccole che risalivano il corso del Tevere. (1). Per
venire incontro a queste esigenze e per alleggerire il traffico del
primitivo porto, l'imperatore Claudio (41-54 d.C.) decise di costruire un
nuovo scalo malgrado il parere contrario dei tecnici che ritenevano la zona
inadatta alla costruzione del porto. Nelle vicinanze del bacino portuale vi
erano due moli su uno dei quali era presente il faro. La struttura portuale
fu conclusa sotto Nerone (54-68 d.C.) e ben presto nei pressi di questo
bacino si sviluppò il nucleo della città di Porto.

(1) Secondo Dione Cassio la costruzione del porto era motivata dal fatto
che: "Anche se praticamente tutto il grano che serviva a Roma veniva
importato, la zona intorno alla foce del Tevere non aveva approdi sicuri né
porti convenienti... Stando così le cose Claudio decise di costruire un
porto...", Dione Cassio, Storia di Roma, LX,11. Il problema
dell'insabbiamento del primitivo porto e dell'impossibilità dell'ancoraggio
delle navi di grosse dimensioni era stato messo in evidenza da Strabone
come viene giustamente sottolineato dal Pavolini, La vita quotidiana ad
Ostia, Roma-Bari, Laterza, 1996. pp. 73-74.


[Faro]
La collocazione del faro, struttura oggi perduta, si pone sulla sinistra
del molo che faceva parte del Porto di Claudio. Sulle modalità in cui fu
costruito il faro ci soccorre Svetonio che scrive: "Fece costruire il
Porto di Ostia circondato da un braccio a destra e da uno a sinistra e fece
ergere un molo all'ingresso, in acque profonde, anzi, per poter gettare
fondamenta più solide, vi fece affondare una nave che aveva trasportato
dall'Egitto l'Obelisco Grande e , fissati su quella dei pali, vi fece
costruire sopra un'altissima torre, ispirandosi al Faro di Alessandria,
che guidasse la rotta delle navi con le sue luci notturne.", (Svetonio,
Vita di Claudio, 20,3). Sulla forma del faro possiamo rifarci alla
numismatica, al mosaico della tomba 43 della necropoli di Porto e a quello
posto nel Piazzale delle Corporazioni. Il faro doveva essere costruito da
tre grossi dadi sovrapposti che si restringevano verso l'alto. In cima vi
era una piccola torre dove veniva acceso un braciere che serviva per
illuminare la zona del porto per un raggio superiore ai quarantacinque
chilometri. (foto di almeno uno dei mosaici)


[Porto di Traiano]
Il progressivo insabbiamento del Porto di Claudio spinse l'imperatore
Traiano (98-117 d.C.) a costruire un secondo porto che prese da lui il
nome. Il bacino era di forma esagonale (ogni lato misurava 358 metri con
una diagonale di 716 metri) ed aveva sponde con mura con ormeggi costruiti
in pietra. Al suo interno potevano attraccare circa 200 navi. Fu
costruito in opus reticulatum e comunicava con il Tevere e con il Porto di
Claudio mediante la Fossa Traianea (oggi Canale di Fiumicino). Il porto fu
inaugurato nel 113 d.C. e la sua costruzione fu rievocata con la
coniazione di alcune monete in bronzo. La crescita d'importanza del Porto
di Traiano fece si che gran parte del traffico del grano che prima
affluivano nel porto di Pozzuoli si dirigevano verso il nuovo porto. (foto
o stampa antica in cui si vedono i due porti)

[Palazzo imperiale]
Il palazzo imperiale fu scoperto durante una campagna di scavi promossa,
nell'Ottocento, dal principe Torlonia. Durante gli scavi furono rinvenute
delle sculture che furono, in tempi recenti, trasferite dalla residenza
del principe ad un palazzo situato in Trastevere.. In base ai bolli
laterizi il complesso si colloca in un periodo che dagli Antonini risale
fino all'epoca di Traiano. Tuttavia alcuni elementi si collocano in età
precedenti: gli archi di un criptoportico e alcune condotte di piombo
sono del periodo di Claudio. Gli scavi condotti dal Lanciani nell' avevano
permesso di mettere in luce vari elementi del complesso: il palazzo
imperiale vero e proprio ma anche le terme, il tempio di Ercole, il teatro
e l'atrio dove erano collocate le statue.. Tutti questi edifici oggi non
sono facilmente riconoscibili perché alcuni sono ricoperti dalla fitta
vegetazione , altri sono stati, invece, ricoperti dalla terra. (Foto del
Palazzo imperiale)

[Tempio d Portuno]
L'edificio probabilmente non era un tempio, ma un mausoleo, di età
severiana . L'identificazione del mausoleo con un presunto tempio di
Portuno non risulta attendibile perché fondata su iscizioni apocrife di
Pirro Ligorio. L'edificio era in pianta circolare e si alzava su due piani
con copertura a cupola. Nella parte inferiore vi erano due corridoi che si
incrociavano. Nella parte superiore vi era un unico vano sul quale si
aprivano quattro nicchie circolari e quattro rettangolari. L'esterno
dell'edificio era circondato da ventiquattro colonne corinzie. (1)
(1).
(1) AMMINISTRAZIONE PROVINCIALE DI ROMA.ASSESSORATO SPORT E TURISMO, Via
Portuense e via Campana, Roma, Bonsigniori,1993, pp. 52-55.
S.QUILICI GIGLI, Roma fuori le mura, Roma, Newton Compton, 1986, p. 53
F. COARELLI, Italia centrale, Roma-Bari, Laterza, 1985, pp. 288.
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