La via ermetico-eroica d\'Occidente

June 8, 2017 | Autor: Luca Valentini | Categoría: Religiones mistéricas, SIMBOLISMO, Ermetismo, Alchimia, Roman Archaeology, Magic and Esoterism
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Descripción

La via ermetico-eroica d'Occidente
di Luca Valentini


"La natura solare ed aurea in te allora potrà rompere l'equilibrio ed
essere più forte: l'altro - il tuo io, i tuoi sensi, la tua mente -
sarà sotto di te. E potrai anche sospenderli: renderli inerti,
neutralizzati, fissati: è il Silenzio, « l'estinzione della mania», il
dissiparsi della nebbia. Allora nel tuo occhio rischiarato,
lampeggerà la visione ciclica, integrale:
vedrai la tua essenza trascendentale, il destino degli esseri
e delle cose tutte e il regno di « Coloro che Sono»"[1]

Nell'ambito delle diverse civiltà, un'analisi antropologica al quanto
superficiale ha sempre inquadrato le tradizioni d'Oriente come
caratterizzate dalla via della Contemplazione, spesso al limite del
misticismo se non del fideismo, e le tradizioni d'Occidente come
caratterizzate dalla via dell'Azione, spesso in un rapporto quasi
irriducibile; al contrario, è importante ricordare come i segni di entrambe
le vie di realizzazione, depurate dalle false interpretazioni moderniste di
stampo religioso o scientista, siano riscontrabili sia in Oriente quanto in
Occidente. A chi, soprattutto, ravvisa nelle civiltà orientali una
specificazione di stampo puramente contemplativo e sacerdotale, non
possiamo non ricordare l'illuminante dottrina guerriera dello Zen, ma anche
le virili epopee dell'India vedica:"il Brahman crea una forma più alta e
perfetta di se stesso, che è l'aristocrazia guerriera e la serie delle
divinità guerriere.....non vi è nulla di superiore all'aristocrazia
guerriera, e il sacerdote venera umilmente il guerriero quando ha luogo la
consacrazione di un re"[2]. Dalla presenza simultanea in tutte le forme
tradizionali di orientamenti diversi, ma organicamente unitari, possiamo
intuire come ciò non sia altro che il retaggio di una realtà superiore, di
una realizzazione che primordialmente riuniva in sé le due vie dell'Estasi
Filosofica e dell'Azione, dell'Ermetista e dell'Eroe, la casta originaria
di Hamsa, l'epopea primigenia dei Sapienti e dei Sovrani, che esisteva nel
Krita-yuga, nell'Età Saturnia, che allo stato indifferenziato conteneva i
quattro varnas successivi, quando il Rex era tanto Imperator quanto
Pontifex. Vi è sempre stata, pertanto, al di là di mutamenti storici,
religiosi e civili, una Radice Una, una Fonte, un'Origine del Divino nel
Mondo, un centro di luce che permea interamente il manifestato non
accusando mutamenti nella sua natura unitaria, che è presenza simultanea
nella Natura e nell'Uomo, come Sole Spirituale e come Egemonikòn, come
Sovrano Interiore, quindi un percorso iniziatico strettamente aristocratico
che regalmente ed eroicamente dal Divino si diffonde ed allo stesso
riconduce, prismaticamente, superando attivamente ogni divisione, ogni
parzialità, ogni ottica settaria, perché tale il viatico che conduce non
alla propria terra, non alla periferia, ma al Centro e sulla Vetta:"…la
Tradizione è un Albero, del quale non si può pretendere salvare a
piacimento questo o quel ramo abbandonando alla distruzione il resto: la
morte del tronco trascinerà con sé fatalmente anche quella del ramo che si
è tentato insensatamente di salvare staccandolo dal tutto cui organicamente
appartiene"[3]. Ciò a cui facciamo esplicito riferimento è quella dottrina
ermetico-alchemica che in forme al quanto simili è stata presente in
moltissimi civiltà, nel Taoismo nelle sue forme esteriori e in quelle più
esoteriche, in India, ma anche nell'Islam e nella Cristianità, anche se tra
molti e "salvifici" camuffamenti: all'ermetismo si è potuta associare la
parte più speculativa dell'Arte, mentre all'alchimia è necessario abbinare
la parte più strettamente operativa. Il fine, però, di codesto articolo è
un inquadramento generale e per quanto possibile sintetico di come tale
dottrina si sia "occultamente presentata" nell'ambito della Tradizione
d'Occidente, che per noi è Tradizione eminentemente Classica.[4] Un primo
elemento su cui una chiarezza cristallina si deve assolutamente affermare è
la nozione di dottrina, di un corpus unico di insegnamenti iniziatici, che
tramite vie sotterranee si è perpetuato nel corso dei secoli, come è
possibile ritrovarlo in autori greci, arabi, fino a giungere al Medioevo ed
alla Rinascenza; la sapienza ermetica la ritroveremo dai simboli più alti
della Romanità pagana fino alle espressioni della più sensibile metafisica
cristiana. Sull'unicità dell'arte ermetica, poi, varie ma non equivocabili
sono le espressioni:"Notate che, quale pur sia il modo con cui [i filosofi
ermetici] hanno parlato, natura è una sola, ed essi sono tutti d'accordo, e
dicono tutti le stesse cose…sappiate che noi siamo tutti d'accordo,
qualunque cosa diciamo… Accordate dunque l'uno con l'altro e studiateci;
poiché l'uno rischiara ciò che l'altro occulta, e chi veramente cerchi, può
trovare tutto"[5]. Tale linguaggio, inoltre, si caratterizza per la sua
enigmaticità, essendo appunto ermetico, esprimendosi con simboli, allegorie
e metafore che si ricollegano alla natura dei metalli, che assurgono ad una
valenza essenzialmente spirituale, di trasfigurazione, di occultamento
quanto di regale solarità: il senso rigenerativo dell'alchimia è nel suo
principio di Verità Trascendente, come processo trasmutatorio delle
componenti organiche e psichiche dell'Uomo. La lavorazione della pietra
grezza, di cui parlano i testi, è in realtà il superamento cosciente ed
attivo della razionalità ordinaria e di veglia ed in questo lavoro il senso
simbolico dell'Artista, delle sue mutazioni, dei suoi combattimenti,
esplicita il viatico di ascesa alla dimensione profonda del Sacro, di come
egli stesso sia stato, non un semplice rappresentatore, ma un realizzatore
nel Mondo di realtà conquistate in sé. Sono allegorie le favole, le
parabole, i miti del mondo egizio, greco e romano, utilizzate spesso dagli
alchimisti per descrivere le loro trasformazioni, ma anche le figure
fantastiche riprese dal mondo animale e soprattuto dal mondo cavalleresco,
giustificandosi anche da ciò l'aggettivo "eroico", che noi applichiamo al
percorso di rigenerazione ermetica.[6] Si ritiene, infatti, che solo una
conoscenza rara ed acquistata con un lavoro metodico possa garantire alle
persone dignificate, preparate ad orientarsi dopo numerosi e faticosi
tentativi nel proprio labirinto animico, predestinate per le loro doti
intrinseche, l'accesso ai segreti o meglio ai "secreti" dell'Arte:"Se voi
dunque siete un uomo imbevuto dello spirito sacro della religione, se
nutrite sentimenti di pietà, se credete senza essere sfiorato dal dubbio,
se siete tale a cui l'autorità delle cose sacre e la natura abbiano
conferito la dignità che le divinità non disdegnano, voi potrete pregando,
consacrando, sacrificando, invocando, attrarre le virtù spirituali e
celesti e…dare anima e vita a qualunque opera magica"[7]. Tutti gli altri
sono sviati intenzionalmente per impedire che s'impadroniscano di un
potere e di una conoscenza che la loro indole non evoluta non può che
volgere il nulla: non casualmente la Bhagavad-Gità recita che "Ciò che è
giorno per il saggio, è notte per l'ignorante". A tal punto, è chiaro che
il concepire l'Arte Alchemica come una spuria antesignana della chimica
moderna, è sintomo di una forma mentis di natura scientista e modernista,
che non riesce a cogliere la profondità trascendente del Magistero, dei
suoi simboli, degenerandoli nelle fantasticherie e nelle ciarlatanerie dei
cosiddetti soffiatori o bruciatori di carbone, che stoltamente ricercavano
la trasmutazione materiale dei metalli:"Se l'alchimia fosse una mera
questione da ciarlatani, il suo linguaggio sarebbe improntato all'arbitrio
e alla stoltezza; al contrario, essa possiede tutti i caratteri di una
genuina tradizione…una dottrina organicamente coerente"[8]. L'Ars Regia,
designazione caratteristica della conoscenza ermetico-alchemica, deve, per
i motivi che abbiamo summenzionato, essere considerata una filiazione
diretta della Tradizione Primordiale ed Universale, significando un
processo di ascensione spirituale che presenta quei tratti di eroicità, di
qualità virili che ne riportano la dottrina alla Regalità Divina delle
origini. Si manifesta una via realizzativa che si manifesta nei miti di
tutte le forme assunte dalla Tradizione, che si prefigge il fine di
riconquistare lo stato noetico assoluto, di "fabbricarlo" – da qui
l'accezione di Opera -, secondo una visione della vita che non mira ad una
devozionale adesione all'universale, ma ad una luciferina e titanica sfida
contro il cielo, per il suo dominio, per la sua riconquista:"Così è lecito
dire che un uomo terrestre è un Dio mortale e che un Dio celeste è un Uomo
Immmortale "[9]. A tal proposito, crediamo sia illuminante evidenziare la
valenza simbolica dei miti greci e romani legati alla figura eroica di
Ercole ed dell'iniziazione solare di Mithra, in cui le virtù eroiche e
virili possono maggiormente esprimere la propria significazione ermetica.
E' fondamentale operare un'iniziale separazione tra la figura dell'Ercole,
greco o romano che sia, da quella dell'Ares greco, mentre un'assimilazione
col Marte romano è più che accettabile. Mentre la divinità greca della
guerra è associabile ad una natura violenta, ad una virilità selvaggia,
Heracles e Marte rappresentano la "fissazione", la sublimazione di tale
furor, una virilità eroica, che manifesta la vittoria, simboleggiata dalle
fatiche erculee, come cammino iniziatico di purificazione e di
reintegrazione, che vede nel numen di Apollo il Principio immutabile e
solare, a cui, appunto, tende l'azione sacrificale:"in Roma come in Grecia
con Eracle, si "conosce" la necessità (per la Via Eroica) di sublimare
l'elemento guerriero con tratti ancora titanici (Ares, Marte "volgare"), si
può vedere quanto sia univoca la Tradizione Occidentale, ritrovandovi la
stessa legge presente nell'ermetismo alchemico, dove, esotericamente, essa
definisce la "Via al Cielo" degli Eroi, cioè la stessa Tradizione di
Roma"[10]. Similmente nei misteri mithriaci si realizza un'impresa eroica,
con l'uccisione del toro, simbolo dell'animalità microcosmica da superare,
da vincere – nell'Opera ricorre spesso l'immagine di un mostro da abbattere
ed è emblematica l'espressione "tagliare le ali al drago"-; al grano
germogliato dal sangue dell'animale caduto in Terra si avvicinano, in
seguito, animali selvatici pronti a cibarsene, che, nel percorso iniziatico-
simbolico, è importante allontanare, a conferma che le scorie combustibili
non sono ancora del tutto esaurite: la fissazione regale si realizzerà con
la vittoria di Mithra sul Sole stesso, esplicitando quella "violenza ai
cieli", di cui si accenna nei Vangeli. E' questo il ciclo eroico anche di
Achille, di Odisseo, sempre tutelati da Athena, l'Intelligenza Divina ed
Armata, figlia senza madre, indi che supera l'aspetto generativo, del
Principio Uno, Zeus, che permette di conquistare quella nobiltà e quella
grandezza d'animo che trasforma, nella Grecità, il myste, il neofita, il
profano alle soglie del Tempio, nell'anèr omerico, l'uomo risvegliato
quanto più simile agli Dei[11]. Inoltre, come abbiamo accennato all'inizio,
l'Opera alchemica utilizza un linguaggio criptico che, nella maggior parte
dei casi, fa riferimento ad una simbologia minerale, che sarà molto utile
approfondire sinteticamente, essenzialmente in quelli che sono i tre
elementi costitutivi e principali, che elenchiamo in ordine di trattazione:
Mercurio, Zolfo e Sale. Essi sono i tre aspetti della Natura, mediante i
quali si sviluppa il Divino nella Manifestazione, secondo la tripartizione
dello Yoga Sutra di Patanjali[12] ovvero secondo la tradizionale
tripartizione microcosmica: sattva, con una direzione ascendente,
corrisponde allo Zolfo, allo Spirito; rajas, con una direzione orizzontale,
corrisponde al Mercurio, all'Anima; tamas, con una direzione discendente,
corrisponde al Sale, al Corpo. Il Mercurio è la designazione ermetica e
metallica della "materia prima", dell'indifferenzzazione primordiale, del
mare originario, espressione dell'anima mundi; nella tradizione indù è la
manifestazione di Prakriti, della Sostanza Universale, di Gea, della Terra
Madre, il grande mistero dell' έν τό πάν, del Tutto, della Fons Perennis
della Natura:"il mercurio viene chiamato anche "sangue materno"(menstruum),
poiché se non sgorga verso l'esterno guastandosi, esso nutre il germe nel
grembo materno alchimistico, cioè nell'athanor"[13]. Esso, anche denominato
Acqua Mercuriale, Veleno, Solvente Universale, essendo essenza psichica,
media tra la grossolanità del corpo e la trascendenza dello spirito,
potendo, una volta attivato, agire da liberatore:"L'essere si libera dalla
morte con un'agonia, che si compie nella grande angoscia dell'impressione,
la quale è la vita mercuriale…Questo spavento viene dal Mercurio, o
angoscia della morte"[14]. Tale associazione non può non ricondurci alla
funzione della Donna nell'occulta poetica stilnovista, come alla potenza
della Shakti nel Tantrismo. Un'ultima considerazione vi è necessariamente
da fare su questo elemento: il Mercurio assume la valenza di "doppio",
maschile-femminile, a seconda che sia allo stato "fissato", cioè
"ignificato", sotto il segno del Sole, con le corna della costellazione
dell'Ariete, quindi prossimo allo Zolfo, oppure allo stato "volatile",
sotto il segno della Luna, quindi più vicino alla corporeità del Sale. Da
quanto detto, un lettore arguto ha potuto intuire che lo Zolfo rappresenta
l'essenza luminosa nell'Uomo, come è possibile riscontrarla nelle diverse
forme che la Tradizione ha assunto nel corso della storia, presso i più
diversi popoli. Nella tradizione ebraica il termine Luz designa il nocciolo
d'immortalità, cioè la Presenza Divina, la Shekinah nell'interiorità,
l'Atma della tradizione indù; nella Cristianità tale è il significato
simbolico dei passi evangelici sul "granello di senape"[15], sul "Regnum
Dei intra vos est"[16] o su "ό(( ((ώ (ϊ(( (((ί ε((έ"[17]. Esso lo
accostiamo simbolicamente al Sole, nella versione volgare o di purità
spirituale: nella prima si realizza uno stato di totale passività, in cui
Saturno, Re splendente dell'Età Aurea abdica per divenire un numen ctonio e
sotterraneo; nella seconda una riconquistata autorità regale lo manifesta
come Oro incombustibile, Zolfo spirituale. Il Sale, infine, rappresenta il
mondo della corporeità, della solidificazione, la roccia o la prigione, che
abbisogna del velenoso Mercurio per liberare il tesoro aureo, che possiede
allo stato di sonno. Esso, inoltre, assume una valenza ignea e
fondamentale, avendo una funzione di "innesco" del fuoco potenziale
contenuto nello Zolfo, che non si accenderebbe e resterebbe allo stato di
latenza, e similmente nella componente Mercurio, che viene anch'essa
risvegliata dal Sale. Per esprimere i tre elementi analizzati in maniera
organica, possiamo riferirli astrologicamente e simbolicamente al Sole
(Zolfo), alla Luna (Mercurio) ed alla Terra (Sale), non dimenticando mai la
loro relazione dinamica, che permette di comprendere il senso realizzativo
di un noto insegnamento alchemico:" Il mercurio filosofico è un'acqua e uno
spirito, che dissolve e sublima il sale (…) Il solfo è un fuoco e un'anima
che lo guida e lo colora (…) il sale è una terra e un corpo che si congela
e si fissa e il tutto si fa mediante il veicolo dell'aria"[18]. Analizzati
gli elementi fondamentali, la nostra analisi si deve soffermare
necessariamente sui 4 elementi della manifestazione, cioè fuoco, acqua,
aria e terra. E' possibile notare come essi si dispongano a forma di croce,
essendo il fuoco l'elemento verticale ascendente, l'aria e l'acqua i due
elementi orizzontali, la terra l'elemento verticale discendente. Nella
dottrina tradizionale il Quaternario ha sempre rappresentato la condizione
caduca, decaduta dell'Uomo. La stessa dottrina ci insegna, inoltre, come
via obbligata per il superamento del Quaternario sia la realizzazione di
ciò che nell'Ars Regia viene designata come Quintessenza, l'Akasha, il
punto centrale della croce o della circonferenza, l'eterno presente:
insomma, la realizzazione della morte iniziatica e l'inizio dei Piccoli
Misteri; ciò si ricollegherà a quanto diremo in seguito sulle varie fasi
dell'Opera. Un elemento, però, è d'uopo approfondire, ritenendolo di
capitale importanza nella nostra trattazione ed è quello del Settenario,
nel quale si esprimono con più evidenza le corrispondenze organiche del
Grande Mistero che stiamo trattando, esplicitando l'intima connessione
magica che vi è tra la dimensione metallica con quella numinosa, con quella
astrale e planetaria, con tutti i simbolismi che si riferiscono ai diversi
e gerarchici piani del Cosmo e simultaneamente ai centri di vita
dell'interiorità umana: infatti, i metalli dell'Alchimia sono associati al
Sole, alla Luna ed ai cinque pianeti od ai quattro elementi più l'etere
(Quintessenza) ed anche alle sette stelle della costellazione di Orione o
dei due carri dell'Orsa, ai sette chakra, ai sette gradi dell'iniziazione
mithriaca, alle sette note musicali, ai sette colori dell'arcobaleno.
Queste similitudini numerologiche solo ad un osservatore distratto possono
apparire fortuite e ci permetteranno di approfondire circa le grandi linee
di quella che è l'Arte Metallica, sempre associata ad una corrispondente
Arte Purificatoria, nel suo senso strettamente palingenetico:" Bisogna
purificare il Mercurio almeno sette volte. Allora il bagno per il Re è
pronto"[19]. Dai tre elementi minerali primari ed essenzialmente dal
Mercurio, secondo l'insegnamento di Paracelso[20], vengono estratti i
metalli, fatti maturare e cuocere, secondo la conoscenza di un buon fabbro,
con un fuoco adeguato alla singola operazione, impedendo premature arsioni
del materiale, della componente psichica, dello stesso operatore:
riportiamo non casualmente come nel primo grado dell'iniziazione mithriaca
vi sia, associato alla figura del Corax, la figura numinosa e la componente
metallica di Mercurio, di Hermes, e come esso sia associabile al simbolismo
dell'arcobaleno, la manifestazione che contiene in potenza tutti i colori
quindi tutti i metalli, proprio come la Kundalini, nella sua stessa
localizzazione organica, cioè la regione sacrale, a sancire l'inizio
dell'Opus Magicum, la risalita, la ricomposizione eroica del Caduceo che il
medesimo Nume porta tra le sue mani. L'operazione di purificazione
alchemica corrispondente è la calcinazione, la macerazione interiore, che
conduca alla mortificazione di ogni forma mentale, che possa ricondurre a
qualsivoglia aspetto moderno e caduco: se un cenno ci è concesso di fare
alla pratica, non possiamo non riferire la prima purificazione ad uno stile
di vita stoicamente distaccato, sobrio, eroicamente spartano e romano,
operando la chiusura non casualmente detta ermetica del vaso. A Mercurio
segue Venere, associata al Rame ed al piano delle Acque interiori, che il
colore Verde ben rappresenta e che nel microcosmo occupa la regione
ombelicale: alla calcinazione segue la putrefazione in cui non si domina
più il rapporto con il mondo esterno, ma si polverizzano le torbide
influenze psichiche, annientandosi, comprendendo che nessuna salita è
possibile senza una propedeutica discesa, si attua in tale purificazione la
liberazione del volatile: a tal punto, in maniera al quanto ovvia, non
possiamo che rimandare il lettore all'approfondimento del significato
iniziatico che hanno espresso nei miti e nella letteratura di ogni dove le
discese negli Inferi, essendo state, più direttamente riconducibili alla
Tradizione Occidentale, quelle di Ulisse, di Enea e di Dante. Risalendo il
Caduceo ci portiamo nella zona lombare, ove risiede il Nume della forza
ancora allo stato violento, non controllata, Marte, associato al Ferro ed
al colore Rosso, del metallo in lavorazione, che dal fabbro viene
riscaldato, la cui fissità, tramite la soluzione, viene imposta alla
volatilità del Mercurio estratto da Venere. E' sufficiente evidenziare come
le qualità veneree siano rappresentate dalla Fides e dalla Charitas, intese
in senso tradizionale, mentre le qualità marziali sono afferenti al
necessario "furor" per il compimento della Grande Opera, essendo quel
"quid" di "slancio amoroso" che solo Venere può dare: per questo si usa
dire, in alchimia interna, che "Venere copula con Marte". Nel quarto grado,
nella regione cardiaca, ove inizia la spirale ermetica di J.G. Gichtel[21],
sede della Vittoria, della Sapienza e del Divino interiore, è possibile
collocare Giove, associabile al color Azzurro, dei cieli ed allo Stagno,
quale sinonimo di stabilità, di centralità: alchemicamente si è passati
all'operazione della distillazione, ove numerose purificazioni dei
"residui" tendono a far volatilizzare gli spiriti ed a produrre "la prima
manifestazione del bianco", cioè il superamento dello psichico per lo
spirituale, essendo stata abbandonata la statua dell'Anima in direzione di
quella del Nous. Con la progressiva e gerarchica conquista dei diversi
stati planetari, con le loro diverse e simboliche colorazioni, il fabbro
procede con fuoco lento alla purificazione dei metalli, giungendo a tal
punto alla produzione dell'Argento, tramite la sublimazione, che libera dal
corpo gli spiriti per volatilizzazione: si ottiene, a tal punto, un'acqua
diversa rispetto a quella venerea, fonte eterna di giovinezza, acqua regale
che disperde tutte le impurità, è l'"acetum acerrimum", il Leone Verde dei
Filosofi. Tale è il grado della Luna, nella regione laringea, relazionata
appunto al color Bianco, quello del vero Latte della Vergine, di Diana
nuda. Le forze che abbiamo fin qui analizzato, nella loro rappresentazioni
simboliche e nelle loro relazioni astrali e metalliche, nella nota figura
del Caduceo Ermetico, nell'Uomo, che ha il potere generante, si muovono
appunto dalla base "come serpi", cioè dalle gonadi e dalle surrenali ed
incrociandosi lungo la vertebrale, qualificando i diversi "arroventamenti"
delle componenti sottili che sono state "accese" e purificate. A tal punto
vi il congiungimento di tali forze, quelle sulfuree con quelle mercuriali,
nella regione frontale, nella figura del Rebis, dove riside il Sole, che ha
come metallo e colore corrispondente l'Oro, ancora non del tutto
purificato, cioè reso incombustibile, ma esplicitazione della Cosa Una e
quindi della conoscenza della propria vera natura, del proprio Genius, che
nella via d'Occidente corrisponde al "separando mercuriale" (l'Uomo Alato,
l'Uomo Storico), in quella dell'Astrum Argentinum di Crowley al "congressum
cum Demone", nella Quarta Via di Gurdiiejf all'acquisizione della "Terza
Forza", della terza Stanza, che, pertanto, nella via della tradizione
ermetico-eroica romano-mithriaca è l'acquisita condizione di Heliodromos, è
l'Agape apollineo, il Pasto con gli Dei. Un ultimo stadio ci rimane per il
completamento del Settenario ed è quello in cui regna Saturno, nella
regione coronale, che presenta l'interpretazione più problematica. Infatti,
ad esso sono abbinati il color nero ed il Piombo, che apparentemente
possono entrare in contraddizione col valore iniziatico assoluto che tale
grado assume nell'intera misteriosofia ermetica. Negli scritti dei vari
Filosofi Ermetici non vi è un'univoca collocazione dei pianeti, come una
certa successione metallica e numinosa, non per una confusione dottrinale,
ma per le diverse prospettive operative che ogni Maestro d'Arte attuava nel
proprio percorso di elevazione spirituale. Noi, in linea di massima,
abbiamo assunto lo schema confacente a quella che era l'iniziazione
mithriaca, il cui animus guerriero è maggiormente associabile alla via
eroica d'Occidente e di cui la valenza ermetico-alchemica è ben conosciuta:
in essa Saturno occupa il settimo grado, quello del Pater Patrum, il capo
della gerarchia iniziatica, presentando delle connotazioni di Regalità, ove
l'Oro diviene Incombustibile e Polare, non più solare come nel grado
precedente. Quindi una duplice e confliggente natura simbolica? Tutto è
rinchiuso nel potere di palingenesi dell'Arte e di coincidenza tra inizio e
fine dell'operazione, tra Piombo e Oro, tra Tenebre e Luce:" Hora cotal
Piombo, e Saturno, è detto Padre de gli altri Dei, cioè de gli altri magici
metalli; conciosiacosa ch'eglino da principio sono tutti entro di lui
celati: ma nella fabbrica del magico Mondo escono in luce, essendo
dall'Heroe con arte spagirica fatti manifesti, e palesi."[22]. Non possiamo
pertanto, esimerci dall'analizzare le fasi dell'Opera, come sono
comunemente conosciute e suddivise, tappe di una vera e propria
realizzazione spirituale, che condurrà l'iniziato fino alla conquista
dell'Oro Saturnio, cioè quella sublimazione degli stati sovraindividuali
che permetterà l'attuazione di quell'Identità Suprema, che è possibile
raggiungere come ultimo stadio dei Misteri, e che completerà, sublimando il
discorso, quanto abbiamo scritto circa l'Arte Metallica e le sue sette
purificazioni. La trasmutazione alchemica ripete, nei suoi significati, il
ciclo di morte e rinascita di Osiride così come tramandatoci da
Plutarco[23]. Il senso di questi cicli misterici ed iniziatici consiste in
un lavoro di ampliamento della coscienza; in alchimia ciò avviene
attraverso una discesa (descensus) nel buio della materia informe, seguita
da una successiva ascesa (ascensus, sublimatio) che libera la "anima del
mondo" ("anima mundi", identificabile con "imago Dei","vinum ardens",
"spiritus mercurialis", "quintessenza", ecc.):"le tenebre s'infittiscono,
l'alba s'imbianca, la fiamma risplende". Il senso originario dei cicli
iniziatici consisteva nel superamento del timore della morte attraverso la
partecipazione alla ciclicità della natura, soprattutto del grano
(ostensione della spiga in Eleusi) che rinasceva verdeggiante dopo la morte
(il seme nel terreno). L'iniziato conseguiva così una superiore
comprensione del reale. Le fasi del processo alchemico sono diverse a
seconda degli autori, anche se i significati analogici restano gli stessi
sotto l'infinita varietà dei nomi. L'enorme nomenclatura è infatti da
attribuirsi alla interiorizzazione della natura operata dagli alchimisti,
che ha dato luogo a termini personalissimi e volutamente oscuri per
alludere a fenomeni sostanzialmente sempre analoghi. Il numero di queste
fasi è legato ai significati magici dei numeri stessi; esse sono, a seconda
degli autori, 4 come gli elementi, 3, 7 le purificazioni metalliche di cui
abbiamo precedentemente scritto, o 12. Si può tuttavia riassumere il
processo in 4 fasi, che furono successivamente ridotte a 3. Le 4 fasi della
dottrina ermetico-alchemica devono la loro origine all'importanza della
tetrade in tutto il pensiero sapienziale greco e antico in generale (Roma
era quadrata e rotonda[24]) e presero il nome dai 4 colori fondamentali
della pittura greca (nero, bianco, giallo, rosso). Esse furono assimilate
ai 4 elementi, alle 4 stagioni e alle 4 fasi del giorno; 4 erano anche i
varna nell'istituzione castale dell'India vedica. Allo stesso numero,
sempre nell'ambito della tradizione indù e di una più stretta attinenza
iniziatica, sono associabili le diverse fasi dello sviluppo spirituale
dell'essere umano[25], alle quali, nell'ambito della Tradizione Classica,
possiamo serenamente associare le virtù palingenetiche del
neoplatonismo:"…le prime appartengono alla mente e sono le paradigmatiche e
costitutive della stessa essenza mentale, le seconde appartengono all'anima
che ormai guarda alla mente ed è piena di essa, le terze appartengono
all'anima umana che si purifica o si già purificata dal corpo e dalle
passioni irrazionali, le quarte appartengono all'anima umana che abbellisce
l'uomo perché fissa una misura all'irrazionalità e ne stimola la
moderazione nelle passioni "[26]. La prima fase è quella dell'Opera al
Nero, Nigredo o Melanosi, in cui l'obiettivo essenziale è la morte
iniziatica e la successiva "Putrefactio", simboleggiata dalla semina,
perché il seme, affinché fruttifichi, deve essere infatti sepolto nella
terra per tutto l'inverno: è questo il "regime di Saturno", la fase "al
Nero" che copre da sola la metà del ciclo, così come la notte copre la metà
del ciclo solare giornaliero; il metallo di riferimento è il Piombo. La
seconda fase è quella dell'Opera al Bianco, Albedo o Leucosi, fase animica
e che non può essere considerata il termine dell'opera, ma che è, tuttavia,
la fase fondamentale della resurrezione posta all'insegna dello "umido" e
della primavera, dell'aurora:"L'elisir al bianco non è l'ultima perfezione,
perché gli manca ancora l'elemento Fuoco"[27]. Si può affermare serenamente
che con l'Albedo si è vinta la morte: la trasformazione del Piombo in
Argento significa che il Mercurio "agitato" nella Nigredo è stato "fissato"
e purificato, ridonando all'iniziato lo status ontologico edenico,
primordiale, un'immortalità che si manifesta con il corpo di luce o
vivente:"La nostra Acqua mortifica, illumina, monda e purifica. Essa
dapprima fa apparire i colori oscuri, numerosi e vari, e per ultimo la
bianchezza"[28]. Tale processo è astrologicamente sotto il segno della Luna
e miticamente sotto l'influenza di Diana: Evola ci riporta come la
rinascita noetica fosse simboleggiata dalla visione della Dea "tutta
ignuda"[29]. L'immortalità acquisita con l'Opera al Bianco, però, è
strettamente legata alla Vita, alle sue regole: dalle Forme e dai Ritmi si
è giunti al Silenzio, ma non ancora all'Ineffabile! Ciò che occorre ora è
uno nuovo solve (Opera al Giallo) ed un conseguente coagula (Opera al
Rosso), non più con la purificazione dell'Acqua, ma del Fuoco, come
accrescimento intensivo, ove l'Argento è trasmutato in Oro, alla Luce
sostituendosi il Fuoco. La terza fase è quella dell'Opera al Giallo,
Citrinitas o Xantosi, che non ha praticamente una propria autonomia e
scompare con l'affermarsi delle esigenze trinitarie; le tre restanti
corrispondono, con analogia agraria, alla semina (inverno), alla
germinazione (primavera), e alla raccolta (autunno). Essa dobbiamo
intenderla come preludio al "Rosso": Evola, che pure limita la trattazione
ai tre colori, nell'assimilazione dei colori e delle stagioni accenna,
senza darvi seguito, a "rossa" estate e "aureo" autunno[30], unendoli nella
trattazione o identificati con la "Iosi", fase finale, la quale è appunto
quella del "Rosso" autunno, nel quale si raccolgono i frutti. La Rubedo è
la fissazione finale e totale, ove si realizza la perfezione della Grande
Opera: si ritorna alla Terra, ove si è estratto l'Oro come da una miniera,
"il Diadema del Re", Saturno ritornando sovrano primordiale. A questo punto
è d'uopo un chiarimento essenziale, che investe tutte le componenti
ermetiche, sia quelle metalliche, quanto quelle organiche. L'accenno ad una
quadripartizione dello sviluppo spirituale potrebbe sembrare in conflitto
con quanto precedentemente scritto circa la funzione del ternario Zolfo,
Mercurio e Sale e le corrispondenti funzioni microcosmiche, Spirito, Anima
e Corpo: non si tratta di una svista, ma la soluzione è in quanto scritto
sulla duplice essenza del Mercurio, sull'astro o sull'elemento che su di
esso agisce, come già accennato, condizionato dalla Luna-Acqua, quindi si
presenta in forma volatile, quindi in forma indomita, o dal Sole-Fuoco, in
forma quindi fissata. Se nel primo caso è Espero o Cautopetes che regnano
tale stato, nel secondo è Lucifero o Cautes che regalano la sua funzione: è
il travaglio e la vittoria di Dioniso, ma non ancora l'imperitura presenza
di Apollo. Tutto ciò trova piena giustificazione nell'insegnamento interno
della Tradizione Occidentale[31], ove il microcosmo è quadripartito,
essendoci quattro corpi che lo caratterizzano: il corpo saturnio (nel senso
oscuro e duale che ha tale riferimento numinoso), quindi materiale e
transuente, con riferimento all'elemento Terra, al Sale alchemico o al
Piombo; il corpo lunare, quindi la sfera acquatica, della passioni, dei
sentimenti, goccia di Anima Mundi, con riferimento al Mercurio non
controllato o all'Argento; il corpo mercuriale, quindi la sfera
dell'Intelletto, del Demiurgo, dell'Essere, con riferimento all'elemento
Aria e con il Mercurio oramai controllato e con l'Argento, definito dai
Filosofi Ermetici, Vivo, appunto perché fissato; infine, il corpo solare,
cioè la sfera dell'Infinito, con riferimento all'elemento Fuoco, allo Zolfo
Incombustibile, all'Oro del Re, ove non vi è differenza tra Essere e non-
Essere, ove l'essenza solare è in sé, quindi non manifesta, quindi "essenza
polare". E' d'uopo da parte nostra una doverosa assimilazione: l'idea
ermetica da noi argomentata circa la Quintessenza può essere intesa come
l'approdo dell'iniziato ai Piccoli Misteri, che hanno appunto inizio con la
morte iniziatica e si compiono con l'Opera al Bianco, conducenti allo
status di un'edenicità primordiale; l'Opera al Rosso, inoltre, è
assimilabile, all' ultimo fuoco purificatore prima dell'Identità Suprema,
cioè la via dei Grandi Misteri, in cui appaiono creature mostruose, draghi,
serpenti come nel caso biblico, rappresentanti i guardiani della soglia,
come ultimi fossili combustibili. Nella letteratura ermetica, infatti, si
presenta una separazione del Magistero in "minore" e "maggiore", come
perfetta corrispondenza con gli insegnamenti tradizionali delle due vie,
quella dei Padri e quella degli Dei. Non potremmo, infine, considerare il
nostro approfondimento, se non completo, almeno sufficientemente sintetico,
se non considerassimo l'ambito in cui tutta la Grande Opera si attua e si
realizza. Gli alchimisti denominavano "athanor", cioè fornace, il luogo in
cui operavano le loro trasformazioni metallurgiche: ma cosa ha potuto
intuire un lettore attento, che sa "vedere" oltre il linguaggio criptico di
quest'arte misteriosa? L'athanor è la nostra interiorità: la sua radice
etimologica deriva da un termine caldeo, Eth ha-nour, che designa il Fuoco,
non quello comune e volgare ma quello Divino e Metafisico:"Principio
dell'opera universa è anche il principio della loro Grande Opera, perché
uno stesso è il Magistero della Creazione e il Magistero con cui, secondo
l'Arte, l'uomo costruisce sè stesso"[32]. Quindi, il segreto dell'Ars Regia
è comprendere che i metalli, gli elementi, le trasmutazioni che arcanamente
si dispiegano tra i testi ermetici, fanno riferimenti univocamente alle
nostre componenti organiche, psichiche e spirituali, alla "lotta eroica"
che in noi va intrapresa. La via ermetico-eroica, pertanto, non regala
miraggi né promette paradisi desertici, essa è la trasmissione di
vibrazioni, stati interni, è la loro conquista, della dimensione della
"veglia perenne". Questo tipo di Opera non prevede affatto lo scatenamento
di fenomenologie psichiche tali da manifestarsi sul piano denso, e per
denso abbia ad intendersi il piano materiale delle cose e quello fisico
nell'uomo ( qui non vi sono tavolini che ballano nè fenomeni di alterità
coscienziale), bensì solo maturazioni interiori e tangibili sul " piano
sottile" fino allo "stato" finale del conoscimento del Sé
Superiore:"Poiché soprattutto importa che l'Ermete si manifesti, la Luce
dell'Ermete vi porterà alla integrazione, perché comincerete a vedere il
mondo esteriore ed interiore in un modo e con sentimento diverso da quello
che voi stessi vedevate ieri, ed io ho detto che la nostra dev'essere
Scuola Integrale, non setta, non chiesa, non sinagoga, non pulpito"[33].
Nella Tradizione d'Occidente, che è essenzialmente Tradizione di Roma, la
rigenerazione ermetica la "vediamo" e la "viviamo" come la Via Eroica di
Marte, che lungo la Via Sacra, sconfiggendo tutti gli hostes, giunge
Vittorioso al tempio di Giove, ove l'Eroe Divino riceve il lauro della
Gloria, con il volto, similmente al Dio Supremo, dipinto di "Rosso":"Nel
"viaggio" verso la resurrezione ermetica, dunque, si conosce – cioè si
esperimenta (esotericamente si diviene, identificandovisi)- l'ente sia come
elemento che si trova nelle profondità dell'uomo sia come elemento
distintivo i vari stati della natura, entrandovi con la coscienza, e questo
proprio per quella corrispondenza non solo simbolica ed analogica, ma anche
magica che vi è tra questi enti (nell'uomo) e la stessa natura…il secreto
de' secreti…Saturno si svela ed è il Ritorno, l'Età dell'Oro, la Luce del
Nord, l'Impero, sigillo sacro di Vittoria sulle tenebre".[34]

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[1] Abraxa, La Triplice Via, in Introduzione alla Magia, vol. I, p. 63,
Edizioni Mediterranee, Roma, 1971.
[2] Brhadaranyaka-Upanishad (I, IV, II).
[3] Placido Procesi, Missione ed Avventure, in Vie della Tradizione, n.8,
p. 198-9, Palermo 1972, in cui viene riportata una significativa quanto
illuminante massima corporativo-mediovale: VINCIT CONCORDIA FRATUM!
[4] Sarebbe un discorso molto interessante da affrontare quello sulle
relazioni tra la Tradizione Ermetica e la Classicità: brevemente possiamo
condividere quanto profondamente afferma il Casalino (Tradizione Classica
ed era economicistica, p. 111 ss., Edizioni Icaro, 2006 Lecce), sul fatto
che non vi può essere dottrina ermetico-alchemica al di fuori della
Classicità e della Romanità, se non in forme depotenziate e
misticheggianti, ma, allo stesso tempo la prima risulta essere la "sofia
occulta" della seconda, la chiave disvelatrice dei suoi segreti, dei suoi
misteri, della sua storia, senza la quale ci si ridurrebbe ad un fideismo,
ad un'idolatria verso il passato non molto diverse da quelle assunte in
varie forme nel cattolicesimo.
[5] Turba Philosophorum in Introduzione alla Magia, cit., vol. II, p. 264-
5.
[6] Giorgio Sangiorgio, Il linguaggio simbolico dell'Alchimia, Camelot,
Luglio-Agosto 2004, Numeri XXXII-XXXIII.
[7] E. Cornelio Agrippa, La Filosofia Occulta, p.170-1 , vol. II, Edizioni
Mediterranee, Roma 2004.
[8] Titus Burckhardt, dalla Prefazione de L'Alchimia, , Paolo Boringhieri,
Torino, 1961.
[9] Ermete Trismegisto, Corpus Hermeticum, X, p. 105, Sear Edizioni,
Borzano (RE) 1993.
[10] Giandomenico Casalino, Il nome segreto di Roma, p. 50-51, Edizioni
Mediterranee, Roma, 2003.
[11] W. Friedrich Otto, Il Poeta e gli antichi Dei, Guida Editori, Napoli,
1991, p. 114 ss.:"Il rapporto di uomo e Dio, così come Omero lo raffigura
in numerose immagini di azioni ed eventi, indica un sentimento della vita
che ovunque accoglie l'infinito e l'eterno, e da esso non solo è afferrato,
bensì eleva se stesso a quelle altezze spirituali dove diventano visibili
figure divine".
[12] Renè Guènon, Studi sull'Induismo, p. 49, Edizioni Libritalia 1997:"I
tre gunas debbono trovarsi in ciascuno degli elementi …essi si trovano in
proporzioni differenti…stabilendo una sorta di gerarchia, che si può vedere
analoga alla gerarchia che, da un punto di vista più esteso, si stabilisce
tra i molteplici stati dell'Esistenza Universale".
[13] Titus Burckhardt, L'Alchimia, cit., p. 121.
[14] Jacob Böhme, De Segnatura Rerum, III, 19, 20, p. 70, I Dioscuri
Edizioni, Genova 1988.
[15] Luca, XVIII, 6.
[16] Luca, XVIII, 21.
[17] Giovanni, X, 34.
[18] D.A. Pernety, Rituale del Grado di Vero Massone Chimico dell'Accademia
dei Saggi di Avignone, 1770.
[19] I. Filalete, Epistola di Ripley, cap.LI; Regulae V.
[20] Paracelso, Il Tesoro dei Tesori, p. 178 ss. Brancato Editore, Catania
1991: " Resta fermo però che il mercurio vivo è la madre dei sette metalli
ed è giusto chiamarlo così, poiché esso è un metallo aperto, e nello stesso
modo come ha in sé tutti i colori, che cedono poi per l'azione del fuoco,
così nasconde in sé tutti i metalli, che pure non cede se non nel fuoco".
[21] J.G. Gichtel, Theosophia Pratica, Biblioteca Ermetica, Edizioni
Mediterranee, Roma, 1998.
[22] Cesare della Riviera, Il Mondo Magico de gli Heroi, p. 177, Biblioteca
Ermetica, Edizioni Mediterranee, Roma, 1986.
[23] Plutarco, Iside e Osiride e Dialoghi Delfici, Edizioni Bompiani,
Milano 2002.
[24] Giandomenico Casalino, cit., p. 65-70 "Roma, dunque, nella sua forma
urbanistica ideale, è un mandala, cioè rappresenta la "quadratura del
cerchio", sarebbe a dire la stessa Grande Opera, che nella terminologia
ermetico-alchemica è proprio la fissazione del volatile (dove il fisso è il
maschile ed il volatile è il femminile) dell'ultimo coagula, dopo l'ultimo
solve nella fase del Rosso".
[25] Renè Guénon, L'uomo ed il suo divenire secondo il Védanta, Adelphi
Edizioni, Milano 1992, in cui le differenti condizioni assunte da Atmà nel
microcosmo umano vanno ad identificarsi con le varie fasi dell'Opera: lo
stato di veglia, condizione di Vaishwànara, corrisponde alla
manifestazione grossolana; lo stato di sonno, condizione di Taijasa,
rappresenta il contatto con lo stato psichico e sottile; il sonno profondo,
condizione di Pràjna, è lo stato informale, divino; infine, l'Atmà
ritrova la primeva condizione di libertà, di Assoluto e di Eternità, libero
da ogni vincolo e condizionamento umano, terrestre…e celeste.
[26] Porfirio, Sentenza XXXIX, p. 109-10, Edizioni Garzanti,, Milano 1992.
[27] Filum Ariadnae, 145.
[28] I. Filalete"#56ƒ ? ® ¯ µ Õ í î "#, Introitus
apertus, cap. XI.
[29] Julius Evola, La Tradizione Ermetica, p. 153, Edizioni Mediterranee,
Roma, 1996.
[30]Julius Evola, cit., p. 97.
[31]Giuliano Kremmerz, Dialoghi sull'Ermetismo, La Scienza dei Magi, vol.
III p. 56 ss, Edizioni Mediterranee, Roma 2003.
[32] Abraxa, Conoscenza delle Acque, in Introduzione alla Magia, cit., vol.
I, p. 21
[33] Giuliano Kremmerz, La Porta Ermetica, cit., vol. II, p. 233
[34] Giandomenico Casalino, cit., p. 77-78.
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