La scrittura autobiografica nell\'insegnamento del Business English: a case study

May 24, 2017 | Autor: Valentina Fanelli | Categoría: Business English, Teaching English as a Second Language, Storytelling
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Descripción

   

La scrittura autobiografica nell’insegnamento del Business English: a case study

di Valentina Fanelli, Anna Romagnuolo DEIM, Università della Tuscia

Introduzione L’obiettivo di questo breve articolo è di discutere la valenza e gli esiti di un esercizio di narrativa autobiografica somministrato durante il corso universitario di lingua inglese per scopi specialistici (Business English) di durata annuale, tenutosi presso il Dipartimento di Economia ed Impresa (DEIM) dell’Università degli Studi della Tuscia nell’anno accademico 2013-2014. Più precisamente, l’esercitazione è stata svolta con il contributo di un’attività seminariale, a partecipazione facoltativa, coordinata dalla docente del corso1 nell’ultimo mese di attività didattica ed è consistita nella redazione di un racconto in forma scritta ed in lingua inglese di una esperienza lavorativa (vera o inventata) da parte degli studenti inscritti al seminario. L’attività proposta si ispira alle possibilità educative e di apprendimento offerte dal digital storytelling, una tecnica narrativa nata intorno agli anni ‘90 del XX secolo ed in grado oggi di sfruttare le potenzialità del web 2.0 e delle nuove tecnologie multimediali. Il saggio descriverà brevemente il digital storytelling, definendone le caratteristiche principali e le recenti applicazioni in campo didattico; si soffermerà poi sull’utilizzo di tale tecnica narrativa nell’ambito della didattica della lingua inglese e dell’English for Special Purposes al DEIM, indicandone il contesto e le modalità di applicazione, esaminandone gli esiti sia in termini di resa che di feedback, e prospettandone ulteriori possibili impieghi in ambito didattico.                                                                                                                         1

 Anna  Romagnuolo  è  Ricercatrice  di  lingua  inglese  presso  il  DEIM  ed  è  la  docente  titolare  del  corso  di  Business  English   durante   il   quale   sono   state   somministrate   le   esercitazioni   discusse   nel   presente   lavoro.   Valentina   Fanelli   è   la   tutor   responsabile   degli   incontri   seminariali   collegati   al   corso,   durante   i     quali   sono   state   approfondite   le   attività   di   preparazione  allo  storytelling  presentate.  Valentina  Fanelli  è  autrice  dei  paragrafi  1,  2  e  5.  Anna  Romagnuolo  è  autrice  dei   paragrafi  3,  4  e  6.  

 

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Il digital Storytelling Le digital stories si presentano come dei prodotti multimediali che rispettano delle caratteristiche ben precise. Bernard Robin, uno tra i principali esperti di digital story tales, definisce tali narrazioni come “the idea of combining the art of telling stories with a variety of digital multimedia, such as images, audio and video”2. Più di recente Daniel Meadows ne ha parlato in termini poetici: “Digital Stories – when properly done – can be tight as sonnets: multimedia sonnets from the people”3 sottolineandone il fascino e l'aspetto collaborativo della produzione. Il Center for Digital Storytelling4, fondato negli anni ’90 da Joe Lambert e Dana Atchley, ha definito i sette passaggi essenziali per la creazione di una digital story: “point of view” (punto di vista), “a dramatic question” (un avvenimento interessante), “emotional content” (un contenuto emozionale), “the gift of your voice” (il dono della voce), “the power of soundrack” (il potere della musica), “economy” (l’economia del racconto), e “pacing” (il ritmo)5. Naturalmente, tali elementi costitutivi sono riscontrabili in toto solo nei racconti in cui è presente anche la narrazione orale; una classificazione più ampia è fornita dagli autori summenzionati sulla base del contenuto e degli obiettivi, come di seguito indicato. Robin suddivide le digital stories in tre categorie: racconti personali, racconti che riguardano eventi storici, e quelli che hanno una finalità informativa o educativa6. Ohler propone invece una doppia classificazione: storie di natura personale e storie che hanno una finalità accademica ed istruttiva7. Nell’ambito delle storie di natura personale, Lambert compie poi un’ulteriore categorizzazione, distinguendo tra “character stories” (storie di personaggi), “memorial stories” (storie che ricordano i propri cari), “adventure stories” (storie di avventura), “accomplishment stories” (storie di successi), “story about a place in my life” (storie che riguardano un luogo della nostra vita), “the story about what I do” (storie sul proprio lavoro), “recovery stories” (storie di una rinascita), “love stories” (storie d’amore) e “discovery stories” (storie di scoperta)8. Basta dare un’occhiata al sito del Center for Digital Storytelling per rendersi conto di come sia possibile creare storie su ogni aspetto della vita (umana e non): storie che riguardano                                                                                                                         2  Robin,  (2006)  p.1     3

 Si  veda  a  riguardo  il  sito  di  Meadows  http://www.photobus.co.uk/?id=534.  (Ultimo  accesso:  8  agosto  2014).     Situato   a   Berkley,   in   California,   è   uno   dei   centri   di   formazione   sull’impiego   dello   storytelling   per   scopi   didattici   più   accreditato   al   mondo.   Si   consulti   il   sito   internet   per   approfondimenti   e   utili   risorse   didattiche   all’indirizzo   http://storycenter.org/       5  "The  seven  Elements  of  Digital  Storytelling",  citato  in  Bernard  Robin,  Op.  cit.  p.  710   6  Bernard  Robin,  Op  cit.  p.  710-­‐711   7  Si  veda  a  riguardo  il  sito  di  Ohler  http://www.jasonohler.com/storytelling/storyeducation.cfm      (Ultimo  accesso:   21  giugno  2014).   6

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 Lambert,    (2010)  p.  5-­‐7  

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l’identità e creano un senso di appartenenza e comunione, storie di malattie, di rapporti genitoriali, di emigrazione, di adozione, di attivismo ecc. Il digital storytelling è anche usato in ambito aziendale, pubblicitario e politico – si pensi a tutte le pubblicità che raccontano storie di vita familiare o di crescita aziendale9 ed a recenti forme di marketing politico nostrano oltre che americano10. Ma quali sono i vantaggi dell’applicazione del digital storytelling nella didattica? Numerosi studi sostengono che il coinvolgimento degli studenti nella realizzazione di digital tales contribuisca ad aumentarne la motivazione e l’impegno, il rendimento accademico ed il pensiero critico11 e favorisca lo sviluppo di una serie di abilità tra cui quelle comunicative ed interpersonali, di problem-solving, di presentazione orale, di ricerca, di scrittura, di organizzazione, di autovalutazione, di riflessione, di creatività e tecnologiche12. Per quanto riguarda l’utilità del digital storytelling nell’ambito della didattica della lingua inglese, come afferma Carmen Gregori-Signes, docente di lingua inglese all’università di Valencia, allo sviluppo delle abilità già citate si aggiungono la possibilità di mettere in pratica le competenze comunicative e le conoscenze morfosintattiche acquisite nella lingua straniera13. Attraverso il digital storytelling non solo si svilupperebbero le abilità di scrittura ma anche quelle di produzione orale, in caso di registrazione del racconto con un voice-over o di recitazione dello stesso alla presenza della classe, con il conseguente miglioramento della pronuncia, dell’intonazione e della fluency14. Se la produzione scritta può essere percepita dagli studenti come un’attività fine a se stessa, destinata solo ad ottenere la valutazione dell’insegnante e priva di un reale scopo comunicativo, attraverso il digital storytelling, come sostiene Serrano-Perez, gli studenti possono cambiare la loro percezione di tale attività ed essere più incentivati nella realizzazione di un proprio scritto in lingua straniera15. Del resto, lo storytelling, sia nella sua versione digitale che non, è già considerato uno strumento utile a stimolare ed incoraggiare gli studenti che hanno reticenza ad esprimersi oralmente di fronte ad un pubblico, a volte numeroso e disinteressato, per paura di commettere errori e di essere giudicati16. La sua applicazione nella didattica della lingua inglese può essere un modo per coinvolgerli in maniera divertente e spingerli a considerare lo studio della lingua straniera non come un’attività accademica o scolastica imposta ma come uno strumento comunicativo utilizzabile                                                                                                                         9

 E’  il  caso  di  molte  pubblicità  della  Barilla  in  Italia  e  delle  pubblicità  della  Coca  Cola  e  del  McDonald’s  in  USA,  solo  per   citarne  alcune.  Si  leggano  al  riguardo  Brown  (1981)  e   Han  e  Shavitt  (1994),  tra  i  tanti  autori.  Del  resto,  il  “personal   branding”  che  si  rinviene  nei  CV  è  anch’esso  una  forma  di  storytelling.     10  Il  book  fotografico  Una  Storia  italiana,  inviato  da  Berlusconi  nel  2001  alle  famiglie  italiane  ed  il  volume  Berlusconi  tale  e   quale.  Vita,  conquiste,  battaglie  e  passioni  di  un  uomo  politico  unico  al  mondo,  pubblicato  a  fascicoli  da  Libero  nel  2009,   ne  sono  un  esempio.  Quanto  alla  politica  americana,  ed  in  particolare  all’uso  dello  storytelling  nella  politica  presidenziale,   si  legga  ad  esempio    Carnog  (2004).     11  Si  leggano  a  riguardo  Barrett  (2006);  Sadik  (2008);  Ya-­‐  Ting  C.  et  al.  (2012).   12

 Robin,  Op.cit.  p.  713    Gregori-­‐Signes,  (2008)  p.  46         14 Si  leggano  a  riguardo  Rance-­‐Roney  (2008);  Normann  (2011);  Reyes  Torres  et  al.  (2012).       13

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 Serrano  Perez,  Writing  Skills  and  Student  Engagement:  Digital  Storytelling  as  a  Tool  for  Motivation  Enhancement  in   Secondary  Education,  (2013)    pp.137-­‐143   16   Jianing,  (2007),  pp.1-­‐8  

 

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nella quotidianità, facilitandoli nell’acquisizione di sicurezza e scioltezza nell’esposizione orale17. Oltre ad essere applicato nell’insegnamento del General English, il digital storytelling è stato recentemente impiegato nell’ambito dell’English for Special Purposes. All’università Politecnica di Valencia, molto attiva nella ricerca e nella sperimentazione sul digital storytelling, tale attività è stata utilizzata nel 2010 e nel 201218 per l’insegnamento dell’inglese per il turismo a studenti di primo anno e sempre nel 2012 nell’ambito del corso denominato Technical English for Aerospace Engineering con studenti di livello B1 e B2.19 Alla Satya Wacana Christian University, in Indonesia, il digital storytelling è stato inserito nel corso dell’inglese applicato alle Information and Communication Technologies con ottimi risultati per quanto riguarda la motivazione degli studenti e le loro competenze tecnologiche e linguistiche.20 E’ possibile quindi affermare che il digital storytelling si presenta come un’attività utile non solo per lo sviluppo di quelle che Ohler definisce digital e art literacies ma anche per l’esercizio di competenze di scrittura, di espressione orale, essenziali nello studio di una lingua straniera, oltre che di quelle lessicali e grammaticali specifiche di un determinato settore, e di comprensione, lettura, scrittura ed espressione orale. Non sembra che siano stati sinora effettuati studi sull’applicazione dello storytelling nella didattica del Business English a studenti di madre lingua italiana. L’attività di scrittura di cui si parlerà nei prossimi paragrafi vuole pertanto rappresentare una prima valutazione dell'introduzione del digital storytelling in un corso di inglese economico. E’ bene specificare che l’esercizio rappresenta la fase iniziale di un progetto di digital storytelling più ampio che prevede anche l’uso della videoregistrazione e del role play nella simulazione di un colloquio di lavoro in lingua: per limiti di tempo, oltre che di risorse e strumenti, la seconda parte del progetto sarà sperimentata nel prossimo anno accademico. L’applicazione presa in esame nel presente saggio si limita, come già accennato, ad un esercizio di scrittura autobiografica, punto di partenza per la stesura dello script di una digital story.

Lo storytelling (autobiografico) in un corso di Business English. Il corso di Business English somministrato agli studenti del primo anno dei corsi di laurea in Economia aziendale ed Economia e legislazione per l’impresa del DEIM è un corso annuale da 10 CFU mirante al raggiungimento di un livello di competenza linguistica B1- B1 plus soprattutto per quanto concerne le abilità di lettura e produzione orale. La mancanza di laboratori multimediali adeguati rende meno agevoli e quindi meno frequenti le esercitazioni in classe dirette allo sviluppo delle abilità di ascolto e scrittura, le quali vengono pertanto rinviate alle attività online ed agli incontri seminariali. Il corso è ripartito in due semestri dedicati rispettivamente all'approfondimento del lessico e della grammatica di base (il primo) e della grammatica di livello pre-intermedio/intermedio, inquadrata in contesti comunicativi di natura economico-aziendale ed accompagnata dalle riflessioni sulla microlingua di uso                                                                                                                         17

 Pascual-­‐Lence,  (2013)  pp.71-­‐80   Si  leggano  al  riguardo  Alcantud-­‐Díaz  et  al.,  (2014)  e  Ricart  et  al.,  (2013).   19   L'esperienza  è  rendicontata  da  Sevilla  Pavón  et  al.,  (2012).   20  Krismiyati,  (2013)  pp.1-­‐10   18  

 

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professionale (il secondo). Le lezioni frontali sono integrate dalle attività di (video)lettura, ascolto e scrittura rese disponibili al link della piattaforma Moodle associata al corso. Moodle (acronimo di Modular Object-Oriented Dynamic Learning Environment, ambiente per l'apprendimento modulare, dinamico, orientato ad oggetti) è la piattaforma e-learning scelta dall'Ateneo della Tuscia e la più usata al mondo da istituzioni accademiche e scolastiche per gestire attività di apprendimento a distanza. Il suo successo è dovuto all'usabilità e soprattutto alla accessibilità Open Source e quindi senza il pagamento di licenze o royalties. Oltre a consentire l'erogazione di corsi interamente online, la piattaforma può supportare ed integrare la tradizionale didattica d'aula permettendo al docente di pubblicare autonomamente e, quindi, mettere a disposizione degli studenti il materiale didattico delle lezioni ed il diario delle attività svolte, di inserire link a risorse didattiche disponibili nel web ed esterne alla piattaforma, di caricare video, file testuali, audio e jpg, di costruire glossari e pagine WIKI, di pubblicare informazioni sul corso e sulle lezioni, di somministrare compiti, esercitazioni, test, inserendo le valutazioni sia attraverso la correzione automatica che manuale, di monitorare le attività ed i progressi dei "partecipanti", di comunicare con i tutti gli iscritti alla piattaforma (studenti, docenti ed eventuali assistenti - cioè docenti privi del ruolo di 'editor') attraverso strumenti di comunicazione asincrona come il forum e l'email e strumenti di comunicazione sincrona come la chat e l'instant messaging, e di fare molto altro ancora. Il corso di Business English per il triennio prevede, nel secondo semestre, la discussione di moduli tematici dedicati ciascuno alla trattazione di aspetti specifici del mondo aziendale e commerciale, dalla Business Structure al funzionamento dei singoli Business Departments, dalle mansioni lavorative in ambiti commerciali e finanziari al Job Hunting. L’esercizio di scrittura autobiografica proposto si inserisce appunto nelle attività di approfondimento di un’unità didattica dedicata a Jobs and Occupations, facente parte del modulo Human Resources Management, a cui è stato dedicato un mese di lezioni frontali. Durante le ore curriculari di lezione sono stati approfonditi il lessico delle varie occupazioni e dei centri di ricerca di impiego, la scrittura di testi quali il curriculum, il resumé e la lettera motivazionale, e la preparazione al colloquio di lavoro in lingua, che richiede, da parte del candidato, la capacità di sapersi raccontare in maniera sintetica ed efficace in modo da conquistare il potenziale datore di lavoro. L’esercizio di scrittura somministrato online in forma di WIKI sul sito Moodle del corso e nel quale si concretizza l'attività di storytelling, dal titolo: “When I worked in…. Describe your (best and worst) work experience”, ha assolto a molteplici finalità: 1) avviare gli studenti ad un tipo di scrittura narrativa meno impegnativa di altre forme di scrittura accademica perché vertente su contenuti personali e personalizzabili per i quali deve essere costruita la forma ma non fornito il contenuto. Come osserva Trevor Barton sul suo blog dedicato allo storytelling21, ogni studente ha una storia da raccontare, occorre solo insegnarli How, piuttosto che What, diversamente da altri generi di scrittura accademica quali ad esempio la sintesi, l’articolo e la relazione per i quali è necessario che egli reperisca ed assimili anche i contenuti.                                                                                                                         21

 Sul  sito  Teaching  Tolerance  (http://www.tolerance.org/about),  una  straordinaria  repository  di  materiale  didattico   condiviso  da  insegnanti  professionisti  statunitensi  e  canadesi.    

 

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2) favorire l’apprendimento linguistico attraverso forme di scrittura collaborativa consentite, appunto, dal WIKI e dalla modalità della scrittura online, condivisibile e suscettibile di riscritture e correzioni multiple sia da parte del discente che del docente. 3) spingere gli studenti a mettere in pratica le competenze acquisite sia in termini morfosintattici e lessicali che in termini di coerenza comunicativa, dovendo essi strutturare il proprio racconto secondo una sequenzialità narrativa che impone la scelta di tempi verbali, preposizioni e connettivi adeguati, il rispetto dei criteri di intenzionalità, verosimiglianza e referenzialità che rendono la storia credibile, e l’impiego del lessico necessario a descrivere sia le mansioni lavorative che i luoghi in cui queste si sono esplicate, nonché gli stati emotivi e gli aspetti della personalità dei protagonisti del racconto, come ben si evince dall'estratto riportato in Figura 5. 4) stimolare la riflessione sulla valenza delle prime esperienze lavorative - lavori saltuari o stagionali - spesso sottovalutati da studenti giovani e con scarsa o nessuna esperienza professionale - esperienze di lavoro tuttavia utili, se presentate nella giusta prospettiva, alla redazione del primo Curriculum Vitae in qualsiasi lingua esso venga scritto.

Storytelling - le attività delle fasi di pre-scrittura e post-scrittura In uno dei suoi numerosi studi dedicati all’insegnamento ed all’acquisizione delle writing skills in lingua inglese, Anne Ruggles Gere scrive: “Writing can succeed only when it adheres to the conventions of ‘normal discourse’ for a given community, and writers can learn this discourse through using it in the kinds of conversations that 22 occur in collaborative learning” .

L’osservazione, oltre ad evidenziare l’appartenenza di ogni forma di scrittura efficace a contesti comunicativi definiti dalla discourse community che ne fa uso, riconosce l’importanza della discussione dei contenuti e del confronto di idee reso possibile in ambienti di apprendimento collaborativi. E’ per la condivisione di tali considerazioni che l’esercizio di storytelling proposto è stato reso disponibile come esercizio facoltativo e collaborativo, essendo configurato come WIKI, accessibile a tutti gli studenti del corso, anche ai non partecipanti all’esperimento. Vi hanno infatti aderito 10 studenti su una media di circa 35 frequentanti abituali, molti dei quali hanno partecipato alle discussioni orali sulle esperienze lavorative individuali - discussioni in lingua che hanno preceduto, negli incontri seminariali, l’esecuzione materiale del compito online ed il commento collettivo delle successive correzioni effettuate dalla tutor. La traccia dell’esercizio, pubblicata sul sito Moodle del corso, è stata provvista dei writing prompts visibili nella Figura 1, approfonditi durante gli incontri seminariali nei quali si è anche parlato del genere testuale atteso, sia per quanto riguarda la struttura che il registro. Gli studenti sono stati inoltre aiutati nella redazione di uno script del racconto ed invitati a                                                                                                                         22

 Gere,  (1987),  p.  73  

 

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rivedere/ricercare le informazioni necessarie (lessico, esempi di scrittura e possibili contenuti) attingendo alle risorse rese disponibili sulla piattaforma Moodle in forma di glossari e attraverso link a siti specifici quali: jobsearch.about.com/od/jobsearchglossary/ , www.learnenglish.de/vocabulary/jobs.html, dol.gov/vets/grants/Appendix_G_GLOSSARY_OF_TERMS..., ed in particolare al sito occupationalinfo.org/, contenente la moderna versione del Dictionary of Occupational Titles redatto dal Department of Labor statunitense negli anni 1938-90. Sempre sul sito Moodle del corso sono stati inseriti il link al blog www.jobdiaries.in, sul quale sono condivisi racconti di esperienze lavorative e consigli su come cercare un impiego ed affrontare il colloquio di lavoro, ed il link al sito www.socialphobiaworld.com/worst-workexperience-39254, sul quale è leggibile un Thread di discussione dedicato alle peggiori esperienze lavorative degli utenti - il tutto naturalmente in lingua inglese. Come si evince dalla Figura 1, al fine di non scoraggiare gli studenti totalmente privi di esperienze lavorative, la traccia assegnata consente anche di inventare il racconto – il che ha permesso, fra l’altro, di intavolare in classe un’utile discussione sui Mac Jobs da cui poter trarre ispirazione per l’assignment.

  Figura  1  

 

 

Figura  1:  Il  titolo  dell’esercizio  di  scrittura  ed  i  writing  prompts      

 

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Figura  2:  Due  esempi  di  storie  raccontate  dagli  studenti                

 

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Occorre precisare che gli studenti partecipanti all’attività hanno acquisito familiarità con la piattaforma Moodle durante l’intero anno accademico, sia per il costante impiego della stessa per la somministrazione di grammar e vocabulary cloze e multiple choice quizzes, nonchè reading e listening tests collegati ai contenuti del corso, sia perché gli studenti iscritti al corso sono sollecitati sin dal primo giorno a comunicare in forma scritta in lingua inglese con la docente e con i colleghi utilizzando il forum online e le modalità di instant messaging e chat offerte dalla piattaforma. Inoltre, uno dei primi compiti di scrittura assegnato online ai nuovi iscritti è “Introduce yourself”, il che rappresenta un primo passo verso la scrittura autobiografica. Se per il momento l’attività di storytelling realizzata dagli studenti, fatta eccezione per il contributo illustrato nella Figura 6, ha di digitale solo l’uso del WIKI attivato sulla piattaforma di e-learning Moodle, la narrazione di esperienze lavorative (positive e negative) effettuata in forma scritta online e sviluppata anche in forma orale attraverso le discussioni seminariali è espandibile e realizzabile in forma grafica utilizzando programmi disponibili sul web quali, ad esempio, Storyboard Generator (http://generator.acmi.net.au/storyboard) o Storyboard Creator (http://www.storyboardthat.com/), oppure in un vero e proprio formato multimediale, con l’ausilio di immagini (foto, video e persino avatar da impiegare in attività di role play) e di registrazioni audio della voce fuori campo dei protagonisti (gli studenti) che narrano la storia o ne commentano i dettagli. È inoltre riutilizzabile nella simulazione di un colloquio di lavoro in risposta a domande di rito del tipo: “Tell me about yourself” e “Tell me about your previous work experiences…”. Nel nostro esperimento, alcune delle esperienze narrate in forma scritta dagli studenti si sono prestate ad una rielaborazione in forma orale durante gli incontri seminariali. Le storie più interessanti sono state oggetto di narrazioni multiple secondo punti di vista diversi. Così, ad esempio, il racconto illustrato nelle Figure 5 e 6 è stato trasformato con le parole di uno studente impersonante il ruolo del cliente insoddisfatto nella seguente versione: "I had been waiting for half an hour to see the chief accountant when the intern started to discuss about a client's income statement with another intern. I was annoyed... I didn't want to listen and I asked for a coffee just to stop her"

Dal punto di vista di una studentessa impersonante la tirocinante, la "terrible experience" ha offerto invece l'occasione per il commento caustico: "Old and important clients think that customer care and customer satisfaction includes free coffee and more things"

A dispetto delle imperfezioni linguistiche, le espressioni usate nelle frasi riportate dimostrano l'assimilazione del lessico specialistico esaminato nel corso delle lezioni, la capacità di acquisirne di nuovo ("chief accountant" è frutto delle ricerche dello studente in risposta al termine alternativo proposto in classe "lead accountant") e di creare in una lingua straniera rappresentazioni credibili della realtà.

 

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I risultati L’attività descritta ha consentito di mettere in pratica le competenze acquisite in classe e durante il corso, sia per quanto riguarda le strutture grammaticali (attraverso l’uso dei tempi verbali – past tenses in particolare, preposizioni e connettori temporali) sia per quanto riguarda il vocabulary relativo alle mansioni lavorative. Un altro importante risultato dell’esercizio è stato quello di spingere gli studenti a riflettere sulle qualità utili nel mondo del lavoro, quali l’affidabilità, il sangue freddo, il senso del dovere e l’onestà, a cui accennano in particolare gli esempi nella Figura 3 (Self Control) e 5 (A Terrible Experience)23, doti che possono essere acquisite anche attraverso piccoli lavori stagionali, spesso le uniche esperienze lavorative collezionate da studenti giovani. Li ha inoltre aiutati a divenire consapevoli dei progressi compiuti (e da compiere) sia come individui, attraverso gli insegnamenti tratti dall’esperienza descritta, sia come studenti di lingua inglese, in grado, seppur in forma imperfetta, di descrivere attività pratiche ed emozioni. Per quanto riguarda l’esito dell’esercizio in termini di assessment, il livello di partenza degli studenti coinvolti nell’attività si è manifestato piuttosto omogeneo quanto ad acquisizione e capacità d’uso delle forme verbali prese in esame e del lessico studiato: come si evince dagli esempi riportati (Figure 3 -4), difficoltà comuni sono l'impiego dei tempi del passato, la scelta tra simple past e present perfect, nonché l’ordine degli elementi nella frase per la tendenza ad impiegare strutture sintattiche italiane, derivate probabilmente dall’impiego di traduttori automatici.

                                                                                                                             

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 Negli  esempi  riportati  nelle  Figure  3-­‐5  le  correzioni  sono  evidenziate  in  rosso  mentre  il  lessico  di  interesse    è  evidenziato   in  blu.    

 

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Figura 2: Due delle storie raccontate dagli studenti

 

Figura  3:  “Self  Control”,  l’esperienza  come  ausiliare  del  traffico  dello  studente  1  

 

Figura  4:  “A  Lucky  Day”,  l’esperienza  da  barista  dello  studente  2  

 

 

 

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Figura  5:  “A  terrible  Experience”,  l’esperienza  da  tirocinante  dello  studente  3  

  Figura  6:  “A  terrible  Experience”,  seconda  versione  del  compito  dello  studente  3  

 

Per quanto riguarda l’esito dell’esercizio in termini di feedback, pur non trattandosi di una digital story a tutti gli effetti, o meglio, pur trattandosi di una storia che di digitale ha per il momento solo l’uso della scrittura online, il fatto che i ragazzi siano stati coinvolti in un’attività di scrittura autobiografica che potrà essere ulteriormente sviluppata e trasformata in una vera e propria narrazione digitale ha costituito per loro un forte incentivo allo svolgimento della stessa. Al termine dell’attività e nei successivi incontri seminariali, gli studenti hanno infatti  

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dichiarato di non aver percepito l’esercizio come un compito per il quale sarebbero stati valutati, bensì come la fase iniziale di un progetto più vasto e più divertente. Si sono dimostrati entusiasti all’idea che in una fase successiva la loro esperienza lavorativa possa essere raccontata oralmente nel corso di una simulazione di Job Interview ed addirittura trasformata in una storia digitale creata assemblando foto o realizzando un video. Un passo in tal senso è il contributo dello studente autore del racconto "A Terrible Experience", il quale, in una versione successiva del testo, ha inserito vignette esplicative dei messaggi sottesi (Figura 6). Naturalmente, come si evince dai campioni riprodotti nella Figura 2 e poi, in dettaglio, nella Figura 3 4, le storie raccontate dagli studenti richiederebbero ulteriori interventi di correzione, non soltanto della forma ma anche del contenuto, per la mancanza di alcuni degli elementi tipici della digital story. Relativamente ai pochi campioni qui presi in esame, ad esempio, tenendo presenti i sette punti proposti dal Center for Digital Storytelling già citati, lo studente 1 dovrebbe raccontare un avvenimento significativo e particolarmente rilevante per la propria esperienza lavorativa, mentre entrambi gli studenti dovrebbero ampliare il contenuto emozionale delle loro storie per coinvolgere maggiormente il lettore o l’eventuale pubblico che le ascolterà. Questo tipo di modifiche è fondamentale per la realizzazione dello storyboard, con immagini e foto associate allo script, ed eventuale registrazione del voiceover con sottofondo musicale per la realizzazione di una storia digitale e multimediale vera e propria. E’ inoltre necessario osservare che nessuno degli studenti ha avuto il coraggio di intervenire online con correzioni o modifiche del contributo di un collega, come impone la natura stessa del WIKI. E’ evidente che in futuro occorrerà ripensare il format dell’esercizio o sollecitare maggiormente attività di lavoro in gruppo mostrandone i vantaggi in termini di resa ed apprendimento. 6. Conclusioni L'utilità dello storytelling nella didattica della lingua inglese è stata dimostrata da vari studi sia per quanto riguarda le abilità di ascolto ed ampliamento del lessico24, sia per quanto concerne l'acquisizione di strutture grammaticali25 e lo sviluppo di abilità di scrittura ed interazione orale26. Il presente lavoro conferma la validità delle applicazioni didattiche dello storytelling nell'insegnamento della lingua straniera dimostrandone l'utilità e le possibili applicazioni anche nell'insegnamento della microlingua settoriale impiegata nel mondo del Business. I risultati ottenuti sono più che soddisfacenti se si considera che gli autori degli esempi illustrati sono studenti il cui livello di entrata, all'inizio dell'anno accademico, era inferiore all'A2. L’esercizio di narrazione proposto, sebbene solo nella sua forma inziale, offre spunti per costruire attività di scrittura creativa che consentano l'uso del Business English, realizzabili anche a distanza e potenzialmente espandibili con l’impiego delle nuove tecnologie multimediali; vuole inoltre dimostrare come sia possibile riuscire a coinvolgere gli studenti in attività di apprendimento linguistico che siano extracurriculari ed opzionali, attraverso la                                                                                                                         24

 Si  leggano  a  riguardo  Belmonte  e  Verdugo  (2007)  e  Yang  &  Wu  (2012)    Si  legga  ad  esempio  Wojciechowicz,  (2003)     26  Si  leggano  a  riguardo    Crag  et  al.  (2001)  e  Parr  &  Campbell  (2007)   25

 

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progettazione di esercitazioni per loro più interessanti e coinvolgenti, in grado di soddisfare anche stili di apprendimento differenti. Le abilità linguistiche da sviluppare e gli obiettivi didattici da raggiungere restano invariati, ma gli strumenti, se utilizzati in maniera coerente, possono fare la differenza anche nel caso di un corso di Business English, tradizionalmente meno propenso ad includere attività di scrittura creativa. BIBLIOGRAFIA

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