La Pietra Magica (Incipit)

June 22, 2017 | Autor: Luna Ria | Categoría: Witchcraft
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Descripción

Scampata alla morte con l'ingiusta accusa di stregoneria, Gwendolyn ora è costretta, paradossalmente, a dimostrare di essere una strega guaritrice a colui che l'ha rapita, salvandola dalla condonna al rogo, per servirsi dei suoi poteri e salvare così il figlioletto David, gravemente ammalato. Non solo Gwendolyn non possiede nessun potere magico ma non è neppure sicura di riuscire a resistere ad Alex MacDunn, vedovo da diverso tempo...

Il libro mi è piaciuto molto, sia per come è scritto, sia per la trama; l'Autrice è stata molto brava a riportare gran parte dei pregiudizi cristiani dell'epoca contro le donne, in particolar modo nel primo capitolo, che inzia così: 1

Le Highlands della Scozia, Estate 1209

Il dolore alla schiena per essere rimasta appoggiata alla parete fredda la costrinse ad alzarsi lentamente ma con dignità. Socchiudendo gli occhi alla fievole luce diffusa da una torcia, scorse la robusta figura del suo carceriere, Sim. Altri due uomini si profilavano dietro di lui, le facce indistinte immerse nell'oscurità. Li studiò per un momento, poi dischiuse leggermente la mano che stringeva la piccola pietra dai bordi taglienti. Robert non era con loro. "Ti stanno aspettando", annunciò Sim. "Ed è anche una bella serata", aggiunse, storcendo la fetida bocca con malevolo piacere. "Il vento è giusto". Controllando l'impulso di mollargli un pugno in faccia, Gwendolyn mosse un passo avanti. "Dammi le mani", ordinò lui, brandendo un rozzo pezzo di corda. Le sue dita si serrarono a pugno, nascondendo a misera arma mentre la corda stringeva i suoi polsi. Non riusciva ad immaginare quale reazione temesse Robert da lei mentre veniva scortata verso la morte da quei due energumeni. Dopo averla legata, i due l'afferrarono per le braccia e la spinsero nel corridoio buio. Il fetore dei corpi non lavati, cibo imputridito ed escrementi umani le penetrò nelle narici. Camminò velocemente lungo il viscido passaggio, i piedi che sguazzavano in sudicie pozze d'acque. Qualcosa di peloso le 2

sfrecciò davanti. Si fermò ansimando. I guerrieri scoppiarono a ridere. "Una strega che ha paura di un topolino!" la canzonò uno. "Non gli stacchi la testa con un morso prima di far colare il loro sangue nelle tue pozioni?" "Perché non compi un incantesimo, come hai fatto per il tuo povero padre?", la punzecchiò l'altro. "Conservo i miei poteri per l'incantesimo che intendo fare a te", rispose Gwendolyn. Salirono la scala fino al piano principale del castello. Stavano preparando una magnifica festa per celebrare la sua morte, e tutto il clan era stato invitato a unirsi a Laird MacSween e alla sua famiglia in quella straordinaria occasione. Passò in fretta davanti alle ghignanti guardie sulla porta e uscì nell'aria calda della sera. "Eccola!", strillò qualcuno istericamente. "Strega!", sibilò una ragazza con gli occhi spiritati, stringendosi il figlioletto al petto. "Hai fatto venire la febbre al mio bambino!" "Maledetta assassina!", ringhiò un giovane magro che non dimostrava più di 13 anni. "Sei stata tu ad uccidere mia madre il mese scorso, non è vero?" "Ed è colpa tua se la gamba di mio figlio è rimasta schiacciata sotto quell'albero", gridò una donna con i capelli grigi, "rendendolo storpio. Tutta colpa tua, meretrice di Satana!" La folla cominciò a lanciarle insulti e accuse, le facce alterate dall'odio, i corpi pronti a scattare. Gwendolyn si fermò, 3

spaventata. "Avanti, strega", ringhiò una delle guardie. "Muoviti". Le diede uno spintone, e lei inciampò. La folla fluttuò immediatamente in avanti, ghermendole i capelli, la faccia, il vestito. "Meretrice del diavolo!" "Progenie di Satana!" "Sudicia sgualdrina!" Gwendolyn era terrorizzata. Alzò le braccia legate nel vano tentativo di proteggersi il volto mentre il suo clan le martellava le spalle e la schiena di pugni. Quando non riuscì più a sopportare l'aggressione, cadde in ginocchio. "Basta!", gridò una voce adirata da qualche parte oltre la mischia. "Smettetela, o vi strapperò il cuore!" I suoi aggressori esitarono, incerti su chi avesse parlato. Guardarono con espressione interrogativa verso la pedana sontuosamente addobbata sulla quale sedeva Laird MacSween con sua moglie, il giovane figlio e il fratello, Robert. [...] Quando i suoi accompagnatori la lasciarono, il florido Padre Thomas salì esitante i gradini del palco. "Bene, Gwendolyn, sei pronta a confessare finalmente i tuoi peccati e a implorare il perdono di Dio per la cattiva strada che hai imboccato?", domandò a voce alta, perché il suo pubblico lo sentisse. Lei girò la testa dall'altra parte. Gli puzzava l'alito di birra. 4

"Non ho commesso nessun peccato, Padre." Padre Thomas corrugò la fronte. "Via, figliola, sarai preso al cospetto di Dio. Ti manderà dritta all'inferno, dove brucerai per l'eternità, a meno che tu non chieda perdono ora." "Neanche un prete può aiutarti, lurida sgualdrina!", gridò furioso un uomo. "Neanche il demonio!", aggiunse un altro. Gwendolyn fissò Padre Thomas. "E se confesserò. troverò misericordia qui, fra la mia gente?" "Sei colpevole di assassinio e stregoneria", le fece notare lui, scuotendo la testa. Si girò verso gli astanti, alzò le braccia e concluse grandiosamente "Nessuna donna accusata di così gravi crimini sfuggirà al perenne tormento dell'inferno." La folla esultò. Gwendolyn rifletté per un momento. "Se non posso sperare di sfuggire alla morte, allora non vedo ragione di trattenermi dal confidarmi con voi, Padre." Lui apparve sorpreso, ma si ricompose subito. Annuì saggiamente e intrecciò le mani sul ventre prominente. "Dio sta ascoltando, Gwendolyn", le assicurò. "Sono innocente. Pensateci stasera quando siederete alla tavola del laird nelle vostre vesti migiori e vi ingozzerete di carne e birra sufficienti per sfamare un bambino per un mese. Riflettete sul fatto che mi avete assassinata, Padre, e pregate di non soffocarvi con tutto quel cibo." La sua faccia tonda divenne rossa per la rabbia. "Come osi 5

parlare così ad un uomo di Dio!" "Se voi foste realmente un uomo di Dio, avreste cercato di proteggermi invece di distruggermi." "è il demonio che sta parlando. Eri solo una bambina quando tua madre fu bruciata, ma evidentemente eri abbastanza grande da ereditare le sue cattive abitudini." "Mia madre non era più colpevole di stregoneria di quanto lo sia io."

(1998) 6

Il tema della stregoneria e delle donne guaritrici è stato affrontato anche in questo libro:

"La spada delle Highlands" di Ruth Langan

Sollevando il capo, Allegra vide la nonna che faceva salire Kylia 7

e Gwenellen nella parte posteriore del carro affrettandosi poi a nasconderle sotto la coperta di pelliccia. Non appena anche Allegra e la madre furono rimontate a bordo, Wilona fece schioccare le redini e il cavallino ripartì a tutta velocità. Lo sguardo di Allegra passava dalla madre alla nonna; entrambe sembravano impaurite. "Ho fatto qualcosa di sbagliato?" chiese. "No, bambina, ma c'era troppa gente. Ti abbiamo avvertita che noi non siamo come gli altri." Allegra chinò il capo, contrita. "Mi dispiace. Ma la madre di Jamie piangeva, e dentro di me sentivo che anche lui piangeva. Voleva tornare da lei, l'ha proprio detto." Nola attirò la figlia a sé e la abbracciò. "Non hai fatto niente di male, Allegra. Ma ci sono persone che hanno timore dei nostri doni." "Perché?" "Perché hanno dimenticato le antiche tradizioni. Hanno scelto di ignorare e dimenticare i poteri di guarigione che ci sono anche nel loro cuore." Con aria solenne la bambina intrecciò le mani in grembo. "Sono contenta che noi non li abbiamo rifiutati." Chiuse gli occhi e si appoggiò alla madre, cedendo alla debolezza che gravava su di lei.

e nei Gaia Junior

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- Pensavo che il mondo cominciasse e finisse al cancello della fattoria, ed ero incline a diffidare di tutto il resto. Ma l'assedio si faceva prepotente: nelle notti di pioggia erano le luci della città a sostituire il cielo. Bisognava difenderci, bisognava salvare la nostra valle, a qualunque costo, pensavamo... e così abbiamo deciso... - Gettò un'occhiata a sua madre. - Abbiamo deciso di innalzare sulla fattoria quello che chiamavano un "cono di potere" - spiegò Winter, con voce tranquilla. - Saremmo ancora rimaste visibili, ma per così dire non osservabili: la città avrebbe saputo che c'eravamo, ma sarebbe passata oltre. Una tale condizione, tuttavia, è assai difficile da creare e ancor più difficile da mantenere. Ci occorreva una terza strega. Myriam si sporse dalla poltrona, come in atteggiamento di supplica: - Si lavora meglio come trio, capisci, poiché vengono rappresentati i tre aspetti femminili. - Io ero la vecchia - disse Winter. 9

- E io sarei stata la madre, e mia figlia la fanciulla.

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"Chi erano davvero le streghe? Donne che, dopo aver venduto l'anima al Diavolo, si servivano del proprio potere per fare del male, oppure guaritrici, depositarie di una sapienza tramandata di madre in figlia? Questo incantevole romanzo, ambientato nell'Inghilterra del '600, racconta la storia avvincente e tenebrosa di Issy, una ragazzina alle prese con il lato oscuro della stregoneria, ma anche con quello più benigno e luminoso. Tra crudeli pregiudizi, Sabba notturni, cacciatori di streghe, segreti ed intrighi, Issy riuscirà finalmente a trovare se stessa e a scoprire verità ignorate, mentre le fiamme del rogo si accendono ancora una volta, minacciose, per inghiottire una nuova vittima."

***

Si faceva un gran parlare di Dio, ma quel che veramente 11

temevamo era il Diavolo. Le streghe vivevano nei villaggi e nelle fattorie. Di notte, quando si radunavano per adorarlo, Satana sorgeva dall'Inferno e camminava fra noi, nei campi, nelle brughiere. Poteva capitarvi, per strada, di sfiorare un uomo che l'aveva baciato solo poche ore prima. Una volta certi ragazzi mi mostrarono un segno sulla collina di Pendle, dove sostenevano che il Diavolo fosse solito andare a passeggio; era l'impronta di uno zoccolo, simile a quello d'una mucca, ma molto più grande. Pochi metri dopo c'erano i resti d'un fuoco. I ragazzi mi chiesero com'era il Diavolo, e dove mi aveva baciato. E quando dissi che non l'aveva mai fatto, non vollero credermi. "Issy la bruciata!", mi schernì uno di loro. Così, mi chiamavano. Però non osarono toccarmi. "Non è stata colpa mia", mormorai. "è successo e basta." "Tu hai grandi doni, Issy. Devi solo imparare a controllarli." "Non ho fatto niente..." "Mi hai salvato la vita." "Non sono stata io, il cavallo è inciampato, è caduto, era spaventata", balbettai. Ma era inutile. Non riuscivo a convincere me stessa. "Ho visto il fuoco... Il fuoco del sogno", aggiunsi. "Era lì tutto il tempo." Di nuovo Iohan annuì: "Quel fuoco è la chiave della tua forza, Issy. E continua a mettersi fra te e i tuoi talenti che Dio ti ha donato." "Allora è vero... Sono una strega, proprio come dicono loro." Iohan sbuffò. "Che cos'è una strega? Una che dissotterra cadaveri e ammazza i neonati per farne unguenti, e getta il malocchio sulla gente onesta perché non le obbedisce? Tu non fai niente del genere, mi pare." "Però posso fare altre cose... E tu... Il parroco ha detto che sei una strega... che lo sanno tutti." 12

"Tu credi che io sia una strega?" "Non lo so!" "Chi è una strega? Dimmelo." Conoscevo la risposta. "Qualcuno che ha venduto l'anima al Diavolo." "Allora ti garantisco che non sono una di loro, mai stata e mai sarò... e neppure tu, qualunque cosa dicano gli ignoranti. Non ho niente a che spartire col Diavolo, niente a che spartire col male." Era chiaro che mi consideravano uno di loro. Possedevo gli stessi loro doni, i doni del dio che adoravano, doni di guarigione e di malattia, di visione e di premonizione. "In essi non c'è nulla di buono o di cattivo", mi spiegò Iohan. "Così come si può condurre una vita buona o cattiva, tu puoi usare i tuoi poteri per fare del bene o del male." (...) Quella notte andai a letto con la mente in subbuglio. Qualcuno si sbagliava, o era stato ingannato. Il parroco Holden... Iohan? Non avevo modo di saperlo.

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