La Licia bizantina

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Descripción

PEGASO rivista annuale di cultura mediterranea

ι

2001

PCÇASO

LA

LICIA

Біг.АКІТІКІА

Vincenzo Ruggieri

Potessimo chiedere ad un bizantino, abitante nella Licia del IV secolo, chi egli sia, risponderebbe costui certamente d'essere un romano e, forse, anche cristiano. Romano, perché egli era, a pieno diritto, cittadino dell'Impero Romano d'Oriente; cristiano, forse, avendo egli, fra і non molti, aderito ai dettami imperiali che costantemente, pur se lentamente, premevano a far della religione cristiana il legante fondamentale dell'Impero. La Licia bizantina, dunque, è la "naturale derivazione" della romana, chiamata così, se si vuole, impropriamente, perché la capitale sul Bosforo, Costantinopoli, era anche chiamata Bisanzio. La Licia, questo territorio montagnoso che si stende sul corno sudovest della Turchia, era legata nel II secolo alla Panifilia costituendo una provincia senatoriale. Non si conosce esattamente bene quando fu raggiunto questo status giuridico (probabilmente fra il 137 ed il 178 d.C.) che durò fin verso il 313, includendo anche l'Isauria. Nei primi decenni del IV secolo la Licia venne separata dalla Panfilia, divenendo una provincia a se stante; fu in questo nuovo periodo che rientrò nel suo territorio a nord-ovest anche la città di Caunus, una volta appartenente alla Caria. I confini geografici che la nuova provincia assunse, dunque, nel IV secolo sono і seguenti: a nordest si trova la Caria; a nord troviamo la Frigia; ad est la Pisidia e la Panfilia; a sud il Mediterraneo, a lambire la sua lunga costa [Tav. 1]. Giustamente è stato detto che uno dei problemi principali dell'oriente bizantino è il destino che ha avvolto le città classiche. La Licia, come le propinque province, era caratterizzata soprattutto dai villaggi (piccoli e grandi) e dalle grandi città classiche: di questi ben poco si

VINCENZO KVQQ\ÍK\

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sa, mentre di quelle città la cui identificazione è certa, la storia dispiegata dall'archeologia e dall'epigrafia non ha offerto una lettura scorrevole e facile soprattutto nel periodo che segue l'epoca tardoantica (dal IV sec. in poi). Il territorio, una volta tappezzato dalla città appartenenti alla lega licia durante il tardo principato, resta praticamente lo stesso con la sopravvivenza in epoca bizantina di molte di queste città. Quando, tuttavia, si cerca di confrontare la lista antica delle città con quella tramandataci dai testi bizantini, non si trova una corrispondenza esatta. Plinio afferma che le città licie erano 36; forse questo numero includeva le città che avevano diritto di voto nell'assemblea federale della lega licia, riorganizzata ed estesa da Vespasiano e non certamente tutte quelle che di fatto puntellavano il montagnoso territorio licio. Per il periodo alto-bizantino, і testi che ci hanno trasmesso il nome delle città non sono molti e fra essi anche divergenti in numero ed onomastica. Per il periodo antico (V e VI secolo) ci si affida a Hierokles, e alla Descrizione di Giorgio di Cipro; per і secoli successivi, si fa ricorso alle Notitiae Episcopatuum (la lista dei vescovadi, e come tale delle città, delle varie province bizantine). A queste liste bisogna infine aggiungere le sottoscrizioni dei vescovi ai concili, una testimonianza questa di grande utilità ed importanza, in quanto a volte queste firme provano l'esistenza di una città altrimenti non ricordata dalle liste cosiddette ufficiali. La tabella che si presenta raccoglie le città nella lista di Hierokles (32 città) con le varianti apportate dalla Notitia I (N1) della metà del VII secolo (37 città), e della Notitia VII (N7) del X secolo (33 città). 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10

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Phaselis (N7 omette) Olympus (N7 omette) Gagae Acalissus (N7 omette) Idebessus Limyra (N7 omette) Arycanda Podalia Choma Milyas (non appare nelle Notitiae)

LA LICIA

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BIZANTINA

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Myra, sede metropolitana Arneae (N7 omette) Cyaneae (N7 omette) Aperlae (N7 omette) Phellus Antiphellus (N7 omette) Candyba Eudocias (N7: Justinianopolis) Patara Xanthus Comba Nisa PftUİİ

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