Introduction to the special issue \"the construction of political spaces\" in Storia del pensiero politico, 3/2015

June 9, 2017 | Autor: P. Chiantera-Stutte | Categoría: Geopolitics, Empire, Monroe Doctrine
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Introduzione

Patricia Chiantera

Negli ultimi 20-30 anni, in relazione a uno dei nodi senza dubbio più interessanti e controversi della cosiddetta global era, si è sviluppato un ampio dibattito sul tema del rapporto tra «spazio» e «politica»1�. Il tema non è certo nuovo. Al contrario, attraversa e al contempo innerva l’intera riflessione politica moderna e contemporanea. I molteplici paradossi dell’età della globalizzazione, tuttavia, hanno sollecitato nuove letture e prospettive. Dapprima, soprattutto nel corso degli anni Novanta, suggerendo l’ipotesi di una ormai imminente o del tutto compiuta «fine della geografia» in un mondo drasticamente rimpicciolito e quasi interamente interconnesso2. Poi, soprattutto più recentemente, rendendo di nuovo ben più che credibile l’idea di una vera e propria «rivincita della geografia» e della sua centralità «quasinaturale» nella determinazione delle strategie politiche delle comunità umane3. Almeno in via di principio le due visioni definiscono una netta polarità: da un lato la negazione di qualsiasi dimensione spaziale alla politica, dall’altro il riconoscimento di uno stretto rapporto di condizionamento fra geografia e politica. Guardando in parte alla storia dell’Ottocento e del Novecento e in parte alla stessa global era, i saggi di questo «focus» provano a sfuggire a questa polarità e a suggerire un approccio diverso al tema degli «spazi politici». Per un verso, infatti, essi assumono che l’organizzazione dello spazio politico internazionale e la competizione per il con1   Per un’utile e originale visione d’insieme cfr. C. Galli, Spazi politici. L’età moderna e l’età globale, Bologna, Il Mulino, 2001. 2   R.O’ Brian, The end of Geography, London, Routledge, 1992. 3   R. Kaplan, The Revenge of Geography, New York, Random House, 2012.

storia del pensiero politico 3/2015, 379-382

ISSN 2279-9818 © Società editrice il Mulino

Patricia Chiantera

trollo del territorio abbiano quasi sempre costituito – e costituiscano tuttora – poste in gioco cruciali per l’agire politico. Per un altro verso, e soprattutto, essi mostrano come qualsiasi ipotesi di «determinismo geografico» – oggi spesso celebrato da concezioni «geopolitiche» piuttosto rudimentali – sia in realtà priva di fondamento. Non è lo «spazio in sé» a determinare l’agire politico. È piuttosto l’immaginazione politica – dettata a sua volta da interessi concreti – a inventare e costruire «geografie» e «destini geopolitici». L’epoca a cavallo tra Otto e Novecento costituisce da questo punto di vista un laboratorio privilegiato per gli studiosi. Fu allora, infatti, che si vennero a produrre profondi cambiamenti nell’ordine internazionale e nella strutturazione degli spazi politici, sia per quanto riguarda la trasformazione dello Stato e della sua sovranità sul territorio, sia per lo sviluppo e l’espansione di forme nuove di impero e di colonialismo, sia in relazione alla spartizione e alla riorganizzazione degli spazi di influenza delle maggiori potenze mondiali. Fu allora che il tema dello spazio e della relazione fra alcuni specifici comportamenti politici e le «costanti» geografiche acquistarono un ruolo assai più rilevante che in altre epoche storiche4. E fu allora che presero corpo in Europa, negli Stati Uniti e in Russia le discipline che fanno del rapporto fra geografia e politica il fulcro del proprio interesse: la geografia politica e poi la geopolitica5. Facendo riferimento in modo prevalente a quest’epoca cruciale ma gettando anche un ampio sguardo alla situazione attuale, i saggi 4   Cfr. tra gli altri J. Osterhammel, Die Verwandlung der Welt. Eine Geschichte des XIX Jahrhunderts, München, Beck, 2008; C.A. Bayly, La nascita del mondo moderno. 1780-1914, Torino, Einaudi, 2009; H. Van der Wusten, G. Dijink, German, British and French Geopolitics: The Enduring Differences, in «Geopolitics», 3, 2002, pp. 19-38; J. Agnew, S. Corbridge, Mastering Space, London, Routledge, 1995; J. Agnew, Sovereignty Regimes: Territoriality and State in Comtemporary World Politics, in «Annals of the Association of American Geographers», 95, 2, 2005, pp. 437-461. 5   J. Agnew, Geopolitics, Re-visioning World Politics, London, Routledge, 1998; G. Parker, Western Geopolitical Thought in the Twentieth Century, London, Croom Helm, 1985; C. Raffestin, Géopolitique et histoire, Lausanne, Payot, 1995; R. Sprengel, Kritik der Geopolitik, Berlin, Akademie Verlag, 1996; K. Kost, Die Einflüsse der Geopolitik auf Forschung und Theorie der politischen Geographie von ihren Anfängen bis 1945, Bonn, Dümmler, 1988; W. Köster, Die Rede über den Raum - Zur semantischen Karriere eines deutschen Konzepts, Heidelberg Synchron Wissenschaftsverlag, 2002; D. Murphz, The Heroic Earth. Geopolitical Thought in Weimar Germany 1918-1933, Kent, Kent University Press, 1997.

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Introduzione

del «focus» analizzano il modo in cui alcuni assetti geopolitici globali sono stati elaborati, pensati, diffusi e legittimati dal sapere e dalle strategie dalle classi dirigenti e intellettuali di allora negli Stati Uniti (Corrado Stefanachi, John Agnew), in Germania (Patricia Chiantera) e in Russia (Roberto Valle). Essi prestano particolare attenzione al modo in cui si sono delineati alcuni principali modelli di organizzazione degli spazi «continentali» nel gioco delle relazioni di competizione, di conflitto e di collaborazione fra le grandi potenze. In tal modo, e senza alcuna pretesa di completezza, essi si pongono l’obiettivo di enucleare concretamente alcune svolte storiche fondamentali nella concezione politica dell’organizzazione degli spazi continentali, offrendo al contempo una chiave critica per smontare le costruzioni e i modelli di impianto geopolitico che sono alla base di alcune visioni e progetti di potere e per ricominciare a parlare di «immaginazione» politica dello spazio. Se dunque è senz’altro vero, riprendendo una definizione di Harm De Blji, che «geopolitics matters more than ever», è tuttavia anche necessario prendere sul serio e analizzare criticamente le rappresentazioni spaziali, considerando il loro intreccio con le politiche di potenza e di dominio.

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