International conference - La pedagogia ante la muerte - Universidad de Valladolid - 26/27 feb 2015

July 13, 2017 | Autor: Letterio Todaro | Categoría: History of Education
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Descripción

Edita FahrenHouse c/ Valle Inclán, 31 37193. Cabrerizos (Salamanca, España) www.fahrenhouse.com © De la presente edición: FahrenHouse y los autores Reservados todos los derechos. Ni la totalidad ni parte de este libro puede reproducirse ni transmitirse sin permiso de FahrenHouse, salvo para usos docentes

I.S.B.N.: 978-84-942675-6-7 Título de la obra La Pedagogía ante la Muerte: reflexiones e interpretaciones en perspectivas histórica y filosófica. Simposio de Historia de la Educación. Actas Coordinadores de la obra Antonella Cagnolati & José Luis Hernández Huerta Edición al cuidado de Iván Pérez Miranda Diseño de portada Sonia Ortega Gaite Cómo referenciar esta obra Cagnolati, A., & Hernández Huerta, J. L. (coords.). (2015). La Pedagogía ante la Muerte: reflexiones e interpretaciones en perspectivas histórica y filosófica. Simposio de Historia de la Educación. Actas. Salamanca: FahrenHouse. Materia IBIC JN - Educación Pedagogía JNB - Historia de la Educación Fecha de la presente edición: 24-02-2015

Índice de contenidos La Pedagogía ante la Muerte: reflexiones e interpretaciones en perspectivas histórica y filosófica. Presentación Antonella Cagnolati y José Luis Hernández Huerta

Il tabù della morte: percorsi narrativi nella letteratura per l’infanzia Angela Articoni

7-9 11-20

APS como metodología para trabajar la muerte y el duelo, en futuros educadores María Jesús Benlloch Sanchis, Victoria Vazquez Verdera, Julia Boluda Albiñana y Elena Garcia Bataller

21-27

Parlando con i morti. La creazione di un immaginario simbolico tra letteratura e iconografia (secoli xiii-xv) Antonella Cagnolati

29-35

Morire o sopravvivere. Pedagogie del limite nella società di massa Silvano Calvetto

37-41

A emergência da conceção da ‘Morte’ em adultos maiores institucionalizados. Dimensão filosófica e ética de desvelamento Ernesto Candeias Martins

43-44

La pedagogicita’ della morte Chiara D’Alessio y Serena Vezzo

45-50

Atención hospitalaria a niños con cáncer Auxiliadora Durán Cotón

La Pedagogía ante la Muerte. Reflexiones e interpretaciones en perspectivas histórica y filosófica

51-54

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Índice de contenidos

La fabricación pedagógica del Infrahombre Albert Esteruelas Teixidó y Jordi García Farrero

55-61

«Rosebud» o: Educar para la autonomía entendida como (inevitable) heteronomía. La muerte de los ancianos, en sus casas y en soledad, como una situación-limite en pedagogía Nuno Fadigas

63-67

Una paura medievale della morte Angela Giallongo

69-77

Totalitarismos, Guerra y Genocidio: La representación del Holocausto en los libros de texto de Historia en España Mariano González Delgado

79-86

Fotografía, infancia y muerte: el álbum familiar y los retratos postmortem como instrumentos de construcción social de la memoria Sara González Gómez y Xavier Motilla Salas

87-95

Esperienze culturali a confronto: alcuni aspetti della tradizione ebraica. Educare alla morte come esperienza di vita Silvia Guetta

97-100

El símbolo como pedagogía ante la muerte en la filosofía de Jámblico María Jesús Hermoso Félix

101-106

Pedagogía radical e inclusiva y educación para la muerte Agustín de la Herrán Gascón

107-109

«Muerte» en un periódico educativo en Mato Grosso (Brasil), en la era de Vargas: un análisis en perspectiva histórica Kênia Hilda Moreira y Elizabeth Figueiredo de Sá

111-117

La pedagogía de la muerte en la tradición Zen Xavier Laudo

119-121

Comprender la muerte a través de las experiencias cercanas a la muerte. Una perspectiva histórica Cristina Lázaro

123-128

La educación a la muerte en Cerdeña. La figura de la «accabadora»: de la antropología a la literatura Milagro Martín Clavijo

129-134

«Y si muere mi fiel camarada seré yo quién le vengue mañana». La idea de la muerte en los manuales políticos de Frente de Juventudes durante el franquismo Marta Mauri Medrano 4

135-140 La Pedagogía ante la Muerte. Reflexiones e interpretaciones en perspectivas histórica y filosófica

The Artes Moriendi as Source for the History of Education in Modern History. First Research Notes Elisabetta Patrizi

141-145

Ars moriendi en los manuales para confesores de los siglos xvi-xvii Joanna Partyka

147-151

Morte e pedagogia cívica em contexto republicano português: os funerais de «mortos ilustres» na segunda e na terceira décadas do século xx Joaquim Pintassilgo y Rui Afonso da Costa

153-159

La muerte en el desarrollo de la madurez personal del educando. Intervenciones en la ESO Elízabeth Ransanz Reyes

161-167

Educar y vivir teniendo en cuenta la muerte. Un enfoque ecológico de la pedagogía de la muerte Pablo Rodríguez Herrero

169-173

«Y si me muero, ¿dónde está mi futuro?» Cómo educar sobre la muerte a jóvenes con discapacidad intelectual. Una investigación aplicada en el Programa promentor (uam-prodis) Pablo Rodríguez Herrero y Dolores Izuzquiza Gasset

175-180

La «paradoja del testamento». Muerte, vida y religiosidad en los estudiantes de la Universidad de Salamanca en la Edad Moderna Francisco Javier Rubio Muñoz

181-189

Educazione all’elaborazione del lutto nella Grecia antica Gabriella Seveso

191-197

La trasfigurazione della morte nella retorica del milite eroe: educazione, immaginario giovanile e libri per l’infanzia in Italia negli anni della Grande Guerra Letterio Todaro

199-204

Educare alla morte per educare alla caducità e alla vita Nicolò Valenzano

205-207

Muerte del hombre y muerte de la Pedagogía: de la escatología cristiana al presentismo postmoderno Conrad Vilanou Torrano

La Pedagogía ante la Muerte. Reflexiones e interpretaciones en perspectivas histórica y filosófica

209-212

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La trasfigurazione della morte nella retorica del milite eroe: educazione, immaginario giovanile e libri per l’infanzia in Italia negli anni della Grande Guerra Letterio Todaro e-mail: [email protected] Università di Catania. Italia

La ricorrenza del centenario dello scoppio della Prima Guerra Mondiale ha riaperto un capitolo importante per l’esercizio di un’ampia memoria storica che interseca il tema dell’identità europea e che richiama il bisogno di congiungere gli sforzi per meglio organizzare una memoria collettiva a livello internazionale. Il lavoro storiografico ha da parte sua in questi ultimi anni approfondito molteplici temi di analisi insistenti sulla straordinaria dimensione di mobilitazione delle coscienze e di trepidazione dei cuori che la situazione bellica mise in opera nelle diverse nazioni impegnate nel conflitto, coinvolgendo attori sociali tenuti fino ad allora distanti dai messaggi di violenza e dalle simbologie della morte che l’impresa bellica alimentava. In particolare, diversi studi recenti hanno messo in luce come l’esperienza di un così sconvolgente conflitto avesse per la prima volta direttamente chiamato in causa e posto in essere una forma di ‘arruolamento’ ideale dell’infanzia, non più lasciata fuori da un compito di negoziazione simbolica rispetto a quanto la guerra evocava in termini di ricorrenza ossessiva del tema della morte. Entrare in rapporto con la realtà degli uomini e delle cose significò La Pedagogía ante la Muerte. Reflexiones e interpretaciones en perspectivas histórica y filosófica

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inevitabilmente per l’infanzia delle diverse nazioni europee impegnate in armi, durante quei terribili anni, fare i conti con un’evenienza incombente e quasi ‘annunciata’: quella dell’esperienza della morte che gravava sul destino degli adulti inviati sui fronti di guerra, ma anche quella pressoché inevitabile del ‘discorso’ sulla morte che gravava ordinariamente nelle trame del linguaggio, della comunicazione sociale e dell’immaginario popolare corrente in quel periodo. Ai fini dell’elaborazione di una prospettiva interpretativa in grado di tenere conto del rapporto innestato in quella delicata fase storica fra processi educativi, dimensioni della pedagogia e rappresentazione sociale della morte risulta da questo punto di vista importante analizzare la varietà dei registri con cui si cercò di istituire, attraverso una disciplinata azione di codificazione culturale, una relazione di significato fra sensibilità infantile, visione della guerra e figurazione immaginaria della morte. Per quel che riguarda l’analisi di tali temi nel contesto italiano, l’attenzione e la crescita degli studi ha registrato in questi ultimi anni un incremento rilevante specialmente sul versante di una ‘storia sociale’ resa più finemente sensibile all’opportunità di relazionarsi con alcuni difficili piani di dialogo disciplinare, ma capaci di evidenziare in quanto tali l’acquisizione di elementi di fecondo approfondimento storiografico. Fra essi si distinguono, per esempio, i motivi rappresentati dalla ‘psicologia dei fenomeni di massa’, quelli individuati dal problema della costruzione del ‘consenso’ e quelli delineati dalla complessa dinamica di mobilitazione emotiva di particolari gruppi sociali, tenendo fermo, come sfondo, la specificità dei soggetti infantili e la condizione speciale della gioventù. In particolare, alcuni studi di grande respiro hanno aperto il campo a ricerche progressivamente più settoriali e rese più oculatamente differenziate rispetto alla focalizzazione di particolari obiettivi di conoscenza ed alla enucleazione di nodi problematici o di speciali contenuti, ritenuti di peculiare rilievo storico. Fra gli studi più organici condotti in questi ultimi anni nel contesto italiano, merita innanzitutto di essere ricordata l’opera di Antonio Gibelli, Il popolo bambino. Infanzia e nazione dalla Grande Guerra a Salò, nella quale appare ben messa in evidenza la gravità cruciale dell’esperienza bellica vissuta in Italia fra gli anni 1915-1918, soprattutto in riferimento all’esasperazione di un argomento retorico di forte impatto collettivo e di pronta ricaduta sulla formazione delle giovani generazioni. Si trattava della produzione di un discorso retorico a esplicite finalità propagandistiche che inneggiava alla ‘morte eroica’ e che riconosceva il modulo argomentativo predominante nella celebrazione del sacrificio patriottico. Il prevalere di tale immagine sacrificale avrebbe condotto a mitizzare il tema della morte subita in azione di guerra, trascinando verso una forma di mistica nazionalistica e bellicista gli scenari dell’immaginario 200

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pedagogico che si estendeva verso l’infanzia, esponendo, tra l’altro, i processi di educazione giovanile ad un destino di espropriazione politica su cui avrebbero fatalmente attecchito i semi pericolosi di una ormai prossima deriva autoritaria. Il lavoro di Gibelli ha condotto inoltre a rimettere al centro dell’attenzione la diversità di canali e di mezzi utilizzati per tentare al motivo della sacralità dei ‘doveri’ patriottici la conquista dell’infanzia. Tale richiamo si realizzava attraverso l’istituzione simbolica di un corredo di servizi da offrire alla Patria, i quali si concludevano in una trasposizione figurativa della morte in termini di tributo solenne, come disponibilità all’offerta di sé e prontezza verso gesti di sacrificio e di dedizione totale. Immagini, slogan, cartoline, ma soprattutto racconti divennero gli strumenti privilegiati per catturare l’infanzia all’enfasi simbolica del fuoco rigeneratore della guerra. D’altra parte, in riferimento alla differenziazione degli strumenti d’indagine a disposizione degli storici dell’educazione, significativo è apparso in questi ultimi anni lo sviluppo avvenuto in Italia di una più attenta sensibilità verso il valore di ‘densità’ documentaria testimoniata dagli ampi repertori della letteratura e della narrativa per l’infanzia. In tal senso vale la pena accennare non soltanto alla formalizzazione in sede di storiografia dell’educazione di una categoria innovativa e promettente di arricchimenti significativi per il patrimonio della storia dei processi educativi come quella che fa capo al modello delle ‘pedagogie narrate’ richiamata, in particolare, all’attenzione della comunità scientifica da alcuni recenti studi di Carmela Covato, ma anche alla crescita degli studi registratasi sul versante della storia dell’editoria pedagogica e del libro per l’infanzia, attraverso una pluralità di indagini e di analisi che hanno permesso di allargare l’orizzonte di visione e la capacità di penetrazione tradizionalmente abbracciati dalla ricerca di carattere storico-educativo. A partire dai terreni d’indagine dischiusi dalle ripetute sollecitazioni avanzate da Giorgio Chiosso, relativamente all’opportunità di incrociare fruttuosamente i campi della storia dell’editoria e quelli della storia dell’educazione, si è prodotto recentemente in Italia un fenomeno interessante di ripresa degli studi che interessano la storia dell’editoria per l’infanzia e la storia delle varie forme di pubblicazioni a carattere pedagogico. Tale movimento registratosi in ampi settori della ricerca storico-educativa ha agito in maniera tale da far apprezzare significativamente, fra i possibili spunti d’indagine che orientano a monte l’operazione storica, la forte capacità e l’abilità mostrate dai vari strumenti dell’editoria –e principalmente dell’editoria libraria nel corso dell’età contemporanea– di diffondere a largo raggio compositi messaggi culturali, di costruire organici La Pedagogía ante la Muerte. Reflexiones e interpretaciones en perspectivas histórica y filosófica

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indirizzi di politica culturale, di allargare presso un pubblico tendenzialmente di massa strumenti di appropriazione ideologica, veicolando più o meno manifestamente l’allargamento di funzioni di riproduzione culturale e di ‘cattura’ educativa. La storia del libro e della narrativa per l’infanzia, considerata sotto un profilo non esclusivamente ‘letterario’ o ‘tematico’, ma compresa in riferimento alla complessità delle funzioni educative da essa variamente soddisfatte, in quanto segmento editoriale orientato da intenzionalità formative, può rappresentare, perciò, un ambito importante di analisi per ‘sezionare’ una fase storica e per restituire al presente i toni, gli accenti e le atmosfere culturali prevalenti in un determinato periodo o in un certo contesto di trasformazione sociale. Inoltre, gli studi ormai ben avviati sulla politica culturale organizzata e perseguita da soggetti editoriali impegnati nel campo della pubblicistica rivolta all’infanzia e alla gioventù hanno permesso di individuare piuttosto distintamente il fenomeno di produzione negli anni della Grande Guerra di linee e collane appositamente sintonizzate sull’eco della retorica bellicista inneggiante alla ‘bella morte’, le quali raccoglievano ed amplificavano gli effetti di risonanza prodotti da quell’immagine ‘trionfante’ a scopo educativo. Grandi editori per l’infanzia operanti nell’Italia primo novecentesca come Bemporad a Firenze, ma anche altri editori piuttosto ben attrezzati nel campo della produzione dei generi del racconto per l’infanzia, e pronti a cogliere la variazione della domanda di letture giovanili generata dal clima bellico, come ad esempio l’azienda dei fratelli Biondo con sede a Palermo, sulla scia della propaganda di guerra e della campagna di mobilitazione nazionale fomentata dall’incalzare degli eventi, intervennero a proporre collane di letture giovanili specializzate d’intonazione patriottica, nelle quali alla mitologizzazione della guerra seguì e fece da rincalzo un’operazione ideologica di ‘addomesticamento’ della morte, perseguita per via narrativa. Servendosi degli artifici del racconto ed amplificando le note di emotività e di entusiasmo legate ad una rappresentazione ‘fantastica’ dell’impresa bellica, la narrativa di guerra per l’infanzia si rese responsabile in quegli anni dell’interpretazione di una funzione pedagogica che tra i suoi obiettivi principali si propose di avvicinare la fascia di pubblico giovanile ad una percezione della morte ‘neutralizzata’ nei suoi aspetti tragici, attrezzando meccanismi di rimozione dei sentimenti di paura, di angoscia, di sofferenza, di afflizione, i quali, da parte loro, naturalmente si accompagnavano alla drammaticità della cronaca storica di quel momento. Affrontare la morte con coraggio, predisporsi senza timore alla fatale evenienza della perdita degli affetti, dare un significato all’esperienza della caduta in armi e trascendere l’orizzonte recidente del lutto costituirono le 202

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frontiere d’intervento su cui si organizzò uno speciale discorso educativo che si sarebbe radicato in profondità dentro l’universo dei sentimenti infantili e che avrebbe segnato l’orizzonte culturale di generazioni in formazione che si ritrovarono ad avere quale loro compito epocale quello di elaborare dinamicamente il proprio rapporto con la figurazione della morte, affrontando con ciò un impegno esistenzialmente già fortemente drammatico, ma gravemente esasperato dalla situazione di catastrofe generata dall’avventura bellica. E tuttavia, proprio l’introduzione di tale orizzonte metaforico volto ad associare figure celebrative di giovani martiri e di eroi all’immagine di per sé raccapricciante della morte avrebbe innescato quello spostamento ideologico dell’educazione che si sarebbe manifestato in termini di sua immediata identificazione quale ‘dispositivo di formazione’ a servizio di ideali politici e di apoteosi nazionalistiche destinate a perdurare senz’altro ben oltre gli anni di guerra. Agendo su tali dimensioni, la pedagogia di guerra avrebbe preparato il terreno per l’istituzione, a livello di immaginario collettivo, di forme di legittimazione mistica del sacrificio, argomentate in nome della salvezza della Patria e foriere di pagine piuttosto oscure nei successivi avvicendamenti storici del xx secolo. Gli anni della guerra e tutto ciò che si mosse, come sentimento collettivo, intorno alla gestione dei suoi dolori, dei suoi patimenti, dei suoi affanni e delle sue ‘promesse’ di redenzione costituirono sicuramente, anche in riferimento alla significazione attribuita a temi educativi estremi come quello della morte, un laboratorio denso di costruzioni culturali pronte a cedere il passo a forme di degenerazione, significando come già attivi e in gestazione i semi di alcuni pericolosi atteggiamenti che avrebbero caratterizzato l’irrompere dei modelli politici ed educativi del totalitarismo, sciaguratamente noti come matrici di falsificazioni ideologiche e come profili di oscuramento della ragione appartenenti ormai alle drammatiche eredità del Novecento. Riferimenti bibliografici

Betti, C. (2004). L’editoria scolastica e pedagogica fiorentina e le sue novità. In Id. (a cura di), Percorsi del libro per la scuola fra Otto e Novecento. La tradizione toscana e le nuove realtà del primo Novecento in Italia (pp.279-295). Firenze: Pagnini. Chiosso, G. (2003). Il libro per la scuola tra Otto e Novecento . In Id. (a cura di), Teseo. Tipografi e editori scolastico-educativi dell’Ottocento (pp. XI-XXVIII). Milano: Bibliografica. La Pedagogía ante la Muerte. Reflexiones e interpretaciones en perspectivas histórica y filosófica

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Letterio Todaro

Chiosso, G. (2004). L’editoria scolastica prima e dopo Gentile. Contemporanea, n. 3, pp. 411-434. Covato, C. (a cura di) (2006). Metamorfosi dell’identità. Per una storia delle pedagogie narrate. Milano: Guerini Scientifica. Covato, C. (a cura di) (2010). Vizi privati e pubbliche virtù. Le verità nascoste nelle pedagogie narrate. Milano: Guerini Scientifica. Decleva, E. (1997). Un panorama in evoluzione. In Turi G. (a cura di), Storia dell’editoria nell’Italia contemporanea (pp. 225-298). Firenze: Giunti. Fava, A. (1993). All’origine di nuove immagini dell’infanzia. In Giuntella M.C., Nardi I. (a cura di), Il bambino nella storia (pp. 145-200). Napoli: Edizioni scientifiche italiane. Gibelli, A. (1991). L’officina della guerra. La Grande Guerra e le trasformazioni del mondo mentale. Torino: Bollati Boringhieri. Gibelli, A. (2005). Il popolo bambino. Infanzia e nazione dalla Grande Guerra a Salò, Torino: Einaudi. Gibelli, A. (2014), La Grande Guerra degli italiani 1915-1918, Milano: Bur Rizzoli. Salviati, C.I. (a cura di) (2007). Paggi e Bemporad editori per la scuola: libri per leggere, scrivere e far di conto, Firenze, Giunti. Todaro, L. (2008). Editoria e libri per l’istruzione e la formazione in Sicilia tra Otto e Novecento. Annali di storia dell’educazione e delle istituzioni scolastiche, n.15, pp. 213-229.

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