Il metodo del disegno

July 7, 2017 | Autor: Francesco Fornasieri | Categoría: Visual perception, Disegno, Left brain vs right brain and how it can impact learning
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Classe prima -PQIXSHSHIPHMWIKRS Finalità Nei ragazzi, dal disegno della prima infanzia caratterizzato da forme simboliche e sintetiche, sorge verso gli otto o nove anni l’esigenza di rappresentare la complessità della realtà visiva, e il modo normale con qui viene risolto il problema è quello di aggiungere una grande quantità di particolari. Ma spesso i risultati sono deludenti rispetto alle aspettative e agli sforzi profusi, e i più si scoraggiano, gettano la spugna e lo sviluppo della loro capacità artistica si arresta a questa fase; prova ne è il fatto che sono innumerevoli gli adulti che disegnano come quando avevano undici anni. Frasi come “non sono capace a disegnare” e “sono una capra”, diventano la modalità normale di pensare alla propria capacità artistica. Ma questa traiettoria è inevitabile? Occorre, per i più, rinunciare alla “facoltà del disegno”? Si può, imparare a disegnare? La capacità di disegnare è presente (a livelli non omogenei) in tutte le menti umane. La proposta che l’insegnante deve poter fare ai ragazzi e quella che tutti si possa imparare a disegnare, esattamente come si è imparato ad andare in bicicletta. Obiettivi Se i ragazzi alla fine della quinta elementare devono imparare a “Guardare e osservare con consapevolezza un’immagine e gli oggetti presenti nell’ambiente descrivendo gli elementi formali e utilizzando le regole della percezione visiva e l’orientamento nello spazio”, e se obiettivo

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della secondaria di primo grado è quello che l’alunno padroneggi “gli elementi della grammatica del linguaggio visuale, legga e comprenda i significati di immagini statiche e in movimento” potremo far loro compiere questo percorso di consapevolezza attraverso il metodo proposto, che per avvenire necessita che siano prodotti elaborati di carattere “personale e creativo, applicando le regole del linguaggio visivo, utilizzando tecniche e materiali differenti anche con l’integrazione di più media e codici espressivi”1.

Percorso didattico: imparare a vedere seguendo la natura Per “destare” in noi tale capacità di vedere al fine di disegnare la realtà occorre un preciso percorso. Ai ragazzi suonerà forse strano, ma anche promettente l’annuncio che si tratta di “attivare” qualcosa di già presente in noi, e non di imparare con sforzo qualcosa per cui ci si sente inadeguati. Occorre che l’insegnante ripercorra personalmente tutti i passaggi che proporrà, in modo da saper cogliere anche le sensazioni che il processo genera, rivelatrici dell’apprendimento in atto. Prendiamo come utili strumenti di comprensione, le definizioni date da Betty Edwards, che fondatamente assegna alla parte sinistra del cervello (S) un tipo di conoscenza analitica, astraente, verbalizzante, logica e consequenziale; mentre alla parte destra (D) una modalità conoscitiva globale basata sull’intuizione, sulla “visione” del tutto, sulla percezione cosciente

&IG&&ORNASIERI Copia dal vero delle linee della mano senza guardare il foglio MATITASUCARTA 

e sulla creatività. Si può iniziare proponendo di osservare le linee del palmo della propria mano: quante sono? Normalmente la risposta è “5” o “6”. Perché sono quelle che si possono immediatamente contare. Ma, se chiediamo ai ragazzi lo sforzo di provare a disegnare tutte le linee che vedono, senza guardare il foglio, lentamente e in silenzio... avremo delle sorprese: le linee che potranno vedere allora saranno incredibilmente di più. Nella fig. 1 si osserva il risultato di un simile esercizio: le linee che si ottengono sono certamente confuse e non “rappresentano” la mano, ma hanno una strana naturalezza, perché sono frutto dell’osservazione non mediata dalla mente astraente, e quindi sono più “vere”. Si farà subito vedere ai

1 MIUR, Indicazioni Nazionali per il Curricolo, p. 61.

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essere sempre frutto di una attenzione “smodata” per l’oggetto, seguendo l’esempio della pittura giapponese di Hokusai (fig. 6) dove si vede che il controllo dello strumento lascia comunque spazio a quegli effetti che la natura (dell’inchiostro e dell’acqua) genera spontaneamente. Non si tratta infatti di una illustrazione scientifica, ma di una “ricreazione” carica di stupore e ammirazione:

&IG&&ORNASIERI Copia dal vero della mano MATITASUCARTA 

ragazzi che usando la stessa modalità di sguardo cioè guardando prevalentemente l’oggetto - salvo qualche controllata al foglio, si può ottenere un disegno della mano estremamente realistico (fig. 2). Un simile lavoro non sarà valutato ma sicuramente sarà utile alla riflessione. Successivamente, capito il punto fondamentale, si può iniziare un percorso di copia dal vero che segua, quasi in filogenesi, l’evoluzione delle forme della natura. Si può osservare infatti che dalla materia “informe” (rocce) – quindi non sintetizzabile in stereotipi figurativi –, la natura si evolve verso forme semplici (p. es. i fossili del nautilus) via via strutturandosi geometricamente (le conchiglie) e dandosi poi una struttura modulare governata da leggi precise (le piante) creando poi le prime forme di vita animale (che tratteremo però separatamente in un prossimo articolo). In tutti questi oggetti occorre partire da un punto del contorno esterno e

&IG3ARA #opia dal vero di una conchiglia MATITASUCARTA 

&IG,UCIA Copia dal vero di un broccolo MATITAEINCHIOSTRODICHINA SUCARTA 

&IG"ENEDETTA Copia dal vero di una pianta da appartamento  INCHIOSTRODICHINASUCARTA 

seguire (lentamente e in silenzio per tutta la durata dell’esercizio), le linee. Lasciarsi guidare da esse, come seguendo un sentiero che può avere improvvise svolte e che non finisce mai se non dove ne comincia un altro. Stupisce sempre come siano pieni di carattere e verità questi disegni, portando anche i ragazzi ad un’insospettata soddisfazione. Questi lavori permettono di introdurre anche semplici, ma fondamentali elementi come la durezza o morbidezza della matita in relazione alla pressione della mano, in relazione con il tipo di linea (linea di appoggio, linea aerea) che si sta disegnando. Nella copia dal vero delle piante (nelle figure 4-5) si è introdotto anche l’uso dell’inchiostro di china, dove quindi comincia ad avvenire un tipo di sintesi che però deve

“… da quando ho sei anni ho disegnato le cose che mi circondavano. Da quando ho 50 anni pubblico continuamente molte opere. Ma le mie opere prima del 70° compleanno erano prive di significato. Solo a 73 anni ho capito qualcosa dell’anatomia degli animali e della vita delle piante. Se mi sforzo, a 80 anni farò altri progressi e a 90 anni scoprirò gli ultimi misteri. Quando poi avrò 100 anni, i singoli tratti e punti si colmeranno di vita da soli. Che il Dio della lunga vita faccia si che questa mia convinzione non rimanga una parola vuota”2.

Occorre far notare che la riuscita non dipenderà dalla abilità innata o meno, ma nell’essere entrati in un’altra modalità di vedere. Dal modo di vedere dipende infatti la capacità di disegnare, un modo di vedere che diventa quasi automatico per l’artista, ma che in tutti si può sviluppare con esercizio, e che consiste essenzialmente nel lasciarsi riempire dalla visione dell’oggetto: è una passività che coincide con un’attività, è un accogliere ed ospitare nella propria percezione l’oggetto presente.

&IG+ATSUSHIKA(OKUSAI Bamboo e fiori C  INCHIOSTRISUCARTA  (OKUSAI-USEUMOF!RT 2 Hokusai, 100 vedute del Monte Fuji, 1834, epilogo.

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