Glossario

July 19, 2017 | Autor: Roberto Fantoni | Categoría: Alpine history, Medieval rural settlement, Valsesia, History of the Alps
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Descripción

GLOSSARIO A cura di Roberto Fantoni Le voci presenti nei documenti del Quattrocento e Cinquecento citate nei testi sono riportate in un breve glossario. Oltre al significato della voce sono segnalate alcune citazioni esemplificative, generalmente selezionate tra quelle presenti nei documenti cronologicamente più antichi. Viene inoltre segnalata l’eventuale presenza del termine in altri glossari di voci tardomedievali e il significato della dizione dialettale riportata in Tonetti (1894) 179.

voce cassina compre anche negli Statuti della Valsesia (Liber quartus, cap. 197; in TONETTI, s. III, p. 99). In TONETTI (1894, p. 103) la voce dialettale cassina è attribuita solo al “fabbricato in campagna … che serve al ritiro delle bestie bovine, del fieno, ecc.”. Secondo BORASI (1960, p. 328) tutto il complesso rurale. Cardenza con tirabutti: mobile da cucina con cassetti. Caseris, caxeris: costruzione d’alpeggio. Casonis: costruzione d’alpeggio. Secondo Borasi (1960, p. 325) la voce indica la marghera. Cassus: spazio tra due pilastri di sostegno di ogni fabbricato, ma in particolare di portici e di fienili. Casettus: locale per la conservazione del latte, corrispondente alla voce dialettale casèt (assente in TONETTI, 1894). Curtis: vasca del letame antistante la stalla (curte ante capsina 1576, Campo Ragozzi, sASVa, FNV, b. 8937); ma più in generale lo spazio aperto antistante le costruzioni civili e rurali (capsina una cum una curte … ad Prata de Braccha a Campo Ragozzi nel 1576, b. 8937). Sovente vi venivano rogati gli atti notarili. Domus: casa di abitazione. Domus ab igne: locale in cui si faceva fuoco; ma anche l’intera casa ospitante una stanza da fuoco. Domus ab igne Johannis filius quondam Antonii al al Riale della Dorca nel 1497 (ASPF, b. XXVIII, Pergamene, f. 213). Ca da focho nel dialetto valsesiano; firhus nel dialetto walser alagnese. Ca d’la fum nella letteratura etnografica. Fornello, fornetto: stufa in pietra ollare. Giacis: ricoveri precari negli alpeggi e prati concimati destinati allo sfalcio presso le casere d’alpeggio. Secondo Tonetti (1894, p. 172) la voce giacc indicherebbe i prati situati presso le capanne; jatz nel dialetto alagnese (GIORDANI, 1891, p. 154). Lobia: loggiato, galleria coperta distribuita su uno o più piani, e su uno o più lati, degli edifici polifunzionali (domus ab igne) e rurali (tectus a feno) presenti negli insediamenti permanenti e dislocati nei prati e nei pasqueri. Torbam cum suis lobiis a Rima ubi dicitur ad torbam illorum de Vyoto nel 1535 (b. 10366); domus et capsine cum torba solariata et partim lapideo muro murata et plodis coperta cum lobiis, porticum et curte nel 1567 a Campo Ragozzi (b. 8931); cassina et tectum a feno cum lobiis curte et canevello a Ca Forgotti nel 1579 (b. 8935).

Andamenta: strade e spazi di proprietà collettiva indivisa che disimpegnano gli accessi alle case. Domus ab igne … cum suis viis et andamentis et pertinentis a Rima nel 1535 (b. 10366). In Borasi (1960, p. 325) andamentum e andenum, serbatoio. Apotecha: magazzino. In apotecha Johannis de la Vogna (1490, sASVa, FCa, b. 15, d. 166; nel 1492, d. 170). Camera: camera. In camera del notaio Petrus de Clarino sulla Riva (1465, p. 120). Camera cubiculari: camera da letto. Camera cubiculari a Rima (1568, sASVa, FNV, b. 10448). Caminata: vano che ospita il camino. Canepa, caneva: camera. Canepa a Riva (1426, sASVa, FCa, b. 15, d. 56); in un documento del 1450 relativo ad un edificio di Boccioleto si trova espressa la sinonimia canepa sive domo (sASVa, FCa, d. 95). Per canepa, caneva BORASI (1960, p. 328) rimanda a casa. Canevellus, canvellus: cantina, locale per la conservazione dei formaggi ed altri generi alimentari presente nelle residenze permanenti (domus ab igne cum suo canevello a Rima nel 1535, sASVa, FNV,) e nelle costruzioni d’alpeggio (canevello super giacio inferioris Eigue, 1576, sASVa, FNV, b. 8937). La voce, utilizzata in alcune località (ad esempio a Carcoforo), equivalente alla voce truna, maggiormente diffusa in valle. Capsina: stalla, edificio o parte di edificio adibito a ricovero di animali negli insediamenti permanenti, in quelli stagionali e negli alpeggi. Talora la voce è estesa a tutto l’edificio rurale: nel 1560 alla Dorca una capsina murata solariata e straigata cum suis lobiis; il documento precisa che la parte superiore dell’edificio era costituito dalla straiga seu tecto a feno, la parte centrale dal solario, quella inferiore dalla capsina (b. 8931). La 179

modificato da FANTONI (2001, pp. 88-91).

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cum suis lobiis. Il testo precisa che la parte superiore dell’edificio era costituito dalla straiga seu tecto a feno, la parte centrale dal solario, quella inferiore dalla capsina (b. 8931). In TONETTI (1894, p. 293) straiga, fienile col suolo non ad assi ma a travetti sconnessi. Nel Biellese indica i fienili coperti (CALLERI, 1966). Stuva, stupha, stuffa: locale di soggiorno contenente il fornetto, generalmente contiguo al locale ospitante il focolare. Domus ab igne cum stupha annexa et fornello intus al mulino di Priami nel 1720 (b. 8992); stupha una cum uno fornetto a Pietre Marce 1637 (b. 9884). Una stufa con il suo fornetto è citata in una casa sul Sasso in Val Vogna nel 1690 (sASVa, FCa, b. 17, dd. 157.158). Secondo TONETTI (1894, p. 296) indica sia la stufa che la stanza ospitante la stufa. GIORDANI (1891, p. 172) attribuisce la voce stuba alla camera; haitzstuba alla camera con fornetto. Stuphetto: locale di piccole dimensioni contenete il fornetto. Domus ab igne cum suo stuveto a Rima nel 1535 (b. 10366). La voce è presente anche in documenti relativi al territorio di Rimella (PIZZETTA, 1995, p. 276). Tecchiallus: edificio rurale. Tectum: edificio rurale, generalmente ospitante la cassina al piano basale e un solarius al piano superiore, spesso con suis lobiis et suis portichu et curte. La voce, indicante nel latino medioevale le capanne isolate, è tuttora diffusa in tutto il Piemonte. In BORASI (1960, p. 341) capanna, stalla a due piani, sopra per il fieno, sotto per gli uomini e le bestie. Terraneum: piccolo edificio rurale monofunzionale destinato all’immagazzinamento temporaneo del fieno. Terragno a Fervento nel 1480, FANTONI e FANTONi, 1995, d. 43; nella Valle di Piaggiogna nel 1531, b. 10366; terragno murato et plodis coperto alle Balmelle nella valle di Rima, 1567, b. 8933). La voce terragno (e terragno foeni) compare anche negli Statuti della Valsesia (Liber quartus, capp. 197, 211; in TONETTI, s. III, pp. 99, 108). In TONETTI (1894, p. 305) teragn, specie di tettoia bassa, sostenuta da pali ove si raccoglie paglia, letame. Nella bassa Valsesia la voce indica le stalle-fienili coperte a paglia e, per estensione, tutti gli edifici con copertura in paglia. Torba, torbetto: la voce torba, che attualmente nell’uso locale designa le costruzioni in legno, compare frequentemente nei documenti del Quattrocento e Cinquecento. La prima attestazione del termine “torba” risale ad un documento del 1302, quando Pietro di Stafenwald (Fondovalle, Val Formazza) vendette ad un colono di Bosco Gurin un podere e una casa con torba (RIZZI, 1991,

Lobietus: piccolo loggiato; generalmente indica il piccolo loggiato limitato al piano superiore adibito a fienile. Domus … cum tecto a feno cum lobieto a Ferrate (sASVa, FNV, b. 8931). Porticus: galleria coperta al piano campagna. Romanellus: ripostiglio basso tra la trave di colmo e il soffitto del locale sottostante, generalmente privo di luci e disimpegnato dal loggiato; negli atti notarili la voce viene parzialmente sostituita dalla voce spazza cha a partire dalla seconda metà del Cinquecento (in un documento del 1576 a Carcoforo Ca spaza domo sive Romanello; b. 8937) Sala: stanza. Stanza per magazzini accanto alla domus in Borasi (1960, p. 339). Scriptorio: studio. Scriptorio seu camera nella casa del notaio Pietro Clarino a Riva nel 1467 (sASVa, Fca, b. 15, p. 123) e del notaio Giovanni Grandi nel 1520 (d. 259). Setius: sedime di costruzione. Solarium: locale adibito al ricovero di fieno e granaglie, generalmente ubicato al piano superiore delle domus ab igne e dei tecti (solarium situm in summitate penes culmeniam; solarium de summitate unius tecti). Nei documenti tardomedievali il termine solarium indica spesso il piano superiore di un’abitazione, retto generalmente da impiantiti in legno (CHIAPPA MAURI, 1984, p. 159, nota 28); solaio, orizzontamento portante in BORASI (1960, p. 339). Nel 1560 alla Dorca una capsina murata solariata e straigata cum suis lobiis. Il documento precisa che la parte superiore dell’edificio era costituito dalla straiga seu tecto a feno, la parte centrale dal solario, quella inferiore dalla capsina (b. 8931). Solarium stregata, controsoffitto al di sotto dell’armatura del tetto (CHIAPPA MAURI, 1984, p. 159); solarium astregatum orizzontamento pavimentatati (Borasi, 1960, p. 326). Spazza cha: ripostiglio basso tra la trave di colmo e il soffitto del locale sottostante, generalmente privo di luci e disimpegnato dal loggiato; voce diffusa negli atti notarili a partire dalla metà del Cinquecento in parziale sostituzione della voce romanellus. In TONETTI (1894, p. 287) spassaca, sottotetto che serve di ripostiglio. Stantiis: stanze, disposte su uno o più piani. Edificium … cum suis stantiis superioris et inferioris a Rima nel 1723 (b. 8992). Straygha: locale adibito a fienile, ubicato nel piano sommitale (talvolta direttamente tra le due falde del tetto), generalmente aperto nelle in posizione frontale, presente nelle costruzioni polifunzionali (domus ab igne) e negli edifici rurali. In un documento del 1560 alla Dorca compare una capsina murata solariata e straigata

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soluzione univoca del problema. In alcuni atti relativi a Rimella della fine del Cinquecento con questo termine s’identificano sicuramente gli edifici rurali o le porzioni in legno delle case polifunzionali adibite ad uso rurale (cfr. dd. 1-5 in PIZZETTA, 1996); in una convenzione del 1590 per la costruzione di una nuova casa a Rimella si cita esplicitamente la torba per riporre i fieni e la ramaglia (Pizzetta, 1996, d. 2, pp. 14-15). In un atto del Seicento, relativo a una casa di Selveglio (Val Vogna) è indicato come torba un locale sopra la stufa. In un atto del 1776 di Rabernardo si cita una torba dove tritolar il grano, ossia battere la paglia (PAPALE, 1988, p. 12). Ma in un documento nel 1547 alla Montata in Val Vogna (sASVa, FCa, p. 336) sono citate una torba ed un tectum, implicando una diversa funzione dei due edifici. Nei documenti del Cinquecento relativi all’area esaminata la voce sembra designare sia la funzione sia la tipologia, ed in questo caso anche la corrispondenza tra le due cose: gli edifici in legno, o la parte in legno degli edifici, già adibita ad uso rurale. A favore di una correlazione tra le torbe e le costruzioni lignee è la contrapposizione in alcuni documenti tra sezioni di casa partim torbate e sezioni partim murate. In un documento del 1567 compare un edificio capsine et torbe partim lapideo muro murate et partim ligneiis constructe nel territorio di Rima dove si dice ad tectum della gravina (sASVa, FNV, b. 8933). La separazione tra la parte lignea e la parte murata è forse la stessa esplicitata in altro modo in un documento del 1560 in cui si cita un edificio seu corpus unius domus et torbe alla Dorca, descritto come partim murato et partim a torba (b. 8931). In un documento del 1567 di divisione tra Zaninus et Albertinus et Jacobus frates filii quondam Johannis de Pironzollo de Campo Regucii Vallis Eigue sono inidcate domus et capsine cum torba solaris et partim lapideo muro murata et plodis coperta cum lobiis, porticu et curte (b. 8931). In un documento del 1657 (b. 9884) compare a Pietre Marce un edificio rurale parte murato et parte torbato … ubi dicitur il techiallo de torbis. La stessa forma compare nel 1635 e nel 1660 alla Munca (b. 9884). Talora il termine sembra sinonimo di alcune sezioni rurali: in due atti del 1579 relativo a Priami compaiono domos cassinas seu torbas; altre volte, nello stesso documento, la voce sembra essere attribuita a sezioni diverse: domo et cassina sive tecto a feno et torba (b. 8935). Truna: cantina; locale generalmente ubicato in un’appendice al piano terra, talora seminterrata, nelle costruzioni degli insediamenti permanenti o piccoli edifici negli alpeggi adibiti alla stagionatura e conservazione del formaggio. Truna posita

d. 153, pp. 103-104; RIZZI, 1996, p. 57). Nell’area valsesiana il termine compare per la prima volta in un atto del 1334, quando Giovanni fu Pietro Zamponali de Graxeneto habitator Pecie vende a Nicolino fu Gualcio de Aput Verdobi habitator Pecie, a suo figlio Giovanni e suoi fratelli Giovanni e Giacomo fu Gualcio la terza parte dei beni da lui posseduti alla Peccia e la terza parte di una torba con gli edifici pertinenti (torba cum omnibus hedificiis sibi pertinentibus) (MOR, 1933, c. LXXXIV; RIZZI, 1983, d. 16; sASVa, FCa, p. 12;). Nel corso del Quattrocento la voce compare poi in numerosi documenti relativi a diverse località di tutte le valli del Sesia. In alta Val Grande numerosi atti sono stipulati ante, super o retro torbam: a Pedelegno nel 1403 (sASVa, FCa, d. 36), in Val Vogna nel 1420 (p. 50), sulla Riva nel 1443 (d. 84), nel 1450 (p. 93). Nel 1500 è citata una torba al Gabbio (d. 189), nel 1505 ad Praxentino (d. 205), nel 1537 alla Riva (p. 313), nel 1542 alla Rusa (d. 328), nel 1547 alla Montata in Val Vogna (d. 336). In Val Mastallone compare a Fobello in un documento del 1483 (TONETTI, 1891, s. IV, p. 143). Le voci torbe e torbetto compaiono frequentemente anche in atti cinquecenteschi relativi al territorio di Rimella (PIZZETTA, 1995, p. 276). In atti riguardanti le valli Egua e Sermenza la voce compare altrettanto frequantemente. Nel 1451 è documentata a Boccioleto la torba del notaio Zanolus filius quondam Petri de Battico (sASVa, FCa, p. 101); nel 1496 un casseto plodis coperto et torba superius al Reale della Dorca (ASPF, b. XXVII, f. 212); nel 1535 una torba Nicholini Bastuchi a Rimasco e una torba cum stuva … cum suis lobiis a Rima ubi dicitur ad torbam illorum de Vyoto (ASVA, FNV, b. 10366); nel 1558 e nel 1563 una torba de Gallino a Priami (b. 10448); nel 1558 una capsina murata straigata plodis copertam a Piaggiogna ubi dicitur ad capsine de torbis e unius setii capsine a Piaggiogna ubi dicitur ad setius de torbis (b. 8931); nel 1566 una torba heredum Petri de Jacho a Carcoforo (b. 10448); nel 1574 la nona parte unius tecti torbe ai Casoni ubi dicitur ad tectum veteri de casinisi (b. 10449) e una domus et torbe in loco de Casettis (b. 8937). RIZZI (1996, p. 54) ritiene che nel Trecento e Quattrocento in Valsesia con il termine torba s’identificava presumibilmente la casa in legno. Lo stesso autore in un lavoro precedente (1992, p. 207) scriveva però che “per “torba, in Valsesia, si intende il granaio-fienile in legno”. Dematteis (1984, p. 101) attribuisce al termine solo il significato di fienile. Le citazioni nei documenti tardomedievali non forniscono contributi per una

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alcune località della valle. In TONETTI (1894, p. 313) truna, cantina. Trunet: piccola cantina presente nelle casere degli alpeggi; la voce è presente anche nei documenti relativi al terriorio di Rimella (PIZZETTA, 1995, p. 276).

subtus domum … cum porticu … ubi dicitur ad truna prope torbam a Carcoforo nel 1565 (ASPCa, b. 122, c. 6). Truna una contigua … domus ab igne cum eis parte porticus et curtis ante et prope dicta truna alla Carvaccia nel 1576 (b. 10443). Voce diffusa equivalente alla voce canevellus diffusa in

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DI LEGNO E DI PIETRA. LA CASA NELLA MONTAGNA VALSESIANA

ATTI DEL CONVEGNO DI CARCOFORO, 27 E 28 SETTEMBRE 2008

a cura di Roberto Fantoni e Johnny Ragozzi con contributi di Enrica Ballarè Roberto Bellosta Sergio Camerlenghi Laura Castagno Valerio Cirio Pino Cucciola Maurilio Dellavedova Roberto Fantoni Cristina Ghiger Sergio Maria Gilardino Angelo Moretti Alfredo Papale Carlo Alessandro Pisoni Johnny Ragozzi Lietta Ragozzi Claudine Remacle Enrico Rizzetti Marta Sasso Marino Sesone

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