Giacomo Porzano: l\'eredità del grande realismo borghese

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GIACOMO PORZANO: l'eredità del grande

realismo borghese

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a cura di Francesco Moschini

COSTRUIRE N. 117 • 1980

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1 -

Figure. 1959.

2 -

Ritratto. 1972.

Il primo avvio di Porzano av­ viene nel clima del realismo socialista, nella versione ita­ liana più incline ai sentimen­ ti che all'aridità delle cose. fatta più di commento parte­ cipato che di silenzio o di sospensioni. Egli evita però, con la frenesia di cui carica i suoi personaggi sino quasi ad impedirne la sosta nel cam­ po visivo, ogni compiacimen­ to, puntando invece su una vi­ talità forzata di eredità e­ spressionista come in " Dan­ za su ll'aia "• dove il ricordo guttusiano subisce con una deviante prospettiva il ribal­ tamento del messaggio. Si passa così dalla vitalistica pienezza e incoscienza leggi­ bile nell 'opera di Guttuso, al­ la brechtiana aridità tra lo sguaiato del fenomeno ed il tragico dell'esistenza nell'ope­ ra di Porzano . La piattezza da figure ritagliate , quasi schiac­ ciate in uno spazio che non le può contenere di opere co­ me • Tre figure • del '60, nel riportare a galla certe influen­ ze di Schiele , rese però più pietrificate come se l'opera fosse opera d'intarsio e stiac­ ciata sul fondo, ci indica co­ me la scl:llta di Porzano si in­ dirizzi, già da· allora, sul ver­ sante della chiusura anziché dell'apertura di nuove prospet­ tive pittoriche : una voglia di reindagare la fine di un di­ scorso anziché porsi con spe­ ranza l'i llusione di una nuova fase come avrebbe preluso la scelta della via impressioni­ sta . Ed anche le rivisitazioni successive, se da una parte si indirizzeranno verso la ca­ rica ironica e denunciataria di Grosz o la deformante cor­ posità distruttiva di Otto Dix, in quello scegliere una strut­ tività da affresco, un appiatti­ mento ed un ribaltamento sul primo piano, una elementarità alla Gentilini senza quelle eu­ forie cromatiche tra sabbie grigie e colori squillanti e sen­ za quella naività dell'immagi­ ne, ci indicano come la ricer­ ca di Porzano tenda ad evitare ogni innovazione linguistica vista come tentativo di resu­ scitare un cadavere e preferi­ sca la grande eredità del rea­ lismo ottocentesco. E quando verso il '60 il co lore nelle sue opere tenderà sempre più a scarnificarsi e l'inchlostratu­ ra del disegni a darsi come Af/ 1

NELLA PAGINA A SINISTRA:

1 -

Corsa fra le croci, 1960.

2 -

Uomini al mare.

3 -

Donna-uccello, 1970.

4 -

La giostra. 1968.

5 -

Danza sull'aia.

GIACOMO PORZANO l'eredità del grande realismo borghese

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NELLA PAGINA A DESTRA:

1 - Ritratto di attore. 1972, china. 2 -

Ritratto. 1972.

3 -

Ritratto. 1972.

4 - Ritratto. 1972. china e tempera. 5 -

Ritratto, 1972.

macchia, come in una defla­ grazione dell'immagine, ed il segno a darsi come vibrazio­ ne pronto ·a sparire per poi ricomparire, sarà al realismo allucinato di Odilon Redon che Porzano guarderà. Dal 1966 al 1970 il lavoro di Porzano si sposta più decisa­ mente sul versante pittorico, arrivando ad eliminare ogni ossessione grafica alla quale non aveva mai rinunciato pri­ ma di allora. Ed è significati­ va la sua scelta, nell'area del­ la cultura figurativa, del rag­ gelato simbolismo di Von Stuck. Opere come " La gran­ de Pasqua " o "Vecchia si­ gnora "· nella loro monumen­ tale impostazione, in quel di­ staccato sensualismo che evi­ ta ogni stimolo accattivante ma agisce semmai come lon­ tana memoria resa mortuaria dal suo darsi come assenza, come estraneità, rinunciando ad ogni ambiguo coinvolgi­ mento e distanziandosi anzi in modo altero, sembrano in­ vitare ad un " noli me tange­ re , proprio per evitarci di constatarne l'evanescenza, la loro labile presenza di spet­ tri richiamati in vita e desti­ nata a scomparire al primo tentativo di constatarne la fi­ sicità. Fa così la propria com­ parsa il mondo dell'onlrico; ma i sogni questa volta sono lucidamente controllati. Rie­ scono anzi ad accrescere la facoltà introspettiva dell'arti­ sta e, se possono fare il buio intorno al centro di interesse delle opere e ad isolare in un mare di pece le figure, rese quasi fluorescenti tra ombra e luce fredda, per non essere inghiottite dal fondo, lascia­ no tuttavia una chiarezza al­ l'immagine che turgida si ac­ campa in quella vertigine del vuoto che la circonda, spo­ gliata persino di quel po' di simbolismo che ne avrebbe giustificato almeno la soprav­ vivenza. E' significativo il ri­ torno, nella metà degli anni '60, di certa cultura figurati­ va, nell'ambito ristretto della cultura di immagine, aJ
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