Embodied cognition. Un approccio

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Descripción

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Embodied cognition
Un approccio
Mara Mennella

































Psicologia del linguaggio e della comunicazione – 2^ parte
A.A. 2013/2014
Indice



Introduzione2

La relazione percezione-cognizione-azione tradizionalmente 2
Grounded cognition: gli inizi 2
Grounded cognition ora e in futuro 3
EC e comprensione del linguaggio per Zwaan4
E per i bilingui?5
Elaborazione affettiva vs. Elaborazione cognitiva6
Emozioni percepite e scelta della lingua6
Approcci cognitivi: memoria, interferenze, congruenze7
Disembodied cognition?8
Il linguaggio è accessibile, ma è embodied?8

Conclusione9

Bibliografia10


Introduzione

Guardare un oggetto, reagire a uno stimolo, calcolare una distanza "a occhio" sono azioni che svolgiamo normalmente nell'arco di una giornata. Ci soffermiamo poco a pensare come in realtà il nostro cervello lavori per farci percepire questi stimoli.
In questo lavoro analizzerò alcuni articoli scientifici accomunati da una nuova e osteggiata teoria, quella della "cognizione incarnata". Come elabora il cervello movimenti e concetti astratti?
Partirò da una definizione generale di grounded o embodied cognition, dalla sua nascita fino a una prospettiva futura di questa teoria seguendo gli articoli di Caruana e Borghi (2013) e di Barsalou (2010).
Mi focalizzerò poi su aspetti più specifici: la comprensione del linguaggio, seguendo un articolo di Zwaan (2014), la possibilità di incontrare un esempio di disembodied cognition nei parlanti bilingui (Pavlenko, 2012) e la praticità del linguaggio secondo Arbib, Gasser e Barrès (2013).

La relazione percezione-cognizione-azione tradizionalmente

"According to the traditional, symbolic view of human thought processes, cognition involves the manipulation of abstract, arbitrary, and amodal symbols" (Zwaan 2014, p. 229). Gli studi tradizionali hanno considerato separatamente i tre campi della percezione, della cognizione e dell'azione. La conoscenza è basata sulla sua rappresentazione computazionale, ovvero sul fatto che i processi cognitivi siano procedure computazionali eseguite su rappresentazioni mentali simboliche o astratte. In questa concezione, i campi della "percezione" e dell'"azione" rimangono periferici rispetto all'importanza data alla "cognizione". Il corpo e il sistema sociale che circondano l'essere umano non influenzano la cognizione, che è la vera responsabile degli output che un corpo può realizzare.

Grounded cognition: gli inizi

Quali termini è meglio usare tra grounded e embodied? Negli ultimi anni sono stati portati avanti numerosissimi studi sull'embodied cognition, che l'hanno reso un termine fin troppo inclusivo e generalmente vincolato a elementi corporei e ambientali, non descrivibili nei termini astratti e amodali della teoria della cognizione classica. Il termine "grounded" ha un richiamo esplicito al terreno e non solo al corpo, riflettendo l'idea che i processi cognitivi siano soggetti a vincoli propri del mondo fisico che includono (Caruana, Borghi, 2013).
La grounded cognition ha una storia di oltre duemila anni: le prime avvisaglie risalgono ad Epicuro, filosofo greco vissuto tra il III e il IV secolo a.C., arrivando ai giorni nostri attraverso le rivisitazioni di altri filosofi come Locke, Hume e Kant.
Per focalizzare lo svilupparsi della grounded cognition, Barsalou richiama le teorie classiche della cognizione. Il nucleo delle rappresentazioni della conoscenza nella cognizione sono strutture amodali, indipendentemente processate in maniera modale dal sistema per la percezione, l'azione e l'introspezione. Ma questo pensiero viene rivisitato, in quanto i nuclei non sono amodali. Da una prospettiva più positiva, invece, il sistema cognitivo utilizza l'ambiente e il corpo come una struttura di informazioni esterna che si aggiunge alle informazioni interne (Barsalou, 2010, p. 717).
A partire dal 1980, la grounded cognition ha cominciato ad interessare gli studiosi prendendo varie forme nella scienza cognitiva. I filosofi sono stati i primi a sottolineare l'importanza della ricerca in questo campo, seguiti da linguisti, psicologi e neurologi. Anche la robotica ha fatto capolino nella ricerca, proponendo l'incorporazione dell'ambiente e del corpo in una nuova generazione di robot.
In generale, linguisti e psicolinguisti si sono concentrati sulla relazione tra linguaggio ed esperienza sensoriale, dimostrando che la situazione ha un ruolo centrale nella semantica e nella pragmatica di un testo (Bransford e Johnson, 1973, Clark e Marshall, 1981). Negli ultimi dieci anni la scena di ricerca è stata dominata dalle indagini di psicologi e neurologi che hanno cercato di dimostrare come il cervello elabori le informazioni in un'ottica di grounded cognition: diversi psicologi cognitivi -Glenberg (1997), Zwaan (2004), Rubin (2006) e Barsalou stesso (2008)- hanno scoperto che le variabili sensomotorie influenzano i diversi compiti associati con percezione, azione, memoria, conoscenza, linguaggio e pensiero. È intervenuta anche la psicologia dello sviluppo: Thelen e Smith (1994-2005) hanno dimostrato che l'ambiente e il corpo rivestono un ruolo centrale nello sviluppo dell'intelligenza.
"According to the more recent embodied view, cognition is grounded in the brain's systems of action, perception, and emotion" (Zwaan 2014, p. 229). Il concetto di "embodied cognition" viene teorizzato per la prima volta da Larry Barsalow nel 1999, un tempo relativamente recente rispetto alle varie teorie sorte dopo la nascita della psicologia del linguaggio. Barsalow parla principalmente di una "teoria dei sistemi di simboli percettivi": i concetti sono rappresentati mentalmente come simulazioni percettive, ovvero come una riattivazione dei processi sensomotori con cui e caratteristiche dei concetti sono state inizialmente acquisite. Queste simulazioni percettive verrebbero integrate fra loro grazie al lavoro delle aree neuronali associative e recuperati proprio attraverso una simulazione.

Grounded cognition ora e in futuro

"There appears to be increasing awareness and acceptance that grounding is at least somewhat involved in higher cognition. There is also increased interest, however, in understanding the implications of these demonstrations for theory" (Barsalou, 2010, p. 719). I meccanismi grounded, secondo le attuali concezioni, giocano un ruolo centrale nella cognizione più profonda. Una delle limitazioni è pero è la dominazione da parte degli esperimenti dimostrativi dovute all'assenza di teorie ben sviluppate. Uno degli interessi centrali è la questione di come il cervello implementi operazioni simboliche con concetti astratti. Barsalou fornisce due possibile spiegazioni: i simboli amodali sono richiesti per implementare operazioni simboliche, come la predicazione, l'argomento vincolante, la combinazione concettuale; oppure i concetti astratti sono grounded in simulazioni di esperienze e situazioni introspettive (ivi, p. 720).
Nei prossimi anni la scienza cognitiva sarà sempre di più testimone dell'integrazione di tre maggiori prospettive: le architetture simboliche classiche, i sistemi statistici/dinamici e la grounded cognition. Ognuno di loro catturerà aspetti indispensabili dell'intelligenza. Ogni prospettiva offre importanti analisi su come il cervello lavori ed è indispensabile per uno studio completo e potente.
Un'altra previsione, che può sembrare scontata, è che la grounded cognition diventerà assodata tra le teorie della cognizione e perderà l'aspetto di controversialità che presenta oggi.
Un'ultima predizione riguarda l'integrazione dei meccanismi grounded all'interno delle ricerche esistenti. Ciò che cambierà saranno i livelli aggiuntivi di spiegazione associati a uno sviluppo grounded, riposizionando il sistema amodale di rappresentazione associato a questi fenomeni (ivi, pp. 720-721).

Una nuova psicologia?

L'embodied cognition generalmente si divide tra una cognizione di matrice percettiva e una di matrice motoria. Queste due matrici caratterizzano la maggior parte dei processi cognitivi, sia rivolti verso il mondo esterno sia rivolti verso l'interno. L'embodied cognition sembra essere il proseguimento naturale di alcune teorie del XX secolo, accennate nel paragrafo precedente, ma bisogna precisare che l'embodied cognition non è rappresentativa in modo assoluto, anzi: non è possibile ignorare alcune domande che sorgono al chiedersi che rapporto c'è tra la rappresentazione e l'attività cerebrale. Una rappresentazione è sempre una rappresentazione per qualcuno, ma chi è questo qualcuno? È la rappresentazione di qualcosa, ma cos'è questo qualcosa? Una rappresentazione corporea è identificabile nel cervello, ma cos'è una rappresentazione corporea? Giacomo Rizzolatti nel 1988 elabora l'idea di un "vocabolario motorio", un principio organizzativo della corteccia premotoria: quando deve essere codificato un atto motorio, il cervello riattiva la parola corrispondente che contiene le istruzioni di più basso livello necessarie per specificare l'azione in termini cinematici (ibidem).

EC e comprensione del linguaggio per Zwaan

Nel suo articolo "Embodiment and language comprehension: reframing the discussion" del 2014, Zwaan identifica due visioni principali che riguardano la comprensione del linguaggio, incentrati più su come e fino a che punto il problema dell'incarnazione deve essere affrontato.
Zwaan parte dal dibattito tra due correnti di pensiero sulla comprensione del linguaggio. Gli studiosi si dividono tra coloro che ritengono che la comprensione del linguaggio includa l'utilizzo di simboli astratti e di coloro che pensano che la comprensione sia insita nella percezione e nell'azione. Zwaan propone una terza via che definisce "pluralista"che riunisce insieme simboli astratti e simboli grounded.
Nei paragrafi precedenti si specifica la differenza tra "cognizione simbolica" e "cognizione grounded" proprio prendendo ad esempio l'analisi di Zwaan. Lo studioso afferma che entrambe le idee si basano sul ruolo centrale della rappresentazione mentale della cognizione, ma che diversa è la loro natura. Citando anche lavori di altri colleghi, teorizza che il miglior approccio sarebbe quello pluralista, che comunque non risolve i due problemi principali della comprensione: il grounding problem e lo scaling problem.
Il grounding problem riguarda più specificatamente la cognizione simbolica: la cognizione non può esistere come un insieme di simboli fluttuanti, senza che essi siano connessi alla percezione e all'azione. Oltre anche a chiedersi quanto e come sia davvero importante centrarsi su quest'idea, si sono create due opinioni principali: alcuni pensano che la cognizione si limiti al coinvolgimento dei simboli grounded, mentre altri ritengono che la rappresentazione simbolica inizi il "lavoro" di attivazione del significato e di combinazione concettuale e che questi simboli attivino poi altre rappresentazioni grounded. L'attivazione ricade quindi dai simboli astratti a quelli grounded nelle aree sensomotorie del cervello.
Lo scaling problem riguarda un'erronea incorporazione dei processi che associamo con la cognizione, come la comprensione del linguaggio, il ragionamento, la risoluzione dei problemi, l'attività decisionale. Connessa a questo primo errore c'è anche l'idea che è improbabile che un sistema che si fonda solo sui simboli grounded possa prendere in considerazione simboli astratti. Per comprendere anche solo una singola frase c'è bisogno di costruire una "torre di astrazione", che non può essere fondata solo su concetti grounded (Zwaan, 2014, p. 230).
Anche qui possono venire in aiuto diversi approcci ibridi: le rappresentazioni simboliche possono essere grounded nella percezione di un'azione, possono essere in parte amodali o interamente amodali, ma attivando processi a cascata fino ad arrivare alle rappresentazioni grounded.
Zwaan arriva quindi alla conclusione che abbiamo bisogno dell'astrazione per comprendere il linguaggio, ma si chiede anche se i simboli debbano essere necessariamente amodali e arbitrari. Ma le parole sono arbitrarie? In un certo senso sì, perché non sono uguali all'oggetto o evento che denotano. Il punto chiave sulle rappresentazioni word-like è che non sempre un referente stimola una simulazione sensomotoria del referente di una parola: permettono quindi l'astrazione. Le parole sono legate in modo non arbitrario ai referenti, anche se la base per l'apprendimento delle parole è l'incontro tra le parole concrete e l'oggetto o evento che denotano. Allo stesso modo, le parole astratte spesso le parole astratte acquisiscono il loro "grounding" in un contesto emozionale. Il collegamento tra le parole e il loro referente avviene proprio nella memoria. (ivi, pp. 230-231)

E per i bilingui?

"Thinking in a foreign language may reduce decision biases because a foreign language provides a greater emotional and cognitive distance than a native tongue" (Keysar, Hayakawa e An in Pavlenko, 2012, p. 406) La embodied -o disembodied cognition, come vedremo più avanti- può avere un effetto diverso su chi parla due o più lingue a causa di una maggiore distanza cognitiva ed emotiva dalla propria lingua madre. Ne parla Pavlenko nel suo articolo "Affective processing in bilingual speakers: Disembodied cognition?" del 2012. L'articolo ha come scopo quello di presentare un riassunto degli sviluppi nella ricerca dell'apprendimento per i bilingui, un campo che prende in esame diversi reparti della ricerca scientifica.
Pensare in una lingua straniera porta a un distaccamento dal livello emozionale di ciò che si vuole esprimere. Ma non è certamente facile stabilire a che punto della conoscenza di una lingua si arriva a poter essere considerati bilingui.
Tradizionalmente, si definisce "bilingue" una persona che ha un livello di proficiency simile in due lingue: può essere il caso di un biliguismo nativo, o di un bilinguismo o multilinguismo acquisiti per emigrazione o per motivi di studio o di lavoro. I ricercatori adottano però l'idea che bilingui e multilingui siano coloro che utilizzano simultaneamente o in modo consequenziale due o più lingue nella loro vita di tutti i giorni (ivi, pp. 406-407).

Elaborazione affettiva vs. Elaborazione cognitiva

L'elaborazione affettiva e l'elaborazione cognitiva sono difficili da definire singolarmente, in quanto molti ricercatori non sono riusciti a separarli nè in teoria nè in pratica. In generale, le ricerche sull'emozione necessitano ancora di discussioni sulla relazione tra affezione e cognizione. La teoria basica vede l'elaborazione affettiva come una risposta precedente ai giudizi cognitivi e independente dal linguaggio; le teorie del giudizio (appraisal) la vedono come una valutazione soggettiva di uno stimolo rispetto alla rilevanza degli obiettivi di un individuo; le teorie costruzioniste negano l'esistenza di un pensiero non-affettivo e considerano l'affezione come cognizione e trasformazione dello stato neuropsicologico di un organismo in esperienze comprensibili in termini di parole emozionali specifiche.
L'autore, ai fini di una buona comprensione della ricerca, considera l'elaborazione affettiva come una reazione somatoviscerale scatenata da una valutazione automatica di uno stimolo verbale, che può o meno essere registrata come emozione soggettiva a livello di una cognizione superiore. La ricerca si concentra poi su un solo tipo di stimolo, lo stimolo verbale, come parole, frasi o memorie autobiografiche trasformate in narrativa. Lo stimolo verbale può venire attivato a livello denotativo –il contenuto di un'espressione-, connotativo –come viene espressa- e di forma –dialetti e varietà del linguaggio-.
La domanda a cui vuole rispondere la ricerca è: i bilingui processano gli stimoli verbali allo stesso modo nelle loro lingue madri e, se no, quali fattori possono cambiare la prestazione? (ivi, pp. 408-409)

Emozioni percepite e scelta della lingua

Tra il 2001 e il 2003 Pavlenko e Dewaele hanno somministrato il Questionario su Bilinguismo ed Emozioni (BEQ) per studiare il rapporto tra bilinguismo ed emozioni. Il questionario ha presentato dei limiti, in quanto diffuso solo in inglese e avendo ricevuto molte risposte da parte di donne con un alto livello di istruzione. Nonostante questo, è stato comunque un campione abbastanza grande da essere adeguato per la ricerca.
Quattro fattori principali mediano la percezione dell'emozionalità del linguaggio:

Ordine di acquisizione, che privilegia la L1 e l'emozionalità delle altre lingue che decresce gradualmente;
La predominanza di una lingua;
Il contesto di acquisizione;
L'età di acquisizione.

È curioso notare che anche l'età di arrivo nel contesto di L2 può influenzare la percezione: coloro che hanno raggiunto il luogo in cui si parla la L2 a partire dai 12 anni percepiscono più forza emozionale sia nella L1 che nella L2, mentre coloro che sono arrivati prima dei 12 anni percepiscono un effetto più negativo nella L1 e positivo nella L2.
I risultati della ricerca suggeriscono che la scelta di una lingua per esprimere un'emozione non può essere presa come segno di una diretta emozionalità del linguaggio. Si è notato inoltre che bilingui e multilingui preferiscono un linguaggio meno emozionale che permetta loro di controllare i loro sentimenti ed evitare "colpevoli" associazioni con parole tabù nella L1 o ansietà associata a espressioni d'amore.
Studi simili a quelli della ricerca sono serviti anche a determinare altri aspetti del bilinguismo, come l'attitudine verso una lingua e l'ansia legata al suo utilizzo. Anche i parlanti non-linguisti sono capaci di riconoscere i vari accenti e dialetti della loro lingua madre. Un'attitudine negativa può essere associata anche alla L1, per esperienze traumatiche, o ad altre lingue straniere apprese tardi: in questo caso si parla di Foreign Language Anxiety.

Approcci cognitivi: memoria, interferenze, congruenze

Le ricerche sull'emozionalità del linguaggio si basano sull'idea che le parole emozionali vengano processate in modo differente rispetto alle parole neutrali. Tre studi principali sono stati affrontati: studi attraverso richiami e riconoscimenti della memoria, effetti delle interferenze ed effetti delle congruenze. I risultati dei vari studi, che cercavano di dimostrare l'automaticità del processo emozionale, non sempre sono stati simili tra di loro.
Per quanto riguarda le interferenze, si è notato che un'acquisizione in prepubertà porta a processare automaticamente le parole "emotion-laden" e che il processo automatico di questo tipo di parole può portare ad altri sottoprocessi: l'accesso automatico alle informazioni di valenza affettiva e l'effetto scatenante automatico di livello accresciuto di risveglio autonomico.
Per quanto riguarda invece la congruenza, i risultati dimostrano che processare le parole emotive è differente dal processare il lessico in modo generale. L'automaticità del processo in generale viene molto influenzata dalla dominanza di una lingua. Per ottenere più accesso alle esperienze emozionali si può ricorrere a un approccio psicofiosiologico.
L'approccio psicofisiologico si fonda sull'analisi dei segnali di eccitazione autonoma in seguito a uno stimolo, come possono essere il battito cardiaco, il movimento di muscoli facciali o la conduttività elettrica della pelle. In questi studi sono stati presentati, come negli altri, parole tabù insieme a rimproveri dei genitori in una prima parte, favorendo discorsi meno legati all'esperienza degli individui in una seconda parte per ampliare il raggio d'azione della ricerca. I risultati sono stati a volte contraddittori tra di loro, anche se è stata notata una predominanza della risposta alla L1. Data l'incongruenza di alcuni risultati e l'abbassamento dei livelli di Skin Conductance Resistence, si è pensato che forse questo esame non prende in considerazione tutti gli aspetti delle reazioni affettive e si è passati ad un approccio più neurologico.
Gli studi sul neuroimaging si basano sul potenziale evento-correlato e più specificatamente sugli effetti registrati dagli elettrodi nella zona occito-temporale, interpretato come uno spostamento dell'attenzione verso parole con rilevanza emozionale o attivazione spontanea della valenza affettiva.
In generale, gli studi neuroimaging hanno dimostrato che il processo affettivo in L2 può essere più lento per un ritardo all'accesso lessicale.

Disembodied cognition?

Lo studioso Pavlenko si chiede quindi se i risultati degli studi possano portare a formulare l'idea di una disembodied cognition per i parlanti bilingui.
Dire che si è più reattivi a uno stimolo in L1 può sicuramente sembrare scontato, ma perché non avviene lo stesso per la L2? L'apprendimento di una lingua è un processo di integrazione di forme fonologiche di parole e frasi con informazioni visuali, uditive, olfattive, tattili insieme a ricordi autobiografici, positivi e negativi. Una L2, invece, solitamente viene appresa nella natura decostentualizzata della classe che non permette molte opportunità di integrazione delle modalità sensoriali, portando così allo sviluppo di una lingua "disembodied" (ivi, p. 421), usata liberamente dai parlanti che non hanno la possibilità di sperimentare pienamente il loro impatto.
Le ricerche effettuate, nonostante i loro limiti, permettono di poter creare un nuovo ambito di ricerca, il language embodiment. Inoltre, non ci si chiede soltanto quale lingua sia più emozionale, ma si aggiungono altre importanti domande riguardanti il contesto e l'età di acquisizione per comprendere al meglio come effettivamente avviene un processo emozionale.

Il linguaggio è accessibile, ma è embodied?

L'utilizzo della parola "handy" (Airbib, 2013) è volutamente ambiguo: "on the one hand it means " 'language is useful' but here we follow the other hand to the claim that "Mechanisms for the visual control of the hand played a crucial role in the evolution of the human language-ready brain" (ivi, pp. 3-4). Airbib infatti presenta lo sviluppo della Mirror System Hypothesis (MSH), nata insieme ad altri ricercatori. L'ipotesi riguarda l'approfondimento dello studio sui neuroni e sul sistema mirror: attraverso la comparazione tra macachi, altri primati e l'uomo si è approfondito lo studio tra l'attivazione dei meccanismi della corteccia cerebrale secondo stimoli visuomotori, anche durante movimenti effettuati da altri soggetti. Si è osservato che nell'uomo si attiva una zona nella corteccia cerebrale nei pressi o corrispondente all'area di Broca, associata alla produzione del linguaggio. Il linguaggio umano sembra essersi quindi evoluto attraverso informazioni trasmesse testualmente, poi comprese e decodificate dal sistema mirror. Per arrivare al linguaggio, quindi, si passa dall'imitazione a un proto segno, comunicazione basata su gesti manuali, dal protosegno alla protoparola, un inizio di controllo del sistema vocale, fino alla comparsa del linguaggio, con la costruzione della frase complessa tramite strutture sintattiche e semantiche (ivi, pp. 3-5).
La scoperta del sistema mirror, definito più in generale meccanismo mirror da Rizzolatti, ha cambiato l'approccio psicologico a una molteplicità di campi come l'empatia, le emozioni, il linguaggio, l'arte. Anche interessanti scoperte sui disturbi dello sviluppo come l'autismo devono molto alla ricerca nel campo dei neuroni mirror (Caruana, Borghi, 2013).
Ma il linguaggio è embodied? La domanda che si pone Arbib non è di semplice risposta. Se tutto si limitasse al pensare "The use of language is a human ability; humans have bodies; therefore language is embodied" (ivi, p. 6) certamente non ci sarebbe bisogno di cercare una risposta. Si può però riformulare diversamente la questione: tutto il linguaggio è embodied o lo è solo una parte? Molti termini possiedono un doppio significato, concreto e astratto. Si potrebbe dire che i numeri da 1 a 9 siano embodied perché li possiamo contare sulle dita di una mano, ma cosa succede con i numeri a sette, otto o più cifre? Sono comunque embodied? Arbib suggerisce di pensare all'embodiment come a un concetto classificato e non binario, senza connetterlo semplicemente a una modalità percettiva o motoria: il concetto di embodiment è necessariamente legato al corpo, anche se cambierà per ogni essere vivente. Arbib suggerisce quindi di collegare azione e linguaggio e propone una nuova branca dell'embodied cognition, ossia l'embodied imagination (ivi, pp. 6-8). Per lo studioso è però importante estendere e correggere la MSH insieme a uno neuro-primatologia comparativa, anche se è necessaria ancora tantissima ricerca riguardo a come solo il cervello umano sia capace di trasformare un'imitazione, anche complessa, dal livello pragmatico al livello comunicativo, di formare parole e di collegarle a concetti astratti (ivi, p. 12).
L'embodied cognition ha permesso di approfondire studi sull'esperienza corporea, sulla differenza tra sense of agency e sense of ownership. Si è giunti a una nuova concezione di "sé corporeo", concetto al limite tra neuroscienze e fenomenologia che ha aperto nuovi spazi nella ricerca su disturbi psichici come la schizofrenia (Caruana, Borghi, 2013).

Conclusione

Analizzando cinque diversi articoli, in questo breve riassunto sull'embodied cognition ho sfiorato diversi argomenti: l'origine e la storia di questo concetto, le sottili differenze tra i vari concetti che definiscono la stessa teoria, come questa teoria influenzi la comprensione di una lingua e il suo apprendimento e la possibilità di una cognizione "disembodied".
Ho trovato l'argomento molto impegnativo, soprattutto per l'enorme varietà di sfumature che uno stesso concetto può assumere e per la vastità di prove che vengono effettuate per dimostrare una stessa ipotesi.
Ora che questa rivoluzionaria teoria è stata accettata dalla maggior parte della comunità scientifica non è più possibile osteggiarla come avvenuto in Italia con la scoperta dei neuroni mirror, frutto di una ricerca "made in Italy" e attaccata da più parti proprio nel nostro Paese per la forte tradizione cognitivista della psicologia e la scarsa attenzione nei confronti di ricerche interdisciplinari (Caruana, Borghi, 2013). Per questo motivo mi auguro che nei prossimi anni ci si concentri molto su aspetti che devono essere ampliati, come l'influenza del contesto, piuttosto che su che critica muovere all'ultimo articolo pubblicato.


Bibliografia


Arbib, M.A., Gasser, B., Barres, V., "Language is handy but is it embodied?" Neuropsychologia, 55, 2014, pp. 57-70.

Barsalou, L.W. (2010). "Grounded Cognition: Past, Present and Future". Topics in Cognitive Science, 2, pp. 716-724.

Caruana F., Borghi, A.M. "Embodied Cognition: una nuova psicologia". Giornale Italiano di Psicologia, 1, 2013, pp. 23-48.

Pavlenko, A. "Affective processing in bilingual speakers: Disembodied cognition?".International Journal of Psychology, Novembre 2012, vol. 47, n. 6, pp. 405-428.

Zwaan, R.A. "Embodiment and language comprehension: reframing the discussion". Trends in Cognitive Sciences, Maggio 2014, vol. 18, n. 5, pp. 229-234.
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