El Ejército privado de Sinesio de Cirene

June 2, 2017 | Autor: A. de Francisco H... | Categoría: Late Antiquity, Roman Army, Berber studies, Barbarians, Roman North Africa
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Descripción

dorso 51 mm

l’africa romana 20

Volume primo

In copertina: L’arco di Caracalla a Volubilis (foto di Piero Bartoloni)

Il volume raccoglie gli Atti del XX Convegno internazionale L’Africa romana (Alghero, 26-29 settembre 2013) dedicato a Momenti di continuità e rottura: bilancio di trent’anni di convegni «L’Africa romana». L’opera, che corona una lunga serie di incontri internazionali ai quali hanno partecipato centinaia di studiosi, è curata da Paola Ruggeri, professore associato di Storia romana e direttrice del Centro di Studi Interdisciplinari sulle Province Romane dell’Università di Sassari. Hanno collaborato Maria Bastiana Cocco, Alberto Gavini, Edgardo Badaracco, Pierpaolo Longu. Nel suo intervento introduttivo Guido Clemente ha ricostruito la storia dei Convegni L’Africa romana e sottolineato l’ampia collaborazione con i diversi Istituti di ricerca, con molte Università, con numerose Società scientifiche internazionali, infine con i giovani dell’Associazione Nazionale Archeologi. Nella Presentazione del volume, Claude Briand-Ponsart nota che «L’Africa romana est devenue depuis longtemps une véritable institution scientifique d’envergure internationale et ce vingtième congrès a respecté la tradition, il a rempli la mission qu’il s’était fixée. Grâce au dynamisme et à la générosité des organisateurs qui ont accueilli aussi bien les chercheurs confirmés que les nouveaux venus d’Italie, du Maghreb et de bien d’autres pays, ces rencontres ont accumulé un capital inégalé de savoirs, de connaissances dans tous les domaines historiques et culturels de l’Afrique du Nord antique et de la Sardaigne. Lieux privilégiés d’échanges et de discussion, elles ont contribué à nouer des relations fructueuses, à tisser des liens d’amitié entre les participants dans une ambiance de chaleureuse convivialité». Per Attilio Mastino «l’iniziativa dell’Università di Sassari si è sviluppata ben al di là di quanto si potesse immaginare al suo esordio: anche questo convegno documenta la crescita collettiva, il coinvolgimento sempre più ampio di specialisti, l’attenzione con la quale la comunità scientifica internazionale ha seguito l’attività dell’Università di Sassari, che ha finito per colmare uno spazio importante negli studi classici. Dai nostri convegni è derivata così una rete di rapporti, di relazioni, di amicizie, di informazioni, che crediamo sia il risultato più importante dell’esperienza che abbiamo vissuto in questi anni, con il sostegno e l’incoraggiamento delle autorità e di tanti amici, i nostri amici del Maghreb, i nostri amici europei, i nostri amici dei nuovi continenti, i nostri studenti, gli studenti impegnati nelle imprese dell’Africa romana. Anche nelle condizioni difficili e terribili di questi trent’anni e in particolare tra il 2001 e le primavere arabe, abbiamo proseguito il nostro impegno di costruire ponti fra le due rive del Mediterraneo, con il senso di un’attenzione e di un rispetto che vogliamo affermare, il desiderio di un incontro e di una speranza». Nei 195 contributi di studiosi italiani e stranieri trovano il consueto ampio spazio anche le novità epigrafiche e le testimonianze di numerose provinciae affacciate sul Mediterraneo occidentale.

L’AFRICA ROMANA Momenti di continuità e rottura: bilancio di trent’anni di convegni L’Africa romana a cura di Paola Ruggeri

Estratti

ISSN 1828-3004

€ 97,00

(prezzo dei tre volumi indivisibili)

Africa_romana_cover_Vol_1.indd 1

Tre volumi indivisibili

Carocci

editore 10/12/15 12:02

Collana del Dipartimento di Storia, Scienze dell’Uomo e della Formazione dell’Università degli Studi di Sassari Serie del Centro di Studi Interdisciplinari sulle Province Romane dell’Università degli Studi di Sassari Direttore: Paola Ruggeri 49

In memoria delle vittime innocenti del tragico attentato al Musée National du Bardo, con la solidarietà di tutti gli studiosi al popolo della Tunisia libera e democratica Sassari, 18 marzo 2015

In copertina: L’arco di Caracalla a Volubilis (foto di Piero Bartoloni)

1a edizione, dicembre 2015 © copyright 2015 by Carocci editore s.p.a., Roma Finito di stampare nel dicembre 2015 da Eurolit, Roma issn 1828-3004 isbn 978-88-430-7400-6 Riproduzione vietata ai sensi di legge (art. 171 della legge 22 aprile 1941, n. 633) Senza regolare autorizzazione, è vietato riprodurre questo volume anche parzialmente e con qualsiasi mezzo, compresa la fotocopia, anche per uso interno o didattico. I lettori che desiderano informazioni sui volumi pubblicati dalla casa editrice possono rivolgersi direttamente a: Carocci editore Corso Vittorio Emanuele ii, 229 - 00186 Roma telefono 06 42 81 84 17 - fax 06 42 74 79 31 Siamo su: www.carocci.it www.facebook.com/caroccieditore www.twitter.com/caroccieditore

L’Africa romana

Momenti di continuità e rottura: bilancio di trent’anni di convegni L’Africa romana

Atti del xx Convegno Internazionale di studi Alghero - Porto Conte Ricerche, 26-29 settembre 2013

A cura di Paola Ruggeri con la collaborazione di Maria Bastiana Cocco, Alberto Gavini, Edgardo Badaracco, Pierpaolo Longu Estratti

Carocci

editore

Volume pubblicato con il contributo finanziario di

Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale Università degli Studi di Sassari

Dipartimento di Storia, Scienze dell’Uomo e della Formazione

e con il patrocinio e il sostegno del

I saggi di questi Atti di convegno sono stati sottoposti a referaggio. Comitato scientifico Presidente: Attilio Mastino Componenti: Aomar Akerraz, Angela Antona, Samir Aounallah, Piero Bartoloni, Nacéra Benseddik, Paolo Bernardini, Azedine Beschaouch, Antonietta Boninu, Giovanni Brizzi, Francesca Cenerini, Maria Bastiana Cocco, Antonio Maria Corda, Anna Depalmas, Lietta De Salvo, Angela Donati, Rubens D’Oriano, Layla Es-Sadra, Mounir Fantar, Piergiorgio Floris, Emilio Galvagno, Elisabetta Garau, Alberto Gavini, Mansour Ghaki, Julián González, Michele Guirguis, John J. Herrmann Jr, Antonio Ibba, Ridha Kaabia, Mustapha Khanoussi, Giovanni Marginesu, Marc Mayer, Maria Grazia Melis, Marco Milanese, Marco Edoardo Minoja, Alberto Moravetti, Giampiero Pianu, Marco Rendeli, Daniela Rovina, Paola Ruggeri, Donatella Salvi, Sandro Schipani, Ahmed Siraj, Pier Giorgio Spanu, Alessandro Teatini, Alessandro Usai, Emerenziana Usai, Cinzia Vismara, Raimondo Zucca Membri onorari: José María Blázquez, M’hamed Hassine Fantar, Jean-Paul Morel, René Rebuffat, Joyce Reynolds Coordinamento scientifico Centro di Studi Interdisciplinari sulle Province Romane dell’Università degli Studi di Sassari Viale Umberto 1, 52 - 07100 Sassari telefono 079 20 65 203 - fax 079 20 65 241 email: [email protected]

ana de francisco heredero

El ejército privado de Sinesio de Cirene

Durante el siglo v la provincia romana de Cirenaica sufrió una serie de ataques protagonizados por un grupo poblacional que las principales fuentes denominan Austoriani o Ausuriani. La incompetencia de las defensas imperiales acantonadas en la región y la ausencia de una ayuda militar contundente llevó al ejercicio de la autodefensa, tal y como refleja la obra de Sinesio de Cirene, quien se erigió en comandante de un ejército privado que haría frente a los ataques de los bárbaros. Palabras clave: Sinesio de Cirene, Cirenaica, Austoriani, Ausuriani, ejércitos privados.

En el año 350 Amiano Marcelino nos informa de los ataques sufridos por la Tripolitana a manos de los Austoriani1, hechos que se repetirían en el 363/3642. Entre ambas fechas, Aurelio Víctor se refiere posiblemente a éstos cuando alude a las bellicosae gentes que asolaban dicha provincia3. Las primeras acciones militares dirigidas contra ellos no tuvieron éxito4; sin embargo, a finales del siglo iv, la Historia Augusta atribuye a Septimio Severo la eliminación de unas bellicosissimae gentes logrando que volviese la seguridad a Leptis5, si bien, tal y como demuestran los hechos posteriores, no debió de producirse una victoria concluyente. La derrota definitiva de los Austuriani es atribuida en un epígrafe a Flavius Ortygius, ob insignia meritorum et * Ana de Francisco Heredero, Universidad Complutense de Madrid-Grupo Barbaricvm. Este trabajo se ha realizado dentro del proyecto “De ὅρος a limes: fuentes para el estudio del origen y desarrollo del concepto de frontera en el mundo antiguo” financiado por el Programa Propio de Investigación del Vicerrectorado de Investigación de la Universidad Nacional de Educación a Distancia (uned). 1. Amm. Marc., xxviii, 6; xxvi, 4, 5. 2. Amm. Marc., xxvii, 9, 1. 3. Aur. Vict., Caes., xx, 19. 4. Amm. Marc., xxviii, 6, 10. 5. SHA, xviii, 3.

1280 Ana de Francisco Heredero labore(m) fidemque exhibitam Austurianorum rabie repressa6, personaje que ostentó los cargos de comes et dux de la Tripolitana entre los años 408 y 423. Asimismo los Austoriani protagonizaron una serie de acometidas sobre la Cirenaica de las cuales nos informa la obra de Sinesio de Cirene, quien les aplica el término de Αυσουριανοί. Siguiendo la cronología propuesta por D. Roques7, estos ataques se produjeron en dos oleadas en los años 405407 y 411. Probablemente los últimos ataques sobre la Cirenaica finalizaron con la victoria de Ortygius. Las epístolas 69 y 89 de Sinesio, fechadas en la primavera del 412, hablan de la «destrucción de la Cirenaica» y de «un país en guerra»; en cambio, las cartas 8, 10, 15, 26 y 81, datadas en el 413, no mencionan ningún ataque, de lo que se deduce que el fin de las hostilidades debió de tener lugar entre la primavera y el invierno del 4128. Por lo tanto, las razias de los Austoriani/Ausuriani sobre las dos provincias se sucedieron durante un período de más de sesenta años, a lo largo de los cuales, a juzgar por la documentación aportada por Sinesio, parece que los bárbaros penetraron en la Cirenaica y la saquearon a placer en varias ocasiones. Ello nos lleva a plantear dos cuestiones. La primera, cuál era el estado de las defensas del territorio cireneo y en qué medida determinó la irrupción de los Ausurianos en la provincia. En segundo término es necesario atender a las causas por las cuales, durante un período tan dilatado de tiempo, no se registra en la Cirenaica ninguna actuación militar contundente por parte de ningún emperador destinada a poner freno a una situación, si no de guerra, de peligrosidad continuada, y que debió afectar gravemente a la economía de la provincia. En primer lugar hay que hacer referencia a la idea que tenemos de limes y al tipo de frontera que encontramos realmente en la Cirenaica. R.G. Goodchild afirmó haber encontrado fragmentos de un muro que cruzaba el wadi Sammalus y continuaba a través del desierto durante unos cinco kilómetros, y que interpretó como una antigua frontera tribal9, análoga a la muralla de Shebib descubierta en Transjordania10. Años después A.H.M. Jones sugirió11 la posibilidad de que se tratase de restos de clausurae como los que se habían detectado en la Tripolitana, pequeños tramos de muro y 6. 7. 8. 9. 10. 11.

IRTrip, 480. Roques (1987; 1989). Roques (1987), p. 284. Goodchild (1952), p. 149. Kirkbride (1948). Jones (1964), p. 652.

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foso construidos a lo largo o frente a una calzada predesértica del siglo ii, que han ido saliendo progresivamente a la luz en los últimos años12. Este tipo de fortificaciones son referidas en un edicto del 409 como fossatum13, explícitamente relacionado con el limes. Pero por su posición se puede negar su carácter defensivo. Podemos afirmar que la función de este fossatum era controlar y dirigir a las tribus nómadas o seminómadas que se trasladaban estacionalmente desde el desierto a las zonas aptas para el cultivo como mano de obra estacional14. Así los limitanei o kastresiani asentados en estas zonas de frontera tenían como función, tal y como nos informa el Edicto de Anastasio (491-518), controlar el paso por las rutas a través del limes: Los soldados de los fuertes deben poner toda su atención en montar la guardia y prohibir a cualquiera que vaya al territorio de los bárbaros para aprovisionarse y hacer intercambios con ellos. Deben, por el contrario, vigilar las rutas para que ni los romanos, ni los egipcios, ni nadie tenga acceso a los bárbaros. Las gentes de la tribu de los Makai reciben, previa presentación de una carta del prefecto clarísimo, la autorización para frecuentar las tierras de la Pentápolis15.

Por lo tanto, debemos abandonar la idea de limes como una barrera estática e intransitable. El sentido de estas clausurae y de las construcciones para el asentamiento de tropas fronterizas era vigilar el tránsito, no impedirlo. Estos Makai que menciona el edicto tenían permiso para residir dentro de las zonas fronterizas en las altas estepas16. Los principales fuertes y granjas fortificadas del territorio cireneo indican que la dirección de la presión era Oeste-Este; sin embargo, estos fuertes se encuentran dispersos sobre todas las áreas cultivables también del interior, a lo largo de las cercanías de los wadis, por lo que es virtualmente imposible detectar ninguna línea fronteriza coherente en esta región. Tal y como afirmó R.G. Goodchild, cuando los bárbaros atacaban la Cirenaica «the whole province had become a limes»17. 12. Cf. Mattingly (1995), p. 170-93. 13. CTh., vii, 15, 1. 14. Whittaker (1994), p. 148. 15. SEG, ix, 356, 11: ὥ[σ]τε τοὺς καστρσιανοὺς μετὰ πάης ἐπιμελίας/ παρα[φ] υλάττιν, καὶ μὴ σ[υνω]νῆς χάριν τινὰ παρειέναι ἐπὶ τ[ο]ὺς/ βαρβάρους μήτε τ[ὰ] ἀλλάγματα πρὸς αὐτοὺς τιθ[έν]αι ἀλλὰ φυλάττιν αὐτοὺς/ καὶ τὰς ὁδοὺς ἐπὶ τῷ μήτε Ῥωμαίους μήτε Αἰγυπτίο[υς μ]ήτε ἕτερόν τνα δίχα [πρ]οστάγ-/ ματος τὴν πάροδον ἐπὶ τοὺς βαρβάρους [π] οιεῖ [το]ὺς δὲ ἐκ τοῦ ἔθνου[ς τ]ῶν/ Μακῶν διὰ γραμμάτων τοῦ λα(μπροτάτου) πραιφέκτου συγχωρῖσθαι ἐπὶ τὰ χωρία [Πε]ντα-/ πόλεως παραγίνεσθαι. 16. de Francisco Heredero (2013), pp. 137-43. 17. Goodchild (1953), p. 73.

1282 Ana de Francisco Heredero En lo que respecta al número de efectivos destinados a la defensa de la provincia, estudios previos han demostrado que se trataba de un contingente escaso, acantonado de manera dispersa y en pequeñas unidades. Su función no era, tal y como acabamos de ver, la de proteger una frontera hermética, ni estaban preparados para ello18. Por lo tanto, no pudieron frenar las oleadas de ataques de que sobrevinieron repentinamente a la región. En cuanto a la procedencia de los Ausurianos, debemos seguir la tesis propuesta por D. Roques, quien afirmó que se trataba de «populations barbares du Sud tunisien qui s’etaient alliées à Gildon et faisaient les frais de leur choix»19. Su hipótesis se ve apoyada por el título del Codex Theodosianus vii, 19 (De saturianis et subafrensibus et occultatoribus eorum)20, que hace referencia a la participación de los Ausurianos en la conjura gildoniana. La represión romana a las fuerzas de Gildón21 provocó que los grupos de bereberes que lo apoyaban in diversa fugerunt22. Parece que los Ausurianos decidieron huir hacia el Este, donde atacaron la Tripolitana, primero, y a continuación la Cirenaica. 18. de Francisco Heredero (2013), pp. 131-60. 19. Roques (1987), p. 274-5. 20. CTh., vii, 19, 1: Impp. Arcadius et Honorius aa. Messalae praefecto praetorio. Saturianorum coniurationem armis sumus, ut oportuit, persecuti. Sed aliquot ex eis inminentis poenae evitatione ad diversa semet latibula contulerunt, quorum occultatores huic severitati sciant se esse subdendos, ut hae possessiones, in quibus latebram collocaverint, fisci nostri corporibus adgregentur, nisi protinus post edicti huius auctoritatem poenae ac legibus fuerint restituti. 2. Simili etiam se condicione retinendum esse cognoscat, si qui e subafrensibus, qui in saturianorum se coniurationem miscuerunt, quempiam praeviderit occultandum. Quisquis igitur huiusmodi hominem adversus salubris decreti auctoritatem existimaverit latebris subtrahendum, sciat sibi cum eo facinus esse commune, et si eiusmodi personae fuerint, quae multari rerum amissione non possint, proprii capitis luendum esse supplicio. 3. Nec hi sane poenae se exsortes futuros esse credant, qui deprehensos in quolibet rure tantorum scelerum machinatores silentio praetermiserint et non statim sub publica testificatione, quibus in locis inventi fuerint, publicaverint. 4. Id quoque observandum esse censemus, ut ad ea loca, quae a memoratis latronibus tenebantur, diligens dirigatur inspector, oblaturus primitus veteribus dominis, ut, si haec possidere desiderant, ne abductis maereant cultoribus, translatis aliunde familiis rura, quae huc usque infructuosa apud eosdem perditorum temeritas fecisse videbatur, exerceant, vel certe, si inconvenientia existimaverint, salva tributorum praestatione ad idoneos possessores transferant. Dat. XIII kal. aug. Theodoro viro clarissimo cons. 21. Las medidas represivas a esta revuelta africana fueron numerosas, e incluían la confiscación de bienes del comes Africae Gildón (CTh, viii, 8, 7; 9; ix, 42, 16; i, 5, 12), con la creación de un comes Gildoniaci patrominii para la gestión de los mismos (Not. dign. Occ., xii, 5). 22. Oros., hist., vii, 36, 10.

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La situación de las defensas de esta provincia fue determinante para el desarrollo de los acontecimientos. A los problemas para la protección de un tipo de frontera como el que hemos visto, se le añadía la escasez del contingente militar que había de defender la Cirenaica. Junto a estos factores, hemos de añadir uno nuevo que aumenta la vulnerabilidad de la región, y que es inherente a la situación de crisis del Imperio en el siglo v: la corrupción de los oficiales del ejército. En el año 405 Sinesio hacía la siguiente declaración: “Por la vileza de los comandantes nuestra tierra está, sin lucha, a manos de los enemigos”23. Se refería, en particular, a Cerealio, el dux Libyae de los años 404-405. Sobre las actuaciones corruptas de este personaje, el obispo de Cirene nos informa en varias ocasiones24. No sólo malversó los recursos de las tropas imperiales, sino que incluso llegó a licenciarlas y a utilizarlas para recaudar impuestos ilegales: Y es que, como si por imposición legal los bienes de los soldados pertenecieran a sus comandantes, él (Cerealio) se ha apoderado de todo los que ellos poseían; a cambio, les ha concedido la exención del servicio militar y el no estar sujetos a la disciplina del ejército, y les ha permitido andar por donde cada uno pensara que iba a encontrar alimento. Después de obrar así con los de su tierra, dado que a los extranjeros no les podía exigir tributo, el tributo se lo exigió a las ciudades de éstos y, trasladando sus tropas, las movió hacia posiciones no más ventajosas sino más lucrativas: en efecto, las ciudades, bajo el peso de aquella ocupación, pagaban el dinero25.

La consecuencia de acciones como ésta que de manera reiterada llevó a cabo el dux Libyae fue la desprotección de la Cirenaica ante la llegada inminente de los bárbaros huidos del Noroeste africano. Esta carta menciona, además, un problema añadido, derivado de dicha corrupción: la presencia de un número cada vez mayor de soldados que, habiendo sido licenciados o, simplemente, al no recibir sostenimiento, se dedican al bandidaje, por lo que debemos considerar actuaciones similares a las de Cerealio como causa directa del incremento de la inseguridad en la provincia. En este contexto, el propio Sinesio atribuye el inicio de las oleadas de ataques a la vulnerable situación de las defensas de la Cirenaica, de la cual los Ausurianos habrían tenido conocimiento a través de los Makai, aquellos 23. Synes., epist., 133, 24-25. 24. Synes., epist., 130, 132 y 133. 25. Synes., epist., 130, 9-15. Todas las traducciones al castellano de las cartas de Sinesio de Cirene proceden de García Romero (1995).

1284 Ana de Francisco Heredero que el Edicto de Anastasio (cf. supra) señalaba como único grupo poblacional autorizado a cruzar el limes de la Cirenaica: «De todo se enteraron rápidamente los mácetas y la noticia se ha transmitido de estos semibárbaros (μιξοβαρβάρων) a los bárbaros (βαρβάρουϛ): “llegaron entonces como lo hacen las hojas y flores en la primavera”»26. A ello se añadió, como ya hemos mencionado anteriormente, la ausencia de cualquier envío de ayuda imperial durante los ataques (o al menos no consta en las fuentes), a pesar de que encontramos en las cartas y discursos de Sinesio varias peticiones de refuerzos27 que al parecer que nunca fueron enviados. La causa de esta aparente indolencia por parte del Emperador ante los sucesos que se estaban produciendo en la Cirenaica es fácil de suponer. En el momento en que aproximadamente 2.000 guerreros ausurianos28 atravesaban por vez primera el limes de la Cirenaica, una coalición de 70.000 suevos, vándalos y alanos, entre los cuales se contarían al menos 10.000 guerreros, cruzaban el Rin29. El emperador estaba por lo tanto ocupado con asuntos militares de mayor importancia, y la sucesión de razias en la provincia africana no constituía un asunto prioritario. De ahí que las poblaciones cireneas quedaran prácticamente a merced de los ataques que las sobreviniesen. Surgía entonces la necesidad de organizar unas defensas propias, de carácter privado: Ninguno de nosotros se irrita, sino que permanecemos sentados en casa aguardando ‘la ayuda de una higuera’, o sea, a nuestros soldados, y lo único que sale de nuestra boca es su salario y sus ventajas en tiempos de paz, como si lo que debiéramos hacer fuera querellarnos con éstos y no defendernos de aquéllos. ¿No nos dejaremos de tanta cháchara? ¿No vamos a ser nunca sensatos y a reunir a los campesinos, a los labradores, para marchar contra los enemigos en favor de nuestros hijos, de nuestras esposas, de nuestra tierra y, si quieres, de nuestros propios soldados? ¡Qué bien estaría, ya en época de paz, hablar de todo esto, de cómo fuimos nosotros quienes les procuramos el sustento y la salvación! Lo cierto es que yo he dictado esta carta ya casi montándome en el caballo y que, de acuerdo con las presentes circunstancias, me he hecho con tropas (λόχοι) y con jefes que las manden (λοχαγοί). Se me está reuniendo también en Asusamante un numeroso grupo y les he comunicado a los diostas que se encuentren conmigo en Cleopatra. Y cuando me ponga en camino y corra 26. 27. 28. 29.

Synes., epist., 130, 15. Synes., epist., 69; 78, 28-36; catast., i, 306 a; ii, 301 a. Roques (1987), p. 290. Heather (2010), p. 208.

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la noticia de que hay una joven milicia reunida en torno a mí, espero que sean muchos más los voluntarios. Llegarán, pues, de todos lados, los mejores para tomar parte en una noble empresa, pero también los más viles para arrebatar los despojos30.

En primer lugar, Sinesio menciona una de las razones por las cuales hemos de considerar a sus tropas como un ejército y no como una simple banda armada: estaban organizadas, en secciones o compañías (λόχοι), con jefes que las mandaban (λοχαγοί). En segundo lugar, nos habla de la composición de sus tropas, «campesinos y labradores». La integración de campesinos en las filas de los ejércitos privados es una característica inherente a la formación de los mismos. En Hispania, Orosio31 nos informaba de cómo Dídimo y Veriniano dirigían tropas privadas integradas por campesinos de sus predios (seruli) y sirvientes domésticos (vernaculi). También Prisciliano contaba con tropas privadas32 que incluían mujeres, además de los colonos de los obispos que le eran fieles. En Panfilia, ante la desprotección por parte de los mandos militares provinciales33, un ciudadano llamado Valentín reclutó un ejército de esclavos y campesinos para defenderse de los ataques de los godos34. No sabemos si entre las tropas de Sinesio habría también esclavos, aunque éste se lamenta de la integración entre sus filas de «los más viles»35. Junto a ellos, la población de las ciudades debió de unirse también a estas tropas; Sinesio menciona a «los diostas». Un elemento más que debemos considerar en la composición de estas tropas privadas es, como ya hemos mencionado, el de los soldados licenciados, o faltos de la manutención que antes les proporcionaba el Imperio. Es el caso de los balagritas: De noche con los mozos recorro la colina y les ofrezco a las mujeres la posibilidad de dormir sin miedo alguno, sabiendo que hay quienes velan por ellas. Están conmigo también algunos soldados del cuerpo de los balagritas. Éstos, antes de ser Cerealio el comandante, eran arqueros de a caballo (ἱπποτοξόται): al entrar ése en el cargo, sus caballos fueron vendidos y se convirtieron simplemente en arqueros. Pues bien, a mí me sirven hasta sin caballos: necesitamos arqueros para proteger los pozos y el río, ya que no tenemos agua dentro del 30. 31. 32. 33. 34. 35.

Synes., epist., 125, 8-26. Oros., hist., vii, 40, 5. Sulp. Sev., chron., ii, 46, 6. Claud., xx, 580-584. Zos., v, 15, 5. Synes., epist.,125, 26.

1286 Ana de Francisco Heredero recinto. […] Anímate, pues, tú también y llama a los otros, y los dos caballos del comandante, que son tan costosos de mantener y que se alimentan gracias a nuestros impuestos, manda que te los traigan […]. Y si tú también necesitas arqueros, llámalos y vendrán […] Lo que busco son pocos hombres, pero que no desmientan esa condición de hombres. Y si doy con algunos así (con la ayuda de Dios hay que decir), me llenaré de confianza36.

En general, la composición de los ejércitos privados debió de ser bastante heterogénea. Junto a los soldados licenciados quizá debamos pensar en la incorporación de desertores a sus filas. Recordemos que el Codex Theodosianus contiene varias disposiciones destinadas a evitar que los domini acojan a los desertores en sus tierras37, tal y como hizo, por ejemplo, Salviano de Marsella, quien nos informa de ello en su obra38. Respecto a la incorporación de campesinos y labradores “voluntarios”39, es importante señalar que existe una importante relación entre la formación de ejércitos privados y la existencia de relaciones de dependencia, que pueden variar desde el patrocinium al colonato. Sinesio era uno de los principales latifundistas de la Cirenaica y, como tal, podemos pensar que una parte importante de los campesinos incorporados en sus tropas tenían algún tipo de relación de dependencia con él o con sus tierras. Si bien este tipo de relaciones pueden variar mucho entre unas regiones y otras, los datos más próximos los encontramos en Egipto, donde conocemos en el último tercio del siglo iv dos disposiciones40 que nos informan de la existencia de campesinos libres que, con el objetivo de evadir impuestos, se habían acogido a la protección de duces u oficiales del comes Aegypti, siendo éstos grandes propietarios, a 36. Synes., epist., 132, 20-44. 37. CTh., vii, 1, 17, pr.: Idem aa. Romuliano praefecto Urbi. Si qui miles ex his, qui praesentes divino obsequio nostrae clementiae deputati sunt et qui in hac esse urbe praesente comitatu concessi sunt quive de aliis numeris vel legionibus sunt, repertus fuerit vel sibi vacans vel alieno obsequio contentus, nobis ilico nuntietur, ita ut conscii, qui talium praesentiam non praebuerint, viginti libras auri sciant esse se multandos; vii, 17, 1: Sin vero quisquam missus a numero vel a tribuno ad comitatum serenitatis nostrae pervenerit, ilico se viris illustribus comitibus offerre festinet et causas profectionis exponat, ut et responsum caeleste mereatur et citam remeandi accipiat facultatem. Dat. kal. feb. Constantinopoli Honorio a. IIII et Eutychiano conss. (febr. 398). 38. Salv., gub., v, 7. 39. Synes., epist., 125, 24. 40. CTh., xi, 3, 3: quimcumque ex officio tuo vel ex quocumque hominum ordine vicos in suum detecti fuerint patrocinium suscepisse, constitutas Iuent poenas; xi, 24, 1: Colonorum multitudinem indicasti per Aegyptum constitutorum ad eorum sese, qui variis honoribus fulciuntur, ducum etiam patrocinia contulisse.

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quienes pagaban de forma regular una renta41. Otra disposición nos informa, a principios del siglo v, de que la Iglesia de Alejandría, por especial concesión del prefecto Augustal, podía mantener metrocomiae or publici vici bajo su protección, siempre que los aldeanos pagaran todos sus impuestos42. Sabemos, por otra parte, que las iglesias norteafricanas, como resultado de donaciones, se estaban convirtiendo en grandes posedoras de tierra43. Por lo tanto Sinesio, fuera por su condición de aristócrata terrateniente, o bien por su cargo como metropolitano de Ptolemaida, estaba en posición de contar con un gran número de siervos que integrar a su ejército, cuya vinculación puede teóricamente definirse como “voluntaria”. En relación con ésto es importante el hecho de que Sinesio reúna a sus tropas en Asusamante, una de sus propiedades. A partir del siglo iv, el paisaje cireneo (al igual que el de 41. Jones (1964), pp. 776-7. 42. CTh., xi, 24, 6: Impp. Honorius et Theodosius aa. Aureliano praefecto praetorio. Valerii, Theodori et Tharsacii examinatio conticiscat, illis dumtaxat sub Augustaliano iudicio pulsandis, qui ex Caesarii et Attici consulatu possessiones sub patrocinio possidere coeperunt. Quos tamen omnes functionibus publicis obsecundare censemus, ut patronorum nomen extinctum penitus iudicetur. Possessiones autem athuc in suo statu constitutae penes priores possessores residebunt, si pro antiquitate census functiones publicas et liturgos, quos homologi coloni praestare noscuntur, pro rata sunt absque dubio cognituri./ Metrocomiae vero in publico iure et integro perdurabunt, nec quisquam eas vel aliquid in his possidere temptaverit, nisi qui ante consulatum praefinitum coeperit procul dubio possidere, exceptis convicanis, quibus pensitanda pro fortunae condicione negare non possunt./ Et quicumque in ipsis vicis terrulas contra morem fertiles possederunt, pro rata possessionis suae glebam inutilem et collationem eius et munera recusent./ Ii sane, qui vicis quibus adscripti sunt derelictis, et qui homologi more gentilicio nuncupantur, ad alios seu vicos seu dominos transierunt, ad sedem desolati ruris constrictis detentatoribus redire cogantur, qui si exsequenda protraxerint, ad functiones eorum teneantur obnoxii et dominis restituant, quae pro his exsoluta constiterit./ Et in earum metrocomiarum locum, quas temporis lapsus vel destituit vel viribus vacuavit, ex florentibus aliae subrogentur./ Arurae quoque et possessiones, quas curiales quolibet pacto publicatis aput acta provincialia desideriis suis vel reliquerunt vel possidere alios permiserunt, penes eos, qui eas excoluerunt et functiones publicas recognoscunt, firmiter perdurabunt, nullam habentibus curialibus copiam repetendi./ Quidquid autem in tempus usque dispositionis habitae a viro illustri decessore sublimitatis tuae ecclesiae venerabiles, id est Constantinopolitana atque Alexandrina possedisse deteguntur, id pro intuitu religionis ab his praecipimus firmiter retineri, sub ea videlicet sorte, ut in futurum functiones omnes, quas metrocomiae debent et publici vici pro antiquae capitationis professione debent, sciant procul dubio subeundas./ Nequaquam cefalaeotis, irenarchis, logografis chomatum et ceteris liturgis sub quolibet patrocinii nomine publicis functionibus denegatis, nisi quid ex his quae exigenda sunt vel neglegentia vel contemptus distulerit./ Metrocomias possidere nostro beneficio meruerunt, et publicos vicos committere compellantur. Dat. iii non. decemb. Honorio x et Theodosio vi aa. conss. (dic. 415). 43. Jones (1964), p. 781.

1288 Ana de Francisco Heredero la Tripolitana) se caracteriza por la abundancia de granjas y villas fortificadas, lo que nos habla de la peligrosidad de la región. Además se ha constatado que se trataba centros de producción agropecuaria capaces generar excedente44. La finca a la que alude Sinesio podría constituir uno de esos centros, cuya producción excedentaria bien podría ser empleada para el sostenimiento de tropas: Yo me he hecho ya con trescientas lanzas y otros tantos cuchillos, pero espadas de doble filo no había de antes más de diez. Entre nosotros no se forjan esas armas de hierro tan largas. Pienso, sin embargo, que los cuchillos hieren con mayor eficacia los cuerpos de los adversarios, así que éstos serán los que utilicemos. Y si hay que utilizar mazas, también tendremos: nuestros acebuches son buenos para eso. Algunos poseen hachas de un solo filo, colgadas de la cintura de cada uno, con las que golpearemos sus escudos para estar igual que aquéllos, dado que nosotros no tenemos armas defensivas. El combate me imagino que será mañana, pues algunos enemigos se han encontrado ya con nuestros exploradores […] Lo cierto es que mañana, con ayuda de Dios, venceré a los enemigos y, si es necesario, los venceré una vez más45.

El sostenimiento de un ejército privado no sólo implicaba la manutención de las tropas sino, además, proporcionarles armas. Posiblemente en los hornos de esta villa o granja fortificada se forjaron las puntas de lanza y los cuchillos que se mencionan, aunque otras armas (espadas, corazas, cascos…) requerirían artesanos especializados. Tampoco contaban con mazas de hierro ni con hachas de doble filo, como los que utilizaba el ejército regular; tenían, en cambio, mazas de madera y hachas de un filo, propias de las labores agrícolas. Por lo tanto el equipamiento en este caso era, ante lo inminente de la situación, improvisado. Pero Sinesio contaba con las amistades adecuadas para hacerse con un armamento más adecuado, en particular con Olimpio, personaje a quien conoció durante presencia como embajador en Constantinopla46. Te permito que me envíes regalos (pues debe condescender Sinesio ante Olimpio), sin embargo que no sean regalos lujosos (que ya con anterioridad critiqué el lujo en los cuarteles para la tropa) sino útiles para el ejército: arcos y flechas, pero flechas con sus regatoncitos. La verdad es que arcos podría comprarlos en otro sitio e incluso podría reparar los que hay, pero flechas no es fácil con44. Wilson (2004), p. 149. 45. Synes., epist., 108, 1-19. 46. Lacombrade (1951), pp. 51-2.

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seguirlas, al menos las de calidad. Y es que las egipcias tienen abultada la parte de los nudos y hundido el espacio entre ellos, y es por eso que se desvían de su trayectoria: se parecen a corredores que en el mismo arrancadero se traban y tropiezan. Las vuestras, por el contrario, tienen una buena longitud y son perfectamente redondas en forma de un único cilindro, cosa que es primordial para que el tiro vaya derecho47.

La dificultad de Sinesio a la hora de aprovisionar de armas a su ejército tiene sus causas en la legislación emitida desde comienzos del siglo v, orientada a que ningún particular pudiese fabricar o vender armas. El único medio que existía para abastecerse de armas era que éstas fueran proporcionadas por el Estado a través de las fabricae imperiales, situación de la que Sinesio se queja ante su hermano: Un gracioso es lo que eres al impedirme que me provea de armas cuando a los enemigos ya los tenemos encima y se están haciendo botín de todo y pasan a cuchillo diariamente a pueblos enteros, sin que nuestros soldados se dejen ver siquiera. ¿Vas a decir ahora que a los particulares no les está permitido llevar armas, sino sólo morir, desde el momento en que el estado trata con severidad a quien intenta salvarse?48

En esta carta Sinesio se refiere muy probablemente a la disposición de Código Teodosiano en la que se prohíbe llevar armas a los particulares49. Pero sabemos que el Estado no siempre mantuvo esta actitud respecto al uso de las armas por los ciudadanos. En determinadas ocasiones incluso llegó a encomendar a ciudadanos armados la defensa del orden público50, tanto frente a los bárbaros como, en general, frente a los bandidos, incluyéndose los desertores51. El cambio de actitud podría deberse entonces a un cambio de coyuntura política. Es muy posible que, en un momento de inestabilidad política como el que vivía el Imperio, la legislación a la que nos hemos referido fuese emitida con el fin de evitar la creación de ejércitos privados y su uso por parte de usurpadores. En este sentido, podemos hacernos la siguiente pregunta: ¿hasta dónde llegaba el poder de Sinesio de Cirene, un hombre que contaba con un ejér47. Synes., epist., 133, 34-45. 48. Synes., epist., 107, 1-6. 49. CTh., xv, 15: Quod armorum usus interdictus est: Impp. Valentinianus et Valens aa. ad Buleforum consularem Campaniae. Nulli prorsus nobis insciis adque inconsultis quorumlibet armorum movendorum copia tribuatur. Dat. III non. octob. Altino divo Ioviano et Varroniano conss. (364 oct. 5). 50. MacMullen (1966), p. 195. 51. Cf. Tac., hist., i, 46; CTh., vii, 20, 7; Symm., epist., vii, 38; Liban., or., xviii, 104.

1290 Ana de Francisco Heredero cito bajo su mando? ¿Era la función de este ejército únicamente la defensa frente a los bárbaros, tal y como defiende en sus cartas? Desde luego, la posesión de un vasto patrimonio, como era el suyo, de una influencia política más allá de la provincia y de una fuerza militar bajo sus órdenes implica que estaba en posesión de un poder importante. Sobre ejércitos privados como éste, el Emperador no tenía más autoridad que la que tuviera sobre sus dirigentes52. Por otra parte el ejercicio de la autodefensa en un contexto de aislamiento y desprotección respecto del gobierno imperial provocó el fortalecimiento de un sentimiento de arraigo local. Sinesio ejerce con sus tropas privadas la defensa de su territorio y su ejército no lucha al servicio del Emperador, sino de su «patria» (el término πατρίς llega a ser empleado en la correspondencia un total de 22 ocasiones). El epistolario de Sinesio nos informa de un momento en que el poder imperial parecía haber abandonado a la Cirenaica a su suerte. La aristocracia provincial se erigía ahora en directora de los asuntos políticos de la comunidad, reconvertida, en ocasiones, en nobleza eclesiástica, puesto que, ante esa situación, la Iglesia realizó una efectiva labor de integración de los notables provinciales como medio de recoger el testigo del poder en las provincias. En este contexto fue ordenado obispo Sinesio de Cirene, unos pocos años antes de su muerte en el 413. En síntesis, podemos afirmar que el caso de Sinesio constituye un ejemplo excelente de la organización de ejércitos privados en la Antigüedad Tardía. Su epistolario es, en este aspecto, una fuente de información inestimable para el estudio de sus características y el análisis de las causas que llevaron a su formación. Podemos asumir la creación de estos ejércitos como consecuencia de la dislocación del poder imperial en las provincias en el siglo v, y debemos considerar el fortalecimiento del colonato privado como un factor decisivo para su desarrollo, en un contexto de resurgimiento del poder de las aristocracias locales.

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