Ecovocabolario

June 24, 2017 | Autor: Grazia Biorci | Categoría: Environmental Education, Languages and Linguistics
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Descripción

RIFIUTI

Ecovocabolario - RIFIUTI

Premessa ARPAL (Agenzia Regionale per la Protezione dell’Ambiente Ligure) e Regione Liguria pubblicano periodicamente la relazione sullo stato dell’ambiente ligure, che contiene i dati relativi alla situazione dell’ambiente in Liguria descritta attraverso dieci aree tematiche (biodiversità, aria, meteo, energia, acque superficiali, acque sotterranee, scarichi, ambiente marino costiero, rifiuti, contaminazione suolo, campi elettromagnetici, radiazioni ionizzanti e strumenti di sostenibilità). L’obiettivo della pubblicazione è garantire l’accessibilità al grande pubblico delle informazioni scientifiche sull’ambiente attraverso un linguaggio comprensibile anche a un pubblico non specialistico. Alcuni riscontri presso i destinatari della relazione hanno però evidenziato alcune criticità di lettura, che hanno portato alla definizione del progetto “Ecovocabolario”. L’Ecovocabolario è stato pensato come un supporto alla lettura della relazione sullo stato dell’ambiente (e dei documenti divulgativi di natura tecnica, più in generale), che contenga la spiegazione dei termini più importanti e significativi per la comprensione del testo. La ricerca è stata condotta da un gruppo di lavoro del CNR – ISEM (Centro Nazionale delle Ricerche - Istituto di Storia dell’Europa Mediterranea), supportato dai tecnici di ARPAL che si occupano di educazione e comunicazione ambientale e della tematica rifiuti. Tale tema, infatti, è stato scelto in quanto problematica tra le più sentite dalla cittadinanza e ha costituito l’area “pilota” su cui si è concentrata la ricerca. Legambiente Liguria ha invece collaborato in una prima fase di testing dello strumento presso alcune scuole del Comune di Genova. La validazione definitiva è stata invece realizzata da ARPAL – CREA, sempre in alcune scuole del Comune di Genova, nell’ambito della Settimana Europea per la Riduzione della Produzione dei Rifiuti svoltasi dal 22 al 30 novembre. L’Ecovocabolario ha l’aspetto e la funzione di un dizionario enciclopedico specializzato sui termini ambientali. Propone infatti un repertorio terminologico ragionato e spiegato in linguaggio comune, che sieneente i diversi gradi di specializzazione dei termini usati nella Relazione sullo stato dell’ambiente: dalla classificazione tassonomica scientifica alla classificazione pseudo-scientifica a quella “volgare”. Le definizioni dei termini ambientali sono il risultato di un lavoro di integrazione linguistica e concettuale tra le definizioni attestate nei diversi dizionari di lingua italiana, le voci enciclopediche sia su supporto cartaceo sia on-line e la legislazione vigente in materia ambientale. La redazione delle definizioni integrate per i diversi termini specialistici ambientali ha imposto quindi la scelta di un criterio metodologico da adottare per tutti i termini. -

Scelta del vocabolario di riferimento: dopo un’attenta analisi nei diversi

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dizionari della lingua italiana dei termini con marca ambientale, si è deciso di riportare, come dizionario di riferimento nella pagina di consultazione dell’Ecovocabolario, solo le voci del GRADIT (Grande Dizionario Italiano dell’uso di De Mauro pubblicato dalla UTET) poiché questo dizionario basa le definizioni dei lemmi sull’uso dei lemmi stessi in diversi contesti esemplificati. Scelta della fonte legislativa: a fonte prioritaria per la definizione dei termini specifici ambientali è stata il decreto legislativo 152/06 “Norme in materia ambientale”, insieme alle norme attuative che regolamentano la tematica “rifiuti” in specifico. I termini considerati nell’Ecovocabolario sono segnati in corsivo grassetto verde. Ogni termine è spiegato mediante: - la definizione “integrata” che illustra i concetti fondamentali riferiti al termine stesso; - la definizione tout court del Vocabolario GRADIT con tutti i dettagli lessicografici (ove esista); - la definizione riportata dalla legge (ove esista). In blu sono espressi i termini che rimandano alle schede tecniche: schede di approfondimento molto mirate, che presumono competenze specifiche, e nelle quali il linguaggio è necessariamente specialistico. Le illustrazioni dell’Ecovocabolario sono originali di Franco Gambale, biofisico e direttore dell’Istituto di Biofisica del CNR di Genova. I suoi disegni “parlanti”, realizzati e regalati appositamente per l’Ecovocabolario, evidenziano con grande acutezza e umorismo i problemi spinosi e cruciali legati all’ambiente, veicolando con coerenza importanti messaggi di eco-sostenibilità e eco-consapevolezza.

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LEGENDA

In corsivo grassetto verde sono le voci definite nell’Ecovocabolario: es. ecoballa, compost. In corsivo nero sono i passi delle leggi relative agli argomenti ambientali trattati. Le parole blu rimandano alle schede tecniche in fondo al vocabolario: es. lagunaggio, decomposizione biochimica DEFINIZONE DEL VOCABOLARIO è Definizione del dizionario della lingua italiana GRADIT DEFINIZIONE LEGISLATIVA è Definizione della normativa italiana in materia ambientale

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A B C D E F G H I L M N O P Q R S T U V Z

Centro di raccolta

A

rea custodita, che oltre ad accogliere i rifiuti provenienti dalla raccolta differenziata, è dotata anche di apposite attrezzature per lo stoccaggio dei rifiuti. In particolare: • Carta, cartone • Legno • Vetro • Plastica • Metalli e materiali ferrosi • Materiali ingombranti e beni durevoli • I rifiuti derivati da materiali elettronici (monitor, radio, tastiere, televisori, neon, ecc.) • Materiali inerti (piastrelle,mattoni, cemento, ecc.) • Residui di vernici, pitture, solventi, sigillanti induriti • Residui da sfalci e potature • Oli minerali e vegetali • Toner (nella scatola protettiva) • Accumulatori al piombo • Pile e batterie • Tubi fluorescenti • Medicinali scaduti • Bombolette spray Al centro di raccolta i cittadini possono portare gratuitamente alcuni rifiuti ingombranti (quali lastre di vetro, materassi, mobili) o pericolosi (quali batterie esauste, vernici e solventi, frigoriferi). Dal centro di raccolta i materiali (tal quali o separati, per quanto possibile, nelle loro componenti monomateriale) vengono inviati agli impianti di recupero o allo smaltimento controllato. Sinonimo di Isola Ecologica e Ecocentro. DEFINIZIONE LEGISLATIVA Art. 183, comma 1, lettera cc) d. lgs. 152/2006 e smi centro di raccolta: area presidiata ed allestita, senza ulteriori oneri a carico della finanza pubblica, per l'attività di raccolta mediante raggruppamento differenziato dei rifiuti per frazioni omogenee conferiti dai detentori per il trasporto agli impianti di recupero e trattamento.

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Combustibile derivato dai rifiuti (CDR)

C

ombustibile alternativo ottenuto dalla componente secca triturata dei rifiuti solidi urbani e speciali non pericolosi (carta, plastica, fibre tessili, imballaggi) esclusi materiali quali vetro, metalli e inerti, che ne abbasserebbero il potere calorifico. Il CDR è generalmente raccolto in blocchi denominati ecoballe e viene utilizzato per la combustione negli impianti di termovalorizzazione oppure per la combustione in impianti industriali (cementifici, acciaierie, centrali termoelettriche).

DEFINIZIONE DEL VOCABOLARIO Combustibile: agg., s.m. 1 agg. sostanza, che può bruciare: materie combustibili 2 s.m. sostanza naturale o artificiale in grado di fornire energia termica per combustione: c. liquido, solido, gassoso

DEFINIZIONE LEGISLATIVA Dal d.lgs 152/2006 (Norme in materia ambientale) art.183 combustibile da rifiuti (CDR): il combustibile classificabile, sulla base delle norme tecniche UNI 9903-1 e successive modifiche ed integrazioni, come CDR di qualità normale, che e' uttenutoti urbani e speciali non pericolosi mediante trattamenti finalizzati a garantire un potere calorifico adeguato al suo utilizzo, nonché a ridurre e controllare: 1) il rischio ambientale e sanitario; 2) la presenza di materiale metallico, vetri, inerti, materiale putrescibile e il contenuto di umidità; 3) la presenza di sostanze pericolose, in particolare ai fini della combustione.

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Compost

I

nsieme di materie organiche triturate che si ottengono dal compostaggio della frazione organica secca e umida dei rifiuti urbani. E’ una sostanza comparabile all’humus utilizzabile in agricoltura come fertilizzante e concime. Termine di derivazione anglosassone da to compost “trasformare, trasformarsi in composto”.

DEFINIZIONE DEL VOCABOLARIO

Compost: s.m. inv. sostanza ottenuta mediante compostaggio, usata in agricoltura come fertilizzante DER. compostaggio, compostare SIN. Composto

DEFINIZIONE LEGISLATIVA Dal d.lgs 152/2006 (Norme in materia ambientale) art.

n.183compost da rifiuti: prodotto ottenuto dal compostaggio della frazione organica dei rifiuti urbani nel rispetto di apposite norme tecniche finalizzate a definirne contenuti e usi compatibili con la tutela ambientale e sanitaria e, in particolare, a definirne i gradi di qualità.

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Compostaggio

P

rocesso di degradazione in presenza di ossigeno (trattamento aerobico) e della frazione organica dei rifiuti (gli scarti di cucina,gli scarti dell’attività di giardinaggio, gli scarti naturali delle potature, gli scarti alimentari) dal quale si produce una sostanza detta compost usata come ammendante in agricoltura. Il processo di compostaggio è realizzato da microrganismi e simula, in condizioni controllate e accelerate dall'uomo, il processo naturale di degradazione della sostanza organica. Il compostaggio è una forma di recupero di materia che permette di recuperare la frazione organica dei rifiuti, che costituisce circa il 30% in peso dei rifiuti urbani.

DEFINIZIONE DEL VOCABOLARIO

Compostaggio: s.m.[1985; der. di compost–aggio] trattamento di rifiuti solidi urbani trasformati in compost mediante decomposizione biochimica

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Discarica

L

uogo, area, o zona in cui sono depositati in modo non selezionato e prmanente i rifiuti urbani e i rifiuti speciali, che non possono essere inviati al recupero o che costituiscono scarti dei processi di recupero stessi. È una delle più comuni operazioni di smaltimento. La discarica viene attualmente ammessa solo come modalità di smaltimento residuale per rifiuti non riutilizzabili o recuperabili altrimenti. La discarica viene attualmente ammessa solo come modalità di smaltimento residuale per rifiuti non riutilizzabili o recuperabili altrimenti. Le discariche comportano infatti alcuni impatti tra cui un’occupazione notevole di suolo, emissioni di gas serra e produzione di percolato (che deve essere raccolto e trattato perché contiene sostanze pericolose). Non sono discariche le zone in cui i rifiuti vengono stoccati provvisoriamente per essere poi mandati a successivi trattamenti (recupero di materia o di energia). DEFINIZIONE DEL VOCABOLARIO Discarica: s.f. [1925] luogo in cui vengono scaricati materiali di rifiuto: d. pubblica municipale, d. di rifiuti tossici | l’operazione di scarico di tali materiali: è concessa, vietata la d.

DEFINIZIONE LEGISLATIVA D.lgs. 36/2003 (Attuazione della direttiva 1999/31/CE relativa alle discariche di rifiuti):area adibita a smaltimento dei rifiuti mediante operazioni di deposito sul suolo o nel suolo, compresa la zona interna al luogo di produzione dei rifiuti adibita allo smaltimento dei medesimi da parte del produttore degli stessi, nonché qualsiasi area ove i rifiuti sono sottoposti a deposito temporaneo per più di un anno. Sono esclusi da tale definizione gli impianti in cui i rifiuti sono scaricati al fine di essere preparati per il successivo trasporto in un impianto di recupero, trattamento o smaltimento, e lo stoccaggio di rifiuti in attesa di recupero o trattamento per un periodo inferiore a tre anni come norma generale, o lo stoccaggio di rifiuti in attesa di smaltimento per un periodo inferiore a un anno.

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Ecoballa

B

locchi cilindrici formati da rifiuti, urbani e speciali non pericolosi, che, sottoposti ad adeguato trattamento di selezione per aumentarne il potere calorifico, sono poi triturati e fasciati in pellicole di plastica. Le ecoballe possono poi essere ammassate in grandi accumuli noti con il nome di piramidi. L'Ecoballa è la modalità di impacchettamento più comune del combustibile da rifiuti (CDR) e viene utilizzata negli impianti la cui tecnologia ne consente l'utilizzo (quali ad esempio i termovalorizzatori).

DEFINIZIONE DEL VOCABOLARIO Ecoballa: s.f. [2001 in “La Repubblica”; comp. di eco e balla] grossa balla di rifiuti pressati e avvolti nel cellofan

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Centro di raccolta

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Frazione Merceologica

C

lassificazione delle diverse tipologie di rifiuto in base al materiale (carta,vetro, plastica, legno, metalli, altro) di cui sono fatte. La separazione delle diverse frazioni merceologiche è alla base della raccolta differenziata ed indispensabile per il riciclaggio dei rifiuti: una volta raccolte separatamente infatti sono destinate ciascuna al proprio ciclo di trasformazione, al fine di ottenere dal rifiuto nuova materia prima secondaria di buona qualità riutilizzabile nei processi produttivi. Le frazioni merceologiche si suddividono in: •Frazione organica: materiale organico domestico (quali scarti di cucina, scarti di verdure, fondi di caffè) o derivante da mense, mercati, ristoranti e i residui del verde pubblico e privato (ramaglie, potature, fogliame) •Carta, cartone e poliaccoppiati (tetrapack) •Vetro: bottiglie, vasetti, bicchieri •Plastica: plastica in film (pellicole per alimenti), plastica per contenitori per liquidi, plastiche per imballaggi •Legno: cassette, mobili, assi •Metalli: ferrosi o non ferrosi (lattine in alluminio, scatolette in acciaio, cavi di rame)

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Frazione Merceologica

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Frazione Organica

L

a frazione organica è la frazione umida dei rifiuti urbani (RU) e si divide in: •Frazione putrescibile: rifiuti organici contenenti un percentuale di acqua abbastanza elevata (quali frutta, verdura, scarti di cucina), che facilmente marciscono. •Frazione verde/marrone: rifiuti organici contenenti una bassissima percentuale di umidità che tendono a diventare ancora più secchi e mai a marcire (ramaglie, potature di piante). Tali rifiuti possono essere utilizzati come combustibile per produrre energia. La frazione organica può essere separata mediante la raccolta differenziata (RD) o la selezione e il trattamento dei rifiuti urbani post raccolta. La parte putrescibile e quella verde/marrone vengono utilizzate, miscelate in modo appropriato, per la produzione di compost.

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Imballaggio

M

ateriale, involucro, contenitore usato per contenere, proteggere e conservare le merci durante la spedizione, l'immagazzinaggio e la vendita di un prodotto (scatole e confezioni di cartone, involucri di polistirolo, involucri di materiale plastico a bolle d’aria, cassette di legno usate nei mercati ortofrutticoli, bancali di legno usati nei trasporti come supporti per le merci, ma anche bottiglie, lattine, vaschette per alimenti, scatolette per conserve). Diventa un rifiuto urbano (RU) o un rifiuto speciale nel momento in cui, cessato il suo scopo, diventa un articolo a perdere. Gli imballaggi sono importanti per preservare l'integrità e la salubrità dei prodotti ma hanno un grande impatto ambientale, sia in termini di consumo di risorse necessarie per produrli sia per quanto è necessario fare per recuperarli o smaltirli una volta diventati rifiuti. La riduzione degli imballaggi è diventata una necessità stringente così come la progettazione ed utilizzo di imballaggi già predisposti per il riuso e il recupero.

DEFINIZIONE DEL VOCABOLARIO Imballaggio: s.m. contenitore in cui si imballano le merci: un i. di cartone, i. a rendere, a perdere

DEFINIZIONE LEGISLATIVA D.lgs. 152/2006 (Norme in materia ambientale) art. n.218 ("Norme in materia ambientale"): il prodotto, composto di materiali di qualsiasi natura, adibito a contenere determinate merci, dalle materie prime ai prodotti finiti, a proteggerle, a consentire la loro manipolazione e la loro consegna dal produttore al consumatore o all'utilizzatore, ad assicurare la loro presentazione, nonchè gli articoli a perdere usati allo stesso scopo

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Imballaggio

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I

Impianto di incenerimento/Inceneritore

mpianto destinato alla combustione dei rifiuti urbani (RU) e/o speciali ai fini dello smaltimento. L’impianto di incenerimento include tutte le apparecchiature e le attrezzature e i sistemi tecnici necessarie per: • la ricezione dei rifiuti urbani (RU) e dei rifiuti speciali in ingresso allo stabilimento e lo stoccaggio. • il pretrattamento dei rifiuti (con la rimozione della frazione non combustibile). • la combustione e l’incenerimento dei rifiuti in condizioni controllate: i forni sono portati a temperature molto elevate (anche superiori ai 1.000 °C). • la movimentazione e lo stoccaggio delle ceneri e dei fanghi, che costituiscono il rifiuto prodotto dall'inceneritore. • il controllo dei fumi di scarico inquinanti (che possono contenere polveri, diossine, gas acidi, ecc.) Attualmente non è più possibile costruire inceneritori che non prevedano anche il recupero energetico (vedi impianto di termovalorizzazione)

DEFINIZIONE DEL VOCABOLARIO

Inceneritore: s.m.[1970: der. di incenerire con –tore] impianto per l’incenerimento dei rifiuti e di altri materiali di scarto.

DEFINIZIONE LEGISLATIVA

Dal d.lgs. 133/05 (Attuazione della direttiva 2000/76/CE, in materia di incenerimento dei rifiuti) art. n.2:qualsiasi unità e attrezzatura tecnica, fissa o mobile, destinata al trattamento termico di rifiuti ai fini dello smaltimento, con o senza recupero del calore prodotto dalla combustione. Sono compresi in questa definizione l'incenerimento mediante ossidazione dei rifiuti, nonche' altri processi di trattamento termico, quali ad esempio la pirolisi, la gassificazione ed il processo al plasma, a condizione che le sostanze risultanti dal trattamento siano successivamente incenerite. La definizione include il sito e l'intero impianto di incenerimento, compresi le linee di incenerimento, la ricezione dei rifiuti in ingresso allo stabilimento e lo stoccaggio, le installazioni di pretrattamento in loco, i sistemi di alimentazione dei rifiuti, del combustibile ausiliario e dell'aria di combustione, i generatori di calore, le apparecchiature di trattamento, movimentazione e stoccaggio in loco delle acque reflue e dei rifiuti risultanti dal processo di incenerimento, le apparecchiature di trattamento degli effluenti gassosi, i camini, i dispositivi ed i sistemi di controllo delle varie operazioni e di registrazione e monitoraggio delle condizioni di incenerimento.

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Impianto di termovalorizzazione/Termovalorizzatore

E

’ un impianto di incenerimento dotato di sistemi di recupero del calore ottenuto dalla combustione dei rifiuti. Il calore generato dalla combustione viene infatti utilizzato per produrre vapore, che a sua volta serve per ottenere energia elettrica o acqua calda. Secondo la legge (Dlgs 133/05 e Dlgs 152/06) è l’unico tipo di inceneritore consentito, ovvero si esclude che i rifiuti possano essere bruciati in impianti che non recuperano energia. I termovalorizzatori possono utilizzare CdR (combustibile da rifiuto), come combustibile. I termovalorizzatori producono a loro volta vari tipi di rifiuti (scorie e ceneri che rappresentano circa il 25-30% in peso dei rifiuti introdotti), che devono essere smaltiti in discarica dopo un idoneo trattamento di inertizzazione.

DEFINIZIONE DEL VOCABOLARIO Termovalorizzatore: [1999 in “La Stampa”; compl. di termo- e valorizzatore] moderno tipo di inceneritore in grado di trasformare determinati rifiuti in fonti energetiche alternative SINONIMO: termoutilizzatore

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Impianto di termovalorizzazione

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Materia prima secondaria

S

i parla di materia prima secondaria in riferimento ai prodotti degli impianti di recupero dei rifiuti, che sono poi destinati ad entrare in altri cicli produttivi. Sono una materia prima secondaria, ad esempio, i granuli di plastica prodotti da un impianto che ricicla contenitori in plastica per liquidi e che poi verranno trasformati in oggetti di arredo urbano da altre industrie.

DEFINIZIONE DEL VOCABOLARIO

Materia prima: loc. s.f. sostanza grezza oggetto di successive lavorazioni industriali

DEFINIZIONE LEGISLATIVA Dal d.lgs. 152/06 art. 181bis Materie, sostanze e prodotti secondari 1. Non rientrano nella definizione di cui all'articolo 183, comma 1, lettera a), le materie, le sostanze e i prodotti secondari definiti dal decreto ministeriale di cui al comma 2, nel rispetto dei seguenti criteri, requisiti e condizioni: a) siano prodotti da un'operazione di riutilizzo, di riciclo o di recupero di rifiuti; b) siano individuate la provenienza, la tipologia e le caratteristiche dei rifiuti dai quali si possono produrre; c) siano individuate le operazioni di riutilizzo, di riciclo o di recupero che le producono, con particolare riferimento alle modalità ed alle condizioni di esercizio delle stesse; d) siano precisati i criteri di qualità ambientale, i requisiti merceologici e le altre condizioni necessarie per l'immissione in commercio, quali norme e standard tecnici richiesti per l'utilizzo, tenendo conto del possibile rischio di danni all'ambiente e alla salute derivanti dall'utilizzo o dal trasporto del materiale, della sostanza o del prodotto secondario; e) abbiano un effettivo valore economico di scambio sul mercato.

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E

Raccolta differenziata (RD)

’ un sistema che consiste nel raccogliere i rifiuti urbani dopo averli suddivisi a seconda del tipo di materiale nelle diverse frazioni merceologiche. La raccolta differenziata è rivolta ai rifiuti recuperabili in quanto possono rientrare nel ciclo produttivo (quali carta, vetro, lattine, contenitori in plastica, scatole metalliche, frazione organica, legno)rifiuti urbani pericolosi (pile, farmaci scaduti, oli esausti) che, vista la loro pericolosità per l'ambiente e la salute umana, devono essere trattati separatamente; i rifiuti non differenziati, ovvero non recuperabili, sono destinati alle discariche oppure ai termovalorizzatori. La raccolta differenziata svolge un ruolo prioritario nel sistema di gestione dei rifiuti in quanto riduce lo smaltimento, ottimizza quantità e qualità del recupero e migliora il funzionamento degli impianti di termovalorizzazione, con minori rischi per la salute e l'ambiente.

DEFINIZIONE DEL VOCABOLARIO Raccolta differenziata: loc. s.f. raccolta dei rifiuti attuata dividendo in contenitori appositi le sostanze riciclabili da quelle non riciclabili frazione merceologica

DEFINIZIONE LEGISLATIVA

Dal d.lgs. 152/06 (Testo unico delle norme in materia ambientale) art. 183 si intende per “raccolta differenziata”: la raccolta idonea a raggruppare i rifiuti urbani in frazioni merceologiche omogenee compresa la frazione organica umida, destinate al riutilizzo, al riciclo ed al recupero di materia. La frazione organica umida è raccolta separatamente o con contenitori a svuotamento riutilizzabili o con sacchetti biodegradabili certificati.

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Raccolta differenziata

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Recupero

I

l recupero è una delle fasi della gestione integrata dei rifiuti, che consente appunto, il recupero eil riutilizzo di risorse o materiali quali la carta, il vetro, la plastica, il legno e i metalli che andrebbero altrimenti sprecati. Questa operazione permette di rimettere in circolazione materiali e sostanze che, dopo un adeguato trattamento, vengono reinserite nel ciclo produttivo sia con le funzioni originarie (e in tal caso si parla di riuso) sia come muova materia prima (materia prima secondaria). Tra le operazioni di recupero rientra anche il recupero di energia, che consiste nell'utilizzo di rifiuti per produrre energia elettrica o termica (per esempio la combustione del CDR). Per quanto riguarda il recupero di materia dei rifiuti urbani le fasi che compongono il processo di recupero sono: • fase di raccolta: il singolo cittadino separa a casa i rifiuti urbani (carta vetro plastica e metallo, ecc.) e li porta negli appositi contenitori sulla strada. L’azienda preposta al ritiro utilizza in seguito mezzi di raccolta e trasporto specifici per ogni frazione merceologica • fase di conferimento all’impianto di selezione/pretrattamento: i rifiuti urbani adatti al recupero (carta, legno, plastica, imballaggi) , sono opportunamente selezionati e trattati a seconda della loro natura per poter essere sottoposti alle successive lavorazioni. La carta ad esempio viene tritata e ridotta in poltiglia, il vetro viene ridotto in piccoli pezzi e le materie plastiche vengono ridotte in scaglie e granuli. • fase di recupero: i materiali provenienti dalla fase di selezione sono lavorati nelle aziende specializzate per ricavarne nuovi prodotti finiti. Si ottengono così imballaggi dalla carta riciclata, nuovi contenitori dal vetro riciclato, tubi per la telefonia o indumenti sintetici dalla plastica riciclata e ammendante dal compostaggio della frazione organica.

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Recupero

DEFINIZIONE DEL VOCABOLARIO Recupero: s.m. operazione che consente il riutilizzo di materiale o risorse che andrebbero altrimenti sprecate r. dell’acqua di una cartiera, r. dei rifiuti

DEFINIZIOINE LEGISLATIVA Dal d.lgs. 152/06 (Testo unico delle norme in materia ambientale) art. 183. Con “recupero” si intendono le operazioni previste nell'allegato C alla parte quarta del presente decreto ovvero: R1 Utilizzazione principale come combustibile o come altro mezzo per produrre energia R2 Rigenerazione/recupero di solventi R3 Riciclo/recupero delle sostanze organiche non utilizzate come solventi (comprese le operazioni di compostaggio e altre trasformazioni biologiche) R4 Riciclo/recupero dei metalli e dei composti metallici R5 Riciclo/recupero di altre sostanze inorganiche R6 Rigenerazione degli acidi o delle basi R7 Recupero dei prodotti che servono a captare gli inquinanti R8 Recupero dei prodotti provenienti dai catalizzatori R9 Rigenerazione o altri reimpieghi degli oli R10 Spandimento sul suolo a beneficio dell'agricoltura o dell'ecologia R11 Utilizzazione di rifiuti ottenuti da una delle operazioni indicate da R1 a R10 R12 Scambio di rifiuti per sottoporli a una delle operazioni indicate da R1 a R11 R13 Messa in riserva di rifiuti per sottoporli a una delle operazioni indicate nei punti da R1 a R12 (escluso il deposito temporaneo, prima della raccolta, nel luogo in cui sono prodotti) N.B. Il presente allegato intende elencare le operazioni di recupero come avvengono nella pratica. I rifiuti devono essere recuperati senza pericolo per la salute dell'uomo e senza usare procedimenti o metodi che possano recare pregiudizio all'ambiente

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Riduzione degli imballaggi

L

a riduzione degli imballaggi è la proposta di uno stile di vita e di consumo consapevole e responsabile rivolto sia alle aziende produttrici e distributrici di merci sia ai cittadini-consumatori. Le azioni proposte alle aziende sono: • la sensibilizzazione delle aziende all’ingrosso e dei fornitori affinché vengano adottate strategie tese a ridurre in peso ed in volume gli imballaggi, ad utilizzare materiali facilmente riciclabili; • favorire l’utilizzo di imballaggi riutilizzabili; l’introduzione nel circuito della vendita di prodotti freschi, dell’uso di contenitori riutilizzabili, riciclabili, o riducibili a compost ove possibile; • favorire la produzione e l’uso di eco-ricariche in modo da favorire il riutilizzo dei contenitori primari originari; • la creazione nei punti vendita di aree facilmente riconoscibili, in cui sono raccolte e adeguatamente pubblicizzate le iniziative di riduzione degli imballaggi e dove il consumatore possa restituire gli stessi. Le azioni proposte ai cittadini – consumatori sono: • riflettere sulla possibilità di una scelta consapevole nell’acquisto di prodotti, alimentari e non, venduti con una minore quantità di imballaggio; • tenere in considerazione anche del tipo di confezione dei prodotti. Le confezioni, spesso a più strati, incidono fortemente sull’impatto ambientale del prodotto. Prediligere quelle riciclabili. Per alimenti e bevande, privilegiare le confezioni tradizionali rispetto alle mini porzioni; preferite, poi, le confezioni in vetro, completamente riciclabili.

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Ecovocabolario - RIFIUTI

Riduzione degli imballaggi

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Rifiuto

T

utti gli oggetti, materiali o sostanze di scarto derivanti dalle attività umane di cui ci si vuole disfare o si è obbligati a farlo per legge. Si tratta di materiali diventati inutilizzabili perché rotti, consumati oppure dannosi alla salute. Comunemente rifiuto domestico. Sin.: immondizia, spazzatura, pattume. Si distinguono due categorie di rifiuti: i rifiuti urbani e i rifiuti speciali. La gestione dei rifiuti, dalla produzione allo smaltimento, comprende diverse fasi: • la raccolta dei rifiuti (differenziata o meno) • il loro eventuale trattamento post raccolta per migliorare l'omogeneità del materiale o aumentarne il potere calorifico • il recupero di materia (attraverso il riciclaggio o il compostaggio) o di energia • lo smaltimento in discarica di quanto non altrimenti recuperabile o dei residui derivanti dai processi di recupero. Sebbene attraverso una corretta gestione si possano minimizzare gli impatti e gli sprechi associati alla produzione dei rifiuti, l'unica strada percorribile a lungo termine è una drastica riduzione della produzione all'origine.

DEFINIZIONE DEL VOCABOLARIO Rifiuto: spec. al pl. Ciò che si butta via perché inutilizzabile, spec. Immondizia, spazzatura [sintagmi correlati]: smaltimento dei rifiuti, cassonetto dei rifiuti

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Ecovocabolario - RIFIUTI

Rifiuto

DEFINIZIOINE LEGISLATIVA Dal d.lgs. 152/06 (Testo unico delle norme in materia ambientale) art. 183. Con “rifiuto” si intende qualsiasi sostanza od oggetto che rientra nelle categorie riportate nell'allegato A alla parte quarta del presente decreto e di cui il detentore si disfi o abbia deciso o abbia l'obbligo di disfarsi. L’allegato A riporta come categorie di rifiuti: Q1 Residui di produzione o di consumo in appresso non specificati; Q2 prodotti fuori norma; Q3 prodotti scaduti; Q4 Sostanze accidentalmente riversate, perdute o aventi subito qualunque altro incidente, compresi tutti i materiali, le attrezzature, ecc contaminati ain seguito all’incidente in questione. Q5 Sostanze contaminate o insudiciate in seguito ad attività volontarie (ad esempio residui di operazioni di pulizia, materiali da imballaggio, contenitori, ecc) Q6 Elementi inutilizzabili (ad esempio batterie fuori uso, catalizzatori esausti, ecc); Q7 Sostanze divenute inadatte all’impiego (ad esempio acidi contaminati, solventi contaminati, Sali da rinverdimento esauriti, ecc) Q8 Residui di processi industriali (ad esempio scorie, residui di distillazione, ecc) Q9 Residui di procedimenti antinquinamento (ad esempio fanghi di lavaggio gas, polveri di filtri dell’aria, filtri usati, ecc) Q10 Residui di lavorazione / sagomatura (ad esempio trucioli di tornitura o di fresatura, ecc) Q11 Residui provenienti dall’estrazione e dalla preparazione delle materie prime (ad esempio residui provenienti da attività minerarie o petrolifere, ecc) Q12 Sostanze contaminate (ad esempio olio contaminato da PCB, ecc) Q13 Qualunque materia, sostanza o prodotto la cui utilizzazione è giuridicamente vietata Q14 Prodotti di cui il detentore non si serve più (ad esempio articoli messi fra gli scarti dell’agricoltura, dalle famiglie, dagli uffici, dai negozi, dalle officine, ecc) Q15 Materie, sostanze o prodotti contaminati provenienti da attività di riattamento di terreni Q16 Qualunque, materia o prodotto che non rientri nelle categorie sopra elencate.

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Rifiuti da apparecchiature elettroniche o elettriche (RAEE)

S

ono piccoli e grandi elettrodomestici, apparecchiature informatiche e per le telecomunicazioni (quali computer e cellulari), giocattoli, congegni per lo sport, dispositivi di illuminazione (neon e lampadine, lampade alogene, lampade fluorescenti, strumenti da lavoro (quali trapani e macchine per cucire). Si tratta di rifiuti la cui produzione è in notevole crescita, anche perché le innovazioni tecnologiche rendono rapidamente “non aggiornate” apparecchiature ancora perfettamente funzionanti, soprattutto nel campo dell’informatica e delle telecomunicazioni. Gran parte dei materiali che compongono i RAEE sono recuperabili (plastica, acciaio, rame, alluminio, metalli preziosi) ma il processo di separazione delle diverse componenti è, nella maggior parte, dei casi molto oneroso. Alcuni RAEE, inoltre, contengono sostanze pericolose come piombo, mercurio, cadmio, cromo esavalente, clorofluorocaruri e ritardanti di fiamma bromurati. La normativa ha recentemente imposto: ai produttori di progettare e fabbricare le apparecchiature in modo tale da facilitarne riutilizzo e recupero, minimizzando anche, fino a eliminarla del tutto, la presenza di sostanze pericolose. ai produttori, distributori e venditori di organizzare un sistema di raccolta a cui i cittadini possano accedere facilmente che porti ad un recupero di questi rifiuti in centri per il riciclo.

DEFINIZIONE LEGISLATIVA Dal d.lgs. n. 151/05 “Attuazione delle direttive 2002/95/Ce, 2002/96/Ce e 2003/108/Ce, relative alla riduzione dell'uso di sostanze pericolose nelle apparecchiature elettriche ed elettroniche, nonché allo smaltimento dei rifiuti”. Art. 3 "rifiuti di apparecchiature elettriche ed elettroniche" o "Raee": le apparecchiature elettriche ed elettroniche che sono considerate rifiuti ai sensi dell'articolo 183 del decreto legislativo 152/06, e successive modificazioni, inclusi tutti i componenti, i sottoinsiemi ed i materiali di consumo che sono parte integrante del prodotto nel momento in cui si assume la decisione di disfarsene.

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Rifiuti assimilabili agli urbani

I

rifiuti assimilabili agli urbani sono i rifiuti speciali provenienti da attività artigianali industriali e commerciali o da luoghi adibiti ad usi diversi da quelli di civile abitazione che, per quantità e qualità possono essere considerati simili ai Rifiuti Urbani ai fini della raccolta e del successivo trattamento. Tramite regolamento comunale sono individuati da ogni comune i rifiuti che possono essere assimilabili agli urbani. Non possono essere assimilabili agli urbani i rifiuti prodotti nelle aree produttive, salvo i rifiuti prodotti negli uffici, nelle mense, nei bar e negli spacci. Non posssono neanche essere assimilabili i rifiuti prodotti nelle strutture di vendita con superficie superiore ai 300 o 500mq, aseconda del numero di abitanti del comune. Possibili rifiuti assimilabili ai RU sono: - gli imballaggi in genere; - i rifiuti non pericolosi provenienti da lavorazioni artigianali, da attività commerciali e di servizio, ivi compresi i rifiuti derivanti da attività sanitarie; - i rifiuti derivanti da uffici amministrativi e tecnici, magazzini, reparti di spedizione, locali accessori, mense interne di attività industriali.

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Rifiuti pericolosi

R

ifiuti che contengono sostanze pericolose. I rifiuti possono essere pericolosi o per origine (per esempio tutti i rifiuti costituiti o contenenti olii o solventi sono pericolosi) o in base alla concentrazione di sostanze pericolose in essi contenute. Esempi di rifiuti pericolosi sono: • le pile ed i farmaci scaduti (con gli eventuali contenitori); • prodotti per la casa (colle, smacchiatori, trielina, insetticidi, detergenti, alcool, ecc.) • vernici e isolanti • prodotti per il fai da te (mastici, acidi, diluenti, ecc.) • prodotti per l'automobile (batterie esauste e filtri olio motore) • prodotti utilizzati per l'agricoltura ( insetticidi, diserbanti, ecc.) • sostanze infiammabili (bombolette spray, smacchiatori,solventi, antiruggine allo zinco, colle, smalti.) • corrosivi (batterie, acidi, prodotti per disotturare tubature) • tossici ( moschicidi, acidi, termometri, battericidi,smalti, topicidi,diserbanti, insetticidi, soda caustica, disinfettanti, antitarlo) • irritanti (candeggina e detersivi contenenti candeggina, ammoniaca, trielina, vernici per parquet, acqua ragia, detergenti per auto, vernici nitro, fondi plastificanti, ecc.)

DEFINIZIONE DEL VOCABOLARIO Pericoloso, agg. 1 di qcs. che può determinare o comportare situazioni o eventi dannosi

DEFINIZIOINE LEGISLATIVA Dal d.lgs 152/2006 art. 184, comma 5. Sono pericolosi i rifiuti non domestici indicati espressamente come tali, con apposito asterisco, nell'elenco di cui all'Allegato D alla parte quarta del presente decreto, sulla base degli Allegati G, H e I alla medesima parte quarta.

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Rifiuti pericolosi

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Rifiuti speciali

I

rifiuti diversi dai rifiuti urbani. Sono prodotti da industrie, imprese artigiane, attività agricole, commerciali e sanitarie. Sono rifiuti speciali i materiali di scarto provenienti dalla depurazione delle acque (fanghi), da attività di demolizione, costruzione, scavo, le automobili fuori uso. Anche l’attività di recupero e smaltimento dei rifiuti stessi produce rifiuti speciali, come ad esempio il percolato nelle discariche, le scorie del termovalorizzatore, gli scarti degli impianti di riciclaggio.

DEFINIZIONE DEL VOCABOLARIO Rifiuti speciali: loc. s.m. pl., quelli che provengono dalla depurazione delle acque, dalla lavorazione industriale, da attività agricole, artigianali, commerciali, dall’attività ospedaliera e da lavori di scavo, costruzione e demolizione.

DEFINIZIONE LEGISLATIVA Dal d.lgs.152/2006 (Testo Unico Ambientale) art. 184 Sono rifiuti speciali: a) i rifiuti da attività agricole e agro-industriali; b) i rifiuti derivanti dalle attività di demolizione, costruzione, nonche' i rifiuti pericolosi che derivano dalle attività di scavo,fermo restando quanto disposto dall'art 186; c) i rifiuti da lavorazioni industriali, fatto salvo quanto previsto dall'art. 185, comma 1, lettera i); d) i rifiuti da lavorazioni artigianali; e) i rifiuti da attività commerciali; f) i rifiuti da attività di servizio; g) i rifiuti derivanti dalla attività di recupero e smaltimento di rifiuti , i fanghi prodotti dalla potabilizzazione e da altri trattamenti delle acque e dalla depurazione delle acque reflue e da abbattimento di fumi; h) i rifiuti derivanti da attività sanitarie; i) i macchinari e le apparecchiature deteriorati ed obsoleti; l) i veicoli a motore, rimorchi e simili fuori uso e loro parti; m) il combustibile derivato da rifiuti; n) i rifiuti derivati dalle attività di selezione meccanica dei rifiuti solidi urbani.

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Rifiuti urbani (RU)

I

rifiuti urbani (R.U.) sono una categoria di rifiuti non fluidi che comprende i rifiuti domestici (spazzatura), i rifiuti provenienti dalla pulizia delle strade (cartacce, fogliame, mozziconi di sigarette), dai servizi di manutenzione dei giardini (erba e ramaglie) e i rifiuti assimilabili agli urbani. Sono considerati R.U. anche i cosiddetti rifiuti ingombranti (elettrodomestici e mobili vecchi) e in generale tutto ciò che viene buttato via dai cittadini, ad eccezione dei residui industriali. I R.U. vengono raccolti lungo le strade o in aree pubbliche da appositi mezzi e sono destinati al recupero o ad essere portati nelle discariche.

DEFINIZIONE DEL VOCABOLARIO Rifiuti urbani: loc. s.m. pl. Le immondizie provenienti da abitazioni, uffici, locali pubblici e altre sedi di attività di un centro urbano, e che vengono raccolti lungo le strade o in aree pubbliche (sigla RU)

DEFINIZIONE LEGISLATIVA Dal d.lgs. 152/2006 (Testo Unico Ambientale) art. 184 I rifiuti urbani sono: a) i rifiuti domestici, anche ingombranti, provenienti da locali e luoghi adibiti ad uso di civile abitazione; b) i rifiuti non pericolosi provenienti da locali e luoghi adibiti ad usi diversi da quelli di cui alla lettera a), assimilati ai rifiuti urbani per qualità e quantità, ai sensi dell'articolo 21, comma 2, lettera g); c) i rifiuti provenienti dallo spazzamento delle strade; d) i rifiuti di qualunque natura o provenienza, giacenti sulle strade ed aree pubbliche o sulle strade ed aree private comunque soggette ad uso pubblico o sulle spiagge marittime e lacuali e sulle rive dei corsi d'acqua; e) i rifiuti vegetali provenienti da aree verdi, quali giardini, parchi e aree cimiteriali; f) i rifiuti provenienti da esumazioni ed estumulazioni, nonche' gli altri rifiuti provenienti da attività cimiteriale diversi da quelli di cui alle lettere b), c) ed e)

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Ecovocabolario- RIFIUTI

Rifiuti urbani (RU)

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Smaltimento dei rifiuti

O

perazione finale del ciclo di gestione dei rifiuti, mediante la quale i rifiuti che non possono essere recuperati escono definitivamente dal circuito economico. Lo smaltimento deve essere svolto garantendo condizioni di sicurezza e nel rispetto della salute dell’uomo e delle esigenze ambientali. La forma di smaltimento più comune in Italia è la discarica, in altri paesi europei vengono praticate forme di smaltimento che da noi sono vietate (quali ad esempio l’incenerimento di rifiuti posizionati su chiatte in mare – Inghilterra) o non utilizzate (quali ad esempio lo stoccaggio permanente di fusti in miniere sotterranee di sale – Germania o lo smaltimento in impianti di lagunaggio - Francia).

DEFINIZIONE DEL VOCABOLARIO Smaltimento: eliminazione di rifiuti, di prodotti di scarto, ecc.

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Smaltimento dei rifiuti DEFINIZIONE LEGISLATIVA Dal d.lgs. 152/06 (Testo unico delle norme in materia ambientale), art. 182: Lo smaltimento dei rifiuti è effettuato in condizioni di sicurezza e costituisce la fase residuale della gestione dei rifiuti, previa verifica, da parte della competente autorità, della impossibilità tecnica ed economica di esperire le operazioni di recupero di cui all'articolo 181. A tal fine, la predetta verifica concerne la disponibilità di tecniche sviluppate su una scala che ne consenta l'applicazione in condizioni economicamente e tecnicamente valide nell'ambito del pertinente comparto industriale, prendendo in considerazione i costi e i vantaggi, indipendentemente dal fatto che siano o meno applicate o prodotte in ambito nazionale, purché vi si possa accedere a condizioni ragionevoli. Art. 183: Ogni operazione finalizzata a sottrarre definitivamente una sostanza, un materiale o un oggetto dal circuito economico e/o di raccolta e, in particolare, le operazioni previste nell'Allegato B alla parte quarta del presente decreto. ALLEGATO B Decreto Legislativo 152/2006 N.B. Il presente allegato intende elencare le operazioni di smaltimento come avvengono nella pratica. I rifiuti devono essere smaltiti senza pericolo per la salute dell’uomo e senza usare procedimenti o metodi che possano recare pregiudizio all’ambiente. Operazioni di smaltimento D1 Deposito sul o nel suolo (ad esempio discarica) D2 Trattamento in ambiente terrestre (ad esempio biodegradazione di rifiuti liquidi o fanghi nei suoli) D3 Iniezioni in profondità (ad esempio iniezioni dei rifiuti pompabili in pozzi, in cupole saline o faglie geologiche naturali) D4 Lagunaggio (ad esempio scarico di rifiuti liquidi o di fanghi in pozzi, stagni o lagune,ecc.) D5 Messa in discarica specialmente allestita (ad esempio sistematizzazione in alveoli stagni separati, ricoperti o isolati gli uni dagli altri e dall’ambiente) D6 Scarico dei rifiuti solidi nell’ambiente idrico eccetto l’immersione D7 Immersione, compreso il seppellimento nel sottosuolo marino D8 Trattamento biologico non specificato altrove nel presente allegato, che dia origine a composti o a miscugli che vengono eliminati secondo uno dei procedimenti elencati nei punti da D1 a D12 D9 Trattamento fisico-chimico non specificato altrove nel presente allegato, che dia origine a composti o a miscugli eliminati secondo uno dei procedimenti elencati nei punti da D1 a D12 (ad esempio evaporazione, essiccazione, calcinazione, ecc.) D10 Incenerimento a terra D11 Incenerimento in mare D12 Deposito permanente (ad esempio sistemazione di contenitori in una miniera, ecc.) D13 Raggruppamento preliminare prima di una delle operazioni di cui ai punti da D1 a D12 D14 Ricondizionamento preliminare prima di una delle operazioni di cui ai punti da D1 a D13 D15 Deposito preliminare prima di uno delle operazioni di cui ai punti da D1 a D14 (escluso il deposito temporaneo, prima della raccolta, nel luogo in cui sono prodotti).

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Termini Tecnici - RIFIUTI

DECOMPOSIZIONE BIOCHIMICA: Nell'ambito del compostaggio, processo naturale ad opera di agenti batterici, che determina la degradazione della sostanza organica in elementi più semplici come azoto e potassio, principali nutrienti

DIOSSINE : Le diossine sono una classe di composti organici aromatici clorurati la cui struttura consiste di due anelli benzenici legati da due atomi di ossigeno e con legati uno o più atomi di cloro. La diossina più nota è la 2,3,7,8tetraclorodibenzo-p-diossina, spesso indicata con l'abbreviazione TCDD. Gli isomeri che hanno il cloro nella posizione 2, 3, 7 e/o 8 sono quelli più tossici e che si bioaccumulano. Le diossine ed altri Inquinanti Organici Persistenti sono sottoposti alla convenzione di Stoccolma. Questo accordo, che entrerà pienamente in vigore, essendo stato ratificato da un numero sufficiente di paesi, prevede che gli stati prendano misure per eliminare ove possibile, o quantomeno minimizzare, tutte le fonti di diossina. Le diossine sono tossiche per l'organismo umano. Sono poco volatili per via del loro elevato peso molecolare e sono solubili nei grassi, dove tendono ad accumularsi. Proprio per la loro tendenza ad accumularsi nei tessuti viventi, anche un'esposizione prolungata a livelli minimi può recare danni. Le diossine causano una forma persistente di acne, nota come cloracne; sugli animali hanno effetti cancerogeni ed interferiscono con il normale sviluppo fisico. L'effetto sugli esseri umani è ancora controverso, ma per molti governi sono ormai agenti

degli organismi autotrofi. A seconda della presenza o meno di ossigeno nell'ambiente in cui si verifica il processo, si potrà attuare una decomposizione aerobica (in presenza di ossigeno) o anaerobica (in assenza di ossigeno con produzione di gas).

cancerogeni riconosciuti. In particolare, sono stati condotti studi sia sui veterani della guerra del Vietnam che sulla popolazione vietnamita per verificare quanto l'esposizione all'Agente Arancio (Agent Orange, un defoliante che produce diossine per combustione) è stata responsabile di decine di migliaia di nascite di bambini malformati e di disturbi alla salute che hanno riguardato circa un milione di persone. Grandi quantità di diossine sono state rilasciate nell'aria di Seveso nel 1976 in seguito ad un incidente agli impianti della ICMESA. Benché non si siano avuti morti, la zona attorno agli impianti è stata evacuata ed è stato necessario rimuovere un consistente strato di suolo dell'area contaminata. Le diossine vengono prodotte quando materiale organico è bruciato in presenza di cloro, sia esso ione cloruro o presente in composti organici clorurati (ad esempio, il PVC). È pertanto frequente trovarle nei fumi degli impianti di incenerimento di rifiuti urbani e rifiuti clinici, e ancora di più in combustioni a bassa temperatura come quelle di barbecue, camini e stufe.Le diossine si generano anche in assenza di combustione, ad esempio nella sbiancatura della carta e dei tessuti fatta con cloro e nella produzione di clorofenoli, specie quando la temperatura non è ben controllata. (Wikipedia)

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Termini Tecnici - RIFIUTI

GAS ACIDI: I principali gas acidi sono l’anidride solforosa (SO2) , l’acido cloridrico (HCl) e l’acido fluoridrico (HF) che derivano dalla trasformazione di sostanze a base di zolfo, cloro e fluoro. Per la rimozione dei gas acidi vengono impiegati tre diversi processi: -assorbimento ad umido; -assorbimento a secco;

-assorbimento a semisecco. I trattamenti dei gas acidi sono di norma preceduti da una depolverazione primaria per limitare il carico di polveri in arrivo e per separare le polveri di combustione da quelle derivanti dai processi di abbattimento dei gas acidi, provvedendone una diversa destinazione. (www.federambiente.it Univ. degli Studi di Firenze-Prof. Carnevale)

GASSIFICAZIONE: La gassificazione può essere definita come la conversione termochimica di un combustibile solido o liquido in un gas, attuata mediante la presenza di un agente gassificante ed altri reagenti (aria/ossigeno e/o acqua/vapore) conducendo ad una sua parziale combustione. Il processo nel complesso è formato concettualmente da tre fasi: una prima fortemente esotermica di combustione, una seconda di pirolisi ed infine la conversione del carbonio in gas (CO, H2, CH4; gassificazione propriamente detta). Le principali reazioni che avvengono durante la gassificazione sono: C + O2 ---> CO2 (Combustione) C + ½ O2 ---> CO (Ossidazione parziale) C + H2O(g) ---> CO + H2 (Reforming del carbone) C + CO2 ---> 2CO (Reazione di Boudouard) C + 2H2 ---> CH4 (Metanazione) CO + H2O(g) ---> CO2 + H2 (Water/

Gas Shift Reaction) Il prodotto ottenuto dipende dal tipo di agente utilizzato: · L’uso di aria produce un gas a basso potere calorifico (HCI = 5,5 – 7,5 MJ/Nm3) che può essere utilizzato in caldaie o motori. · Sostituendo l’aria con ossigeno si ottiene invece una miscela a base di CO e H2, indicata con il termine Syngas, che può essere usata come combustibile (HCI ---> 11 MJ/Nm3) o come base per la produzione di prodotti chimici · La gassificazione diretta con vapore, generalmente indicata in breve come Reforming, produce un gas ricco di H2 ed è un processo fortemente endotermico La gassificazione si differenzia dalla combustione diretta per il minor rapporto aria/combustibile (sottostechiometrico) che impedisce una ossidazione completa del combustibile. (Università di Firenze)

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Termini Tecnici - RIFIUTI

LAGUNAGGIO : Il LAGUNAGGIO NATURALE, o depurazione tramite STAGNI DI OSSIDAZIONE (o “lagune”, o “stagni biologici”), è un sistema di depurazione dei reflui di origine civile e industriale. La depurazione avviene grazie ad un lunga fase di permanenza all'interno di bacini artificiali nei quali avvengono processi di ossidazione e fermentazione simili a quelli che si realizzano in natura; nella maggior parte dei casi si ha la presenza di 3 vasche in serie; con 4 o 6 bacini la depurazione è più accurata. I bacini possono essere realizzati tramite scavo nel terreno, con eventuale impermeabilizzazione tramite tappeto in argilla, o fogli in materiale plastico termosaldato, nel caso il terreno non sia sufficientemente impermeabile. Il refluo va sottoposto al pretrattamento di grigliatura, ed eventuale disoleatura. Le lagune possono essere classificate, in base ai processi biologici che avvengono all’interno, in: stagni aerobici-anaerobici, detti anche “facoltativi” - sono i più comuni e maggiormente utilizzati - sulla superficie avvengono processi aerobici, grazie alle alghe verdi che si formano in superficie (tranne in inverno)

e, tramite fotosintesi, forniscono agli strati superiori del refluo l’ossigeno necessario all’ossidazione - nella zona intermedia e sul fondo (la profondità è solitamente tra 0,7 e 2 m) prevalgono processi di fermentazione anaerobica; sul fondo si depositano i solidi sedimentabili di sostanze decomposte dai batteri anaerobici - il ricircolo, con miscelazione del liquame entrante con l’effluente depurato migliora le prestazioni del sistema Stagni anaerobici - hanno profondità di 2,5 – 5 m, e lo scambio di ossigeno con l’atmosfera è trascurabile - la sostanza organica immessa subisce un fenomeno di fermentazione ad opera di batteri anaerobici simile a quanto avviene nei depuratori anaerobici non riscaldati oltre ai pretrattamenti citati in precedenza, questo sistema richiede anche unna sedimentazione primaria Stagni aerobici - hanno profondità ridotta (25 - 40 cm), quindi la luce solare può penetrare fino al fondo - le alghe verdi che si sviluppano in tutta la massa e, tramite fotosintesi, forniscono l’ossigeno necessario al processo aerobico - si provvede a ricircolare tramite pompaggio la massa del bacino per evitare l’accumulo di solidi sedimentabili sul fondo.

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Termini Tecnici - RIFIUTI

OSSIDAZIONE: In chimica, si dice che un elemento subisce ossidazione quando subisce una sottrazione di elettroni, che si traduce nell'aumento del suo numero di ossidazione. Tale sottrazione di elettroni può avvenire ad opera di un altro elemento, che subisce così il complementare processo di riduzione, o per applicazione di una corrente continua di segno positivo, come nell'elettrolisi. Ogni ossidazione avviene contemporaneamente ad una riduzione in un processo che

PIROLISI: la pirolisi è un processo di decomposizione termochimica di materiali organici, ottenuto mediante l’applicazione di calore, a temperature comprese tra 400 e 800°C, in atmosfera inerte. I prodotti della pirolisi sono sia gassosi, sia liquidi, sia solidi, in proporzioni che dipendono dai metodi di pirolisi (pirolisi veloce, lenta, o convenzionale) e dai parametri di reazione. Uno dei maggiori problemi legati alla produzione di energia basata sui prodotti della pirolisi è la qualità di detti prodotti, che non ha ancora raggiunto un livello sufficientemente adeguato con riferimento alle applicazioni, sia con turbine a gas sia con motori diesel. In prospettiva, anche con riferimento alle taglie degli impianti, i cicli combinati ad olio pirolitico appaiono i più promettenti, soprattutto in impianti di grande taglia, mentre motori a ciclo diesel, utilizzanti prodotti di pirolisi, sembrano più adatti ad impianti di piccola potenzialità. La combustione diretta viene

prende il nome generico di ossidoriduzione, spesso abbreviato in redox. Il nome ossidazione è stato inizialmente applicato alla reazione tra un metallo che si combina con l'ossigeno per dare il corrispondente ossido. Essendo l'ossigeno più elettronegativo di qualsiasi metallo, è quest'ultimo a subire una sottrazione di elettroni. Ad ogni reazione di ossidazione è associato un potenziale elettrico che corrisponde al potenziale della reazione inversa, di riduzione, cambiato di segno. Ossidazione, trattamento pretrattamento dei rifiuti ).

(vedi

generalmente attuata in apparecchiature (caldaie) in cui avviene anche lo scambio di calore tra i gas di combustione ed i fluidi di processo (acqua, olio diatermico, ecc.). La combustione di prodotti e residui agricoli si attua con buoni rendimenti, se si utilizzano come combustibili sostanze ricche di glucidi strutturati (cellulosa e lignina) e con contenuti di acqua inferiori al 35%. I prodotti utilizzabili a tale scopo sono i seguenti: legname in tutte le sue forme; paglie di cereali; residui di raccolta di legumi secchi; residui di piante oleaginose (ricino, catramo, ecc.); residui di piante da fibra tessile (cotone, canapa, ecc.); residui legnosi di potatura di piante da frutto e di piante forestali; residui dell’industria agro-alimentare Le caldaie a letto fluido rappresentano la tecnologia più sofisticata e dispendiosa che sta ricevendo, però, notevoli attenzioni; infatti essa permette il conseguimento di numerosi vantaggi quali la riduzione degli inquinanti e l’elevato rendimento di combustione. (Wikipedia)

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Termini Tecnici - RIFIUTI

POLVERI: Con il termine di polveri atmosferiche, o di materiale particellare, si intende una miscela di particelle solide e liquide, sospese in aria, che varia per caratteristiche dimensionali, composizione e provenienza. Parte delle particelle che costituiscono le polveri atmosferiche sono emesse come tali da diverse sorgenti naturali ed antropiche (cd. "particelle primarie"); parte invece derivano da una serie di reazioni chimiche e fisiche che avvengono nell’atmosfera (cd. "particelle secondarie"). A seconda del processo di formazione, le particelle che compongono le polveri atmosferiche possono variare sia in termini dimensionali sia di composizione chimica. Diversi sono anche i meccanismi di rimozione cui le polveri vanno incontro: meccanismi che le "allontanano" dall’ambiente atmosferico facendole ricadere al suolo o verso l’ambiente idrico (fiumi, laghimari, …). Le polveri atmosferiche sono definite con i nomi più diversi, tra i quali i più usati sono: PTS (polveri totali sospese) e PM (dall’inglese "particulate matter"). Le polveri totali sospese (PTS) sono un insieme molto eterogeneo di particelle solide e liquide che, a causa delle ridotte dimensioni, restano in sospensione nell’aria. Esistono diversi sistemi di classificazione del materiale particellare. I regolatori hanno scelto di distinguere le diverse classi di polveri a seconda della dimensione del diametro delle particelle (misurato in micrometri o mm) e di quantificarne la presenza in aria in termini di concentrazione (espressa in µg/m3, ovvero microgrammi di particelle in sospensione per metro cubo di aria ambiente). Il diametro delle particelle può variare da un valore minimo di 0,005 µm fino ad un massimo di 100 µm. All’interno di quest’intervallo si definiscono: grossolane le particelle con diametro compreso tra 2,5 e 30 µm (paragonabile a quello di un capello umano, che è compreso tra 50-100 µm) fini le particelle con diametro inferiore a 2,5 µm. Le polveri grossolane si originano a seguito

di combustioni incontrollate e per processi meccanici di erosione e disgregazione dei suoli. Pollini e spore fanno parte di questa classe dimensionale. Le polveri fini derivano dalle emissioni prodotte dal traffico veicolare, dalle attività industriali, dagli impianti di produzione di energia elettrica nonché a seguito di combustioni di residui agricoli. Studi epidemiologici, condotti in diverse città americane ed europee nel corso degli ultimi vent’anni, hanno mostrato che esiste una notevole correlazione fra la presenza di polveri fini ed il numero di patologie dell’apparato respiratorio, di malattie cardiovascolari e di episodi di mortalità riscontrati in una determinata area geografica. Oltre alle PTS, la legislazione italiana in materia di inquinamento atmosferico regolamenta la presenza in aria delle polveri PM10, aventi diametro inferiore a 10 µm e comprendenti un sottogruppo di polveri più sottili denominate PM2,5, aventi diametro inferiore a 2,5 µm. Nonostante tra PM10 e PM2,5 vi sia una certa sovrapposizione dimensionale, le due classi sono generalmente ben distinte sia in termini di sorgenti di emissione e di processi di formazione, sia per quanto riguarda la composizione chimica ed il comportamento nell’atmosfera. Le polveri PM10 sono comunque costituite per circa il 50% dalla frazione più sottile denominata PM2,5. Tanto inferiore è la dimensione delle particelle, tanto maggiore è la loro capacità di penetrare nei polmoni e di produrre effetti dannosi sulla salute umana. Per questo motivo le polveri PM10 e PM2,5 presentano un interesse sanitario sicuramente superiore rispetto alle PTS. Le polveri PM10 sono denominate anche polveri inalabili, in quanto sono in grado di penetrare nel tratto superiore dell’apparato respiratorio (dal naso alla laringe). Le polveri PM2,5 sono invece denominate polveri respirabili in quanto sono in grado di penetrare nel tratto inferiore dell’apparato respiratorio (dalla trachea sino agli alveoli polmonari). (ARPAV)

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Termini Tecnici - RIFIUTI

PRETRATTAMENTO DEI RIFIUTI

TERMOVALORIZZAZIONE E' un processo in grado di garantire l’elevato PCI dei rifiuti in uscita, destinati alla termovalorizzazione. Due quelli più usati: Bioessicazione Nei processi di bioessiccazione, il rifiuto residuo triturato permane indicativamente da 1 a 2 settimane all’interno di un reattore (biocella o biotunnel) nel quale è insufflata aria a temperatura ambiente. In questo modo si attiva un processo di stabilizzazione aerobica della frazione organica (biossidazione) con un conseguente aumento della temperatura di tutta la massa del rifiuto. Al termine del ciclo si ha una riduzione dell’umidità del rifiuto, ottenuta a spese del calore endogeno generato dalla degradazione aerobica, di una quota della frazione organica rapidamente biodegradabile. Essiccamento termico Nei processi di essiccamento termico, il rifiuto residuo triturato è inviato ad un essiccatore alimentato con aria calda che asporta parte dell’acqua presente nella massa del rifiuto. In questo modo si ha una riduzione dell’umidità, ottenuta a spese di un apporto termico esterno per il riscaldamento dell’aria di essiccazione. Qualora l’impianto di pretrattamento sia collocato in prossimità a quello di termovalorizzazione, tale apporto può avvenire sotto forma di vapore spillato dalla turbina; in caso contrario, o comunque quando il termovalorizzatore non è in funzione, è necessario impiegare bruciatori alimentati con combustibile ausiliario. (www.trm.to.it)

PROCESSI DI DEI RIFIUTI

TRATTAMENTO

TERMICO

- Plasma Termico Il problema dello smaltimento di sostanze organiche tossico-nocive è uno dei temi più attuali che riguardano l’ambiente. Le metodologie convenzionali (incenerimento e stoccaggio in discarica) anche se affidabili, spesso presentano un certo impatto sull’ambiente. L’incenerimento, oltre a formare una certa quantità di sostanze tossiche come le diossine e i furani, richiede un ulteriore stoccaggio delle ceneri prodotte. D’altra parte il diretto stoccaggio delle sostanze tossiche in discarica può provocare un possibile inquinamento delle falde freatiche per dissoluzione di sostanze come i metalli pesanti e composti tossici solubili in acqua. Ne deriva la necessità di sperimentare nuove possibili tecnologie. Una tecnologia innovativa è basata sull’utilizzo di sorgente termica ad alta temperatura prodotta non da processi di combustione, ma da archi elettrici ad alta corrente generati in un gas a pressione atmosferica. In tal modo gli atomi del gas vengono parzialmente ionizzati generando un plasma. La temperatura degli elettroni e ioni del plasma è dell’ordine di 1-2 eV che corrispondono ad una temperatura media della massa del gas di processo compresa fra 10.000 e 20.000 °C. Il plasma termico è generato da un sistema chiamato “Torcia al Plasma”. Applicando queste tecnologie allo smaltimento dei composti organici tossici è possibile risolvere il problema del loro trattamento in quanto le elevate temperature associate all’urto con particelle elettricamente cariche provoca due distinte fasi di reazione: La completa dissociazione del rifiuto organico all’interno del plasma, una successiva ricombinazione verso molecole con struttura semplice quali idrocarburi, monossido di carbonio, idrogeno, acqua, etc... (Istituto di Fisica del Plasma)

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Termini Tecnici - RIFIUTI

Termovalorizzatore

Il compostaggio e la fase aerobica

TRATTAMENTO AEROBICO Nel compostaggio il trattamento aerobico consiste nell'azione di decomposizione della sostanza organica ad opera dei batteri in condizioni di aerobiosi. Grazie alla presenza di ossigeno

viene attivato il processo di respirazione cellulare di tali micro organismi che catalizzano una parziale degradazione aerobica delle sostanze organiche, una trasformazione ossido-riduttiva di alcuni dei composti inorganici e la sintesi di nuovi composti organici stabili.

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Termini Tecnici - RIFIUTI

BIBLIOGRAFIA

Dizionari della lingua italiana: - Tullio De Mauro, Grande dizionario italiano dell’uso (GRADIT), UTET, Torino, 2004. - Salvatore Battaglia Grande dizionario della lingua italiana, UTET, Torino, 1961-2002. - Giacomo Devoto, Giancarlo Oli, Il dizionario della lingua italiana, Le Monnier, Firenze 20002001. - Nicola Zingarelli,Lo Zingarelli: vocabolario della lingua italiana, Zanichelli, Bologna 2001. Dizionari e enciclopedie on line: - Wikipedia l’enciclopedia libera: http://it.wikipedia.org/wiki/Pagina_principale - MSN. Encarta: http://it.encarta.msn.com/ - De Mauro il dizionario della lingua italiana: http://www.demauroparavia.it/ - Garzanti linguistica: http://www.garzantilinguistica.it/ Glossari tecnici di supporto: Glossario ARPAV Enciclopedie: Giovanni Treccani, Enciclopedia italiana di scienze, lettere ed arti - appendice 2000, Istituto della enciclopedia italiana, Roma 2000. Normativa italiana in materia ambientale: D.lgs. 22/97 “Attuazione delle direttive 91/156/CEE sui rifiuti, 91/689/CEE sui rifiuti pericolosi e94/62/CE sugli imballaggi e sui rifiuti di imballaggio”(Decreto Ronchi) D.lgs. 36/2003 “Attuazione della direttiva 1999/31/CE relativa alle discariche di rifiuti D.lgs. 133/05 “Attuazione della direttiva 2000/76/CE, in materia di incenerimento dei rifiuti” D.lgs. 152/2006 “Norme in materia ambientale”

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Termini Tecnici - RIFIUTI

Siti internet consultati: www.ecoage.com/ambiente/rifiuti/termovalorizzatore.asp www.genovapress.com/index.php/content/view/5099/61/ www.rifiutilab.it www.sicilyfolk.it/termovalorizzatore.htm www.iat.unina.it/termovalorizzatore.htm www.vivitelese.it/archivio%202004%20a/igiene/Termovalorizzatore.htm it.wikipedia.org/wiki/Termovalorizzatore http://digilander.libero.it/Sandrifabio/Internet/1/inceneritore.htm http://it.wikipedia.org/wiki/Inceneritore http://www.alphabeto.it/raccoltadifferenziata/ http://www.apat.gov.it/site/it-IT/Temi/Rifiuti/Raccolta_differenziata/ http://www.arpa.emr.it/Piacenza/opr/speciali/speciali.htm http://www.df.unibo.it/sicurezza/smaltimento_rifiuti.htm http://dirgex05.arpat.toscana.it/rifiuti/rif_sp.html http://www.ambientec10.tn.it/Smaltimento.asp http://www.comune.orbassano.to.it/vivere/ambiente/rifiuti/ciclorifiuti.htm http://www.fi.cnr.it/r&f/n20/chirone.htm http://www.fi.cnr.it/r&f/n20/mininni.htm http://it.wikipedia.org/wiki/Discarica_di_rifiuti http://www.alphabeto.it/raccoltadifferenziata/raccolta_differenziata.htm http://www.rifiutinforma.it/37/vesta/ecocentro.html http://www.rifiutinforma.it/37/villarbasse/isola.html http://www.rifiutinforma.it/37/acsel/isola.html http://www.comune.volterra.pi.it/flex/cm/pages/ServeBLOB.php/L/IT/IDPagina/322

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Termini Tecnici - RIFIUTI

Indice LEGENDA Centro di Raccolta.............................................................pg.6 Combustibile derivato da rifiuti (CDR)............................pg.7 Compost.............................................................................pg.8 Compostaggio....................................................................pg.9 Discarica..........................................................................pg.10 Ecoballa............................................................................pg.11 Frazione merceologica....................................................pg.13 Frazione organica............................................................pg.15 Imballaggio......................................................................pg.16 Impianto di incenerimento/Inceneritore.........................pg.18 Impianto di termovalorizzazione/Termovalorizzatore.....pg.19 Materia prima secondaria................................................pg.21 Raccolta differenziata (RD).............................................pg.22 Recupero..........................................................................pg.24 Riduzione degli imballaggi..............................................pg.26 Rifiuto...............................................................................pg.28 Rifiuti da apparecchiature elettroniche o elettriche.......pg.30 Rifiuti assimilabili agli urbani.........................................pg.31 Rifiuti pericolosi...............................................................pg.32 Rifiuti speciali...................................................................pg.34 Rifiuti urbani (RU)...........................................................pg.35 Smaltimento dei rifiuti.....................................................pg.37 Schede Tecniche Decomposizione biochimica............................................pg.40 Diossine............................................................................pg.40 Gas acidi...........................................................................pg.41 Gassificazione...................................................................pg.41 Lagunaggio.......................................................................pg.42 Ossidazione.......................................................................pg.43 Pirolisi...............................................................................pg.43 Polveri...............................................................................pg.44 Pretrattamento dei rifiuti...................................................pg.45 Trattamento aerobico........................................................pg.46 BIBLIOGRAFIA.................................................................pg.47 Indice...................................................................................pg.48

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