COSA RESTA DEL PADRE?

Il libro della Genesi abbonda di figure dove la tracotanza umana rivendica a se stessa il potere di trascendere ogni limite.
La figura di Eva, quella di Caino, quella degli uomini dispersi dal diluvio e quella degli uomini impegnati a costruire la Torre di Babele, sono tutte figure che non sanno rispettare il senso del limite.

Il no del padre verso il figlio dev'essere accompagnato dalla testimonianza di un'esistenza degna di essere vissuta, che stimoli il desiderio del figlio verso il futuro (cfr. p. 108).

PROBLEMA DELL'ATTUALE DISAGIO DELLA GIOVINEZZA: Come accedere all'esperienza del desiderio?

Questo disagio ha a che fare con l'egemonia incontrastata del discorso del capitalista e con l'evaporazione del padre che da essa scaturisce.

Il disagio della giovinezza prodotto dal discorso del capitalista è un disagio legato ad un effetto di intasamento e di intossicazione generato dall'eccesso di godimento e dal declino della funzione simbolica della Legge.

ESSERE GEITORI OGGI: UNA MISSIONE IMPOSSIBILE?
La difficoltà in cui versa ogni discorso educativo è doppia:
Per un verso è difficoltà ad assumere con responsabilità la differenza generazionale introducendo il potere simbolico dell'interdizione;
Per un altro è difficoltà a trasmettere il desiderio da una generazione all'altra;
È difficoltà nel dare testimonianza di cosa significhi desiderare
Nuove angosce dei genitori
La prima: esigenza di sentirsi amati dai loro figli. Non sono più i figli che domandano di essere riconosciuti dai loro genitori, ma sono i genitori che domandano di essere riconosciuti dai loro figli.
Conseguenza: per risultare amabili è necessario dire sempre di sì
La clinica psicoanalitica mostra che senza l'esperienza del limite, l'esperienza stessa del desiderio viene fatalmente aspirata verso un godimento di morte.

La seconda: principio di prestazione. L'insuccesso e il fallimento dei propri figli è sempre meno tollerato.
Le attese narcisistiche dei genitori rifiutano di misurarsi con il limite, attribuendo ai figli progetti di realizzazione obbligatoria.

Nuovo mito della nostra civiltà
Dare ai figli tutto per poter essere amati.
Coltivare il loro essere come capace di prestazione per scongiurare l'esperienza del fallimento.
Problema: siamo sicuri che il successo dell'io si accompagni alla soddisfazione?
LEGGE, DESIDERIO E TESTIMONIANZA PATERNA


Cosa resta del padre nell'epoca della sua evaporazione?
LACAN: un padre è colui che sa unire e non opporre il desiderio alla Legge
Affinché vi sia desiderio, affinché l'esistenza sia animata dalla spinta del desiderio, affinché vi sai facoltà di desiderare, è necessario che vi sia Legge

Evaporazione del padre: dissoluzione del nesso che unisce desiderio e Legge.


Affinché ci sia incontro con la verità del desiderio è necessario smarrirsi, fallire, perdersi.
Chi non si è mai perduto non sa cosa sia ritrovarsi (leggere pp 113-114).

La condizione di ogni eredità autentica implica la morte senza ritorno del Padre, il lutto del Padre.
Se invece questo lutto non si porta a termine, l'idealizzazione acritica del Padre rende impossibile il farne a meno e, di conseguenza, il servirsene: il soggetto resta schiacciato sotto l'ombra spessa del Padre.

Venendo meno le spigolosità del conflitto generazionale, vengono meno anche le differenza di posizione e di responsabilità all'interno della famiglia e tutto si appiattisce nella falsa retorica del dialogo.

Se la generazione che precede non sa far posto al conflitto, non sa ascoltare le ragioni della generazione che segue, ne deriva che l'esigenza della differenziazione possa prendere facilmente la via mortifera della violenza.
Tanta oppressione tanta violenza.
2. IL LEGAME FAMILIARE NELL'EPOCA DELL'EVAPORAZIONE DEL PADRE

Quando desiderio e legge divorziano, c'è Male, dissipazione e distruzione della vita.
Dall'altra parte la Legge senza desiderio può generare a sua volta solo repressione, oppressione, potere disciplinare, svilimento della vita.

Per evitare il fallimento della trasmissione è necessario che l'interdizione si integri alla donazione.

La funzione paterna non può esaurirsi nell'esercizio dell'interdizione. Il padre non può essere un'applicatore spietato della legge.

La legge dev'essere trasmessa senza soffocare il desiderio.

Rischio del padre: divenire un rappresentante di una degenerazione superegoica della paternità che schiaccia il dono sul debito, riducendo lo statuto del figlio a quello di «mendicante», a cui si rimprovera sempre di vivere felice solo grazie al Tuo lavoro, senza privazioni, il pace, nel calore e nell'abbondanza.

La famiglia composta da una coppia eterosessuale, con un figlio, istituita dal legame matrimoniale e desinata a durare una vita non è più un modello sufficiente per descrivere la configurazione attuale del legame familiare

Come rendere un evento puramente biologico – la nascita di una vita – un evento umano?

Il legame familiare risponde innanzi tutto a questa grande questione. La necessità di questa risposta trascende i mutamenti storici.

L a paternità è necessariamente un atto che infonde a un evento biologico - la nascita di una vita – il carattere di un evento umano
Conflitto e violenza
Se non c'è ostacolo, barriera, alterità, non c'è formazione, trasmissione, desiderio.
Differenza tra violenza e conflitto:
Conflitto: implica che l'istanza della differenziazione sia riconosciuta e non tarpata con l'esercizio della semplice negazione autoritaria.
Violenza: rottura di ogni argine discorsivo, è negazione dell'alterità, è una pura attività di distruzione.
Appartenenza ed erranza
Il legame familiare non è solo ciò che rende possibile l'esperienza dell'appartenenza, ma è anche ciò che, proprio perché sa rendere quell'esperienza possibile, sa anche sopportare la separazione, la perdita, la differenziazione e l'allontanamento.

La vita che è stata respinta, rifiutata, vissuta come un fastidio, un disturbo, uno scherzo del destino, è una vita che tende alla rovina.
E' una vita che potrà essere salvata solo incontrando un altro legame, non di sangue, un legame che renda possibile una nuova iscrizione simbolica nel desiderio dell'Altro.

E' l'amore per il nome che orienta il passaggio dalla pura generazione biologica della vita al suo riconoscimento in quanto vita umana.
Nutrire il desiderio del nuovo venuto con il proprio desiderio è un compito essenziale del legame familiare.
Senza questa iscrizione nel desiderio dell'Altro la vita appare senza radici, senza legame con l'Altro, smarrita, disorientata, spesso destinata alla rovina e alla dissipazione.

L'essenza del totalitarismo è la riabilitazione inconscia del potere folle di un Padre primordiale e invasato che si confonde con quello cannibalico di una madre che divora i propri figli.

Ciascuno di noi proviene da un orizzonte che non ha scelto e che lo ha determinato.
Per gli esseri umani non c'è possibilità di autosufficienza, non c'è verso di sfuggire alla dipendenza strutturale dell'Altro.

Il soggetto si può realizzare solo facendo qualcosa di quello che l'Altro (il padre, la madre, la famiglia, la società) ha fatto di lui.

L'umanizzazione della vita esige l'incontro con almeno un padre

COSA RESTA DELPADRE?
Riflessioni di Massimo Recalcati
UNITA' PASTORALE SANTA MARIA DEGLI ANGELI
REGGIO EMILIA 2017
Sintesi: Paolo Cugini

Siamo stati fatti dai nostri padri e facciamo sempre qualcosa dei nostri figli. Eppure non siamo né come i nostri padri, né come i nostri figli.
L'eredità implica un movimento singolare tra identificazione e disidentificazione.

Carenza del padre simbolico e affermazione dei fondamentalismi esaltati sono due facce della stessa medaglia […]
1. TRAMONTO ED EVAPORAZIONE DEL PADRE


Due eventi storici significativi per spiegare l'evaporazione della figura del padre nella società postmoderna: 1938 e 1968

Kafka, Lettera al padre: esige dal figlio una coerenza di comportamento e un rispetto delle regole, che il padre stesso non ha


Il gesto di Ettore
Jacob, il padre di Freud
AMBIVALENZA DELLA FIGURA PATERNA
Da una parte il Padre-Norma, il Padre che equivale alla Legge e che installa la Legge nella famiglia.
Dall'altra il padre assente, vulnerabile, troppo umano per sostenere l'impegno di rappresentare l'equivalenza (Padre-Legge)
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