Cioran

July 7, 2017 | Autor: F. Lunaria | Categoría: Philosophy
Share Embed


Descripción

"Al Culmine della Disperazione" (1933) di Emil M. Cioran

Pagina 96 Come l'estasi purifica dall'individuale e dal contingente, per non lasciare che luce e tenebre quali elementi essenziali, così, nelle notti bianche, di tutta la molteplicità e la varietà del mondo non resta che un motivo ossessivo o un elemento 1

intimo, quando non è la presenza viva di qualcuno. Quale strano sortilegio in queste melodie che durante le notti insonni sorgono da noi stessi, per dispiegarsi simili a un flusso ed estinguersi in un riflusso che non è simbolo di abbandono, ma ricorda piuttosto la leggerezza di un passo indietro di non so quale danza! Il ritmo e l'evoluzione sinuosa di una melodia interiore s'impadroniscono di te, in un incantesimo che non potrebbe essere estatico, perchè in questo frangersi melodico vi è troppo rimpianto. Rimpianto di che cosa? Difficile dare una risposta, giacchè le insonnie sono troppo complicate perchè ci si possa rendere conto di ciò 2

che si è perduto. Forse perchè la perdita è infinita... durante l'insonnia prendono corpo le nostre ossessioni. Solo allora, infatti, si è prigionieri di un pensiero o di un sentimento che s'impongono con prepotenza. Tutto si compie melodicamente, con una modulazione misteriosa. L'essere amato si purifica nell'immaterialità, come si dileguasse in una melodia. Non si è più certi se si tratti di sogno o realtà. Il carattere impalpabile accordato alla realtà da questa conversione melodica provoca nell'anima un'inquietudine e un turbamento che, non abbastanza intensi per sfociare in un'ansietà universale, mantengono un'impronta di carattere 3

musicale. Persino la morte, senza cessare di essere orrenda, appare in questa universalità notturna la cui diafana trasparenza, per quanto illusoria, non è meno musicale. Ma la tristezza di questa notte universale ricorda in tutto e per tutto la tristezza della musica orientale, in cui il mistero della morte prevale su quello dell'amore.

Pagina 101 Mi sento un uomo senza senso, e non mi dispiace di non averne.Perchè mai dovrebbe rincrescermi, quando il mio caos non mi consente che il caos? In me non c'è la minima velleità di forma, di 4

cristallizzazione o di ideale. Perchè non volo, perchè non mi spuntano le ali? Non nasconde questo mio desiderio una fuga dall'esistenza? Non m'involerei con tutta l'esistenza, con tutto ciò che è essere? Avverto in me una tale fluidità che mi stupisco di non sciogliermi, di non scorrere. Vorrei trasformarmi in un fiume impetuoso che portasse il mio nome e scorresse come una minaccia apocalittica. Riuscirei allora a spegnere il fuoco che mi divora? O le mie fiamme mi prosciugherebbero? In me non vi sono che vapori e scintille, inondazioni di fuoco e incendi d'acqua. Ho dentro di me una confusione e un caos tali da 5

non sapere come l'animo umano possa sopportarli. Troverete in me tutto ciò che vorrete, assolutamente tutto. Sono un essere degli albori del mondo, in cui il caos primigenio è alle prese col suo folle turbinio. Sono la contraddizione assoluta, il parossismo delle antinomine e il limite delle tensioni; in me tutto è possibile, perchè sono l'uomo che riderà nel momento supremo, davanti al nulla, nell'agonia della fine, nell'istante dell'ultima tristezza.

Pagina 103 La Bellezza del Fuoco. 6

Il fascino delle fiamme sta nel loro potere di conquistare attraverso uno strano gioco al di là dell'armonia, delle proporzioni e della misura. Il loro impalpabile slancio non simboleggia la grazia e la tragedia, l'ingenuità e la disperazione, il piacere e la tristezza? Non ci sono, nella loro divorante trasparenza, nella loro bruciante immaterialità, la leggerezza e il volo delle grandi purificazioni e dei grandi incendi interiori? Vorrei essere sollevato dalla loro trascendenza, sospinto dal loro impulso delicato e insinuante, vorrei galleggiare su un mare di fuoco, consumarmi in una morte eterea, in una morte irreale. La loro 7

strana bellezza dà l'illusione di una morte pura e sublime, simile a un azzurro aurorale. Non è significativo che attribuiamo una tale morte solo alle creature alate e leggiadre? La immaginiamo come un incendio di ali, come una morte immateriale. Solo le farfalle muoiono così? E coloro che muoiono delle loro stesse fiamme!?

Pagina 106 Quanto terrore e quanta gioia provo al pensiero di essere bruscamente afferrato nel vorticoso caos degli inizi, nella sua confusione e nella sua paradossale simmetria - la sola simmetria caotica, 8

priva di un'eccellenza forma e di un senso geometrico. Ma in ogni vertigine c'è una potenzialità di forma, come nel caos ne esiste una di cosmo. Vorrei vivere agli albori del mondo, nel turbinio demoniaco del caos originario. Che niente di ciò che è in me è velleità di forma si realizzi. Che tutto vibri di una primigenia agitazione universale, come un risveglio dal nulla. Non posso vivere che al cominciamento o alla fine del mondo.

Pagina 117 Provo una strana inquietudine, che s'insinua in 9

tutto il mio corpo, cresce come un rimpianto, per mutarsi poi in tristezza. è il timore del futuro della mia esistenza problematica, o la paura indotta dalla mia stessa inquietudine? Giacchè sono afferrato dall'angoscia per la fatalità del mio essere. Potrò continuare a vivere con questi problemi, con questi stati d'animo? Ciò che provo è la vita o un sogno assurdo, un'esaltazione irreale ammantata di impercettibili melodie trascendenti? Non si tesse in me la fantasia grottesca e bestiale di un demone? La mia inquietudine non ricorda un fiore nato nel giardino di una creatura apocalittica? La demonicità del mondo pare essersi 10

concentrata tutta nella mia inquietudine miscuglio di rimpianti, visioni crepuscolari, tristezze e irrealtà. Ed essa non mi farà spargere una fragranza di fiori sull'universo, ma il fumo e la polvere di un crollo totale. Giacchè tutta la mia esistenza non è che un interminabile crollo.

Pagina 122 Sarà il mio vuoto interiore a inghiottirmi, il mio stesso vuoto. Sentirsi crollare dentro di sé, nel proprio nulla, sentire quanto è rischioso pensare a se stessi, sentirsi cadere nel proprio caos interno! La sensazione di precipitare davvero nel vuoto è 11

assai meno complessa di questa sensazione folle. Rendersi conto delle proprie infinite profondità, da cui risuonano richiami dal demoniaco sortilegio, significa pervenire a una forma insolita di espansione centripeta, in cui il centro dell'essere si sposta, in un gioco indefinito, verso un nulla soggettivo. L'angoscia del crollo fisico non ha il fascino morboso dell'angoscia del crollo interiore. Perchè a quest'ultima si aggiunge la soddisfazione di morire in se stessi, di trovare la morte nel proprio nulla.

Pagina 134 12

La disciplina dell'infelicità diminuisce le inquietudine, le sorprese dolorose, attenua il tormento e controlla la sofferenza. Un mascheramento aristocratico del logorio interiore, una discrezione dell'agonia sono i requisiti di questa disciplina dell'infelicità, la quale apparentemente scalfisce appena la coscienza nei momenti supremi, affinchè la tragedia sia più dolorosa nel profondo. **** Se tuttavia si continua a vivere, è solo grazie alla scrittura, che ci sgrava, oggettivandola, di questa tensione infinita. La creazione è una temporanea 13

salvezza dagli artigli della morte. Mi sento sul punto di esplodere di tutto ciò che mi offrono la vita e la prospettiva della morte. Mi sento morire di solitudine, d'amore, di disperazione, di odio e di tutto quanto il mondo può darmi. Come se ogni cosa che vivo mi dilatasse al pari di un pallone pronto a scoppiare. In queste condizioni esasperate si compie una conversazione al niente. Ci si espande interiormente fino alla follia, di là da tutte le frontiere, ai margini della luce, là dove questa è strappata alla notte, e da tale eccesso di pienezza, come in un turbine selvaggio, si è scaraventati dritti nel niente. La vita crea la pienezza e il vuoto, 14

l'esuberanza e la depressione; che cosa siamo davanti alla vertigine interiore che ci consuma fino all'assurdo? Sento la vita scricchiolare in me per eccesso di intensità, ma anche di squilibrio. è come un'esplosione incontrollabile, che può far saltare irrimediabilmente in aria anche te. All'estremo della vita senti che essa ti sfugge, che la soggettività è un'illusione, e che in te si agitano forze di cui non sei responsabile, sottoposte a un dinamismo estraneo a ogni ritmo definito. Ai confini della vita c'è qualcosa che non sia occasione di morte? Si muore di tutto ciò che è come di tutto ciò che non è. Ogni esperienza diventa quindi un salto nel nulla. 15

Quando hai vissuto fino al parossismo, fino alla suprema tensione tutte le cose che ti ha offerto la vita, sei pervenuto a quello stato in cui non c'è più niente che si possa ancora vivere. Anche senza aver dato fondo a tutte le esperienze: basta aver esaurito le principali. E quando ci si sente morire di solitudine, di disperazione o d'amore, le altre emozioni non fanno che prolungare questo amaro corteggio. La sensazione di non poter più vivere dopo tali vertigini deriva anche da una consunzione puramente interiore. Le fiamme della vita bruciano in un crogiolo da cui il calore non può uscire. 16

**** Tutti i mistici non ebbero forse, dopo le grandi estasi, il sentimento di non poter più vivere? *** Non c'è nulla che giustifichi il fatto di vivere. Dopo essersi spinti al limite di se stessi si possono ancora invocare argomenti, cause, effetti, considerazioni morali ecc? Certamente no. Per vivere non restano allora che ragioni destituite di fondamento. Al culmine della disperazione, solo la passione dell'assurdo può rischiarare di una luce demoniaca il caos. ******* 17

Non c'è nessuno che, uscendo da un dolore o da una malattia, non avverta nel fondo dell'anima un rimpianto, per pallido e vago che sia. Coloro che soffrono intensamente e a lungo, sebbene desiderino ristabilirsi, non riescono a non pensare alla loro eventuale guarigione come a una fatale perdita. Quando il dolore è parte integrante del proprio essere, il suo superamento corrisponde inesorabilmente a una perdita, e non può non provocare rimpianto. Ciò che ho di meglio in me lo devo alla sofferenza; ma le devo anche ciò che perduto. Così non si può amarla né maledirla.

18

Pagina 55 Ora, ognuno porta con sé non solo la propria vita, ma anche la propria morte. La vita non è che una prolungata agonia. La tristezza mi sembra rispecchi qualcosa di questa agonia. Il contrarsi del volto che essa provoca non è un riflesso? Il viso di chi è colpito da un'intensa tristezza mostra dei segni che sembrano scavare nell'essenza stessa dell'essere. In tali segni, negazioni evidenti della bellezza, si legge tanta solitudine e tanto abbandono che ci si chiede se la fisionomia della tristezza non sia una forma sotto la quale la morte si oggettiva. La profondità e la gravità che il volto 19

esprime sono dovute al fatto che queste rughe incidono tanto a fondo da simboleggiare il turbamento e il dramma infinito dell'uomo. Nella tristezza il volto emana una tale inferiorità che il visibile apre una porta sull'anima (Fenomeno che si manifesta anche nelle grandi gioie). La tristezza rende accessibile il mistero. Il mistero della tristezza è tuttavia così inesauribile e ricco, che essa non finisce mai di essere enigmatica. Se si stabilisse una gerarchia dei misteri, la tristezza entrerebbe nella categoria dei misteri inesauribili, senza fine.

Pagina 61, 62, 63 20

In questo momento, non credo assolutamente a nulla e non ho alcuna speranza. Tutte le manifestazioni e tutte le realtà che conferiscono fascino alla vita mi sembrano prive di senso. Non ho né il sentimento del passato né quello del futuro, e quanto al presente, mi sembra un veleno. Non so se sono disperato, perchè la mancanza di ogni speranza può essere anche altro che la disperazione. Nessun aggettivo potrebbe urtarmi, perchè non ho più niente da perdere. Ho perduto tutto! **** Attesto qui, per tutti coloro che verranno dopo di 21

me,che non ho niente in cui credere su questa terra, e che l'unica salvezza risiede nell'oblio. Vorrei scordare tutto, dimenticare completamente me stesso, non sapere più niente di me né del mondo. Le vere confessioni non si scrivono che con le lacrime. Ma le mie basterebbero ad annegare il mondo, come il mio fuoco interiore a incendiarlo. Non ho bisogno di alcun appoggio, di alcun incoraggiamento, né di alcuna compassione, perchè, per quanto io sia il più decaduto degli uomini, mi sento forte, duro e feroce! Sono infatti il solo a vivere senza speranza. Questo è il vertice dell'eroismo, il suo parossismo e il suo paradosso. 22

La follia suprema! Dovrei incanalare tutta la passione caotica e confusa che è in me per dimenticare tutto, per non essere più niente, per sfuggire allo spirito e alla coscienza. Se ho una speranza, è quella dell'oblio assoluto. Ma non si tratta piuttosto di una disperazione? Questa speranza non è la negazione di tutte le speranze a venire? Non voglio sapere niente, neppure il fatto di non sapere niente. Perchè tanti problemi, discussioni e dispiaceri? Perchè una tale coscienza della morte? Fino a quando tutta questa filosofia e tutto questo pensiero?

23

Pagina 70 Sento che dovrebbe spalancarsi sotto di me un vuoto grande e oscuro che m'inghiottisse per sempre in una notte eterna. E mi stupisco che non accada davvero. In questi momenti, infatti, niente mi sembrerebbe più naturale che sprofondare negli abissi delle tenebre, dove non giungerebbe il più pallido riflesso dell'insulso chiarore del mondo. Non intendo cercare una spiegazione organica a questa mia passione per l'oscurità, giacchè non so trovarne una neppure per l'ebbrezza della luce. Mi domando tuttavia con perplessità quale senso possa esserci in quest'alternanza tra l'esperienza 24

della luce e quella delle tenebre. L'intera concezione della polarità mi sembra insufficiente, perchè nell'inclinazione verso le regioni della notte vi è un'inquietudine ben più profonda, che non può sorgere da uno schema dell'essere, da una geometria dell'esistenza. Il sentimento di essere inghiottito dalla notte, una notte che si spalanca sotto i tuoi piedi, è possibile solo dal momento in cui senti qualcosa gravarti il cervello, un peso in tutto l'organismo che preme con la forza di un'immensità notturna. Come mi inghiottiranno le tenebre sconfinate di questo mondo!

25

Lihat lebih banyak...

Comentarios

Copyright © 2017 DATOSPDF Inc.