BISANTI - Notizia su Gestes dels Comtes de Barcelona i Reis d’Aragó, edició a cura de S.M. Cingolani, Valencia 2008 - Libre dels reis, edició a cura de S.M. Cingolani, Valencia 2008

July 23, 2017 | Autor: Armando Bisanti | Categoría: Romance philology, Filologia Catalana
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Descripción

STVDI MEDIEVALI

SERIE

TERZA

Anno LIII - Fasc. I

2012

FON DAZ IONE

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nerario di conoscenza che prevede osservazioni sul racconto, tutt’altro che lineare, sulla società guerriera rappresentata, quindi sui tempi e i luoghi in cui ci si muove, sulle forme di discorso, sull’arte poetica tradizionale – sezione, questa, che è un’esemplare analisi di metro e allitterazione, formularità lessicale e tematica, variazione –, e, infine, sulla prima ricezione dell’opera. All’introduzione seguono la Nota al testo (pp. 76-77) e la Bibliografia (pp. 78-94). Alla traduzione si accede, dunque, da lettori non solo edotti sui dati sia esterni sia interni atti a situare il poema nel suo contesto culturale, ma anche avvertiti rispetto alle sue peculiarità formali, comprensibilmente di non facile resa in italiano. Brunetti si è posto come obiettivo di allestire una versione che pur nella scorrevolezza del dettato fosse rispettosa della opacità referenziale derivante al testo dallo stile formulare-variazionale – illustrato con estrema chiarezza, come detto, nella parte introduttiva – e che cercasse « [...], con la fedeltà, una resa ritmica per blocchi sintattici e qualche forma di legatura fonica tra le parole [...] » (p. 77) – un’operazione che si può dire felicemente portata a termine. Nelle Note (pp. 273-304) sono discussi problemi sia testuali sia interpretativi. Nell’appendice, non segnalata nel frontespizio, si legge Il frammento di Finnesburh (pp. 305-311). L’Indice dei nomi (pp. 313-319) del Beowulf e del Frammento chiude il volume. MARIA AUGUSTA COPPOLA

Gestes dels Comtes de Barcelona i Reis d’Aragó, edició a cura de STEFANO MACINGOLANI, Valencia, Universitat de Valencia, 2008, pp. 138 (Fonts Històriques Valencianes, 32. Monuments d’Història de la Corona d’Aragó, 1). Libre dels reis, edició a cura de STEFANO MARIA CINGOLANI, Valencia, Universitat de Valencia, 2008, pp. 254 (Fonts Històriques Valencianes, 33. Monuments d’Història de la Corona d’Aragó, 2). – Stefano Maria Cingolani, i cui studi sulla storiografia catalana fra i secc. XIII e XIV sono ben noti [cfr. almeno i voll. Historiografia, propaganda, comunicació. Bernat Desclot i les dues redaccions de la seva Crònica, Barcelona, 2006; La memòria dels reis. Les quatres grans cròniques i la historiografia catalana, des del segle X al XIV, Barcelona, 2007; Jaume I. Història i mite d’un rei, Barcelona, 2007; e il saggio, apparso su questa stessa rivista, Storiografia catalana al tempo di Pietro II e Alfonso II (1276-1291). Edizione e studio di testi inediti. 4. Bernat Desclot, Libre del rei Pere, primera redacció, in Studi Medievali, 3a serie, XLVIII, 2 (2007), pp. 575-618], ha pubblicato, pressoché contemporaneamente, le edizioni critiche, ottimamente illustrate, prefate e annotate, di due testi che a quella storiografia pertengono, e cioè le Gestes dels Comtes de Barcelona i Reis d’Aragó e il Libre dels reis. In entrambi i casi si tratta di volgarizzamenti (o, meglio, adattamenti e rielaborazioni) di precedenti testi mediolatini. Il primo vol. che, in questa doppia ‘notizia’, si segnala brevemente, e che costituisce il n. 1 della serie dei Monuments d’Història de la Corona d’Aragó (diretta dallo stesso Cingolani), presenta l’ediz. critica dei Gestes dels Comtes de Barcelona i Reis d’Aragó, versione catalana (o versione intermedia) dei Gesta comitum Barcinonensium. Già pubblicati nell’ormai lontano 1925 a cura di L. Barrau Dihigo e J. Massó Torrents (Barcelona, 1925), i Gestes necessitavano di una nuova ediz. critica nella quale, fra l’altro (e soprattutto) venissero approfonditamente ridiscussi i vari problemi e le diverse questioni che gravano sul testo (fonti, struttura, ideologia, tradizione ms.). L’ediz. procurata da Cingolani, preceduta da RIA

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un amplissimo Estudi introductori (pp. 7-72) nel quale tutti questi aspetti vengono accuratamente sceverati, è fondata in prevalenza sul testo esibito nel ms. Arxiu Històric de la Ciutat de Barcelona 1G-9 (antic. L-9), pergamenaceo, trascritto, per la parte che qui ci riguarda, nel 1346, ff. 22r-27v (sigla A), che offre il testo completo e più attendibile dei Gestes. Gli altri mss. che, in tutto o in parte, presentano l’opera catalana sono i seguenti: Arxiu Històric de la Ciutat de Barcelona 1G-10 (antic. L-10), pergamenaceo, trascritto nel 1346, ff. 26v-36v (sigla B); Biblioteca Universitària de Barcelona 759 (antic. 21-2-17), cartaceo della seconda metà del sec. XIV, ff. 9r-18r (sigla C); Biblioteca Nacional de España 647 (antic. G-160), cartaceo della seconda metà del sec. XIV, ff. 3r-13r (sigla D); Biblioteca de Catalunya 485, cartaceo degli inizi del sec. XV, ff. 291r-294r (sigla E); Arxiu de la Corona d’Aragó Mercè 90, del sec. XVIII (sigla F: si tratta di una copia di C, esemplata da fra Manuel Marian Ribera); Biblioteca de Catalunya 943, cartaceo della seconda metà del sec. XIV, ff. IIIIr-XIIIv (sigla G); Escorial, Real Monasterio O.I.12, cartaceo del sec. XIV, ff. 1r-9v (sigla H); Biblioteca Nacional de España 13028, del 1778, ff. 198r-205v (sigla I: si tratta, in questo caso, di una copia di H, esemplata da Francesc Pérez Bayer); Biblioteca de l’Il-lustre Col-legi d’Advocats de Barcelona M-2, cartaceo del sec. XV, ff. 238r-261v (sigla L). Il testo dei Gestes dels Comtes de Barcelona i Reis d’Aragó (pp. 83-136) stabilito da Cingolani, formato da 24 brevi capitoli, è accompagnato dall’apparato critico (posto su due colonne a sinistra e a destra del testo stesso) e da un fittissimo commento (a piè di pagina). La pubblicazione – che si segnala assai positivamente per accuratezza e acribìa – è ulteriormente arricchita da una ricca Bibliografia (pp. 72-81), comprendente 134 titoli (fra testi e studi). Il giudizio pienamente positivo or ora formulato sull’ediz. dei Gestes dels Comtes de Barcelona i Reis d’Aragó procurata da Stefano Maria Cingolani va esteso anche al secondo vol. oggetto di questa doppia ‘notizia’, e cioè l’ediz., a cura dello stesso studioso, del Libre dels reis, che costituisce il n. 2 della collana dei Monuments d’Història de la Corona d’Aragó. Il Libre dels reis, ampia compilazione storico-mitologica e prosopografica che parte dall’antichità classica (anzi, propriamente, dalla mitologia greca), per giungere fino ai tempi dell’anonimo estensore (siamo nell’ultimo quarto del sec. XIII), è fondato su un discreto numero di ‘fonti’ tardo-antiche e medievali (Ditti Cretese, Goffredo di Viterbo, Sigeberto di Gembloux, Alberico delle Tre Fontane, Martino di Troppau, Tommaso di Toscana, Rodrigo Jiménez), i cui rapporti vengono accuratamente vagliati ed esemplificati da Cingolani nell’ampio Estudi introductori (pp. 7-77) che, anche in questo caso, funge da indispensabile premessa all’ediz. critica propriamente detta, e che comprende, altresì, la discussione di altri problemi che attengono al testo catalano, quali la struttura e il contenuto, l’ideologia e il significato, la tradizione ms. Riguardo a quest’ultimo aspetto, il Libre dels reis ci è giunto in soli tre codd. (nessuno dei quali, però, ci trasmette il testo completo): Biblioteca de Catalunya 152, cartaceo degli inizi del sec. XV (sigla O, esibisce i capp. dalla fine del 35 al 181); Biblioteca de Catalunya 487, cartaceo della metà del sec. XV (sigla S, presenta i capp. 1-18); Biblioteca Nacional de España 1814, cartaceo del sec. XVI (sigla M, trasmette i capp. 19-181). In una situazione di tal genere, l’allestimento dell’ediz. critica è stato alquanto complesso (come lo stesso editore chiarisce alle pp. 76-77). In ultima analisi, Cingolani ha opportunamente proceduto nella maniera seguente: è stato scelto come ms. base O (che è anche il cod. più antico), integrato e corretto (ove ciò fosse necessario e nelle porzioni di testi da essi tramandate) con l’ausilio di S e M; per i capp. 1-18, il

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ms. posto a fondamento dell’ediz. è stato ovviamente S, mentre per il solo cap. 35 (si ricordi che O inizia con la fine del cap. in questione) l’unico testimone è M. Il testo del Libre dels reis (pp. 85-211), così ricostruito e articolato in 181 brevi capitoli, è accompagnato, a piè di pagina, dall’apparato critico (particolarmente chiaro e acribico). Anche in questo caso, una vasta Bibliografia (pp. 77-84) comprendente 103 titoli (fra testi e studi) rappresenta un utilissimo sussidio e suggerisce ulteriori approfondimenti per lo studio e l’analisi del Libre dels reis in particolare e, più in generale, della storiografia catalana tra i secc. XIII e XIV. ARMANDO BISANTI

Charters of St Albans, edited by JULIA CRICK, Oxford, Oxford University Press, 2007, pp. XXXII-265, 3 tavv., (Anglo-Saxons Charters, XII). – Il piano di pubblicazione delle carte anglosassoni promosso dalla British Academy e dalla Royal Historical Society – che ha preso avvio con il primo volume Charters of Rochester curato da A. Campbell nel 1973 – è giunto nel 2007 al presente dodicesimo volume, nel quale sono pubblicate le carte di un monastero sede del culto più antico per le isole Britanniche: quello per S. Albano, protomartyr Anglorum, venerato almeno dal quinto secolo. Il monastero di S. Albano è situato in un territorio – lo Hertfordshire, compreso tra Essex, Mercia e Wessex – che può dirsi, almeno fino al secolo decimo, marginale, scarsamente popolato, economicamente debole, ma sorto – si può dire – sulle rovine di quello che era stato uno dei più importanti centri romani della Britannia, Verulamium. La chiesa di S. Albano è, del resto, un esempio ben documentato e rilevante della continuità di un culto originato nel subRoman Period. La storia delle origini e del periodo più antico di questo ente non è illuminata dalle fonti: qualche spunto esiste per asserire un certo impulso dato alla chiesa sotto il re di Mercia Offa, nel secolo VIII; ed è sicura una sua rifondazione come cenobio benedettino nel tardo decimo secolo. Lo svolgersi di questa storia, fra silenzi di documenti o evidenze ambigue (di documenti) e problematiche (di testi narrativi e agiografici), è abilmente trattato da Julia Crick in un corposo paragrafo della parte introduttiva. Il patrimonio archivistico di S. Albano è tuttavia rarefatto e relativamente tardo: del periodo anteriore al 1066 – il cosiddetto pre-Conquest Period – restano soltanto i 17 documenti, sia in latino sia in Old English, qui editi. I primi cinque documenti (nrr. 1-5) sono diplomi emessi in nome del re di Mercia Offa e di suo figlio Ecgfrith, che vorrebbero datarsi al tardo ottavo secolo ma sono in realtà rifacimenti e rielaborazioni risalenti molto probabilmente ai secoli XI e XIII. Altri quattro diplomi sono emessi in nome di re Æthelred. Il resto è costituito da documenti privati, non privi anch’essi di problemi critici. L’aspetto per tutti più complesso è costituito dalla tradizione. Esso è costantemente presente: non soltanto nella sede naturale dei commenti (ampi e dotti, anche sul piano paleografico e diplomatistico, oltre che filologioco e storico) che accompagnano l’edizione dei testi, ma anche in ogni argomentazione della densa Introduction (p. 1-106), nella quale si trattano origini del culto, storia dell’ente, vicende del suo archivio e della trasmissione dei suoi testi, con affondi sull’assetto istituzionale dell’abbazia, sulla sua immunità e sul rapporto con il potere laico ed episcopale, sull’acquisizione e gestione del suo patrimonio fondia-

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