Bilancio di un esperimento: consulto su Roma

July 24, 2017 | Autor: Francesco Moschini | Categoría: Monte Testaccio, Via Ostiense, Carlo Aymonino, Giangiacomo D'Ardia, Gianugo Polesello, Ariella Zattera
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Descripción

Carlo Aymonino

Progettare Roma capitale

a cura di Ptrolo Desideri eFulvio Leoni introduzione di Renato Nicolini

Editori Laterza

Indice del volume

Avvertenza Introduzione

di Carlo Aymonino

5

di Renato Nicolini

7

Le linee del progetto «centro storico» di Carlo Aymo­ nino e Raffaele Panella

11

Stralcio del > trasformate in quinte, nemmeno scenografiche, del sistema della grande viabilità ­ 365

Fig. 412. Gianni Braghieri. Piazza dei Cinquecento.

si vedano, per esempio, le relazioni che legano fra loro l'A­ ventino, il Circo Massimo e la Domus di Augusto sul Palati­ no -. Altrettanto eclatante è il caso della seconda area archeologica che insiste sul nodo di piazza Venezia, dei Mer­ cati Traianei e del colle Oppio. Qui, senza nessun criterio, le testimonianze storiche sono state trasformate in incidenti della strada, distribuiti lungo percorsi sostanzialmente indif­ ferenti. A parte le condizioni di degrado, ciò che inoltre sem­ bra costituire una Piazza Venezia, Mercati Traianei, coDe Oppio Dei due margini, è quello di attacco con la città, con i proble­ mi di percorsi, di livelli, di scambio d'uso che ciò comporta. Sulla direttrice di via dei Fori Imperiali da eliminare si allineano: un nodo urbano di scambio (piazza Venezia), un museo archeologico da si­ stemare in una permanenza archeologica {Mercati di Traiano), e una sistemazione a parco degli anni Trenta, non priva di qualità, ma indifferente alla struttura archeologica del sito. In un sistema di luoghi intensamente connotato sono stati in­ vitati a lavorare architetti per i quali l'oggetto e il contesto si ri­ mandano allusioni poco esplicite. Il tema si può risolvere dentro i propri strumenti di lavoro, o mettendo a rischio la resistenza e la compattezza delle geometrie di fronte ad un sistema stratificato in cui operare la scelta fra la presenza di più «città». Laboratorio n . 3 «Città dell' Ottocento: residenza e grandi attrezzature urbane» Esquilino, stazione Termini, piazza Esedra La eterogeneità dei problemi presenti in questo sistema sembra avere un punto focale nella piazza dei Cinquecento, dove le struttu­ re di servizio della città moderna e della città antica si fronteggiano nelle loro massime espressioni. All'intorno si riscontrano i problemi di degrado e di trasformazione provocati dall'impatto di queste strutture nel corpo denso della prima espansione urban.a di Roma ca­ pitale. Una serie di temi cosl riassuntivi sono proposti a una schiera di progettisri nella quale è inutile rintracciare una coerenza. In que­ sto ambito il problema della coerenza e dell'affinità si colloca tra il percorso e il lavoro di ognuno e le molte suggestioni dei luoghi.

379

Laboratorio n. 4

Laboratorio n . .5

«Cittl dell'Ottocento: residerua e memorie della produzione» Testaccio, Ostiense

«< ' buchi' del centro storico»

Ancora la città dell'Otto·Novecento, ma nella sua versione in­ dustriale, in cui alcuni progetti sono già stati ritagliati e portati avanti secondo le calcolate strategie di un nuovo riformismo urba­ no. Ma al di là di Testaccio l'ex area industriale dell'Osriense ri­ chiama alla mente anche i recenti confronti sul parco urbano del XX secolo. Si tratta di una riserva di aree ricchissima che attende la precisazione del proprio destino urbano, mentre vi spira una at­ mosfera poetica di periferia addomesticata. Per gli architetti invitati a far parte di questa sezione del La­ boratorio la scala urbana non è una questione dimensionale, ma di struttura, di concezione del ruolo del progetto. Una lieve forza­ tura non può certo impacciare una figura di architetto che sa ve­ dere l'atto creativo del progetto in una totalità di apporti e di rapporti extradisdplinari, che sa essere garante intellettuale delle mediazioni difficili.

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Piazza della Moretta, piazza della Rovere, via dei Polac:c:hi, testa­

ta di corso Vittorio, piazza del Parlamento

Queste aree non hanno forse io comune molto di più della po­ lemica che le coinvolge sulla opportunità o meno di intervenire con architetture nuove a risolvere vecchi problemi urbani di sventra­ mento. È quindi un utile banco di prova per stabilire se si dia ef­ fettivamente un problema «metodologico» a questa scala, nel pe­ rimetro di un lotto, nel fronte di una strada, nella progettazione urbana in generale. È il compito suggerito ad alcuni protagonisti di una architettu· ra che costruisce la città e che ha una aspirazione a trascendere il contingente e la ricerca di novità fine a se stessa. La tendenza che ha distillato per anni una tradizione moderna si è data solide basi come scienza e poetica del «tipo». Questo fondo duro, anti· storicista, la mantiene ben al di là di confusioni e accecamenti su­ perficiali, diffusi sulla scena internazionale.

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