ANTONIO DE GREGORIO

May 23, 2017 | Autor: Giuseppina Battaglia | Categoría: Archaeology, Prehistoric Archaeology, Mediterranean prehistory, Mediterranean archaeology
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Descripción

ANTONIO DE GREGORIO

Giuseppina Battaglia - Giovanni Mannino

Antonio De Gregorio Brunaccini nasce a Messina il 27.06.1855 e muore a Palermo il 15.12. Esponente di una nobile famiglia siciliana, si distingue per la natura versatile e per la curiosità in ogni settore del sapere. Dottore in Scienze Naturali, socio della Reale Accademia di Scienze, Lettere ed Arti di Palermo, fondatore e poi proprietario-direttore della prestigiosa rivista “Il Naturalista Siciliano”, socio corrispondente di numerose accademie europee e americane, è studioso di fisica, botanica, zoologia, musica, arte, letteratura, archeologia; in particolare si occupa di geologia e paleontologia. Quest’ultimi studi lo avvicinano a quelli di paletnologia che egli vede come “un genere di studio che da un lato entra nel dominio dell’archeologia, dall’altro in quello della paleontologia e della geologia.” La testimonianza principale della sua attività, in questo campo, si evidenzia nella ideazione e pubblicazione degli Annales de Géologie et de Paléontologie, ove pubblica le sue ricerche illustrando i reperti con disegni, fornendo la provenienza, una descrizione ed una collocazione cronologica. Grazie a questa opera abbiamo contezza delle raccolte archeologiche – pubbliche e private – esistenti in Sicilia alla fine dell’Ottocento, alcune delle quali sono andate disperse. Presentiamo due siti entrambi pubblicati negli Annales de Gèologie et de Palèontologie con i titoli:

1) TUMULI PREISTORICI DI CARINI, 1900: tratta di diverse necropoli nel territorio comunale di Carini (PA); noi stralciamo la contrada Serre, fondo Galati, una della numerose necropoli eneolitiche della piana carinese, nota per gli scavi condotti da Antonio Salinas direttore del Museo Nazionale di Palermo. La necropoli di Ciachea, sopravvissuta alle ingiurie degli uomini e del tempo, oggi è soggetta a vincolo. Essa fu utilizzata dal più antico eneolitico al bronzo antico (stile della Moarda), almeno in base alla tipologia dei reperti in essa rinvenuti. Infatti si riscontra, anche fra i materiali presentati da De Gregorio, l’evoluzione dell’orizzonte culturale della Conca d’Oro che copre buona parte dell’eneolitico nella Sicilia Occidentale. Questo dato è omogeneo agli altri dati emersi dagli scavi condotti nella necropoli. Fornisce anche alcuni schizzi di sezioni e piante di tombe a forno nonché una pianta dell’area di scavo con le tombe di “epoca storica [… probabilmente] romana” che si alternano a quelle eneolitiche. Nella stessa pubblicazione dà alcune notizie, di carattere etnologico circa il rituale funerario: la presenza ricorrente in ogni tomba di “qualche mascellare di pecora” e le ossa umane colorate di rosso. Questo dato oggi è stato riscontrato in altre necropoli siciliane. Tale conferma autorizza ad accogliere le informazioni fornite da De Gregorio con una maggiore benevolenza, rispetto a quella che gli venne riservata da parte dell’archeologia ufficiale del tempo.

Cranio ricoperto d’ocra rossa - tomba eneolitica (Corso Vittorio Emanuele, Partanna –Tp) (da Tusa 1994)

Un esemplare del “bicchiere di Carini” (da Tusa 1994)

2) STAZIONE PREISTORICA DI VILLAGRAZIA PRESSO PALERMO, 1927: frazione del territorio comunale di Palermo, ubicata nel lato meridionale della conca d’Oro, ai piedi del Balzo Rosso. Scavi agricoli, nel fondo Starrabba, intercettarono una necropoli e vennero portati alla luce resti ossei umani, frammenti fittili e ornamenti bronzei. Questo sito noto esclusivamente per la segnalazione del De Gregorio non è mai stato indagato. La necropoli si trovava “alle falde della montagna, sulla prima pendice, ove è un terreno incolto dedicato a pascolo. […] sotto pochi decimetri di spessore [di terra], vi erano molte ossa umane, ma tutte fratturate e calcinate e con frammenti di stoviglie di creta rozzissimi.” La descrizione esclude certamente la tradizionale struttura funeraria delle tombe a forno, mentre si potrebbero ipotizzare deposizioni ad enchytrismos, come in altre necropoli in Sicilia, fra cui quella presso il Torrente Boccetta a Messina oppure quella di Valle Oscura presso Marianopoli (Caltanissetta). Gli oggetti fittili che si rinvennero a Villagrazia, e di cui viene fornita documentazione grafica, sono collegabili alle facies del campaniforme, della Moarda e di Rodì-Tindari-Vallelunga. Se le prime due facies sono tipiche della Conca d’Oro e in genere della Sicilia occidentale, la ceramica della facies Rodì-Tindari-Vallelunga è tipica della Sicilia nord-orientale ma documentata anche, fra l’altro, nel villaggio presso Boccadifalco, che dista pochi chilometri dalla necropoli di Villagrazia di Palermo, e nella Grotta di Cozzo Palombaro a Carini (Mannino - Giambona 1994). Lunghe lame in selce, simili a quella rinvenuta a Villagrazia, sono attestate in diversi siti fra il tardo eneolitico e l’inizio dell’età del bronzo (cfr. Grotta del Vecchiuzzo, Petralia Sottana — Palermo). Più problematica è la lettura dei bronzi presentati nella pubblicazione e in particolare i collari a capi aperti. I torques trovano confronti, per esempio, con quelli rinvenuti nel ripostiglio dal Lodigiano (de Marinis 2010) attribuibili all’antica età del bronzo. Tali ornamenti sono molto rari in Sicilia ma qualcuno è documentato anche da De Gregorio in un altro volume degli Annales de Gèologie et de Palèontologie (1917, tavv. XLVIII, 4 -5; LXXXV, 5). Sembra che tutti i dati indichino un momento iniziale del bronzo antico con elementi tipici locali (la ceramica campaniforme e quella stile Moarda) ed elementi più allogeni come la ceramica della facies di Rodì-TindariVallelunga, ma soprattutto il rito funerario e i bronzi.

Collezioni del Museo Biscari di Catania (da De Gregorio 1917)

Riparo della Moarda (Altofonte, Pa) (da Prima Sicilia 1997)

Tomba di Vallelunga (Cl) (da Prima Sicilia 1997)

Tomba ad enchytrismos (San Papino—Messina)

Soprintendenza BB.CC.AA. di Palermo; e-mail: [email protected] Soprintendenza Archeologica della Sicilia occidentale, in quiescenza; e-mail: [email protected]

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