50_2014_Lo scaraboide della tomba 25

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Descripción

Le sculture di Mont’e Prama Contesto, scavi e materiali

a cura di

Marco Minoja Alessandro Usai

con scritti di

Ivana Angelini, Gilberto Artioli, Domenico Basile, Alessandro Bedini, Roberto Cameriere, Salvatore Carboni, Donatella Croci, Stefano De Luca, Carla Del Vais, Ornella Fonzo, Luca Lai, Valentina Leonelli, Fulvia Lo Schiavo, Marco Minoja, Tamsin O’Connell, Elsa Pacciani, Alfonso Stiglitz, Carlo Tronchetti, Alessandro Usai, Emerenziana Usai, Luisanna Usai, Raimondo Zucca

REGIONE AUTONOMA DELLA SARDEGNA

Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo Direzione regionale per i beni culturali e paesaggistici della Sardegna

Assessorato della Pubblica Istruzione, Beni Culturali, Informazione, Spettacolo e Sport

Soprintendenza per i beni archeologici per le province di Sassari e Nuoro Soprintendenza per i beni archeologici per le province di Cagliari e Oristano

© Proprietà letteraria riservata

Gangemi Editore spa Piazza San Pantaleo 4, Roma w w w. g a n g e m i e d i t o re . i t

Nessuna parte di questa pubblicazione può essere memorizzata, fotocopiata o comunque riprodotta senza le dovute autorizzazioni. Le nostre edizioni sono disponibili in Italia e all’estero anche in versione ebook. Our publications, both as books and ebooks, are available in Italy and abroad.

ISBN 978-88-492-2942-4

In copertina: Modello di nuraghe n. 6, Ispantu, foto di Araldo De Luca

Le sculture di Mont’e Prama Contesto, scavi e materiali Coordinamento scientifico Marco Minoja, Alessandro Usai Coordinamento editoriale Alessandro Usai con la collaborazione di Pietro Matta Fotografie delle sculture dopo il restauro Araldo De Luca, Giovanni Porcu Acquisizione digitale delle fotografie di scavo 1975-77-79 Claudio Buffa

Ove non altrimenti specificato le immagini sono di proprietà del Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo (SBASSNU, Soprintendenza per i beni archeologici per le province di Sassari e Nuoro e SBACAOR, Soprintendenza per i beni archeologici per le province di Cagliari e Oristano) e come tali non possono essere riprodotte o trasmesse a scopo di lucro in qualsiasi forma senza l’autorizzazione delle competenti Soprintendenze. Pagine 15, 18-19, 22, 23, 26: Salvatore Carboni Pagine 78, 83, 86, 87, 88: Amministrazione provinciale di Oristano Pagine 78, 85, 89: Antiquarium Arborense Pagine 79, 81: Raimondo Zucca Pagine 105-116, 124-125: Carla Del Vais Pagina 211: Luca Lai Pagine 333, 339: Università degli Studi di Padova, Dipartimento di Geoscienze Pagina 347: Fulvia Lo Schiavo

INDICE Presentazioni MARIA ASSUNTA LORRAI

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già Direttore regionale per i beni culturali e paesaggistici della Sardegna

MARCO MINOJA

9

già Soprintendente per i beni archeologici per le province di Cagliari e Oristano e per le province di Sassari e Nuoro

CLAUDIA FIRINO

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Assessore alla pubblica istruzione, beni culturali, informazione, spettacolo e sport della Regione Autonoma della Sardegna

Inquadramento geologico e geomorfologico del Sinis SALVATORE CARBONI Alle origini del fenomeno di Mont’e Prama. La civiltà nuragica nel Sinis ALESSANDRO USAI I Phoinikes nel Sinis RAIMONDO ZUCCA Il Sinis di Cabras in età punica CARLA DEL VAIS Mont’e Prama. Campagna di scavo dicembre 1975 ALESSANDRO BEDINI Gli scavi del 1977 e 1979 CARLO TRONCHETTI Gli inumati nella necropoli di Mont’e Prama ORNELLA FONZO, ELSA PACCIANI L’età dei defunti di Mont’e Prama: un aspetto interessante e cruciale ROBERTO CAMERIERE, STEFANO DE LUCA, DOMENICO BASILE, DONATELLA CROCI, ORNELLA FONZO, ELSA PACCIANI Isotopi stabili e radioattivi: primi dati su dieta e cronologia assoluta delle sepolture di Mont’e Prama LUCA LAI, ORNELLA FONZO, ELSA PACCIANI, TAMSIN O’CONNELL Le statue nuragiche LUISANNA USAI I modelli di nuraghe e altri elementi scultorei di Mont’e Prama VALENTINA LEONELLI Idoli betilici di Mont’e Prama EMERENZIANA USAI Lo scaraboide della tomba 25 ALFONSO STIGLITZ Il corredo della tomba 25, scavo 1979 MARCO MINOJA Analisi archeometriche sullo scarabeo ed i vaghi di collana IVANA ANGELINI, GILBERTO ARTIOLI Una fibula di bronzo da Mont’e Prama FULVIA LO SCHIAVO Le ceramiche puniche e romane CARLO TRONCHETTI Conclusioni MARCO MINOJA

13 29 73 103 137 155 175 201 207 219 263 293 315 323 331 345 351 361

LO SCARABOIDE DELLA TOMBA 25

Alfonso Stiglitz* Per Antonello Dessì

RIASSUNTO Lo studio riguarda un oggetto “esotico” rinvenuto insieme ad altri elementi d’ornamento all’interno della tomba 25 della necropoli di Mont’e Prama scavata da Carlo Tronchetti. Si tratta di uno scaraboide in steatite appartenente alla tipologia dei cauroidi. Sulla base è presente, incisa, una decorazione schematica del tipo encompassed central ‘plus’ cross, recente esito di decorazioni floreali più antiche. Il reperto, sicuramente di importazione, è databile per i confronti tra il 1130 e il 945 a.C. e appartiene a produzioni riportabili a un’area compresa tra il territorio cananeo, nell’attuale striscia di Gaza, e il Delta del Nilo. La presenza di questo oggetto, unito in collana con altri elementi, nella tomba di un maschio nel pieno della sua maturità pone il problema del suo significato, da intendersi ipoteticamente come ostentazione di status. Allo stesso modo viene posto il problema dell’improvvisa comparsa di oggetti in una necropoli che nelle altre tombe precedenti risultava caratterizzata dall’assenza di corredi.

ABSTRACT This study examines an “exotic” object found alongside other ornamental fragments inside burial 25 of the Mont’e Prama cemetery excavated by Carlo Tronchetti. It represents a so-called ‘scaraboid seal’ of steatite that may be classified as a ‘cauroid’. The base shows an incised schematic decoration that has been defined as an “encompassed central ‘plus’ cross”, which is a later rendition of older floral designs. There can be no question that the object was imported to Sardinia. Comparison to similar items suggests it may be dated between 1130 and 945 BC and that it was manufactured in Canaanite territory, somewhere between Gaza and the Nile Delta. The presence of this object in a male adult burial and in association with a necklace including other elements, begs the question of its meaning, which may broadly be understood in terms of status display. It also points to a change in funerary customs, as all previous burials in the Mont’e Prama cemetery are strictly without any grave goods.

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Alfonso Stiglitz

SCHEDA Tipologia: Cauroide tipo KEEL III (Tav. I). Materiale: steatite bianca invetriata1. Dorso: completamente liscio. Fianco: caratterizzato da due placchette verticali alle estremità; piede a fascia piatta leggermente obliqua, decorato con sottili tratti obliqui incisi e, nei lati lunghi, separato dalla base da una profonda incisione e dal dorso da un’altra più leggera; foro longitudinale passante. Base: decorazione del tipo Tufnell 6C1, “encompassed central ‘plus’ cross”2. Misure: mm 16 x 10,5 x 7. Stato di conservazione: una parte delle linee curve della decorazione di base è lacunosa. Datazione: 1130-945 a.C.3 Bibliografia: TRONCHETTI 1986, p. 47; TRONCHETTI 2005, p. 147, fig. 9.9; STIGLITZ 2007, pp. 94-95; STIGLITZ 2010, pp. 60-61; OLIANAS 2012a; OLIANAS 2012b, pp. 928-930; STIGLITZ 2012. Lo scaraboide proviene dalla terra di riempimento della tomba 25 ed era collocato al di sotto dello scheletro, a circa 5 cm dal fondo del pozzetto4. La tomba, una delle ultime secondo la stratigrafia orizzontale della necropoli, ha restituito “numerosi vaghi in bronzo, un vago in pasta vitrea bianca o cristallo di rocca”5; il contesto fa pensare che l’oggetto facesse parte di una collana in connessione con questi elementi6. Il reperto è stato originariamente pubblicato con la definizione di “scaraboide in stile pseudo-hyksos” e con datazione dal tardo VII sec. a.C. in poi7; una rilettura aggiornata del reperto e l’edizione di numerosi studi su questa classe di oggetti, comparsi dopo la sua scoperta, hanno reso possibile un suo inquadramento differente8. L’oggetto appartiene alla serie dei “cauroidi” del Tipo III di Keel9. Un reperto molto simile, per dorso e base anche se con diversa decorazione del piede, è presente nelle Civiche Raccolte Archeologiche di Milano (Tav. II: a), ma di esso si ignora il contesto di rinvenimento10.

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Per il dorso (Tav. I: a) possono essere proposti confronti con esemplari del Secondo Periodo Intermedio egiziano (1650-1550 a.C.)11, con un esemplare della Collezione del Museo di Bonn12 e, soprattutto, con quello proveniente dalla struttura templare della Tarda età del bronzo rinvenuta nei pressi dell’aeroporto di ‘Amman13. La decorazione della base (Tav. I: b) trova il più chiaro raffronto con uno scarabeo proveniente dall’area di Gaza, loc. Tell el– cAjjul14 (Tav. II: b) e con uno scarabeo dalla collezione Matouk15 (Tav. II: c). La decorazione, di probabile origine cananea16, compare nelle sue diverse interpretazioni a partire dal Secondo Periodo Intermedio17, per proseguire nel pieno del Nuovo Regno, in particolare al periodo tra la tarda 20a dinastia e la 21a (1130-945 a.C.),18; una tarda interpretazione del motivo compare in un esemplare rinvenuto in uno strato della prima metà dell’VIII sec. a.C. a Tiro (Tav. II: d)19. Per quanto riguarda il materiale, la steatite è in assoluto quello più usato per la realizzazione di questi oggetti; interessante, in tal senso, l’osservazione di Feghali Gorton sulla prevalenza della steatite tra gli scarabei presenti in occidente nel secondo millennio, mentre la maggioranza di quelli del primo millennio sono realizzati in faïence o altro materiale20. Particolarmente importante sarebbe la possibilità di determinare la provenienza della steatite con la quale è stato realizzato il nostro esemplare; infatti, la materia prima non è presente nell’area giordano-palestinese mentre può trovarsi nella Siria Meridionale, in piccole quantità, a Cipro (nell’area di Limassol) e, soprattutto, nei deserti orientali egiziani21. Dall’esperienza generale sugli scarabei risalta l’ampio spettro cronologico di utilizzo di questa classe di reperti, che possono permanere in uso per oltre un millennio, come provano gli esemplari dell’Antico Regno conservati nelle tombe fenice di Tiro datate alla fine VIII – inizi VII sec. a.C.22, o gli scarabei provenienti dalle tombe a camera delle città puniche sarde e databili al Medio23 o al Nuovo Regno24. Si tratta di un fenomeno abbastanza diffuso dovuto probabilmente al valore talismanico di tali oggetti che ne garantisce la trasmissione tra generazioni, oppure a una fabbricazione tarda secondo modelli antichi25 ovvero alla provenienza dallo spoglio di tombe antiche. Nel nostro caso l’assenza del castone può farci propendere per quest’ultima ipotesi. Decisamente complessa, per la scarsità di dati, la soluzione del problema dei vettori e delle modalità di trasmissione e di ricezione di un oggetto estraneo al mondo nuragico. La cronologia della necropoli situa il movimento del nostro reperto all’interno del complesso mondo di rapporti tra la società nuragica e

Lo scaraboide della tomba 25

Tav. I: Cabras, loc. Mont’e Prama. Scaraboide della tomba 25 (fot. C. Buffa).

l’oriente, rappresentato dalle due differenti situazioni di Sant’Imbenia (Alghero) e Sulky (Sant’Antioco) che tra la fine del IX e l’VIII sec. a.C. restituiscono un articolato insieme di materiali con provenienza dalla costa siro-palestinese e con attori differenziati26. La possibile origine dalla regione cananea del nostro pezzo porta a ipotizzare, salvo prova contraria, il medesimo canale di trasmissione, con un possibile tramite fenicio27. Il ritrovamento di oggetti di corredo orientali in ambito funerario nuragico è fatto abbastanza raro; si può ricordare, come precedente, il sigillo cilindrico in olivina di ambito vicino orientale o cipriota, rinvenuto a Su Fraigu (San Sperate), in una tomba collettiva databile al Bronzo finale 2 (1100-1000 a. C.)28. Altrettanto eccezionale è, poi, la presenza di aegyptiaca in ambito nuragico; oltre al pezzo oggetto di questo intervento si possono richiamare, infatti, pochi altri reperti. Da un contesto di VIII-VII sec. a.C.29 del villaggio nuragico di Sant’Imbenia (Alghero) provengono due scarabei, uno in ceramica, ritenuto di imitazione locale su prototipi orientali e l’altro in faïence30; l’edizione schematica dei due re-

perti, del primo solo l’immagine della base e del secondo quella del dorso, non ne permettono un inquadramento più puntuale; di recente per il primo è stato proposto di vedervi dei segni “in relazione ad una proprietà o un’officina, forse accompagnati da determinativi di quantità31. Dal nuraghe Nurdole di Orani, nella Sardegna interna, provengono uno scarabeo e un amuleto di tipologia egiziana. Lo scarabeo in steatite, lungo mm 16, incastonato in un anello d’argento, ha una base decorata con un personaggio accucciato sopra il segno NB; l’editore propone la lettura “Neb-MaatRe, prenome del faraone della XVIII dinastia Amenhetp III” e attribuisce allo scarabeo una cronologia tra VIII e VII sec. a.C.32. L’amuleto in faïence, che rappresenta la divinità Khonsu, ha una datazione coeva allo scarabeo33. Il contesto di rinvenimento è quello dell’area nei pressi di “una grande vasca lastricata appoggiata all’esterno del bastione e raggiunta da una canaletta proveniente da una fonte costruita all’interno della camera centrale del nuraghe”34, legata a un riutilizzo santuariale del nuraghe che avviene tra il Bronzo finale e la prima età del Ferro; i reperti provengono dai livelli dell’età del Ferro, in associazione35 con uno skyphos tardogeometrico di possibile produzione fenicia occidentale, datato alla seconda metà dell’VIII sec. a.C.36. Di recente è stata data notizia di un altro oggetto di tipo egiziano da un contesto nuragico, si tratta di uno scarabeo in faïence proveniente dal sito di S’Arcu ‘e is Forros (Villanova Strisàili – NU), nella Sardegna interna37. Alla base dello scarabeo, noto solo dalla foto edita, sono raffigurati su una sequenza orizzontale, secondo il verso di lettura da destra a sinistra: un tratto verticale danneggiato di difficile lettura, uno scarabeo che regge lo shed con le zampe posteriori, un personaggio seduto, verosimilmente maschile, con un possibile segno cn͜h sulle ginocchia, sebbene la foto lasci qualche dubbio sulla composizione del segno; gli elementi citati, posti sullo stesso piano sono racchiusi in basso da una linea curva, forse un segno nb stilizzato38. Il pezzo proviene dal ripostiglio n. 2, rinvenuto all’interno di un edificio a cortile centrale, la c.d. “insula 2”, del villaggio circostante uno straordinario complesso di “templi a megaron”. Lo scarabeo, ritenuto di probabile produzione sarda, è stato datato all’VIII sec. a.C., mentre il ripostiglio, conservato all’interno di un grande vaso per derrate alimentari, ha restituito materiali che vanno dal XII sino all’VIII sec. a.C.39. Infine, pare dubbia la pertinenza al dossier degli aegyptiaca di ambito nuragico del frammento fittile proveniente da Neapolis (Guspini) – sito ubicato sul lato opposto del Golfo di Oristano rispetto a Mon-

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Alfonso Stiglitz

Tav. II: a) Milano, Civiche Raccolte Archeologiche (da TIRADRITTI 2002, p. 40, cat. 107); b) Tell el-cAjjul (da TUFNELL 1984, pl. XXVI); c) Collezione Matouk (da MATOUK 1977, p. 405); d) Tiro (da BIKAI 1978, pl. XIV); e) Tell el-cAjjul (da KEEL 1997, p. 255).

a)

b)

c)

e)

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d)

Lo scaraboide della tomba 25

t’e Prama – interpretato come sarcofago antropoide di ambito filisteo e datato tra XI e X sec. a.C.40; la disamina attenta del pezzo, effettuata da Aren M. Maeir e Ramat Gan, permette di porre in discussione la pertinenza del pezzo alla tipologia dei sarcofaghi e di riportarlo ad ambiti culturali e cronologici diversi, in particolare fenici41. Questo fatto, se da una parte riduce ulteriormente il già scarno dossier dei c.d. Popoli del Mare in Sardegna42, dall’altra pone il problema del significato di questo oggetto, della sua cronologia e della sua pertinenza. Sarebbe auspicabile l’analisi delle argille per verificare se si tratta di un pezzo importato o di una produzione locale. La provenienza dello scaraboide dalla tomba di un maschio di 20 anni43 costituisce materia di riflessione sul ruolo di questa persona nell’ambito di una società che in questa nuova fase si esprime attraverso sepolture individuali e con una statuaria colossale, non estranea a contatti con l’oriente44. È, per ora, irrisolvibile il problema della ricezione culturale del pezzo; l’eventuale appartenenza a una collana con gli altri vaghi rinvenuti nella tomba lo colloca tra gli oggetti di ornamento, senza però escludere la consapevolezza del suo valore talismanico. Resta una certa differenza di contesto rispetto ad altre situazioni spesso portate a confronto con la contemporanea realtà sarda; nel caso, ad es. di Pithecusa, ma anche di Cuma e Pontecagnano, gli scarabei sono infatti caratteristici delle sepolture infantili, mentre a Capua sembrano indirizzarsi verso quelle femminili45. Gli altri oggetti di tipo egiziano da contesti nuragici sembrano riportarci ad ambiti cultuali (Orani) e, comunque, non funerari (Sant’Imbenia e S’Arcu ‘e Is Forros). La presenza dello scaraboide in una tomba maschile nella necropoli di Mont’e Prama ci pone il problema di una diversa forma di ricezione, per ora senza possibilità di trarre conclusioni generali data la scarsità di dati o, comunque, di generalizzare le forme di accoglienza di usi allogeni nelle diverse realtà46. Il comparire di “oggetti esotici”, acquisiti per segnalare o imporre un certo status rispetto agli altri componenti del proprio gruppo, può essere letto come indicatore di periodo di insicurezza e di cambiamento, nel quale il vecchio ordine sociale viene messo in discussione con la creazione di nuovi rapporti di potere. In questo senso è significativo che la consueta sistemazione egualitaria dei defunti segnata dall’assenza di corredi di accompagnamento, venga interrotta con la tomba 24 e, soprattutto, con la 25, una delle più recenti secondo la stratigrafia orizzontale della necropoli: un maschio ventenne viene sepolto con una collana il cui elemento più vistoso è un

oggetto esotico, uno scaraboide di provenienza orientale. L’anomalia potrebbe indicare il sorgere di uno stato di insicurezza nel quale l’ostentazione di status rivela la necessità di ribadire il ruolo dell’individuo all’interno e all’esterno del gruppo sociale di appartenenza47. La complessità del sito di Mont’e Prama sembra indicare una comunità nella quale coesistono, probabilmente, gruppi distinti (familiari?), “detentori di porzioni di potere, segno di una forte dinamicità sociale ed economica e, inevitabilmente, generatore di tensioni più o meno latenti”48. La distruzione delle statue e l’interruzione della necropoli può essere uno dei frutti di queste tensioni. In conclusione, lo scaraboide di Mont’e Prama ci fornisce un indizio, per ora ancora evanescente, di cambiamenti che avvengono nel mondo nuragico nella esaltante stagione dell’Età del Ferro49, testimoniati dal defunto che, a differenza dei suoi predecessori, inizia a ornarsi secondo modalità nuove, frutto delle novità negli incontri e nelle frequentazioni mediterranee rispetto ai suoi avi. Il comparire di oggetti di ornamento solamente a partire da una fase avanzata della necropoli, pare segnare l’avvio di un processo di confronto con la realtà orientale che si affaccia in modo stabile sulle coste sarde; un processo ricco di trasformazioni e di conseguenze per la società sarda. Un maschio ventenne che esprime il proprio status ormai indirizzato alla messa in discussione delle due identità sarde di questa fase, falsamente monolitiche, quella isolana nuragica e quella orientale fenicia50.

NOTE * Museo Civico di San Vero Milis. E-mail: [email protected]. Il disegno in scala 1: 1 è di Antonello Dessì; il lucido è di Matteo Tatti. 1 ARTIOLI et alii 2013; ANGELINI – ARTIOLI in questo volume. 2 TUFNELL 1984, p. 126, pl. XXVI. 3 Cfr. KEEL 1997, pp. 218-219, n. 340. Si precisa che, al fine di mantenere l’omogeneità e comparabilità delle datazioni, in questo testo sarà utilizzato il sistema tradizionale e non quello al C14 calibrato, non disponible per tutti i contesti citati; le tabelle di corrispondenza tra i due sistemi cronologici, presenti in varie pubblicazioni, permettono di collegare agevolmente le varie datazioni. 4 Giornale di scavo: C. Tronchetti, scavo in località Monte Prama (Cabras – Oristano) anno 1979. 5 Ivi; per lo studio di questi vaghi si rinvia al testo di Marco Minoja in questo stesso volume. 6 Le placchette verticali e il foro passante dello scaraboide fanno pensare a una originaria incastonatura, non più esistente al momento dell’utilizzo in collana o, comunque, al momento della deposizione

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Alfonso Stiglitz

funeraria. Per l’ipotesi di un’originaria sistemazione su un anello cfr. TRONCHETTI – VAN DOMMELEN 2005, p. 204, nota 3. 7 TRONCHETTI 1986, p. 47: “scaraboid seal in a pseudo-Hyksos style, datable from the very late 7th century onwards”. 8 Un primo riesame in STIGLITZ 2007, pp. 94-95; aggiornato in STIGLITZ 2010, pp. 60-61; STIGLITZ 2012, pp. 1742-1746. 9 KEEL 1995, pp. 78-79, Abb. 129: il tipo III identifica gli esemplari dotati di un piede distinto dal dorso. Il termine nasce in ambito anglosassone per indicare una particolare serie di scaraboidi la cui forma generale e, in particolare il dorso, sembra imitare le cipreidi, un gasteropode presente nel Mediterraneo e non solo. In italiano il termine è proposto dallo stesso Keel: “engl. Cowroid, franz. Cauroïde, ital. cauroide” (KEEL 1995, p. 78). 10 TIRADRITTI 2002, p. 40, cat. 107; vedi anche la scheda più completa contenuta nel portale realizzato dalla Regione Lombardia e dall’Università di Pavia (http: //www.lombardiabeniculturali.it/reperti-archeologici/schede-complete/G0160-00135/). Il confronto mi è stato suggerito da Antonello Dessì in uno dei primi incontri per il disegno del pezzo. 11 BEN-TOR 2007, pl. 42. 12 REGNER 1995, pp. 27-28, n. 19, taf. 4 (non datato). 13 EGGLER – KEEL 2006, pp. 66-67, n. 15; oggi a Oxford, Ashmolean Museum (inv. 1975.322); il cauroide è riportato alla XV Dinastia (1700-1540 a.C.); il pezzo proviene da un contesto del XIII sec. a.C. 14 KEEL 1997, pp. 218-219, n. 340; il pezzo proviene dal Cemetery VI, definito da PETRIE (1932, pl. 52) come “XVIIIth Dynasty Cemetery”, che ha restituito materiali databili 1540-900 a.C.; TUFNELL 1984, pp. 310-311, pl. XXVI, n. 2151, tipologia 6C1 (nel catalogo la provenienza è data, correttamente, da Tell el-cAjjul, anche se il riferimento, errato, al contesto di rinvenimento del reperto, “cem. 1000”, lo riporterebbe agli scavi di Tell Fara). 15 MATOUK 1977, pp. 206, 405, n. 2040: “décor floral”. 16 BEN-TOR 2007, pp. 90, 170. 17 KEEL 1997, p. 218, identifica il prototipo in un pezzo proveniente da Tell el-cAjjul (ivi, p. 254, n. 448) (qui a tav. II: e), databile agli inizi del MBII (1700-1600 a.C.); BEN-TOR 2007, p. 170, inquadra invece l’origine della decorazione “exclusively in the later phases of the MBIIB”; a datazione alta (XX-XV sec. a.C.) viene riportato, su basi stilistiche, il reperto di Milano (http: //www.lombardiabeniculturali.it/reperti-archeologici/schede-complete/G0160 -00135/); la datazione non è riportata in TIRADRITTI 2002, p. 40. 18 KEEL 1997, pp. 218-219, n. 340; MAGNARINI 2004, p. 56, n. 01.04: ringrazio Franco Magnarini per la segnalazione. 19 BIKAI 1978, p. 85, pl. XIV: 18. 20 FEGHALI GORTON 1996, p. 2. 21 TUFNELL – WARD 1966, pp. 176-187; KEEL 1995, p. 147. 22 GAMER-WALLERT 2004, pp. 405-406: in particolare lo scarabeo 8 datato al primo quarto del II millennio a.C. e rinvenuto all’interno dell’urna 26, la cui deposizione si situa tra la seconda metà dell’VIII sec. e gli inizi del VII sec. a.C. 23 MATTHIAE SCANDONE 1975, p. 86, n. G 22, tav. XXXI: il pezzo potrebbe provenire da Tharros se è identificabile con quello citato in CARA 1865, p. 23; vedi anche FEGHALI GORTON 1996, pp. 9-11 (Type I), che cita altri esemplari provenienti da contesti di VIII sec. a.C. (Sparta e Siracusa) o del VII sec. a.C. (Etruria). 24 MATTHIAE SCANDONE 1975, pp. 19 (A 3), 22-24 (A 9-12), 27 (B 1), 38-39 (D 1), 39-40 (D 4), 77 (G 1). 25 FEGHALI GORTON 1996, p. 11. 26 Da ultimo BERNARDINI 2010, passim. 27 BARRECA 1990, p. 299; si potrebbe pensare a un vettore fenicio-cipriota: BOTTO 2008.

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Da ultimo LO SCHIAVO 2003a, pp. 20-22; LO SCHIAVO 2003b, p. 156. 29 BAFICO et alii 1997, p. 233. 30 BAFICO et alii 1995, p. 88. 31 BERNARDINI 2011, p. 19. R. Zucca vi legge “un ayn e un beth semitici seguiti da quattro punti” (ZUCCA 2012, p. 215). 32 MADAU 1997, pp. 71, 250; MADAU 2002, p. 338. 33 Ibidem. 34 MADAU 2002, p. 335. 35 MADAU 1991, pp. 121-122; MADAU 1997, p. 250; MADAU 2002, p. 338. 36 MADAU 1997, pp. 71, 247. 37 FADDA-GARBINI 2012, p. 213. 38 In attesa dell’edizione dello scarabeo da parte degli autori della scoperta, si preferisce limitarsi alla mera descrizione fisica con tutte le incertezze dovute a una lettura basata su un’immagine; per la foto vedi FADDA-GARBINI 2012, fig. 17e. 39 FADDA-GARBINI 2012, p. 209. 40 BARTOLONI 1997. 41 MAEIR – GAN 1998. 42 STIGLITZ 2010. 43 TRONCHETTI et alii 1991, p. 128; sul sito di Mont’e Prama e sui risultati degli scavi cfr. Bedini et alii 2012; sui dati antropologici dei defunti vedi l’intervento di Ornella Fonzo ed Elsa Pacciani in questo stesso volume. 44 RENDELI 2010, p. 67. 45 Da ultimo la sintesi di MELANDRI 2010, pp. 26-27. 46 DE SALVIA 1978, p. 1034, richiama l’attenzione su questo aspetto portando l’esempio contrapposto di Pitecusa e della madrepatria Eretria, con la diversa funzione degli scarabei. 47 Si vedano le importanti riflessioni di M. E. Aubet relative alle coeve necropoli fenicie (AUBET 2010, p. 17). 48 STIGLITZ 2012, p. 1745. 49 Molto acute e interessanti, in tal senso, le osservazioni contenute in TRONCHETTI – VAN DOMMELEN 2005, per il percorso di indagine delineato e foriero di utili approfondimenti. 50 STIGLITZ 2012. Un sentito ringraziamento a Matteo Tatti per il passaggio a china del disegno dello scaraboide. Questo articolo è dedicato ad Antonello Dessì della Soprintendenza archeologica di Cagliari, autore del disegno dello scaraboide. Il reperto gli aveva destato una profonda passione e ad esso aveva dedicato un’attenta analisi che andava al di là del mero atto grafico: per disegnare un pezzo bisogna capirlo, diceva durante i lunghi scambi di informazioni che abbiamo avuto davanti al reperto. Mi sollecitava per poter leggere questo articolo; purtroppo non ha fatto in tempo a vederlo. Spero possa essere adeguato alle sue aspettative.

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