«Quando Eracle giunse a Erythia ...» Gerione in Esiodo, Stesicoro ed Ecateo

June 9, 2017 | Autor: Dino De Sanctis | Categoría: N/A
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Dino De Sanctis «Quando Eracle giunse ad Erythia…» Gerione in Esiodo, Stesicoro ed Ecateo

Nella Teogonia, le vicende di Gerione compaiono in due distinte sezioni (287-294 e 979-983). Il primo racconto è una digressione interna alla genealogia di Medusa, mentre il secondo, presente nel discusso finale del poema, richiama, con accenni fugaci, i tratti principali del mito. La critica ha per lo più scorto nella ripresa delle vicende di Gerione nella Teogonia una ripetizione inutile, incongrua, perché priva di sostanza1. Presupporre, tuttavia, la natura spuria degli ultimi versi del poema, per risolvere la presenza di questa ripetizione, dà adito a non poche perplessità, vista soprattutto la funzione narrativa dei due racconti, simili nella forma ma diversi nella finalità2. Il mio scopo sarà dunque indagare il contesto delle brevi Gerioneidi per mostrarne l’opportunità nella Teogonia. Qui, infatti, a poco a poco il profilo mostruoso di Gerione tende a mutarsi nel volto di un eroe valoroso e umano. Il duplice racconto su Gerione, in questo modo, testimonia una programmatica maniera di interpretare la realtà, la cui applicazione appare ricorrente in Esiodo: i cosiddetti ‘molteplici approcci’3. Non è marginale, ad un tempo, il fatto che, sviluppando le complesse potenzialità esplicitate da 1   Già Schoemann, Theogonie, 280-281, pur notando le simmetrie tra le varie entrate che compongono la sezione, atetizzò i versi su Gerione, a suo giudizio una mera ripetizione del primo racconto. In questa direzione si è espresso, in maniera decisa, West, Theogony, 425. Dubbiosa sull’autenticità della sezione anche Strauss Clay, Cosmos, 154. Ha sostenuto, invece, l’autenticità dei versi finali della Teogonia Dräger, Untersuchungen, 7-26, le cui conclusioni sono ora sviluppate da Debiasi, Occidente, 17-37 e passim. 2   Il primo racconto su Gerione è inserito in un microcontesto dedicato alle genealogie di esseri mostruosi, capaci di destabilizzare l’ordine del regno di Zeus: su di essi, dunque, è necessaria l’azione purificatrice di Eracle. Nel finale del poema, invece, Esiodo arriva a considerare la nuova realtà degli eroi, guidata dalla giustizia olimpia. A riguardo, cfr. Schwabl, Analyse, 129-138, e di recente anche Arrighetti, Problema, 268-272, che sottolinea la complessità del finale del poema, argomentandone l’autenticità. 3   In Esiodo e in generale nella cultura arcaica, la possibilità di osservare da diverse prospettive uno stesso evento o uno stesso concetto riveste particolare rilievo. Si tratta di un atteggiamento, ben indagato nella sua portata complessiva da Rowe, Thought, ma che certo ha preso le mosse in studi pionieristici su Esiodo tra i quali merita di essere segnalato quello di Sellschopp, Untersuchungen, spec. 88-105.

SCO 57 (2011), 57-72

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Esiodo, dalla Teogonia prenderanno le mosse Stesicoro ed Ecateo per offrire la loro versione delle vicende che vedono Gerione protagonista. Versioni, peraltro, nelle quali le componenti dell’eroe umanizzato, se non umano, tendono sempre più ad avere il sopravvento, come avrò modo di osservare in conclusione4. Ma procediamo con ordine. Nella Teogonia, Gerione compare per la prima volta nella complessa e articolata stirpe marina di Ponto (233-370)5. Dopo il γένος di Nereo (240-264), lo stuolo di Nereidi dai nomi trasparenti, Esiodo dipana quello di Taumante e di Elettra: la veloce Iride, messo divino, e le Arpie dalla bella capigliatura (265-269). Segue poi la famiglia, ben più estesa, di Forci e di Cetò (270-370)6. Dalla coppia nascono, infatti, le Graie e le Gorgoni tra le quali Medusa, λυγρὰ παθοῦσα, fanciulla condannata a patire un triste destino: Perseo le taglierà la testa dal cui sangue nasceranno, improvvisamente, Crisaore e Pegaso, l’alato cavallo che a Zeus porta il tuono e la folgore (280-286). In questa sezione della Teogonia, dunque, come viene facile capire, Esiodo considera per lo più entità mostruose, membri di una famiglia dai tratti portentosi e terrifici. Le Graie, ad esempio, sono fanciulle dalle belle guance, καλλιπάρηοι, ma dotate di qualità in reciproco contrasto: canute sin dalla nascita, fondono da subito vecchiaia e giovinezza. Le Gorgoni hanno uno statuto misto: Sthennò ed Euryale sono dee, Medusa, invece, è una mortale. Ma non solo. Si ha la fondata sensazione che tutti questi personaggi siano accomunati anche sul piano spaziale, perché, come sottolinea Esiodo, abitano ai limiti della terra, ἐσχατιῇ πρὸς νυκτός, al di là dell’inclito Oceano, πέρην κλυτοῦ Ὠκεανοῖο, dove, non a caso, dimorano anche le melodiose Esperidi (274-276)7. Il panorama geografico di questa famiglia evoca, dunque, un’area limitare: il lontano, remoto e quanto mai suggestivo Occidente8. Del resto, dopo l’unione con Posidone, avvenuta su un prato fresco di fiori primaverili (278-279), da Medusa inizia una generazione di mostri, 4   Sulle vicende di Gerione, ricostruite sia sul piano letterario sia su quello artistico, cfr. Gantz, Myth, 402-408. 5   Cfr. la puntuale disamina di Costa, Stirpe. Un rapido quadro sulla genealogia è ora anche in Pucci, Poetry, 56-58. 6   Cfr. Solmsen, Hesiod, 71. 7   Le Esperidi, prole di Notte (215-216), sono legate sia all’Occidente, sia alla melodia del canto, in quanto divinità λιγύφωνοι. Ricostruisce la funzione delle Esperidi nell’immaginario mitico-religioso greco individuando nella loro dimora la meta dopo la quale Eracle ottiene l’immortalità Sforza, Pomi d’oro. Forse la divinizzazione di Eracle al ritorno da Erythia era già presente nella Titanomachia ciclica (fr. 5 Davies). A riguardo, cfr. Debiasi, Epica, 103. 8   Cfr. Arrighetti, Cosmologia, 183-185, e ora le acute osservazioni di Debiasi, Occidente, 127-129.



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per lo più, nata per partenogenesi9: Pegaso, il cui nome dipende dalla nascita vicina alle sorgenti dell’Oceano, Ὠκεανοῦ παρὰ πηγάς, e il μέγας Crisaore, non a caso armato di una spada aurea10. Crisaore sposa Calliroe e genera Gerione (287-294)11: Χρυσάωρ δ’ ἔτεκε τρικέφαλον Γηρυονῆα μιχθεὶς Καλλιρόῃ κούρῃ κλυτοῦ Ὠκεανοῖο· τὸν μὲν ἄρ’ ἐξενάριξε βίη Ἡρακληείη βουσὶ πάρ’ εἰλιπόδεσσι περιρρύτῳ εἰν Ἐρυθείῃ ἤματι τῷ, ὅτε περ βοῦς ἤλασεν εὐρυμετώπους Τίρυνθ’ εἰς ἱερήν, διαβὰς πόρον Ὠκεανοῖο, Ὄρθόν τε κτείνας καὶ βουκόλον Εὐρυτίωνα σταθμῷ ἐν ἠερόεντι πέρην κλυτοῦ Ὠκεανοῖο.

Il τρικέφαλος Gerione abita un’isola il cui nome suscita un fascino esotico: Erythia, battuta dai flutti. Erythia è lo scenario dello scontro con Eracle: Eracle uccide Gerione per portare a compimento un ἆθλον nel quale occorre particolare impegno come particolare impegno occorre per raggiungere la dimora di Gerione. Erythia, infatti, da subito è vista come una terra lontana dalla Grecia, abitata anche dal cane Ortho e dal pastore Eurythione12. Nel racconto, innanzitutto, con ἤματι τῷ,

9   Sulla sezione rimando a West, Theogony, 246-248. L’amore tra Medusa e Posidone si offre nella narrazione della Teogonia come il primo esplicito riferimento ad un motivo ben sviluppato nel Catalogo delle Donne: l’unione tra un dio ed un mortale. A riguardo, cfr. Steinrück, L’éloge, 29-33. Per il valore erotico del prato sul quale il dio incontra la fanciulla, cfr. Motte, Le pré, 462-466. 10   Cfr. Gambarara, Fonti, 130-132, e di recente, Arnould, Noms, 9-10. Sulla funzione del nome in Esiodo offre un’utile messa a punto Arrighetti, Poeti, 22-36. Numerosa è la bibliografia su singole etimologie nei poemi di Esiodo: ad esempio, Calabrese De Feo, Arpie, evidenzia il sapiente legame tra il nome e le qualità delle Arpie nella Teogonia, capace di creare una fitta rete di relazioni nel racconto. Di recente un riesame dell’etimologia del nome di Zeus, offerto nell’incipit degli Erga, che ha influenzato la definizione di demiurgo nel Timeo, con felice esito evocativo, è stato proposto da Regali, Demiurge, 264-274. 11   Dopo essere giunto a Gerione, Esiodo torna nuovamente a Cetò con il pivot relativo h{ (295) per introdurre una sezione dedicata ad Echidna, la donna serpente (295303). Sul pivot relativo, tramite il quale sono, per lo più, strutturate le genealogie nella Teogonia e nel Catalogo delle Donne, cfr. Casanova, Tecnica narrativa, e il riesame di Cohen, Hesiodic Catalogue, 81-107. Sulla struttura delle genealogie in Esiodo, in generale cfr. De Sanctis, Osservazioni, 16-27. 12   Ad Ortho la Teogonia fa più di una volta allusione: si tratta di un cane come Cerbero, nato da Echidna. Ortho inoltre genererà sia il leone Nemeo sia la Sfinge con Chimera o con la stessa Echidna. Per i problemi di questa genealogia, cfr. West, Theogony, 256.

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ὅτε Esiodo in breve sottolinea il tempo della vicenda, il giorno in cui Eracle giunse sull’isola, il fatale giorno dell’abigeato e della morte di Gerione. Lunga, invece, sembra essere la preparazione dell’impresa: Eracle affronta un viaggio dalla sacra e lontana Corinto. Esiodo, inoltre, dà qui risalto ad un orizzonte geografico di estrema ampiezza: come testimonia il pur rapido διαβὰς πόρον Ὠκεανοῖο, Eracle attraversa il vasto varco di mare per arrivare da Corinto sino all’estremo Occidente, dove è localizzata l’isola di Gerione13. La presenza di Oceano, come indicatore dello spazio nel quale è ambientata la vicenda, non è dunque di poco peso. Medusa, come le Esperidi, abita in Occidente, nelle estreme plaghe della terra; Crisaore e Pegaso nascono vicino alle correnti di Oceano; Gerione è figlio di Crisaore e di Calliroe, a sua volta generata da Oceano; per raggiungere Erythia, Eracle attraversa il πόρος di Oceano; la buia stalla nella quale Eracle uccide Gerione, avvolta da una notte fonda, si trova al di là dell’Oceano14. In questo primo racconto su Eracle e Gerione l’interesse di Esiodo è concentrato su elementi ricorrenti: la lontananza da Corinto, l’oscurità della notte in un luogo dove tramonta il sole, la presenza di figure mostruose, autoctone, dal profilo ferino. Sebbene l’omissione della causa per la quale Eracle raggiunge l’isola di Gerione e ne uccide il sovrano, in questa sezione della Teogonia sembri connotare in negativo il profilo dell’eroe, l’accumulo di particolari foschi per Erythia, nonché lo scontro con un essere mostruoso contribuiscono a scagionare Eracle da ogni possibile accusa di iniquità. L’eroe adempie alla missione di ἀλεξίκακος15. Non è un caso, ad esempio, che sia l’Inno omerico ad Eracle (XV) sia la Eracleide di Pisandro di Rodi tendano a scorgere in Eracle un eroe giusto, benché condannato a compiere azioni crudeli, a volte vere e proprie razzie, per imposizione di Euristeo. Nel segno dell’ossimoro, ad esempio, Pisandro definisce Eracle, in rapporto all’uccisione di Gerione, un δι-

13   Il viaggio di Eracle avveniva sulla coppa di Helios, ricordata anche da Mimnermo nella Nannò (fr. 5 G.-P.). Cfr. a riguardo Allen, Mimnermus, 95-99. È probabile che già Pisandro nella Eracleide descrivesse la coppa sulla quale Eracle viaggiava lungo l’Oceano per raggiungere l’estremo Occidente (fr. 6 Davies). Anche Paniassi accennava alla vicenda, ma attribuiva a Nereo il possesso della φιάλη (frr. 7a e 7b Davies). Cfr. Matthews, Panyassis, 58-60. Il nesso διαβὰς πόρον Ὠκεανοῖο allude forse all’effettivo passaggio dello stretto di Gibilterra: cfr. Dion, Tartessos, 34-35. 14   La critica da tempo attribuisce l’acquisizione di una precisa conoscenza dell’Occidente tirrenico in Esiodo al commercio euboico. A riguardo, cfr. Debiasi, Occidente, 39-73. 15   Per il profilo dell’eroe in Esiodo, cfr. Haubold, Herakles, 86-94. Per l’immagine di Eracle debellatore di mali, valido è ancora l’esame di Burkert, Structure, 125-156.



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καιότατος φονεύς (fr. 10 Bernabé = fragmentum spurium Davies)16. Nell’Inno, invece, l’anafora dei πολλὰ ἀτάσθαλα (6) compiuti ma soprattutto subiti da Eracle attenua la presunta ingiustizia dell’eroe. Ma un profilo positivo di Eracle è certo più antico della Eracleide di Pisandro e dell’Inno: già il racconto che Esiodo propone nella Teogonia, a ben vedere, tende a collocare Eracle sotto una luce positiva. La forza dell’eroe, infatti, non è qui finalizzata ad un atto di prevaricazione, ma risponde alla logica dell’ordine, alla necessità di liberare la realtà degli uomini da figure mostruose. Nella Teogonia, l’uccisione di Gerione è un atto inderogabile, tanto quanto l’uccisione dell’Idra (313-308) e del leone Nemeo (327-332). Eracle deve purificare un mondo sul quale è ormai sempre più presente l’opera di Zeus, un mondo ancora popolato da forze irrazionali e pericolose17. Non desta meraviglia in questa direzione che il leone Nemeo sia giudicato un πῆμ’ ἀνθρώποις, capace di devastare le terre e la popolazione di Nemea e dell’Apesanto (329). Non pochi degli elementi che emergono dalla vicenda di Gerione sono accantonati quando Esiodo, al termine della Teogonia, torna a considerarne il racconto (979-983): κούρη δ’ Ὠκεανοῦ Χρυσάορι καρτεροθύμῳ μιχθεῖσ’ ἐν φιλότητι πολυχρύσου Ἀφροδίτης Καλλιρόη τέκε παῖδα βροτῶν κάρτιστον ἁπάντων, Γηρυονέα, τὸν κτεῖνε βίη Ἡρακληείη βοῶν ἕνεκ’ εἰλιπόδων ἀμφιρρύτῳ εἰν Ἐρυθείῃ. 16   Cfr. De Sanctis, Eracle, 226-227. Molto a Pisandro, dunque, deve Pindaro che ricorda in un’analoga prospettiva l’uccisione di Gerione da parte di Eracle, avvenuta in nome del νόμος πάντων βασιλεύς (fr. 169, 1-5 Snell-Maehler). Cfr. Lavecchia, Fragmenta, 175-182. Per il profilo di un giusto Eracle in Pisandro, costretto a compiere azioni empie da Euristeo, cfr. anche Gentili, Eracle, 305. 17   Νel momento in cui Esiodo presenta la saga di Eracle nella Teogonia, dunque, non è ancora stato ufficializzato il regno di Zeus che Esiodo svilupperà al termine della Titanomachia con la distribuzione agli dei delle τιμαί (885). Il racconto su Eracle e Gerione che, sul piano cronologico, rientra in questa fase è ora nel poema una prolessi narrativa, un fenomeno ben chiarito dalla critica nella Teogonia per il quale valgono le osservazioni di Stoddard, Voice, 153. Significativo è il fatto che Eracle è introdotto nella Teogonia prima che venga ratificato il regno di Zeus per rendere conto di come, poco a poco, la terra sia stata purificata dell’elemento irrazionale e mostruoso che in una fase antica della sua esistenza l’ha caratterizzata. L’omissione di Euristeo è forse intenzionale: Eracle appare come l’esecutore di un piano preciso, finalizzato al giusto governo di Zeus. Un dato che non sorprende: la nascita di Eracle, infatti, nel Catalogo delle Donne è in funzione della protezione degli uomini e degli dei, ἄλλην μῆτιν ὕφαινε μετὰ φρεσίν, ὥς ῥα θεοῖσιν / ἀνδράσι τ’ ἀλφηστῆισιν ἀρῆς ἀλκτῆρα φυτεύσαι (fr. 195, 28-29 M.-W.). A riguardo, cfr. Russo, Scutum, 79-80, secondo il quale la nascita di Eracle serve a moralizzare il δόλος di Zeus. West, Helicon, 379380, mette in parallelo la nascita di Eracle con il mito orientale di Illuyanka.

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Nella pur veloce rassegna di questi versi, Esiodo ripercorre la vicenda nel suo complesso. Si ha però l’impressione che i dati ora presi in esame siano interpretati a partire da una diversa prospettiva. Identica, certo, permane la famiglia di Gerione: è figlio di Crisaore e di Calliroe. Esiodo, però, inverte di segno il contesto genealogico nel quale colloca la vicenda. La nascita di Gerione è considerata nell’ambito di quelle genealogie derivate dall’unione di una dea con un mortale, non più nell’ambito del lungo e spaventoso γένος di Forci e di Cetò18. Del resto, per evidenziare la complessità e lo spessore di questa nuova sezione, Esiodo si rivolge alle Muse, tramite un’invocazione a mezzo preceduta da un saluto speciale, modulato secondo la tecnica dell’inno (963-968)19: ὑμεῖς μὲν νῦν χαίρετ’, Ὀλύμπια δώματ’ ἔχοντες, νῆσοί τ’ ἤπειροί τε καὶ ἁλμυρὸς ἔνδοθι πόντος· νῦν δὲ θεάων φῦλον ἀείσατε, ἡδυέπειαι Μοῦσαι Ὀλυμπιάδες, κοῦραι Διὸς αἰγιόχοιο, ὅσσαι δὴ θνητοῖσι παρ’ ἀνδράσιν εὐνηθεῖσαι ἀθάναται γείναντο θεοῖς ἐπιείκελα τέκνα.

Da questa invocazione si snodano in un catalogo puntuali informazioni sui nuovi eroi di una nuova età. Esiodo ne sistema le genealogie in una vasta dimensione geografica. Partendo da Creta, con l’unione tra Demetra e Iasione (969-974), Esiodo arriva sino alle terre lontane dei Tirreni dove, nel recesso di isole sacre, è giunto un tempo Odisseo e ha generato con Circe e con Calipso una prole ormai legata all’Occidente (1011-1018)20. Non è, dunque, casuale il saluto che prima dell’invocazione alle Muse, è indirizzato alle isole, alla terra, al salso mare. Non sono 18   Il finale della Τeogonia è composto da due lunghi cataloghi: nel primo Esiodo rende conto di nascite derivate da unioni di dei con mortali e amplia il pantheon sotto il segno del regno di Zeus. Nel secondo invece Esiodo considera unioni tra dee e mortali. A riguardo, cfr. Arrighetti, Esiodo, 368-371. 19   Come già in Omero, l’invocazione a mezzo è un espediente in grado di suscitare interesse nei confronti della sezione: a riguardo, cfr. Minton, Catalogue, 193-201. Per l’impiego di questa tecnica nell’epos romano, valgono le osservazioni di Conte, Virgilio, 121-133. Secondo Kirk, Structure, 75-76, che pur ravvisa la possibilità di una lunga lacuna al termine della Teogonia supplita da una secondaria lista di unioni tra dee e uomini, il saluto assolve al tema indicato nel proemio della Teogonia. 20   Cfr. Dräger, Untersuchungen, 14-17. I nomi dei figli occidentali che Odisseo ha da Calipso derivano dal mondo della navigazione, mentre Agrio, Latino, nati da Circe, richiamano la natura selvaggia delle zone nelle quali sono generati. Cfr. a riguardo Debiasi, Occidente, 62-66. Sulla ricezione di miti euboici lungo le coste tirreniche, cfr. anche Ampolo, Lazio, 271-273.



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qui indicati luoghi concreti della terra abitata, ma divinità, dotate di una sostanziale fisionomia olimpia, Ὀλύμπια δώματ’ ἔχοντες, divinità in grado di offrire una sicura sede agli eroi21. Ed è in questo orizzonte divinizzato che Esiodo sceglie di riprendere la storia e la famiglia di Gerione. Gerione nasce ora da Crisaore καρτερόθυμος e da Calliroe, la figlia di Oceano. Come è tipico nel catalogo che chiude la Teogonia, a sanzionare l’unione subentra il suggerimento di Afrodite, ἐν φιλότητι πολυχρύσου Ἀφροδίτης22. Nel racconto resta l’ambientazione di Erythia, ma l’isola è depurata dei tratti misteriosi, funesti dei quali prima Esiodo l’ha corredata: viene meno ogni riferimento all’oscurità, alla notte, alla lontananza geografica di questa terra dalla Grecia. Ad Erythia, battuta dai flutti, dimora solo Gerione, padrone di buoi dal torto piede. Dalle stalle sono scomparsi Ortho ed Eurythione. Ma soprattutto Gerione ora sembra mutare d’aspetto: mostra i tratti tipici di un eroe, il suo profilo collima con quello di un uomo più che con quello di un mostro. La qualità che evoca Esiodo è un κράτος che non ammette termini di paragone: Gerione, infatti, è il più forte tra tutti quanti i mortali. La definizione κάρτιστος τῶν βροτῶν non desta meraviglia in questa sezione del poema: Esiodo ora vede il figlio di Calliroe e di Crisaore come il più valente degli uomini, in quanto, evidentemente, nato dall’unione di una dea marina, Calliroe, con un βροτός, Crisaore. Nella parte finale della Teogonia, Gerione, dunque, rientra nella vasta schiera di θεοῖς ἐπιείκελα τέκνα, gli eroi che popolano le isole, la terra e il salso mare. Non è da escludere che l’epiteto καρτερόθυμος, assegnato a Crisaore, che in precedenza Esiodo ha presentato come un personaggio μέγας dalla nascita e dallo statuto portentosi, fratello di un alato cavallo, balzato dal capo di Medusa, serva a umanizzare anche il padre di Gerione23. Nella Teogonia, il secondo racconto su Gerione, dunque, non è una versione riassuntiva o alternativa della prima: Esiodo osserva Gerione alla luce di una duplice prospettiva. Nel primo caso, nella sezione de21   Sottolinea la funzione introduttiva di questa sezione nel finale del poema Schwabl, Analyse, 133-135. 22   La presenza di Afrodite in questa parte della Teogonia, con frequenza più che occasionale, rende conto del motivo per il quale avvengono le unioni tra mortali e divinità (962-980-1005-1014). La precisazione ἐν φιλότητι πολυχρύσου Ἀφροδίτης in questa sezione è usata da Esiodo anche nelle Grandi Eèe (fr. 253, 3 M.-W.). Sul concetto di φιλότης nella Teogonia e sul suo potere, cfr. Bonnafé, Eros, 79-112. 23   Secondo Strauss Clay, Cosmos, 154, Crisaore è nel patrimonio mitico «a shadowy presence». La qualifica καρτεροθύμος ne sottolinea ora uno spiccato slancio all’eroismo e anticipa la καρτερία distintiva del figlio Gerione. Per l’epiteto καρτερός in Esiodo, cfr. Meier, Formel, 60-61. La funzione dell’epiteto in Esiodo, capace di mettere in luce con sapiente allusività qualità e caratteristiche di un personaggio e di un’entità, è indagata da Arrighetti, Poesia, 57-70.

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dicata all’azione salvifica di Eracle debellatore di mostri che vivono in un mondo primigenio, Gerione si attesta come un’esiziale minaccia nell’oscuro Occidente. Nella ripresa del racconto, nel catalogo degli eroi che nascono nel nuovo mondo retto e amministrato secondo la giustizia di Zeus, Gerione è un eroe fortissimo contro il quale può contendere solo il ben più forte Eracle. Per motivare la presenza dei due racconti nella Teogonia non è necessario supporre l’opera di un secondo rapsodo, un tardo interpolatore, un epigono, deciso a continuare l’opera di Esiodo24. La duplice presenza di Gerione nel poema dimostra quanto fertile e costante sia l’applicazione dei ‘molteplici approcci’ nel tipo di narrazione che distingue la Teogonia25. Ma non solo: la caratterizzazione di Gerione come κάρτιστος tra tutti i βροτοί che Esiodo offre nel finale della Teogonia diventa decisiva, se non addirittura vincolante, per il volto del Gerione che apparirà in Stesicoro e in Ecateo. In Stesicoro, ad esempio, la descrizione fisica di Gerione è ancora simile nella forma a quella che scorgiamo nella Teogonia. Ne dà conferma uno scolio al poema (287, p. 57 De Gregorio = fr. 186 Page)26: Στησίχορος (fr. 186 Page) δὲ καὶ ἓξ χεῖρας ἔχειν φησὶ καὶ ἓξ πόδας καὶ ὑπόπτερον αὐτὸν εἶναι. R2WLZT

Stesicoro potenziava, dunque, la natura spaventosa di Gerione: secondo lo scolio ne sviluppava in maniera iperbolica parti del corpo come dimostrano le sei mani, i sei piedi, un dorso ricoperto di ali27. Il Gerione di Stesicoro, però, certo si distingueva rispetto al primo racconto della Teogonia per una personale umanità28. Senza dubbio, dalla 24   Cfr. Arrighetti, Esiodo, 375, per il quale il secondo racconto su Gerione e sugli altri eroi qui ricordati è motivabile alla luce della continuità tra la Teogonia e il Catalogo delle Donne. 25   Cfr. Arrighetti, Esiodo, XXXIII-XXXVII, e ora anche De Sanctis, Forme, per lo sdoppiamento di ζῆλος nella Teogonia e negli Erga. 26   Questa immagine spinge a ravvisare in Gerione una terribile e sofisticata macchina bellica. Il racconto su Gerione in Esiodo e in Stesicoro è forse influenzato da tradizioni orientali di origini mesopotamiche: cfr. Gangutia Elícegui, Gerioneidas, 233-239. Di recente Franzen, Monster, 62-65, ha evidenziato che la mostruosità di Gerione in Stesicoro serve al poeta per creare una sorta di sympatheia tra il personaggio e il pubblico imerese del poema. 27   Tratti peraltro capaci di colpire il coevo e successivo immaginario iconografico: le scene salienti e la rappresentazione dei personaggi della Gerioneide di Stesicoro hanno avuto una vivace e continua influenza sulla produzione artistica, soprattutto per quanto riguarda la ceramica, come nota Robertson, Vase-Painters. 28   A riguardo, cfr. Arrighetti, Poesia, 125-128, e Robbins, Public Poetry, 235241. Un tratto comune a numerosi personaggi del poema. Del resto, nella Gerioneide,



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Teogonia Stesicoro deriva l’ambientazione occidentale della vicenda, la genealogia di Gerione, la presenza dei suoi sodali, nonché la descrizione del protagonista29. Elementi questi che ben traspaiono nel primo racconto di Esiodo. Ma è pur vero che la caratterizzazione di Gerione come l’eroe più forte tra i mortali che è possibile leggere nel finale della Teogonia sembra anticipare e preparare anche l’umanizzazione alla quale Stesicoro concedeva nella Gerioneide uno spazio di notevole rilievo. Per tutto ciò vale la pena di considerare di nuovo il discorso che Gerione pronuncia dinanzi a Manete prima dello scontro decisivo con Eracle. Si tratta di parole accorate che hanno il tono di una riflessione sul destino (S 11, 8-24)30: αἰ μὲν γὰ[ρ γένος ἀθάνατος πέλομαι καὶ ἀγῄ[ραος ὥστε βίου πεδέχειν ἐν Ὀλύμπ[ωι, κρέσσον[ ἐλέγχεα δ≥[ καὶ τ[ κερα[ ἁμετέρω durante il suo disperato appello al figlio, in un crescendo che ha alle spalle il doloroso lamento di Teti δυσαριστοτόκεια nell’Iliade (XVIII 54), con parole patetiche, sottolineate da forte allitterazione, Calliroe si dice ἐ≥γ≥ὼν≥ [μελέ]α καὶ ἀλασ/[τοτόκος κ] αὶ ἄλ≥[ασ]τ≥α π≥α≥θοῖσα (S 13, 2-3 Davies). Richiama per l’immagine di Calliroe come mater dolorosa, il modello di Teti Castellaneta, Note, 34-39. Lo scontro con Eracle si risolve in una dolorosa sconfitta che coincide con un’ingannevole uccisione: la modalità della morte di Gerione non conferma la gloria di Eracle, ma dà solo prova della sua abilità militare (S 15, 6-17 Davies). A nulla valgono le preghiere che Atena rivolge a Zeus in un concitato concilio degli dei, perché Gerione resti in vita (S 10 Davies). Manete, come un vero amico, vuole evitare che il compagno vada incontro alla rovina (S 14 Davies) e lo consiglia in questa direzione con affetto e rassegnazione. 29   Per quanto riguarda la geografia poetica della Gerioneide, secondo uno scolio alle Argonautiche (I 211-215c, p. 26, 12-13 Wendel), nel poema trovava spazio anche un riferimento all’isola Sarpedonia. Si tratta di un’isola collocata nell’Oceano Atlantico, dunque anche in questo caso una nuova ambientazione occidentale. Sebbene Sarpedone sia legato alla Licia e sulle coste della Tracia sia localizzata una ἀκτὴ Σαρπηδονία, è probabile che anche questa località sia spostata nell’estremo occidente alla luce dei Cypria (fr. 26 Davies) che associano ad una petrosa Sarpedonia la nascita delle Gorgoni. A riguardo, cfr. Vürtheim, Fragmente, 19-20, e Huxley, Greek Epic, 140. Più cautamente, però, Lazzeri, Studi, 335-349, ricorda che la collocazione dell’isola non è sicura. L’isola Sarpedonia potrebbe essere visitata da Eracle, nei pressi delle coste orientali dell’Oceano, durante il viaggio di ritorno. 30   Cfr. Carmignani, Tecnica narrativa, 32-35. Dettagliata è la lettura che di questi versi propone ora Willi, Sikelismós, 94-99.

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αἰ δ’ ὦ φί≥[λε χρὴ στυγερόν μ’ ἐπὶ γῆ]ρας [ἱκ]έ≥σ≥θαι, ζώ[ει]ν τ’ ἐν≥ ἐ≥[φαμερίοις ἀπάνευ]θε θ≥[ε]ῶ≥ν μακάρω[ν, νῦν μοι πο≥λ≥ὺ≥ κ≥ά≥[λλιόν ἐστι παθῆν ὅ τι μόρσιμ[ον καὶ ὀνείδε[ καὶ παντὶ γέ[νει] ὀπίσω Χρυσ[άο]ρ≥ο[ς υ]ἱ≥ό≥ν≥

Gerione è in dubbio riguardo alla sua φύσις31. Sia nel caso in cui prevalga la natura immortale sia che faccia parte della schiera degli effimeri uomini, dovrà affrontare da solo l’arrivo di Eracle. L’onta del biasimo ha il sopravvento sul dolore. Gerione sa di dover combattere: mai eviterà la lotta per difendere il suo armento (S 11, 26-27 Davies). Soffrire e subire il destino stabilito, παθῆν ὅ τι μόρσιμoν, diventano una scelta inderogabile, indicata come la cosa di gran lunga più bella, πο≥λ≥ὺ≥ κ≥ά≥λλιον, per evitare un destino di ignominia, privo di κλέος. Gli ὀνείδεα non sono una fatale macchia, ma una vergogna che rischia di offuscare il nome di tutta una stirpe32. A Gerione non resterà che una misera quanto veloce morte: il sovrano di Erythia, trafitto dal dardo di Eracle, imbrattate di sangue la corazza e le membra, reclina il collo come un papavero di campo calpestato, che perde, d’un colpo, i petali (S 15 col. II 15-17 Davies)33. Che Gerione faccia parte della stirpe degli uomini, come il Gerione κάρτιστος τῶν βροτῶν della Teogonia, lo dimostra ora, ancora di più, il riferimento non velato ai suoi βρότεα μέλεα, feriti da Eracle (S 15, 13 Davies)34. Non sorprende a questo punto il profilo di Gerione che era richiamato da Ecateo, secondo la testimonianza di Arriano (Anab. II 16, 5), nelle Genealogie (fr. 26 FrGrHist.)35: Γηρυόνην δέ, ἐφ’ ὅντινα ὁ Ἀργεῖος Ἡρακλῆς ἐστάλη πρὸς Εὐρυσθέως τὰς βοῦς ἀπελάσαι τὰς Γηρυόνου καὶ ἀγαγεῖν ἐς 31   Giustamente la critica ha parlato di eroe dilemmatico: sul dilemma di Gerione si vedano le osservazioni di Tsitsibacou-Vasalos, Dilemma, 249-256. 32   Lazzeri, Studi, 124-125, opportunamente richiama l’etica della civiltà di colpa e di vergogna per interpretare le parole di Gerione. 33   Nella similitudine del papavero è da scorgere come modello la morte di Gorgizione descritta da Omero nell’Iliade (VIII 306-308). Cfr. Page, Geryoneïs, 152-154, e ora il riesame di Lazzeri, Studi, 254-268. 34   Che il Gerione di Stesicoro dipenda dunque dalla rappresentazione di Esiodo che lo colloca tra gli esseri Hybrids, è suggerito anche da Strauss Clay, Cosmos, 155. 35   A riguardo, cfr. Jacoby, Fragmente, 325-326.



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Μυκήνας, οὐδέν τι προσήκειν τῆι γῆι τῆι Ἰβήρων Ἑκαταῖος ὁ λογοποιὸς λέγει, οὐδὲ ἐπὶ νῆσόν τινα Ἐρύθειαν ἔξω τῆς μεγάλης θαλάσσης σταλῆναι Ἡρακλέα, ἀλλὰ τῆς ἠπείρου τῆς περὶ Ἀμπρακίαν τε καὶ Ἀμφιλόχους βασιλέα γενέσθαι Γηρυόνην καὶ ἐκ τῆς ἠπείρου ταύτης ἀπελάσαι Ἡρακλέα τὰς βοῦς, οὐδὲ τοῦτο φαῦλον ἆθλον τιθέμενον.

La versione di Ecateo è l’esito palese di un intervento sulla tradizione poetica36: intervento, dunque, non razionalizzazione tout court. Del resto, sempre Ecateo nel tracciare la stirpe dei Deucalionidi nelle Genealogie non esita a credere che da un cane sia potuto nascere un tralcio di vite dal quale, poi, è stato generato non a caso Oineo (fr. 13 FrGrHist.)37, né che Zeus si sia unito a Danae (fr. 21 FrGrHist.) o che, pur ridotti ad un numero inferiore a venti, in Grecia siano giunti i figli di Egitto alla ricerca delle cugine Danaidi (fr. 19 FrGrHist.). Non stupisce, pertanto, che, secondo Ecateo, Gerione non abbia più nulla a che fare con la terra degli Iberi, dove ambientava la storia Stesicoro (fr. 184 Davies), né con la lontana, occidentale, favolosa Erythia al di là di Gibilterra, secondo la versione di Esiodo: tali informazioni rientravano in quel γελοῖον contro il quale, a partire dal proemio delle Genealogie (fr. 1a FrGrHist.), Ecateo rivolgeva la sua critica38. Non è verosimile che Eracle, un uomo, abbia varcato l’Oceano per raggiungere lontane località e riportare da qui una mandria di buoi sulla coppa del Sole. Il Gerione di Ecateo diventa il re di un territorio compreso tra Ambracia e le terre degli Anfipolitani: del resto, sembra che qui Ecateo collocasse una piana chiamata Erythia39. Il sacco di Eracle è ora eseguito sulla terra ferma, a non molta distanza da Micene, non più nella terra degli Iberi o al di là del grande mare, pur essendo ancora tra le fatiche imposte da Euristeo, come nota Ecateo non senza un’intenzionale ripresa del linguaggio dell’epos, un’impresa degna di nota, un evento di non

36   Per il ruolo di Ecateo predecessore della storiografia e ad un tempo erede della poetica arcaica, cfr. Nicolai, Poesia epica, 86-98. Cfr. anche Bertelli, Historiography, 80-84. 37   A riguardo, cfr. anche Auger, Arbre, 88-89. 38   Cfr. Pearson, Historians, 96-106. Importanti osservazioni sul rapporto di Ecateo con la tradizione passata, soprattutto quella dei poeti, ben esplicitate già a partire dal noto proemio delle Genealogie, sono ora proposte da Nicolai, Appunti, 151-155. Vero è che, tuttavia, Ecateo almeno nella Periegesis accettava la presenza di Eracle in Occidente, visto che almeno in Sicilia uccideva Σολοῦς, un uomo κακόξενος dal quale prendeva poi nome l’omonima città di Soli (fr. 77 FrGrHist.). 39   Cfr. Musso, Hekataios, 83-85. Forse si tratta di una tradizione molto più antica di Ecateo, certo di natura epicorica, come ha mostrato Huxley, Poem.

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poco conto, οὐδὲ τοῦτο φαῦλον ἆθλον40. La versione di Ecateo pare essere modellata, dunque, su una vicenda di chiara matrice epica nelle movenze e nella ideologia. In conclusione, il duplice volto di Gerione che traspare nella Teogonia finisce per diventare un’indispensabile premessa per la rappresentazione che del personaggio si darà sia in poesia sia in prosa. Esiodo, per la prima volta, sembra scorgere in un racconto legato alle gesta di Eracle molteplici potenzialità insite in elementi tradizionali, potenzialità messe in luce attraverso una sapiente contestualizzazione narrativa. È qui in opera una Spaltung del mito articolata tramite una sintassi del racconto che, certo, appare complessa, ma che, ad un tempo, testimonia un’attenta riflessione sulla trama di quanto viene narrato. Da mostro, Gerione diventa eroe ed eroe, ancorché dotato di tratti orribili, lo considera anche Stesicoro che, tuttavia, ne potenzia il lato umano, conferendogli la parola e la possibilità di valutare il proprio triste destino. Il Gerione che appare in Ecateo, infine, è ormai diventato un uomo che ha a che fare, forse rassegnato, con un nemico abile e vicino, Eracle, altrettanto umano ed effimero, sottomesso agli ordini del suo sovrano.

Opere citate Allen, Mimnermus = A. Allen, The Fragments of Mimnermus: Text and Commentary, “Palingenesia” 44, Stuttgart 1993 Ampolo, Lazio = C. Ampolo, La ricezione dei miti greci nel Lazio: l’esempio di Elpenore ed Ulisse al Circeo, «Par. Pass.» 49 (1994), 268-280 Arnould, Noms = D. Arnould, Les noms des dieux dans la Théogonie d’Hésiode: Étymologies et jeux de mots, «Rev. Étud. Gr.» 112 (2009), 1-14 Arrighetti, Cosmologia = G. Arrighetti, Cosmologia mitica in Omero e in Esiodo, in G. Arrighetti (ed.), Esiodo. Letture critiche, “Strumenti per una nuova cultura” 1, Milano 1975, 146-213 Arrighetti, Poeti = G. Arrighetti, Poeti, eruditi e biografi. Momenti della riflessione dei Greci sulla letteratura, “Biblioteca di studi antichi” 52, Pisa 1987 Arrighetti, Esiodo = G. Arrighetti, Esiodo. Opere, Torino 1998 40   L’impresa di Eracle non è dunque declassata, sebbene sia inserita in un contesto umano e non propriamente mitologico. Significativa però è la presenza del termine ἆθλον di chiara derivazione epica. Per la lingua di Ecateo dipendente dall’epos e da ricorrenti effetti stilistici, tra i quali numerose antitesi e allitterazioni, cfr. Lilja, Style, 22-24 e 40-41. Val la pena di notare, tuttavia, che Ecateo, almeno nella Περίοδος, tramite il richiamo all’episodio di Mozia in Sicilia e a quello del κακόξενος Solo, ucciso dall’eroe (frr. 76-77 FrGrHist.), sembrava accettare la tradizione secondo la quale Eracle sarebbe arrivato in Occidente.



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Arrighetti, Poesia = G. Arrighetti, Poesia, poetiche e storia nella riflessione dei Greci, “Biblioteca di studi antichi” 89, Pisa 2006 Arrighetti, Problema = G. Arrighetti, La fine della Teogonia esiodea: un problema antico, «Riv. Filol. Istr. Class.» 135 (2007), 257-275 Auger, Arbre = D. Auger, Arbre généalogique et plant de vigne, in D. Auger, S. Saïd (ed.), Généalogies mythiques, “Publications du Centre de Recherches Mythologiques de l’Université de Paris-X”, Paris 1998, 87-118 Bertelli, Historiography = L. Bertelli, Hecataeus: From Genealogy to Historiography, in N. Luraghi (ed.), The Historian’s Craft in the Age of Herodotus, Oxford 2001, 67-94 Bonnafé, Eros = A. Bonnafé, Eros et Eris. Mariages divins et mythe de succession chez Hésiode, Lyon 1985 Burkert, Structure = W. Burkert, Structure and History in Greek Mythology and Ritual, Berkeley - Los Angeles - London 1982, trad. it. Bari - Roma 1987 Calabrese De Feo, Arpie = M.R. Calabrese De Feo, A proposito dell’etimologia delle Arpie, Th. 265-269, «St. Class. Or.» 46 (1996), 331-346 Carmignani, Tecnica narrativa = L. Carmignani, Stile e tecnica narrativa in Stesicoro, in G. Arrighetti (ed.), Studi di Letteratura greca (Richerche di Filologia classica I), “Biblioteca di studi antichi” 34, Pisa 1981, 25-60 Castellaneta, Note = S. Castellaneta, Note alla Gerioneide di Stesicoro, «Zeitschr. Pap. Epigr.» 153 (2005), 21-42 Cohen, Hesiodic Catalogue = I.M. Cohen, The Hesiodic Catalogue of Women. Studies on the Fragments of an Early Greek Epic, Diss. University of Toronto 1983 Conte, Virgilio = G.B. Conte, Virgilio: il genere e i suoi confini, “Saggi blu”, Milano 1984 Costa, Stirpe = C. Costa, La stirpe di Pontos, «St. Mat. St. Rel.» 39 (1968), 61-100 De Sanctis, Osservazioni = D. De Sanctis, Osservazioni sulla tecnica compositiva nel Catalogo di Esiodo, in G. Arrighetti, M. Tulli (ed.), Esegesi letteraria e riflessione sulla lingua nella cultura greca (Ricerche di Filologia classica V), “Biblioteca di studi antichi” 88, Pisa 2006, 11-33 De Sanctis, Eracle = D. De Sanctis, Eracle sulla terra e sull’Olimpo nell’Inno XV, «Paideia» 64 (2009), 209-233 De Sanctis, Forme = D. De Sanctis, Le forme di ζῆλος nella Teogonia e negli Erga di Esiodo, in M. Tulli (ed.), L’Autore pensoso. Un seminario per Graziano Arrighetti sulla coscienza letteraria dei Greci (Ricerche di Filologia classica VI), “Biblioteca di studi antichi” 94, Pisa-Roma 2011, 25-50 Debiasi, Epica = A. Debiasi, L’epica perduta: Eumelo, il Ciclo, l’Occidente, “Hesperìa. Studi sulla Grecità d’Occidente” 20, Roma 2004 Debiasi, Occidente = A. Debiasi, Esiodo e l’Occidente, “Hesperìa. Studi sulla Grecità d’Occidente” 24, Roma 2004

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Stoddard, Voice = K. Stoddard, The Narrative Voice in the Theogony of Hesiod, “Mnemosyne. Bibliotheca classica batava. Supplementum” 255, Boston 2004 Strauss Clay, Cosmos = J. Strauss Clay, Hesiod’s Cosmos, Cambridge 2003 Tsitsibacou-Vasalos, Dilemma = E. Tsitsibacou-Vasalos, Stesichorus, Geryoneis S 11.5-26: the Dilemma of Geryon, «Hellenica» 42 (19911992), 245-256 Vürtheim, Fragmente = J. Vürtheim, Stesichoros’ Fragmente und Biographie, Leiden 1919 West, Theogony = M.L. West, Hesiod. Theogony, Oxford 1966 West, Helicon = M.L. West, The East Face of Helicon: West Asiatic Elements in Early Poetry and Myth, Oxford 1997 Willi, Sikelismós = A. Willi, Sikelismós: Sprache, Literatur und Gesellschaft im griechischen Sizilien (8.-5. Jh. v. Chr.), “Bibliotheca Helvetica Romana” 29, Basel 2008

ABSTRACTS

Alberto Borghini, Il cingulum del cinedo (Petr. Satyr. XXI 2) (pp. 361-366) The cingulum of the cinaedus (Petr. Satyr. XXI 2) Following a suggestion by Bücheler (colorem quoque cinguli addiderat Petronius), the author proposes the reading myrtea subornatus gausapa cinguloque succinctus and emphasizes the erotic value both of myrtle and of purple. [email protected] Domitilla Campanile, Dolo erat pugnandum, cum par non esset armis: le risorse di Annibale (pp. 159-169) Dolo erat pugnandum, cum par non esset armis: Hannibal’s resources This article is aiming to study three episodes pertaining to Hannibal’s life. The author analyses the meaning of these stories and their value in creating the personality and the skillfulness of Hannibal, here portrayed as a sort of Ulysses-like trickster. [email protected] Emilia Cucinotta, Il proemio dei Persika di Cherilo di Samo: una proposta di ricostruzione (pp. 97-118) The proem of Choerilus’ Persika The aim of the paper is to reconsider the order of the fragments suggested by Lloyd-Jones and Parsons for the proem of Choerilus’Persika. A careful reading of Choerilus’ poetological reflections at the opening of his poem, suggests that the makarismos can precede the invocation. If so, Aristotle may have quoted lines from the proem following the right order and the sequence in which the fragments appear in the Rhetoric can be considered reliable. [email protected]

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Vincenzo Damiani, Nota testuale a Plat., Resp., 387c3 (pp. 357-360) Textual note to Plat., Resp. 387c3 At the beginning of the third book of Plato’s Politeia (387c3), Socrates discusses with Adeimantus the forms of poetry that should be accepted or refused in the new constitution. Here Socrates enumerates some specific terms which must be outlawed from any poetic composition, for they damage the correct education of young people in the polis by frightening them and thus weakening their temperament: as Plato says, they «give the shivers to those who hear them» (frivttein poiei` pavnta~ tou;~ ajkouov nta~). In the Greek text, after the verbal locution frivttein poiei`, we can read the further specification wJ~ oi[etai. This expression, whose meaning in this context is far from clear, is printed in both editions of Burnet and Slings within cruces. The solution I propose is based on the usual literary image of the ‘word’ as an entity that owns an independent life after it has been pronounced (some occurrences are to be found in Homer, Pindar, in the attic drama, in Plato), and consists in emending the wJ~ oi[etai in wJ~ i{etai (by supposing an error by itacism). The whole phrase should be therefore understood as follows: «these frightening words, once they suddenly set themselves in motion, give the shivers to those who hear them». [email protected] Dino De Sanctis, «Quando Eracle giunse ad Erythia…»: Gerione in Esiodo, Stesicoro ed Ecateo (pp. 57-72) «When Herakles arrived to Erythia…»: Geryon in Hesiod, Stesichorus, and Hecataeus In the Theogony, Hesiod presents Geryon as a three-headed monster, while in the final catalogue of the poem, Geryon appears as a strong and human hero. This difference can be explained applying the theory of ‘multiple approaches’. Both Stesichorus and Hecataeus develop the human qualities of Geryon. [email protected] Lorenzo Ferroni, I manoscritti della Sunagwghv planudea (pp. 327-360) The manuscripts of Planudes’ Sunagwghv This work aims to reconsider the five manuscripts which contain the so-called planudean Sunagwgh.v The description of textual witnesses is followed by a careful examination of their stemmatic relationship. The analysis based on the complete collation of Sunagwghv’s Platonic section allows us to modify and correct the picture outlined by previous scholars. [email protected]



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Paolo Gentili, Wandering through time: the chronology of Tell Mohammed (pp. 39-55) The article concerns the definition of the chronology of the texts from Tell Mohammed, a site next to Tell Harmal, today in Baghdad’s suburbs (Iraq). The philological analysis of these documents and of the other data at our disposal (the stratigraphy of the tell, the pottery, the calendar in use at Tell Mohammed and the date formulas present in the texts), suggest the last part of the First Dynasty of Babylon (Ammi‡aduqa) as a possible chronological frame for the texts and for the most important individuals there mentioned (Šiptaulzi and ®urduzum). [email protected] Cesare Letta, Minima epigraphica dalle Alpes Cottiae in memoria di Jacques Debergh. Su un carmen epigraphicum cristiano dalla Novalesa (pp. 315-325) Minima epigraphica from the Cottian Alps in memory of Jacques Debergh. On a christian carmen epigraphicum from the Novalesa abbey The author dedicates the present work to the late Belgian student Jacques Debergh, in reminiscence of his authoritative studies on the Cottian Alps and on Segusio in ancient times. Three fragments from a Christian inscription found in the area of Novalesa Abbey are identified as a funerary carmen in two elegiac distichs which invokes, against the background of the Day of Judgement, the infinite mercy of God. [email protected] Giovanni Mazzini, La tavoletta ugaritica KTU 1.101. Una nuova traduzione con osservazioni linguistiche e filologiche (pp. 11-38) The Ugaritic tablet KTU 1.101. A new translation with linguistic and philological remarks The focus of fragmentary mythological Ugaritic tablet KTU 1.101 is the deity Baal. A new translation and philological commentary is presented in this article. The epigraphic and linguistic issues, as well as the methodology of translating ancient Near Eastern literary documents, are discussed. The unusual depiction of Baal as a ‘mountain’ is highlighted and associated with the motif ‘Yahwe, my rock’ in the Old Testament. [email protected]

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Francesca Murano, La conoscenza di iscrizioni osche nel carteggio tra Gori, Remondini e Passeri (pp. 231-259) The knowledge of Oscan inscriptions in the correspondence of Gori, Remondini, and Passeri The article reconstructs the history of the interpretation of the first Oscan documents and their impact on Italian antiquary. Starting from some unpublished manuscript letters, the author presents here the so far unpublished Passeri’s and Remondini’s autograph transcriptions of these inscriptions. The publication of this material is relevant for the history of the studies of Italic antiquities and of the languages of ancient Italy, because thanks to these manuscripts we can now reassess what scholars currently know about that period and the scientific thought of these important intellectual figures. [email protected] Giulia Picchi, Simonetta Menchelli, Vasa idonea (Col. 12, 4, 4) nell’ager Firmanus: usi quotidiani e attività economiche (pp. 261-302) Vasa idonea (Col. 12, 4, 4) in the ager Firmanus: everyday uses and economic activities This paper deals with the coarse vases and dolia found during the campaigns of the South Picenum Survey Project, in particular in the territory belonging to the Firmum Picenum Latin colony (264 B.C.). In the territory between Tenna and Aso river valleys multidisciplinary researches and field-works have been carried out with a ‘total archaeology’ approach to outline the ancient landscapes in a diachronical perspective. These coarse vases and dolia come from surveyed sites of different typology (farmsteads; ‘ville’; minor rural units), dating from 3rd-2nd cent. B.C. up to the Late Roman times. They have been studied both from the typological-functional and tecnique-archaeometric points of view. These vases provide a remarkable informative potential, useful to reconstruct many aspects of economy and daily life of the investigated district. Mario Regali, Socrate giudice nel Timeo di Platone (pp. 73-96) Socrates as a judge in Plato’s Timaeus In the Timaeus Socrates seems to have a minor role in comparison with other dialogues, where he is in the main focus. But a closer analysis of the frame conversation which introduces Timaeus’ account shows the importance of Socrates’ role, which resembles the one of the krites who chooses the themes and sets the standards for the poets. [email protected]



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Elia Ruben Rudoni, Avidio Cassio, i Cassii e i Cassiani (pp. 303-314) Avidius Cassius, Cassii, and Cassiani The L. Cassius mentioned by Historia Augusta, vita Avidii Cassii 14, 4 in a spurious letter of Avidius Cassius to his son-in-law can be identified with the famous republican judge of that name; there is thus no erroneous reference to Caesar’s murderer, C. Cassius, as it has been always assumed. The letter closes with a so far unnoticed pun played on the different meanings that the term Cassiani at 14, 8 may acquire. [email protected] Paolo Sangriso, Il sistema portuale di Volterra. Un possibile modello topografico (pp. 171-214) Volaterra’s harbour system. A possible topographic model North Etrurian coastline is marked by harbour systems which take advantage of the landscape geomorphologic peculiarity. Vada Volaterrana’s system is one of them: it was used as Volterra’s harbour in the Etruscan and Roman period, and it consisted of many ports and landing places distributed along coastal lagoons. Through the analysis of literary sources and of the Tabula Peutingeriana’s cartography we can deduce that the name Vada Volaterrana may refer to the geographical region, or to the statio of Vada Volaterrana appearing in the Tabula Peutingeriana or even to the harbour of Volterra. The ports and landing places of the harbour system had a variable importance and were used at different times. The main centers are the site nowadays called Mazzanta and a northern one, close to Vada; the area excavated in S. Gaetano was depended on the last one. [email protected] Veronica Valenti, Stazio e Anfiarao: effetto esoterico della parola (pp. 261-302) Statius and Amphiaraus: the esoteric effects of the word The analysis begins with a comparison between the version of the myth of Amphiaraus, as presented in the Thebaid of Statius, and the image of Amphiaraus which is to be found in the previous tradition. In sources earlier than Statius the vates is swallowed in a hiatus opened into the ground by Zeus, in order to avoid Amphiaraus being the object of violence; in Statius, instead, Amphiaraus, immersed in the depths of the earth, is removed from the horizontality of the shared world, not to be an agent of violence. In this paper the author juxtaposes the figure of Amphiaraus to two

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other characters of the Thebaid, Menoeceus and Capaneus, who, unable as the vates to metabolize the shared world, are induced to a vertical delirium. Through his ‘de-lirious’ characters, Statius lives the ejpochv of the common sense, but, contrary to Amphiaraus, Menoeceus and Capaneus, the author of the Thebaid tries not to lose contact with the world thanks to his possession of the poetic word, which allows him to wander vertically and, at the same time, to live the horizontality. [email protected] Maddalena Vallozza, Isocrate ospite di Platone nel dialogo sui poeti di Prassifane (pp. 119-136) Isocrates as a Platon’s guest in Praxiphanes’ dialogue On Poets The aim of this paper is to reconstruct the character of Praxiphanes’ work On Poets and especially to reconsider, more closely than previous critics have done, why Isocrates appears in this work not only in dialogue with Plato, but in a dialogue on literary topics, particularly on poets. According to some important passages of Plato’s Phaedrus and several discourses of Isocrates, Praxiphanes’ choice of Plato and Isocrates as protagonists of the work On Poets is justified. This choice is actually determined not only by the general awareness of the role which poets play for Plato and Isocrates in developing a personal form of literature, but also by the knowledge of the passages where both of them talk about the poets’ role in education. [email protected] Francesco Verde, Mario Untersteiner esegeta di Epicuro (pp. 137-158) Marius Untersteiner as Epicurus’ exegete This paper examines Mario Untersteiner’s exegesis of some Epicurean passages of the Letter to Herodotus, in particular §§ 46-47, taking as a starting point an interesting article of Untersteiner about the text of the Letter (1930), which has received very little attention by the scholars. [email protected]

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