E. Suárez de la Torre - A. Pérez Jimenéz (eds.), Mito y Magia en Grecia y Roma, Libros Pórtico, Barcelona 2013, in SMSR 81/1 2015 pp. 343-347

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è indipendente dalla posizione sociale di chi a essa si omologa» (Ferrara, La lotta per il sacrificio, p. 106). L’affermazione rispecchia gli stessi presupposti teorici che Bourdieu ha messo a servizio dell’analisi dei concetti relazionali (cfr. soprattutto La distinzione. Critica sociale del gusto, tr. it. Il Mulino, Bologna 2001), presupposti che rivelano tutta la loro utilità per un’indagine storica che voglia andare oltre gli irrigidimenti di uno studio in prospettiva esclusivamente filologica. Anche l’indagine bourdesiana sul «campo religioso» assume una certa rilevanza nell’economia generale dello studio (cfr. soprattutto P. Bourdieu, Il campo religioso. Con due esercizi, a cura di R. Alciati, E.R. Urciuoli, Accademia University Press, Torino 2012). Discutendo l’idea di J.C. Heesterman secondo cui lo yajña è il motore cosmico, sociale, economico, un campo semantico strutturato (cfr. The Inner Conflict of Tradition, University of Chicago Press, Chicago 1985; Id., Il mondo spezzato del sacrificio. Studio sul rituale nell’India antica, trad. it. Adelphi, Milano 2007), l’A. sottolinea come la tesi non tenga conto del fatto che ogni forma di linguaggio «è anche strutturante, non solo perché è una forma di comunicazione e di conoscenza, ma anche, e soprattutto, perché è la “condizione di possibilità di quella forma primordiale del consenso che è l’accordo sul senso dei segni e sul senso del mondo che essi consentono di costruire”» (Ferrara, La lotta per il sacrificio, p. 83; cit. da P. Bourdieu, Genesi e struttura del campo religioso, in Id., Il campo religioso, p. 74). L’A. mette in luce anche come la chiave di interpretazione fornita dal post-strutturalismo consenta di non rimanere irretiti nel «cerchio magico» del linguaggio (che è, al tempo stesso, uno strumento di percezione e di comunicazione) di cui parlava W. von Humboldt, quello stesso cerchio magico dal quale Bourdieu tenta di affrancarsi situandosi «sul luogo geometrico delle differenti prospettive, vale a dire sul punto da cui è possibile intravedere contemporaneamente ciò che può e ciò che non può essere scorto a partire da ciascuno dei punti di vista» (ibidem; cit. in Ferrara, La lotta per il sacrificio, p. 83). In questo modo, l’analisi riesce a guardare dentro e fuori al linguaggio contemporaneamente, senza rimanere avviluppati in esso e, soprattutto, evitando lo spettro dell’incapacità di «scorgere le condizioni che consentono al senso e al consenso sul senso di generarsi» (ibidem). Luca Arcari

Emilio Suárez de la Torre - Aurelio Pérez Jimenéz (eds.), Mito y Magia en Grecia y Roma (Supplementa MHNH), Libros Pórtico, Barcelona 2013, pp. 335. isbn 978-84-7956-114-7. Questo supplemento della «Revista Internacional de Investigación sobre Magia y Astrología Antiguas» (MHNH) raccoglie i contributi presentati e discussi nel Simposio Internacional, dall’omonimo titolo della pubblicazione, svoltosi presso la Universitat Pompeu Fabra di Barcellona dal 21 al 23 marzo del 2012. I contributi, molto vari quanto a specializzazione e tematiche trattate, sono riuniti dall’intento dell’iniziativa: da un lato analizzare e focalizzarsi su quei miti nei quali è ravvisabile una componente magica, dall’altro presentare e discutere testi, documenti e reperti in cui si rinvengono più o meno esplicitamente racconti

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o semplici accenni di carattere mitologico relazionati ad azioni o sequenze catalogate come magiche. Per meglio apprezzare la complessa problematica storico-religiosa affrontata dal Simposio, si popone una breve rassegna dei differenti contributi al fine di costatarne la varietà e segnalare alcune questioni già annunciate dalla breve introduzione a cura di E. Suárez de la Torre. Il saggio introduttivo è di R. Di Donato: Polivalenze magiche, pp. 11-23. Vi si troverà una revisione degli scritti, denominati Polyvalence des images e inediti sino al 2004, dello studioso e sociologo dell’antichità greca Louis Gernet. Di questi scritti, dal carattere storico-antropologico, Di Donato si mostra più attento all’analisi, da parte del noto studioso, di quei miti definiti “racconti leggendari” dalla scuola francese, che presenterebbero un rapporto sostanziale con la magia; in particolare le “leggende” di Teseo e quelle relative agli Argonauti. A seguire alcuni interventi che si collocano nell’ambito della tradizione sacrale greca, con riferimenti soprattutto a temi tratti dalla sua ricca mitologia, in cui sembra emergere l’interesse, in relazione a contesti di studio della magia, verso alcuni personaggi mitici o divinità come Zeus. J. Pàmias (Zeus y Alcmena, magia y misterio (Pherecyd. fr. 13), pp. 25-35) prende spunto da un articolo di R. Fowler il quale nella narrazione del mito di Céfalo e Procris, nella versione di Ferecide di Atene (fr. 13b Fowler = Schol. Hom. Od. 11. 266), riscontrava l’aition di un rituale di rain-magic. Attraverso un’analisi linguistica e testuale l’autore propone un parallelo di questa variante con il mito di Zeus e Alcmena mostrando le affinità quanto a implicazioni di tipo magico e misterico. R. Forero Álvarez (Elementos mágicos, religiosos y médicos en el hechizo de rejuvenecimiento de Medea (Ov. Met. vii 234-293), pp. 37-44) esamina un passo delle Metamorfosi di Ovidio in cui Medeia sembra fare un incantesimo per ringiovanire Iason. Vengono quindi messi via via in rilievo le circostanze che mostrano procedure mediche accanto a dettagli che, secondo l’auotre, sono riconducibili a un rituale a carattere magico, come la fase lunare, il ricorrere del numero tre e dei suoi multipli, ma anche alcuni ingredienti ed elementi che portano tuttavia lo studioso a distinguere la magia dalla religione pur rinvenendone la presenza nel medesimo contesto in un rapporto di compenetrazione. Gli amori di Zeus e Semele sono oggetto del saggio successivo a opera di A. Ruiz Pérez (Sémele como maga, pp. 45-54). Attraverso una disamina delle varianti mitiche in ordine diacronico Ruiz Pérez mette in luce la componente magica dell’episodio mitico, che a suo parere andrebbe ridimensionata o riconsiderata. Il saggio a quattro mani di M. García Teijeiro e T. Molinos Tejada (Medea y Talo, pp. 55-65) è dedicato al noto episodio mitico del trionfo di Medeia sul gigante di bronzo Talos, ma sposta l’attenzione sulla variante, più articolata, riportata da Apollonio Rodio (iv 1638-1645). In questo caso la componente magica dell’episodio è messa in evidenza nell’incantesimo che Medeia pronuncia e con il quale annienta Talos. In ordine sequenziale appare l’articolo di N. Villagra Hidalgo (Tesalias: brujas ciegas, cojas y sin hijos, pp. 67-76) con una riflessione sulle varianti lessicografiche che narrano i poteri delle streghe della Tessaglia e la loro peculiarità

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di attrarre la luna sulla terra. Il focus del saggio concerne le varianti terminologiche relative alle punizioni corporali che queste creature pativano a causa dei loro poteri, con il risultato di mettere in luce gli aspetti trasgressivi dell’ordine del cosmo generati da poteri soprannaturali. Il contributo di A. Bernabé e di R. Martín Hernández (Orphica et magica. Rasgos órficos en las suritálicas: consideraciones sobre los “Hexámetros Getty”, pp. 117-147) si incentra sullo studio degli “Esametri Getty”, un testo contenuto in una tavoletta di piombo opistografa datata tra fine v e inizio iv sec. a.C., il cui testo è stato pubblicato soltanto nel 2011. Dopo aver evidenziato che si tratta di testi di provenienza eterogenea che circolavano in diversi luoghi della Grecia antica come sequenze magiche di esametri, utilizzate in varie combinazioni, l’autore ne illustra la natura e le analogie con testi di autori antichi – Parmenide nello specifico –, per poi descriverne la fattura del supporto materiale e la struttura del testo. Un tema che riaffiora frequentemente nel volume è quello delle defixiones. Il Simposio ha rappresentato un’occasione per affronatre questo affascinante e variopinto tema di ricerca. Il primo saggio sull’argomento è di J.A. Clua Serena (Defixiones et 77-83), che riflette su un possibile legame tra le defixiones e le Araí di Euphorion di Chalcis. Spostandosi più a Occidente, F. Marco Simón (Referencias míticas y topografía divina en documentos mágico-religiosos del Occidente romano, pp. 257-272) prende in esame due elementi di alcune defixiones dell’Occidente romano: l’utilizzo di referenti mitici come modelli di realizzazione degli effetti desiderati sulla vittima della fattura scritta e l’esame delle sedi delle diverse entità, facendo rilevanti osservazioni sull’articolazione di note presenze divine nel campo di queste pratiche magiche. C. Sánchez Natalías (Las defixiones de Bologna: ¿Un nuevo retrato de Hékate-Selene?, pp. 273-281) si sofferma sull’iconografia di due delle defixiones di Bologna, cercando di rendere l’identità dell’entità disegnata attraverso una comparazione con le descrizioni di entità simili rinvenibili in testi del PGM. Ne risulterebbe, a parere della studiosa, un’iconografia insolita di Ecate-Selene. A seguire, lo studio di A. Blomart (Religion ou magie? Les textes oublié sur l’evocatio et la devotio romaines, pp. 283-297) costituisce un interessante opportunità per apprendere dell’uso frequente dei verbi evocare e devovere deos in contesti magici e una riconsiderazione delle due pratiche rituali romane attraverso l’associazione dei due domini, magico e religioso, troppo spesso dissociati in quanto nei testi magici viene a mancare la componente militare che solitamente caratterizza evocatio e devotio. Immancabile, parlando di magia e mito, è l’interesse per le figure di Herakles e Persus. Nello specifico, il volume contiene alcuni interventi la cui peculiarità sta nell’accurata osservazione delle interferenze tra ambiti culturali e sacrali diversi in relazione alle medesime entità mitiche. Nel primo caso interviene C.A. Faraone (Heraklean Labors on Ancient Greek Amulets: Myth into Magic or Magic into Myth?, pp. 85-101) con un’analisi delle note virtù protettive dell’eroe nella dimensione cultuale domestica. Nello specifico l’autore analizza gli usi dell’iconografia dell’eroe presente su esemplari di amuleti in cui sembrano prevalere le rappresentazioni della lotta con il leone di Nemea e un episodio legato all’infanzia dell’eroe, in cui strangola i serpenti inviati da Hera per ucciderlo;

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poi ne rileva dei paralleli nella cultura Egizia con riferimenti alle vicende che coinvolgono il giovane Horus, anch’esse impiegate, per mezzo dei supporti iconografici, quali temi-oggetti dalle virtù protettive, e ne analizza gli aspetti storici. Nel secondo caso, A. Mastrocinque (Perseus and Sabaoth in magic Arts and Oriental Beliefs, pp. 103-115) si sofferma sull’eroe Perseus, sui suoi miti e sugli aspetti iconografici. In questo interessante intervento lo studioso tratta della ricezione di questi miti in ambito palestinese, come a Ioppe e Ascalon, in cui l’eroe è identificato con Phanebalos e possiede un culto antico risalente al iv sec. a.C., ma anche nell’Egitto ellenistico e romano, dove l’eroe sarebbe identificabile con entità extra-umane, come Sabaoth, rappresentate su gemme. L’analisi di questi dati è un invito dichiarato affinché vengano studiati i legami suggeriti tra i testi di Nag Hammadi, la gnosi e le gemme magiche. J. Pòrtulas (Observations on the Katabasis of P. Fayum 2 (P. Brit.Mus 1192), pp. 149-160) esamina un caso di katabasis o descensus ad inferos, presente in un papiro del Fayum del ii o iii sec. d.C., che presenta degli aspetti originali. Il protagonista del viaggio, infatti, è un uomo che discende negli inferi per parlare con una donna e che, nel viaggio, effettua una pesca magica. Ma il senso dell’episodio risulta piuttosto oscuro e complesso anche per via dell’utilizzo dei capelli di un morto, che, com’è noto, è un materiale ricorrente nei contesti magici antichi. Un secondo tema di ricerca che ricorre nel volume è quello relativo ai papiri magici. In particolare ben cinque interventi sono dedicati a varie sezioni della raccolta dei papiri magici greci (PGM). G. Sfameni Gasparro (Tra mageutikè téchne e teologia: i PGM come testimoni della religiosità tardo-antica, pp. 161177) propone uno studio interessante per la comprensione della magia nel contesto di questi papiri, nei quali la studiosa rinviene la componente eminentemente operativa tipica della magia basata su manipolazione di materiali e abbinata a un’accentuata dimensione orale, che tuttavia si affida all’efficacia della scrittura. L’operatività della magia si coniuga a un’evidente componente teologica afferente alle diverse tradizioni del grande bacino del Mediterraneo. Un’attenzione particolare, a titolo di esempio di questa particolare letteratura, è dedicata al PGM iv del quale la studiosa mette in evidenza le peculiarità dell’intreccio tra prassi rituale e discorso sul divino. Ancora sui papiri magici greci si sofferma E. Suárez de la Torre (Mito, teologia, magia y astrología en PGM xiii [P. Leid. J 395], pp. 179-202), con uno studio del testo magico della Monad pertinente a uno di questi testi. L’autore si dedica con particolare attenzione allo studio delle componenti multiculturali deducibili dalle presenze divine e dal substrato mitico in cui confluiscono tradizioni egizie, componenti culturali giudee e componenti magiche semitiche. Proseguendo, tre saggi riguardano i testi dei PGM: M. Zago ( vista débil”. Manipulación de las sustancias y détour mítico-ritual en los papiros mágicos griegos (PGM vii y viii, pp. 203-211), M. Blanco Cesteros (El embarazo infamante de Selene: una calumnia verosímil, pp. 213-222) e J.L. Calvo Martínez (Mythopoiesis and religion in Magical Hymns, pp. 223-235). Zago esamina i rituali di incubazione in cui è invocato il dio egizio Bes, mentre Blanco Cesteros analizza l’Inno magico xix (PGM 2574-2610) definendolo una calumnia ritual o magica, volta a screditare qualcuno mediante il mezzo della verosimiglianza. Infine, Calvo Martínez guarda precipuamente ad aspetti tecnici

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del corpus dei PGM nell’intento di distinguere quelli scritti in prosa da quelli in versi; inoltre, soffermandosi su quelli in esametri, l’autore traccia le linee che differenziano o accomunano gli inni magici e gli inni tradizionali per poi rilevare il sincretismo di queste composizioni. Dai PGM all’astrologia, A. Pérez Jiménez (Misticismo, Magia y Religión en la Casa Novena de la Dodecátropos, pp. 237-255) conduce il lettore a un’analisi inedita della “nona casa” e del comportamento dei pianeti quando si trovano in questa particolare posizione attraverso l’esame di vari testi dell’antichità per mettere in rilievo il ruolo della nona casa nell’ambito dei culti misterici e delle tendenze religiose, soprattutto nei casi di magia e superstizione. Per l’antichità tardiva si disingue F. Graf (The Christian Transformation of Magic, pp. 299-310) con una riflessione sul ruolo della magia in alcuni autori cristiani. Partendo da alcuni passaggi di Agostino, in cui l’autore ne mette in luce il rigetto delle pratiche teurgiche assimilate a pratiche magiche per poi trattare alcune questioni relative alla legislazione imperiale contro la magia, il contributo si incentra sugli amuleti e sui rituali che invece nella cultura cristiana continuano ad essere impiegati, nonostante il netto rifiuto da parte dei teologi. Segue J.M. Nieto Ibáñez (El error pagano: politeísmo y práticas mágicas en los autores patrísticos, pp. 311-323) con una serie di questioni afferenti all’atteggiamento dell’apologetica cristiana rispetto alle pratiche magiche. L’autore esamina innanzitutto l’error pagano quale forma di infermità che comprende al suo interno mitologia e magia (o più propriamente teurgia). Si trattava di accuse che tuttavia gli stessi cristiani ricevevano da parte di Celso. Vengono quindi esaminate le tendenze di Ippolito di Roma ed Eusebio di Cesarea riguardo la critica alla mitologia e l’incompatibilità delle pratiche magiche con la fede cristiana. In chiusura del volume, il contributo di J. Cuesta Fernández (Mortificación de Nerón en los Oráculos Sibilinos. Revisión crítica de la cuestión del Nero Redivivus, pp. 325-335) ripercorre la formazione della leggenda di Nero Redivivus esaminandone la presenza negli Oracoli Sibillini e in altri autori, osservando il progressivo assumere, da parte di questa leggenda, di un carattere escatologico, secondo cui il futuro ritorno di Nerone sarebbe il risultato della rielaborazione di un tema apocalittico. A dispetto dell’eterogeneità dei temi affrontati, il pregio del volume risiede indubbiamente nell’offrire una grande panoramica delle possibili manifestazioni della magia nelle culture classiche, nei loro differenti momenti storici e nei vari ambiti culturali da esse raggiunti. Alla marcata varietà degli interventi, e quindi all’offerta di numerosi spunti di ricerca e di approfondimento, si unisce anche la trattazione di reperti di recente pubblicazione e la proposta di nuove metodologie di studio di carattere comparativo. Nei diversi interventi qui pubblicati il Simposio Internacional ha evidenziato come le tradizioni sacrali classiche subiscano, nei reperti di carattere magico, significative compenetrazioni con le culture orientali, l’egiziana e l’ebraica, e come l’interpretazione dei miti possa risentire di questi influssi culturali. Specificamente per i miti, si è notato come la loro iconografia venga assunta quale elemento afferente a una dimensione cultuale domestica, in significativo parallelo con altri contesti culturali. Lo studio dei miti e della loro iconografia in una dimensione cultuale privata e magica si configura dunque come una prospettiva

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di studio feconda di spunti e molto promettente per una maggiore conoscenza degli stessi in ogni sfaccettatura, nei diversi contesti culturali e soprattutto negli esiti del contatto fra questi. In ultima analisi, non mancano differenti indirizzi nella concezione del rapporto tra magia e istituzioni religiose, dove la magia non è considerata un aspetto del religioso bensì in un rapporto d’opposizione o quale fenomeno estraneo all’ambito del sacro. Valentina D’Alessio

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