10 - Negotiantes de Sacra via

September 29, 2017 | Autor: Silvio Panciera | Categoría: Roman History, Latin Epigraphy, Storia antica ed epigrafia latina
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II,5 - NEGOTIANTES DE SACRA VIA*

Ad Attilio Degrassi ed a Lily Ross Taylor vivi nella memoria** Alle testimonianze di commercianti ed artigiani con negozio sulla Sacra via, cioè su quel tratto di strada che andava circa dal luogo ove sorse l’arco di Tito alla Regia, ovverossia al lato orientale del Foro Romano1, si aggiungono qui tre iscrizioni inedite di varia provenienza e conservazione. La prima di esse si trova attualmente proprio nel Lapidario Forense, il cui materiale epigrafico (1242 pezzi di cui 867 inediti) ho avuto occasione d’inventariare, schedare e fotografare negli ultimi anni. Nulla si sa sulla sua provenienza, ma poiché si tratta d’iscrizione sepolcrale è certo che nel Foro non poté capitare che per reimpiego o, in età moderna, per la menzione che vi si faceva della Sacra via. Si tratta di parte di un cippo di travertino molto corroso nella parte destra, mancante superiormente e inferiormente, qui anche a causa di un foro praticato per reimpiego. Misure: cm 25 (altezza), 38 (larghezza), 13 (spessore); altezza media delle lettere cm 3,5; nr. inv. 5429; nr. neg. foto 8891/34. Con qualche difficoltà l’iscrizione si legge come segue (fig. 1): [------] Cn(aei) l(ibert-) Pampí[---], Paulla Sergia Cn. Cn. (i. e. Cnaeorum duorum) l(iberta) Crisis, mellari éê Sacra via. I [f Ió [f( f(ronte) p(edes) ---] in a(gro) XIIX. Con la parte superiore del cippo è andato sicuramente perduto gentilizio e forse prenome del primo personaggio, probabilmente di genere maschile e verosimilmente anch’egli liberto della gens Sergia. Altri nomi tuttavia potevano precedere. La donna, liberta si badi bene, presenta l’interessante caratteristica onomastica di essere fornita di prenome o forse, meglio, di un secondo cognomen posto in posizione prenominale2. Crisis è forma meno corretta ed attestata dal cognomen Chrysis (da cru-

* Tra epigrafia e topografia, I, 1, in Arch. Class., 22, 1970, pp. 131-138. ** Dedica originariamente estesa anche ai due contributi che seguono. 1 PLATNER – ASHBY, A Topographical Dictionary of Ancient Rome, Oxford 1929, pp. 456-457. Per le testimonianze relative ai negozi lungo la Sacra via: E. DE RUGGIERO, Il Foro Romano, Roma-Arpino 1913, pp. 503-504.

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È indubbiamente un caso raro. Un elemento onomastico in funzione, o posizione, prenominale si trova abbastanza spesso nelle iscrizioni d’età repubblicana ed anche durante l’Impero (H. THYLANDER, Étude sur l’épigraphie latine, Lund 1952, pp. 73-77; I. KAJANTO, Onomastic Studies in the Early Christian Inscriptions of Rome and Karthage”, in Acta Inst. Rom. Finl., II, I, pp. 23-24), ma è eccezionale, almeno nell’epoca cui penso appartenga quest’epigrafe, in



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siv"3). Un solo altro esempio a Roma4. Il cognomen del primo personaggio sarà molto probabilmente Pamphilus (forse abbreviato) di gran lunga il più comune tra i cognomi di pari inizio5. Per materiale, formulario e paleografia, il cippo è da porre alla fine dell’età repubblicana o nei primissimi anni dell’età imperiale. In questo torno di tempo i personaggi menzionati nell’epigrafe esercitarono sulla Via Sacra il loro commercio di mercanti o confetturieri di miele. Non sembra dunque inverosimile che anche al loro negozio pensasse Varrone quando, nel suo trattato de re rustica, scritto intorno al 37, accenna alla vendita sulla Via Sacra della propolis, una sostanza resinosa prodotta dalle api e più costosa ancora del miele6. All’incirca contemporanea, ma non di Roma, come si riteneva, è, come pare, la testimonianza del solo altro mellarius che si conosca, anch’egli liberto, A. Fuficius A.l. Zethus, il cui negozio si apriva presso la porta Trigemina, ai piedi dell’Aventino, verso il Tevere, importante per l’entrata in Roma del traffico dell’Ostiense e per la vicinanza dei fori Boario ed Olitorio, oltre che del Circo Massimo7. Il secondo documento si conserva nell’Antiquario del Museo Nazionale Romano. La scheda d’inventario (nr. 113242) lo dice proveniente dalla via Prenestina, località Torre di Tre Teste, quindi circa al km 9,5, in una zona ricca di resti sepolcrali romani8. Si tratta, in questo caso, di una lastra di travertino scorniciata (alt. cm 70, largh. 43, spess. 20) con la seguente iscrizione (fig. 2):

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M Caedicius M. M l. Eros, `aurifex de Sacra v(ia)´, et M. Attia Q.l. PŠhŠilumina concubina et M M. Caedicius M M.l. Timot(heus) et M M. Caedi(cius) M. M l. Hector.

Da segnalare alcune particolarità di scrittura: la qualifica aurifex de Sacra v(ia) è stata evidentemente aggiunta in un secondo tempo adattandola alla meglio, su due righe, allo spazio disponibile tra il cognomen Eros e la congiunzione che seguiva; la F è del tipo corsivo a due tratti |�; tre T (rr. 2, 4, 6) e tre I (rr. 3, 6) sono più alte delle altre lettere nello stesso rigo; le lettere OT di TIMOT sono scritte sulla cornice, la seconda sopra la prima. È interessante osservare subito che altri tre sono gli aurifices de Sacra via conosciuti ed uno di questi, noto da un’epigrafe urbana, ma di provenienza sconosciuta e conservata al Museo di Napoli, è anch’egli un Caedicius, precisamente un M. M Caedicius Iucundus9. Poiché la nostra iscrizione, come la

una liberta. Paulla-Paula / Polla-Pola è uno dei “prenomi” femminili più comuni, ma non compare mai in nomi di liberte d’età repubblicana (CIL, I2, p. 808 cfr. ILLRP, II, p. 499); nessun caso del genere si trova neppure nella silloge del Dessau (ILS, III, 2 p. 925). Su Paulla come cognomen: KAJANTO, Cognomina, pp. 243 sg. e passim. 3 Thes. Ling. Lat., Onom., II, coll. 422-423. 4 CIL, VI 11354. 5 PERIN, Onomasticon, II, pp. 417-418. 6 VARRO Rust., 3, 16, 23: quam rem (i. e. propolim) etiam nomine eodem medici utuntur in emplastris, propter quam rem etiam carius in Sacra via quam mel venit. 7 CIL, VI 9618 = ILS 7497: A. Fuficius A.l. Zethus, / mella-

r(ius) a port(a) Trigem(ina). / Sulpicia P.l. Secunda, / A. Fuficius A(uli) et Sulpiciae l(ibertus) / Primigenius, v(ixit) ixit a(nnos) ixit) XVII. L’iscrizione, appartenente all’ex Museo Lateranense, non XVII è urbana e su marmo, ma su masso di travertino leggermente curvilineo proveniente da Monticelli (oggi Monte Celio) nei pressi di Tibur; questo ha dimostrato il Giglioli, valendosi di una pratica dell’Archivio del Camerlengato Pontificio, in Bull. Comm. Arch. Roma, 73, 1949-50, pp. 51-53 con foto. 8 L. QUILICI, Ricerca sui beni culturali archeologici del territorio romano. (Cons. Naz. Ric., Ist. Naz. Urb., sez. laziale), Roma 1967, p. 49 nrr. 736-739 cfr. carta 16. 9 CIL, VI 9207 = ILS 7685 = H. GUMMERUS, Die römische Industrie. I. Das Goldschmiedt-und Juweliergewerbe,

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precedente, è databile alla fine dell’età repubblicana o ai primissimi anni dell’Impero e quella di Iucundus, una tabella marmorea, apparterrà verosimilmente agli inizi del I sec. d.C.10, una connessione tra i due personaggi appare più che probabile: M. M Caedicius M M.l. Eros potrebbe essere il padre o il patrono di Iucundus. Non chiara risulta la posizione degli altri due Caedicii, che potrebbero essere invece tanto liberti quanto colliberti di Eros. Attia Q.l. Philumina non è moglie, ma soltanto concubina di Eros: è | cioè stabilmente unita a lui senza che sussista matrimonio, o perché tra i due non esisteva conubium, o perché mancava l’affectio maritalis, la reciproca volontà di costituire unione monogamica per la durata dell’intera esistenza (il che non significa che l’unione matrimoniale dovesse essere perpetua ed indissolubile) senza la quale non sussisteva matrimonium. Per conseguenza i figli nati dai due sarebbero stati illegittimi11. Il gentilizio della donna è molto diffuso a Roma. Non stupisce la condizione sociale di questi orefici. Queste attività artistico-artigianali erano eminentemente riservate a schiavi e liberti12. Su 18 aurifices di Roma elencati da I. Calabi Limentani alla voce aurifex dell’Enciclopedia dell’Arte Antica13, 4 sono schiavi, 7 liberti dichiarati, 4 con cognomen greco e solo 4 sono, o possono essere, ingenui. Infine la terza epigrafe. Circa al km 14,500 di Via dei Laghi si apre sulla destra, per chi viene da Roma, una strada secondaria che conduce alla trattoria “Le Colombe”. Sul piazzale antistante a questa si vedono, ricomposti sopra alcuni blocchi di tufo, quattro frammenti d’iscrizione su grossa lastra marmorea scorniciata alta cm 63, larga (nelle attuali condizioni) 138, spessa 42 (fig. 3). La sua provenienza tuttavia non è locale. I quattro frammenti furono trovati circa l’anno 1964 durante lavori per costruzioni edilizie al km 14,600 sulla destra della via Tiburtina provenendo da Roma, a poche decine di metri dalla strada. Secondo quanto mi è stato detto, il sepolcro cui l’epigrafe apparteneva era già stato demolito in precedenza per l’ampliamento di una cava di pozzolana esistente nella zona, ed i pezzi giacevano tra la terra. Ne furono salvati quattro, successivamente trasportati e ricomposti nell’attuale collocazione. Il testo risulta particolarmente manchevole al centro, dove però si è sicuri che l’ampiezza della lacuna non è superiore a quella visibile nella foto poiché essa deriva da scheggiatura superficiale, sia pure profonda, e non da mancanza di un’intera parte del blocco. Posteriormente infatti i due frammenti di destra si saldano perfettamente con quelli di sinistra. Il testo, senza | molte difficoltà, può essere almeno parzialmente ricostruito come segue:

in Klio, 14, 1914 (d’ora in avanti GUMMERUS), p. 165 nr. 74: M Caedicius Iucundus, / aurifex de Sacra via, vix(it) a(nnis) M. XXX. / Clodia Cypare / dulcissima soror / Caediciae Priscaes. Gli altri due aurifices con negozio sulla Sacra via, a Roma, come credo, e non a Preneste, come a torto si è dubitato, sono noti da Eph. Epigr., 9, 1903, 757 = ILS 3683d = ILLRP 110 = GUMMERUS, p. 178 nr. 129: M’. Obellius M M..f .f., f., V ibius) O[bellius? ---], / aurific(es) de Sacra v[ia], / ApelV( la l(ibertus) F(ortunae) P(rimigeniae) d(onum) d(ant); cfr. CIL, VI 37780 = ILS 9425 = GUMMERUS, p. 177 nr. 126 ove compare un M’. Obellius Acastus anch’egli aurifex, però de Aurelian(is?), località urbana altrimenti sconosciuta. 10 Oltre al formulario, al materiale, al tipo del monumento, significativa per la datazione dell’epigrafe è la presenza del genitivo in -aes, che nel materiale epigrafico romano appare timidamente verso la fine della Repubblica, è d’uso assai frequente, soprattutto in ambiente servile e libertino, nei pri-

mi decenni del I sec. d.C. e torna d’uso sporadico dopo l’età di Nerone, come è stato dimostrato da una ricerca del Dott. A. Isola condotta su 6000 iscrizioni latine urbane di sicura datazione. 11 E. VOLTERRA, Lezioni di diritto romano: il matrimonio romano, Roma 1961, pp. 147-149 e passim; P. CSILLÁG, Il concubinato e la legislazione di diritto familiare dell’imperatore Augusto (Quaderni di documentazione dell’Accademia d’Ungheria in Roma, IV, I), 1963, pp. 21. 12 I. CALABI LIMENTANI, Studi sulla società romana. Il lavoro artistico, Milano-Varese 1958, pp. 16-42. 13 I, 1958, pp. 930-932. Sempre fondamentale resta l’articolo di GUMMERUS, art. cit. (nt. 9), pp. 129-189 e ID., in Klio, 15, 1918, pp. 256-302. Divulgativo: A. LIPINSKI, Epigrafia latina minore. Orafi e argentieri nella Roma pagana e cristiana, in L’Urbe, 24, 1961, pp. 1-8 nr. 1, pp. 3-14 nr. 2, pp. 3-13 nr. 3 = Cors. Cult. Art. Rav. Biz., 9, 1962, pp. 315-366.





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L. Sau[feiu [ ]s Eros, [feiu L. Saufeius L.l. Al[exan]der, L. Saufei[us ---], aurifi[ces de] Sacra vi[a]. Saufei[a] L.l. Bas[---], Saufei[a ---].



Il sepolcro, che doveva essere di un certo prestigio, era dunque destinato a cinque Saufeii, tutti verosimilmente liberti, il più importante dei quali, L. Saufeius Eros poteva essere patrono degli altri quattro e maggior proprietario dell’oreficeria in cui i tre uomini lavoravano. Omissione del prenome e ragioni di spazio rendono sicuri che il quarto personaggio era una donna il cui cognomen poteva essere Bas[ilia], Bas[silla] o simili. Non sicuro, ma molto probabile, mi sembra che anche il quinto personaggio fosse una donna. Che tutti fossero L(uci) l(iberti) mi sembra anche pressoché certo sebbene non abbia integrato il patronato della terza e quinta persona. Avendo controllato la pietra, posso anche assicurare che si deve leggere aurifi[ces] e non aurife[x]. La gens Saufeia, originaria forse di Preneste, dove fu tra le famiglie più influenti prima e dopo la deduzione della colonia sillana14, è molto diffusa a Roma (vd. CIL, VI, index), ma non si conoscono altri aurifices con questo gentilizio. Ritengo la datazione dell’epigrafe leggermente posteriore rispetto ai due testi precedenti, ma non troppo e difficilmente più tarda dei primi decenni del I sec. d.C. L’interesse maggiore di questi tre documenti nuovi risiede nel fatto che essi pongono ancora una volta l’accento sulla via Sacra come zona commerciale, ma nel contempo rafforzano un dubbio. Lungo il tratto di strada che andava al Foro, si sa positivamente che si aprirono numerosi negozi, prevalentemente di oggetti preziosi: non soltanto di aurifices, ma anche di gemmari15, di caelatores16, di flaturarii17 e così via18, soprattutto di margaritarii19, | cosicché qui si pensò di porre la porticus Margaritaria menzionata come esistente nella Regio VIII dai Cataloghi Regionari20. Il Lanciani pensò d’identificare la Porticus Margaritaria con il grande portico, ch’egli ritenne di età neroniana, messo in luce dagli scavi a sud della strada21. Sembra difficile tuttavia, quale che sia precisamente la funzione originaria e la datazione, neroniana22 o flavia23 di questo portico, che in esso si sia esercitato prevalentemente, subito o più tardi, il commercio dei preziosi.

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A. DEGRASSI, Epigraphica IV IV, in Mem. Ac. Linc., ser. 8, 14, 1969, p. 117 nrr. 5, 6; p. 124 nr. 52. 15 CIL, VI 9434 = ILS 7708 = GUMMERUS, p. 169 nr. 91; CIL, VI 9435 = ILS 7602 = GUMMERUS, p. 169 nr. 92. 16 CIL, VI 9221 cfr. p. 3895 = ILS 7694 = GUMMERUS, p. 167 nr. 82. 17 CIL, VI 9418 cfr. p. 3469 = ILS 7700; CIL, VI 9419. 18 CIL, VI 9212 = ILS 7693 = GUMMERUS, p. 166 nr. 79 (auri acceptor); CIL, VI 9214 cfr. p. 3469 = ILS 7692 = GUMMERUS, p. 167 nr. 81 (auri vestrix). Dubbia mi sembra l’interpretazione di cabatores in CIL, VI 9239 = GUMMERUS, p. 167 nr. 84 come intagliatori di pietre dure (da ultimo I. CALABI LIMENTANI, in Enc. Art. Ant., II, 1959 p. 238) cfr. Lindsay, Gloss. Lat., V, 509, 46: Pegasus cavator marmorum (ad IUV.,4, 77). 19 CIL, VI 9545 cfr. p. 3470 = I2 1212 = CLE 74 = ILS 7602 = ILLRP, II, 797 = GUMMERUS, p. 170 nr. 97 (in generale sull’interpretazione del carmen: M.R.P. M.R.P MCGUIRE, Epigraphi-

cal Evidence for Social Charity, in Am. Journ. Philol., 67, 1946, pp. 138-149); CIL, VI 9546 = GUMMERUS, p. 170 nr. 98; 9547 = GUMMERUS, p. 171 nr. 99; 9548 = GUMMERUS, p. 171 nr. 100; 9549 = GUMMERUS, p. 171 nr. 101; 33872 = GUMMERUS, p. 175 nr. 118; 37804 = GUMMERUS, p. 180 nr. 137; CIL, X 6492 = GUMMERUS, p. 176 nr. 23. 20 VALENTINI – ZUCCHETTI, Codice topografico della città di Roma, I, Roma 1940, p. 120. 21 R. LANCIANI, The Ruins and Excavations of Ancient Rome, Boston-New York 1897, p. 210; ID., Forma Urbis, tav. 29. 22 E.B. VAN DEMAN, The Neronian Sacra Via, in Am. Journ. Arch., 27, 1923, pp. 383-424 e The Sacra Via of Nero, in Mem. Am. Ac. Rome, 5, 1925, pp. 115-125, con nota ricostruttiva di A.G. CLAY a pp. 125-126; vedi anche G. LUGLI, Roma antica. Il centro monumentale, Roma 1946, pp. 217-219. 23 F. CASTAGNOLI, Note sulla topografia del Palatino e del Foro Romano, in Arch. Class., 16, 1964, pp. 195-199.

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Quello che colpisce se si esaminano tutte le testimonianze epigrafiche di commercianti di oggetti preziosi de Sacra via cui sopra si è accennato, margaritarii compresi, è infatti ch’esse si datano tutte, con sicurezza o probabilità, in età tardo-repubblicana o nei primissimi anni dell’Impero. Le nuove epigrafi non fanno eccezione, anzi confermano chiaramente la regola. Sono state concordemente attribuite all’età repubblicana: Eph. Epigr., 9, 1903, 757 = ILS 3683d = ILLRP 110 = GUMMERUS, p. 178 nr. 129 (aurufices) e CIL, VI 9545 cfr. p. 3470 = I2 1212 = CLE 74 = ILS 7602 = ILLRP, II, 797 = GUMMERUS, p. 170 nr. 97 (margaritarius). Come si è detto sopra, può essere della fine dell’età repubblicana o della prima età imperiale l’iscrizione nuova di M. M Caedicius M M.l. Eros (aurifex). Riterrei della prima età imperiale, per tipologia, formulario (in particolare uso del nominativo e assenza, tranne in un caso, della sigla D.M.), M luogo di provenienza, materiali, bontà di esecuzione, tutti M.), gli altri documenti ed in particolare: l’iscrizione dei Saufeii pubblicata sopra (aurifices); CIL, VI 9435 = ILS 7602 = GUMMERUS, p. 169 nr. 92 (gemmari) in cui compare il theta nigrum e l’abbreviazione v(ivit)24; CIL, VI 9207 = ILS 7685 = GUMMERUS, p. 165 nr. 74 (aurifex) relativa a M M. Caedicius Iucundus, che già sopra si è posto in relazione con M. M Caedicius M M.l. Eros; CIL, VI 9212 = ILS 7693 | = GUMMERUS, p. 166 nr. 79, di A. Septicius A(uli et) ((mulieris)) l(ibertus) Salvius, verosimilmente colliberto di A. Septicius A.l. Apollonius, brattiar(ius), la cui iscrizione proviene da un colombario di vigna Aquari25; CIL, VI 9214 cfr. p. 3469 = ILS 7692 = GUMMERUS, p. 167 nr. 81 di un’auri vestrix su urna marmorea rotonda datata dal Gummerus, che la vide, alla prima età imperiale; CIL, VI 9548 = GUMMERUS, p. 171 nr. 100 (margaritarius), su cippo di travertino; CIL, X 6492 = GUMMERUS, p. 176 nr. 123 (margaritarius), iscrizione pertinente ad un notevole monumento cilindrico con lettere, a giudizio del Gummerus, di età claudia. Anche il frammento CIL, VI 37804 = GUMMERUS, p. 180 nr. 137, che ho rintracciato nel Lapidario Forense (inv. 5155), [marga]ritarius, comunemente inteso come parte di un’insegna di bottega, è, a mio avviso, collocabile nella prima metà del I sec. d.C. Da notare che è stato trovato davanti al c.d. tempio del divo Romolo, nello stesso scavo che rimise in luce i resti di edificio tardo-repubblicano, attribuiti dal Boni ad un carcere e più recentemente dal Lugli a un lupanare, mentre più verosimilmente si tratta, come vide già Hülsen, di sicuri depositi per i commercianti di preziosi de Sacra via in un edificio i cui piani superiori furono sacrificati dopo l’incendio neroniano per la nuova sistemazione della strada e delle adiacenze26. In considerazione di ciò, viene da chiedersi se la porticus lungo la Sacra via, lungi dall’aver favorito la concentrazione in quel tratto di strada del commercio delle perle e degli altri oggetti preziosi, come mi sembra si ritenga spesso, non abbia al contrario provocato, essa stessa, e la generale ristrutturazione urbanistica della zona, conseguente all’incendio neroniano, la cessazione, almeno in quel luogo, di un

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Secondo una ricerca condotta dalla Dott.ssa Giuliana Zampetti su 3010 iscrizioni funerarie latine di Roma sicuramente datate, dall’età repubblicana agli inizi del III sec. d.C., la sigla v(ivit) non compare mai dopo l’età di Nerone e dei suoi liberti, il theta nigrum mai dopo il tempo di Augusto e dei suoi liberti. 25 CIL, VI 6939 = GUMMERUS, p. 161 nr. 46. Non vista, né dai redattori del CIL, né dal GUMMERUS, si conserva nella villa di S. Michele a Capri, vedi H. THYLANDER, in Act. Inst. Rom. Regn. Sueciae, 22, 1962, p. 141 nr. 30, tav. VIII, 30

e p. 145 nr. 46 tav. XII, 46; incisione e conservazione non sono buone, ma l’iscrizione può appartenere alla prima età imperiale come la maggior parte del materiale proveniente dai colombari di questa zona. 26 G. BONI, Not. Sc., 1902, p. 96; ID., Atti Congr. Intern. Scienze Storiche, V, sez. IV, Roma 1904, pp. 80-84; CHR. HÜLSEN, Mitt. Deutsch. Arch. Inst. (Roemisch.), 17, 1902, p. 94 e 20, 1905, pp. 116 sg.; G. LUGLI, Monumenti minori del Foro Romano, Roma 1947, pp. 147-159: vedi anche NASH, Dictionary2, I, p. 209, fig. 238, con altra bibliografia.



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commercio fiorente già in età repubblicana e nei primi decenni dell’Impero. Per conseguenza, viene anche da chiedersi se non avesse ragione lo Jordan il quale, attenendosi più logicamente all’ordine degli articoli del Catalogo Regionario, in cui la porticus Margaritaria è preceduta da Vestam, horrea Agrippiana, aquam cernentem, IIII Scaros, sub Aede, atrium Caci | e seguita da Elephantum Herbarium27, collocava28 questo edificio, non sulla Sacra via, ma ai confini della regio VIII, tra il Forum Boarium e il Forum Holitorium.

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La località IIII Scaros si trovava nel Velabro (cfr. CIL, VI 9671 cfr. p. 3429, 3895 = ILS 7487 rr. 2-4: negotiator penoris / et vinorum / de Velabro a IIII scaris); sub Aede indicherà probabilmente la zona sottostante il tempio Capitolino: l’atrium Caci andrà ricercato in prossimità delle scalae Caci (dal Velabro al Palatino) o del forum Boarium quem Cacum

dicunt; Elephantum herbarium è da localizzare nel, o presso il, foro Olitorio: per il testo del Catalogo relativo all’intera regione ed un adeguato commento: VALENTINI – ZUCCHETTI, op. cit. (nt. 20), I, pp. 113-120. 28 H. JORDAN, Topographie der Stadt Rom in Altertum, Berlin, I, 2, 1885, p. 476; I, 3, 1907, p. 15.

NOTA COMPLEMENTARE – Lʼiscrizione dei mellarii è stata ripresa in AE 1971, 42 e in CIL, I2 3021, tav. 38,2; quella di Caedicius Eros in AE 1971, 41 e in CIL, I2 3005, tav. 35,2; quella dei Saufeii in AE 1971, 43. Ho recepito nel testo qualche emendamento di errori tipografici, ma nella prima iscrizione non è sicuro che si debba leggere Crysis invece che Crisis (per questa variante si veda, oltre a CIL, VI 11354, anche 7509 cfr. Boll. Mon. Mus. Gall. Pont., 20, 2000, p. 92. – Per un altro aurifex de Sacra via, vd. sotto II,32; l’iscrizione di un altro ancora (T. Postumius T.l. Nicepor) è stata pubblicata da R. FRIGGERI, in Epigrafia, Roma 1991, p. 265 nr. 27 (AE 1991, 106). Per un bublarius de Sacra via vd. M. GUARDUCCI, in Bull. Comm. Arch. Roma, 93, 198990, pp. 325-338 (AE AE 1991, 287). – Sulle rare occorrenze di liberte con praenomen e cognomen come nel caso della mellaria Paulla Sergia Cn. Cn. l. Crysis: M. KAJAVA, Roman Female Praenomina, Roma 1994, pp. 104 sg. (specialmente raro l’uso di Paulla/Polla, ibid., pp. 50-59). – Il luogo di ritrovamento dell’iscrizione di Caedicius Eros è stato confermato e precisato in base a scheda d’archivio da L. QUILICI, Collatia, Roma 1974, p. 293. – In generale sulle attività artigianali e commerciali sulla Sacra via, nel Foro Romano e nelle sue adiacenze vd. ora E. PAPI, in Journ. Rom. Arch., 15, 2002, pp. 45-62 (ivi a p. 58 nt. 189, menzione di iscrizione inedita di gemmarii e di lanii e, a p. 54, riflessioni su possibili connessioni dei Caedicii orefici). − Sulla porticus Margaritaria, che resta di ubicazione incerta: C. LEGA, in Lex. Top. Urb. Rom., IV, 1999, pp. 129 sg. (con bibliogr. prec.) e C. BUZZETTI, in Boll. Un. St. Arte, 95, 2003, pp. 33 sg. – Su ciò che si deve intendere con Sacra via e sui monumenti connessi, vd. da ultimo: A. CARANDINI, Palatino, Velia, Sacra Via, Roma 2004; A. ZIOLKOWSKI, Sacra via Twenty Years after, Warsaw 2004 (con riepilogo delle varie opinioni al riguardo). Poiché tutto questo dipende in parte dalla controversa ubicazione del tempio di Giove Statore, vale la pena di segnalare che un frammento dei fasti Privernates in corso di pubblicazione da parte di F. ZEVI registra al 27 giugno una festività [Iovi] Statori in Palatio. − Su vivit e theta nigrum a Roma vd. ora R. FRIGGERI - C. PELLI, in Tituli, 2, 1980, pp. 95-172; J. MEDNIKAROVA, in Zeitschr. Pap. Ep., 136, 2001, pp. 267-276; P. KRUSCHWITZ, ibid., 138, 2002, pp. 109-112.

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1 - Iscrizione inedita di mellarii.

2 - Iscrizione inedita di aurifex.

3 - Iscrizione inedita di aurifices.

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